martedì 21 aprile 2015

Lavoro: le professioni più richieste e quelle da evitare nel 2015



I fabbisogni occupazionali cambiano in base alle congiunture economiche. Professioni ora molto ricercate potrebbero non esserlo più nel medio termine. Per questo è importante conoscere le tendenze che regolano l’universo del lavoro. Per studiare i movimenti della domanda e gli sbocchi professionali è possibile consultare, oltre ai rapporti del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, le previsioni dell’Isfol sui fabbisogni occupazionali.

Le prime dieci professioni a maggior crescita occupazionale dovrebbero, secondo i dati Isfol, determinare circa il 70% del totale delle nuove posizioni occupazionali previste per il 2015. Tra queste vi sono lavori a bassa qualifica, come personale addetto ai servizi di igiene e pulizia, professioni a media qualifica come personale di segreteria, esercenti, addetti alla ristorazione, esercenti delle vendite all'ingrosso e personale ad elevata specializzazione come tecnici delle scienze quantitative fisiche e chimiche, tecnici delle attività finanziarie ed assicurative e specialisti in scienze giuridiche.

Mentre le figure professioni più ricercate sono: Key account, Export manager, Area manager con possibilità di fare esperienze internazionali, opportunità di conciliare vita professionale e privata, inaspettata fedeltà all’azienda e driver motivazionali non legati esclusivamente all'aumento di retribuzione. Sono questi, in sintesi, gli elementi che emergono dall'analisi che Page Personnel ha condotto tra 1.600 profili commerciali dei settori industria, servizi, beni di largo consumo, technology, healthcare e edilizia. Per il Sales Barometer 2015 di Page Personnel (l’indagine completa sarà presentata il 23 aprile presso la sede torinese dell’azienda in via Botero 18 a partire dalle 9.00) l’aspetto più importante non è rappresentato dalla retribuzione (basti pensare che più del 60% degli intervistati ha uno stipendio variabile tra 0 e 20%, uno dei più bassi d’Europa), ma dal valore, inteso come reputazione, dell’azienda per cui lavorano e del prodotto che stanno vendendo (64%), dalla possibilità di fare carriera (il 44%) e dall’aumento di responsabilità (23%). Sono molti i candidati (il 75% degli intervistati), inoltre, che hanno fatto o desiderano fare un’esperienza di lavoro all’estero.

Le domande maggiormente richieste sono quattro: Key account, Export manager, Tecnico commerciale ed Area manager. Sono queste le figure più ricercate in questo momento sul mercato del lavoro e in quello piemontese in particolare. E non è un caso che siano tutte in qualche modo legate all’ambito commerciale perché, nonostante la crisi, le aziende non possono fare a meno di vendere. E per farlo hanno bisogno di professionisti qualificati e preparati.

“I professionisti in ambito commerciale  continuano ad avere grandi possibilità di occupazione - spiega Francesca Contardi, amministratore delegato di Page Personnel - perché anche in periodo di crisi le aziende non possono rinunciare a vendere. Secondo le nostre stime, la ricerca di figure commerciali è aumentata, in Italia, del 30% rispetto all’anno precedente. E la crescita si conferma anche a livello europeo, con un + 20% sul 2014: una chiara dimostrazione che il mercato, anche se con molta fatica, inizia a ripartire. La situazione non cambia anche a livello locale: anche sul mercato piemontese, infatti, le opportunità maggiori si trovano in ambito sales. Assistiamo ad un aumento di richieste del 20% di profili commerciali con competenze tecniche”.

Tra le professioni in declino prevalgono le classi professionali con qualifica medio- bassa legate all'industria manifatturiera (lavorazione di metalli, tessile e abbigliamento) e all'agricoltura. In particolare, secondo le previsioni Isfol, le maggiori riduzioni dovrebbero riguardare gli operai addetti a macchine di lavorazioni metalliche e per prodotti minerali e i conduttori di impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli, gli artigiani ed operai specializzati della lavorazione del cuoio, delle pelli e delle calzature ed assimilati.



