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domenica 26 ottobre 2014

Politica del lavoro tra la Camusso e la Leopolda 2014




Da una parte i poteri forti e dall’altra chi ha difficoltà nel mondo del lavoro. Roma chiama, Firenze risponde. Tra le due “folle”, quella della Cgil e della Leopolda, è un montare di accuse, di attacchi, di polemiche. Come quella tra l’imprenditore Davide Serra e il leader della Cgil Susanna Camusso. Oggetto del contendere, neanche a dirlo, è il diritto allo sciopero dei lavori pubblici. Che il finanziere vicino al premier vorrebbe limitare, con il segretario del sindacato che rilancia lo sciopero generale. Il duello a distanza, però, è solo un esempio della forte contrapposizione delle due manifestazioni. Articolo 18, legge di Stabilità, rapporti con l’Europa: gli argomenti dei due palchi sono gli stessi, declinati però in maniera diametralmente opposta. E mentre a San Giovanni è Susanna Camusso a tener banco, nella stazione fiorentina è tutto un avvicendarsi di personalità del renzismo, sia politico che imprenditoriale.

«Siamo pronti ad andare avanti con la protesta per cambiare la politica del governo, anche con lo sciopero generale». Susanna Camusso avverte il premier Renzi: la battaglia sul Jobs Act e contro l'abolizione dell'articolo 18 va avanti. La Cgil riempie piazza San Giovanni a Roma: «Siamo oltre un milione» dicono dal sindacato. «Lavoro, dignità uguaglianza per cambiare l’Italia» lo slogan della manifestazione «con tanta gente che chiede lavoro e chiede di estendere i diritti».

Una cosa va detta subito, a onore di Matteo Renzi e della storia della sinistra democratica italiana: il superamento dell'articolo 18 per dar vita a un mercato del lavoro più flessibile a fronte dell'impegno dello Stato a farsi carico del lavoratore licenziato e del suo ricollocamento non è idea estemporanea del nostro giovane premier, né atto di obbedienza ai diktat dell' Unione europea, come sostengono i suoi oppositori esterni e interni. Il progetto della flexecurity, sul modello scandinavo era già, nero su bianco, nel programma di Renzi per le primarie per la premiership del 2012, quelle contro Pier Luigi Bersani. E il libro “Il lavoro e il mercato” del giuslavorista e già parlamentare del Pci (quindi non un esponente della destra radicale) Pietro Ichino - libro che per la prima volta portò in Italia il dibattito sulla flexsecurity e che fu molto apprezzato dall'allora leader del Pds Massimo D'Alema - è uscito non qualche settimana fa ma nel 1996, ormai quasi vent'anni fa.

La divisione delle due visioni delle politiche del lavoro che è andata in scena in questo fine settimana - con una parte sia pur minoritaria del Pd in piazza a Roma sotto le bandiere rosse della Cgil e della Fiom e l'altra parte alla Leopolda di Firenze. La divisione che è andata in scena nel fine settimana con accenti anche drammatici è fondamentalmente la stessa che attraversa il maggior partito della sinistra italiana da almeno vent’anni.

Un milione di persone, secondo gli organizzatori, sono scese in piazza con la Cgil a Roma per protestare contro il governo, il Jobs Act e la legge di Stabilità. Il segretario del sindacato, Susanna Camusso, dal palco: "Siamo pronti a tutto, anche allo sciopero generale. L'Articolo 18 non va abolito bensì esteso anche a chi non ce l'ha". Rosy Bindi attacca il premier, Matteo Renzi: "La Leopolda è una contro-manifestazione imbarazzante".

Camusso: "Articolo 18 non è un totem ideologico" - E' sull'Articolo 18 che la Camusso alza la voce, tra gli applausi della piazza: "L'Articolo 18 non va abolito bensì esteso anche a tutti coloro che non ce l'hanno. Nessuno in buona fede può pensare che licenziare senza una giusta causa sia un totem ideologico. E' invece una tutela concreta", dichiara il segretario. "La giornata di oggi non è solo una fermata. La Cgil è pronta a continuare la sua protesta per cambiare il Jobs act e la politica di questo governo. Anche con lo sciopero generale", avverte la Camusso.

