giovedì 26 dicembre 2013

Groupon, l'Antitrust apre un'indagine pubblicità ingannevole



Il sito di annunci low cost nel mirino per pratiche commerciali scorrette. “L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso di avviare un procedimento per verificare possibili pratiche commerciali scorrette da parte di Groupon”.

La società online che offre coupon per promozioni e supersconti «fino al 90%» in centri benessere, ristoranti e viaggi, ora è nel mirino dell'Antitrust per possibili pubblicità ingannevoli.

L’Autorità, su segnalazione delle associazioni dei consumatori, ha aperto un’istruttoria per verificare possibili pratiche commerciali scorrette.

L’istruttoria, informa una nota, è stata decisa alla luce delle denunce ricevute da Altroconsumo, Cittadinanzattiva, Adiconsum-Veneto, Sportello Europeo Consumatori-Trento, Associazione Consumatori Utenti-ACU Piemonte, Nero su Bianco e da oltre 600 singoli cittadini.

Secondo gli uffici dell’Antitrust, alcune società del gruppo internazionale Groupon (Groupon s.r.l., Groupon International GmbH, Groupon International Travel GmbH, Groupon Goods Global GmbH) potrebbero avere posto in essere pratiche commerciali scorrette a danno dei consumatori. In particolare dovranno essere verificati due comportamenti: la diffusione, attraverso il sito internet www.groupon.it, nella fase precedente all’acquisto dei coupon, di informazioni commerciali ingannevoli, omissive e in grado di creare confusione nel consumatore, in relazione ai prezzi e alle caratteristiche delle offerte pubblicizzate; nonché l’incapacità del servizio di assistenza-clienti a far fronte ai reclami dei consumatori nelle diverse ipotesi di non utilizzabilità dei coupon acquistati, ostacolando così l’effettivo esercizio dei diritti contrattuali.

Potrebbero rientrare in tale pratica il rimborso effettuato attraverso i buoni anziché con la restituzione dei soldi, il mancato o parziale rimborso dei coupon non utilizzati per cause addebitabili alle società del gruppo Groupon o ai loro partner (es. nei casi di overbooking), i comportamenti dilatori del call center nel rispondere o nel dare seguito alle richieste di rimborso e di recesso.

Groupon "si impegna costantemente per fornire un servizio capace di soddisfare gli interessi della clientela" e assicura che il proprio modello di business e le proprie procedure organizzative "evolvono costantemente per garantire ai consumatori la migliore esperienza d'acquisto ed alti standard qualitativi". Così l'azienda commenta l'apertura dell'istruttoria da parte dell'Antitrust, con la quale dice in una nota di collaborare "attivamente per far sì che i diritti dei consumatori siano pienamente rispettati".


martedì 24 dicembre 2013

Lavoro: il ministro Giovannini, e la di proposta di Matteo Renzi sul contratto unico




Il governo è pronto ad una accelerazione sui temi del lavoro. A garantire un impegno forte già da gennaio è il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che però frena Renzi. «La proposta del contratto unico - spiega - è una delle vie possibili, ma non è l’unica».

Su neoassunti non è idea nuova. ''Questa non è una proposta nuova: riuscire a rendere più stabile il lavoro è una delle esigenze che tutti abbiamo. Nella legge di stabilità abbiamo introdotto un incentivo per le imprese che trasformano in tempo indeterminato un contratto a tempo determinato. Solo un lavoro che ha un respiro a lungo termine consente di metter su famiglia, di avere dei piani di vita a lungo termine. Dobbiamo vederla la proposta che farà Renzi e il suo team perché ce ne sono varie di versioni''. Così il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini in un'intervista radiofonica alla Rai risponde alla richiesta di un commento sul piano del lavoro elaborato o in via di definizione da Renzi.

