Il Fisco potrà controllare anche i conti corrente dei dipendenti in caso di scostamenti e movimentazioni fra la Dichiarazione dei redditi e le indagini bancarie effettuate, ad esempio, all’interno delle procedure del Redditometro. A renderlo chiaro è la Corte di Cassazione con la sentenza 3 aprile n. 8047. Oltre che sulle imprese, gli accertamenti verranno svolti anche per questi lavoratori non autonomi, dunque dipendenti, quando ci si trovi di fronte ad evidenti anomalie.
Conti correnti senza segreti per il Fisco. Dal 24 giugno 2013 parte la nuova anagrafe dei conti: le banche e gli altri operatori finanziari potranno inviare all'amministrazione i dati e le movimentazioni bancarie di ciascun correntista. Adesso a piena applicazione la disposizione del Dl 201/2011 che ha imposto a tutti gli intermediari (banche, Sim, poste e così via) di informare l’Agenzia delle Entrate dei saldi dare-avere risultanti all'inizio e al termine di ciascun esercizio. L'esatta portata delle informazioni da comunicare è stata resa nota solo con il provvedimento del 25 marzo 2013.
E’un quadro dettagliato di tutti i rapporti tra contribuente (persona fisica o giuridica) e intermediari finanziari. Una tessera si è così aggiunta alle molte informazioni a disposizioni del Fisco per verificare (o ricostruire) il reddito di ciascun contribuente in modo da risalire, con scarso margine di errore, al stile di vita e comparare se quanto dichiarato sia compatibile con le spese e gli incassi emersi.
Nel provvedimento del 25 marzo è presunto che si dovranno definire i criteri con cui le Entrate provvederanno all'elaborazione di specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione. E da quanto si deduce, sembra che solo eventuali anomalie che emergeranno dalla comunicazione dei saldi bancari potranno indurre il Fisco a controllare un determinato soggetto. Salvo ripensamenti, queste nuove informazioni potranno essere utilizzate per accertamenti di tipo sintetico in capo ai contribuenti, i quali, opportunamente, potrebbero adottare strategie di difesa con largo anticipo rispetto al l'eventuale contestazione.
Si può ipotizzare l'uso che dei dati potrà essere fatto, è attendibile che le movimentazioni bancarie in uscita permetteranno di ricostruire le spese effettuate dal contribuente. Rientrano tra queste i pagamenti con bancomat, gli addebiti diretti in conto, gli utilizzi delle carte di credito o i prelevamenti in contanti.
Potranno confermare il beneficiario dei pagamenti effettuati ovvero il soggetto che ha erogato denaro relativamente ai versamenti. Se il contribuente può disporre di prestiti o donazioni di denaro da terzi privati (parenti o conoscenti) è necessario che i trasferimenti siano effettuati con sistemi tracciabili (assegni o bonifici) evitando il denaro contante. Medesime considerazioni, valgono per i versamenti relativi a stipendi, affitti ovvero redditi di vario genere. Nel limite del possibile, vanno evitate le movimentazioni extra-conto. Si pensi ad esempio al cambio assegno, il cui denaro ricevuto è versato successivamente sul conto corrente.
Purtroppo, mancando un collegamento diretto tra le movimentazioni extra-conto e il versamento effettuato, c'è il pericolo che l'Agenzia delle Entrate possa valutare duplicata l'entrata. Questi accorgimenti, potranno agevolare l'eventuale successiva fase di contraddittorio o difesa, quando, cioè, il contribuente è chiamato a fornire chiarimenti. Lì si dovranno produrre quante più prove possibili al fine di confermare che il reddito dichiarato sia coerente con il denaro attuale e per eventuali differenze esistano precise e comprovate spiegazioni.
Quindi al fine di stanare contribuenti rei di evasione fiscale, il fisco può infatti imputare a reddito imponibile i movimenti rilevati sui conti del contribuente anche nel caso in cui non si tratti di un lavoratore autonomo. La sentenza n. 8047 del 3 aprile 2013 estende a tutti, indipendentemente dall'attività professionale svolta, il dovere di giustificare i versamenti bancari che non compaiono nella dichiarazione dei redditi e quindi dimostrare che non si devono applicare prelievi fiscali.
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