Il numero uno della Cgil chiama poi direttamente in causa il premier e, non appena nomina Renzi, la piazza inizia a fischiare: "Vogliamo dire al premier Renzi: stai sereno, non abbiamo rimpianti sulla concertazione. Lunedì abbiamo l'incontro con il governo sulla legge di Stabilità, lui ha già richiuso la sala verde e ci dà appuntamento al ministero del Lavoro. Stia sereno, per fare la concertazione bisogna condividere gli obiettivi per il Paese e noi i suoi non li condividiamo".

Il giudizio del sindacato sulla Manovra è tutt'altro che positivo: "Crisi e rigore continueranno a tenere il Paese nella stagnazione e la legge di Stabilità non cambia verso - continua la Camusso - Forse qualcuno pensa che l'uguaglianza sia una parola antica, per noi non lo è". Poi la chiusura a effetto del comizio al grido di "Al lavoro, alla lotta", seguito da Bella Ciao.




sabato 12 ottobre 2013

Tredicesime più pesanti con il bonus di 300 euro



Allo studio del Governo per il taglio al cuneo fiscale un bonus di 250,300 euro sulla busta paga di dipendenti e pensionati, da erogare con la tredicesima, che però non prendono tutti . ed in effetti, visto l’attuale momento sembra una possibile mancia sulla busta paga dei lavoratori dipendenti pensionati. Sono queste le ultime indiscrezioni trapelate al riguardo del taglio al cuneo fiscale promosso dal Governo Letta.

Una manovra quella che parte dal 2014 che nelle intenzioni del Governo dovrebbe servire a spingere sull’acceleratore della ripresa mettendo “un po’ di soldi in tasca” – come dice il premier Enrico Letta – ai cittadini. In particolare ai dipendenti che, da primi calcoli, si troverebbero in tasca fino a 300 euro in più e in un’unica “tranche”.

Siamo naturalmente alle supposizioni, infatti si ipotizza un intervento governativo del valore di 4-5 miliardi di euro, che verrebbe equamente ripartito tra le aziende (con una riduzione dei contributi) e i lavoratori (attraverso un alleggerimento delle tasse sugli stipendi). Secondo alcune stime, concentrando i tagli al cuneo fiscale sui redditi più bassi, l'incremento salariale potrebbe raggiungere i 250-300 euro all'anno, da pagare in un'unica soluzione nella mensilità di giugno o sulla tredicesima.

E’ bene ricordare che il cuneo fiscale è un indicatore della somma di tutte le imposte che gravano lavoro e quindi sulle tasse che il datore di lavoro e il lavoratore pagano allo Stato. In sostanza è una percentuale  che rappresenta l’incidenza di tutte le imposte dirette, imposte indirette e contributi previdenziali sul costo complessivo del lavoro.

Taglio cuneo fiscale: quanto costa? . E’Un’operazione che costa a conti fatti circa 5 miliardi di euro e per recuperarli al Tesoro si pensa all’aumento delle aliquota Iva agevolate, quella al 4 e al 10%, rispettivamente fino al 6/8%  e all’11%, producendo così un aumento dei prezzi dei prodotti di largo consumo della spesa delle famiglie italiane, come pane, pasta, latte verdure, quotidiani, ecc Sul taglio al cuneo fiscale dovrà decidere il Consiglio dei ministri, dopo trattative e incontri con le parti sociali a Palazzo Chigi e forse tutto sarà inserito nella prossima legge di stabilità.

