domenica 2 settembre 2012
Lavoro, imprese ed il modello tedesco
In attesa dell'incontro con le imprese che si terrà il 5 settembre, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, al Corriere della Sera ha annunciato importanti riforme. Tra queste "il taglio del cuneo fiscale alle imprese che coinvolgono i lavoratori", sul modello tedesco.
Il Ministro Fornero, alla domanda se con le imprese aprirà il cantiere della produttività? ha risposto «È insieme il cantiere dell'occupazione, della produttività e della competitività. La produttività è un elemento chiave della crescita. Ma da sola non basta».
E' necessario "favorire le start up (produzione) ma anche fare in modo che le norme del lavoro che si adatteranno a queste aziende innovative siano coerenti con la riforma". Inoltre,"la produttività non può nascere dai contratti mordi e fuggi", perchè, ha spiegato il ministro, c'è bisogno di "stabilizzazione nei contratti di lavoro" per sostenere "la produttività" delle imprese.
Vediamo in che cosa consiste il modello tedesco.
La via del modello tedesco più volte indicata dal ministro del lavoro Fornero è quella della partecipazione dei lavoratori alle decisioni strategiche dell’impresa, un elemento qualificante che nei grandi gruppi è basato appunto sulla cogestione che in Germania garantisce ai dipendenti i poteri decisionali attraverso una rappresentanza in specifici organismi aziendali e una partecipazione ai risultati economici e alla redistribuzione degli utili. In particolar modo si tratta di un diritto presente nella Costituzione italiana che all’art. 46 riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.
La leva fiscale è "il primo strumento da utilizzare per rilanciare i consumi e l'economia e per far ripartire la contrattazione a livello aziendale". Lo dice il leader della Cisl, Bonanni, a 'La Stampa', sollecitando il taglio delle tasse in vista dell'incontro con il governo con le parti sociali. La crisi, avverte, "è molto pesante, la gente è spaventata per la perdita di posti di lavoro e la chiusura delle aziende". E per questo "servono soluzioni nuove" che siano "credibili". Bonanni plaude a Monti che sentirà "tutti". E invita a valorizzare il patrimonio italiano: "L'industria manifatturiera e i servizi".
Ricordiamo che in questo clima di apparente, sottolineo apparente fiducia del mercato del lavoro ci sono circa 150 tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo economico per circa 180.000 lavoratori coinvolti e oltre 30.000 esuberi: l'autunno - secondo i sindacati che hanno rielaborato dati del ministero - si prepara ad essere molto difficile sul fronte delle crisi industriali, con la situazione più difficile nell'ultimo ventennio. Ci sono poi altre migliaia di posti a rischio in vertenze che non arrivano neanche al ministero dello sviluppo economico come quelle delle piccole aziende tessili.
Oltre alle vertenze gia note come quella del Carbosulcis e dell'Alcoa, ci sono decine di crisi ancora irrisolte, da quelle del settore elettrodomestici (Electrolux, Indesit, Antonio Merloni) a quelle del settore aereo (da Windjet a Meridiana) passando per la produzione nel comparto ferroviario (Ansaldo Breda e Firema), l'Ict e il tessile (alla crisi della Miroglio si è aggiunta quella di Sixty mentre una soluzione si e' trovata per la Golden Lady/Omsa).
Ecco il quadro di alcune delle principali vertenze alle quali si sta cercando di dare una soluzione:
ALCOA: nella multinazionale dell'alluminio lavorano in Italia a Portovesme, sempre in Sardegna, 540 addetti diretti mentre altri 250 circa sono impiegati nell'indotto. Nel complesso l'azienda tra Veneto e Sardegna occupa 900 lavoratori. Nonostante le trattative in corso la multinazionale ha rifiutato una proroga di una settimana dell'avvio della procedura di spegnimento degli impianti che parte oggi mentre la multinazionale Glencore ha confermato l'interesse per lo stabilimento ma si e' presa una settimana di tempo per valutare. Il nuovo appuntamento è fissato per il 5 settembre.
CARBOSULCIS: nella miniera che rischia la chiusura lavorano, spiega la Uilcem Sardegna, 480 minatori mentre altri 150 lavoratori sono impegnati nella manutenzione.Ieri il ministero ha assicurato che la miniera non interromperà l'attività, come paventato, il 31 dicembre e ha annunciato che chiederà al Parlamento una proroga di "sei mesi, massimo un anno" della scadenza prevista dalla legge 99/2009 per il bando di affidamento della relativa concessione.