La proposta di Boeri: reddito minimo garantito per over 55



Il presidente dell’Inps, Tito Boeri «rivendica il diritto a fare proposte» dell’Istituto e torna a sostenere l’ipotesi di un reddito minimo per gli over 55 che perdono il lavoro e sono in una condizione di povertà. La proposta da sottoporre a Governo e Parlamento dovrebbe arrivare a giugno e per ora si sa solo che dovrebbe basarsi su risorse per un miliardo e mezzo di euro l’anno da ricercarsi all'interno della spesa per la protezione sociale. «Non credo che dare loro un trasferimento, che sarà basso - dice Boeri - li esponga al rischio di non mettersi in cerca di un lavoro». Si tratta di persone che «difficilmente trovano un nuovo impiego (solo il 10%)».

Sul salario minimo il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, ha detto che l'associazione è a favore così come è previsto dalla delega (solo per i settori non coperti da contratti) e di non vedere rischi per i contratti collettivi. «Se c'è un'idea per dare un sostegno al reddito a chi non ce l'ha siamo favorevoli, ma servono regole chiare e controlli incisivi. E i controlli in Italia non sempre sono efficaci», ha sottolineato la Panucci, interpellata a margine di un convegno sull'ipotesi su cui sta lavorando il governo di inserire un reddito minimo per i lavoratori over 55 disoccupati. «Il nostro sistema sociale è molto ampio e costoso e bisogna vedere come si realizza il reddito minimo. Tutto cioè andrà a visto nel complesso», ha detto. Il livello del sussidio, inoltre, « deve essere tale da non disincentivare la ricerca del lavoro». Una equazione, la Marcella Panucci, «non semplice da raggiungere». Panucci ha comunque ribadito che nella riforma del modello contrattuale è necessario un rafforzamento tra salario e produttività.

Se imprese e sindacati non riusciranno a riformare in autonomia il modello contrattuale «farà bene il governo a intervenire», ha sottolineato il direttore generale di Confindustria. «Se non riusciremo a fare il nostro dovere di parti sociali in autonomia - ha detto - qualcuno ci riformerà come è successo con le banche popolari. Io preferisco riformarmi da sola».

L'Inps presenterà "a giugno" una proposta per introdurre "un reddito minimo garantito per le persone tra i 55 e 65 anni". Lo ha detto il presidente Tito Boeri. "Non credo che dare loro un trasferimento, che sarà basso - dice - li esponga al rischio di non mettersi in cerca di un lavoro". Si tratta di persone che "difficilmente trovano un nuovo impiego (solo il 10%)".

"Sarei felice se il governo riuscisse a trovare le risorse per finanziare un reddito minimo garantito per tutta la popolazione", puntualizza Boeri, sottolineando che la proposta per gli over 55enni "è complementare". Il professore evidenzia poi che con la crisi "abbiamo avuto una forte crescita di povertà per questa fascia di età". Si tratta di persone che se perdono il lavoro "riescono a trovare un reimpiego solo nel 10% dei casi", indica Boeri.

Allarme povertà, nuova emergenza 55-65enni - E' la povertà "il dato più allarmante" provocato dalla recessione in Italia. Lo sottolinea il presidente dell'Inps, Tito Boeri, spiegando che "il fattore trainante della povertà è la perdita di lavoro" "La povertà in Italia durante questa grande recessione è aumentata di un terzo", spiega Boeri durante un convegno all'Università Bocconi, sottolineando che "ha interessato le fasce più giovani, ma anche le persone tra 55 e 65 anni". E questa "è una nuova emergenza per il Paese che si è aggiunta a quella giovanile".

Crisi è stress test per sistemi protezione sociale - In Italia "la recessione è stata lo stress test per i nostri sistemi di protezione sociale". E' quanto sostiene il presidente dell'Inps, Tito Boeri, a un convegno sulla disoccupazione in Bocconi. "Non è affatto vero che quando ci sono degli shock così pesanti la povertà inevitabilmente debba aumentare", spiega Boeri, evidenziando che "dalla povertà ci si può tutelare con strumenti di protezione sociale, come il reddito minimo". Ma l'Italia "è l'unico paese in Europa a non avere questi strumenti - avverte Boeri -. Anche la Grecia, seppure in via sperimentale si è dotata di uno strumento di questo tipo".

