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venerdì 28 dicembre 2012

Pensioni 2013 più leggere: i nuovi coefficienti

I nuovi coefficienti saranno validi per i prossimi tre anni: cifre alla mano, considerando come esempio un montante contributivo complessivo medio di 400 mila euro (lordi), chi andrà in pensione appunto prima di 65 anni - secondo elaborazioni dell'Agi sui nuovi coefficienti fissati dal Ministero del Lavoro - avrà un assegno decurtato di circa 50 euro al mese.

Per la prima volta i coefficienti terranno conto di un'età di pensionamento successiva appunto ai 65 anni, quindi un confronto non è possibile ma le nuove percentuali dai 66 anni in poi sono più alte di quelle precedenti (che erano relative a 65 anni), il che significa che ad esempio chi andrà in pensione a 70 anni, considerando sempre lo stesso montante contributivo complessivo pari a 400 mila euro, percepirà un assegno di 2.012 euro.

Anche prendendo in considerazione un montante contributivo inferiore e cioè pari a 300 mila euro, il taglio sarà mediamente di 50 euro: chi andrà in pensione a 65 anni percepirà 1.254 euro mentre coi coefficienti ancora in vigore oggi, avrebbe 1.297 euro al mese.

Sempre considerando i nuovi coefficienti, e fermo restando come esempio un montante contributivo complessivo pari a 400 mila euro, chi andrà in pensione a 57 anni percepirà un assegno di 1.324 euro (prima gli sarebbero spettati 1.360 euro); andando a riposo a 58 anni si avranno 1.358 euro (contro i precedenti 1.397 euro); chi si fermerà a 59 anni avrà 1.395 (prima erano 1.433 euro), a 60 anni 1.434 euro (prima erano 1.477 euro); a 61 anni 1.475 euro (prima erano 1.520 euro) e a 62 anni percepirà un assegno mensile di 1.509 euro, mentre prima gli sarebbero spettati 1.566 euro.

Comunque con i nuovi coefficienti di calcolo della pensione al via dal 2013: per ottenere lo stesso importo di pensione di chi è uscito dal lavoro fino al 2012 bisognerà lavorare un anno in più.

E così, chi andrà a riposo a 63 anni percepirà 1.567 euro (prima 1.618 euro); a 64 anni 1.618 (contro i precedenti 1.670 euro). A 65 anni, la pensione ammonterà a 1.672 euro (contro i 'precedenti' 1.729 euro). Il trattamento lievita con l'aumentare dell'età: sarà pari a 1.792 euro per chi avrà 67 anni, a 1.860 anni per chi avrà 68 anni e a 1.933 per chi avrà 69 anni.

Questo perché con il nuovo sistema di calcolo, viene considerata l'età del lavoratore nel momento in cui va in pensione ma anche l'evoluzione della vita media: dal 1 gennaio appunto scatterà un aumento di tre mesi dell'aspettativa di vita. Per i prossimi tre anni e cioè dal 2013 al 2015 saranno validi questi che quelli attualmente in vigore erano stati introdotti nel 2010, i prossimi riguarderanno il 2016-2019 mentre successivamente, quando l'età pensionabile sarà per tutti a 67 anni, la cadenza del ricalcolo sarà biennale.

I coefficienti terranno conto di un'età di pensionamento successiva ai 65 anni, arrivando fino a 70 anni. Questi coefficienti determinano la percentuale del montante da corrispondere come pensione annua in tutti i casi di calcolo contributivo: i contributi versati vengono accumulati anno per anno e rivalutati ad un tasso dato dalla variazione media quinquennale del Pil nominale (che comprende quindi sia la crescita sia l'andamento dei prezzi). Questo capitale viene poi trasformato in una rendita pensionistica attraverso i coefficienti, rivisti ogni tre anni (e in seguito ogni due) in base agli andamenti demografici.

Per chi esce dal lavoro a 57 anni (in pratica solo le donne che scelgono di uscire prima accettando di avere tutta la pensione calcolata con il metodo contributivo dato che gli uomini che riescono ancora a uscire a questa età grazie alla pensione anticipata possono godere ancora del metodo retributivo perché hanno più di 18 anni di contributi al 1995) avrà un coefficiente di calcolo che scende dal 4,419% a 4,304%. Chi uscirà a 62 anni avrà un coefficiente del 4,940%, lo stesso di chi è uscito a 61 anni fino al 2012. Probabilmente l'importo sarà solo lievemente più alto grazie all'aumento del montante contributivo dovuto a un anno in più di lavoro.

