Se il datore di lavoro decide senza accordi il tempo parziale di un dipendente è nullo e lo stesso ha diritto al risarcimento.
La scelta unilaterale del datore di lavoro di ridurre l'orario di lavoro dei propri dipendenti è nulla ed costringe l'azienda a pagare la retribuzione piena. E’ quanto ha stabilito la Corte di Cassazione, sentenza 24476/2011 , bocciando il ricorso di una impresa farmaceutica attiva che era stata condannata in Appello dopo aver vinto in primo grado.
La sentenza riguarda la storia di un dipendente di lungo corso che dopo quasi trenta anni di servizio, si vede ridurre per una decisione aziendale l'orario di lavoro e quindi la fonte retributiva, lo stipendio. Andato in pensione tre anni dopo, nel 2011, aveva richiesto il pagamento per tutte le ore prestate in meno, determinandone l'ammontare a quasi 10mila euro. Il tribunale di Lecce in prima istanza bocciò la domanda sulla base del fatto che dalla testimonianza dello stesso dipendente era emersa la sottoscrizione di un accordo sindacale del 1990 in cui si accettava la riduzione dell'orario di lavoro.
Per la Corte d'Appello, ragionamento poi condiviso in Cassazione, però quell'accordo sindacale era troppo datato nel tempo per poter essere applicato al caso specifico, che invece dipendeva da una decisione datoriale autonoma del 1999. Non solo, ma anche se vi fosse stato un ulteriore accordo verbale sulla riduzione dell'orario sarebbe comunque mancata la forma scritta che in questo caso è richiesta ad substantiam. Ragion per cui la clausola era da considerarsi nulla e il rapporto convertito nuovamente in contratto a tempo pieno, con il conseguente diritto a vedersi retribuite le ora lavorative non prestate. Infatti, ricorda la Cassazione la trasformazione del rapporto da tempo pieno a tempo parziale è ammessa soltanto su accordo delle parti, risultante da atto scritto, e per di più convalidato dalla Direzione provinciale del Lavoro dopo aver ascoltato il dipendente.
Quindi deve essere risarcito il dipendente se non condivide la riduzione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale.
domenica 27 novembre 2011
Posta Elettronica Certificata (PEC): c'è la proroga
La Posta Elettronica Certificata (PEC) è il sistema che consente di inviare e-mail con valore legale equiparato ad una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Grazie ai protocolli di sicurezza utilizzati, la Pec è in grado di garantire la certezza del contenuto non rendendo possibili modifiche al messaggio, sia per quanto riguarda i contenuti che eventuali allegati. La Posta Elettronica Certificata garantisce - in caso di contenzioso - l'opponibilità a terzi del messaggio. Per informazioni si consiglia di visitare il sito http://www.pec.it/.
Una circolare emanata dal ministero dello Sviluppo economico ha invitato le Camere di commercio a non applicare la sanzione prevista per le società che non comunicano il proprio indirizzo di posta elettronica certificata al Registro imprese entro la scadenza che era fissata per il 29 novembre 2011. Quindi a causa delle numerose segnalazioni da parti di gestori del sistema di posta elettronica certificata e per l'impossibilità di fare fronte all'enorme tante richieste di nuovi indirizzi di P.E.C. concentratasi nell'imminenza del termine del 29 novembre, il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato la circolare n. 224402 in cui si dà l'opportunità alla Camere di commercio di astenersi dall'applicare le sanzioni a società e soggetti che non abbiano provveduto alla comunicazione nei termini e di considerare come corretto anche l'adempimento tardivo.
Ed il termine dovrebbe arrivare «almeno fino all'inizio del nuovo anno». La circolare ha spiegato che essendo nel frattempo pervenute numerose segnalazioni», da parte dei gestori del sistema di posta elettronica certificata, sull'«impossibilità di fare fronte all'enorme mole di richieste di nuovi indirizzi di Pec, concentratasi nell'imminenza del termine, in tempi compatibili con il rispetto del termine stesso». Nonostante la scadenza per la comunicazione dell'indirizzo Pec al Registro imprese sia stata fissata nel 2008, tutte le società si sono attivate, dunque, negli ultimi giorni disponibili.