Sì banche a pagamenti 1 mese; ora decreto - Sui pagamenti di tutte le pensioni il primo del mese "abbiamo trovato l'accordo con le banche", adesso, "aspettiamo il decreto del governo che mi auguro venga varato il prima possibile". Lo ha detto il presidente dell'Inps, Tito Boeri, durante un convegno in Bocconi, sottolineando che "è a costo zero per le banche e per lo Stato, mentre c'è un grande vantaggio per i pensionati". "In queste settimane abbiamo trattato con le singole banche" per erogare il primo di ogni mese tutte le pensioni diverse dall'Inps, ha detto Boeri, spiegando che "le banche abbasseranno i costi dei bonifici, in cambio dell'accredito sui conti correnti il primo del mese". "L'operazione deve essere neutra da un punto di vista economico", ha aggiunto il professore, precisando che l'ammontare complessivo delle pensioni diverse dall'Inps, erogate il 10 o il 16 di ogni mese, "è pari a circa 4 miliardi di euro".

Inps ha diritto proporre; non viola democrazia - "Rivendico il diritto di poter fare delle proposte. Non è certamente un modo di violare le regole della democrazia, come qualcuno ha sostenuto". Così il presidente dell'Inps, Tito Boeri,in merito al pacchetto di proposte che - assicura - l'istituto presenterà a "governo e parlamento entro giugno". Per Boeri, "un ente come l'Inps ha conoscenze e competenze che può mettere a servizio del paese. Inoltre abbiamo dati importanti che ci permettono di valutare meglio di altri le politiche fatte sin qui in Italia"

La linea di Boeri però è destinata a scontrarsi contro il muro del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che già lo scorso 15 aprile in Parlamento aveva allontanato l'ipotesi di aumentare le tasse sulle pensioni superiori ai 2 mila euro, anzi in quella occasione Poletti aveva richiamato Boeri a stare al suo posto: "L'Inps è uno strumento importante a supporto dell'azione del governo e del parlamento. Fa elaborazioni interessanti - ha aggiunto Poletti - ma il lavoro comunque compete al governo".

Boeri non ha chiarito quali dovrebbero i requisiti per accedere a questo assegno. Si sta ragionando su tutti coloro che sono in questa fascia di età con un reddito familiare sotto una certa soglia ma è possibile che a fronte della carenza di risorse la platea si restringa a coloro che hanno perso il lavoro (e quindi hanno lavorato e magari hanno esaurito gli altri ammortizzatori sociali compreso l’Aspi) e che si trovano in condizione di povertà. Nel 2014 i disoccupati sopra i 55 anni - secondo i dati Istat - erano 209.000 (230.000 se si guarda all'ultimo trimestre dell’anno) e le risorse annue potrebbero quindi bastare se si ipotizzasse un sussidio di circa 600 euro per 12 mesi e senza accreditare contributi figurativi (come invece avviene per la cassa integrazione e l’Aspi), ipotizzando che la grandissima maggioranza di questi disoccupati abbia un reddito sotto la soglia definita. Le cifre necessarie a un intervento senza paletti oltre a quelli anagrafici e di reddito chiaramente lieviterebbero di molto.


I sindacati esprimono preoccupazione soprattutto per il crollo della cig in deroga. «Il calo del ricorso alla cassa integrazione - afferma la Cgil in una nota - non può essere scambiato come un segnale di miglioramento della situazione produttiva nel nostro Paese. La riduzione del dato ha origine per il 91,2% dal crollo della cassa in deroga e questo si spiega con un’unica ragione: l’esaurimento delle insufficienti risorse rese disponibili dai provvedimenti di legge del 2014, a partire dalla Legge di stabilità».

