sabato 2 marzo 2013

Tasse sul lavoro 2013 calcolo imponibile in busta paga

Per conoscere le contingenze fiscali che girano con la busta paga per chi ha un lavoro dipendente o di collaborazione e’ importante chiarire che il calcolo sull'imponibile fa riferimento alle normative e alla tassazione relativa al reddito da lavoro.

A questo proposito, serve per conoscere quanto percepisce in busta paga un lavoratore con busta paga, conoscendo il suo reddito annuo lordo e la sua situazione familiare.

Vediamo i parametri su cui tale calcolo si fonda, con lo scopo di dare delucidazioni a chi ha intenzione di verificare la sua busta paga, ma anche di tentare di scoprire come cambierebbe il suo stipendio a fronte ad esempio di un aumento della sua retribuzione annua lorda.

Vediamo innanzitutto di dare delle risposte.

Che cosa è imponibile previdenziale?
L'imponibile previdenziale è quell'importo su cui sono calcolati i contributi (soldi pagati sia dal datore di lavoro che dal lavoratore per finanziare l'INPS). Quindi rappresenta la percentuale del reddito lordo a carico del lavoratore che deve essere versata mensilmente agli istituti previdenziali di competenza ossia quella parte del reddito che viene accantonato ogni mese e, assieme ai contributi versati dal nostro datore di lavoro, concorrerà alla formazione della pensione.

L'imponibile previdenziale è dato dalla somma delle voci presenti in busta paga nella colonna competenze. Però pur trovandosi nella colonna competenze, non entrano a far parte dell'imponibile previdenziale, oltre alle voci figurative:
Malattia c/INPS; Maternità c/INPS; Donazione di sangue; Assegno Nucleo Familiare (ANF)
questo perché sono soldi che sono corrisposti direttamente dall'INPS e quindi l'INPS non chiede vi si paghino i contributi.

Che cosa sono i contributi?
I contributi sono dei soldi che vengono versati ogni mese sia dal dipendente che dal datore di lavoro per finanziare l'INPS. I contributi versati dal datore di lavoro NON si vedono in busta paga. I contributi versati dal lavoratore sono indicati in busta paga nella casella “contributi”. Sono calcolati come percentuale dell'imponibile previdenziale: per gli apprendisti questa percentuale è pari al 5,84% (per gli altri lavoratori è il 9,19%, per alcuni il 9,49%).
CONTRIBUTI c/DIPENDENTE= 5,84% x IMPONIBILE PREVIDENZIALE

Che cosa è imponibile fiscale?
L'Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) rappresenta la tassazione cui è soggetto il reddito da lavoro dipendente. Si applica non sull'intero reddito annuo lordo, bensì su una parte di tale reddito, detta imponibile fiscale netto o imponibile fiscale o imponibile Irpef o semplicemente imponibile. E' quella parte di reddito su cui si pagano le tasse.   Quindi possiamo definire l'imponibile fiscale come la grandezza di riferimento per calcolare le imposte,  tasse).

L'Irpef costituisce una percentuale della base imponibile, diversa a seconda di quanto sia l'ammontare di tale base. Si utilizza un sistema a scaglioni, con le seguenti aliquote:
Scaglione (in €)  Aliquota 
fino a 15000  23% 
da 15000,01 a 28000  27% 
da 28000,01 a 55000  38% 
da 55000,01 a 75000  41% 
oltre i 75000  43% 

L'imponibile fiscale si calcola sottraendo dall'imponibile previdenziale i contributi c/dipendente
IMPONIBILE PREVIDENZIALE – CONTRIBUTI c/DIPENDENTE= IMPONIBILE FISCALE

Per calcolare quanto incidono le nostre tasse in busta paga, innanzitutto si deve stabilire a quale fasce appartenga il nostro reddito imponibile, quindi si applica l'aliquota corrispondente solo sulla parte di reddito che rientra interamente in tale fascia, quella cioè che eccede il limite massimo relativo alla fascia immediatamente inferiore. Anche per quest'ultima si ripete lo stesso ragionamento: in caso ci siano ancora altre fasce di reddito inferiore, l'aliquota indicata si applica solo alla quota in essa contenuta, e così via, sino ad arrivare alla prima fascia. Sommando tutti i contributi, uno per fascia, si ottiene la cosiddetta irpef lorda.

Che cosa sono le addizionali Irpef
Sono previste due quote, l'addizionale regionale e l'addizionale comunale, che vanno a sommarsi alla componente principale di Irpef. Mentre quest'ultima è di competenza statale, le due addizionali spettano rispettivamente alla regione e al comune di residenza del lavoratore.

Il datore di lavoro (sostituto d'imposta) tiene conto di tali addizionali all'atto di effettuare le operazioni di conguaglio di fine anno, a valere sulle rate trattenute nell'anno successivo. Volendo esemplificare, la quota di Irpef a favore della regione e del comune calcolata sul reddito del 2012 viene effettivamente pagata nel corso del 2013.

