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venerdì 1 luglio 2016

Prestiti agevolati a professioniste, autonome e imprese femminili



Il nuovo protocollo dell' Abi, mira a rendere più agevole il finanziamento all'imprenditoria femminile, offrendo condizioni particolarmente vantaggiose rispetto alle classiche modalità di finanziamento.

E' stato recentemente firmato dall' Abi ( associazione bancaria italiana) un nuovo protocollo per rendere più agevole un finanziamento verso l' imprenditoria femminile. Tale documento  ha lo scopo principale di valorizzare il lavoro per le donne, dando una importante possibilità di accesso ad appositi finanziamenti con tassi più agevolati rispetto alle classiche condizioni presenti sul mercato.

Fino al 2017 lavoratrici autonome, libere professioniste e imprese femminili possono utilizzare le agevolazioni per l’accesso al credito previste dal Protocollo ABI per la crescita delle imprese a prevalente partecipazione femminile, scaduto il 31 dicembre 2015 ma prorogato a dicembre 2017.

I prestiti agevolati sono erogati dalle banche aderenti all'accordo. Ogni istituto mette a disposizione delle imprese femminili e delle lavoratrici autonome uno specifico tetto finanziario, destinato alla concessione di finanziamenti, a condizioni competitive, ai base ai seguenti programmi:

Il Protocollo prevede che ciascuna delle banche aderenti - vedi elenco - metta a disposizione delle imprese femminili e delle lavoratrici autonome uno specifico plafond finanziario, destinato alla concessione di finanziamenti, a condizioni competitive, lungo le seguenti tre linee direttrici:

“Investiamo nelle donne” – finanziamenti finalizzati a realizzare nuovi investimenti, materiali o immateriali, per lo sviluppo dell’attività di impresa ovvero della libera professione

“Donne in start-up” – finanziamenti finalizzati a favorire la costituzione di nuove imprese a prevalente partecipazione femminile ovvero l’avvio della libera professione;

“Donne in ripresa” – finanziamenti finalizzati a favorire la ripresa delle Pmi e delle lavoratrici autonome che, per effetto della crisi, attraversano una momentanea situazione di difficoltà.

Tali finanziamenti potranno beneficiare della garanzia della Sezione speciale del Fondo di garanzia in favore delle imprese a prevalente partecipazione femminile o delle eventuali garanzie, pubblico o private, che le banche riterranno utile acquisire.

Il Protocollo prevede, inoltre, la possibilità che il rimborso del capitale dei finanziamenti erogati possa essere sospeso, una sola volta nell'intero periodo dell’ammortamento del finanziamento bancario e per un periodo fino a 12 mesi, nei seguenti casi:

maternità dell’imprenditrice o della lavoratrice autonoma;

grave malattia dell’imprenditrice o della lavoratrice autonoma, ovvero del suo coniuge, o convivente, o dei figli anche adottivi;

malattia invalidante di un genitore o di un parente o affini entro il terzo grado conviventi dell’imprenditrice o della lavoratrice autonoma.

Il protocollo d' intesa per i finanziamenti verso una nuova imprenditoria femminile è stato stipulato tra l' Associazione Bancaria Italiana ( Abi) e dodici banche italiane, per agevolare maggiormente il percorso di un prestito alle donne appartenenti alle categorie di liberi professionisti o alle piccole e medie imprese. Tali finanziamenti agevolati, potranno essere attivati in tutti i settori economici e per ogni attività d'impresa, purché dietro ci sia una donna.

Nello specifico, sono stati erogati circa 450 milioni di euro a favore della nuova imprenditoria femminile, che potranno essere utilizzati per sostenere dei nuovi investimenti, per avviare delle start- up o anche per ottenere un po' di liquidità, viste le crescenti difficoltà operativa per le imprese in questo difficile momento di crisi economica.

Per verificare se si rientra nei requisiti di accesso ai finanziamenti alla nuova imprenditoria femminile,  è necessario recarsi in una delle banche aderenti al suddetto protocollo con l' Abi, per richiedere tutte le informazioni relativi ai suddetti finanziamenti e soprattutto sulle condizione economiche previste ( tra cui ad esempio un tasso di interesse agevolato).

E' possibile inoltre consultare tutta la documentazione sul relativo sito dell' associazione bancaria italiana, al seguente indirizzo www.abi.it. Nella sezione imprese, è presente una voce specifica sull' imprenditoria femminile, con il documento firmato dalla stessa Abi e le dodici banche italiane il 10 giugno 2014, dal nome "  Protocollo d' intesa per l' imprenditoria  femminile e lavoro autonomo".

Sarà possibile consultare anche il documento sulle banche aderenti al protocollo con l'Abi, tra cui ricordiamo, essere presenti il gruppo Banca popolare di Milano, Unipol banca,  cassa di risparmio di Parma e Piacenza,  Banca di credito popolare, ed eventuali comunicazioni o documenti inerenti allo stesso protocollo.

