domenica 14 luglio 2013
Licenziamento collettivo anche per una singola unità produttiva
Un'azienda che avvia una procedura di licenziamento collettivo può delimitare la scelta dei lavoratori da licenziare esclusivamente a quelli impiegati presso una singola unità produttiva, invece che sull'intero complesso aziendale, quando esistono ragioni produttive che giustificano tale operazione. Così si è espresso il Tribunale di Roma con un'ordinanza del 5 luglio del 2013.
Con la quale ha rigettato il ricorso di una parte dei lavoratori, licenziati all'esito di una procedura di riduzione collettiva del personale. Il datore di lavoro era presente su tre diverse sedi dislocate sul territorio nazionale, e aveva dichiarato un certo numero di esuberi, conseguenti alla scelta di chiudere una di queste unità produttive. All'esito della procedura, il personale da licenziare era stato individuato solo all'interno della sede destinata alla chiusura.
Il Tribunale di Roma ha ritenuto legittima questa scelta, evidenziando che la giurisprudenza della Corte di Cassazione ha ripetutamente accettato questo principio. In particolare, come ricorda l'ordinanza, la Corte di Cassazione ha chiarito che se un progetto di ristrutturazione aziendale si riferisce in maniera esclusiva ad una certa unità produttiva, la platea dei lavoratori interessati può essere limitata agli addetti a tale unità, qualora sussistano oggettive esigenze aziendali.
Il datore di lavoro, secondo la Corte, in questi casi deve indicare, nella lettera di avvio della procedura, sia i motivi per i quali intende limitare i licenziamenti al solo personale addetto alla sede, sia le ragioni per le quali non è in grado di attenuare la portata dei licenziamenti mediante il trasferimento ad unità produttive geograficamente vicine a quella soppressa. Se sono rispettate queste condizioni, prosegue l'ordinanza, la comparazione tra il personale per individuare i lavoratori da licenziare, sulla base dei criteri di scelta previsti dalla legge, può essere attuata tenendo presente la sola sede individuata nella lettera di apertura. E, in ogni caso, è da escludersi l'esigibilità della comparazione tra i dipendenti, quando questa risulti oggettivamente incompatibile con le esigenze aziendali per ragioni geografiche.
Questa lettura è molto significativa, in quanto da un'interpretazione ragionevole al principio, contenuto nella legge n. 223 del 1991, che impone di applicare i criteri di scelta su tutto l'organico aziendale, evitando conseguenze paradossali, come sarebbe quella di licenziare dipendenti dislocati a centinaia di chilometri dall'unità produttiva interessata dalla chiusura.
L'ordinanza ricorda, infine, che il licenziamento collettivo si applica anche nei confronti dei dirigenti sindacali (a meno che non sia provata l'esistenza di ragioni di carattere discriminatorio) e nei confronti di lavoratrici madri, qualora si versi nel caso di "cessazione dell'attività" (situazione, questa, che ricorre nel caso di chiusura dell'unità produttiva).
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L'Inps dal luglio 2013 è online sui social network
L’Inps è online anche su Twitter, con un profilo ufficiale che estende e consolida la presenza dell’Ente di previdenza sui social media. Non solo: da luglio 2013 l’Inps, nell’ambito del processo verso un’amministrazione più trasparente, rende maggiormente accessibili i propri dati nella sezione Open Data del sito www.inps.it.
Quindi un profilo Twitter per favorire la diffusione delle informazioni, raggiungere un pubblico che predilige nuove piattaforme di distribuzione, di informazioni e comunicazioni, incrementando l'ascolto e l'interazione con i propri utenti. E' stato attivato l'Inps (@inps_it), che consolida così la sua presenza sui network di internet . Il profilo Twitter dell'Istituto si aggiunge a quello già attivo su Facebook, che si compone di quattro pagine tematiche:
riscattare la laurea;
utilizzare i buoni lavoro;
gestire il lavoro domestico;
pensioni: sistema contributivo.
La pagina di Facebook conta già più di 15mila iscritti. L'Inps è presente anche su Youtube con un proprio canale ufficiale, che ha raggiunto circa 30mila visualizzazioni. Un'esperienza positiva, consolidata anche da un importante riconoscimento ricevuto: nel 2012, infatti, le pagine tematiche Facebook dell'Istituto hanno vinto il premio e-gov per la sezione "un governo più aperto". Diventando followers del profilo @inps_it su Twitter gli utenti potranno essere costantemente aggiornati su tutte le novità pubblicate dall'istituto. "I contenuti diffusi attraverso il profilo Twitter – avvertono però dall'Inps - avranno solo una valenza informativa generale. Per eventuali approfondimenti, richieste di servizi o prestazioni, occorre far riferimento al sito www.Inps.It ". Sul portale istituzionale è disponibile da oggi anche una sezione dedicata alla presenza dell'istituto sui social media (pagine tematiche Facebook, canale ufficiale Youtube e profilo Twitter).
Attraverso i social network l'Istituto punta a divulgare le comunicazioni sulle attività e i servizi erogati, comunicati stampa, pubblicazioni e documenti ufficiali, novità normative, informazioni su iniziative ed eventi di settore, immagini e video istituzionali.
