venerdì 24 maggio 2013

Governo: per il lavoro un piano per i giovani che partirà con l’estate 2013

Un piano articolato» da presentare entro giugno con «alcune misure a costo zero a breve termine» e altre costose da verificare con le compatibilità di bilancio. Poi «a medio termine» arriverà, aiutati anche dalla ripresa, il progetto per «ridistribuire meglio il lavoro». Così il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, con un’intervista. Obiettivo: riportare la percentuale ”incubo” (quel 38,4% di giovani senza lavoro) a livelli decisamente più accettabili. Farla scendere di almeno 8 punti percentuali, creare circa centomila nuovi posti di lavoro.

Un decreto legge per rivedere la riforma Fornero dell'estate scorsa, restituendo flessibilità ai contratti a termine. E poi la vera fase due per provare a risollevare l'occupazione giovanile puntando prima di tutto sulla staffetta generazionale, il meccanismo che agevola l'uscita dal lavoro degli anziani in cambio dell'ingresso dei giovani e che potrebbe riguardare anche i dipendenti pubblici. Aggiungendo gli incentivi per le imprese che assumono giovani, il credito d'imposta per sostenere le buste paga dei dipendenti a basso reddito, un minimo di flessibilità nell'altra riforma Fornero, quella delle pensioni, e la rivoluzione dei centri dell'impiego che dovrebbero agganciare il meccanismo (e i soldi) dell'Europa per la cosiddetta Youth Guarantee, progetto europeo mirato alla formazione e all'impiego degli under 25.

Il ministro del Lavoro sta approfondendo il suo corposo dossier. Alcuni passaggi sono ancora da valutare, restano molti nodi da sciogliere. Anche perché se alcune misure, poche, sono a costo zero, la maggior parte ha bisogno di una copertura. Per questo il grado di avanzamento di ogni singolo capitolo dipende dalla decisione che l'Unione europea prenderà a breve sulla golden rule, la possibilità di non tener conto degli investimenti pubblici produttivi, come i fondi per l'occupazione, dal calcolo del deficit.

Regole più semplici, per favorire l'ingresso nel mercato del lavoro e migliorare la formazione, sempre con l'obiettivo di aumentare l'occupazione. Su questo tasto insisteranno le imprese.

Il neo ministro ha convocato le parti sociali, Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia, Alleanza delle coop, insieme a sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, per ascoltare le loro riflessioni, prima di intervenire su quella che chiama la «manutenzione» della legge Fornero. Un modo elegante per smarcarsi dall'eredità del suo predecessore, con la volontà comunque di rimediare agli effetti controproducenti che la legge dell'anno scorso ha prodotti sul mercato del lavoro.

Costo zero, è il vincolo immediato per il governo. Prima che si possano sbloccare le risorse europee previste per la Youth Guarantee. Tra le richieste delle imprese, su cui il sindacato non si metterebbe di traverso, ci sono una serie di semplificazioni che non necessitano di risorse: per esempio sui contratti a termine ciò che i rappresentanti di Confindustria diranno domani a Giovannini è di tornare a 10-20 giorni di intervallo per il rinnovo. Intervallo che andrebbe annullato nei casi di contratto a termine per ragioni sostitutive. Vanno agevolate le proroghe, aumentandone il numero o mettendo come unica condizione il sussistere di ragioni oggettive.

Inoltre secondo le imprese andrebbe prevista una libera prorogabilità fino a 18-24 mesi del primo contratto senza indicazione della causale. Dovrebbe anche sussistere una presenza stabile di contratti a termine "acausali" in ogni unità produttiva in un limite percentuale prefissato sulla totalità dei rapporti a tempo indeterminato (ora è al 6%, ma non è realmente utilizzabile), da stabilire nei contratti, anche aziendali. Andrebbe anche chiarito che i contratti aziendali possono disciplinare la materia del lavoro intermittente.

Sull'apprendistato, che andrebbe maggiormente diffuso, bisognerebbe introdurre un patto di prova generalizzato di 6 mesi, prevedere come tutela in caso di licenziamento in corso di apprendistato solo un indennizzo, alleggerire totalmente il carico contributivo (con la Fornero all'1,4), riportandolo a come era prima (cifra fissa e sostanzialmente simbolica). Inoltre dovrebbero essere i contratti a fissare eventuali percentuali di conferma degli apprendisti, magari indicando, in via transitoria per il periodo di crisi, una percentuale molto bassa.

La riforma degli ammortizzatori, Cig in deroga in testa, la conclusione della partita sugli esodati. E i correttivi in chiave flessibilità da apportare al sistema pensionistico per consentire, con un intervento in autunno o al più tardi entro la fine dell'anno, il pensionamento a 62 anni seppure con forti penalizzazioni.

