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domenica 16 settembre 2012

Fabbrica Italia, serve chiarezza per il futuro del lavoro e dei lavoratori


Il governo dei tecnici è sceso in campo e, in un clima di grande fibrillazione, sollecitato da sindacati e politici, ha chiesto alla Fiat "di fare al più presto chiarezza al mercato e agli italiani" sugli impegni per il Paese. I contatti con Sergio Marchionne, sono continui da giorni e non è escluso che per la prossima settimana, ci possa essere un incontro. Nessuna convocazione ufficiale, chiarisce il ministro del lavoro, Elsa Fornero. "Vorremmo approfondire con Marchionne – ha spiegato - che cosa ha in mente per i suoi piani d'investimento e per l'occupazione nel Paese. Non ho il potere di convocare l'ad di una grande azienda, ma gli ho dato alcune date disponibili. Non ci ha ancora risposto, ma confido che potremo incontrarci nei prossimi giorni. Non convoco nessuno ma vorrei discutere". Per la Cgil, «la Fiat ha preso in giro tutto il paese».

«Che l'attenzione sul settore auto e sulla Fiat sia massimo é ovvio - ha spiegato il ministro Corrado Passera ma Fiat é una società quotata che ha degli obblighi di comunicazione verso i mercati, quindi non é possibile fare una cronaca minuto per minuto di ogni contatto e di ogni telefonata. Vogliamo capire fino in fondo le implicazioni di una serie di annunci che si sono susseguiti e che non permettono ancora di comprendere le strategie di Fiat in Italia». Le scelte dell'azienda, ha confermato poi il ministro, «sono un tema da seguire fortemente per assicurare che l'Italia abbia il massimo ruolo nei piani di sviluppo di Fiat. Però non sarà certo il governo a sostituirsi alle responsabilità imprenditoriali e a prendere le decisioni di investimento dell'azienda».

Nel suo intervento, il ministro  Passera ha poi confermato l'occupazione come la principale preoccupazione del Governo: «Il lavoro é la priorità numero uno sapendo che la crescita sostenibile può venire se si rimuovono gli elementi che hanno bloccato il Paese e portato alla non competitività.

Bisogna risolvere problemi di fondo, elementi di non coesione sociale, ma la crescita non ha soluzioni facili, la crescita passa attraverso molte leggi ed é sempre andata in parallelo con il rigore». Nel decreto Crescita due, «che avevamo previsto e confermiamo entro il mese di settembre», ha aggiunto poi Passera, ci sarà «un capitolo importante sull'agenda digitale, un capitolo sulle start up, per facilitare la loro nascita, e ancora molta semplificazione. Come previsto, anche settembre ha la sua parte di crescita e sviluppo».

Susanna Camusso sul palco della festa del sindacato a Roma, non ha risparmiato attacchi al Lingotto: «Siamo stati tutti presi in giro come paese da un'azienda che allora come oggi non vuole fare investimenti in questo paese». «Quanti stabilimenti deve ancora chiudere la Fiat per dire che vuole andare via dal Paese? È ora che il governo prenda in mano la situazione. Il Governo non deve chiedere a Fiat cosa ha intenzione di fare ma dica a Fiat cosa il paese intende fare. Basta con le telefonate, "mi hanno rassicurato"».«Di mese in mese - ha spiegato - gli appuntamenti sono stati rinviati, i modelli non ci sono e la Cig aumenta». «Siamo preoccupatissimi», ha poi concluso.

"Chiedo con insistenza a Marchionne – ha sostenuto Raffaele Bonanni - di arrivare a un chiarimento pubblico con noi prima di presentare il piano a ottobre per fugare ogni equivoco. Se salta la Fiat centinaia di migliaia di persone nel centro-sud sono nei guai".

I tagli delle Poste Italiane in 2mila rischiano il posto di lavoro


Per anni sono andati in giro con una scritta sulla schiena: “Stiamo consegnando corrispondenza per conto di Poste Italiane”, ovvero “non siamo postini”. Sono i lavoratori degli appalti postali e il loro posto è a rischio, perché Poste italiane ha cominciato a “razionalizzare” e “reinternalizzare”. Questa fantomatica razionalizzazione tocca più di duemila tecnicamente “non-postini”.

