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venerdì 28 ottobre 2016

Giovani e lavoro: competenze non in linea con le qualifiche



I giovani italiani non trovano lavoro perché non hanno competenze adeguate, secondo una ricerca condotta da Università Bocconi e J.P. Morgan evidenzia le problematiche del mercato del lavoro italiano. Poco spazio ai laureati in materie scientifiche, che risultano essere troppo qualificati rispetto al tessuto produttivo italiano.  Lo studio: «Competenze non in linea con le qualifiche». Difficile la transizione tra scuola e lavoro. E per il 30% dei laureati scientifici non ci sono posti abbastanza qualificati

Una conferma: il mercato del lavoro italiano registra fortissime disuguaglianze in termini di età, genere, area geografica e titolo di studio. E una sorpresa: ciò che penalizza di più, nella ricerca di un impiego, è il dato anagrafico. Insieme alla mancanza delle competenze specifiche richieste dai datori di lavoro, che a volte sono carenti, ma, più spesso, «eccessive». Sono i risultati della prima edizione dello studio «Employment, Skills and Productivity in Italy», realizzato dall'Università Bocconi di Milano, nell'ambito del progetto «New Skills at Work» di J.P. Morgan, presentati giovedì a Milano, nell'ateneo di via Sarfatti, alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri, Tommaso Nannicini e del presidente dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, Maurizio Del Conte.

Nel 2015 - è la sintesi - il profilo più avvantaggiato (maschio, 40-44 anni, residente al Nord, laureato) aveva il 50,3% di possibilità di lavorare in più rispetto al profilo più svantaggiato (donna, 20-24 anni, residente al Sud, con licenza media o titolo inferiore). L'età pesa per il 56% della differenza e i dati suggeriscono la necessità di politiche rivolte ai più giovani. Perché i ragazzi italiani tra i 15 e i 24 anni costituiscono il 6,5% della forza lavoro, ma ben il 20,3% dei disoccupati di lungo periodo, mentre la differenza tra i tassi di disoccupazione dei giovani e degli adulti, tra il 2007 e il 2015, è salita dal 14% al 31%.

A risultare particolarmente critica (e a spiegare, in parte, il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro) è la mancata corrispondenza tra quello che si impara a scuola e le richieste del mercato del lavoro. I titoli rilasciati, poi, risultano «poco informativi» delle effettive competenze dei diplomati e dei laureati. Se si guarda la corrispondenza tra qualifica e posizione, la percentuale di lavoratori in posizioni non in linea con il loro titolo di studio è molto alta. Ma la discrepanza si riduce se, anziché le qualifiche, si prendono in esame le competenze: in questo caso il 76% dei «sovraqualificati» e il 79% dei «sottoqualificati» ricopre una posizione consona. E la percentuale di effettivi «over-skilled» (14%) e «under-skilled» (9%) risulta' in linea con il resto del mondo.

Anche depurato dell'equivoco di fondo, il dato resta però problematico: l'over-skilling è maggiormente diffuso tra i laureati (19,6%) e raggiunge una percentuale altissima (30%) tra i laureati in materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, perché la struttura produttiva italiana, a causa della concentrazione nei settori tradizionali e della larga diffusione della piccola impresa, sembra offrire soprattutto impieghi poco qualificati, che non consentono l'utilizzo e il mantenimento delle competenze. Dati sui quali la banca d'affari lavorerà per «informare i nostri futuri interventi filantropici in collaborazione con organizzazioni locali per sostenere la realizzazione di programmi di formazione professionale di alta qualità che possano contribuire a ridurre l’elevata disoccupazione», ha dichiarato Guido Nola, senior country officer di J.P. Morgan Italia.

Il progetto di ricerca triennale, varato nel 2013, è parte di un programma globale, del valore di 250 milioni di dollari, promosso da J.P. Morgan in Europa per contrastare la disoccupazione, migliorare la struttura del mercato e sviluppare una forza lavoro competente e capace di rispondere alle esigenze attuali e future del mercato del lavoro.

L'over-skilling è maggiormente diffuso tra i laureati (19,6%) e raggiunge una percentuale altissima, pari al 30%, tra i laureati in materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche a causa dell'inadeguatezza della struttura produttiva italiana, costituita da piccole e medie imprese a basso valore aggiunto e che per questo motivo offre impieghi poco qualificati e poco adatti a questo tipo di laureati.



domenica 22 novembre 2015

Trovare lavoro: con internet e siti web

Se state cercando lavoro sul web, non trascurate i social network. Soprattutto quelli professionali. In rete ce ne sono molti, anche se tra i più utilizzati - e frequentati da chi si occupa di selezione delle risorse umane - c'è senz'altro LinkedIn.

L’autocandidatura e internet- Identificati i potenziali datori di lavoro la prima mossa possibile è quella di compilare un elenco di aziende che, legate o no all’ambito di studi o esperienze effettuate e comunque alle proprie aspirazioni, potrebbero essere interessate alla candidatura.
Sicuramente avvalendosi di Internet si utilizza uno strumento molto ricco che consente di risparmiare tempo e risorse ed accedere ad un alto numero di offerte di lavoro aggiornate e ai siti delle aziende dal profilo cercato.