E stata un’esperienza positiva consolidata anche da un importante riconoscimento ricevuto. Nel 2012, infatti, le pagine tematiche Facebook dell’Istituto hanno vinto il Premio E Gov per la sezione “Un governo più aperto”, nell’ambito della VIII edizione del premio omonimo.
Il profilo @Inps_it è raggiungibile direttamente all’indirizzo: www.twitter.com/Inps_it. Gli utenti potranno essere costantemente aggiornati su tutte le novità pubblicate dall’Istituto. I contenuti diffusi attraverso il profilo Twitter avranno solo una valenza informativa generale. Per eventuali approfondimenti, richieste di servizi o prestazioni, occorre far riferimento al sito www.inps.it.
Sul portale istituzionale è disponibile da oggi anche una sezione dedicata alla presenza dell’Istituto sui social media (pagine tematiche Facebook, canale ufficiale YouTube e profilo Twitter). La sezione “INPS Social Network” è raggiungibile seguendo il percorso HOME > INPS COMUNICA > INPS SOCIAL NETWORK, e comprende anche alcune importanti linee guida (Social Media Policy), utili per chiarire le modalità di relazione e comunicazione adottate dall’Inps sui social network.
La novità più importante riguarda open data e accessibilità una nuova modalità che consente, attraverso delle specifiche API (Application programming interface), un accesso più semplice agli sviluppatori di applicazioni ai dataset pubblicati. L’Inps è la prima PA italiana a fornire l’innovativo strumento e questa iniziativa ne conferma il ruolo di benchmark nel panorama della Pubblica Amministrazione.
Nel corso dell’ultimo anno, dal sito Inps sono stati scaricati oltre 573mila dati in formato aperto, di cui il 10% eseguiti dall’estero. E gli utenti, che possono lasciare un suggerimento ed esprimere la propria opinione su ogni singolo dataset, hanno mostrato un gradimento significativo attribuendo un voto che supera il 7 (su un valore massimo di 10).
Lanciata nel marzo 2012, la sezione Open Data dell’Inps pubblica oggi più di 320 dataset scaricabili nei formati Excel, CSV e XML e rilasciati con licenza IODL 2.0. In piena aderenza con la logica del riuso dei dati, l’INPS dedica spazio agli sviluppatori che utilizzano i dati del portale attraverso una form di segnalazione delle applicazioni realizzate e, insieme, permette di visualizzare il numero e la localizzazione dei downolad attraverso una mappa interattiva e costantemente aggiornata.
L’Inps continua così il percorso per una maggiore trasparenza e accessibilità dei propri dati: la realizzazione delle API degli Open Data, infatti, è strettamente in linea con l’Open Data Charter sottoscritta al recente G8 dalle Nazioni partecipanti, un documento che pone i Governi di fronte all’impegno di esporre e valorizzare il patrimonio informativo, ricordiamo in questo contesto il “Social mobility and welfare”, che in Italia può essere ben rappresentata da Open Data INPS, il datastore che espone l’insieme dei dati aperti dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
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martedì 9 luglio 2013
Traduttori: la formazione del mestiere
Il lavoro del traduttore richiede impegno e costante aggiornamento sulle lingue. L'iter formativo da seguire però cambia a seconda del tipo di traduttore che si vuole diventare. Un ottimo punto di partenza è una formazione universitaria specialistica, al termine della quale è opportuna la frequenza di corsi di formazione specifici.
Ad un traduttore divulgativo, ad esempio, sarà richiesta la conoscenza del linguaggio giornalistico per tradurre notizie e articoli di giornali cartacei e online.
Una conoscenza approfondita della storia e della cultura di un determinato paese è la base per diventare traduttore letterario; tradurre romanzi, saggi o poesie che siano quanto più fedeli possibile alla lingua originale è indispensabile. Per questo esistono corsi specifici, che preparano il traduttore a immedesimarsi nel contesto storico e sociale del testo e comprendere in pieno il pensiero dello scrittore.
Per quanto riguarda la traduzione scientifica, si deve possedere un vasto vocabolario di termini medico-biologici. I corsi di specializzazione e aggiornamento di questo settore garantiscono una formazione che comprende studi linguistici approfonditi per chi è già in possesso di una laurea scientifica. Medici e biologi sono tenuti a leggere frequentemente testi in lingua straniera, e molti ricercatori scelgono il campo delle treduzioni come mestiere.
Di estrema delicatezza è il lavoro del traduttore tecnico; i master di specializzazione esistenti preparano gli studenti a possedere un linguaggio chiaro ed efficace mirato all'accessibilità di testi informatici per software e applicativi.
Molte università italiane propongono master di traduzione giuridica, legale, o traduzione economica e finanziaria. La formazione, in entrambi i casi prevede l'affiancamento al traduttore di un esperto giurista o economista. La collaborazione di queste figure professionali è senz'altro determinante per una buona riuscita di una traduzione.
Per diventare traduttore giurato, l'iter è particolare; bisogna essere in possesso di una laurea, un attestato linguistico. Il superamento dell'esame di idoneità delle singole Camere di Commercio darà la possibilità di iscrizione all'Albo dei Traduttori Giurati ed Interpretariato per esercitare la professione.
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