E' già invece chiusa, sempre in Sardegna, l'EUROALLUMINA (400 dipendenti diretti). Circa il 20% degli operai è impegnato comunque nella manutenzione dell'impianto mentre gli altri sono in cassa integrazione. Il nodo resta quello dei costi energetici.
FINCANTIERI: il gruppo che occupa oltre 9.000 dipendenti ha circa 1.300 esuberi ma i livelli di cassa integrazione straordinaria al momento - spiega il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella - sono piu' che doppi rispetto a questa cifra.
LUCCHINI: in crisi l'acciaieria con la chiusura ad agosto dell'altoforno di Piombino per carenza di ordini. Per i 1.943 lavoratori sono stati adottati contratti di solidarieta' mentre gli enti locali chiedono al ministro dello Sviluppo economico un tavolo nazionale. Nel complesso il Gruppo (presente anche in Puglia e in Friuli Venezia Giulia) occupa 2.800 dipendenti.
MERLONI: la vertenza - segnala la Cgil - è ancora aperta dopo la cessione di tre stabilimenti all'imprenditore della Qs Group con l'impegno di riassumere 700 lavoratori (ma l'azienda ne conta 3.500). Resta problematica anche la situazione dell'ELECTROLUX con 800 esuberi su 7.000 dipendenti (ma 230 sono gia' usciti grazie a esodi incentivati).
Esuberi anche per l'INDESIT dopo l'annuncio della chiusura dello stabilimento di None che produceva lavastoviglie. L'Indesit ha 4.500 dipendenti, i posti a rischio sono 360.
FIAT TERMINI IMERESE: resta ancora incerto il futuro dei circa 1.300 lavoratori dello stabilimento siciliano della Fiat chiuso lo scorso dicembre dopo che e' sfumata l'ipotesi di impegno da parte di Dr Motors. Difficoltà ci sono anche in altri stabilimenti del Gruppo con l'annuncio di cassa integrazione per Pomigliano e Mirafiori. Vivono nell'incertezza anche i lavoratori dell'IRISBUS in cassa integrazione poichè - spiegano alla Cgil - non e' stato ancora raggiunto il 30% da ricollocare in altri stabilimenti del Gruppo per accedere al secondo anno di cigs a zero ore. Il nodo resta la ricerca di un imprenditore che rilevi la produzione.
NATUZZI: l'azienda che occupa 2.700 lavoratori per la produzione di salotti è in crisi e ha chiesto la cassa integrazione per 1.300 dipendenti.
TESSILE: mentre al ministero dello Sviluppo economico approdano le vertenze più significative sul fronte dei numeri (come OMSA, MIROGLIO, ecc) ci sono decine di piccole aziende di conto terzisti che stanno chiudendo con diverse migliaia di lavoratori, soprattutto donne, che perdono il posto.
COSTRUZIONI: la Cisl segnala come uno dei settori piu' in sofferenza sia quello delle costruzioni a causa del blocco degli investimenti pubblici, della crisi e dell'aumento dei costo dei mutui. Per l'occupazione si è registrato un calo del 5,1% tendenziale nel secondo trimestre 2012 con un picco del 10,1% al Sud.
WINDJET: L'azienda che occupa circa 500 lavoratori ha aperto la procedura di mobilità a metà 2012. A giugno è stato firmato un accordo al Ministero del lavoro per 2 anni di cigs a zero ore per tutti i lavoratori.
MERIDIANAFLY: L'azienda - spiegano alla Cgil trasporti - ha aperto la procedura di mobilità a inizio 2012. Da giugno 2012 850 lavoratori sono in cigs per 7 anni (4 + 3). Il personale della compagnia ammonta nel complesso a 2.300 addetti.
TURISMO: In crisi anche diverse aziende del settore. Al ministero dello Sviluppo economico sono aperti tavoli per la VALTUR (3.600 i lavoratori dipendenti del Gruppo) e per l'ALPITOUR (3.500) a dimostrazione del fatto che la crisi non morde solo l'industria.
Etichette:
CISL,
crisi aziendali,
cuneo fiscale,
Elsa Fornero,
Imprese,
Ministero del Lavoro,
modello tedesco,
produttività,
Raffaele Bonanni
sabato 1 settembre 2012
Lavoro e stage aziendali
Gli stage aziendali sono il primo percorso verso il mondo del lavoro. Sono definiti i tirocini formativi e di orientamento.
Lo scopo degli stage aziendali o tirocini è quello di avvicinare domanda e offerta di lavoro mediante l’inserimento dei giovani nel panorama lavorativo al fine di acquisire una conoscenza diretta dello stesso.