''Per esempio c'è chi dice facciamo questa eliminazione dell'articolo 18 solo per i primi 3 anni in cui l'impresa capirà se la persona è valida o meno e poi lo trasforma in tempo indeterminato. Altri invece nel passato hanno detto no, l'impresa deve avere libertà di licenziamento in cambio di un'indennità per tutta la vita lavorativa della persona", sottolinea. ''Ogni trimestre - afferma il ministro - noi abbiamo 2.500.000 contratti di lavoro, di questi 1 milione e 6 sono a tempo determinato e poi ci sono tutte le altre formule. E' chiaro che se trasformiamo quel 1.600.000 a tempo determinato in un contratto cosiddetto indeterminato a tutele progressive non è che abbiamo spostato chissà di che cosa il mercato del lavoro''.

Secondo Giovannini ''noi abbiamo bisogno di strumenti che aiutino sia le imprese che vogliono investire sul lungo termine sia imprese che ancora, in questa fragile ripresa, sono ancora incerti sul da farsi. C'è un po' di confusione e speriamo che a gennaio queste diventino molto più concrete. A proposito della Cig il responsabile del Welfare dice che ''molte imprese e molti lavoratori pagano la cassa integrazione di tasca propria. In altri termini ogni mesi viene accantonata presso l'Inps una certa somma che poi l'impresa utilizza quando, eventualmente, ne ha bisogno. Questo è il meccanismo ordinario. La cassa in deroga aiuta le persone che non hanno questo meccanismo e va a carico della fiscalità generale e quindi la paghiamo tutti. Quest'anno nel 2013 sono stati circa 2.800.000.000 una cifra molto alta. Intanto da gennaio il meccanismo cambia perché impresa e lavoratori per i vari settori devono fare i cosiddetti fondi bilaterali ovvero devono mettere insieme una parte di soldi per fronteggiare questi eventi per il futuro''. Il governo ha convocato le parti sociali per l'inizio dell'anno per discutere di come cambiare questi ammortizzatori perché ''è anche vero che la cassa integrazione e in deroga e soprattutto la mobilità in alcuni casi ha determinato degli abusi. Pensare ad un ammortizzatore generalizzato per tutti ha un costo molto elevato''.

Il responsabile del Lavoro chiama le parti sociali: «Abbiamo già convocato sindacati e imprese per discutere la riforma degli ammortizzatori sociali e sempre nel primo mese faremo la proposta per una legge delega di semplificazione normativa per le assunzioni». Giovannini ribadisce la volontà massima al dialogo: «Chiamerò e discuterò con i responsabili lavoro dei vari partiti».
Da Giovannini arriva però un altolà alla proposta di contratto unico avanzata da Renzi: «C’è un po’ di confusione e speriamo che a gennaio queste proposte diventino molto più concrete. Siamo pronti a discuterne ma senza una ripresa più forte di questi mesi è difficile creare lavoro». Le idee stanno piovendo sul tavolo del governo sia da destra che da sinistra. «Dobbiamo ricordare sempre che solo con la ripresa economica si crea nuovo lavoro. Pensare che una modifica normativa di per se produca immediatamente tanto lavoro mi sembra che sia un’aspettativa ingiustificata», dice ancora replicando alle domande su un possibile nuovo intervento sull’articolo 18 profilato dal segretario Pd, Matteo Renzi, mentre a proposito dei contratti individuali o aziendali ricorda come «la possibilità di prevedere deroghe alla contrattazione nazionale è già possibile con l’articolo 8 della manovra 2011». «Cambiando solo le regole comunque è difficile che si crei lavoro», ribadisce.

I punti in questione sono: «Flessibilità in entrata e in uscita» ma, nel caso di perdita di lavoro, «un sussidio unico statale» di due anni che consenta a chi non ha più un’occupazione di mantenere la famiglia e, nel frattempo, corsi di formazione, che lo agevolino nella ricerca di un nuovo impiego. Ancora una volta il segretario del PD ribadisce che il punto non è articolo 18 sì o no, perché se si inizia da questo «si torna alla casella di partenza». «La rivoluzione sul lavoro - evidenzia - è possibile se tutti abbandoniamo le certezze altrimenti se ripartiamo dal solito percorso perdiamo la strada per tornare a casa». La risposta di Letta è stata chiara: «A gennaio nel contratto di governo affronteremo tutte le proposte degli attori della maggioranza. Tutto ciò che aiuta nuova occupazione è benvenuta, dobbiamo creare occupazione buona e non senza diritti».




lunedì 23 dicembre 2013

Lavoro e articolo 18. Si torna a parlare dello Statuto dei lavoratori



E si torna a parlare dell' articolo 18 ...............

