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venerdì 16 giugno 2017

Professionisti del digitale, ecco le figure più richieste



Se la trasformazione digitale è sicuramente uno dei tormentoni del momento fra chi si occupa quotidianamente di nuove tecnologie, altrettanto importante il tema delle professioni legate al digitale.

Quali sono le professioni digitali più richieste oggi dal mercato del lavoro? Nella lista delle posizioni ricercate c’è, lo user experience director che gestisce l’esperienza-utente all'interno di spazi complessi (virtuali e fisici). Anche il director of analycs e data analyst è molto richiesto. Si tratta di esperti nella lettura e analisi dei dato. Così come pure lo chief technology officer, che seleziona le tecnologie da applicare a prodotto e servizi offerti dall’impresa. In ascesa sono anche lo sviluppatore mobile, che si occupa di applicazioni per smartphone e tablet, il big data architect, che gestisce l’analisi dell’architettura del sistema dei date il web analyst, che interpreta i dati e fornisce analisi dettagliate sulle attività sul web. Sempre più ricercato anche il digital copywriter, che gestisce contenuti pubblicitari su piattaforme digitali (si web, piattaforme e-commerce, ecc.), il community manager, addetto alla gestione di una comunità virtuale con i compi di progettarne la struttura e di coordinarne le attività, e il digital Pr, che si occupa delle pubbliche relazioni attraverso i canali online. Le aziende cercano anche digital adverser, per la gestione di campagne pubblicitarie sul web, e-reputaon manager per gestire la reputazione online e Seo e Sem specialist, esperti di tecniche che aiutano le aziende a ottimizzare il posizionamento sui motori di ricerca.

Grazie alla crescente importanza dei big data, le figure più ricercate dalle aziende italiane si evidenziano data scientist, data architect e insight analyst. Una grande opportunità dal punto di vista occupazionale che, secondo i consulenti di Hays, una delle società leader nel recruiting specializzato, nei prossimi mesi si concretizzerà in un incremento della richiesta di professionisti capaci di analizzare e gestire grandi quantità di dati.

“Sono sempre di più - spiegano gli esperti di Hays Italia - le aziende in Italia che investono in tecnologie avanzate e personale qualificato per sfruttare al massimo il potenziale dei big data. Le professioni digitali saranno sempre più valorizzate e ricercate dalle imprese e, già nel 2017, la domanda di talenti digitali aumenterà notevolmente, crescendo esponenzialmente entro il 2020”. Infatti, la Commissione Europea calcola che entro il 2020 ci saranno 900.000 posti di lavoro non occupa per mancanza di competenze digitali, più del triplo rispetto ai 275mila nel 2012. E in Italia, secondo un recente studio di Modis, il 22% delle posizioni aperte in questo ambito non trova candida all’altezza.

Per coloro che desiderano intraprendere la carriera in ambito digital, gli esperti di Hays hanno stilato una classifica delle 10 figure professionali sui cui si concentreranno le attenzioni dei recruiter nel 2017.

Data Scientist negli Stati Uniti è già considerato il lavoro numero uno e ci sono varie scuole di pensiero su quale sia la vera definizione. Sicuramente è un professionista con un background accademico molto forte (master o dottorato di ricerca) in discipline quali Statistica, Matematica, Fisica o Economia e profonde conoscenze di Data Mining e Machine Learning. Un bravo data scientist è in grado di identificare e risolvere problemi altamente complessi legati al business, utilizzando tool di analisi avanzati tra cui programmi di statistica come Python, R o Spark. Quest’analisi gioca infatti un ruolo centrale nel processo decisionale fornendo alle aziende gli strumenti necessari per affrontare con successo sfide sempre più complesse.

Un'altra figura richiesta è il data architect, che è capace di dare vita a soluzioni di successo per affrontare al meglio lo scenario dei big data. C'è poi l'insight analyst che utilizza strumenti di analisi statistica per ricavare, da grandi quantità di dati, informazioni a supporto delle strategie di acquisizione e fidelizzazione dei clienti. Dal punto di vista tecnico, gli insight analyst hanno competenze su uno o più strumenti di analisi statistica come sql, sas e spss. Tuttavia, molte aziende sono sempre più interessate al contributo che i linguaggi di programmazione Phyton e R possono fornire in tema di profondità dell’analisi.

