sabato 6 ottobre 2012

Contributi 2012- 2013 Inpdap e Enpals: all'Inps mancano 580 milioni

L’articolo 21 del decreto legge n. 201/2011 (convertito in legge n. 214/2011) ha previsto l’integrazione di Inpdap ed Enpals in Inps. Obiettivo della riforma è, non solo realizzare una riduzione dei costi amministrativi di gestione della previdenza pubblica ma, soprattutto, rendere più efficiente ed efficace il servizio pubblico, anche assicurando ai cittadini un unico soggetto interlocutore per i servizi di assistenza e previdenza.

Ma realmente la fusione ha avuto effetti negativi sul bilancio del SuperInps. Innanzitutto sono a rischio i patrimoni. Infatti, sembra, che nei prossimi anni non è esclusa l'ipotesi di arrivare all'«azzeramento del patrimonio netto, aprendo un problema di sostenibilità dell'intero sistema pensionistico».

A gravare maggiormente, secondo quanto riportato nella nota di assestamento al bilancio 2012 dell'Inps, è l'Inpdap che ha scaricato sul bilancio ben 10,2 miliardi di euro di disavanzo patrimoniale e quasi 5,8 miliardi di euro di passivo per l'esercizio 2012.

A causa della riduzione dei dipendenti pubblici, di cui sono state tagliate le entrate, ma sono rimaste le spese per le pensioni. E, in secondo luogo, perché, sino al 1995, «le amministrazioni centrali dello Stato non versavano i contributi alla Cassa dei trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato, che era una delle 10 casse fuse nell'Inpdap nel 1996 proprio perché le normative europee richiedevano la creazione di un istituto con un bilancio trasparente».

Vediamo inoltre che nei primi 8 mesi dell'anno le entrate contributive dell'Inps, (comprensive delle risultanze dell'ex-Inpdap e dell'ex-Enpals), sono risultate inferiori di 581 milioni rispetto a quelle registrate nel corrispondente periodo del 2011, attestandosi sui 132.767 milioni. Lo rileva la Ragioneria Generale dello Stato. In generale gli incassi contributivi dei primi otto mesi del 2012 sono risultati sostanzialmente in linea con quelli realizzati nello stesso periodo del 2011, (-0,1%). E’ quanto ha comunicato la Ragioneria. Il dato risulta da una combinazione di fattori: la disposizione che ha concesso una sospensione dei termini di pagamento dei contributi sociali per i comuni colpiti dal sisma e l'incasso da parte dell'Inps di oltre 900 milioni relativi al recupero di crediti già cartolarizzati, avente carattere di una tantum.

Le entrate tributarie degli enti territoriali nei primi otto mesi si sono attestate a 26,043 miliardi di euro con una variazione positiva di 1,181 miliardi (+4,8%). In sensibile crescita l'addizionale regionale interessata dall'aumento dell'aliquota base all'1,23% (dallo 0,90% precedente).

domenica 30 settembre 2012

Consiglieri regionali dal 2013 nuovi stipendi?


Dopo lo scandalo dei fondi dei partiti nato con il caso Lazio e che ha determinato inchieste in altri sei consigli regionali, il Consiglio dei ministri ha preso in considerazione tra le misure all'esame del governo, la riduzione del numero dei consiglieri regionali, la riforma del loro trattamento previdenziale con il passaggio al sistema contributivo. Dovrebbero essere tagliati anche gli stipendi e le spese dei gruppi consiliari, sui quali vigilerà la Corte dei Conti.

La Conferenza delle regioni ha definito il pacchetto di proposte per tagliare i costi della politica. Una proposta che prevede il taglio degli stipendi, del numero dei consiglieri e una limitazione delle spese dei gruppi. Lo ha spiegato il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani.