Si può quindi cercare il sito di tali aziende per procedere alla candidatura e visitare la sezione “job” o “lavoro” o “contatti”. Preventivamente è opportuno comunque visitare anche la sezione “chi siamo”, cioè cercare di capire a chi ci si sta rivolgendo nel caso si voglia proporre una candidatura. Le aziende con una propria sezione per candidature di lavoro solitamente sono di grandi dimensioni e si può allo stesso tempo consultare quali sono le posizioni aperte disponibili.

Sempre sul Web inoltre si possono consultare centinaia di siti dedicati al lavoro, ed anche in questo sito offriamo una panoramica dei principali siti e portali con moltissime offerte di lavoro(vedi la sezione adatta: http://www.risorsedisumane.com/offerte/).a maggior parte dei siti per il lavoro permette un’iscrizione gratuita necessaria per poter inviare la propria candidatura a seguito di annunci da parte di aziende. Alcuni sono portali che offrono propri annunci che consentono il contatto con le aziende rispondendo agli stessi.

Altri sono invece dei veri “motori di ricerca” per annunci di lavoro, come ad esempio CareerJet, Trovit Lavoro e JobRapido, che mostrano i risultati da tanti siti differenti per le parole chiave immesse, per la località indicata, o anche per la tipologia di impiego o altri parametri inseriti.

Tra i portali per il lavoro ricordiamo tra i più rinomati: Monster.it, con sezione talent per neolaureati, beknown per cercare tramite social network, i profili aziendali per la ricerca per azienda. Fornisce anche consigli su come scrivere il cv o la lettera di presentazione per candidarsi; Infojobs, permette di cercare gli annunci per località, categorie e tipo di impiego, ordinando i risultati per vari fattori e visionare di volta in volta lo stato della propria candidatura;

Vi sono anche siti in cui non è necessario registrarsi per rispondere ad annunci di lavoro, sebbene è sempre consigliato inviare un cv aggiornato e una lettera di presentazione motivata. È il caso ad esempio della sezione lavoro di subito.it e kijiji.it.

Altri siti per il lavoro conosciuti sono Trovalavoro.it, Indeed.it, Corriere Lavoro.

Quasi tutti i siti hanno anche un servizio “alert” grazie al quale poter ricevere via mail gli annunci maggiormente indicati per il profilo o i profili ricercati, anche suddivisi per area geografica.

Ancora oggi in Italia, nonostante esistano diverse centinaia di società di ricerca lavoro e head hunting, oltre il 40% del mercato del lavoro transita attraverso il canale delle conoscenze dirette.

A questo meccanismo si associa a volte un significato deteriore, la prima cosa che si pensa è che occorra essere raccomandati per trovare lavoro. Ma in verità non è (sempre) così: si tratta di una fenomeno che trae origine da motivazioni diverse e molto semplici, quali ad esempio la volontà di venire in contatto con professionalità certificate da persone di fiducia, di evitare i costi di una selezione, ecc.

Quali che siano le motivazioni, il vero problema rappresentato da questo meccanismo di ricerca e selezione è la bassa visibilità, trasparenza e accessibilità delle opportunità di lavoro che transitano attraverso questo canale informale.

Cosa fare quindi? Informare tutti i propri parenti e conoscenti che si è alla ricerca di un’occupazione. E’ opportuno anche domandare loro di passare parola.

Quindi se frequentate posti di ritrovo, palestre, associazioni o qualunque altro ritrovo sociale, sia esso fisico o virtuale (ad esempio Forum di discussione, blog, social network su Internet) non abbiate paura di chiedere se qualcuno è a conoscenza di opportunità lavorative perché siete alla ricerca di un lavoro.

Su Internet poi è molto facile trovare gruppi di persone appassionate di un qualche argomento. Se partecipate a questi “gruppi” (organizzati sotto forma di forum, siti, blog, pagine facebook ecc.) verrete in contatto anche con persone che lavorano nel campo. Un’ottima opportunità quindi, da sfruttare al meglio.

Proprio su questa logica, ad esempio, si fonda il social network oggi leader nel campo del lavoro: LinkedIn. LinkedIn è un network creato esclusivamente per finalità professionali (a differenza di altri social come Facebook) e che risulta essere un mezzo importante per rendersi conto di cosa offre il mercato di lavoro a partire dai propri contatti. La propria pagina consente di gestire un curriculum online dove mostrare le proprie esperienze lavorative, il percorso di studi seguito, le competenze maturate, così che chiunque visiti la vostra pagina possa rendersi immediatamente conto di quali siano le vostre capacità.

Inoltre, vi è la possibilità di ottenere delle “segnalazioni”, vale a dire delle attestazioni fatte da colleghi e datori di lavoro sul vostro modo di lavorare e sulla vostra serietà, che sono un ottimo viatico per far capire che siete dei lavoratori affidabili. Anche su LinkedIn, infine, è possibile partecipare a progetti online ed entrare a far parte di gruppi tematici, il cui ambito rimane quello del mondo del lavoro e che possono essere importanti per ricercare nuove opportunità.