Altra figura richiesta è il data engineer, che possiede le competenze per raccogliere, archiviare e lavorare i dati di un’azienda per facilitarne l’analisi. Inizialmente questo prevedeva l’utilizzo di database relazionali per gestire dati archiviabili sotto forma di tabelle, ma, con l’avvento dei big data, le strutture tradizionali per la gestione dei dati non sono più sufficienti. Per questo la figura del big data engineer è chiamata a realizzare e amministrare strutture in grado di gestire quantità di dati ampie e complesse attraverso database NoSQL come MongoDB. Molte aziende utilizzano il framework Hadoop insieme a strumenti avanzati come Hive, Pig e Spark, ma le infrastrutture per la gestione dei Big Data sono davvero numerose.

Lo sviluppatore software ha buone possibilità sul mercato. Non nasce propriamente come professione digital, ma il boom dei big data ha portato a un considerevole aumento delle aziende che realizzano applicazioni web-based. Ormai, infatti, è prassi combinare i tradizionali tool per lo sviluppo di software come Javascript, C# e PHP con framework basati sul linguaggio Python come Django, Pyramid o Flask.

Con il boom delle dashboard e degli strumenti di visualizzazione dei dati, sono sempre più richiesti sviluppatori che abbiano competenze anche nell’utilizzo di piattaforme di analisi dati come Tableau, Qlikview/QlikSense, SiSense and Looker. Stanno ottenendo inoltre grande riconoscimento professionisti con esperienza nell’uso di tool quali d3.js per la creazione di visualizzazioni interattive e di browser web.

Lo sviluppatore Business Intelligence, nella sua forma più semplice, costruisce strutture di dati complesse, partendo dal data storage e arrivando a produrre report e dashboard. Un tempo prerogativa delle divisioni finance e commerciale, la business intelligence costituisce oggi un comparto a sé con sviluppatori che hanno come obiettivo principale proprio la realizzazione di dashboard pronte all’uso per facilitare il compito dei manager che, in questo modo, possono ottenere informazioni chiave sulle performance aziendali al fine di rivederle e migliorarle.

Nel mondo dei Big Data, per poter procedere con l’analisi, la priorità è sicuramente l’organizzazione del flusso di dati. La business intelligence e la data science non possono prescindere dall’avere a disposizione strutture di dati ben organizzate e pronte all’uso ottenute anche attraverso l’impiego di tool di gestione come SQL Server, Oracle e database SAP. Un professionista esperto nella gestione di dati e processi ETL (Estrazione, Trasformazione e Caricamento) rappresenta un must per molte aziende.

Programmi fedeltà, strumenti di web analytics, Internet of things hanno portato a un consistente flusso di dati sui comportamenti dei consumatori online che le aziende utilizzano sempre di più a sostegno delle loro strategie di crescita. Le divisioni marketing, in particolare, sono chiamate ad elaborare campagne sempre più mirate che tengano conto di questi dati. I campaign analysts sfruttano le loro competenze nell’utilizzo di Excel e di strumenti per l’analisi di dati come SQL per fornire una fotografia dettagliata dei consumatori, permettendo così alle campagne di digital marketing di raggiungere il corretto target audience.

Se a ciò si aggiunge poi l’utilizzo di software per la gestione delle campagne come Adobe Campaigns, le aziende possono assicurarsi che le loro strategie marketing colpiscano nel segno andando a soddisfare i bisogni reali del mercato di riferimento. Per tutte le società che mirano a ottenere il massimo rendimento dal potenziale dei big data, nominare un chief data officer è fondamentale. Il numero di questi professionisti è passato da soli 400 nel 2014 a oltre 1.000 nel 2015 e si stima che per il 2019 il 90% delle grandi aziende avrà un chief data officer.

