sabato 25 febbraio 2012

Lavoro: lavorare con la partita Iva

A volte lo chiamano lavoro dipendente travestito, o meglio è un lavoro da dipendente, ma con la clausola, patto, tra Datore di lavoro e collaboratore, il quale deve avere la “propria” partita IVA spesso sono false partite IVA ed è un uso di questo sistema da parte delle imprese per utilizzare il lavoro subordinato sotto mentite spoglie.

Infatti sono tornati ad essere sempre più numerosi i giovani e non solo giovani che per riuscire a lavorare sono “costretti” ad aprire una partita IVA pur facendo un lavoro fondamentalmente da dipendente subordinato, anche se non regolato allo stesso modo dal punto di vista fiscale e contributivo.
Particolari datori di lavoro consigliano sempre più spesso questo tipo di rapporto lavorativo proprio per ovviare alle spese contributive che graverebbero troppo sull’azienda. Oggi senza dubbio è preferbilre e più facile e meno oneroso far lavorare con la partita IVA piuttosto che con un contrato di lavoro a progetto . Chi è costretto a lavorare con queste condizioni deve far fronte da solo ai contributi e alle tasse che il lavoro con la partita IVA comporta, dimezzando il proprio guadagno annuale.

Il lavoro con partita IVA è una particolare forma di gestione retributiva e fiscale riservata ai lavoratori autonomi, come ad esempio liberi professionisti, i consulenti e determinati collaboratori.

Chi lavora con la partita IVA di solito è un libero professionista che offre comunque una prestazione di lavoro come libero professionista. Anche se si dovrebbe intendere che il soggetto collabori come esterno per una funzione specifica e invece purtroppo nella realtà dei fatti si tratta di persone occupate alla stregua di lavoratori dipendenti ma prive delle stesse garanzie. In questo caso l’aspetto persecutorio è ancora più evidente e per il datore di lavoro significa raggirare in pieno le norme in materia di tributi e tutela del lavoratore.
Le aziende spingono affinché i nuovi assunti (nuovi collaboratori) aprano la partita IVA: questi figurano come consulenti esterni anche se di fatto devono sottostare ad obblighi quotidiani tipici del lavoro subordinato. E chiaramente vengono meno tutti i vantaggi della libera professione, come la possibilità di avere più committenti.

Comunque per aprire la partita IVA ci si deve rivolgere all'Ufficio delle Entrate competente per territorio. Il
lavoratore può scegliere tra diversi regimi contabili: dal più semplice, quello forfettario, adatto a chi inizia un’attività e presume un volume d’affari molto basso, al più complesso, di contabilità ordinaria, e deve essere assistito nella gestione della contabilità da un consulente per le incombenze richieste dalla legge. I lavoratori con questo tipo di contratto, eccetto i liberi professionisti iscritti agli Albi professionali, devono iscriversi alla Gestione Separata Inps e versare ogni mese una quota di contributi previdenziali, proporzionale al proprio fatturato, e devono anche essere assicurati all’Inail. L’iscrizione alla Gestione Separata da diritto ad alcune prestazioni erogate dall’Inps, come: l'indennità di maternità; l'indennità di malattia solo in caso di ricovero ospedaliero; l'assegno per il nucleo familiare.

L'apertura della partita IVA comporta delle spese di gestione, che consistono nella consulenza di un commercialista. In compenso, è possibile risparmiare l'IVA su tutti gli acquisti legati all’attività che si svolge, deducendola dall'IVA da versare.
Tutte le spese vanno regolarmente documentate con una fattura. Titoli d'acquisto non intestati, cioè anonimi, come gli scontrini fiscali o i biglietti del treno, non sono validi. Le spese deducibili si dividono in tre categorie:
spese interamente deducibili, tipo cancelleria, libri per l’aggiornamento professionale, energia elettrica; riscaldamento e acqua dell’ufficio o del laboratorio, compensi pagati a terzi;
spese deducibili in parte, come gli omaggi per i clienti; i costi per la partecipazione ai convegni, i pedaggi autostradali, le ricariche del cellulare;
spese per beni strumentali, che sono quelli utilizzati in continuazione, nel corso dell’attività professionale le quali vanno detratte suddividendole in quote nel corso di diversi anni.
Il calcolo della fattura dipende dal regime previdenziale cui è soggetto il professionista (Gestione Separata, Cassa di previdenza).

L'IVA ricevuta dal libero professionista va versata al fisco ogni trimestre, tramite il modello F24, dopo aver dedotto l'IVA di eventuali acquisti effettuati. La scadenza è di solito il 15 del 2 mese successivo a quello del trimestre (es: per il 1 trimestre, il 15 aprile).

Comunque l’opportunità di aprire la partita IVA deve essere legata anche a fattori soggettivi, quali la consapevolezza di maggiori responsabilità e adempimenti per il lavoratore, la necessità di capacità di autogestione. In altri termini il lavoratore autonomo assume la consapevolezza del rischio dell’impresa che per gli altri lavoratori dipendenti è assunto dal datore di lavoro. Tra i fattori oggettivi, assume particolare rilevanza il numero di committenti e, quindi, il reale grado di autonomia del libero professionista.
Se, infatti, si è titolari di partita IVA, ma si lavora per un unico committente, svolgendo l’attività presso la propria struttura, utilizzando gli strumenti dell’impresa, se insomma la condizione lavorativa assomiglia molto di più a quella dei lavoratori dipendenti o parasubordinati, non sarà facile per il lavoratore con partita IVA sfruttare una delle poche opportunità offerte dal proprio status lavorativo, e cioè la possibilità di detrarre e dedurre le spese inerenti l’attività (che in questo caso sono sostenute e scaricate dal committente stesso); e nemmeno gli sarà possibile diversificare il pur minimo rischio d’impresa che accompagna il lavoratore autonomo (in quanto se l’unico committente recede dal contratto, il lavoratore si trova senza ulteriori possibilità di produrre un reddito).
Se invece si ha, o si progetta di avere, più committenti, oppure si intende investire sulla promozione dell'attività, la partita IVA può essere utile sia dal punto di vista del riconoscimento della propria professionalità e autonomia, che rispetto alla semplicità nell’attivazione di nuovi rapporti commerciali.

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