Il tasso di disoccupazione a giugno del 2012 é al 10,8%, in rialzo di 0,3 punti percentuali su maggio e di 2,7 punti su base annua. E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). E’ quanto ha rilevato l'Istat (dati destagionalizzati, stime provvisorie). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal III trimestre 1999. Il numero dei disoccupati a giugno è di 2 milioni 792 mila. Lo rileva l'Istat (dati provvisori). Si tratta di un record storico, il livello più alto dall'inizio delle serie mensili (gennaio 2004) e delle trimestrali (quarto trimestre 1992).
L'Istat inoltre ha evidenziato che a giugno gli occupati sono 22 milioni 970 mila, in calo dello 0,1% rispetto a maggio (-29 mila unità). La diminuzione, aggiunge l'Istituto, riguarda in particolare le donne. A confronto con giugno 2011 il numero di occupati mostra invece una lieve crescita (+11 mila unità). Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in diminuzione nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e stabile in termini tendenziali.
Il numero disoccupati ha registrato un numero sempre più catastrofico ogni mese in rialzo su base annua del 37,5%, ovvero di 761 mila unità. Il numero dei disoccupati, pari a 2 milioni 792 mila, cresce a giugno del 2,7% rispetto a maggio (73 mila unità) ai massimi storici.
Lo scenario globale è ulteriormente peggiorato. E in Italia la diminuzione del Pil proseguirà». Con la chiusura del secondo trimestre con tutti gli indici negativi si sono annullate «le probabilità di rilancio nella seconda metà dell'anno». È quanto si legge nella Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria. «C'é qualche timido segnale di rallentamento della flessione a partire dall'estate inoltrata», ha aggiungto il Csc.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è invece al 34,3%, in diminuzione di un punto percentuale su maggio. L'Istat ha aggiunto che tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 608mila. I giovani disoccupati rappresentano il 10,1% della popolazione di questa fascia d'età.
A maggio i disoccupati in Italia rappresentavano il 10,1% della forza lavoro (8,2% nell'agosto 2011). A fronte di un'occupazione sostanzialmente stabile (+0,1% in nove mesi), sono sempre più numerose le persone, specie donne, che prima erano inattive e che ora cercano assiduamente un impiego per rimpinguare il bilancio familiare», ha sottolineato il centro studi dei Confindustria. «L'espansione della forza lavoro (+0,2% su aprile, +2,0% su agosto 2011) proseguirà anche nei prossimi mesi. Sono alti, infatti, sia i timori di peggioramento della situazione economica familiare sia la paura per l'andamento della disoccupazione (indice a 112 a luglio, +25 punti da dicembre). La fiducia dei consumatori resta così ai minimi storici (indice a 86,5)».
martedì 31 luglio 2012
domenica 29 luglio 2012
Annunci di lavoro: come individuare le aziende che cercano lavoro
Nelle inserzioni pubblicate online la maggioranza delle aziende non riesce a spiegare che cosa concretamente cerca e, nello stesso tempo, i lavoratori non riescono a capirlo.
Quindi le aziende che cercano nuove forze lavoro faticano a trovare collaboratori adeguati e i lavoratori non riescono a identificare opportunità cui proporsi con ottime possibilità.
Vediamo tre esempi di errori che le aziende possono commettere durante la stesura di un annuncio di lavoro:
L’azienda non si presenta in modo adeguato: sebbene per legge l’azienda sia obbligata a presentarsi, in realtà la parte descrittiva risulta carente, spesso ricca di frasi ad effetto che però non spiegano bene l'obiettivo.
L’azienda è poco chiara riguardo la mansione richiesta: spesso la job description non illustra in modo efficiente il tipo di lavoro che si richiede.
Molto spesso nelle inserzioni di lavoro si riduce ad uno sterile elenco di requisiti che non mettono a fuoco le reali mansioni richieste.
Se l’azienda non è ben presentata è buona norma ricercare informazioni sulla stessa navigando sul on line, sul sito internet.
Quando non vi è ben chiaro cosa realmente cerca l’azienda, qual è la mansione richiesta, cercate di analizzare il testo dell’annuncio e valutate la corrispondenza tra le proprie capacità e le richieste dell’azienda.
