L'Agenzia delle Entrate: in arrivo 2,2 miliardi per rimborsare l'Iva alle imprese, 400 milioni da subito.
È una forte respiro per le aziende, a corto di liquidità, alle riprese con i ritardi sui rimborsi Iva. E' una boccata di ossigeno per più di 11.000 partite Iva, ossia per chi vanta crediti sull'imposta sul valore aggiunto. Sono in arrivo per imprese, artigiani e professionisti, rimborsi di crediti Iva per circa 2,2 miliardi di euro. Lo comunica l'Agenzia delle Entrate. In particolare, 400 milioni di euro saranno erogati già nei prossimi giorni, mentre 1,8 miliardi verranno pagati a partire dalla seconda metà del mese di maggio. La somma complessiva rimborsata nel 2012 a imprese, artigiani e professionisti arriverà a 3,1 mld (+14% rispetto ai 2,7 mld del 2011).
In particolare, ha spiegato l'Agenzia delle Entrate, 400 milioni saranno erogati già nei prossimi giorni, mentre 1,8 miliardi verranno pagati a partire dalla seconda metà del mese di maggio. Con questa nuova iniezione di liquidità, la somma complessiva rimborsata nel 2012 a imprese, artigiani e professionisti arriverà a 3,1 miliardi di euro, a fronte dei 2,7 miliardi erogati nello stesso periodo del 2011.
Sono quattro le strade possibili per ottenere il rimborso dei crediti Iva: l'istanza di rimborso, la compensazione, la cessione a terzi e l'attestazione bancaria. Ogni strada, però, è piena di ostacoli rappresentati da limiti quantitativi o da inerzie degli uffici.
Analizziamole in modo accorto.
Istanza di rimborso
I crediti Iva annuali possono essere chiesti a rimborso compilando il quadro VR della dichiarazione Iva, che va presentata in via telematica dal 1° febbraio dell'anno successivo a quello dichiarato e fino alla fine di settembre. L'istanza di rimborso del credito Iva dei primi tre trimestri dell'anno viene presentata in via telematica con il modello Iva TR, entro l'ultimo giorno del mese successivo al trimestre (per il primo trimestre entro il 30 aprile, per il secondo entro il 31 luglio e per il terzo entro il 31 ottobre).
Se viene scelta la procedura semplificata per il pagamento del credito Iva da parte del fisco, questo dovrebbe essere pagato entro 60 giorni dalla richiesta direttamente dal concessionario della riscossione sul c/c bancario o postale comunicato dall'intestatario del conto fiscale. Se si sceglie il metodo ordinario il rimborso dovrebbe essere effettuato entro tre mesi.
Non tutti i contribuenti possono chiedere il rimborso annuale o trimestrale, che sono concessi solo a determinate condizioni.
L'istanza di rimborso del credito Iva può essere presentata solo per i crediti maturati nei primi tre trimestri dell'anno; il credito dell'ultimo trimestre va in dichiarazione annuale Iva.
Il credito Iva dovrebbe essere pagato dal 90esimo giorno successivo a quello di presentazione della dichiarazione (dal 60esimo per i rimborsi chiesti all'agente della riscossione). Sul rimandato pagamento sono riconosciuti gli interessi del 2% annuo, senza sanzioni a carico del fisco.
Compensazione
Anche senza la presentazione della richiesta di rimborso annuale, il credito Iva dell'anno può essere utilizzato per compensare i debiti Iva dei periodi successivi, in liquidazione, per qualunque importo, anche superiore a 516.456,00 euro. Può essere compensato con il modello F24 per pagare l'Iva dovuta a titolo di acconto, di saldo o di versamento periodico.
Può essere compensato con il modello F24 anche per pagare imposte o contributi di natura diversa e/o nei confronti di diversi enti impositori, per un importo complessivo inferiore a 5mila euro annui, già dal primo giorno del periodo d'imposta successivo a quello in cui il credito stesso è maturato. Per i crediti trimestrali, la compensazione dei primi 5 mila euro, invece, può essere effettuata dalla data di presentazione dell'istanza senza attendere il giorno 16 del mese successivo a quello di invio (data rilevante, invece, per gli importi superiori a 5mila euro).
La compensazione del credito annuale (F24) con altri tributi per importi superiori a 5mila euro e fino a 15mila può essere effettuata dal giorno 16 del mese successivo a quello di presentazione della dichiarazione annuale e per importi superiori solo se c'è il visto di conformità di un dottore commercialista, esperto contabile o consulente del lavoro.