Il ministero dello Sviluppo economico ha ritenuto che sia impossibile individuare, per le società che non dovessero rispettare la scadenza (quelle già in regola al 21 novembre erano solo il 36,5%), «l'elemento soggettivo (dolo o colpa)» che in base all'articolo 3 della legge 689/81 «è presupposto necessario per l'assoggettamento alla sanzione amministrativa».
Vediampo come funziona. I messaggi di Posta Certificata vengono spediti tra 2 caselle, e quindi Domini, certificati. Quando il mittente possessore di una casella di PEC invia un messaggio ad un altro utente certificato, il messaggio viene raccolto dal gestore del dominio certificato detto punto di accesso, che lo racchiude in una busta di trasporto e vi applica una firma elettronica in modo da garantirne inalterabilità e provenienza. Dopo questo passaggio questo indirizza il messaggio al gestore di PEC destinatario che verifica la firma e lo consegna al destinatario denominato punto di consegna. Per ulteriori informazioni si consiglia di visitare il sito http://www.pecimprese.it/
La Pec deve essere acquistata - anche online - da uno dei gestori autorizzati da DigiitPA (Ente nazionale per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione). Per acquistare la casella basta cliccare sul nome del gestore e seguire le istruzioni. L'indirizzo Pec deve essere già attivato nel momento della comunicazione al Registro Imprese. L'indirizzo Pec va comunicato al Registro Imprese della sede legale dell'impresa esclusivamente per via telematica attraverso le procedure presenti sul portale a questo indirizzo http://www.registroimprese.it/
Grazie ai protocolli di sicurezza utilizzati, la Pec è in grado di garantire la certezza del contenuto non rendendo possibili modifiche al messaggio, sia per quanto riguarda i contenuti che eventuali allegati. La Posta Elettronica Certificata garantisce - in caso di contenzioso - l'opponibilità a terzi del messaggio. Per informazioni si consiglia di visitare il sito http://www.pec.it/.
Una circolare emanata dal ministero dello Sviluppo economico ha invitato le Camere di commercio a non applicare la sanzione prevista per le società che non comunicano il proprio indirizzo di posta elettronica certificata al Registro imprese entro la scadenza che era fissata per il 29 novembre 2011. Quindi a causa delle numerose segnalazioni da parti di gestori del sistema di posta elettronica certificata e per l'impossibilità di fare fronte all'enorme tante richieste di nuovi indirizzi di P.E.C. concentratasi nell'imminenza del termine del 29 novembre, il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato la circolare n. 224402 in cui si dà l'opportunità alla Camere di commercio di astenersi dall'applicare le sanzioni a società e soggetti che non abbiano provveduto alla comunicazione nei termini e di considerare come corretto anche l'adempimento tardivo.
Ed il termine dovrebbe arrivare «almeno fino all'inizio del nuovo anno». La circolare ha spiegato che essendo nel frattempo pervenute numerose segnalazioni», da parte dei gestori del sistema di posta elettronica certificata, sull'«impossibilità di fare fronte all'enorme mole di richieste di nuovi indirizzi di Pec, concentratasi nell'imminenza del termine, in tempi compatibili con il rispetto del termine stesso». Nonostante la scadenza per la comunicazione dell'indirizzo Pec al Registro imprese sia stata fissata nel 2008, tutte le società si sono attivate, dunque, negli ultimi giorni disponibili.
Il ministero dello Sviluppo economico ha ritenuto che sia impossibile individuare, per le società che non dovessero rispettare la scadenza (quelle già in regola al 21 novembre erano solo il 36,5%), «l'elemento soggettivo (dolo o colpa)» che in base all'articolo 3 della legge 689/81 «è presupposto necessario per l'assoggettamento alla sanzione amministrativa».