Esistono però almeno 3 valide strategie per farsi notare dagli Head Hunters che danno dei risultati immediati:

Essere Ordinati ed Attenti: questo consiglio vale principalmente nell’invio della propria candidatura (Curriculum e lettera di presentazione) ma anche per ciò che riguarda le vostre azioni di ricerca di un lavoro (commenti nei Gruppi Linkedin + scambio Email con HR). E’ fondamentale usare un servizio di Revisione Curriculum e Lettera di Presentazione per capire come riorganizzare le proprie esperienze lavorative e le proprie competenze in modo chiaro e lineare per il Recruiter che andrà a leggerlo.

Non limitarsi nelle candidature: se avete almeno il 50% delle competenze trovare lavoro  descritte in un annuncio per ricoprire un dato ruolo mandate la vostra candidatura. Anche nel momento in cui non veniste scelti per la posizione descritta in annuncio, potete comunque essere notati dal selezionatore che ha pubblicato l’offerta per posizioni che dovrebbero aprirsi in organico o per altro. Ovviamente, non candidatevi come pizzaioli  se siete dei  controller senza esperienza in lievitazione e non candidatevi per tutte le posizioni aperte di una stessa società di Recruiting. Ricordate la regola del 50% delle mansioni e poi inviate la vostra candidatura

Essere presenti sul Web nel modo giusto: Ormai il 98% delle selezioni avviene e si chiude grazie al Web. Che sia per risposta passiva ad un annuncio da parte di un candidato che invia il suo curriculum o che sia per ‘caccia diretta’ di un Head Hunter su Linkedin, per trovare lavoro bisogna saper utilizzare internet. Un’attenzione particolare va rivolta alla propria reputazione online (Web Reputation) che può fare la differenza nell’essere scelti o meno per ottenere un Web Reputation lavoro ma soprattutto alla propria interazione sul Web. Ormai gli Head Hunters effettuano la loro caccia diretta tra gli utenti dei gruppi di Linkedin che dibattono su un tema professionale o in una comunità specifica. Fare ,commenti intelligenti ed approfonditi su temi di discussione professionali è tra le prime strategie per farsi notare da chi sta cercando il candidato ideale.

Trovare lavoro: le strategie vincenti degli head hunter consigli trovare lavoro


Cercare e trovare lavoro: farsi scegliere dalle aziende curando Curriculum vitae, competenze, esperienze e professionalità e reputazione online.

I consigli dagli head hunter.
Lavorare per vivere e realizzarsi: un obiettivo difficile considerando le condizioni del mercato occupazionale. Per trovare lavoro è quindi importante puntare sulle strategie più efficaci per proporsi, emergere tra pile di CV, comunicare la proprie capacità e farsi apprezzare anche prima del colloquio. Massimo Rosa, storico head hunter oggi alla guida di Profili & Carriere nonché protagonista della prima edizione di “The Apprentice”, ci racconta i segreti per cercare e trovare impiego.

In Italia il 25% dei giovani è inattivo e rischia di essere dimenticato dal mercato. Nonostante il tasso di disoccupazione stia rallentando la sua folle colle al ribasso, gli effetti del Jobs Act sono ancora tiepidi. Il tasso di occupazione in lieve risalita conferisce un’iniziale vitalità ma favorisce anche una competizione agguerrita. Ecco perché Rosa intitola “Un lavoro infernale” il suo recente libro, in cui spiega i trucchi per farsi notare e scegliere dalle aziende.

Farsi trovare
Per farsi vedere ritiene imprescindibile la perfetta conoscenza e l’utilizzo dei social network professionali. Conoscere le dinamiche comunicazionali del Web e saperle gestire a proprio vantaggio è il consiglio più efficace che si possa dare. Come estrema ratio si potrebbe creare anche una pagina web personale ma un CV digitale è comunque indispensabile.

Il Curriculum Vitae in formato europeo non è poi così apprezzato: meglio evitare la standardizzazione e dare spazio alla libera espressione, pur senza esagerare. L’ideale è rimanere in linea con la propria personalità, impiegando modi e forme che rispecchino la propria persona. Per “far risplendere” le proprie competenze si possono adottare formati non consueti, come quelli suggeriti nel libro di Rosa “Curriculum Guerrilla – 100 modi non convenzionali di trovare lavoro“.

Per “attirare l’attenzione” dei recruiter e accedere a un colloquio è comunque indispensabile essere in possesso dei giusti requisiti. Il consiglio è quindi di rispondere agli annunci e inviare la propria candidatura solo se si possiedono le skill richieste.

Farsi apprezzare
La lettera di presentazione non sembra aver mai avuto particolare efficacia, salvo in ambienti particolari, mentre le referenze hanno utilità se reali e realizzate da un professionista tramite propri canali.