C’è chi da marzo del 2012 non riceve lo stipendio, chi è già in cassa integrazione e chi ha i giorni contati per entrarci. “Siamo a rischio estinzione”, hanno denunciato più volte nei loro appelli su internet e durante lo sciopero nazionale indetto il 2 luglio scorso dalla Cgil.

Ricordiamo che è dal 1999 che Poste Italiane ha deciso di affidare a società esterne alcuni servizi: all’epoca l’amministratore delegato della società era l’attuale ministro dello Sviluppo Corrado Passera.

Vediamo come funziona questo lavoro in appalto. Si svolge su tre binari: ci sono quelli che lavorano e lavoreranno in futuro con le nuove gare, una volta assegnate; ci sono i lavoratori che manterranno il posto di lavoro sino a scadenza proroga, e quelli che sono in cassa integrazione.

Il recapito della corrispondenza, soprattutto per i "civici ad alto traffico" - ad esempio quelli delle grandi amministrazioni pubbliche che ricevono centinaia di comunicazioni e raccomandate ogni giorno - è da sempre gestito da operatori privati, spesso società ex concessionarie. Con un aggravio nei costi e una filiera così non controllata a dovere (è la versione di Poste Italiane), ma «una migliore qualità del servizio per capillarità e puntualità» (è la tesi delle imprese del settore, alcune di loro ora riunitesi sotto il cappello della Cna, la confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola media e impresa).

Nel 2007, la presunta svolta che sembrava aver risolto l'impasse: l'accordo firmato da Poste Italiane e le organizzazioni sindacali di categoria, con il quale l'ex monopolista di Stato otteneva la garanzia di "internalizzare" il recapito della corrispondenza (in modo da razionalizzare i costi date le ingenti perdite in un settore non più "core") e al tempo stesso affidava "quote di attività aziendali" alle imprese appaltanti «diverse dalla consegna delle raccomandate».

Una logica di scambio tesa a garantire determinati livelli di occupazione. Quell'accordo, però, non è mai stato esplicitato a dovere, ed è rimasto una lettera morta e pesando sull'indotto dei corrieri espresso. Ha detto Valter Recchia, referente Cna per le agenzie di recapito, che ora «la soluzione per salvare i posti di lavoro sarebbe quella di attivare una nuova partnership tra Poste Italiane e le imprese del settore, prevedendo la consegna non solo delle raccomandate, ma anche - perché no - dei farmaci, nelle sedi periferiche, nelle aree più svantaggiate del Paese, nelle comunità montane, dove il servizio universale non è redditizio».

Su questa vertenza si è sovrapposta un'altra, che riguarda gli esuberi interni a Poste Italiane, dopo il piano di razionalizzazione degli uffici postali previsto dalla spending review (si parla di 1.152 uffici in tutta Italia). Lo sciopero unitario di tutte le sigle sindacali del settore previsto per il 12 ottobre per scongiurare il "piano di ristrutturazione" di Poste Italiane potrebbe però svuotare la chiamata alla mobilitazione dei lavoratori in subappalto, perché è il segnale che la coperta è davvero corta e ogni tentativo di perdere altro tempo nei loro confronti rischierebbe di essere pura demagogia.

mercoledì 5 settembre 2012

Il ministro Passera e l'autunno caldo


Così il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi “l'autunno è già caldo, è bollente".

Il salvataggio dell'Alcoa di Portovesme è complicato. "Quella di Alcoa è una situazione quesi impossibile data la difficoltà di trovare investitori disposti a portare avanti il progetto", ha detto Corrado Passera alla Festa del Pd a Reggio Emilia. "Non dobbiamo nasconderci: la situazione è quasi impossibile, di scarsissimo interesse e peraltro costa", precisa il ministro dello Sviluppo economico. "Noi continueremo a lavorare e intendiamo mantenere i patti", ha aggiunto "siamo riusciti a rimandare la chiusura".