«Occorre uscire dalla cassa in deroga, che pesa sulla fiscalità generale - sottolinea il segretario confederale Cisl Gigi Petteni - ma prima di restringerne in maniera così forte l’utilizzo, avrebbe dovuto essere realizzata la riforma della cassa integrazione prevista dal Jobs Act, che invece è ancora al palo. Inoltre le risorse già disponibili vanno immediatamente assegnate alle Regioni per consentire il pagamento dei sussidi».




lunedì 20 aprile 2015

Lavorare in una srl e/o fondazione diritti e doveri



Chiunque abbia il compito di gestire un’organizzazione si scontra con la difficoltà di rispondere ad una molteplicità di adempimenti amministrativi e fiscali previsti da una normativa che, negli ultimi anni, si è notevolmente arricchita, oltre a presentarsi particolarmente complessa da un punto di vista strettamente tecnico.

I requisiti per l’acquisizione della qualifica di fondazione sono sostanzialmente tre:

Requisito soggettivo: E’ un’organizzazione privata senza fine di lucro, dotata di personalità giuridica, che nasce con lo scopo di patrocinare attività sociali, religiose, educative e, più in generale, attività volte al benessere di una comunità.

Requisito oggettivo: A differenza delle associazioni, per le quali è necessario che partecipino alla costituzione due o più soggetti, una Fondazione può essere istituita anche da una sola persona. In essa, infatti, l’elemento principale è quello patrimoniale con la subordinazione di quello personale. La fase costitutiva, nella quale il fondatore devolve e vincola i propri beni per il perseguimento di uno scopo di pubblica utilità, mantiene una netta separazione dalla fase gestionale, nella quale gli amministratori destinano il patrimonio vincolato alla realizzazione dello scopo definito. La carenza dell’aspetto personale si concretizza, anche, nella probabile assenza di una base assembleare e nell’assegnazione dei compiti di governo ad un solo organo (consiglio di amministrazione), formato da una o più persone designate dal fondatore o da terzi delegati. In relazione a ciò le fondazioni possono definirsi autogovernate, ma mancanti della caratteristica della democraticità.

Requisito statutario: I documenti devono dichiarare scopo sociale, entità del patrimonio e relativo vincolo di destinazione. Le fondazioni devono essere riconosciute, a livello centrale, dal Ministero cui compete la materia di riferimento, dalla Regione di appartenenza o dal Ministero dell’Interno nel caso di fondazioni socio-assistenziali. Le Fondazioni possono essere operative o di erogazione: le prime organizzano e gestiscono direttamente i propri programmi. Le seconde erogano finanziamenti, sostenendo persone, enti o progetti.

Le norme inerenti la costituzione di una società a responsabilità limitata sono dettate dall'articolo 2463 del codice civile: chiariamo i dubbi punto per punto.

Con l'assunzione della qualità di socio sorgono una serie di situazioni giuridiche attive e passive che attengono tanto alla natura organizzativa-corporativa, quanto all'aspetto patrimoniale della società.

In relazione al primo aspetto viene in rilievo innanzitutto l'obbligo di effettuare ed eseguire i conferimenti promessi in sede di stipulazione al fine di dotare la società dei mezzi necessari per la realizzazione dei fini previsti.

Un'obbligazione negativa è prevista dall'art. 2256 cod. civ. , ai sensi del quale ciascun socio, senza il consenso degli altri soci, non può servirsi delle cose appartenenti al patrimonio sociale per fini estranei a quelli della società.

A fronte di queste situazioni soggettive di natura passiva al socio fanno capo naturalmente anche diritti, tradizionalmente distinti in diritti aventi natura amministrativa e diritti patrimoniali.

In particolare spicca tra i primi il diritto di esprimere la propria volontà nello svolgimento della vita sociale tutte le volte che ciò sia richiesto dalla legge o dal contratto sociale. Quando il socio rivesta anche la qualifica di amministratore gli spetterà il potere di porre in essere gli atti di gestione secondo le modalità previste nel contratto sociale. Quando invece il socio non prenda parte all'amministrazione della società è comunque titolare di un diritto di controllo dell'attività gestionale (art. 2261 cod. civ. ).

I diritti di natura patrimoniale consistono nel diritto agli utili (art. 2262 cod. civ. ), nel diritto di ottenere la liquidazione della quota in caso di scioglimento del rapporto sociale, tanto che esso sia limitato al socio, quanto nell'ipotesi in cui riguardi l'intera società.

