domenica 20 gennaio 2013
Redditometro 2013 ed i lavoratori in pensione
Ricordiamo che il meccanismo del Redditometro per il 2013 prevede l'analisi reddituale del contribuente, o di tutto il suo nucleo familiare, attraverso il confronto tra il reddito dichiarato e una serie di spese che si ritengono effettuate in ogni caso. In sostanza, il «paniere» delle spese familiari verrà rilevato sulla scorta dei dati presenti nella «Banca Dati Tributaria» (che riporta tutti i movimenti verificabili e riconducibili al contribuente); in assenza di tali dati, si applicano, in via presuntiva, parametri base previsti dalla tabella Istat sulle spese medie di un nucleo familiare.
Mentre, "I pensionati, titolari della sola pensione, non saranno mai selezionati dal nuovo redditometro che é uno strumento" per "individuare i finti poveri e l'evasione 'spudorata', ossia quella ritenuta maggiormente deplorevole dal comune sentire". Lo ha dichiarato l'Agenzia delle entrate che fornisce "chiarimenti relativi ad alcune notizie di stampa".
Soltanto per evasione 'spudorata', ha spiegato l'Agenzia, si intendono "i casi in cui alcuni contribuenti, pur evidenziando una elevata capacità di spesa, dichiarano redditi esigui, usufruendo così di agevolazioni dello Stato sociale negate ad altri che magari hanno un tenore di vita più modesto". A conferma di quanto detto, prosegue la nota, "sia il chiarimento fornito nei giorni scorsi, ossia che già in fase di selezione, le posizioni con scostamenti inferiori a 12mila euro non saranno prese in considerazione; sia la convenzione annuale con il Ministero dell'Economia, in base alla quale l'Agenzia delle Entrate dovrà effettuare ogni anno 35mila controlli utilizzando il redditometro".
E' ovvio, ha sottolineato le Agenzia, "che l'azione sarà efficace se diretta a individuare casi eclatanti e non di leggeri scostamenti tra reddito dichiarato e quello speso".
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sabato 19 gennaio 2013
Finanziamenti dipendenti e pensionati settore pubblico e privato per l'anno 2013
Vediamo la cessione del quinto dello stipendio per dipendenti e pensionati.
La cessione del quinto è una tipologia di prestito rivolta ai lavoratori dipendenti (pubblici, statali, di enti parastatali, di aziende private) e da qualche anno a questa parte ai lavoratori in pensione definita cessione del quinto pensionati, ovvero ai soggetti che possono contare su una busta paga o una pensione su cui può essere addebitata la rata del finanziamento. E si configura come un prestito garantito, vale a dire un tipo di finanziamento erogato a fronte di particolari garanzie offerte dal “cliente” (trattamento di fine rapporto), ed appartiene alla categoria dei prestiti non finalizzati, espressione che identifica quei finanziamenti che possono essere richiesti senza la necessità di informare la banca sulla finalità di spesa e senza motivazione.
Rispetto ad altre forme di prestito, la cessione del quinto possiede alcune caratteristiche particolari. Tra di esse, il fatto che la quota del prestito sia trattenuta direttamente sulla busta paga da parte del datore di lavoro per i lavoratori dipendenti o sulla pensione del richiedente il finanziamento per personale in pensione.
La cessione del quinto della pensione deve essere un prestito personale a tasso fisso e rata costante, da estinguersi mediante cessione pro solvendo di una quota della pensione fino al quinto della stessa, valutato al netto delle ritenute fiscali e fatto salvo l'importo corrispondente al trattamento minimo, per periodi non superiori a dieci anni.
Con la cessione del quinto pensione possono essere cedute le pensioni corrisposte dallo Stato o dai singoli enti, gli assegni equivalenti a carico di speciali casse di previdenza, le pensioni e gli assegni di invalidità e vecchiaia corrisposti dall'Inps, gli assegni vitalizi e i capitali a carico di istituti e fondi in dipendenza del rapporto di lavoro.