Gli stage lavorativi si rivolgono ai giovani che hanno assolto l’obbligo scolastico e a datori di lavoro sia pubblici che privati.
Quando si parla di stage aziendali, si tratta di un periodo che lo stagista trascorre presso un'azienda, dove ha modo di verificare ed applicare le conoscenze acquisite durante il percorso scolastico, sviluppa ed accresce le proprie competenze ed abilità, basandosi sull’esperienza diretta ed attiva, nell’ambito di un concreto ambiente operativo. Lo strumento formativo agevolato deve rispondere all’obiettivo di orientare i tirocinanti sul mercato del lavoro, attraverso il contatto diretto con le aziende, e di conoscere e valutare le capacità, le attitudini e le propensioni lavorative degli utenti, anche per un’eventuale assunzione futura.
I datori di lavoro privati possono prevedere l’inserimento dei giovani attraverso stage lavorativi entro certi limiti:
un tirocinante nel caso di aziende con non più di cinque dipendenti a tempo indeterminato;
non più di due tirocinanti contemporaneamente in aziende con un numero di dipendenti a tempo indeterminato compreso tra sei e diciannove unità;
non più del 10% di tirocinanti in aziende con più di venti dipendenti a tempo indeterminato.
SOGGETTI PROMOTORI
Gli stage aziendali possono essere promossi da parte dei seguenti soggetti.
Agenzie per l'impiego;
Università;
Provveditorati agli studi;
Scuole statali e no statali che rilasciano titoli di studio con valore legale;
Centri di formazione convenzionati (Regione o Provincia);
Comunità terapeutiche e cooperative sociali;
Servizi di inserimento lavorativo per disabili.
I soggetti promotori hanno l'onere di assicurare i giovani che si accingono ad intraprendere la strada degli stage lavorativi contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali presso l'Inail, ed attivare apposita polizza presso una compagnia assicuratrice, oltre che per la responsabilità civile verso i terzi, e su di loro ricade la responsabilità di elaborare il progetto formativo e di orientamento contenente le modalità di attuazione stage aziendali.
I datori di lavoro che ospitano i laureandi, i quali sono in numero maggiore, devono invece favorire l'esperienza dello stagista nell'ambiente di lavoro. Dovrebbero anche garantire la presenza di un tutore come responsabile didattico-organizzativo delle attività. Per le aziende che impiegano giovani provenienti da regioni meridionali è possibile ottenere il rimborso totale o parziale degli oneri finanziari sostenuti per coprire le spese di vitto e alloggio del tirocinante.
Gli stage aziendali non costituiscono un rapporto di lavoro e come tale non dà diritto ad alcuna retribuzione; a chi partecipa agli stage lavorativi, comunque, può essere riconosciuta una borsa di studio - compenso od altri incentivi. Le somme possono essere riconosciute dall’azienda ospitante, a sua discrezione, oppure, se si tratta di stage proposti da Istituti di formazione o Enti pubblici, dagli Istituti stessi o da appositi fondi regionali o europei.
Trattamento previdenziale e fiscale del compenso versato a favore di coloro che collaborano in qualità di stage lavorativi. La borsa di studio o il compenso, eventualmente elargito, possono essere corrisposti con cadenza mensile, oppure al termine dello stage: il pagamento di tali somme può anche essere subordinato al raggiungimento di un periodo minimo prefissato di stage aziendali.
Le somme versate non sono soggette ad alcuna contribuzione previdenziale.
DURATA STAGE LAVORATIVI
La durata massima è collegata alle caratteristiche del giovane, nonché al tipo di studi che lo stesso ha fatto. Il regolamento, a differenza di quanto succede tuttora, prevede anche di prorogare lo stage aziendale.
SPESE PER STAGE AZIENDALI
La normativa sugli stage aziendali prevede la detassazione del reddito per un importo corrispondente alle spese sostenute per stage lavorativi destinati a studenti di corsi d’istruzione secondaria o universitaria, ovvero a diplomati o laureati per i quali non sia trascorso più di un anno dal termine del relativo corso di studi.
In ordine all’individuazione dei soggetti beneficiari ed all’ambito temporale di applicazione dell’agevolazione valgono per:
sotto l’aspetto soggettivo, possono fruire della detassazione per spese relative ai predetti stage aziendali tutti i contribuenti titolari di reddito d’impresa;
sotto il profilo temporale, sono agevolabili le spese sostenute, secondo i criteri contenuti nell’articolo 109 del TUIR, nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 2 ottobre 2003, data di entrata in vigore del decreto n. 269. Rilevano ai fini dell’agevolazione tutti i costi relativi alla formazione dei soggetti sopra richiamati, effettuata attraverso stage aziendali.