Per avere un coefficiente del 5,620 (il più alto fino al 2012, applicato a chi usciva a 65 anni) ci vorranno 66 anni di età (5,624 il nuovo coefficiente). Ma dai 67 anni in poi il coefficiente di calcolo sale rapidamente fino ad arrivare a 70 anni al 6,541%. Si tiene conto infatti del fatto che uscendo dal lavoro a questa età la pensione si percepirà per meno tempo (si tiene conto dell'attesa di vita a 65 anni).

Ecco i nuovi coefficienti a seconda delle età di pensionamento:
- 57 anni: 4,304% (4,42% fino al 2012)
- 58 anni: 4,416% (4,54% fino al 2012)
- 59 anni: 4,535% (4,66% il precedente)
- 60 anni: 4,661% (4,80% il precedente)
- 61 anni: 4,796% (4,94% il precedente)
- 62 anni: 4,940% (5,09% il precedente)
- 63 anni: 5,094% (5,26% il precedente)
- 64 anni: 5,259% (5,43% il precedente)
- 65 anni: 5,435% (5,62% il precedente)
- 66 anni: 5,624%
- 67 anni: 5,826%
- 68 anni: 6,046%
- 69 anni: 6,283%
- 70 anni: 6,541%.

domenica 2 dicembre 2012

Riforma delle pensioni: vediamo cosa cambia da gennaio 2013


Da gennaio 2013 la riforma delle pensioni, chiesta dall’Ue all’Italia nella primavera del 2011, sarà in vigore operativa. Una riforma che secondo la Ragioneria dello Stato, in grado di far risparmiare alle casse pubbliche 22 miliardi di euro nell’arco dei prossimi 7 anni. Merito di due elementi: l’allungamento dell’età pensionabile e il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo.

Se alla fine del 2012 sono usciti dal lavoro i dipendenti che hanno maturato i requisiti a fine 2011 (e poi hanno dovuto attendere i 12 mesi previsti dalla finestra mobile), dal 2013 i lavoratori dipendenti potranno lasciare il lavoro solo con le regole previste dalla riforma (continueranno ad andare ancora fino a giugno con le vecchie regole gli autonomi che hanno dovuto attendere 18 mesi per la finestra mobile).

Per chiarire dal 2013 si potrà andare in pensione di vecchiaia con almeno 62 anni e tre mesi se donne (63 anni e 9 mesi se lavoratrici autonome) e con 66 anni e tre mesi se uomini. Si potrà andare in pensione anticipata solo se si sono maturati almeno 42 anni e 5 mesi di contributi se uomini e 41 anni e 5 mesi se donne.

Comunque per avere la pensione si dovrà lavorare almeno tre mesi in più. Ecco le novità che scatteranno il primo gennaio 2013 sul fronte previdenziale. La causa è il meccanismo che adegua alle aspettative di vita i coefficienti di trasformazione in rendita e i requisiti di età. Mentre l'adeguamento sarà triennale sino al 2019, e successivamente diventerà biennale».

L’adeguamento dei coefficienti si applica al sistema contributivo (che si basa sui contributi versati durante l’intera vita lavorativa) e riguarda, in tutto o in parte, tutti i lavoratori.

Per le donne è previsto aumento significativo dell'età che crescerà ancora gradualmente fino al 2018 (quando sarà equiparata a quella degli uomini). Fino a tutto il 2012 sono andate in pensione di vecchiaia donne dipendenti con 61 anni (60 più uno di finestra mobile) e lavoratrici autonome con 61 anni e mezzo (60 anni più 18 mesi di finestra mobile), mentre dal 2013 bisognerà attendere per le dipendenti i 62 anni e tre mesi e per le autonome 63 anni e 9 mesi. Dal 2014 ci vorranno 63 anni e 9 mesi per le dipendenti e 64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome. Per evitare il salto repentino previsto per gli anni successivi è previsto che le dipendenti che abbiano compiuto 60 anni entro il 2012 possano andare in pensione a 64 anni e 7 mesi.

