sabato 13 settembre 2014

Ferie solidali a favore dei genitori in difficoltà



L'idea è semplice e a costo zero per lo Stato: permettere ai dipendenti pubblici e privati di cedere, compatibilmente con il diritto ai riposi settimanali e alle ferie annuali retribuite, «tutti o parte dei giorni di riposo aggiuntivi spettanti in base al contratto collettivo nazionale in favore del lavoratore genitore di figlio minore che necessita di presenza fisica e cure costanti per le particolari condizioni di salute».

"Ferie solidali” ovvero la possibilità di cedere parte delle proprie ferie a colleghi con figli minori malati. Il testo dell'emendamento prevede il "riconoscimento, compatibilmente con il diritto ai riposi settimanali e alle ferie annuali retribuite, della possibilità di cessione fra lavoratori dipendenti dello stesso datore di lavoro di tutti o parte dei giorni di riposo aggiuntivi spettanti in base al contratto collettivo nazionale in favore del lavoratore genitore di figlio minore con necessità di presenza fisica e cure costanti per le particolari condizioni di salute".

"Una bella pagina di condivisione, un'opportunità di solidarietà per i lavoratori - dicono gli autori della proposta. Ora lavoriamo per tutelare anche i lavoratori malati gravi che oggi, a causa delle loro condizioni di salute, rischiano di perdere il lavoro. In Francia l'esperienza della cessione delle ferie ha dato ottimi risultati. Siamo sicuri che nelle fabbriche e nelle aziende i nostri lavoratori non mancheranno di mostrare, con gesti concreti, la propria vicinanza ai colleghi con figli malati".

Quindi il collega potrà cedere i giorni di riposo in più (eccedenti quelle previste dal contratto nazionale) al collega - mamma o papà - che ha un figlio minore che "necessita di presenza fisica e cure costanti per le particolari condizioni di salute".

La norma è ispirata alla Legge Mathis, approvata a maggio dal Senato francese dopo la morte di un bambino malato di tumore, Mathis Germain, il cui padre ha ottenuto in dono dai colleghi giorni di permesso retribuito per potergli stare vicino fino alla fine. A maggio un caso simile, come raccontato da Il Tirreno, si è verificato in Toscana,nell’azienda di trasporto pubblico delle province di Pisa, Livorno e Lucca Ctt Nord.

Le giornate potranno per esempio essere cedute al genitore con un figlio affetto da grave patologia o handicap, si legge nel testo dell’emendamento. La norma vale per dipendenti pubblici e privati.


venerdì 12 settembre 2014

Alitalia iniziano i tagli del personale



Prima “vittoria” di Etihad sui dipendenti italiani di Alitalia, infatti ce l’ha fatta dove altri hanno non sono riusciti. Sono 400 i dipendenti ex Alitalia che hanno aderito finora all’incentivo di circa diecimila euro lordi per andarsene volontariamente in mobilità. Effettivamente è una procedura volontaria, molti la chiamano mobilità incentivata, contributo all’esodo, tanto per non chiamarla procedura di licenziamento.

I tagli del personale di Alitalia sono cominciati, per adesso con la procedura volontaria (ammesso che sia l’aggettivo giusto in questi casi) e con un incentivo economico: «A oggi sono 400 i dipendenti di Alitalia che hanno scelto di aderire alla mobilità» ha detto l’amministratore delegato della compagnia, Gabriele Del Torchio. Per ognuno di questi lavoratori c’è un compenso di diecimila euro lordi; i vertici dell’Alitalia sperano che altri accettino questa soluzione, c’è tempo fino al 19 settembre 2014.

La stessa proposta era stata fatta ai tempi della nuova Alitalia nel 2008, ma allora l’alzata di scudi del sindacato e dei dipendenti hanno boicottato quello che doveva essere un contributo al risanamento della compagnia di bandiera. A quel tempo ne hanno fatte di cotte e di crude mobilitandosi come mai visto prima e il risultato si è visto dopo appena cinque anni: il fallimento del sindacato, dell’Alitalia e della politica corporativistica italiana.

In pratica, a noi italiani servono gli stranieri per metterla in quel posto anche al sindacato. Vedi Marchionne, per esempio, lui che è "canadese".

Comunque sia, diecimila euro lordi significano poco più di seimila euro netti, gran poco per chi guadagnava la stessa cifra in un mese, quindi il motivo è un altro: la mobilità. Infatti, chi accetta di uscire con l’incentivo viene immediatamente iscritto nelle liste di mobilità dove si percepisce denaro fino a un massimo di cinque anni (dipende dalle fasce d’età) senza fare nulla, se non lavorare in nero come è successo a quei piloti Alitalia in cassa integrazione nel 2008.