L'obiettivo è di arginare la disoccupazione e favorire l'assunzione dei giovani resta il tema centrale del confronto. Ma soprattutto il nodo ammortizzatori è destinato a fare capolino più volte al tavolo. Con la Cig in deroga che da giugno diventerà maggiormente selettiva in attesa della riforma complessiva. Che, insieme alle misure sulle "pensioni flessibili", sarà agganciata al piano occupazione con un programma di interventi a tappe.

I sindacati torneranno a ribadire che il miliardo appena stanziato dall'esecutivo per la Cig in deroga è insufficiente. Proprio per la concessione della Cassa integrazione dovranno essere individuati criteri maggiormente selettivi già entro un mese (a giugno) con un decreto interministeriale previsto dal decreto legge Imu-Cig varato venerdì scorso dal Governo. E un'opzione sul tavolo è quella di un maggiore coinvolgimento delle Regioni con il ricorso a criteri uniformi a livello territoriale per la concessione degli ammortizzatori a differenza di quanto accade attualmente.

Apprendistato 2013 opportunità di lavoro

Il contratto di apprendistato si configura come la principale tipologia contrattuale per favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Esso, infatti, è rivolto ai giovani tra i 15 e i 29 anni ed è caratterizzato da una finalità formativa. Il datore di lavoro, oltre a versare un corrispettivo per l’attività svolta, è tenuto a formare l'apprendista attraverso un insegnamento di competenze tecnico-professionali e di competenze trasversali.

Con decorrenza dal 1° gennaio 2013, il datore di lavoro, anche per il tramite di un'agenzia di somministrazione di lavoro, può assumere apprendisti nel numero di 2 ogni 3 dipendenti (prima il rapporto numerico era di 1/1). Per i datori di lavoro con meno di 10 dipendenti rimane il rapporto numerico di 1/1 e, pertanto, non si può superare il limite del 100% di assunzioni di apprendisti rispetto alle maestranze specializzate e qualificate.

Eures segnala che sono a disposizione alcune opportunità di lavoro in apprendistato in aziende tedesche.
Per tutti i profili professionali è previsto un periodo di formazione  iniziale (linguistica e pratica) di circa tre mesi e mezzo a partire dal mese di giugno 2013.
L’apprendistato avrà inizio il primo settembre 2013 e durerà tra i 2 e i 3 anni a secondo del lavoro.
Il livello minimo di conoscenza del tedesco per tutte le professioni è A2 e, ad eccezione del ruolo di impiegati d’albergo, è sufficiente la licenza di scuola media inferiore.
Per candidarsi ad una delle posizioni aperte effettuare il login al portale Cliclavoro e poi inserire nell’area di ricerca il nome della vacancy per la quale ci si candida (es: Tecnici dei servizi di ristorazione, cuoco…).

Per informazioni scrivere a  eures@lavoro.gov.it

Le posizioni aperte riguardano:
Tecnici dei servizi di ristorazione: 6 posizioni disponibili.
I tecnici dei servizi di ristorazione apparecchiano e decorano i tavoli, accolgono i clienti, consigliano i piatti e le bevande e prendono le ordinazioni. Inoltre servono i cibi e le bevande, fanno le fatture e incassano il conto.
Si richiedono buone capacità espressive e sicurezza nello scrivere. Necessaria la conoscenza del tedesco (minimo livello A2) e una buona conoscenza dell’inglese.

Cuoco/a: 13 posizioni disponibili.
Impiego nel settore alberghiero ,nella gastronomia, in ristoranti, mense o nel servizio di catering e in ospedali e case di cura.
Si richiedono buone capacità espressive e sicurezza nello scrivere. Necessaria la conoscenza del tedesco (minimo livello A2) e una buona conoscenza dell’inglese.
Impiegato/a d’albergo: 12 posizioni disponibili.
Gli Impiegati/e d'albergo assistono i clienti dalla prenotazione a eventuali reclami e si impegnano a rendere la loro permanenza il più gradevole possibile. Sono necessari orientamento al servizio e capacità e una spiccata capacità di lavorare in team. Sono richieste flessibilità e resistenza durante svariate situazioni nella hall di ricezione, nel ristorante o nell'amministrazione. La conoscenza del tedesco è quindi indispensabile (livello A2) insieme ad una buona conoscenza della lingua inglese.
Livello di istruzione minimo: biennio di scuola superiore.

Personale qualificato in servizi di alloggio e ristorazione: 3 posizioni disponibili.
Il personale qualificato in servizi di alloggio e ristorazione lavora generalmente nei caffè, nei ristoranti e nel catering, in alberghi e ostelli per la gioventù, in case di cura.
È indispensabile l'orientamento ai clienti e al servizio per venire incontro a tutte le esigenze.
La conoscenza del tedesco è quindi indispensabile (livello A2) e la conoscenza di altre lingue straniere rappresenta un titolo preferenziale.