Il bonus potrebbe essere erogato in un’unica tranche, forse una tredicesima più “pesante” nel 2014.




sabato 16 marzo 2013

Imprenditoria femminile fondo perduto per il 2013

I contributi a fondo perduto sono somme che, una volta ricevute, non devono essere restituite da coloro che ne hanno beneficiato. Sono finanziamenti erogati generalmente da enti pubblici (Unione Europea, Ministeri, Regioni, ecc.) a favore delle nuove imprese o delle imprese già attive. Normalmente non sono necessarie garanzie per ottenere il contributo, tranne nei casi in cui è prevista l’erogazione di un anticipo.

Il contributo a fondo perduto viene concesso a fronte di un investimento dell’imprenditore per la realizzazione di opere o l’acquisto di beni strumentali che abbiano effetti durevoli sull’impresa ed è calcolato in percentuale sul totale dell’investimento. Il contributo viene erogato solo a fronte della presentazione di documentazione di spese (ovvero fatture dei fornitori quietanzate).

Il nuovo momento sociale, la crisi economica e ovviamente la mancanza di lavoro, hanno negli ultimi anni ingenerato un forte aumento dell’interesse verso l’imprenditoria femminile e i finanziamenti a fondo perduto. Sicuramente, l’idea di aprire un’impresa è un’ottima opportunità per mettersi in gioco e lavorare di creatività, consentendo di innovarsi su più fronti.

Vediamo come si può partecipare al bando finanziamenti imprenditoria femminile.
Richiedere la partecipazione ai bandi è possibile presentando un business plan fornito di descrizione del progetto che si intende realizzare e di una sezione più dettagliata inerente a requisiti di fattibilità finanziaria del progetto. Le spese ammissibili per le agevolazioni riguardano solitamente l’acquisto di terreni, di impianti e macchinari, consulenze e corsi di formazione.

Per ottenere i vantaggi dedicati all’imprenditoria femminile con finanziamenti a fondo perduto occorre possedere alcuni requisiti di ammissibilità. Sarà pertanto possibile ricevere le agevolazioni finanziarie nei casi di:
imprese individuali in cui il titolare sia una donna;
società di persone costituite in maggioranza, sia numerica che di capitale, da donne;
società di capitali costituite in maggioranza, sia numerica che di capitale da donne, e in cui l’organo di amministrazione sia costituito prevalentemente al femminile.

Possono essere erogate diverse tipologie di contributi a fondo perduto, si tratta di contributi in conto impianti (il cui valore massimo può ammontare per le micro e piccole imprese fino al 50% delle spese), contributo in conto interessi, il cui valore massimo del finanziamento può arrivare al 75% dell’investimento per micro e piccole imprese.
Inoltre vi è la possibilità di richiedere una combinazione di contributi Per accedere ai finanziamenti a fondo perduto le imprese devono operare nei settori dell’industria, del commercio e dei servizi.

Per vedersi agevolati nell’imprenditoria al femminile e poter usufruire dei finanziamenti a fondo perduto, è necessario rientrare in alcuni settori. Tra i settori ammessi vi sono quello manifatturiero e il settore dei servizi, mentre tra i settori esclusi emergono l’industria carboniera, il settore siderurgico e quello delle fibre sintetiche.

Come trovare i finanziamenti a fondo perduto attualmente a disposizione? Considerato che l’elenco di tutti i finanziamenti a fondo perduto esistenti attualmente in disponibilità sul territorio italiano sarebbe troppo lungo, cerchiamo di tracciare un percorso per consentirvi di individuare il finanziamento a fondo perduto più conforme alle proprie esigenze.