Vediampo come funziona. I messaggi di Posta Certificata vengono spediti tra 2 caselle, e quindi Domini, certificati. Quando il mittente possessore di una casella di PEC invia un messaggio ad un altro utente certificato, il messaggio viene raccolto dal gestore del dominio certificato detto punto di accesso, che lo racchiude in una busta di trasporto e vi applica una firma elettronica in modo da garantirne inalterabilità e provenienza. Dopo questo passaggio questo indirizza il messaggio al gestore di PEC destinatario che verifica la firma e lo consegna al destinatario denominato punto di consegna. Per ulteriori informazioni si consiglia di visitare il sito http://www.pecimprese.it/
La Pec deve essere acquistata - anche online - da uno dei gestori autorizzati da DigiitPA (Ente nazionale per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione). Per acquistare la casella basta cliccare sul nome del gestore e seguire le istruzioni. L'indirizzo Pec deve essere già attivato nel momento della comunicazione al Registro Imprese. L'indirizzo Pec va comunicato al Registro Imprese della sede legale dell'impresa esclusivamente per via telematica attraverso le procedure presenti sul portale a questo indirizzo http://www.registroimprese.it/
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sabato 26 novembre 2011
Tredicesime 2011 più leggere, in forte calo
Quest'anno dovremo aspettarci, e non tutti i lavoratori,. tredicesime più leggere rispetto al 2010. La perdita di potere d'acquisto varia da 10 euro per un operaio a 25 euro per un dirigente. "Queste riduzioni sono dovute al fatto che nel 2011 gli aumenti contrattuali sono cresciuti meno dell'inflazione.
Per la prima volta in venti anni "diminuisce di 0,8 miliardi di euro, con un calo del 2,2%, il monte tredicesime 2011". Lo sottolineano in una nota le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori, calcolando che il complesso delle gratifiche di fine anno si attesterà a quota 35 miliardi di euro. "Quasi l'80% delle tredicesime - rilevano i presidenti di Adusbef, Elio Lannutti, e Federconsumatori, Rosario Trefiletti - delle tredicesime verrà 'mangiato' da tasse, mutui, bolli, canoni, rimborso di debiti pregressi". Solo il 20,2%, dunque appena un quinto, sarà "destinato a risparmi, regali, viaggi, consumi alimentari".
Le due associazioni invitano il governo ad "evitare l'aumento dell'Iva e il ritorno dell'Ici sulla prima casa". Le tredicesime andranno per 10,2 miliardi di euro ai pensionati (-1,92%); 9,2 miliardi ai lavoratori pubblici (-1,07%); 15,6 miliardi (-3,1%) ai dipendenti privati dei settori agricoltura, industria e terziario. Adusbef e Federconsumatori prevedono poi "un Natale durissimo sul fronte dei consumi, destinati a calare del 6,9% perché almeno tre famiglie su quattro taglieranno le spese per l'incerta situazione economica".
Le due associazioni si appellano al governo affinché venga evitato un nuovo aumento dell'Iva o il ritorno dell'Ici sulla casa di abitazione "potendo reperire maggiori risorse nei capitali scudati che, con un prelievo straordinario del 20%, darebbero un gettito immediato di 21 miliardi di euro, varando un urgente contestuale decreto per una tassa sui patrimoni oltre 1 milione di euro".
Per la prima volta in venti anni "diminuisce di 0,8 miliardi di euro, con un calo del 2,2%, il monte tredicesime 2011". Lo sottolineano in una nota le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori, calcolando che il complesso delle gratifiche di fine anno si attesterà a quota 35 miliardi di euro. "Quasi l'80% delle tredicesime - rilevano i presidenti di Adusbef, Elio Lannutti, e Federconsumatori, Rosario Trefiletti - delle tredicesime verrà 'mangiato' da tasse, mutui, bolli, canoni, rimborso di debiti pregressi". Solo il 20,2%, dunque appena un quinto, sarà "destinato a risparmi, regali, viaggi, consumi alimentari".
Le due associazioni invitano il governo ad "evitare l'aumento dell'Iva e il ritorno dell'Ici sulla prima casa". Le tredicesime andranno per 10,2 miliardi di euro ai pensionati (-1,92%); 9,2 miliardi ai lavoratori pubblici (-1,07%); 15,6 miliardi (-3,1%) ai dipendenti privati dei settori agricoltura, industria e terziario. Adusbef e Federconsumatori prevedono poi "un Natale durissimo sul fronte dei consumi, destinati a calare del 6,9% perché almeno tre famiglie su quattro taglieranno le spese per l'incerta situazione economica".
Le due associazioni si appellano al governo affinché venga evitato un nuovo aumento dell'Iva o il ritorno dell'Ici sulla casa di abitazione "potendo reperire maggiori risorse nei capitali scudati che, con un prelievo straordinario del 20%, darebbero un gettito immediato di 21 miliardi di euro, varando un urgente contestuale decreto per una tassa sui patrimoni oltre 1 milione di euro".
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