Apprendistato 2013 il rilancio del ministro del Lavoro


Formazione più agile, costi leggeri, minori vincoli sulle stabilizzazioni. E ancora: ridurre la differenza territoriale dei percorsi formativi e rafforzare l'alto apprendistato nell’università.

Sono le mosse per rilanciare l'apprendistato, nel cantiere nuovamente aperto dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che ha annunciato entro giugno una riesame della formula per favorire l'occupazione giovanile. L'appesantimento dei costi determinato dalla riforma Fornero è il primo tema da rivedere nel dossier di interventi proposti dalle imprese, oltre alla necessità di spostare il fulcro della formazione dall'aula all'azienda. Dai sindacati, invece, si sollecita l'attuazione del repertorio nazionale delle qualifiche e il maggior coinvolgimento dei fondi interprofessionali.

Il modello di riferimento è la Germania, dove i posti da apprendista crescono del 12% all'anno e un'impresa su tre fatica a trovare candidati. L'Italia è ancora lontana, ma gli ultimi dati sulle comunicazioni obbligatorie registrano un'inversione di rotta che fa ben sperare: +5,2% per i contratti attivati nel quarto trimestre del 2012 rispetto a quello precedente, che evidenzia, secondo il monitoraggio realizzato dall'Isfol, «la ripresa di un andamento crescente verso livelli simili a quelli del periodo precedente la caduta». E il cantiere dell'apprendistato è di nuovo aperto, visto che il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha dichiarato di voler mettere mano alla formula. Formazione, costi, semplificazione delle regole sono i punti principali nell'agenda di imprese e sindacati per aumentare l'appeal del contratto.

Sul fronte sindacale, se la Cgil sottolinea l'esigenza di completare al più presto il repertorio nazionale delle qualifiche per favorire il riconoscimento dei titoli sul territorio, la Cisl rileva come «sarebbe importante allargare lo sgravio contributivo totale - spiega il segretario confederale Luigi Sbarra -, oggi vigente solo per le aziende sotto i 10 addetti, anche alle aziende più grandi». La Uil evidenzia che l'intervento sull'apprendistato sarebbe da inserire in un disegno armonico di sostegno alle assunzioni, evitando interventi spot. Per il segretario confederale Guglielmo Loy, «sarebbe necessario intervenire sull'apprendistato professionalizzante, allentando i vincoli delle imprese sul versante della formazione. In questo campo – ha aggiungto – potrebbero essere coinvolti i fondi interprofessionali».

L'aggravio dei costi determinato dalla riforma del lavoro è il tema su cui maggiormente insistono le associazioni di categoria. Da Confcommercio sottolineano che «l'attribuzione ai contratti collettivi della disciplina dell'apprendistato, compresa la formazione in azienda, sta facilitando l'utilizzo del contratto professionalizzante costruito sulle esigenze delle imprese. Resta, però, la criticità dell'incremento di costo introdotto dalla legge Fornero per l'Aspi».

Sulla stessa linea Confartigianato: «Dopo la riforma – fa notare il direttore delle relazioni sindacali Riccardo Giovani – per gli apprendisti assunti nell'artigianato si versa il contributo Aspi dell'1,61%, mentre per gli altri lavoratori il contributo è dello 0,70 per cento. Una penalizzazione tanto più grave per il settore dell'artigianato, che impiega un terzo degli apprendisti».

Secondo Confindustria, invece, «per una riforma più incisiva si potrebbe ragionare di un ampliamento del periodo di prova degli apprendisti ed eventualmente della possibilità di dare la tutela obbligatoria/economica durante il periodo di formazione, sulla scorta delle proposte sul contratto unico».

È vero che il contratto di apprendistato ha una valenza formativa, ma la quantità e l'organizzazione del training richiesto sono uno dei temi su cui più si concentrano le critiche degli operatori. Un problema è la disomogeneità dei percorsi tracciati a livello regionale, per cui ci sono Regioni che per l'apprendistato professionalizzante richiedono il numero minimo di 120 ore di formazione esterna all'azienda nel triennio, e altre che arrivano a richiedere oltre 900 ore. Dal mondo produttivo si sollecita, dunque, un allineamento delle regole sul territorio, all'insegna della semplificazione. «Bisognerebbe anche - dice Mario Resca, presidente di Confimprese - riproporzionare le ore di formazione per i contratti part-time e "portare" il maggior numero di ore possibile dalle lezioni in aula al training on the job».

Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, sottolinea infine che «negli studi professionali gli apprendisti possono già ricevere una formazione rilevante. Per incentivare il ricorso all'apprendistato di alta formazione e alleggerire i costi a carico degli studi – suggerisce – sarebbe utile prevedere una riduzione delle ore di formazione esterna, valorizzando quella sul campo».
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