La S.r.l. tradizionale ha regole diverse dalle nuove Srl semplificate e può essere costituita con contratto o atto unilaterale. L’atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico e quindi, necessariamente, con l’intervento di un notaio.

Alla base della costituzione vi è quindi un contratto stipulato tra più persone o enti, chiamati soci. Esistono, inoltre, società con un solo socio (definite unipersonali) per le quali è sufficiente redigere un atto unilaterale. I costi minimi per la costituzione di una Srl partono da circa 2mila euro, tra consulenze e notaio. Il capitale sociale necessario per la costituzione della società non può essere inferiore a 10mila euro senza tetto massimo (ma per le Srl con capitale sociale da 120.000 euro serve la nomina del collegio sindacale). Solitamente le quote di partecipazione dei soci sono proporzionali ai conferimenti.

Il capitale sociale deve essere interamente sottoscritto e devono essere effettuati i conferimenti previsti. Con il termine sottoscrizione si intende acquisire il diritto di averne la quota parte sottoscritta e il dovere di versare i conferimenti nei tempi e nei modi previsti. Alla sottoscrizione dell’atto costitutivo, dovrà essere versato presso una banca almeno il 25% dei conferimenti in denaro e l’intero sovrapprezzo o, nel caso di costituzione con atto unilaterale, il loro intero ammontare come disposto dall’articolo 2464 del codice civile. Per i conferimenti diversi dal denaro è necessaria espressa previsione nell’atto costitutivo. Il versamento iniziale può essere sostituito dalla stipula di una polizza assicurativa o fideiussione bancaria. Qualora un socio non esegua il conferimento nei termini prescritti, gli amministratori lo diffidano ad eseguirlo entro trenta giorni, decorso tale termine la quota del socio moroso può essere venduta agli altri soci. In mancanza di acquirenti, questi viene escluso e il capitale sociale ridotto.

Diritto di recesso
Il diritto di recesso di un socio può essere esercitato in ogni momento con un preavviso di almeno 180 giorni. Il socio che recede ha il diritto di ottenere il rimborso della propria partecipazione in relazione al patrimonio sociale determinato, tenendo conto del valore di mercato al momento della dichiarazione di recesso. In caso di disaccordo dei soci, la determinazione è compiuta tramite relazione giurata di un esperto nominato dal tribunale.

I lavoratori dipendenti hanno dei doveri che discendono direttamente dal Codice Civile e, per i dipendenti pubblici da ulteriori fonti legislative.

Diligenza. Dovere di prestare la propria opera ispirandosi al generale dovere della diligenza. L'obbligo della diligenza non coincide con il dovere di osservare le disposizioni date dal datore di lavoro, di modo che esso non possa ritenersi violato laddove tali disposizioni non siano state impartite o comunque non risultino violate. L'obbligo, invece, impone al lavoratore di eseguire la prestazione indipendentemente dalle direttive impartite dal datore di lavoro, secondo le mansioni proprie e dai profili professionali che le definiscono.

La fedeltà.  L'obbligo di fedeltà prevede tre obblighi particolari:
la non concorrenza
la segretezza
il divieto di utilizzare notizie in modo pregiudizievole all'impresa o all'Ente.

L'obbligo di fedeltà persiste anche durante i congedi di sospensione del rapporto di lavoro: malattia, ferie, permessi ecc.

Inoltre per i Dipendenti Pubblici l'art. 98 Costituzione sancisce che i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.

Dovere di imparzialità. Il pubblico impiegato ha il dovere di imparzialità (art. 97 Costituzione.); a tale dovere è da ricondurre la norma che impone di trattare gli affari secondo l'ordine cronologico.

Dovere di esclusività. Dovere di esclusività è sancito dall'art. 98 Costituzione,  secondo cui i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.

Le Leggi regolamentano i casi in cui il lavoratore può svolgere un'altra attività, sia in una amministrazione pubblica diversa da quella a cui appartiene, che presso terzi privati, purché non vi sia incompatibilità o conflitto d'interessi.



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