Torna, a partire dal 2018, la penalizzazione sull'assegno previdenziale per i lavoratori che escono in anticipo dal mondo del lavoro, ovvero con meno di 62 anni di età. Per i lavoratori che maturino i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata entro il 31 dicembre 2017, invece, non sono previste penalizzazioni anche se la prestazione previdenziale ha decorrenza successiva a tale data.
Il meccanismo di cui si discute prevede un anticipo pensionistico, APE, per ritirarsi fino a tre anni prima della pensione di vecchiaia (quindi, a 63 anni e sette mesi): il lavoratore percepisce un trattamento che restituirà poi con la pensione. L’anticipo pensionistico è finanziato dalle banche, che vengono coperte dal rischio (ad esempio, di decesso del pensionato prima della fine della restituzione del prestito, che tendenzialmente avviene in 20 anni), attraverso un’assicurazione (non si prevede intervento pubblico). Si discute in particolare sulla decurtazione della pensione, intorno al 2% per ogni anno di anticipo. Si pensa anche a un meccanismo che consenta di diminuire l’importo del prestito pensionistico riscattando periodi versati alla previdenza complementare. Sono poi previste regole diverse per i disoccupati (anch’essi beneficiari di un trattamento che li accompagni alla pensione, ma a carico dello stato).
La legge 214 2011 (Monti - Fornero) ha aumentato gradualmente l’età pensionabile agganciandola alla speranza di vita e prevedendo di arrivare a 70 anni nel 2050 con un minimo di 20 anni di contributi; di conseguenza ha modificato il requisito contributivo per la pensione di vecchiaia anticipata:
Nel 2016 ,con il sistema di calcolo misto retributivo-contributivo è pari a 42 anni e 10 mesi per gli uomini , e 41 anni e 10 mesi per le donne. Esso continuerà ad aumentare arrivando nel 2050 a 46 anni e tre mesi per gli uomini e 45 e 3 mesi per le donne.
Per chi applica il sistema contributivo (ossia chi ha iniziato a lavorare dopo il 1.1.1996 ) si può optare per la pensione , con gli stessi requisiti oppure con età non inferiore a 63 anni e 7 mesi e un assegno pensionistico non inferiore a 2,8 volte la pensione minima (oggi circa 1250 euro).
Per far fronte agli inevitabili maggiori costi sulla finanza pubblica al Ministero del lavoro è stata messa a punto una soluzione che coinvolge gli istituti bancari e le assicurazioni chiamata prestito pensionistico, anch'essa figlia di una proposta di parlamentari democratici . In origine il progetto consisteva in un sostegno economico esclusivamente per i lavoratori disoccupati in condizioni di bisogno e di età prossima alla pensione che non possono più contare sulle indennità di disoccupazione attualmente in vigore.
Nell'incontro con i sindacati del 14 giugno 2016 il Ministro Poletti ha confermato che è proprio questa la via che il Governo intenderebbe percorrere per garantire la flessibilità in uscita limitando al massimo i costi per lo Stato . Si tratta dell' anticipo pensionistico affiancato dal prestito previdenziale ventennale; in pratica il lavoratore che esce in anticipo percepisce si la pensione dall'INPS ma deve contemporaneamente restituire la rata di mutuo stipulato dall'INPS con gli istituti di credito, per cui l'assegno sarà comunque decurtato.
Si parla di un incidenza che potrebbe arrivare al 15% per gli assegni più alti, o forse , per i lavoratori che scelgono volontariamente l'uscita dal mondo del lavoro. Questo sistema consente di limitare i costi per le casse dello Stato a 500-600 milioni di euro.
Sono allo studio però i sistemi per limitare al massimo l'incidenza dei costi finanziari , grazie ad agevolazioni e interventi statali, riservati a:
i lavoratori in difficoltà come i disoccupati di lungo periodo e prossimi alla pensione;
le donne e
i soggetti che svolgono lavoro usurante.
Chi non rientra in queste categorie ma, avendo i requisiti anagrafici e contributivi visti sopra, sceglie di uscire prima volontariamente, potrebbe essere maggiormente penalizzato dal costo del prestito .
Il Ministero del lavoro ha annunciato per l'ultima settimana di giugno 2016, due ulteriori incontri con i sindacati per individuare appunto le fasce di lavoratori e i requisiti per le agevolazioni finanziarie che rendano accettabile il meccanismo dell'APE ad un pubblico più ampio .
Va ricordato comunque che la misura allo studio , è sperimentale.