Per gli uomini con l'abolizione delle quote e l'incremento di un anno per gli anni di contributi necessari per l'uscita (oltre l'aspettativa di vita) terrà ancora al lavoro chi effettivamente pensava di aver concluso il periodo lavorativo. Se infatti per la pensione di vecchiaia basteranno nel 2013 66 anni e 3 mesi (a fronte dei 66 anni con cui si è usciti fino a fine 2012), per la pensione anticipata ci vorranno 42 anni e 5 mesi di contributi. In pratica, se si è nati dopo il 1946, per ritirarsi dal lavoro bisognerà aver cominciato a lavorare almeno nel 1972 (se si è cominciato nel 1971 è stato possibile uscire nel 2012 grazie a 40 anni di contributi più uno di finestra mobile). Anche per gli uomini dipendenti è prevista una eccezione con la possibilità di andare in pensione a 64 anni se si sono maturati entro il 2012 60 anni di età e 35 di contributi.

E’ stato calcolato che i nuovi coefficienti riducono gli assegni intorno al 2-3%. Inoltre, con il nuovo sistema il quando e il quanto della pensione future saranno agganciati alle statistiche sulla vita media.

L’adeguamento, curato dall’Istat, sarà triennale sino al 2019 e poi biennale. Occorre infine ricordare che, per tutto il 2013, le pensioni tre volte superiori all’assegno minimo (pari a 1.405 euro lordi) non godono dell’indicizzazione all’inflazione.

Vediamo i nuovi coefficienti presente nella nuova riforma delle pensioni. Innanzitutto diciamo che i coefficienti si applicano solo alla parte contributiva degli assegni e, per la prima volta, si riferiscono anche a chi resta al lavoro fino a 70 anni.

In modo specifico mettiamo in evidenza i nuovi coefficienti, che saranno in vigore dal primo gennaio 2013 al 31 dicembre 2015.

Data pensione a 57 anni: il nuovo coefficiente è pari al 4,304% (rispetto al 4,42% precedente);
Data pensione a 58 anni: il nuovo coefficiente è pari al 4,416% (rispetto al 4,54% precedente);
Data pensione a 59 anni: il nuovo coefficiente è pari al 4,535% (rispetto al 4,66% precedente);
Data pensione a 60 anni: il nuovo coefficiente è pari al 4,661% (rispetto al 4,80% precedente);
Data pensione a 61 anni: il nuovo coefficiente è pari al 4,796% (rispetto al 4,94% precedente);
Data pensione a 62 anni: il nuovo coefficiente è pari al 4,940% (rispetto al 5,09% precedente);
Data pensione a 63 anni: il nuovo coefficiente è pari al 5,094% (rispetto al 5,26% precedente);
Data pensione a 64 anni: il nuovo coefficiente è pari al 5,259% (rispetto al 5,43% precedente);
Data pensione a 65 anni: il nuovo coefficiente è pari al 5,435% (rispetto al 5,62% precedente);
Data pensione a 66 anni: il nuovo coefficiente è pari al 5,624%: da questo momento in poi non c’è un confronto precedente perché è la prima volta che i coefficienti incamerano un’età pensionabile sopra i 65 anni;
Data pensione a 67 anni: il nuovo coefficiente è pari al 5,826%;
Data pensione a 68 anni: il nuovo coefficiente è pari al 6,046%;
Data pensione a 69 anni: il nuovo coefficiente è pari al 6,283%;
Data pensione a 70 anni: il nuovo coefficiente è pari al 6,541%.

I coefficienti calano rispetto a quelli in vigore dal 2010, abbassando l’importo degli assegni delle future pensioni. I coefficienti dai 66 anni in poi sono più alti di quello previsto nel 2010 relativo ai 65 anni (che era l’ultimo), il che significa che chi va in pensione dai 66 ai 70 anni invece ci guadagna. In sostanza, il coefficiente relativo ai 65 anni fa perdere circa il 3% sull’importo della pensione, mentre aspettando fino a 70 anni, rispetto ai vecchi coefficienti, si guadagna circa il 16%.

I coefficienti si applicano solo alla parte contributiva della pensione. Significa che avranno un impatto tutto sommato abbastanza limitato su coloro che, lavorando dal 1977, avevano già 18 anni di contributi al 31 dicembre ’95 (la parte contributiva si applica solo a partire dal primo gennaio 2012, in base alla riforma Monti-Fornero, mentre tutta la parte precedente si calcola con il retributivo).

Si applicano invece all’intero montante per chi va in pensione interamente con il metodo contributivo, ovvero per tutti coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre ’95 (quindi hanno iniziato a lavorare dopo questa data).
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