Senza chiedere il compenso, si recupera velocemente il credito Iva vantato, ma il limite massimo dei crediti di imposta e dei contributi compensabili in F24 è di 516.456,90 euro per ciascun anno solare. L'eccedenza può essere chiesta a rimborso nei modi ordinari o portata in compensazione nell'anno solare successivo.
Cessione a terzi
La cessione a terzi del credito Iva annuale, preventivamente chiesto a rimborso nel quadro VR della dichiarazione Iva, deve risultare da atto pubblico o da scrittura privata autenticata da notaio. Questo atto deve tra l'altro contenere l'esatta individuazione delle parti e dell'importo del credito ceduto (risoluzione 6 del settembre 2006, n. 103).
Il creditore, cedente dell'eccedenza di Iva ha l'obbligo di notificare formalmente all'ufficio dell'agenzia delle Entrate competente l'avvenuta cessione – che può essere anche parziale – del credito.
Colui che cede il credito Iva annuale deve inviare la copia autentica dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata dal notaio all'ufficio Iva competente territorialmente nei suoi confronti (circolare 8 luglio 1997, n. 192/E).
Possono essere ceduti solo i crediti risultanti dalla dichiarazione Iva annuale per i quali sia stato chiesto il rimborso nel quadro VR del modello Iva. Il credito Iva dei primi tre trimestri, per il quale è stato effettuato il rimborso, non può formare oggetto di cessione a meno che non confermato in dichiarazione annuale.
Il cessionario paga al cedente del credito Iva annuale il prezzo della cessione e le Entrate rimborsano il credito del cedente al cessionario. Quando viene notificata una cessione di credito all'ufficio Iva, questo, se ha perplessità sui documenti prodotti, deve informare il cedente prima dell'ordine di pagamento.
Attestazione del credito
I contribuenti creditori d'imposta, intestatari del conto fiscale, possono richiedere all'Agenzia delle Entrate di attestare la certezza e la liquidità del credito, nonché la data indicativa di erogazione del rimborso (articolo 10, comma 1 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269).
Anche in questo caso è indispensabile aver chiesto prima il rimborso del credito alle Entrate. L'Agenzia può rilasciare l'attestazione anche per i crediti Iva (risoluzione 4 aprile 2006, n. 49/E; allegato I circolare 3 marzo 2004, n. 9/E). Oltre all'Iva, la certificazione può riguardare i crediti per l'Irpef, l'Ires, l'Irap, le imposte sostitutive, le ritenute alla fonte, l'imposta di registro, l'imposta sulle successioni e donazioni, le imposte ipotecarie e catastali, l'imposta sulle assicurazioni e l'imposta di bollo (circolare 3 marzo 2004, n. 9/E).
Il rilascio di questa attestazione non è presupposto per l'immediata liquidazione del rimborso, in quanto l'ufficio deve prima effettuare tutti i necessari controlli. L'amministrazione finanziaria, infatti, attesta la certezza e la liquidità del credito e non anche la sua esigibilità (circolare 3 marzo 2004, n. 9/E).
L'attestazione consente agli istituti di credito (che hanno sottoscritto convenzioni con l'Agenzia) di anticipare ai creditori il 90% del credito. Così si facilita l'accesso al credito a tutte le imprese in attesa di rimborsi periodici Iva in conto fiscale, senza la necessità di una vera e propria cessione.
sabato 5 maggio 2012
Intesa sul lavoro pubblico
L'intesa tra ministero della Pubblica Amministrazione, Regioni, Province, Comuni e Sindacati "ridisegna il sistema delle relazioni sindacali restituendo un ruolo attivo alle parti sociali, attualmente bloccato dalla normativa vigente". Così Pirani, segretario confederale Uil.
Al centro dell'intesa l'armonizzazione delle regole sul mercato del lavoro, la valorizzazione delle relazioni sindacali e la revisione della cosiddetta riforma Brunetta.
L’Intesa rappresenta un passo importante perché stabilisce che la riorganizzazione del pubblico impiego si fa insieme ai lavoratori pubblici, con più contrattazione, più partecipazione e più trasparenza” così i segretari generali Giovanni Faverin (Cisl Fp) e Francesco Scrima (Cisl Scuola) hanno commentato l’Intesa sul lavoro
pubblico.