Il ruolo del cdo Lavoro è variegato e complesso e comprende un ventaglio di competenze tra cui data infrastructure, data governance, data security, business intelligence, analisi degli insight e analisi avanzata. Questa figura professionale non solo deve essere tecnicamente competente, ma deve anche essere in grado di capire e guidare gli obiettivi aziendali e i processi di cambiamento a livello manageriale per allinearsi al business plan della compagnia.


domenica 14 agosto 2016

Lavoro: l’importanza delle lingue straniere nel mondo del lavoro



Il mercato del lavoro cambia: l’internazionalizzazione sta producendo la necessità di una sempre maggior qualificazione per accedere ad opportunità lavorative per le quali la concorrenza è forte. È ormai chiaro che un requisito determinante è quello della conoscenza delle lingue straniere : non è più pensabile candidarsi a posti di lavoro in aziende che operino sia su scala nazionale che internazionale senza un’adeguata padronanza almeno dell’inglese.

Conoscere una lingua straniera e l’inglese in particolare, sia uno dei requisiti fondamentali per entrare nel mondo del lavoro, è notizia nota , ma cosa penseresti se ti dicessimo che al giorno d’oggi essere bilingue non è più sufficiente?

In un mondo che muta velocemente, dove tutti sanno che imparare l’inglese non è più un  optional ma un obbligo, è necessario aggiungere al curriculum sempre più requisiti che ci consentano di emergere dalla moltitudine di candidati che competono per un posto di lavoro.

Stabilito che oltre a perfezionare l’inglese è necessario imparare una terza lingua, il passaggio successivo è quello di scegliere quale. Visto che imparare una lingua può richiedere tempo e sacrifici sarebbe a questo punto necessario chiedersi “Quali sono le lingue più richieste nel mondo del lavoro (dopo l’inglese)?”

Solitamente per la scelta della lingua da studiare si prende in considerazione soprattutto il grado di diffusione di quest’ultima nel mondo, tuttavia l’ideale è concentrarsi sulle lingue parlate nei mercati in via di sviluppo.

INGLESE
Diventare fluenti nella lingua e magari specializzarsi anche in un inglese più commerciale è il primo passo da seguire. Un ulteriore consiglio è quello di munirsi di certificazioni, specialmente se si vuole lavorare all'estero.

CINESE
Bisogna guardarsi intorno per capire come il commercio con la Cina si stia sviluppando di giorno in giorno. Non a caso questo paese è il terzo in Italia in quanto a importazione di prodotti nel campo del Fashion e Luxury nonché Sales e Retail. Il cinese dunque non è solo la lingua più parlata al mondo ma sarà anche quella più richiesta da aziende di diverso settore, prima tra tutte quelle di moda.

PORTOGHESE
Nella classifica delle lingue più parlate al mondo il portoghese si piazza al sesto posto. Ma è una delle prime lingue da prendere in considerazione tenendo presente che il Brasile,e non solo, è uno dei mercati che si sta sviluppando più rapidamente. I settori maggiormente interessati a questa lingua sono quelli dell’ingegneria e del commercio.

ARABO
I settori che richiedono maggiormente questa lingua sono il giornalismo, interpretariato e traduzioni, il turismo, nonché l’ingegneria. Ad oggi l’arabo è la quarta lingua più diffusa nel mondo e può aprire diversi sbocchi professionali.

SPAGNOLO
Parlato in 44 Paesi diversi, la lingua spagnola è molto richiesta nel settore del commercio internazionale e nell'ingegneria. Considerando poi che l’America Latina sta crescendo notevolmente dal punto di vista economico, imparare lo spagnolo potrà rivelarsi sicuramente un ottimo investimento per il futuro.

TEDESCO
Tra le lingue Europee il tedesco è probabilmente quella più utile al momento per trovare lavoro in quanto è oramai il partner commerciale più importante per l’Italia. Il settore bancario, dell’auto e finanziario, sono quelli più interessati alla lingua tedesca.