A favore infine della nuova imprenditoria femminile, sono stati promossi degli interessanti benefici nella " sezione speciale del fondo di garanzia delle PMI" che prevede per le sole imprese  con una prevalente partecipazione di donne, di poter sospendere il rimborso di un capitale per un finanziamento ottenuto, in caso di maternità, per una grave malattia sia della stessa donna imprenditrice e sia di un suo familiare o per una malattia invalidante di un genitore ( o di parenti entro il terzo grado) che vivono con la donna imprenditrice.

Il finanziamento è garantito della Sezione speciale del Fondo di garanzia per le PMI in favore delle imprese a prevalente partecipazione femminile, o dalle eventuali garanzie pubbliche o private che le banche riterranno utile acquisire.

La sospensione rate (rimborso del capitale) può avvenire una sola volta e per un massimo di 12 mesi, in una serie di specifici casi: maternità, grave malattia dell’imprenditrice o lavoratrice autonoma ovvero del suo coniuge, convivente o figli anche adottivi, malattia invalidante di un genitore o parente o affine entro il terzo grado convivente con l’imprenditrice o lavoratrice autonoma.

Ecco l’elenco delle banche aderenti riportate dall'ABI:

Gruppo Intesa Sanpaolo 600 milioni di euro

Gruppo Banca Popolare di Milano 300 milioni di euro

Gruppo Ubi Banca 300 milioni di euro

Banco Popolare 100 milioni di euro

Banca delle Marche  20 milioni di euro

Cassa di Risparmio Parma e Piacenza 15 milioni di euro

Banca Popolare dell’Emilia Romagna 15 milioni di euro

Banca Carim 10 milioni di euro

BCC di Avetrana 10 milioni di euro

Unipol Banca 10 milioni di euro

Credito Valtellinese 10 milioni di euro

Banca Popolare di Friuladria 8 milioni di euro

Cassa di Risparmio di San Miniato  5 milioni di euro

Banca di Piacenza 5 milioni di euro

Banca Malatestiana 5 milioni di euro

Cassa di Risparmio della Spezia 5 milioni di euro

Cassa di Risparmio di Cesena  5 milioni di euro

Banca di Credito Popolare 5 milioni di euro

Credito Cooperativo Ravennate e Imolese 5 milioni di euro

Banca Popolare di Bari 5 milioni di euro

Gruppo Bancario Cassa di Risparmio di Ravenna 5 milioni di euro

BCC di Sangiovanni Rotondo 3 milioni di euro

BCC delle Prealpi 2,5 milioni di euro

Banca di Cesena 2 milioni di euro

Banca Tercas 2 milioni di euro

Cassa di Risparmio di Orvieto 2 milioni di euro

Banca Caripe 1 milione di euro

Banca Valdichiana Credito Cooperativo Tosco Umbro 500 mila euro

Banca Area Pratese Credito Cooperativo 500 mila euro



domenica 29 dicembre 2013

Pensioni da gennaio 2014 cosa cambia: donne, sistema contributivo e requisiti



Età pensionabile: 66 anni e 3 mesi per lavoratori dipendenti e autonomi e per lavoratrici del settore pubblico, 63 anni e 9 mesi per lavoratrici del settore privato; 64 anni e 9 mesi per lavoratrici autonome. In merito alla pensione anticipata, per le persone in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, sono richiesti 42 anni e 6 mesi di anzianità contributiva per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne.


Dal 1 gennaio per la vecchiaia serviranno fino a 64 anni e 9 mesi. Con le vecchie regole l’assegno sarà calcolato con il contributivo, ovvero per i lavoratori privi di anzianità contributiva al 1° gennaio 1996 e per i lavoratori che esercitano la facoltà di opzione al sistema di calcolo contributivo. Dal 1995 gli assegni si misurano sulla base dei contributi versati: ciò significa che al momento della pensione la dote accumulata da ogni lavoratore si trasforma in rendita mensile applicando un coefficiente che tiene conto dell’età e delle aspettative di vita. La determinazione dell’importo della pensione con il sistema contributivo si basa dunque sul montante contributivo individuale costituito dagli accantonamenti dei contributi annuali ai quali sarà applicato il coefficiente di trasformazione. In pratica, per ogni anno di lavoro viene accantonata una somma determinata applicando l’aliquota di computo sul reddito imponibile corrispondente al 33% per i lavoratori dipendenti, 20% per gli autonomi, mentre per gli iscritti alla gestione separata sarà determinato anno per anno.