L’agevolazione compete per gli stage lavorativi rivolti alle seguenti categorie:
studenti di corsi d’istruzione secondaria o universitaria;
diplomati o laureati per i quali non sia trascorso più di un anno dal termine del relativo corso di studi.
Etichette:
datori di lavoro,
durata,
lavoro,
mercato del lavoro,
mondo del lavoro,
soggetti beneficiari,
spese,
stage aziendali
Lavoro: le professioni più richieste del 2012
Quali saranno i lavori più richiesti in Italia nel 2012 ? E’ facile prevederlo perché in questo periodo in cui aumentano i disoccupati ci sono molte professioni che ancora tirano e che permettono di trovare facilmente uno sbocco lavorativo e stipendi anche molto elevati. Stiamo parlando ad esempio dei montatori di porte e finestre: non si parla di numeri enormi, ma dei 1.500 posti di lavoro ricercati oltre otto su dieci restano senza un addetto. Secondo il rapporto Excelsior, in Italia è stato rilevato un fabbisogno di 1.060 unità: di questi sono di difficile reperimento ben l'86,7%.
Per non parlare dei pavimentatori: dei 470 che servono, il 70,5% non si trova. Oppure dell'aiuto parrucchiere: se ne cercano 1.840, ma quasi un migliaio non si trova. È fin troppo semplice giustificare questi numeri dicendo che nessuno è disposto a fare l'installatore di allarmi, il pavimentatore o il parrucchiere. La verità infatti è un'altra, le imprese non cercano solo persone con elevata specializzazione, non si accontentano più della disponibilità. Ma ricercano persone con un'esperienza professionale alle spalle.
Il rapporto di Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali faceva però, come giusto che sia, anche il punto della situazione in merito alle professioni che, con ogni probabilità, potrebbero cercare di ottenere il maggior successo negli ultimi 6 mesi del 2012 e che dunque, a ben diritto, consideriamo quali vere e proprie professioni del futuro.
In particolar modo, stando a quanto sarebbe possibile appurare dalla lettura del rapporto nei prossimi mesi verranno assunte:
37.370 figure professionali, quali cuochi e camerieri, nel settore della ristorazione
16.040 figure professionali, non qualificate, nel settore dei servizi di pulizia e nel settore dei servizi alla persona
10.630 figure professionali, quali commessi ed altro personale qualificato, nel settore del commercio e della vendita al dettaglio
7.740 figure professionali, quali segretari ed affini, nel settore dei servizi generali
7.080 figure professionali, altamente qualificate, nel settore dell’industria alimentare
3.490 figure professionali, altamente qualificate, nel settore bancario ed assicurativo
Purtroppo però, ci tocca nuovamente ribadirlo, nessuna di queste figure professionali, con la sola esclusione di coloro i quali verranno impiegati nel settore dell’industria alimentare (sebbene solamente una percentuale compresa tra il 2% ed il 4% della categoria potrà considerarsi sistemata a vita), avrà l’opportunità di sottoscrivere un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Nonostante la crisi, la forte disoccupazione che colpisce le fasce giovanili ha toccato livelli da record, una speranza nel mercato del lavoro esiste ancora in Italia. Certo è che le circostanze rendono sempre più difficile trovare un posto di lavoro, specie quello che si desidera o per il quale si è studiato o ci si è specializzati.
Un modo chiaro per individuare quali siano le professioni in cui è presente una domanda considerevole è senza alcun dubbio rivelato analizzando i dati relativi agli annunci di lavoro apparsi sui vari siti online. Una recente indagine ha messo in evidenza quelli apparsi negli ultime mesi su uno dei principali portali dove si trovano domanda ed offerta di lavoro, ossia lavoro.org. A farla da padrone nella speciale classifica delle professioni più richieste sono quelle nel campo commerciale, un ambito assai vasto per il quale sono richieste buone capacita nella vendita dei prodotti.
Sul secondo gradino c'è un settore in costante espansione da anni: quello informatico. Anche in questo caso, il campo dei tipi di offerte è molto vasto. Sono richiesti: programmatori, sistemisti,grafici, web master, consulenti ed altro ancora. In questo caso le proposte sono state pari ad oltre 1.300. Di poco al di sotto,con quasi 1200 offerte di lavoro, si collocano al terzo posto i richiestissimi ingegneri, ovviamente con le più disparate specializzazioni. Si va da quelli meccanici, agli elettronici, ai navali, ambientali, esperti di telecomunicazioni ed altro ancora.
Iscriviti a:
Post (Atom)