Se siete decisi a trovare un nuovo posto di lavoro fate attenzione. Non tutti gli annunci celano proposte lavorative di uguale valore. Inoltre, il breve contenuto testuale dell’annuncio va letto con estrema attenzione, al fine di comprendere quali sono i requisiti sui quali vale la pena puntare nella fase di recruitment.
Vediamo come comportarsi davanti a una serie di annunci di lavoro?
Ruolo e figura ricercata: “consulenti commerciali” che nascono dei meri ruoli di promoting, “account manager” che sono veri e propri direttori commerciali e così via. A volte scorrere con troppa rapidità gli annunci di lavoro, pur avendo fiducia del solo intuito sulla denominazione della figura professionale ricercata, è sbagliato. E’ invece meglio impiegare qualche minuto in più, andando a leggere soprattutto le caratteristiche richieste delle attività da svolgere, chiarendo così ogni dubbio sulla natura della professione per la quale ci si sta candidando.
Esperienza: la presenza o meno, nell’annuncio, di una richiesta “esperienza nel ruolo”, è importante per scindere le proposte professionali tra senior e junior. Se l’esperienza è richiesta espressamente, e non ne possedete alcuna, è meglio non procedere ovviamente alla propria candidatura.
Lingue: se l’annuncio richiede esplicitamente la conoscenza delle lingue, fate attenzione. Il colloquio verterà su un breve dialogo nella lingua conosciuta. Meglio essere onesti, e indicare, nel messaggio di risposta, le sole lingue effettivamente conosciute ed il livello di conoscenza.
Chiarimenti: se siete fortemente interessati a partecipare a un processo di selezione per un determinato annuncio, ma non siete soddisfatti del contenuto testuale dell’annuncio, giudicato non troppo chiaro, niente vieta di procedere a un contatto diretto con l’azienda, al fine di chiarire determinati dubbi.
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Secondo il dossier della Cgil, salgono a 131 i tavoli di crisi aziendale aperti al Ministero dello Sviluppo dove sono coinvolti 163.152 lavoratori, e «gli ammortizzatori non bastano».
A luglio è salito a 131 il numero delle vertenze che vengono discusse con maggiore frequenza al Ministero dello Sviluppo economico (erano 109 a gennaio 2011) per un totale di 163.152 lavoratori coinvolti (135.839 a gennaio 2011), secondo i dati riportati dallo stesso Mise.
Questo quanto emerge dal dossier.
''Cifre - ha spiegato la Cgil - che stanno crescendo vertiginosamente, se si considerano gli innumerevoli altri casi di crisi aziendali non ancora giunte al Ministero, ma già avviate a livello territoriale che contribuiscono a mettere in ginocchio il tessuto industriale ed occupazionale di intere Regioni''.
Per la Cgil ''occorre risolvere, al più presto i singoli casi di crisi presenti a partire dai tavoli aperti al Ministero dello sviluppo economico, che non possono concludersi con il solo intervento degli ammortizzatori sociali''.
Quindi non solo grandi crisi e grossi nomi come Alcoa, Eurallumina, Fiat, Ilva: a luglio è salito a 131 il numero delle vertenze che vengono discusse con maggiore frequenza al ministero dello Sviluppo economico.
Numeri «che stanno crescendo vertiginosamente, se si considerano gli innumerevoli altri casi di crisi aziendali non ancora giunte al Ministero - si legge nel dossier - ma già avviate a livello territoriale che contribuiscono a mettere in ginocchio il tessuto industriale ed occupazionale di intere Regioni». Per la Cgil «occorre risolvere, al più presto i singoli casi di crisi presenti a partire dai tavoli aperti al Ministero dello sviluppo economico, che non possono concludersi con il solo intervento degli ammortizzatori sociali».
Sono oltre 30mila le imprese che hanno chiuso i cancelli dal 2009. «Siamo ormai al quarto anno di Cassa integrazione, un ammortizzatore sociale del quale ad oggi usufruiscono circa 500mila lavoratori che, in media, hanno visto diminuire il proprio reddito di circa 4mila euro». Si tratta, afferma la Cgil, di «un quadro decisamente preoccupante sotto tutti i punti di vista e che rende necessario e urgente un disegno di politica industriale con al centro gli investimenti e l'innovazione» senza il quale «c'è solo il perdurare della recessione».
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