Il documento, è un accordo di alto profilo che rimette i lavoratori al centro delle relazioni sindacali nel pubblico impiego e la contrattazione è definita come la fonte deputata per determinare retribuzioni e rapporti di lavoro, c’è un pieno riconoscimento del ruolo delle Rsu, la mobilità è riportata alla concertazione e a percorsi di formazione e qualificazione professionale. Si pone anche la premessa per risolvere in modo positivo il contenzioso che per mesi abbiamo sostenuto, in particolare nella scuola, in difesa delle prerogative contrattuali su importanti aspetti dell’organizzazione del lavoro e della gestione del personale.
Si riapre adesso una stagione di coinvolgimento dei lavoratori pubblici nella trasformazione dei servizi. Il punto però ora è far ripartire le retribuzioni dei dipendenti pubblici e della scuola”, rilanciano Faverin e Scrima. “L’Intesa recepisce il principio secondo cui parte dei risparmi di spesa pubblica che i lavoratori contribuiscono a generare debbano andare ai salari. Su questo ci aspettiamo concretezza e rapidità. Da parte del Governo, ma anche da parte di governatori, sindaci e presidenti di provincia”.
Per Baratta, segretario confederale della Cisl, l'intesa è "un importante traguardo perché i sindacati e la Pubblica Amministrazione, insieme, tornano ad essere protagonisti del cambiamento attraverso la contrattazione integrativa,rispetto ai processi di miglioramento dei servizi pubblici". E aggiunge: "Ora aspettiamo che il ministro Griffi presenti il disegno di legge delega”.
Quindi anche il lavoro pubblico avrà nuove regole, incluso un riordino normativo dei licenziamenti disciplinari. Ma diverse dal lavoro privato. Nelle otto pagine dell'intesa emergono molte novità.
Le ragioni di questo accordo risiedono nell'articolo 2 della riforma Monti-Fornero sul mercato del lavoro che rimanda proprio al ministro delle Pubblica Amministrazione il compito di armonizzare la disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Articolo 18 compreso.
L' accordo opera su molti aspetti. Sul licenziamento disciplinare, mentre per i privati sarà il giudice a stabilire - laddove sia illegittimo - se il lavoratore ha diritto all'indennità o al reintegro, per i pubblici è previsto solo il reintegro. Almeno così appare quando nel testo si parla di «garanzie di stabilità». Nei licenziamenti economici, al contrario della riforma Brunetta, ritorna il coinvolgimento dei sindacati in «tutte le fasi» di mobilità collettiva.
Al centro dell'intesa l'armonizzazione delle regole sul mercato del lavoro, la valorizzazione delle relazioni sindacali e la revisione della cosiddetta riforma Brunetta.
L’Intesa rappresenta un passo importante perché stabilisce che la riorganizzazione del pubblico impiego si fa insieme ai lavoratori pubblici, con più contrattazione, più partecipazione e più trasparenza” così i segretari generali Giovanni Faverin (Cisl Fp) e Francesco Scrima (Cisl Scuola) hanno commentato l’Intesa sul lavoro
pubblico.
Il documento, è un accordo di alto profilo che rimette i lavoratori al centro delle relazioni sindacali nel pubblico impiego e la contrattazione è definita come la fonte deputata per determinare retribuzioni e rapporti di lavoro, c’è un pieno riconoscimento del ruolo delle Rsu, la mobilità è riportata alla concertazione e a percorsi di formazione e qualificazione professionale. Si pone anche la premessa per risolvere in modo positivo il contenzioso che per mesi abbiamo sostenuto, in particolare nella scuola, in difesa delle prerogative contrattuali su importanti aspetti dell’organizzazione del lavoro e della gestione del personale.
Si riapre adesso una stagione di coinvolgimento dei lavoratori pubblici nella trasformazione dei servizi. Il punto però ora è far ripartire le retribuzioni dei dipendenti pubblici e della scuola”, rilanciano Faverin e Scrima. “L’Intesa recepisce il principio secondo cui parte dei risparmi di spesa pubblica che i lavoratori contribuiscono a generare debbano andare ai salari. Su questo ci aspettiamo concretezza e rapidità. Da parte del Governo, ma anche da parte di governatori, sindaci e presidenti di provincia”.
Per Baratta, segretario confederale della Cisl, l'intesa è "un importante traguardo perché i sindacati e la Pubblica Amministrazione, insieme, tornano ad essere protagonisti del cambiamento attraverso la contrattazione integrativa,rispetto ai processi di miglioramento dei servizi pubblici". E aggiunge: "Ora aspettiamo che il ministro Griffi presenti il disegno di legge delega”.