Quanto sia accresciuta l'importanza delle lingue straniere lo dimostra un rapporto curato della Commissione Europea, denominato “Languages for Jobs” , risultato di uno studio al quale hanno partecipato oltre 30 studiosi ed esperti dei vari paesi dell’UE (tra cui anche un paio di Italiani): si trattava di sottoporre un questionario mirato ad oltre 500 aziende, delle più varie tipologie e dimensioni: quel che è emerso con forza è che le conoscenze linguistiche vanno di pari passo con la competitività sui mercati del mondo globalizzato.

Le aziende più dinamiche (spesso quelle di dimensioni minori) e che stanno rispondendo alla crisi con  più efficacia o addirittura non risentendone, sono risultate quelle la cui percentuale di addetti o dipendenti con una buona conoscenza delle lingue è maggiore, rispetto ad imprese meno attente al problema.

Il punto è proprio questo: la padronanza delle lingue o la mancanza di essa può costituire rispettivamente un’opportunità di crescita (chi le sa può trovare nuovi lavori, nuovi mercati) oppure un freno al proprio sviluppo (chi non le sa trova porte chiuse ovunque).

Si stima  da fonti ufficiali dell’UE che nella sola Europa siano in qualche modo presenti 175 “nazionalità”: saper comunicare è a questo punto un pre-requisito.

Uno studio UE d afferma inoltre che le  competenze comunicative  sono al terzo posto tra le caratteristiche maggiormente richieste dai datori di lavoro ai possibili neo-assunti: che cos'altro è una lingua se non il primo è più potente veicolo di comunicazione?

Naturalmente l’importanza della conoscenza di una lingua straniera sta tanto nella sua utilità e spendibilità immediata, quanto nel suo valore maggiormente “culturale”: saper tradurre con precisione una scheda tecnica di un prodotto può essere rilevante quanto la conoscenza della cultura di un paese con il quale si sta intraprendendo una trattativa commerciale.



domenica 31 maggio 2015

L’Unione europea seleziona amministratori per la cooperazione



La Commissione Europea ricerca amministratori per la cooperazione con i paesi extra UE. Serve la laurea e esperienza. Domande entro il 9 giugno 2015.

L’Unione Europea, tramite il portale di selezione del personale EPSO, ha indetto una selezione per l’assunzione di 60 amministratori per la Cooperazione allo sviluppo e gestione degli aiuti in paesi extra-ue. I candidati ritenuti idonei verranno inseriti in una graduatoria da cui l’UE attingerà per l’assunzione di funzionari nel ruolo di amministratori a seconda delle esigenze. I candidati dovranno sottoporsi a una rigida selezione che consisterà in: una prova a risposta multipla, valutazione dei titoli e prove presso il centro di valutazione. I candidati verranno assunti con uno stipendio di partenza di 5.612, 65 euro al mese, a seconda dell’esperienza e lavoreranno presso le delegazioni europee.

Epso ha aperto un nuovo concorso per la selezione di Amministratori da assumere come personale permanente dell’Unione Europea. C’è tempo fino al 9 giugno 2015 per partecipare al bando per funzionari dell’UE.

La Commissione europea ricerca Amministratori nel settore della cooperazione allo sviluppo. Gli amministratori verranno assunti dalla Commissione Europea per la gestione degli aiuti ai paesi extra dell’UE e forniranno supporto ai responsabili nelle decisioni. In particolare: seguiranno le politiche in materia di sviluppo e gestiranno progetti e programmi di cooperazione di sostegno al bilancio.

I candidati devono  essere in possesso dei seguenti requisiti generali:

cittadinanza di uno Stato membro dell’UE;

pieno godimento dei diritti civili;

posizione regolare rispetto agli obblighi di leva;

garanzie di moralità richieste per l’esercizio delle funzioni da svolgere;

conoscenza di una lingua straniera tra Francese, Inglese o Tedesco, corrispondente almeno al livello B2 del QCER;

laurea quadriennale con almeno 6 anni di esperienza professionale, oppure laurea triennale con 7 anni di esperienza professionale.

