Taglio degli stipendi da un minimo del 5% sulle retribuzioni tra 40 e 60 mila euro fino ad un massimo del 20% per chi supera i 200 mila, cancellazione delle indennità, blocco degli scatti di anzianità, rivisitazione delle ore a tempo parziale. Sono queste alcune delle misure con cui Alitalia punta a risparmiare circa 42-43 milioni sul costo del lavoro. I dettagli allo studio sono stati illustrati ieri dall'azienda nell'incontro con i sindacati. Ma secondo stime sindacali, questi tagli varrebbero invece 125 milioni.
Questi circa 40 milioni di ulteriori tagli al costo del lavoro (dopo gli 80 milioni dell'accordo per gli esuberi di metà febbraio) sono parte dei 150 milioni di risparmi che ancora mancano all'appello per raggiungere il nuovo target di 400 milioni l'anno (dai 300 milioni precedenti) del Piano industriale. Al momento, ha spiegato l'azienda, 250 milioni sono già stati implementati.
L'impatto del costo del lavoro, ha spiegato l'azienda ai sindacati, sarà per il 95% sul personale navigante e appena per il 5% sul personale di terra. A partire dal taglio degli stipendi, che scatta oltre i 40 mila euro annui, andando quindi ad interessare quasi esclusivamente il personale di volo: i tagli previsti sono progressivi e sono del 5% per gli stipendi da 40 a 60 mila euro, del 10% per quelli tra 60 e 100 mila euro, del 15% per la fascia 100-200 milioni e 20% per le retribuzioni superiori ai 200 mila euro.
In particolare, le misure allo studio per il personale di terra (area 'gorund' e handling), sono: flessibilità del regime di orario attraverso lo spostamento di due riposi al mese nei periodi di alta stagione con recupero nei periodi di bassa stagione; la possibilità di intercambiabilità di alcune figure; la definizione e riduzione del 'tempo tutà (attualmente di complessivamente 25 minuti); riduzione del 'superminimo ex ristrutturazionè (che oggi costa all'azienda 40 milioni di euro l'anno, è stato spiegato).
La lettera di Etihad è stata al centro dei colloqui tra la politica e le condizioni di Etihad per rilevare la compagnia di bandiera sulla base della lettera arrivata ieri ai vertici di Alitalia. "Qualsiasi alleanza - ha detto il ministro al termine dell'incontro - verrà valutata sulla base del Piano industriale, che non può che essere un piano di rilancio e di sviluppo" per Alitalia, "che deve tornare una grande compagnia internazionale". Lupi ha spiegato che quando sarà presentato il Piano di Etihad "sarà valutato sotto questo aspetto". "E' evidente a tutti - ha detto ancora Lupi - come il rilancio del sistema aeroportuale nel suo complesso è legato alla forza o meno della nostra compagnia di bandiera". Il ministro ha sottolineato come il destino di Alitalia sia associato a quello del sistema aeroportuale italiano.
Se Etihad sarà soddisfatta e investirà, la questione (di un investimento in Alitalia) tornerà a porsi per Air France-Klm ma al momento" è difficile prevederlo. Lo dichiara l'amministratore delegato del gruppo franco-olandese, in un'intervista a Les Echos. "Attendo con interesse di vedere cosa succederà", aggiunge il manager francese, ricordando che Air France-Klm ha "posto condizioni d'investimento simili a quelle di Etihad".
La lettera di Etihad dalla quale dipende il futuro di Alitalia. Sui contenuti resta ancora il massimo riserbo, in attesa che l'amministratore delegato Gabriele Del Torchio la illustri alle parti sociali, agli azionisti ed al Governo, come ha spiegato oggi il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, dopo aver annunciato lui stesso l'arrivo della lettera da Abu Dhabi.
Il prossimo appuntamento con i sindacati è per il 2 maggio, mentre non sono in programma riunioni del consiglio di amministrazione nei prossimi giorni. Sicuramente, sottolineano fonti vicine al dossier, la lettera, che conterrebbe le condizioni per chiudere l'accordo, rappresenta un "grandissimo passo avanti" verso l'intesa dopo la frenata della prima missiva arrivata a Fiumicino 10 giorni fa. La nuova lettera, infatti, definisce i contorni della trattativa e pone "le condizioni per portare avanti il negoziato", che è stato illustrato oggi dall'azienda ai sindacati, nel primo incontro dopo due mesi di stallo al tavolo sulla riduzione del costo del lavoro.
Un confronto che però è ripreso in salita, con le sigle dei trasporti che avvertono: no a nuovi sacrifici senza un accordo con Etihad, anche perché avverte Marco Veneziani della Uilt, è "molto difficile che Alitalia possa sopravvivere da sola". La linea aerea, però, ci prova e mette sul piatto, con un segnale che sicuramente non procurerà dispiaceri ad Etihad, tagli ai costi per 400 milioni di euro, un importo superiore ai circa 300 milioni annunciati a luglio 2013. E, stando a quanto riferito dall'azienda ai sindacati, ad oggi sono già stati risparmiati 290 milioni.
Restano invariati i numeri relativi ai tagli del costo del lavoro: 128 milioni, di cui ne mancano ancora all'appello 48 (si punterebbe al blocco di indennità e alla riduzione degli stipendi oltre i 40.000 euro). Nella lettera potrebbe esserci nero su bianco la cifra che Etihad intende versare nelle casse di Alitalia e che potrebbe essere salita fino a 560 milioni di euro, a fronte delle principali richieste della compagnia araba: in primis il nodo del debito, che Etihad vorrebbe rinegoziare per 400 milioni e su cui le trattative con le banche sarebbero ancora in corso.
La preoccupazione maggiore per i lavoratori riguarda le richieste sugli esuberi, di cui non si è parlato nell'incontro con i sindacati, che rimandano la trattativa sul tema ad un momento successivo alla presentazione del piano industriale di Etihad. Le cui richieste, comunque, dovrebbero essere più vicine a 2.000 esuberi che non a 3.000, con un forte coinvolgimento del personale di terra. Sul tema oggi è intervenuto a gamba tesa anche il presidente del Consiglio del piano Fenice, Silvio Berlusconi, ha rivendicato il salvataggio di Alitalia, "facendola restare italiana", ma ha sottolineato che ora Ryanair trasporta il triplo dei passeggeri con meno della metà del personale, indispettendo il ministro Lupi: l'intesa con Etihad è "la migliore risposta a Berlusconi, che non so se si è dimenticato di essere un imprenditore, quando ha proposto di licenziare 9.000 persone. Il che mi sembra una cosa impensabile''.
Tra le richieste di Etihad c'è inoltre la manleva sui contenziosi pregressi, oltre ad alcune misure infrastrutturali come l'alta velocità con Fiumicino e la liberalizzazione di Linate. "L'alta velocità negli aeroporti italiani non va portata perché ce lo chiede Etihad ma perché siamo un grande paese", ha spiegato sempre Lupi, mentre il destino di Linate continua a preoccupare le autorità lombarde.
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