Il presidente dell’Inps, Tito Boeri «rivendica il diritto a fare proposte» dell’Istituto e torna a sostenere l’ipotesi di un reddito minimo per gli over 55 che perdono il lavoro e sono in una condizione di povertà. La proposta da sottoporre a Governo e Parlamento dovrebbe arrivare a giugno e per ora si sa solo che dovrebbe basarsi su risorse per un miliardo e mezzo di euro l’anno da ricercarsi all'interno della spesa per la protezione sociale. «Non credo che dare loro un trasferimento, che sarà basso - dice Boeri - li esponga al rischio di non mettersi in cerca di un lavoro». Si tratta di persone che «difficilmente trovano un nuovo impiego (solo il 10%)».
Sul salario minimo il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, ha detto che l'associazione è a favore così come è previsto dalla delega (solo per i settori non coperti da contratti) e di non vedere rischi per i contratti collettivi. «Se c'è un'idea per dare un sostegno al reddito a chi non ce l'ha siamo favorevoli, ma servono regole chiare e controlli incisivi. E i controlli in Italia non sempre sono efficaci», ha sottolineato la Panucci, interpellata a margine di un convegno sull'ipotesi su cui sta lavorando il governo di inserire un reddito minimo per i lavoratori over 55 disoccupati. «Il nostro sistema sociale è molto ampio e costoso e bisogna vedere come si realizza il reddito minimo. Tutto cioè andrà a visto nel complesso», ha detto. Il livello del sussidio, inoltre, « deve essere tale da non disincentivare la ricerca del lavoro». Una equazione, la Marcella Panucci, «non semplice da raggiungere». Panucci ha comunque ribadito che nella riforma del modello contrattuale è necessario un rafforzamento tra salario e produttività.
Se imprese e sindacati non riusciranno a riformare in autonomia il modello contrattuale «farà bene il governo a intervenire», ha sottolineato il direttore generale di Confindustria. «Se non riusciremo a fare il nostro dovere di parti sociali in autonomia - ha detto - qualcuno ci riformerà come è successo con le banche popolari. Io preferisco riformarmi da sola».
L'Inps presenterà "a giugno" una proposta per introdurre "un reddito minimo garantito per le persone tra i 55 e 65 anni". Lo ha detto il presidente Tito Boeri. "Non credo che dare loro un trasferimento, che sarà basso - dice - li esponga al rischio di non mettersi in cerca di un lavoro". Si tratta di persone che "difficilmente trovano un nuovo impiego (solo il 10%)".
"Sarei felice se il governo riuscisse a trovare le risorse per finanziare un reddito minimo garantito per tutta la popolazione", puntualizza Boeri, sottolineando che la proposta per gli over 55enni "è complementare". Il professore evidenzia poi che con la crisi "abbiamo avuto una forte crescita di povertà per questa fascia di età". Si tratta di persone che se perdono il lavoro "riescono a trovare un reimpiego solo nel 10% dei casi", indica Boeri.
Allarme povertà, nuova emergenza 55-65enni - E' la povertà "il dato più allarmante" provocato dalla recessione in Italia. Lo sottolinea il presidente dell'Inps, Tito Boeri, spiegando che "il fattore trainante della povertà è la perdita di lavoro" "La povertà in Italia durante questa grande recessione è aumentata di un terzo", spiega Boeri durante un convegno all'Università Bocconi, sottolineando che "ha interessato le fasce più giovani, ma anche le persone tra 55 e 65 anni". E questa "è una nuova emergenza per il Paese che si è aggiunta a quella giovanile".
Crisi è stress test per sistemi protezione sociale - In Italia "la recessione è stata lo stress test per i nostri sistemi di protezione sociale". E' quanto sostiene il presidente dell'Inps, Tito Boeri, a un convegno sulla disoccupazione in Bocconi. "Non è affatto vero che quando ci sono degli shock così pesanti la povertà inevitabilmente debba aumentare", spiega Boeri, evidenziando che "dalla povertà ci si può tutelare con strumenti di protezione sociale, come il reddito minimo". Ma l'Italia "è l'unico paese in Europa a non avere questi strumenti - avverte Boeri -. Anche la Grecia, seppure in via sperimentale si è dotata di uno strumento di questo tipo".
