Nell'ambito degli strumenti volti alla creazione di nuove opportunità di lavoro particolare importanza rivestono le agevolazioni concesse al datore di lavoro in caso di assunzione a tempo determinato per sostituzione di lavoratrici o lavoratori in maternità.
Il Ministero del lavoro ha chiarito che il contratto a termine stipulato per la sostituzione di lavoratrici in congedo di maternità può essere rinnovato senza l’intervallo dei 60 o 90 giorni previsto dalla riforma Fornero. Pertanto, in base al chiarimento ministeriale per il rinnovo del contratto sostituzione, il Testo unico sulla maternità prevale sulla normativa relativa al contratto a termine. L’intervallo è il lasso di tempo che deve passare tra la scadenza di un contratto a termine e il rinnovo del rapporto tra le parti attraverso la stipula di un altro contratto, sempre a tempo determinato. Quindi niente intervalli per le sostituzioni per maternità.
In caso di assunzione a tempo determinato (anche con contratto a tempo parziale) per sostituzione di maternità è previsto uno sgravio contributivo - limitatamente alla quota a carico del datore di lavoro - e dei premi assicurativi INAIL del 50%.
Ricordiamo che questo beneficio si applica a favore delle aziende:
con meno di 20 dipendenti che assumono per sostituire lavoratori subordinati in maternità (congedo di maternità o di paternità, congedo parentale e congedo per malattia del figlio). In tal caso l'agevolazione si applica fino al compimento di un anno di età del figlio del lavoratore o della lavoratrice in congedo o, nel caso di minore adottato o in affidamento, per un anno dal suo ingresso nel nucleo familiare;
in cui operano lavoratrici autonome (coltivatrici dirette, mezzadre e colone, artigiane ed esercenti attività commerciali) in astensione dal lavoro per maternità.
È infatti possibile assumere lavoratori a tempo determinato in sostituzione di tali lavoratrici per un periodo massimo di 12 mesi e, comunque, entro il primo anno di vita del bambino o, nel caso di minore adottato o in affidamento, per un anno dal suo ingresso nel nucleo familiare.
Comunque una delle causali più diffuse della stipula dei contratti a termine è quella riguardante la sostituzione di lavoratrici assenti per maternità, assenti da lavoro per il congedo obbligatorio di 5 mesi. Data la frequenza dell’evento maternità per le lavoratrici italiane, molte aziende ricorrono al contratto a termine per ragioni giustificative per assumere a tempo determinato lavoratori in loro sostituzione. Possibilità che è prevista dal Decreto Legislativo n. 368 del 2001.
La riforma del mercato del lavoro ha introdotto importanti novità per i contratti a termine: gli intervalli per il rinnovo del contratto sono stati elevati a 60 e 90 giorni, provocando non pochi problemi ai lavoratori col contratto scaduto ed alle imprese che glielo devono rinnovare. Prima della riforma gli intervalli erano rispettivamente di 20 giorni, per i contratti scaduti fino a 6 mesi, e di 30 giorni per i contratti superiori a 6 mesi. Dal 18 luglio 2012 in poi gli intervalli passano a 60 giorni per i contratti fino a 6 mesi e 90 giorni per i contratti superiori a 6 mesi. Vediamo cosa succede ai contratti a termine per ragioni giustificative.
I contratti a termine per espressa previsione del Decreto Legislativo n. 151 del 2001 possono essere stipulati anche per ragioni sostitutive, che vanno dalla sostituzione per lavoratore destinato ad una trasferta o distaccato, alla sostituzione per inidoneità temporanea al lavoro, dalla sostituzione dei lavoratori per sciopero alla sostituzione più diffusa, ossia quella per l’assenza da lavoro per maternità.
Ed è proprio su quest’ultimo caso che si è reso necessario un chiarimento ministeriale sul rispetto degli intervalli per il rinnovo del contratto a termine. Era importante capire, data la particolarità del contratto, che si esaurisce al rientro della lavoratrice madre, se le società che hanno assunto un lavoratore per ragioni sostitutive possono utilizzare lo stesso lavoratore per ulteriori sostituzioni per maternità, senza rispettare gli intervalli.