Una prima strada porta indubbiamente alle istituzioni comunitarie (Unione Europea – europa.eu) e a quelle statali (Governo – governo.it). Molti finanziamenti a fondo perduto vengono tuttavia erogati da parte delle Regioni su stanziamenti comunitari. Di conseguenza, è certamente buona norma consultare il sito internet della vostra regione (es. regione.nomeregione.it). Si consiglia inopltre di consultare il sito internet dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo dell’impresa (invitalia.it) e quello della Camera di Commercio più vicino alla sede della vostra impresa.

domenica 16 settembre 2012

Fabbrica Italia, serve chiarezza per il futuro del lavoro e dei lavoratori


Il governo dei tecnici è sceso in campo e, in un clima di grande fibrillazione, sollecitato da sindacati e politici, ha chiesto alla Fiat "di fare al più presto chiarezza al mercato e agli italiani" sugli impegni per il Paese. I contatti con Sergio Marchionne, sono continui da giorni e non è escluso che per la prossima settimana, ci possa essere un incontro. Nessuna convocazione ufficiale, chiarisce il ministro del lavoro, Elsa Fornero. "Vorremmo approfondire con Marchionne – ha spiegato - che cosa ha in mente per i suoi piani d'investimento e per l'occupazione nel Paese. Non ho il potere di convocare l'ad di una grande azienda, ma gli ho dato alcune date disponibili. Non ci ha ancora risposto, ma confido che potremo incontrarci nei prossimi giorni. Non convoco nessuno ma vorrei discutere". Per la Cgil, «la Fiat ha preso in giro tutto il paese».

«Che l'attenzione sul settore auto e sulla Fiat sia massimo é ovvio - ha spiegato il ministro Corrado Passera ma Fiat é una società quotata che ha degli obblighi di comunicazione verso i mercati, quindi non é possibile fare una cronaca minuto per minuto di ogni contatto e di ogni telefonata. Vogliamo capire fino in fondo le implicazioni di una serie di annunci che si sono susseguiti e che non permettono ancora di comprendere le strategie di Fiat in Italia». Le scelte dell'azienda, ha confermato poi il ministro, «sono un tema da seguire fortemente per assicurare che l'Italia abbia il massimo ruolo nei piani di sviluppo di Fiat. Però non sarà certo il governo a sostituirsi alle responsabilità imprenditoriali e a prendere le decisioni di investimento dell'azienda».

Nel suo intervento, il ministro  Passera ha poi confermato l'occupazione come la principale preoccupazione del Governo: «Il lavoro é la priorità numero uno sapendo che la crescita sostenibile può venire se si rimuovono gli elementi che hanno bloccato il Paese e portato alla non competitività.

Bisogna risolvere problemi di fondo, elementi di non coesione sociale, ma la crescita non ha soluzioni facili, la crescita passa attraverso molte leggi ed é sempre andata in parallelo con il rigore». Nel decreto Crescita due, «che avevamo previsto e confermiamo entro il mese di settembre», ha aggiunto poi Passera, ci sarà «un capitolo importante sull'agenda digitale, un capitolo sulle start up, per facilitare la loro nascita, e ancora molta semplificazione. Come previsto, anche settembre ha la sua parte di crescita e sviluppo».

Susanna Camusso sul palco della festa del sindacato a Roma, non ha risparmiato attacchi al Lingotto: «Siamo stati tutti presi in giro come paese da un'azienda che allora come oggi non vuole fare investimenti in questo paese». «Quanti stabilimenti deve ancora chiudere la Fiat per dire che vuole andare via dal Paese? È ora che il governo prenda in mano la situazione. Il Governo non deve chiedere a Fiat cosa ha intenzione di fare ma dica a Fiat cosa il paese intende fare. Basta con le telefonate, "mi hanno rassicurato"».«Di mese in mese - ha spiegato - gli appuntamenti sono stati rinviati, i modelli non ci sono e la Cig aumenta». «Siamo preoccupatissimi», ha poi concluso.

"Chiedo con insistenza a Marchionne – ha sostenuto Raffaele Bonanni - di arrivare a un chiarimento pubblico con noi prima di presentare il piano a ottobre per fugare ogni equivoco. Se salta la Fiat centinaia di migliaia di persone nel centro-sud sono nei guai".

domenica 9 settembre 2012

Angeletti: si perdono 1.000 posti di lavoro al giorno

La Uil è scettica sulla possibilità che l'incontro tra Governo e sindacati di martedì e gli eventuali che seguissero porti a una soluzione sul fronte dell'aumento dei salari e della produttività.