Il costo di una eventuale chiusura dell'impianto dell'Ilva di Taranto determinerebbe "un impatto negativo che è stato valutato attorno ad oltre 8 miliardi di euro annui". Lo ha affermato il ministro dello Sviluppo Economico, Passera, in un'informativa al Senato. "Credo - aggiunge - che oggi si possano creare le condizioni per garantire il mantenimento dell'impianto nei limiti di sicurezza nazionale ed europei", anche se i "problemi da risolvere sono molteplici". Sulla situazione ambientale ci sono ancora "forti criticità".

domenica 12 agosto 2012

Tavolo di lavoro per la Wind Jet che si ferma, stop ai voli

Salta accordo, tavolo di lavoro con il ministro Corrado Passera il 14 agosto. L’Enac mette ha disposizione unità di crisi per proteggere i passeggeri.

Stop ai voli Wind Jet a partire dalla mezzanotte. La compagnia low cost, dopo l'interruzione delle trattative con Alitalia, ha deciso di sospendere l'operatività in tutti gli scali. Sarebbero sorti anche problemi per l'approvvigionamento del carburante. Alcuni mezzi sarebbero già stati riconsegnati alle società di leasing,in Irlanda.

L'unità per la gestione delle vertenze aziendali del ministero dello ha convocato Wind Jet e Alitalia per fare il punto «sull'improvvisa e inaspettata interruzione di una trattativa rispetto alla quale il Governo aveva ricevuto informazioni di un esito positivo». Al tavolo, che si occuperà anche della questione occupazionale, saranno presenti anche Enac, le organizzazioni sindacali e le competenti istituzioni ed enti locali. Ne dà notizia un comunicato del ministero.

Gli oltre 300mila passeggeri che hanno già prenotato un volo Wind Jet fino a fine ottobre rischiano di restare a terra, se non si trova una soluzione a breve. La compagnia low cost catanese ha sospeso la vendita di biglietti. «Come richiesto dall'Enac, le vendite tramite sito web e call center sono sospese. Si prega di contattare il call center al numero 89.20.20 per i voli già programmati».

Il ministro Passera ha convocato Windjet, Alitalia e l'Enac per cercare di dare sicurezza in primo luogo ai passeggeri che sono muniti di un biglietto della lowcost siciliana da qui a ottobre e per dare risposta ai lavoratori coinvolti. Nel manifestarsi eclatante della crisi prosegue anche la polemica, tra la compagnia guidata da Roberto Colaninno e Andrea Ragnetti e il gruppo siciliano, in scia a quanto avvenuto ieri, e tra Alitalia e Vito Riggio, presidente dell'Enac sull'attribuzione delle responsabilità sull'esito finale dell'imminente crac.

L'Enac ha fatto sapere che la rimodulazione dei voli è stata fatta in modo tale che venga garantita la riprotezione dei passeggeri in possesso di biglietti WindJet, mentre il programma dei voli sarà pubblicato e aggiornato sia sul proprio sito sia su quello della compagnia siciliana. I voli di riprotezione sulle tratte nazionali avranno un sovrapprezzo di massimo 80 euro.

Per quei turisti appiedati a Fiumicino, Catania e Palermo, o che lo saranno a breve a seguito della sospensione alla compagnia aerea Wind Jet della licenza di volare da parte dell'Enac, Federconsumatori consiglia di inviare una raccomandata a/r alla compagnia aerea, chiedendo il rimborso del biglietto aereo non utilizzato e delle spese sostenute durante l'attesa in aeroporto, oltre alla corresponsione della compensazione pecuniaria per la mancata partenza come previsto dal Regolamento Comunitario n. 261/2004.

«Inoltre - annuncia Federconsumatori - qualora gli sviluppi di questa grave vicenda dovessero portare al fallimento della compagnia, daremo informazioni su come procedere per l'insinuazione allo stato passivo». Per informazioni è possibile contattare lo Sportello SOS Turista, aperto anche per il mese di agosto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 al numero 059/2033430 059/2033430 o tramite e-mail.

«Da anni - conclude Federconsumatori - in accordo con altre associazioni, con la Fiavet e l'Astoi, stiamo chiedendo al Governo la costituzione di un fondo di garanzia per far fronte alla riprotezione ed al rientro dei passeggeri in caso di insolvenza e sospensione della operatività da parte delle compagnie aeree: ma, nel silenzio più assordante, nulla si muove. Certo è che non possiamo essere soddisfatti del ruolo svolto dall'Enac su questa vicenda per troppa superficialità e senza un minimo di prevenzione, e che almeno si faccia perdonare con la riprotezione certa di tutti quanti hanno prenotato un volo».
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