In buona sostanza, essendo sorto il contratto per specifiche ragioni giustificative, alla data dell’effettivo rientro della lavoratrice in maternità, il contratto si esaurisce senza possibilità di proroga (che è senza intervalli). Per questa ragione, le parti, datore di lavoro e lavoratore, possono stipulare un nuovo contratto di lavoro liberamente, senza intervalli, riguardando lo stesso ulteriori eventuali ragioni giustificative, come ad esempio la sostituzione di un’altra lavoratrice in congedo di maternità.
domenica 3 marzo 2013
Contratto sostituzione maternità per il 2013
Etichette:
60 o 90 giorni,
agevolazioni,
contratto a termine,
contratto sostituzione maternità,
contratto tempo determinato,
intervallo,
lavoro,
Ministero del Lavoro,
riforma del lavoro Fornero,
rinnovo
sabato 2 marzo 2013
Crisi imprese: boom di protesti e sofferenze
Le piccole imprese italiane sono alle prese con un vero e proprio boom di protesti e sofferenze e almeno una su due non riesce più a pagare gli stipendi ai propri dipendenti ed è costretta a rateizzare o dilazionare i pagamenti, a causa della mancanza di liquidità. A lanciare l'allarme è la Cgia di Mestre, secondo cui, dall'inizio della crisi, i titoli di credito che alla scadenza non hanno trovato copertura sono cresciuti del 12,8%, mentre le sofferenze bancarie delle aziende hanno fatto registrare un'impennata spaventosa: +165%.
Alla fine del 2012 l'ammontare complessivo delle insolvenze ha superato i 95 miliardi di euro.
Nel 2012 la retribuzione lorda per dipendente nelle grandi imprese e il costo del lavoro sono aumentati, nel confronto con l'anno precedente, rispettivamente dell'1,2% e dell'1,1%. Lo rileva l'Istat nel confronto con il 2011. Lo scorso anno, quindi, la crescita dei salari è stata inferiore all'inflazione, pari al 3%.
Nel 2012 l'occupazione nelle grandi imprese, le aziende con almeno 500 lavoratori, scende dello 0,9% su base annua al lordo dei dipendenti in cassa integrazione. L'Istat mette in evidenza che al netto della cig il calo diventa pari all'1,6%. Si tratta di una nuova diminuzione, che si aggiunge e acuisce quella del 2011
Alla fine del 2012 l'ammontare complessivo delle insolvenze ha superato i 95 miliardi di euro.
Nel 2012 la retribuzione lorda per dipendente nelle grandi imprese e il costo del lavoro sono aumentati, nel confronto con l'anno precedente, rispettivamente dell'1,2% e dell'1,1%. Lo rileva l'Istat nel confronto con il 2011. Lo scorso anno, quindi, la crescita dei salari è stata inferiore all'inflazione, pari al 3%.
Nel 2012 l'occupazione nelle grandi imprese, le aziende con almeno 500 lavoratori, scende dello 0,9% su base annua al lordo dei dipendenti in cassa integrazione. L'Istat mette in evidenza che al netto della cig il calo diventa pari all'1,6%. Si tratta di una nuova diminuzione, che si aggiunge e acuisce quella del 2011
Etichette:
Cgia di Mestre,
costo del lavoro,
dipendenti,
Pmi,
retribuzione lorda,
stipendi
Unione Europea sui giovani e il lavoro
L’Unione Europea punta a fornire garanzie lavorative ai giovani. Il consiglio Ue Occupazione e affari sociali ha approvato lo schema di garanzia proposto dalla Commissione europea volto a garantire a tutti i giovani, entro quattro mesi dalla fine della scuola, un'offerta di lavoro, un tirocinio, una formazione o un nuovo percorso educativo. Adesso i Paesi Ue devono "tradurre questo accordo in azioni concrete il più rapidamente possibile" ha sostenuto il presidente della Commissione Ue, Barroso per sollecitare l'istituzione di “team d'azione” a sostegno del lavoro dei giovani e delle PMI. Oltre ai fondi Ue ad hoc, anche gli Stati membri "devono investire i loro soldi" ha precisato il commissario Ue agli Affari sociali, Andor.
Un terzo dei giovani italiani è senza lavoro. Arriva in coincidenza con i dati Istat sulla disoccupazione giovanile. Insieme all'Italia, altri sette paesi destinatari dell'intervento: Spagna, Grecia, Slovacchia, Lituania, Portogallo, Lettonia e Irlanda. Per tutti loro, l'obiettivo della Commissione, è istituire dei team che preparino entro metà aprile dei piani per l'occupazione giovanile e per lo sviluppo delle PMI da inserire nei rispettivi programmi nazionali di riforma.
Il primo passo da compiere, ha spiegato Barroso nella lettera inviata a Monti, consiste nella nomina di una persona di contatto con cui andare a costituire il gruppo di lavoro per l'Italia. I rappresentanti dell'Esecutivo Ue, attesi in visita a Roma nel mese di febbraio, contribuiranno a definire con il team le misure necessarie per migliorare la formazione dei giovani e creare nuovi posti di lavoro, insieme a strumenti a sostegno delle piccole e medie imprese.