Dal 2013 ci dovrebbe essere una riduzione di tutti gli emolumenti dei consiglieri regionali, dei presidenti di regione e dei componenti delle giunte è quello che ha asserito il presidente della Conferenza delle regioni. Le misure dovrebbero prevedere la riduzione di tutti gli emolumenti percepiti dai consiglieri, dai presidenti e dai componenti della Giunta; la riduzione del numero dei consiglieri regionali; limitazione ed uniformazione delle spese dei gruppi consiliari eliminando i benefit sotto qualsiasi forma, riconoscendo il finanziamento delle spese riferite esclusivamente alle funzioni istituzionali, che vengono sottoposte al controllo della Corte dei Conti.

Quindi a vigilare sulle spese dei partiti, sia a livello locale che nazionale, sarà la Corte dei Conti con poteri di controllo e sanzione.

Per i consiglieri regionali si profila anche la riforma del trattamento previdenziale, già previsto ma non ancora attuato. Dopo la rinuncia ai vitalizi, che quasi tutte le Regioni hanno già fatto, il governo Monti deve dare piena attuazione alla norma di legge del 2011 che prevede l’abbandono del sistema previdenziale retributivo (come già accaduto per il Parlamento nazionale) e dunque pensioni riferite ai contributi versati nel corso del mandato e non allo stipendio, che di fatto è rimasta inapplicata.

Taglio delle poltrone, riforma del trattamento previdenziale, rinuncia ai vitalizi (in realtà già attuata dagli enti). Il governo è pronto a varare giovedì il decreto-legge che interviene sugli incredibili privilegi della politica negli enti locali dopo gli scandali. Nel pacchetto, sul quale c’è attesa e attenzione anche da parte del Quirinale, ci saranno anche la riduzione del numero dei consiglieri regionali, il taglio delle indennità di tutti gli eletti, una forte sforbiciata alle spese dei gruppi politici, che dovranno essere tutte certificate, e sanzioni economiche pesanti per le Regioni inadempienti. Nello stesso tempo si profila una nuova stretta anche sui Consigli provinciali e l’accelerazione delle norme attuative del federalismo, con il varo definitivo dei primi costi standard per Comuni e Province.

Lavoro: stipendio precari sotto i 1.000 euro

I lavoratori a tempo determinato, nel 2011, hanno percepito una retribuzione inferiore del 28% rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato. Il divario è in crescita: nel 2010 era del 27,2%. E' quanto emerge dai dati dell'Isfol. La direttrice generale dell'Isfol, Bulgarelli, ha spiegato che lo stipendio medio dei lavoratori a tempo determinato, indipendentemente dall'età, non supera 1.000 euro; quello dei permanenti va da poco più di 900 euro, nella fascia d'età 14-24, a quasi 1.500 euro, nella fascia 55-64 anni. Il divario cresce con l'età.

Ovviamente un posto di lavoro da precario viaggio in parallelo  con una busta più leggera, in media del 28% rispetto al posto fisso: la conferma emerge dai dati dell'Isfol. Infatti in media un dipendente a tempo determinato, con riferimento al 2011, non riesce a superare i mille euro al mese di reddito netto da lavoro, indipendentemente dalla fascia d'età. Per i dipendenti a tempo, infatti, il salario medio nel 2011 è di 945 euro, a fronte dei 1.313 euro degli occupati a tempo indeterminato. Basti pensare che nel 2011 l'aumento per i dipendenti precari è stato in media solo di un euro. Ovviamente, precisa l'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, aggiornando dati già contenuti nel Rapporto 2012, i contratti a tempo prevalgono soprattutto tra le nuove generazioni, anche se in valori assoluti i dipendenti precari sono numerosi pure tra i più adulti, con oltre un milione di occupati a termine tra gli chi ha almeno 35 anni. I dipendenti senza posto fisso, ha spiegato già l'Isfol "sono i più colpiti dalla crisi economica" e, aggiunge, "si tratta di un patrimonio di conoscenze e competenze che non sembra essere valorizzato, costituendo di fatto uno spreco per gli individui e per l'intero sistema economico".
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