Dipendentemente dal contesto dell’impresa, l’abito e la presentazione sono un metro di misura ma tatuaggi, piercing e capelli tinti (tipici di una cultura contemporanea) potrebbero non essere ricompresi nell’oggetto di valutazione, tranne se limitativi per le mansioni in oggetto. In termini di reputation online è invece importante fare attenzione a ciò che si pubblica, in particolare sul proprio profilo Facebook, perché foto e commenti parlano della persona: non esiste recruiter che non incroci i dati web con quelli del CV e del colloquio. In questa sede, infine, piuttosto che cercare profili particolari, gli head hunter prestano grande attenzione alle soft skills, abilità non tecniche ma essenziali per essere selezionati od ottenere riconoscimento professionale: competenze comportamentali e manageriali, capacità relazionali, problem solving, teamwork e leadership sono moneta sonante da spendere in fase di colloquio.

Farsi desiderare
Diventare un candidato “rockstar” che si fa corteggiare dalle aziende richiede qualche accorgimento in più:

curare la formazione e l’autoformazione su temi ortogonali al proprio, per acquisire la capacità di “cambiare punto di vista”;

rendersi disponibile ad insegnare su tematiche del proprio solido background non solo per  praticare il volontariato ma anche per elevare la propria reputazione online;

estendere il proprio network di contatti per far scaturire nuove opportunità;

cambiare abitudini per conoscere persone nuove e “capitare” opportunamente proprio nei luoghi
frequentati dai manager dell’azienda/e target;

scrivere uno slogan breve e conciso che possa rappresentare se stessi e un breve profilo da “sciorinare” proprio quando serve.

Contrattazione
Avere ben chiari obiettivi e aspirazioni rende cruciale la definizione delle condizioni contrattuali. Per identificare requisiti minimi o livelli massimi raggiungibili, è consigliabile stilare la propria dream list, elenco delle caratteristiche del lavoro ideale. In base il colloquio e all’azienda, si potrà poi valutare su quali punti si è disponibili a scendere a patti o meno.

Un’attività che oramai è diventata un vero e proprio lavoro per la maggior parte delle persone e da cui tutti, almeno una volta nella vita, sono dovuti passare, è quella di attivarsi per la ricerca di un impiego lavorativo e spesso si vive questa ricerca come un disagio, soprattutto quando dopo un certo tempo passato a sforzarsi in questo senso, non si riesce a trovare un lavoro o magari nemmeno ad arrivare alla fase di colloquio.

In Italia a svolgere attività di intermediazione di manodopera vi sono sia soggetti pubblici, come i Centri per l’Impiego, sia soggetti privati come ad esempio le agenzie per il lavoro (la nuova denominazione delle agenzie interinali) ormai diffuse in tutti i centri urbani e che ricercano figure lavorative a vari livelli .

Può apparire banale dirlo ma è indispensabile sapere, nell’accingersi a cercare lavoro, quale tipo di impiego si sta cercando. Se non si hanno le idee chiare al proposito è certamente opportuno rivolgersi a un Centro per l’Impiego che ha al proprio interno un servizio di orientamento.

Un operatore di orientamento del Centro per l’Impiego può dare aiuto per capire le professioni più adatte ai propri studi, esperienze, conoscere i propri punti forti e punti deboli ed a dare una serie di consigli su come compilare un curriculum o affrontare un colloquio.
Sempre gli operatori del Centro per l’Impiego possono fornire elenchi di imprese in cerca di personale a cui inviare la propria candidatura, elenchi di bandi pubblici e graduatorie pubbliche aperte. Tra le agenzie per il lavoro più conosciute ricordiamo, in ordine alfabetico, Adecco, GiGroup, KellyServices, Manpower, Metis, PagePersonnel, Umana.


sabato 17 ottobre 2015

Curriculum vitae: come presentare competenze ed esperienze lavorative


Innanzitutto il modo di scrivere per un curriculum vitae deve essere chiaro ed efficace e nello stesso tempo deve mostrare in modo sintetico le proprie competenze, conoscenze e d esperienze. Quindi primo consiglio semplicità e linearità.

Il principale scopo del curriculum vitae, ovviamente, è quello di segnalarsi, per consentire l'avvio delle fasi successive del processo di conoscenza e di eventuale colloquio di lavoro e deve essere compito del candidato suscitare un certo interesse.

Il curriculum vitae, infatti, non serve a mettere in risalto soltanto le proprie esperienze professionali e formative, ma è un buon modo per tirare fuori le proprie creatività e personalità. E’ il primo strumento che hai per tirare fuori i tuoi punti di forza e spiccare.

Il candidato deve prima di tutto differenziarsi dalla mischia, apparire unico, diverso e migliore rispetto agli altri, accumulando esperienze e credenziali non banali, come ad esempio un’esperienza all’estero, anche la grafica e l’impaginazione, poi, sono importanti: le competenze devono essere risaltate, infatti nel curriculum esistono posizioni più determinanti rispetto ad altre, come per esempio l’inizio e la fine.

A seconda dell’azienda e del ruolo lavorativo per il quale ci si vuole presentare è importante personalizzare il proprio curriculum. Infatti, nonostante il candidato sia sempre lo stesso e le sue esperienze lavorative ed extracurriculari non cambino, queste devono essere rappresentate in maniera diversa a seconda delle esigenze dell’azienda.

E’ ovvio che  per ogni posizione vacante annunciata ci sarà una moltitudine di aspiranti a candidarsi, quindi è indispensabile saper far valere le proprie qualità e saper vendere le proprie competenze.