Compiti da svolgere
Gli amministratori verranno assunti dalla Commissione Europea per attività nel settore della cooperazione allo sviluppo e della gestione degli aiuti ai paesi extra dell’UE e forniranno supporto ai responsabili nelle decisioni.

Mansioni da svolgere
Tra le mansioni di competenza degli amministratori rientrano:
– l’analisi di questioni e politiche in materia di sviluppo
– l’individuazione, lo sviluppo e la gestione di progetti e programmi di cooperazione gestione di programmi di sostegno al bilancio

Requisiti di ammissione
I candidati devono:
– essere cittadini di uno Stato membro dell’Unione europea
– avere conoscenza approfondita di una lingua ufficiale europea e buona conoscenza di una seconda lingua a scelta tra inglese, francese e tedesco
– avere formazione universitaria
– avere esperienza professionale di almeno 6 a

Scadenza concorso europeo
Il termine per presentare domanda di partecipazione è fissato per il giorno 09 giugno 2015 ore 12.00 (mezzogiorno), ora di Bruxelles tramite l’apposita procedura online.



giovedì 22 agosto 2013

Opportunità stage alla Commissione Europea scadenza 30 agosto 2013


E’ un’opportunità per i giovani laureati in cerca di esperienze professionali all'estero che hanno una ottima formazione linguistica soprattutto in inglese, francese o tedesco.

Alle ore 12 del 30 agosto 2013 scadranno i termini per presentare la domanda di partecipazione allo stage di 5 mesi che si terrà nel marzo del prossimo anno a Bruxelles presso l’organo UE.

Requisiti richiesti per accedere agli stage sono richiesti il conseguimento di un diploma di laurea triennale e la conoscenza approfondita di almeno una delle lingue di lavoro della Commissione (inglese, francese o tedesco) la conoscenza delle lingue comunitarie e non comunitarie deve essere in ogni caso documentata. Non possono presentare la domanda coloro che hanno già effettuato un’esperienza presso uno dei rami delle istituzioni europee.

È possibile sottoporre la candidatura registrandosi al sito della Commissione e compilando l’application form. Entro il mese di ottobre saranno diffusi i risultati della preselezione, mentre a dicembre verranno resi i noti i nominativi dei partecipanti. Lo stage prevede una retribuzione di 1.000 euro mensili e il rimborso delle spese di viaggio.

Il tirocinio permetterà di maturare un’esperienza unica all’interno di un ambiente internazionale e multiculturale. I partecipanti avranno la possibilità di seguire quotidianamente i lavori della Commissione Europea, confrontandosi con lo svolgimento e la realizzazione di progetti; l’organizzazione e la partecipazione riunioni ed udienze pubbliche; l’elaborazione di relazioni e la revisione linguistica di documenti ufficiali.

L’Unione Europea offre ai neolaureati una grande opportunità per rendere pratiche le nozioni teoriche acquisite nel corso della formazione accademica. Stimolando l’approfondimento delle tematiche europee e proiettando i tirocinanti nel vivo dei metodi di lavoro istituzionali, lo stage presso la Commissione Europea si presenta come un passaggio essenziale per arricchire il curriculum e preparare all’ingresso nel mondo del lavoro.

Al tirocinante selezionato verrà data la possibilità di seguire da vicino il lavoro di un Consigliere della Commissione, al quale verrà, inoltre, affidato per tutta la durata prevista del tirocinio.

Cosa offre il tirocinio
Data di inizio prevista del tirocinio: marzo 2014.
Durata prevista del tirocinio: 5 mesi.
Sedi del tirocinio: Bruxelles, Lussemburgo, le delegazioni, le rappresentanze, Dublino, Londra.

Il compenso previsto per il tirocinante ammonta a 1.000,00 € (comprensivi del viaggio e della copertura sanitaria).

Una prima preselezione è prevista tra la metà di settembre ed ottobre 2013 durante la quale verranno valutati i candidati in base principalmente ai loro curricula universitari, competenze linguistiche e altri elementi di valutazione. Una seconda selezione sarà effettuata a dicembre 2013.