L'istituto, ente o cassa di previdenza provvede a trattenere direttamente dalla pensione del Cliente, detto anche "Cedente", le rate mensili di ammortamento e ne effettua rimessa diretta all'Istituto cessionario.
I vantaggi che si devono avere per ottenere questo prestito sono generalmente: tempi rapidi e a tassi convenienti; documenti facilmente reperibili; importi elevati, rateizzabili fino a 120 mesi, erogazione in tempi rapidi. In mancanza di queste condizioni difficilmente si può parlare di convenienza e vantaggi.
Ricordiamo che l’eventuale estinzione anticipata di altri finanziamenti in corso, consente una maggiore liquidità e l’abbuono degli interessi non maturati. Al perfezionamento del contratto, per legge, si stipula una polizza assicurativa a copertura del rischio vita .La polizza assicurativa del prestito potrà essere fornita anche dall'Inpdap.
Inps sulle pensioni di invalidità ritira la circolare n. 149
L’Inps ha ritirato la circolare 149 del 28 dicembre, in base alla quale gli invalidi civili al 100%, per avere la pensione di invalidità, avrebbero dovuto fare riferimento non più al reddito personale ma anche a quello del coniuge. Lo ha fatto sapere la Cgil annunciando che il direttore generale dell’istituto previdenziale, Mario Nori, ha diramato un provvedimento in cui si prevede che “sia nella liquidazione dell’assegno ordinario mensile di invalidità civile parziale, sia per la pensione di inabilità civile si continuerà a far riferimento al reddito personale dell’invalido”.
A confermarlo è direttamente l'Inps con il messaggio 717 del 14 gennaio 2013 dal titolo “Limiti reddituali per la liquidazione delle pensioni di inabilità civili“, che dovrebbe mettere fine, almeno per il momento, alle polemiche sorte dopo la pubblicazione della circolare 149 del 2012 sempre da parte dell'istituto di previdenza. Nella tabella M.3 dell'allegato 2, infatti, veniva precisato che il requisito reddituale (16.127,30 euro) per avere diritto all'invalidità civile totale per il 2013 era coniugale e non più solo quello del diretto interessato.
Una decisione accolta con favore dalla Cgil, fa sapere la responsabile dell’ufficio politiche della disabilità, Nina Daita. “Siamo soddisfatti del risultato raggiunto dopo le pressioni fatte nei giorni scorsi e l’ampia mobilitazione nei confronti di un provvedimento che si prefigurava come palesemente iniquo e vessatorio nei confronti del mondo della disabilità”. La circolare ritirata, molto criticata, aveva fatto ipotizzare l’utilizzo di un escamotage per i disabili sposati che, per sopravvivere, avrebbero dovuto pensare solo al divorzio. Gli invalidi civili parziali e totali in Italia, esclusi ciechi e sordi, che hanno diritto all’assegno – secondo i dati del sito dell’Inps – sono quasi 730mila.
”In attesa della preannunziata nota ministeriale a chiarimento della complessa materia dei limiti reddituali delle pensioni di inabilità civile ed in considerazione di una interpretazione costituzionalmente orientata degli art.12 e 13 della legge 118/1971 (sulla pensione di inabilità e l’assegno mensile per gli invalidi civili, ndr) – si legge nella circolare firmata dal direttore generale dell’Inps Mauro Nori – si ritiene di non modificare l’orientamento amministrativo assunto a suo tempo dal Ministero dell’Interno e successivamente confermato nel tempo da questo Istituto.
Pertanto – prosegue -, sia nella liquidazione dell’assegno ordinario mensile di invalidità civile parziale, sia per la pensione di inabilità civile si continuerà a far riferimento al reddito personale dell’invalido”.
Una variazione, quella dell'Inps, collegata a una sentenza della Corte di cassazione (la numero 4677/2011) con cui i giudici, pur prendendo atto di precedenti sentenze discordanti (a volte si è stabilito che il limite era riferito al solo invalido, altre volte ai coniugi), è stato deciso che l'importo massimo va riferito alla coppia.
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