Un ruolo strategico, si legge nella lettera, sarà assegnato ai fondi strutturali non ancora spesi, che potranno finanziare progetti di mobilità dei giovani e opportunità di tirocinio e apprendistato presso le PMI. Sempre per le imprese, inoltre, saranno studiate misure per accelerare l'accesso ai finanziamenti comunitari.
Intanto il numero di disoccupati a gennaio sfiora i 3 milioni. Lo ha rilevato l'Istat, precisando che con un aumento di 110 mila unità (+3,8%) su dicembre si è arrivati 2 milioni 999 mila. Su base annua la crescita è di oltre mezzo milione di disoccupati (+22,7%, +554 mila unità)
Nel 2012 il numero dei precari ha toccato i massimi, con 2 milioni e 375.000 contratti a termine e 433.000 collaboratori: si tratta di 2,8 milioni di lavoratori senza posto fisso. Il livello di dipendenti a termine è il più alto dal 1993 e quello dei collaboratori dal 2004, cioè dall'inizio delle serie storiche relative.
La disoccupazione giovanile (15-24 anni) è salita a gennaio al 38,7%, il massimo dall'inizio delle serie storiche dell'Istat sia mensili (gennaio 2004) che trimestrali, ovvero dal quarto trimestre del 1992.
Per l'Istat ad inizio 2013 il numero dei disoccupati ha toccato quasi i 3 milioni, con un aumento, rispetto a dicembre del 3,8% (110 mila unità). Mentre su base annua si registra una crescita del 22,7% (+554 mila unità). Una crescita di disoccupazione, spiega ancora l'Istat, che riguarda sia la componente maschile sia quella femminile.
Un terzo dei giovani italiani è senza lavoro. Arriva in coincidenza con i dati Istat sulla disoccupazione giovanile. Insieme all'Italia, altri sette paesi destinatari dell'intervento: Spagna, Grecia, Slovacchia, Lituania, Portogallo, Lettonia e Irlanda. Per tutti loro, l'obiettivo della Commissione, è istituire dei team che preparino entro metà aprile dei piani per l'occupazione giovanile e per lo sviluppo delle PMI da inserire nei rispettivi programmi nazionali di riforma.
Il primo passo da compiere, ha spiegato Barroso nella lettera inviata a Monti, consiste nella nomina di una persona di contatto con cui andare a costituire il gruppo di lavoro per l'Italia. I rappresentanti dell'Esecutivo Ue, attesi in visita a Roma nel mese di febbraio, contribuiranno a definire con il team le misure necessarie per migliorare la formazione dei giovani e creare nuovi posti di lavoro, insieme a strumenti a sostegno delle piccole e medie imprese.
Un ruolo strategico, si legge nella lettera, sarà assegnato ai fondi strutturali non ancora spesi, che potranno finanziare progetti di mobilità dei giovani e opportunità di tirocinio e apprendistato presso le PMI. Sempre per le imprese, inoltre, saranno studiate misure per accelerare l'accesso ai finanziamenti comunitari.
Intanto il numero di disoccupati a gennaio sfiora i 3 milioni. Lo ha rilevato l'Istat, precisando che con un aumento di 110 mila unità (+3,8%) su dicembre si è arrivati 2 milioni 999 mila. Su base annua la crescita è di oltre mezzo milione di disoccupati (+22,7%, +554 mila unità)
Nel 2012 il numero dei precari ha toccato i massimi, con 2 milioni e 375.000 contratti a termine e 433.000 collaboratori: si tratta di 2,8 milioni di lavoratori senza posto fisso. Il livello di dipendenti a termine è il più alto dal 1993 e quello dei collaboratori dal 2004, cioè dall'inizio delle serie storiche relative.
La disoccupazione giovanile (15-24 anni) è salita a gennaio al 38,7%, il massimo dall'inizio delle serie storiche dell'Istat sia mensili (gennaio 2004) che trimestrali, ovvero dal quarto trimestre del 1992.
Per l'Istat ad inizio 2013 il numero dei disoccupati ha toccato quasi i 3 milioni, con un aumento, rispetto a dicembre del 3,8% (110 mila unità). Mentre su base annua si registra una crescita del 22,7% (+554 mila unità). Una crescita di disoccupazione, spiega ancora l'Istat, che riguarda sia la componente maschile sia quella femminile.
Etichette:
Barroso,
ISTAT,
occupazione giovanile,
Pmi,
Ue Occupazione,
Unione europea
Iscriviti a:
Post (Atom)