Il leader dei metalmeccanici Fiom Maurizio Landini ha chiesto a Matteo Renzi di battersi per ''ripristinare l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori per tutelarli dai licenziamenti ingiustificati''. Ed sembrea in risposta il neo segretario del Pd Matteo Renzi parlando di occupazione, ribadisce l'ipotesi di un sussidio di disoccupazione di due anni e sul articolo 18.

«La discussione solo articolo 18 sì o no ci riporta alla casella di partenza. Non è importante un articolo ma semplificare per dare garanzie a tutti» e creare possibilità di investimento.  «Non torniamo - è stato l' invito di Renzi- a discussioni ideologiche. La rivoluzione sul lavoro è possibile se tutti abbandoniamo le certezze altrimenti se ripartiamo da solito percorso perdiamo la strada per tornare a casa».

«Oggi  solo un lavoratore su tre ha la Cig, gli altri..... Abbiamo il 12,7% di disoccupazione. Io penso ad una maggiore flessibilità in uscita, ma lo Stato deve garantire una indennità per i primi due anni di disoccupazione per mantenere la famiglia e un sistema serio di formazione professionale».

Renzi conferma che il piano per il lavoro del Partito democratico «verrà presentato a gennaio». Ma Marianna Madia, che pure è la responsabile Pd per il lavoro, allarga le braccia sconsolata.

«Guardi, abbiamo fatto una riunione di segreteria ancora giovedì, l’altro ieri, proprio su questo: il piano-lavoro, che Renzi vorrebbe pronto entro un mese. E naturalmente di tutto abbiamo discusso meno che dell’abolizione dell’articolo 18. Ancora mi chiedo, anzi, chi ha messo in giro la notizia che noi si starebbe ragionando su questo: probabilmente, qualcuno che vuol mandare tutto a gambe all’aria».

Ora, dunque, la questione sarebbe addirittura il chi: cioè, chi è che nel Pd ha parlato dell’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori? «Non Renzi - spiega Marianna Madia - che probabilmente non sarebbe contrario, ma ha chiaro che non è questo il tempo per una simile discussione, e infatti l’ha ripetuto anche alla presentazione del libro di Vespa». E se non Renzi, chi allora? Gutgeld, forse, solitamente definito consigliere economico del neo-segretario Pd? «Magari ne ha scritto - dice la Madia -. Ma naturalmente una cosa è quello che scrive Gutgeld e altra quello che decidiamo noi».

Ma tant’è che Stefano Fassina - viceministro all’Economia - prendesse il bastone e randellasse: il piano lavoro di Renzi «è inutile, se non dannoso», ed è «deprimente il ritorno dell’ossessione sull’articolo 18 e sulle regole, dopo i conclamati fallimenti della ricetta neoliberista». Che Matteo Renzi lo abbia detto oppure lo abbia soltanto pensato, non è granché importante in questo caso: perché - al di là della polemica a “uso interno” - quel che riemerge in queste ore con disarmante nettezza è uno dei tabù (forse il più solido e attuale) che da anni divide la sinistra italiana.

«E sarebbe anche singolare che qualcuno la ponesse - annota da Strasburgo Stefano Fassina, che della difesa dei diritti in senso lato ha fatto per anni una bandiera -. Parlare di come licenziare mentre le aziende non assumono a causa della crisi, è un esercizio di ottimismo o di cinismo, non saprei dire. Senza contare che, in larga misura, l’articolo 18 già non esiste più: visto che la riforma Fornero in materia di mercato del lavoro lo ha di fatto surrogato, lasciando alle aziende - grandi e piccole - la possibilità di licenziare per ragioni economiche. E infatti reintegri per giusta causa non se ne vedono più...».


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