Vediamo Ecco alcuni consigli per migliorare la candidatura e assicurarsi che l'azienda capisca ciò che è  presentato curriculum vitae.

Il curriculum dovrà essere ben strutturato e della giusta lunghezza per risultare gradevole all'occhio.

Bisogna evitare di riempire il curriculum con ogni singola informazione che potrebbe sembrare inutile, bisogna fare in modo che ogni riga del curriculum sia attinente e soprattutto sia lì per un motivo. È importante sapere dove uno ha studiato.

Non bisogna elencare tutti gli esami che si è sostenuto, si devono sottolineare le esperienze lavorative pregresse e con hobby e interessi che permettono di conoscere meglio la persona:

precedenti esperienze di lavoro: indicare le esperienze significative per il lavoro che ritenete possa avervi arricchito la storia formativa;

interessi professionali: indicate il tipo di mansioni a cui aspirate;

disponibilità ad eventuali trasferimenti o se è del caso ad un eventuale lavoro a tempo parziale o a contratto a tempo determinato;

conoscenze informatiche dall’utilizzo dei programmi applicativi, conoscenza dei sistemi di programmazione ed eventualmente fino a determinati software.

Bisogna ricordarsi di inserire l'autorizzazione all'utilizzo dei propri dati personali (legge 196 del 2003) e di allegare fotografie, ma solo se esplicitamente richiesto.

Non è sempre necessario aspettare che si liberino posizioni presso un'azienda per proporre la propria candidatura. Molte aziende accettano candidature spontanee, e tengono una banca dati con i profili più interessanti da contattare all'occorrenza.

Mentre però una candidatura per una posizione vacante è come una risposta ad una domanda specifica, nel caso di una candidatura spontanea occorre presentare il proprio profilo con un angolo più ampio, perché possa adattarsi a diverse posizioni.


giovedì 15 ottobre 2015

Idee e consigli per trovare lavoro


Trovare un lavoro, ormai, è più difficile e spesso il lavoro migliore non va al candidato più qualificato, ma a quello più bravo a cercarne uno.

Per aumentare le vostre possibilità di trovare lavoro bisogna essere disposti ad adattarsi, perché il lavoro perfetto è più difficile da reperire, soprattutto di questi tempi. Imparate ad accontentarvi, a superare pregiudizi e preconcetti; non siate eccessivamente selettivi.

Quando vi candidate per una posizione lavorativa, fate attenzione a compilare e presentare un buon curriculum vitae, utile per farvi conoscere in poche righe ed esporre i principali risultati che avete conseguito.

E' importante la preparazione per affrontare il colloquio di lavoro. Per fare bella figura raccogliete un po’ di informazioni sull'azienda per la quale sperate di lavorare e sulle attività che vi si svolgono.

Quindi pensate a cosa indossare in fase di appuntamento, perché abbigliamento e l'aspetto forniscono informazioni sulla vostra persona e sulla cura che avete per voi stessi.

Arrivate al colloquio con leggero anticipo e tenete presente che i primi secondi sono spesso decisivi, influendo sull'opinione che il selezionatore si farà di voi (e la prima impressione è difficile da cambiare). E tenete presente che il selezionatore non è un nemico e sa bene come vi sta ascoltando.

Sorridete e non perdete di vista quali sono i requisiti richiesti e quali le vostre competenze. Mantenete il contatto visivo con il selezionatore e utilizzate una buona dizione. Siate concisi e onesti; rispondete con coerenza e fate domande pertinenti relative all'azienda e al lavoro offerto.

Per trovare lavoro ci sono delle strategie da seguire e si consiglia di utilizzarne almeno tre strade: si va dalla lettura degli annunci pubblicati su quotidiani, riviste e siti specializzati, al chiedere consigli alle persone delle propria cerchia; dal rivolgersi a centri per l’impiego o agenzie interinali, al proporsi per stage non pagati nella speranza di fare colpo e strappare un contratto.

Il curriculum va compilato nella maniera più precisa possibile, ma bisogna considerare che adesso il vero curriculum è quello che si trova online ed è costituito dalle tante tracce che ognuno di noi si lascia dietro navigando su internet (e che qualsiasi datore di lavoro può scoprire digitando nome e cognome su Google). Attenzione, quindi, alla propria “reputazione digitale”, che si può migliorare sia cancellando (o rendendo accessibili solo agli amici) le immagini e le informazioni “sconvenienti”, sia partecipando a forum professionali o aprendo blog sulle tematiche di propria competenza.

Innanzitutto il modo di scrivere per un curriculum vitae deve essere chiaro ed efficace e nello stesso tempo deve mostrare in modo sintetico le proprie competenze, conoscenze e d esperienze. Quindi primo consiglio semplicità e linearità.

Porsi alcune domande. L'azienda a cui sto per  inviare il curriculum di cosa si occupa? può interessarsi al mio curriculum? in che modo potrei interessare all'azienda?.
Il principale scopo del cv, ovviamente, è quello di segnalarsi, per consentire l'avvio delle fasi successive del processo di conoscenza e di eventuale colloquio di lavoro e deve essere compito del candidato suscitare un certo interesse.