La disoccupazione potrebbe peggiorare, ci aspetta un autunno "drammatico". Lo ha detto il leader della Uil Luigi Angeletti in un'intervista. "Stiamo perdendo 1.000 posti al giorno" e questa emorragia "non si arresterà, ci aspettano mesi peggiori di quelli che sono passati", sostiene il segretario della Uil. "L'opera del governo contro l'evasione mi sembra positiva" e "la vera rivolta fiscale la devono fare i lavoratori dipendenti che le tasse le pagano". Ora "bisogna ridurre di 5 miliardi i costi della politica, questo è scandaloso", quei soldi devono ritornare agli italiani", ha continuato Angeletti. "Ci sono 960mila persone che vivono di politica e negli ultimi 10 anni hanno aumentato il loro reddito dell'80%. Non c'è lavoratore o imprenditore che ha beneficiato dello stesso trattamento".

Per l'occupazione in Italia ci aspetta un autunno ''drammatico''. Lo ha detto il numero uno della Uil, Angeletti nel corso di una intervista a Tgcom24 sottolineando che ''stiamo perdendo 1.000 posti al giorno'' e che questa emorragia ''non si arresterà. Ci aspettano mesi peggiori - ha detto - di quelli che sono passati''.

L'azione del Governo sulla crescita finora è stata "deficitaria": ne è convinto il numero uno della Uil, Angeletti che invece ha definito "riuscita" l'azione di Governo concentrata nel creare credibilità verso i mercati finanziari. "Gli italiani si stanno impoverendo. Non solo i giovani non trovano posto di lavoro ma rischiamo, ha spiegato - "di farlo perdere agli adulti e questo è drammatico".

"Il terreno della crescita è il punto debole. Gli italiani si stanno impoverendo e i disoccupati aumentano. Non solo non troviamo lavoro per i giovani, ma rischiamo di farlo perdere anche agli adulti e trovare lavoro a 50 anni è sicuramente più drammatico che a 20", ha aggiunto Angeletti.