Sì banche a pagamenti 1 mese; ora decreto - Sui pagamenti di tutte le pensioni il primo del mese "abbiamo trovato l'accordo con le banche", adesso, "aspettiamo il decreto del governo che mi auguro venga varato il prima possibile". Lo ha detto il presidente dell'Inps, Tito Boeri, durante un convegno in Bocconi, sottolineando che "è a costo zero per le banche e per lo Stato, mentre c'è un grande vantaggio per i pensionati". "In queste settimane abbiamo trattato con le singole banche" per erogare il primo di ogni mese tutte le pensioni diverse dall'Inps, ha detto Boeri, spiegando che "le banche abbasseranno i costi dei bonifici, in cambio dell'accredito sui conti correnti il primo del mese". "L'operazione deve essere neutra da un punto di vista economico", ha aggiunto il professore, precisando che l'ammontare complessivo delle pensioni diverse dall'Inps, erogate il 10 o il 16 di ogni mese, "è pari a circa 4 miliardi di euro".
Inps ha diritto proporre; non viola democrazia - "Rivendico il diritto di poter fare delle proposte. Non è certamente un modo di violare le regole della democrazia, come qualcuno ha sostenuto". Così il presidente dell'Inps, Tito Boeri,in merito al pacchetto di proposte che - assicura - l'istituto presenterà a "governo e parlamento entro giugno". Per Boeri, "un ente come l'Inps ha conoscenze e competenze che può mettere a servizio del paese. Inoltre abbiamo dati importanti che ci permettono di valutare meglio di altri le politiche fatte sin qui in Italia"
La linea di Boeri però è destinata a scontrarsi contro il muro del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che già lo scorso 15 aprile in Parlamento aveva allontanato l'ipotesi di aumentare le tasse sulle pensioni superiori ai 2 mila euro, anzi in quella occasione Poletti aveva richiamato Boeri a stare al suo posto: "L'Inps è uno strumento importante a supporto dell'azione del governo e del parlamento. Fa elaborazioni interessanti - ha aggiunto Poletti - ma il lavoro comunque compete al governo".
Boeri non ha chiarito quali dovrebbero i requisiti per accedere a questo assegno. Si sta ragionando su tutti coloro che sono in questa fascia di età con un reddito familiare sotto una certa soglia ma è possibile che a fronte della carenza di risorse la platea si restringa a coloro che hanno perso il lavoro (e quindi hanno lavorato e magari hanno esaurito gli altri ammortizzatori sociali compreso l’Aspi) e che si trovano in condizione di povertà. Nel 2014 i disoccupati sopra i 55 anni - secondo i dati Istat - erano 209.000 (230.000 se si guarda all'ultimo trimestre dell’anno) e le risorse annue potrebbero quindi bastare se si ipotizzasse un sussidio di circa 600 euro per 12 mesi e senza accreditare contributi figurativi (come invece avviene per la cassa integrazione e l’Aspi), ipotizzando che la grandissima maggioranza di questi disoccupati abbia un reddito sotto la soglia definita. Le cifre necessarie a un intervento senza paletti oltre a quelli anagrafici e di reddito chiaramente lieviterebbero di molto.
I sindacati esprimono preoccupazione soprattutto per il crollo della cig in deroga. «Il calo del ricorso alla cassa integrazione - afferma la Cgil in una nota - non può essere scambiato come un segnale di miglioramento della situazione produttiva nel nostro Paese. La riduzione del dato ha origine per il 91,2% dal crollo della cassa in deroga e questo si spiega con un’unica ragione: l’esaurimento delle insufficienti risorse rese disponibili dai provvedimenti di legge del 2014, a partire dalla Legge di stabilità».
«Occorre uscire dalla cassa in deroga, che pesa sulla fiscalità generale - sottolinea il segretario confederale Cisl Gigi Petteni - ma prima di restringerne in maniera così forte l’utilizzo, avrebbe dovuto essere realizzata la riforma della cassa integrazione prevista dal Jobs Act, che invece è ancora al palo. Inoltre le risorse già disponibili vanno immediatamente assegnate alle Regioni per consentire il pagamento dei sussidi».