Giusto tutto, comprensibile anche quello, la mobilità è un diritto sociale, fa parte del Welfare che piace tanto alla sinistra e che a destra non hanno mai avuto il coraggio di riformare seriamente. Solo che all’Alitalia i dipendenti non avevano mai versato il contributo per la mobilità o la cassa integrazione prima del 2008, quindi a pagare sarà sempre e solo il fondo INPS alimentato da altri (industria in testa) per anni e anni risultando, così, il fondo più abusato di tutti i tempi. E, visto che non basta mai, lo Stato deve sempre metterci una pezza, costando sempre più a noi, sempre più poveri e sempre più governati industrialmente da stranieri.

Ricordiamo inoltre che il personale Alitalia si vedrà ridurre lo stipendio da un minimo di 85 euro al mese per i lavoratori di terra fino ad oltre 1.300 euro per i comandanti più anziani e dirigenti. Hostess e steward si vedranno togliere dalla busta paga circa 300 euro al mese. Sono questi i termini dell'accordo sui risparmi dei costi del personale, siglato ieri da Filt Cgil e Fit Cisl, mentre la Ugl che si erano rifiutate di siglare l'intesa ha cambiato idea in giornata e ha aderito all'accordo. Resta fuori la Uil. "L'Ugl, previa la richiesta di alcune garanzie anche giuste, sta firmando", ha ancticipato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi uscendo dal ministero dopo l'incontro con il sindacato. L'adesione della Uil porterà al 65% l'adesione dei lavoratori. Permane la frattura, inevce sugli esuberi, in questo caso da parte della Cgil.

Quanto all'accordo, il contributo è progressivo in base alle varie fasce di reddito e non è previsto per retribuzioni sotto i 20 mila euro annui. La compagnia aerea si aspetta risparmi per una trentina di milioni dalle misure adottate, che sono una delle condizioni per procedere al matrimonio con Etihad.

In base al contributo di solidarietà il trattamento economico collettivo subirà una riduzione percentuale progressiva variabile a seconda dell'entità della retribuzione complessivamente percepita su base annua con questa modulazione: fino a 30 mila euro lordi il 4% di riduzione; da 30.001 a 40.000 riduzione dell'8%; da 40.001 a 45.000 taglio del 10%; da 45.001 a 60.000 riduzione dell'11,5%; da 60.001 a 100.000 riduzione del 15%; oltre i 100.000 riduzione del 17%. Ancora sulla base dell'intesa, al personale navigante non verrà corrisposta la tredicesima mensilità a dicembre.

La maggior parte del personale di terra di Alitalia (che comprende impiegati, tecnici e addetti) percepisce retribuzioni inferiori ai 20 mila euro ed è quindi salvo dai tagli. C'è poi una buona fetta di dipendenti di terra che guadagna intorno ai 30 mila euro con punte massime di 40 mila euro: per tutti loro la riduzione si aggirerà intorno agli 85 fino ad un massimo 228 euro mensili. Gli assistenti di volo, che hanno retribuzioni tra i 40-45 mila euro lordi annui, vedranno ridursi lo stipendio di circa 300-345 euro. Per i piloti, con retribuzioni tra i 45 e i 100 mila euro, il contributo oscillerà tra 400 e 1.100 euro. Infine, per i comandanti più anziani e i dirigenti che percepiscono oltre 100 mila euro annui, il contributo partirà da circa 1.300 euro.


martedì 9 settembre 2014

Il congedo non retribuito per malattia del bambino




Il padre o la madre, in alternativa, hanno diritto art. 47 Dlgs 151/2001:

nei primi 3 anni di vita del bambino, a congedi per malattia dello stesso, senza limiti di tempo , anche se la malattia non è in fase acuta;

dai 4 agli 8 anni di età del bambino, a 5 giorni lavorativi all'anno , per ciascun genitore, per un totale massimo di 10 giorni non fruibili contemporaneamente.

Lo stato della malattia deve essere documentato, con certificato medico specialista del SSN o convenzionato.

In entrambi i casi:

non sono previste visite di controllo;

i congedi non sono retribuiti;

è possibile chiedere l'anticipo del trattamento di fine rapporto (TFR);

I periodi di assenza per malattia del bambino di età compresa tra il terzo e l'ottavo anno saranno coperti da contribuzione figurativa ( punto 8 , circ. n. 15/2001 )

I criteri di determinazione del valore figurativo si applicano ai periodi di astensione per malattia del bambino successivamente al terzo anno di età e fino al compimento dell'ottavo anno (art. 15, comma 2, della legge 1204/1971, come sostituito dall' art. 3 della legge n. 53/2000 ).

