lunedì 17 marzo 2014

Il factoring: cos'è e come funziona per i pagamenti delle imprese




Un modo per scongiurare il ritardo nei tempi di pagamento nel saldo fatture è il Factoring ossia la scelta di esternalizzare la gestione e il recupero crediti con specifici contratti che consentono alle aziende di cedere a terzi i propri crediti, ottenendone – immediatamente o alla scadenza – il valore nominale al netto dei costi di compravendita e gestione: atraverso il contratto di factoring, infatti, le imprese possono cedere i propri crediti ad una società specializzata, e concentrarsi esclusivamente sulla propria attività caratteristica. Il factoring è un contratto con il quale un soggetto (la società di factoring) fornisce ad un'impresa un insieme di servizi che riguardano in modo particolare la gestione e l'amministrazione dei suoi crediti (anche quelli futuri).

La concessione di anticipazioni su tali crediti prima della scadenza. Dunque la società di factoring, dietro pagamento di una commissione, si assume l'onere di riscuotere l'importo dei crediti, e spesso fornisce finanziamenti all'impresa cliente sotto forma di anticipazioni sui crediti non ancora scaduti I vantaggi del factoring- Trasformazione immediata dei crediti non ancora scaduti in risorse liquide.

Miglioramento delle relazioni con la propria clientela Le spese I costi di un'operazione di factoring consistono in una commissione di factoring, espressa in valore percentuale rispetto alla fattura, in un diritto fisso, per ogni credito ceduto, a titolo di rimborso spese (per spese di istruttoria, tenuta conto, postali, etc.) e negli intereressi maturati sulle somme anticipate. Aspetti economici e fiscali- La cessione dei crediti può avvenire con le clausole pro soluto o pro solvendo. Con la prima la società di factoring si assume il rischio di mancato pagamento anche nel caso di insolvenza del debitore; viceversa con la clausola pro solvendo.- Dal punto di vista fiscale, in termini generali,assume rilevanza la perdita che consegue alla cessione del credito fermo restando la verifica del momento in cui la predetta perdite potrà essere considerata deducibile.-Rispetto al fido bancario, dove il credito erogato alla società dipende dalla situazione patrimoniale e dalle garanzie offerte, nel factoring l'entità del credito è proporzionale all'importo dei crediti vantati dall'impresa- Il compenso pagato alla società di factoring, in presenza di determinate condizioni, è sottoposto ad aliquota Iva ordinaria; gli interessi pagati sugli anticipi sono invece e senti. Dovrà essere valutata la deducibilità fiscale degli interessi passivi corrisposti al factor, tenuto conto delle disposizioni fiscali in vigore.

Quindi risorse finanziarie immediate alle imprese in cambio della cessione dei crediti futuri: ecco il factoring, uno strumento finanziario moderno per la gestione professionale dei crediti.

Al fine di garantire valutazioni sempre più precise, l’Assifact (che riunisce il 95% delle aziende di Factoring), ha messo a punto il Dap: base dati con informazioni sensibili (tempi di pagamento, crediti scaduti e contestati) per ottenere uno screening dei debitori, enti pubblici compresi.

Il factoring viene proposto in varie opzioni, da valutare in base alle esigenze dell’impresa:

amministrazione, gestione e incasso dei crediti

anticipo dei crediti prima della loro scadenza

valutazione dell’affidabilità della clientela

garanzia del buon fine delle operazioni

assistenza legale nella fase del recupero dei crediti.

sabato 15 marzo 2014

Piano lavoro: le nuove regole per i contratti a tempo determinato




Con l’entrata in vigore del decreto legge - riporta una nota del ministero del Lavoro - «il datore può sempre instaurare rapporti di lavoro a tempo determinato senza causale, nel limite di durata di trentasei mesi. Viene così superata la precedente disciplina che limitava tale possibilità solo al primo rapporto di lavoro a tempo determinato. La possibilità di prorogare un contratto a termine in corso di svolgimento è sempre ammessa, fino ad un massimo di 8 volte nei trentasei mesi». Resta immutata «quale unica condizione per le proroghe, il fatto che si riferiscano alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato inizialmente stipulato».

Modifiche alla bozza di decreto legge del piano Renzi che semplifica contratti a termine e apprendistato. Il ministero chiarisce che con l'entrata in vigore del decreto legge il datore di lavoro «può sempre instaurare rapporti di lavoro a tempo determinato senza causale, nel limite di durata di trentasei mesi. Viene così superata la precedente disciplina che limitava tale possibilità solo al primo rapporto di lavoro a tempo determinato».

Il ministero ha spiegato che «la possibilità di prorogare un contratto di lavoro a termine in corso di svolgimento è sempre ammessa, fino a un massimo di 8 volte nei trentasei mesi». Unica condizione per le proroghe, «il fatto che si riferiscano alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato inizialmente stipulato». Per i contratti a termine limite del 20% per ogni datore di lavoro, il ministero del Lavoro ha chiarito che nell'introdurre il limite del 20% di contratti a termine che ciascun datore di lavoro può stipulare rispetto al proprio organico complessivo, il decreto fa comunque salvo quanto disposto dall'articolo 10, comma 7, del Dlgs 368/2001, che da un lato lascia alla contrattazione collettiva la possibilità di modificare tale limite quantitativo e, dall'altro, tiene conto delle esigenze connesse alle sostituzioni e alla stagionalità.