domenica 18 marzo 2012

Riforma del mercato del lavoro la partita fra governo e parti sociali

La partita fra governo, sindacati e Confindustria si gioca principalmente sugli ammortizzatori sociali e sull’art 18 dello Statuto dei lavoratori. Il Governo si sta preparando a intervenire sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori limitando ai soli licenziamenti discriminatori l'obbligo del reintegro nel posto di lavoro ma la modifica potrebbe valere almeno all'inizio solo per i nuovi assunti.
E' quanto emerso dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Monti nel corso del convegno del Centro studi di Confindustria. Monti ha affermato che martedì ''si chiuderà la trattativa'' sulla riforma del mercato del lavoro. Quindi, con o senza accordo (oggi più difficile secondo quando ammesso dai sindacati), il Governo andrà avanti con la riforma. Ma se l'articolo 18 sembra il tema più complicato da affrontare anche sulle altre questioni aperte non si è ancora trovato un punto di equilibrio.
Ecco, in estrema sintesi, i temi sui quali si interverrà e si giocherà questa difficile partita.
Articolo 18: Il Governo avrebbe voluto limitare l'obbligo del rientro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti discriminatori (considerati nulli e quindi mai effettuati) prevedendo per quelli senza giusta causa o giustificato motivo solo l'indennizzo economico. La mediazione alla quale il Governo sta lavorando è di lasciare per i licenziamenti disciplinari (giusta causa e giustificato motivo soggettivo) la scelta al giudice tra reintegro e risarcimento economico mentre per i motivi economici (il cosiddetto giustificato motivo oggettivo) resterebbe solo l'indennizzo. La mediazione sembra comunque indigeribile per la Cgil pronta ad accettare al massimo interventi sui tempi dei processi mentre Cisl e Uil potrebbero accettarla per sbarrare la strada a ipotesi più drastiche.
Ammortizzatori sociali: il Governo punta a un sussidio di disoccupazione universale (l'Aspi) che sostituisca l'attuale indennità di disoccupazione (che dura 8-12 mesi) ma anche la mobilità (l'indennità erogata in caso di licenziamenti collettivi nelle aziende industriali con più di 15 dipendenti che può durare fino a 48 mesi per un over 50 del Sud). Il nuovo sistema (l'indennità dura 12 mesi per gli under 55 e 18 per gli over 55) rende più omogenee le tutele ma ha scatenato la rivolta delle piccole imprese e in particolare degli artigiani che si troverebbero a pagare contributi più alti. Potrebbero accettare la parificazione del contributo (all'1,3%) se venisse loro riconosciuta una riduzione dell'aliquota Inail, cassa nella quale commercianti e artigiani risultano largamente in attivo. I sindacati hanno comunque chiesto che si mantenga la mobilità almeno per i lavoratori più anziani che dovessero perdere il lavoro dopo i 60 anni con una sorta di scivolo verso la pensione. Il Governo punta a limitare anche l'uso della cassa integrazione con l'esclusione della causale cessazione di attività (eliminando quindi l'autorizzazione della cig straordinaria nei casi di chiusura degli impianti).
Contratti: il sistema proposto dal Governo penalizza sul fronte dei costi e degli adempimenti burocratici i contratti flessibili. In particolare si prevede per i contratti a tempo determinato un contributo aggiuntivo dell'1,4% mentre per i contratti a progetto (spesso utilizzati dalle aziende per rapporti che sono sostanzialmente subordinati) dovrebbe arrivare un aumento dei contributi previdenziali (27,72%), avvicinandoli all'aliquota dei lavoratori dipendenti (33%). Dovrebbe essere valorizzato il contratto di apprendistato rafforzandone il contenuto formativo. Sulla flessibilità in entrata c'è preoccupazione da parte delle imprese perché si prevedono più costi e maggiore burocrazia, motivo per cui la Confindustria ha chiesto di ''rivedere la proposta''.
Ma a gelare le previsioni del capo del governo arrivano i paletti di Susanna Camusso: il segretario generale della cgil punta il dito su misure "molto squilibrate" che le appaiono "molto lontane da portare ad un accordo".
Dello stesso avviso Raffaele Bonanni: "la discussione e' tra gli opposti estremisti", evidenzia il segretario della Cisl denunciando "il gioco al massacro che vuole che il governo decida". Il risultato, lamenta il sindacalista, sarà che "il governo deciderà nel peggiore dei modi come ha fatto sulle pensioni". Osserva che sull'art. 18, senza un'intesa, "il governo è tentato di andare molto più avanti". "E' un errore storico grave quello di chi si oppone a mediare sull'art. 18 ha riferito ancora Bonanni -. Così si consente al governo di cambiarlo unilateralmente. Noi lo vogliamo salvare, gli altri preferiscono lavarsi le mani".
Pessimista anche Luigi Angeletti: per il segretario generale della Uil, sulla riforma del mercato lavoro "non ci sono allo stato attuale soluzioni condivise.

sabato 18 febbraio 2012

Cassa integrazione dibattito sul lavoro fra governo e i sindacati

E' battaglia tra il Governo e i sindacati sull'ipotesi di abolire la cassa integrazione straordinaria per sostituirla con un sussidio di disoccupazione. Lo scopo del Governo è di mettere in campo una revisione importante del sistema degli ammortizzatori sociali sostituendo una situazione di grande segmentazione (con differenze in caso di crisi tra lavoratori di aziende grandi e piccole, tra licenziamenti collettivi ed individuali) con un sistema più omogeneo ed una platea di beneficiari più grande.