Vediamo alcune regole e competenza da porre in evidenza:

Competenze linguistiche. Se vi state candidando ad un'offerta di lavoro, non dimenticate di segnalare il livello di conoscenza delle lingue straniere, con eventuali attestati. Non li avete? procurateveli: infatti i dirigenti tendono a lamentarsi per il basso livello delle competenze linguistiche tra giovani, il 75% le trova assolutamente insufficienti.

Competenze informatiche. Capacità di capire la tecnologia e soprattutto il suo funzionamento, non solo di usarla: è una competenza che la maggioranza dei dirigenti d'azienda richiede, ma stenta a trovare (59,4%). Se siete molto tecnologici, non fatene un mistero: piacerà a chi vi sta di fronte durante il colloquio.

Esperienze e professionalità. Dimostrare di avere esperienze che richiedano proattività, imprenditorialità, gestione del tempo e organizzazione e capacità di decidere vi porterà i favori del capo del personale. L'81,7% dei "boss" si dichiara infatti deluso dai lavoratori su queste particolari caratteristiche. Non solo: più del 75% trova molto inferiori alle attese le competenze relazionali e manageriali delle nuove leve (capacità di relazione, dialogo, confronto, lavoro di gruppo, ecc.), nonché quelle cognitive (analisi, sintesi e problem solving). Se pensate di essere dei fuoriclasse in queste particolari competenze, non dimenticate di segnalarlo nel cv.

Master e Formazione Post-Universitaria. Se vi siete laureati da poco, e avete qualche difficoltà a trovare lavoro, sappiate che quasi la metà (45,4%) dei manager suggerisce di non fermarsi alla laurea, ma di scegliere un master/formazione post universitaria come ulteriore titolo da inserire nel vostro curriculum.

Erasmus. Un'esperienza all'estero, anche solo con l’Erasmus, durante l’Università è ben visto da ben il 71,6% dei capi d'azienda intervistati dalla ricerca. Averla sul cv darà una marcia in più.
Lavoro durante gli studi- Avere avuto un'esperienza lavorativa durante la scuola superiore o l’università, anche non coerente con il tipo di studi o con le proprie aspirazioni, è una peculiarità particolarmente apprezzata. Ben il 74,3% dei manager lo consiglia: è una prova generale per essere preparati al mondo del lavoro.

Il metodo migliore, e più efficace è quello di chiedere informazioni a familiari, amici, ex colleghi ha una percentuale di successo del 33%: chi vi conosce può parlare bene di voi a potenziali datori di lavoro, evitandovi così di presentarvi come perfetti sconosciuti. Una soluzione valida soprattutto in Italia, dove la conoscenza più o meno diretta è la strada di assunzione più diffusa.


giovedì 16 aprile 2015

Lavoro le competenze più importanti per il 2015. Inglese professionale



Quali sono le competenze richieste ad un diplomato affinché trovi un lavoro anche senza una laurea? A questa difficile domanda ha provato a rispondere il rapporto Excelsior Unioncamere dal titolo “Il lavoro dopo gli studi” che, nella sua stesura riguardante l’andamento del mercato del lavoro, può contare su una vasta sezione dedicata proprio a coloro che trovano un impiego conseguendo solamente il diploma.

In tempo di crisi la ricerca di un lavoro può diventare una vera e propria impresa. Tuttavia esistono competenze che possono fare la differenza quando si è alla ricerca di un'occupazione.

Per le imprese, oltre ad una buona formazione di base, per cui ai diplomati è richiesto di essere effettivamente capaci e ferrati, nel loro campo, sono alla ricerca di profili che abbiano una serie di caratteristiche. In primis è necessario avere:

La conoscenza di una lingua straniera (richiesta a tre diplomati su dieci)

Conoscenze informatiche (richieste addirittura al 32% dei diplomati)

Una pregressa esperienza di lavoro (richiesta a 6 diplomati su dieci) con le conseguenti abilità pratiche che questa comporta.

La partecipazione ad un corso post-diploma, anello conclusivo della formazione senza laurea che, tra l’altro, ha il vantaggio di offrire l’alternanza scuola lavoro richiesta dalle aziende nel momento in cui preferiscono assumere un diplomato con esperienza.

Allora è bene leggere i risultati di uno studio condotto dalla National Association for Colleges and Employers, ente che mette in contatto gli uffici di placement delle università con le imprese, sulle competenze che ricercano le aziende nei neolaureati nel 2015.

Dai risultati di questa indagine, emerge come i titoli di studio acquistano importanza soltanto se accompagnati dalle giuste competenze: quindi per i laureati in ingegneria, informatica ed economia ci saranno sì maggiori offerte di lavoro, ma senza le competenze giuste tali occasioni potrebbero venire sprecate.