La pensione di vecchiaia delle donne si allontana sempre di più.  Da gennaio 2014 le lavoratrici dipendenti del settore privato potranno andare in pensione di vecchiaia solo dopo aver compiuto i 63 anni e 9 mesi, 18 mesi in più' rispetto ai requisiti previsti per il 2013 (62 anni e tre mesi). Dal 2014 scattano infatti i nuovi requisiti per il pensionamento di vecchiaia delle donne previsti dalla riforma Fornero che porteranno gradualmente alla parificazione delle eta' di vecchiaia all'inizio del 2018 (66 anni e tre mesi ai quali aggiungere l'adeguamento alla speranza di vita).

L’innalzamento del limite di età è iniziato nel 1993 con la riforma Amato che ha portato la soglia anagrafica, sebbene gradualmente, da 55 a 60 anni. A partire dal 2012 è cambiato tutto. La legge Monti-Fornero ha infatti dato un deciso colpo di acceleratore alla equiparazione con gli uomini, già peraltro decisa dal precedente governo Berlusconi, che nell’estate 2011 aveva previsto un percorso che doveva iniziare nel 2014 per raggiungere il traguardo nel 2026. Ma non è stato così.

Dal primo gennaio 2012, infatti, l’età delle donne è salita di colpo a 62 anni - soglia alla quale già nel 2013 sono stati aggiunti 3 mesi (per via dell’adeguamento alle cosiddette speranze di vita) - e sarà ulteriormente elevata a 63 anni e 9 mesi nel 2014. Per le lavoratrici autonome (commercianti, artigiane e coltivatrici dirette), invece, lo scalone del 2012 è stato di 3 anni e 6 mesi (l’età è passata da 60 a 63 anni e mezzo). Limite che salirà a 64 e 9 mesi nel 2014. Più difficile infine anticipare la vecchiaia, per entrambi i sessi. Chi non ha ancora l’età, l’anno prossimo dovrà infatti accumulare almeno 42 anni e 6 mesi di contributi (41 e 6 mesi le donne).

Le sole donne che scelgono di andare in pensione con le vecchie regole - ossia a 57 anni di età con 35 di contributi (58 anni se lavoratrici autonome) - potranno continuare a farlo, in via eccezionale sino al 2015, scegliendo però un trattamento calcolato interamente con il sistema contributivo vedere sopra . Questo criterio, riferito alla contribuzione accumulata nell’arco della intera vita lavorativa, è sicuramente meno vantaggioso del sistema «retributivo», riferito agli stipendi degli ultimi anni, con una perdita in termini di pensione stimato in misura pari a circa il 25-30%.

Ecco in sintesi i requisiti per l'uscita da lavoro nel 2014, in presenza comunque di almeno 20 anni di contributi (se si hanno contributi accreditati prima del 1996. Se si e' cominciato a versare dopo il 1996 e' richiesto anche un importo di pensione di almeno 1,5 volte la soglia minima):

Donne dipendenti settore privato: potranno andare in pensione di vecchiaia le donne con almeno 63 anni e 9 mesi di età. Dal 2016 (fino al 31 dicembre 2017) scatterà' un ulteriore scalino e saranno necessari 65 anni e tre mesi ai quali aggiungere l'aumento legato alla speranza di vita. Potranno quindi andare in pensione ancora quest'anno con 62 anni e 3 mesi le lavoratrici nate prima del 30 settembre 1951 mentre se si e' nate a ottobre dello stesso anno l'uscita dal lavoro sarà' rimandata almeno fino a luglio del 2015.

Donne autonome e gestione separata: nel 2014 le lavoratrici autonome potranno andare in pensione con almeno 64 anni e 9 mesi, con un anno in più' rispetto a quanto previsto per il 2013. Per il 2016 e il 2017 saranno necessari almeno 65 anni e 9 mesi, requisito al quale andrà' aggiunta la speranza di vita.

Uomini settore privato: nel 2014 vanno in pensione con gli stessi requisiti del 2013 (66 anni e tre mesi). I requisiti cambiano nel 2016 con l'adeguamento alla speranza di vita.

Settore pubblico, uomini e donne: restano i requisiti previsti per il 2013. Si va in pensione ancora nel 2014 e fino al 2015 con 66 anni e tre mesi di eta'. Il requisito andrà' adattato alla speranza di vita nel 2016.

Pensione anticipata: nel 2014 gli uomini potranno andare in pensione in anticipo rispetto all'età' di vecchiaia se hanno almeno 42 anni e 6 mesi di contributi versati, un mese in più' di quanto previsto nel 2013. Per le donne saranno necessari almeno 41 anni e 6 mesi di contributi (un mese in più' di quanto previsto nel 2013). Anche i requisiti per la pensione anticipata andranno adeguati dal 2016 all'aumento della speranza di vita.

Al momento della liquidazione della pensione, il montante contributivo individuale con sistema contributivo viene moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, che aumenta proporzionalmente all’aumentare dell’età di pensionamento. Per individuare il coefficiente di trasformazione, che si applicava ai lavoratori privi di anzianità contributiva alla data del 1° gennaio 1996, occorreva fare riferimento alla seguente tabella:









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