Ricordiamo i dati che fotografano questo periodo di crisi economica. Nel 2011 i lavoratori che si sono trovati in cassa integrazione sono stati un milione e mezzo, quelli in mobilità 189 mila, quelli in disoccupazione più di 2 milioni. Diamo uno sguardo alla spesa. Per gli ammortizzatori sociali che è passata da 8 miliardi del 2006 a una media di più di 18 miliardi all’anno nel’ultimo triennio.

Nel 2011 la voce che ha prosciugato più risorse è stata l’indennità di disoccupazione: 10 miliardi e mezzo di euro tra ordinaria, agricola e a requisiti ridotti . L’assegno può durare al massimo 12 mesi. È pari al 60% della retribuzione per i primi sei mesi, poi cala fino al 40%. Al secondo posto, con quasi 2,4 miliardi, l’indennità di mobilità, che viene corrisposta per 2 anni, 3 per che a più di 50 anni, ai lavoratori allontanati dalle aziende in crisi. Al terzo, con 2,3 miliardi, la cassa integrazione straordinaria, erogata per un massimo di due anni ai lavoratori non ancora espulsi. Al quarto posto la cassa integrazione in deroga, che dal 2009 ha fornito un sussidio (in genere non più di 12 mesi) anche ai lavoratori delle piccole imprese e dei settori fino ad allora non coperti da ammortizzatori, ma che è servita anche a prorogare la cassa integrazione ordinaria e straordinaria una volta scaduta. Per la deroga si è speso quasi un miliardo e 600 milioni. Al quinto posto la cassa integrazione ordinaria, con 1 miliardo e cento milioni, che interviene al massimo per un anno in caso di crisi temporanee. Tranne la cassa in deroga, che è finanziata con la fiscalità generale, cioè da tutti noi, gli altri ammortizzatori sono alimentati da specifici contributi che imprese e lavoratori versano all’Inps. Di solito le entrate sono superiori alle spese. Ma non è stato più così dal 2008. Nel 2011 il saldo negativo, a carico del bilancio pubblico, è stato di 9,3 miliardi, dei quali 6,5 in capo all’indennità di disoccupazione, 1,7 alla mobilità e 1,6 alla deroga. Nell’ultimo triennio il rosso sale a 28,3 miliardi.

Il governo dei tecnici ha annunciato una revisione profonda del sistema degli ammortizzatori sociali anche se l'operatività non scatterà subito a causa della crisi economica (probabilmente nel 2014). Si cercherà di mettere a punto un sussidio di disoccupazione più considerevole di quello attuale dando invece una grossa stretta alla cassa integrazione straordinaria.  Sarà invece rafforzata la cassa ordinaria limitando quindi lo strumento ai casi di effettivo reinserimento dei lavoratori in azienda.

A tal proposito , il leader della Fiom, Landini, ha detto no all'ipotesi di una stretta sulla Cassa integrazione straordinaria. "Sostituirla con l'indennità di disoccupazione è come aprire ai licenziamenti collettivi di fronte alle riorganizzazioni aziendali", risponde al ministro del Lavoro Fornero che ha avanzato la proposta. Landini chiede piuttosto di "estendere la Cassa anche a chi non ce l'ha". "Da sempre la Cigs è stata lo strumento che ha impedito i licenziamenti di massa", sottolinea.

Anche la Cisl ha bocciato l'ipotesi di cancellazione della Cassa integrazione straordinaria e la sostituzione con un sussidio di disoccupazione. "Siamo contrari, il ministro sa che vogliamo confermare il sistema degli ammortizzatori esistenti", ha sostenuto Bonanni.

La Cgil ha rielaborato i dati di gennaio sulla cassa integrazione, citando i dati delle rilevazioni Inps da parte del proprio osservatorio Cig, affermando che il calo del mese di fatto è in segnale di una "progressiva transizione verso la disoccupazione". A gennaio erano in cassa integrazione l'equivalente di 312.000 lavoratori con una perdita media in busta paga di 675 euro.
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