Siamo sepolti da pop up, incollati allo smartphone, in coda ai career centre... L'italiano si è riempito di anglicismi, ma quanti conoscono l'inglese dove serve davvero - e cioè, nella vita lavorativa? Ancora pochi: solo nel 2013, secondo Almalaurea, appena il 21% dei laureati italiani padroneggiava «fluentemente» una lingua che si dà quasi per scontato nel mercato occupazionale: «La conoscenza media dell'inglese corrisponde a quella che io chiamo “conoscenza da fast food”: posso ordinare qualcosa al ristorante, posso viaggiare, ma il mio livello non è affatto adeguato a quello atteso dagli standard delle multinazionali. Basti pensare alla concorrenza che fanno i ragazzi tedeschi e del nord Europa...», spiega Francesca Contardi, amministratore delegato di Page Personnel Italia.

Se poi le lingue richieste sono due o tre, il bilancio si aggrava. Senza scomodare cinese, russo o hindi, le aziende fanno fatica a trovare candidati con un livello sufficiente di tedesco: «Le aziende ci chiedono sempre candidati germanofoni, e paradossalmente facciamo fatica a coprire le posizioni che si aprono - spiega Lorenzo Selmi, manager di Technical Hunters -. Per non parlare di cinesi, hindi e tutti gli idiomi richiesti per i mercati emergenti».

Ecco l’elenco delle competenze richieste ai neolaureati nel 2015: capacità di lavorare in team, abilità di prendere decisioni e risolvere problemi, capacità di comunicare con le persone dentro e fuori l’azienda, capacità di pianificare, organizzare e stabilire priorità nel lavoro, possibilità di ottenere ed elaborare informazioni.

Per trovare lavoro, quindi, più che mettere in risalto titoli di studio o precedenti esperienze lavorative, occorre evidenziare bene le proprie competenze, soprattutto quelle che sono viste di buon occhio dai selezionatori.

L’uscita del rapporto aggiornato sullo stato dell’impiego in Linux per il 2015, stilato da Linux Foundation e Dice, rivela una ulteriore crescita della richiesta di professionisti certificati per il 2015, che però aumenta molto più velocemente rispetto al numero di profili disponibili.

“La richiesta di talenti Linux continua a ritmo sostenuto, e sta diventando sempre più importante per i datori di lavoro essere in grado di verificare che i candidati abbiano le qualifiche di cui essi hanno bisogno“, ha precisato Jim Zemlin, direttore esecutivo della Linux Foundation. “La formazione e le certificazioni sono un modo fondamentale di individuare talenti qualificati, e dato che sempre più persone si uniscono alla comunità Linux, sarà sempre più necessario per i professionisti mostrare di poter emergere in mezzo alla folla.”

Il Linux Jobs Report analizza le risposte di più di 1.000 responsabili del personale di aziende più o meno grandi e oltre 3.400 professionisti del mondo Linux, per fornire una panoramica della situazione del mercato per le carriere con Linux. Il punto saliente del Linux Jobs Report 2015 è la certificazione: chi assume è caccia di titoli di formazione e certificazione per identificare potenziali candidati qualificati.

Vediamo le 5 competenze più difficili da trovare.

Inglese fluente
In Italia ancora si fatica a parlare in modo fluente l’inglese. Colpa di insegnamenti scolastici spesso superficiali o fini a se stessi o dell’abitudine tipicamente italiana a tradurre i film in lingua originale (a differenza, ad esempio, dei Paesi del nord Europa dove la visione dei film in lingua originale aiuta l’apprendimento della lingua inglese), fatto sta che una percentuale ancora troppo bassa di italiani è in grado di parlare la lingua straniera più importante per il mercato occupazionale in maniera professionale.
Secondo Almalaurea nel 2013 solo il 21% dei laureati italiani era in grado di padroneggiare fluentemente la lingua.
Il bilancio peggiora quando ad essere richiesta è la conoscenza di più lingue straniere.

Competenze digitali
Altro tallone d’Achille tipicamente italiano è quello che riguarda le competenze digitali e informatiche, attese soprattutto dai neolaureati. Questo nonostante il settore dell’Ict sia in forte crescita e la ricerca si concentri su figure sempre più specifiche.
L’Italia, a dimostrazione della carenza appena citata, registra la percentuale più bassa nell’Ue di giovani assunti nell’Ict: si tratta dell’11,6% del totale contro la media europea del 16%.

 Esperienze extracurricolari
In un mercato del lavoro dove l’offerta di laureati è crescente, la necessità di differenziarsi anche attraverso esperienze di stage durante il periodo di studi è reale.

Sempre più spesso, infatti, per sbaragliare la concorrenza non sono sufficienti ottimi voti e studi in corso, ma sono richieste esperienze che dimostrino l’intraprendenza e la voglia di apprendimento del candidato.

Propensione alla mobilità nazionale e internazionale
In un mercato del lavoro sempre più dinamico ciò che viene richiesto e che non sempre è facile trovare nei candidati è la propensione alla mobilità sia su territorio nazionale ma, anche e soprattutto, su quello internazionale.