Mentre per detrazione  fiscale si deve intendere la sottrazione di una data quantità di denaro dall'imposta lorda per determinare l'imposta netta effettivamente dovuta. Nel caso dello stipendio, si parla di detrazioni Irpef, nel senso che vanno a sottrarsi all'imposta lorda data dai due contributi di tassazione appena visti (Irpef base + addizionali). In parole semplici, tali detrazioni riducono le tasse che dobbiamo pagare sul reddito.

Vediamo un esempio di come si calcola il reddito complessivo se si possiede un reddito complessivo di euro 20.000 annui, su tale importo vengono trattenuti euro 2.500 per ritenute previdenziali, si ottiene quindi un reddito base di euro 17.500, ulteriormente da questa cifra è possibile detrarre tutta una serie di oneri deducibili (assegni periodici al coniuge, contributi per pensioni integrative ed altri), che si presuppongono per euro 2.500; l’importo che ne deriva pari a euro 15.000 è il reddito imponibile. E’ su tale cifra che si pagano l'Irpef e le addizionali regionali e comunali (se il comune di residenza le ha deliberate). Una volta determinata l’Irpef lorda dovuta in base agli scaglioni e le aliquote progressive si possono effettuare le detrazioni di imposta per carichi di famiglia (figli o moglie), per tipologia di reddito (dipendente, pensione o d’impresa) e per particolari oneri sostenuti (19% delle spese mediche o di premi assicurativi ed altri).

domenica 24 febbraio 2013

Motivazione del personale e l’aspetto retributivo


I lavoratori devono essere motivati per fornire buone prestazioni. Una retribuzione appropriata, oltre a valori immateriali quali le possibilità di formazione e di sviluppo nonché impegni accattivanti, sono fondamentali.
Non esistono regolamentazioni circa gli stipendi minimi nell'ambito dei rapporti di lavoro privati, a meno che non sussista un contratto collettivo di lavoro (CCNL) che lo preveda. Lo stipendio è dunque soprattutto una questione che va negoziata.

Un stipendio corretto dovrebbe almeno:
corrispondere alle prestazioni del collaboratore
considerare gli sforzi richiesti dalla posizione
essere in conformità col mercato
rientrare nell'ambito delle possibilità dell'impresa
rispettare diritto ed etica (ad es. stipendi minimi che assicurino l'esistenza)

Il sistema salariale inoltre dovrebbe essere privo di contraddizioni e apparire corretto.
Mentre molti lavoratori in passato erano suddivisi per classi salariali fisse, oggi vengono impiegate sempre di più fasce salariali individuali. Questo significa che il stipendio iniziale e lo stipendio massimo sono definiti per ciascuna fascia. Lo stipendio viene stabilito individualmente entro queste fasce.

Sempre più datori di lavoro versano inoltre quote salariali variabili e questo non solo ai dirigenti. Una determinata parte del stipendio dipende dunque dal successo dell'impresa, del team o del singolo collaboratore.

Se un datore di lavoro decide di versare i bonus deve prestare particolare attenzione ai seguenti punti:

a quanto ammonta l'importo complessivo da versare?

qual è la base di valutazione? (utile, soddisfazione dei clienti ecc.)

com'è la chiave di distribuzione? (anzianità di servizio, scala gerarchica, sistema a punti ecc.)

cosa comprende il bonus? (denaro contante, azioni ecc.)

Lo stipendio di base deve garantire una retribuzione commisurata agli impegni. A questo si aggiunge l'esperienza con cui si premia il collaboratore o la collaboratrice. La parte relativa alla prestazione viene valutata con la qualifica e una retribuzione corrispondente.

Un'ulteriore parte del stipendio è quella sociale che comprende assegni per i figli, assegni familiari e contributi alle assicurazioni sociali. Infine, vi si possono aggiungere anche gratifiche, provvigioni o prestazioni accessorie al stipendio, i cosiddetti fringe benefits (ad es. ferie gratuite nella casa di vacanza della ditta).

Lo stipendio a tempo è la forma più frequente di retribuzione. Altre forme sono il stipendio a cottimo o il stipendio a premi. Indipendentemente dalla forma scelta, per ogni versamento va sempre allestito un conteggio del stipendio che indichi:
stipendio e eventuali provvigioni (ad es. stipendio mensile, da cui risulta il stipendio lordo)
deduzioni sociali (AVS, AD, cassa pensioni, assicurazione contro gli infortuni non professionali ecc., da cui risulta il stipendio netto)
spese (secondo conteggio o forfait)
assegni (ad es. assegni per figli)
saldo ferie
eventuali prestazioni pro rata (ad es. 13esima mensilità in caso di partenza nel corso dell'anno)
importo da versare e conto

Le spese sono una questione che riguarda il datore di lavoro. Stando alla legge, i lavoratori hanno diritto al rimborso di tutte le spese, al più tardi col versamento del stipendio.