Ulteriori tirocini:
Non solo Commissione Europea per i candidati ammessi al tirocinio, in quanto c'è la possibilità di poter fare dei tirocini anche presso altri organi dell'Unione Europea, tra cui:

Parlamento Europeo, Consiglio dell'Unione Europea, Corte di Giustizia, Comitato delle Regioni, Comitato Economico e Sociale europeo, Segretariato del Mediatore europeo, Garante europeo della protezione dei dati.

domenica 14 novembre 2010

Unione europea come trovare lavoro?


Lavorare all’estero  e nell'Unione europea è un’ambizione di molti.
Vorrei per momento analizzare le opportunità che vengono offerte dagli  Organizzazioni Internazionali collegati con le politiche del lavoro di Bruxelles.
Certamente lavorare in uno dei paesi dell’Unione europea può permettere di avere un’esperienza  formativa sia da un punto  di vista personale che professionale, basti pensare a determinati ambienti sociali e lavorativi dove si riscontra in modo semplice incontri multiculturali.
Lavorare in Europa significa poter scegliere tra permanenze brevi, di qualche mese, oppure più lunghe, annuali.
La difficoltà di come trovare lavoro presso l'Unione europea è spesso individuata dalla informazione latente,  relativamente alle offerte di lavoro, alla metodologia per candidarsi e alla poca conoscenza delle normative vigenti nei paesi in cui offrono candidature di lavoro.

Un primo consiglio è di  visitare il sito ufficiale della Commissione Europea relativo al lavoro ed agli affari sociali e in modo particolare l'ufficio Europeo di selezione del personale.

EURES (European Employment Services - Servizi europei per l'impiego) è un portale europeo della mobilità professionale che ha come obiettivi di informare, orientare e consigliare i lavoratori candidati alla mobilità sulle possibilità di lavoro e sulle condizioni di vita e di lavoro nello spazio economico europeo;  assistere i datori di lavoro che intendono assumere lavoratori di altri paesi;  fornire informazioni e assistenza a chi cerca e offre lavoro nelle regioni transfrontaliere.

Eurojobs  è anche questo un portale che offre la possibilità di trovare un lavoro in un paese europeo attraverso un sistema di ricerca delle offerte di lavoro per parole chiave, settore e Paese.

Vorrei solo per un attimo parlare del problema dell'occupabilità sul lavoro, certo possiamo affermare che sta crescendo in Europa ed in modo parallelo con l’aumentare del grado di istruzione dei lavoratori e la durata di occupazione (stimata) si aggira intorno ai 20 anni, dopo di che inizia a diminuire. Quindi è l'esperienza “lo scoglio” e nello stesso tempo lo stimolo per una maggiore flessibilità del lavoro.

Cosa ha detto l'OCSE ?
Riguardo ai disoccupati dell'Unione europea vi è stato lieve miglioramento in agosto del tasso di disoccupazione nei paesi europei, sceso nella media dall'8,6 all'8,5%. Ancora un pò meglio ha fatto l'Italia, la cui percentuale passa dall'8,4% di luglio all'8,2. Però è ancora molto lontana da paesi come Germania (6,8% dal 6,9), Olanda (al 4,5 dal 4,6), o Austria (stabile sul 4,3) I tassi di disoccupazione più alti si registrano, ovviamente in Spagna (20.5%), (13.9%) e Portogallo (10.7%). Nell'Unione europea è al 9,6%, quella dell'area euro al 10,1, entrambe stabili rispetto al mese precedente.

Comunque nonostante la difficoltà del momento per chi a desiderio di lavorare per l'Unione europea deve avere una formazione adeguata, una sensibilità a nuove prospettive e fare attenzione alle richieste che arrivano dai portali collegati con il sito ufficiale dell'Unione.
In fondo vi è in alcuni paesi europei una sensazione di ripresa. In bocca al lupo e buona ricerca.
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