Quindi anche il lavoro pubblico avrà nuove regole, incluso un riordino normativo dei licenziamenti disciplinari. Ma diverse dal lavoro privato. Nelle otto pagine dell'intesa emergono molte novità.
Le ragioni di questo accordo risiedono nell'articolo 2 della riforma Monti-Fornero sul mercato del lavoro che rimanda proprio al ministro delle Pubblica Amministrazione il compito di armonizzare la disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Articolo 18 compreso.
L' accordo opera su molti aspetti. Sul licenziamento disciplinare, mentre per i privati sarà il giudice a stabilire - laddove sia illegittimo - se il lavoratore ha diritto all'indennità o al reintegro, per i pubblici è previsto solo il reintegro. Almeno così appare quando nel testo si parla di «garanzie di stabilità». Nei licenziamenti economici, al contrario della riforma Brunetta, ritorna il coinvolgimento dei sindacati in «tutte le fasi» di mobilità collettiva.
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mercoledì 2 maggio 2012
Il tasso di disoccupazione sale ancora a marzo di 0,2% punti percentuali rispetto ai dati del mese di febbraio, portandosi al 9,8%, ai massimi dal gennaio 2004 (data di inizio delle serie storiche mensili) e dal terzo trimestre 2000, guardando alle serie storiche trimestrali. Lo comunica l'Istat che ha anche rivisto al rialzo il dato di febbraio, al 9,6% dal 9,3%. In aumento anche il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni): a marzo è al 35,9%, due punti in più di febbraio. E' il tasso più alto dal gennaio 2004 (inizio delle serie storiche mensili). Il numero dei disoccupati è aumentato di 476 mila unità su base annua.
Gli occupati sono calati di 35 mila unità rispetto a febbraio scendendo a quota 22.947 mila. Mentre su base annua sono scesi di 88mila unità. Pesa soprattutto il calo dell'occupazione maschile. Il tasso di disoccupazione maschile cresce di 0,3 punti percentuali su febbraio, portandosi al 9,0%; quello femminile segna un aumento di 0,1 punti e si attesta all'11,0%. Rispetto all'anno precedente, quindi, il tasso di disoccupazione maschile sale di 1,6 punti percentuali e quello femminile di 1,9 punti.
Vola la disoccupazione giovanile e la fascia 15-24 anni a marzo 2012 segna un aumento di due punti su febbraio e arriva al 35,9%. Quindi, risulta disoccupato oltre un giovane su tre tra i 15-24 enni attivi, ossia coloro che hanno un lavoro o lo cercano, la forza lavoro.
E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal quarto trimestre 1992. Ai massimi dal 2004 anche il tasso medio di disoccupazione, al 9,8% ed in rialzo di 0,2 punti su febbraio e di 1,7 punti su base annua. Il numero dei disoccupati a marzo è di 2 milioni e 506 mila, in rialzo del 2,7% su febbraio, con un aumento boom su base annua di 476 mila unità (+23,4%) e su base mensile di 66 mila.
Gli occupati sono calati di 35 mila unità rispetto a febbraio scendendo a quota 22.947 mila. Mentre su base annua sono scesi di 88mila unità. Pesa soprattutto il calo dell'occupazione maschile. Il tasso di disoccupazione maschile cresce di 0,3 punti percentuali su febbraio, portandosi al 9,0%; quello femminile segna un aumento di 0,1 punti e si attesta all'11,0%. Rispetto all'anno precedente, quindi, il tasso di disoccupazione maschile sale di 1,6 punti percentuali e quello femminile di 1,9 punti.
Vola la disoccupazione giovanile e la fascia 15-24 anni a marzo 2012 segna un aumento di due punti su febbraio e arriva al 35,9%. Quindi, risulta disoccupato oltre un giovane su tre tra i 15-24 enni attivi, ossia coloro che hanno un lavoro o lo cercano, la forza lavoro.
E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal quarto trimestre 1992. Ai massimi dal 2004 anche il tasso medio di disoccupazione, al 9,8% ed in rialzo di 0,2 punti su febbraio e di 1,7 punti su base annua. Il numero dei disoccupati a marzo è di 2 milioni e 506 mila, in rialzo del 2,7% su febbraio, con un aumento boom su base annua di 476 mila unità (+23,4%) e su base mensile di 66 mila.
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