Tuttavia, sussiste una certa libertà d'interpretazione circa cosa si possa definire come spese e cosa no. Le spese di tragitto casa-lavoro e viceversa ad esempio sono a carico del collaboratore, a condizione che non sia stato stabilito diversamente. Se un dipendente deve utilizzare la propria automobile durante il lavoro, ha diritto a un risarcimento, a patto che l'uso dell'automobile privata sia stato discusso prima col datore di lavoro. Il datore di lavoro può anche versare ai lavoratori un importo forfetario per le spese, il quale dovrà coprire mediamente le spese.

I bonus e le gratificazioni si differenziano nel modo seguente: i bonus (e anche la 13ma mensilità) sono componenti salariali stabiliti da un contratto, le gratificazioni invece no. Quindi le imprese devono definire in maniera corretta il tipo di gratificazione al momento di redigere il contratto di lavoro.

Una gratificazione può diventare parte salariale fissa quando l'impresa retribuisce di sua spontanea volontà e senza riserve un importo sempre uguale nel corso di più anni. I tribunali del lavoro considerano questo tipo di retribuzione un "accordo contrattuale tacito" e quindi vincolante.

La valutazione e la motivazione delle risorse umane

Analizzare le tecniche per misurare le performance dei collaboratori, le tecniche di motivazione per migliorarne le prestazioni e i risultati nell’impresa e/o organizzazioni. Questi sono i principali canali di valutazione delle risorse umane.
Analisi della realtà e valutazione nelle organizzazione. Sistemi di valutazione: complessità, problemi, orientamenti. La valutazione delle risorse umane: contesti colturali e qualità del servizio. La valutazione tra sistemi di gestione e pratiche empiriche. La misura della personalità in ambito organizzativo: i big five (emergenza dei big five, definizione dei big five, gli strumenti di misura dei cinque fattori, il NEO-Personality Inventory, Il Big. Five Questionnaire. Strumenti di rilevazione: dall’analisi della posizione alla valutazione del potenziale. L’intervista di valutazione delle prestazioni. Gli Assessment Center.

Si trascorre una buona parte della vita lavorando. Diversi studi e ricerche evidenziano come non sia solo l'aspetto retributivo, per quanto importante, il solo parametro per rendere qualsiasi lavoro piacevole a priori.

Compito del management aziendale dovrebbe essere anche quello di migliorare gli aspetti sociali del lavoro, sempre finalizzato all'incremento della produttività e al raggiungimento degli obiettivi aziendali. Saper dirimere controversie e mediare tra situazioni e necessità diverse, caratteri differenti e differenti sensibilità - spesso causa di attriti che nulla hanno a che vedere con i progetti o il core business - è una delle caratteristiche più apprezzabili, considerate parte integrante della "capacità di gestione" di un'attività imprenditoriale. E più ancora la capacità di creare un ambiente di lavoro piacevole, quale che sia l'accezione che si vuole dare al termine.

In un interessante convegno è emerso che la capacità di gestire e motivare le risorse umane e l'importanza strategica per un'azienda di far emergere quelle competenze che spesso rimangono trascurate rimanendo un patrimonio non utilizzato ancorché sconosciuto. Tra gli interventi espressi da responsabili di HR provenienti da differenti realtà, è emerso come l'orientamento aziendale verso aspetti di "buon governo" non è non differibile, perchè rappresenta quel plus che può fare la differenza rispetto ai competitor.

Il ruolo del management diventa fondamentale in seno al tessuto culturale dell'azienda: quanto un'azienda sia attenta ai bisogni delle proprie risorse fa la differenza in termini di risultati.
Il dilemma emerso nel corso degli interventi è dicotomico: necessità di intervenire in tempi medio lunghi per riconoscere le capacità effettive delle risorse, oppure necessità aziendale di raggiungere standard di produttività coerente con i parametri di redditività propri? In questo senso i contratti a tempo determinato risultano negativi, perchè non consentono di acquisire sufficiente conoscenza delle risorse in organico.

Disporre di più tempo per farsi conoscere grazie ad un contratto a tempo indeterminato può portare a una brillante carriera in seno alla società, con soddisfazione da parte di entrambe le parti.
Per i responsabili di HR, il problema di conoscere, verificare e far crescere queste peculiarità insite in ciascuna risorsa si scontra con l'innegabile necessità di disporre di molto tempo per approfondire tali aspetti, onde poter definire il migliore utilizzo della risorsa per l'azienda stessa, massimizzando i risultati.

Questo si scontra con la realtà quotidiana per cui le competenze sono rigorosamente espresse dai curricula delle persone che interagiscono con l'azienda e che individuano rigidamente il reparto in cui la specifica risorsa verrà inserita. A questo si aggiunge la difficoltà ad accettare che il personale possa essere utilizzato in altri ruoli effettuando una sorta di rotazione che consentirebbe l'emergere di capacità differenti da quelle reimpostate, ad esempio, dalla carriera scolastica.
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