Quando si verifica l’evento della malattia del figlio, i genitori lavoratori possono usufruire di giornate di congedo, alternativamente. Si tratta di permessi non retribuiti, ma di assenze giustificate e senza limiti fino ai 3 anni di età del bambino. Il diritto spetta anche in caso di adozione o affidamento. Necessaria la presentazione del certificato medico e di un’autocertificazione. Vediamo tutti gli aspetti, anche relativi alla scelta rispetto al congedo parentale. Tra le cause di sospensione del rapporto di lavoro consentite dalla legge c’è l’assenza dal lavoro per la malattia del proprio figlio. Si tratta di permessi non retribuiti che consentono ad entrambi i genitori, anche adottivi o affidatari, di poter svolgere la propria essenziale funzione familiare nei confronti del proprio bambino, nel momento del bisogno come uno stato di malattia, senza che l’assenza possa essere ritenuta ingiustificata.

Il congedo per malattia del bambino è previsto dall’art. 47 del Decreto Legislativo n. 151 del 2001, ossia il Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e di sostegno della maternità e della paternità. Il testo prevede che “in caso di malattia del bambino i genitori naturali hanno diritto ad astenersi dal lavoro alternativamente”:

Per tutta la durata della malattia del bambino, senza limiti per i figli fino a 3 anni di età;
Per 5 giorni lavorativi all’anno per ciascun genitore, per i figli dai 3 agli 8 anni di età.
Permessi non retribuiti, nel settore pubblico sì. Come accennato già, i permessi per malattia del figlio sono concessi fino all’ottavo anno di età del bambino, rappresentano assenze giustificate, ma non sono retribuiti, salvo migliori condizioni previste dai contratti collettivi. Nel settore pubblico i congedi per la malattia del figlio sono retribuiti.

Sono considerate utili ai fini dell’anzianità di servizio (gli scatti di anzianità ad esempio). Sono esclusi invece ai fini della maturazione della tredicesima mensilità ed ai fini della maturazione delle ferie retribuite, lo stabilisce l’art. 48 del Decreto.

Relativamente alla copertura previdenziale, i permessi per la malattia del bambino fino a 3 anni di età sono accreditati come contributi figurativi per intero, mentre quelli fruiti successivamente, cioè dai 4 agli 8 anni di età del figlio danno diritto ad una copertura contributiva ridotta.

Diritto di assenza autonomo per ogni genitore. Il diritto spetta ad entrambi i genitori, che siano lavoratori con un rapporto di lavoro dipendente. Anzi, ciascun lavoratore detiene un proprio diritto, che autonomo rispetto a quello dell’altro. Il congedo per malattia del bambino, anche adottato o affidato, infatti spetta al genitore richiedente anche qualora l’altro genitore non ne abbia diritto e non trovano applicazione, nel caso della malattia del figlio, le disposizioni sul controllo della malattia del lavoratore (attestazione medica, eventuale visita di controllo, ecc).

I lavoratori dipendenti non hanno solo questa tipologia di assenza giustificata, e non retribuita, come fruibile nel caso di malattia del proprio figlio. Esiste un altro tipo di permessi e cioè l’ex astensione facoltativa, o congedo parentale. Viene riconosciuta, anche in questo caso, fino agli 8 anni del bambino.

Il vantaggio del congedo parentale  è che in caso di astensione facoltativa viene riconosciuto, per le assenze richieste per i bambini fino ai 3 anni di età, il diritto alla retribuzione nella misura del 30% attraverso l’indennità per congedo parentale erogata dall’Inps per il tramite del datore di lavoro. E alcuni CCNL possono prevedere anche l’integrazione a carico del datore di lavoro (nel settore pubblico ricordiamo che il congedo per malattia del bambino è retribuito).

In realtà il diritto alla percezione dell’indennità nel congedo parentale può essere riconosciuta anche dai 4 agli 8 anni, a condizione che il reddito individuale del lavoratore richiedente non superi le 2,5 volte la misura del trattamento minimo di pensione (attualmente nel 2012 il reddito da non superare è pari a 15.612,22 euro). Per maggiori informazioni vediamo il trattamento minimo e il congedo parentale.