Infine, per tenere conto delle realtà imprenditoriali più piccole, è previsto che le imprese che occupano fino a 5 dipendenti possono comunque stipulare un contratto a termine.

I contratti a tempo determinato potranno essere sempre senza causale fino a 36 mesi. Il ministero del Lavoro conferma quanto anticipato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi nella presentazione del Jobs Act. Viene così superata la precedente disciplina che limitava tale possibilità solo al primo rapporto di lavoro a tempo determinato.

Inoltre - sottolinea in una nota il ministero - la possibilità di prorogare un contratto a termine in corso di svolgimento è sempre ammessa, fino ad un massimo di 8 volte nei trentasei mesi". Rimane, "quale unica condizione per le proroghe, il fatto che si riferiscano alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato inizialmente stipulato".


Irpef e detrazioni: ecco come dovrebbe aumentare la busta paga




Taglio lineare dell'Irap con sforbiciata alle aliquote; detrazione Irpef che passa da 1.880 a 2.400 euro e si allarga a tutti i redditi fino a 20mila euro, contro gli 8mila attuali, per modularsi poi in discesa man mano che i redditi salgono e azzerarsi a quota 55mila euro, come accade adesso. All'aumentare del reddito, invece, lo sconto fiscale per i dipendenti si abbassa progressivamente, per annullarsi poi una volta raggiunta la soglia dei 55mila euro di retribuzione lorda annua.

Quindi si potrebbe verificare un aumento delle detrazioni per lavoro dipendente, allo scopo di far scendere l'irpef e far salire gli stipendi. È la soluzione che il governo e i tecnici stanno studiando, per tener fede alla promessa di Matteo Renzi di aumentare i salari netti di circa 80-85 euro al mese, per chi ne guadagna meno di 1.500.

Il percorso più facile per arrivare a questo esito consiste appunto in un aumento delle detrazioni, cioè della somme che ogni anno i contribuenti possono sottrarre dall'importo dell'Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche ) dovuta all'erario. Di detrazioni Irpef nel nostro sistema fiscale ne esistono diverse: ci sono per esempio quelle per i carichi di famiglia, cioè per i coniugi o i figli a carico, quelle per le spese sanitarie e ci sono anche quelle che derivano dalla situazione professionale del contribuente.

In pratica, una volta calcolata l'imposta lorda, i pensionati possono detrarre dall'importo dovuto una cifra fino a 1.783 euro, mentre i lavoratori autonomi beneficiano di uno sconto massimo di 1.100 euro circa. Un po' più fortunati sono invece i lavoratori dipendenti che, con le regole attuali stabilite dal governo Letta, hanno diritto a una detrazione massima di 1.880 euro, riconosciuta a chi guadagna poco più di 8mila euro lordi l'anno.

Per abbassare la tassa Irpef soltanto ai lavoratori dipendenti, basta agire proprio sulle detrazioni a loro identificate, escludendo i pensionati e gli autonomi. Per chi guadagna tra 20mila e 25mila euro lordi all'anno (tra 1.250 e 1.500 netti al mese) la detrazione per lavoro dipendente aumenterebbe (rispetto a quella fissata oggi) di una cifra tra 1.020 e 1.060 euro annui, facendo scendere l'irpef dovuta (e crescere lo stipendio) di circa 80 euro al mese, considerando anche la tredicesima. E' in questa fascia di reddito, compresa appunto tra 20mila e 25mila euro annui, che si concentreranno i benefici maggiori.

Discorso diverso, invece, per i dipendenti che guadagnano meno di 20mila euro all'anno. Se le ipotesi in circolazione saranno confermate, questi lavoratori devono aspettarsi un taglio dell'irpef e un aumento di stipendio minori rispetto a quelli calcolati sopra (o addirittura, in certi casi, non ci sarà nessun aumento). Esempio: chi guadagna meno di 8mila euro lordi annui (poco più di 600 euro netti al mese), già oggi non paga nulla di irpef e dunque non vedrà la busta paga salire neppure di un centesimo per effetto dell'aumento delle detrazioni. Un po' più fortunato è in teoria un lavoratore con una retribuzione lorda di 16mila euro ogni 12 mesi, che corrispondono a poco più di mille euro netti. In questo caso, la manovra del governo farà crescere il reddito di quasi 880 euro all'anno che, sempre tenendo conto anche della tredicesima, corrispondono a un aumento medio superiore a 70 euro al mese.

Se però lo stesso contribuente ha un coniuge e due figli a carico, rischia paradossalmente di rimanere beffato. Oggi, infatti, con le detrazioni per i carichi di famiglia che già esistono, anche questo lavoratore non paga nulla di irpef e riceve uno stipendio netto ben più alto di un suo collega single (1.200 euro circa al mese, contro i mille dell'altro). Dunque, la retribuzione netta del contribuente con i familiari a carico, a differenza di quella del collega single, rimarrà ferma anche dopo la manovra di Renzi.

Per conoscere i dettagli reali della riduzione delle tasse per lavoratori e imprese si dovrà comunque aspettare la stesura del decreto legge che, vista la data fissata da Renzi con gli aumenti delle buste paga di fine maggio, andrà definito e approvato dal Governo entro la fine di marzo 2014.

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