Capacità di muoversi tra gli annunci sul web
Ultima ma non ultima per importanza è la capacità di riuscire a giostrarsi tra i diversi annunci di lavoro presenti sul web. Tale capacità, infatti, secondo le agenzie denota una spinta all’innovazione e familiarità con il flusso di dati fornito dalla rete.



domenica 6 ottobre 2013

Assistenti sociali le competenze con il decreto n. 106 del 2 agosto 2013



Gli ordini professionali sono "al servizio dei cittadini" e di questo va tenuto conto nell'affrontare la riforma delle professioni. Lo ha detto  a Labitalia, Edda Samory, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali. "Come ordine degli assistenti sociali -spiega la presidente- aderiamo ormai da molti anni al Cup e sul riordino abbiamo condiviso e condividiamo la proposta del Cup, soprattutto sugli obiettivi generali e sul fatto che nel progetto si inseriscano le specificità di ogni ordine professionale".

“Finalmente una legge dello Stato recepisce le prestazioni specifiche della Professione di Assistente Sociale”. Esprime soddisfazione Edda Samory, presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali – Consiglio Nazionale, per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto 2 agosto 2013, n. 106, denominato "Regolamento recante integrazioni e modificazioni al decreto del Ministro della giustizia 20 luglio 2012, n. 140, concernente la determinazione dei parametri per la liquidazione da parte di un organo giurisdizionale dei compensi per le professioni regolamentate vigilate dal Ministero della giustizia, ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27..

Il Regolamento si applica per le prestazioni rese dagli iscritti all'Ordine degli Assistenti Sociali, sarà utilizzato in caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale in assenza di accordo scritto tra le parti. Per la prima volta, sono elencate nello specifico le tipologie di lavoro svolto dall’Assistente Sociale, relativamente alle diverse aree di intervento.

Viene scritto nero su bianco su quali sono le competenze tipiche dell'assistente sociale. A entrare nel merito delle attività caratteristiche di questa professione il decreto 106 che stabilisce i parametri per la liquidazione, da parte di un organo giurisdizionale, dei compensi per le professioni regolamentate vigilate dal ministero della Giustizia.

Dei 40mila assistenti sociali iscritti all'albo solo 6/7mila svolgono la libera professione, e sono quindi interessati direttamente ai parametri. Ma il decreto è molto importante per l'intera categoria. "Il suo valore aggiunto – spiega Edda Samory, presidente dell'Ordine – è che la nostra professione, istituita nel 1993, ora viene codificata nelle sue attività. Il parametro rappresenta soprattutto un indicatore delle prestazioni a supporto generale della professione – prosegue Samory - serve ai professionisti per dirimere le questioni giuridiche, però rappresenta anche un indicatore delle questioni professionali cui si può fare riferimento per comprendere le competenze dell'assistente sociale".

L'elenco delle mansioni è stato stilato coinvolgendo direttamente gli organi di rappresentanza della categoria, grazie al dialogo che è aperto tra il ministero della Giustizia e l'Ordine degli assistenti sociali, che da tempo stanno lavorando a un testo di riordino della professione, soprattutto sul fronte della formazione. L'organo di rappresentanza degli assistenti sociali chiede, infatti, una laurea magistrale di 5 anni, e a questo proposito sia alla Camera che al Senato sono state presentate due proposte di legge.

Ma, avverte Samory, nelle proposte governative sembra che il concetto di 'ordine professionale' non sia sempre chiaro. "Quello che ci lascia perplessi -aggiunge la presidente- è questa situazione dubitativa sulla validità degli ordini, che si è avvertita nel contesto sia nella riforma del precedente governo (il decreto addirittura ne vedeva prima l'abolizione poi il recupero) sia in questa situazione molto interrogativa del governo Monti".

Anche adesso, aggiunge Samory, "in effetti non si capisce bene se c'è una volontà di potenziare l'aspetto che gli ordini devono avere, cioè di essere al servizio dei cittadini e di essere un organo dello Stato o quella di affermare un concetto che almeno per la nostra professione non è mai comparso all'orizzonte: cioè di essere soggetti d'impresa, di un'attività commerciale, cosa che non sta assolutamente all'interno dell'ordine. E se si prevede un'eventuale cancellazione dell'ordine, questo ci fa pensare che non c'è una conoscenza chiara della materia".

Rispetto ai 7 punti indicati dal governo come cardine attorno a cui deve ruotare l'adeguamento degli ordini, Samory dice che per quanto riguarda gli assistenti sociali "molti trovano un riscontro già oggi nell'organizzazione dell'attività ordinistica"."Mi riferisco in particolare alla formazione continua -spiega- che per noi è già obbligatoria secondo le norme deontologiche e che certamente è gradito che diventi obbligatoria anche secondo la legge di Stato. Questo faciliterà la sua applicazione".

"Per il tirocinio professionale abbiamo già delle convenzioni tra ordine e università -sostiene Samory- ed è bene che anche questo diventi obbligatorio: ci garantisce di più la tutela dell'esercizio di questa attività didattica". Quello sui cui gli assistenti sociali si sono dovuti preparare invece "riguarda il fatto di vedere la commissione disciplina non più all'interno dei consigli nazionali e regionali dell'ordine, ma a fianco di essi. Ma pensiamo che questo -sottolinea Samory- sia uno spazio che è opportuno gestire così per assicurare una maggiore autonomia rispetto alla parte amministrativa dell'ordine".
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