Quali sono le competenze richieste ad un diplomato affinché trovi un lavoro anche senza una laurea? A questa difficile domanda ha provato a rispondere il rapporto Excelsior Unioncamere dal titolo “Il lavoro dopo gli studi” che, nella sua stesura riguardante l’andamento del mercato del lavoro, può contare su una vasta sezione dedicata proprio a coloro che trovano un impiego conseguendo solamente il diploma.
In tempo di crisi la ricerca di un lavoro può diventare una vera e propria impresa. Tuttavia esistono competenze che possono fare la differenza quando si è alla ricerca di un'occupazione.
Per le imprese, oltre ad una buona formazione di base, per cui ai diplomati è richiesto di essere effettivamente capaci e ferrati, nel loro campo, sono alla ricerca di profili che abbiano una serie di caratteristiche. In primis è necessario avere:
La conoscenza di una lingua straniera (richiesta a tre diplomati su dieci)
Conoscenze informatiche (richieste addirittura al 32% dei diplomati)
Una pregressa esperienza di lavoro (richiesta a 6 diplomati su dieci) con le conseguenti abilità pratiche che questa comporta.
La partecipazione ad un corso post-diploma, anello conclusivo della formazione senza laurea che, tra l’altro, ha il vantaggio di offrire l’alternanza scuola lavoro richiesta dalle aziende nel momento in cui preferiscono assumere un diplomato con esperienza.
Allora è bene leggere i risultati di uno studio condotto dalla National Association for Colleges and Employers, ente che mette in contatto gli uffici di placement delle università con le imprese, sulle competenze che ricercano le aziende nei neolaureati nel 2015.
Dai risultati di questa indagine, emerge come i titoli di studio acquistano importanza soltanto se accompagnati dalle giuste competenze: quindi per i laureati in ingegneria, informatica ed economia ci saranno sì maggiori offerte di lavoro, ma senza le competenze giuste tali occasioni potrebbero venire sprecate.
Siamo sepolti da pop up, incollati allo smartphone, in coda ai career centre... L'italiano si è riempito di anglicismi, ma quanti conoscono l'inglese dove serve davvero - e cioè, nella vita lavorativa? Ancora pochi: solo nel 2013, secondo Almalaurea, appena il 21% dei laureati italiani padroneggiava «fluentemente» una lingua che si dà quasi per scontato nel mercato occupazionale: «La conoscenza media dell'inglese corrisponde a quella che io chiamo “conoscenza da fast food”: posso ordinare qualcosa al ristorante, posso viaggiare, ma il mio livello non è affatto adeguato a quello atteso dagli standard delle multinazionali. Basti pensare alla concorrenza che fanno i ragazzi tedeschi e del nord Europa...», spiega Francesca Contardi, amministratore delegato di Page Personnel Italia.
Se poi le lingue richieste sono due o tre, il bilancio si aggrava. Senza scomodare cinese, russo o hindi, le aziende fanno fatica a trovare candidati con un livello sufficiente di tedesco: «Le aziende ci chiedono sempre candidati germanofoni, e paradossalmente facciamo fatica a coprire le posizioni che si aprono - spiega Lorenzo Selmi, manager di Technical Hunters -. Per non parlare di cinesi, hindi e tutti gli idiomi richiesti per i mercati emergenti».
Ecco l’elenco delle competenze richieste ai neolaureati nel 2015: capacità di lavorare in team, abilità di prendere decisioni e risolvere problemi, capacità di comunicare con le persone dentro e fuori l’azienda, capacità di pianificare, organizzare e stabilire priorità nel lavoro, possibilità di ottenere ed elaborare informazioni.
Per trovare lavoro, quindi, più che mettere in risalto titoli di studio o precedenti esperienze lavorative, occorre evidenziare bene le proprie competenze, soprattutto quelle che sono viste di buon occhio dai selezionatori.
L’uscita del rapporto aggiornato sullo stato dell’impiego in Linux per il 2015, stilato da Linux Foundation e Dice, rivela una ulteriore crescita della richiesta di professionisti certificati per il 2015, che però aumenta molto più velocemente rispetto al numero di profili disponibili.
“La richiesta di talenti Linux continua a ritmo sostenuto, e sta diventando sempre più importante per i datori di lavoro essere in grado di verificare che i candidati abbiano le qualifiche di cui essi hanno bisogno“, ha precisato Jim Zemlin, direttore esecutivo della Linux Foundation. “La formazione e le certificazioni sono un modo fondamentale di individuare talenti qualificati, e dato che sempre più persone si uniscono alla comunità Linux, sarà sempre più necessario per i professionisti mostrare di poter emergere in mezzo alla folla.”
Il Linux Jobs Report analizza le risposte di più di 1.000 responsabili del personale di aziende più o meno grandi e oltre 3.400 professionisti del mondo Linux, per fornire una panoramica della situazione del mercato per le carriere con Linux. Il punto saliente del Linux Jobs Report 2015 è la certificazione: chi assume è caccia di titoli di formazione e certificazione per identificare potenziali candidati qualificati.
Vediamo le 5 competenze più difficili da trovare.
Inglese fluente
In Italia ancora si fatica a parlare in modo fluente l’inglese. Colpa di insegnamenti scolastici spesso superficiali o fini a se stessi o dell’abitudine tipicamente italiana a tradurre i film in lingua originale (a differenza, ad esempio, dei Paesi del nord Europa dove la visione dei film in lingua originale aiuta l’apprendimento della lingua inglese), fatto sta che una percentuale ancora troppo bassa di italiani è in grado di parlare la lingua straniera più importante per il mercato occupazionale in maniera professionale.
Secondo Almalaurea nel 2013 solo il 21% dei laureati italiani era in grado di padroneggiare fluentemente la lingua.
Il bilancio peggiora quando ad essere richiesta è la conoscenza di più lingue straniere.
Competenze digitali
Altro tallone d’Achille tipicamente italiano è quello che riguarda le competenze digitali e informatiche, attese soprattutto dai neolaureati. Questo nonostante il settore dell’Ict sia in forte crescita e la ricerca si concentri su figure sempre più specifiche.
L’Italia, a dimostrazione della carenza appena citata, registra la percentuale più bassa nell’Ue di giovani assunti nell’Ict: si tratta dell’11,6% del totale contro la media europea del 16%.
Esperienze extracurricolari
In un mercato del lavoro dove l’offerta di laureati è crescente, la necessità di differenziarsi anche attraverso esperienze di stage durante il periodo di studi è reale.
Sempre più spesso, infatti, per sbaragliare la concorrenza non sono sufficienti ottimi voti e studi in corso, ma sono richieste esperienze che dimostrino l’intraprendenza e la voglia di apprendimento del candidato.
Propensione alla mobilità nazionale e internazionale
In un mercato del lavoro sempre più dinamico ciò che viene richiesto e che non sempre è facile trovare nei candidati è la propensione alla mobilità sia su territorio nazionale ma, anche e soprattutto, su quello internazionale.
Capacità di muoversi tra gli annunci sul web
Ultima ma non ultima per importanza è la capacità di riuscire a giostrarsi tra i diversi annunci di lavoro presenti sul web. Tale capacità, infatti, secondo le agenzie denota una spinta all’innovazione e familiarità con il flusso di dati fornito dalla rete.