Le possibilità di scelta tra congedo parentale e permessi per malattia del bambino. Quindi il lavoratore ha una doppia possibilità di scelta per assentarsi dal lavoro in caso di malattia del bambino: richiedere un congedo parentale o un permesso per malattia del bambino, uno retribuito (fino ai tre anni, o anche dopo se in possesso di un reddito idoneo al requisito) e l’altro no.

Nel caso di congedo per malattia del bambino dopo i tre anni di età, l’opzione per il congedo parentale diventa utile se si ha ancora diritto all’indennità da parte dell’Inps, sempre per reddito individuale inferiore a 2,5 volte il trattamento minimo di pensione dell’anno. I genitori quindi dovranno fare una scelta, anche economica, su quale congedo richiedere, tenendo conto anche delle giornate e dei mesi consentiti dalla legge per entrambi i permessi fruibili.

Infatti, per quanto riguarda le assenze giustificate fruibili, ricordiamo solo ed esclusivamente durante il verificarsi dell’evento della malattia del bambino, la madre ha la possibilità di astensione facoltativa per congedo parentale fino a 6 mesi nei primi 8 anni del bambino, il padre invece fino a 7 mesi sempre negli 8 anni di età. Cumulativamente il congedo parentale può essere richiesto da entrambi i genitori per 10 mesi complessivi negli 8 anni. Di questi mesi, fino ai tre anni del bambino, l’Inps eroga l’indennità per un massimo di 6 mesi per entrambi i genitori. Questo per tutti i  lavoratori. Se si ha il reddito idoneo, si ha diritto all’indennità fino ai 10 mesi totali negli 8 anni.

Oltre a queste assenze giustificate, e volendo retribuite, i genitori hanno anche la libertà di assenza, giustificata ma non retribuita, tramite il congedo per malattia del bambino fino ai tre anni di età di cui stiamo parlando in questo approfondimento, e poi dai 4 anni agli 8 anni, 5 giorni lavorativi all’anno per ciascun genitore, quindi utilizzando i permessi per malattia del bambino oltre i tre anni.

Quindi nei primi tre anni del bambino, i genitori possono utilizzare i 6 mesi retribuiti per entrambi i genitori anche nel caso di malattia del bambino e poi c’è la libertà, ma non retribuita, di assentarsi per la malattia del figlio. Dai 4 anni di età e fino agli 8 anni, si possono utilizzare il residuo individuale (6 o 7 mesi) e cumulato (10 mesi per entrambi) del congedo parentale, soprattutto se si ha diritto all’indennità dell’Inps, e poi utilizzare i 5 giorni lavorativi all’anno, per ciascun genitore, del congedo per malattia del bambino.

Ovviamente è  il Ministero del lavoro (in una nota del 2006) che consente la facoltà di scelta per i genitori tra il congedo parentale e il congedo per malattia del bambino, stabilendo che il titolo di assenza dal lavoro può essere modificato su domanda del genitore interessato, ma nel caso di assenza per malattia del bambino caso bisogna rispettare le condizioni per la fruizione che a questo punto dettagliamo.

Prima di tutto bisogna chiarire il concetto di malattia, evento che dà diritto al congedo per malattia del bambino. Il Ministero del lavoro fornisce indicazioni in tal senso: per malattia del bambino deve intendersi la modificazione peggiorativa dello stato di salute e più precisamente una qualsivoglia alterazione anatomica e funzionale dell’organismo, anche localizzata, perciò non impegnativa delle condizioni organiche generali. A tale valutazione provvederà il medico specialista del Servizio sanitario nazionale.

Il lavoratore per poter fruire del congedo per malattia del figlio deve presentare al datore di lavoro il certificato di malattia rilasciato appunto dal medico specialista del Servizio sanitario nazionale o medico con esso convenzionato.

Il genitore che si assenta non è tenuto a rispettare le fasce di reperibilità, destinate al controllo dello stato di salute del genitore e non della malattia del figlio che pure ha dato motivo all’astensione da lavoro, la legge non pone alcuna condizione relativa alla gravità o la acutezza della malattia del figlio del lavoratore.

Il lavoratore e la lavoratrice, entrambi dipendenti, hanno diritto ai permessi per malattia del bambino ma non contemporaneamente. Cioè uno dei due genitori può chiedere il congedo ma non entrambi per gli stessi giorni. Questo non limita però il diritto al padre di assentarsi dal lavoro usufruendo del congedo per la cura della malattia dei figli durante lo stesso periodo in cui la madre sta fruendo di un periodo di congedo parentale. La condizione d’alternatività dei genitori nella fruizione dei congedi di cura dei figli, se entrambi lavoratori dipendenti, vale anche nel caso in cui si ammalano due figli contemporaneamente.


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