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lunedì 18 giugno 2012

Riforma del lavoro ed esodati 2012. Sindacati in piazza: 'di annunci si muore'


Sindacati uniti in piazza per chiedere un'inversione di rotta, una "nuova agenda" politica ed economica su lavoro, crescita, welfare (esodati in testa) e fisco (a partire dalla riduzione delle tasse su lavoratori dipendenti e pensionati). Rivendicazioni su più fronti per uscire davvero - dicono Cgil, Cisl e Uil - dalla crisi. Perché - sostengono - anche le riforme in campo, quella del lavoro compresa, non danno le risposte necessarie. Il governo respinge le accuse ed il premier Mario Monti spinge proprio sul ddl lavoro: "Devo arrivare al Consiglio europeo con la legge sul mercato del lavoro altrimenti l'Italia perde punti. Mi scuso per questo appello unificato alle Camere", dice parlando a 'Repubblica delle idee': "Credo - aggiunge - che presto verrà rivalutata anche da coloro che, pur avendola confezionata partecipando alle consultazioni, ora la criticano". Gli replica la Cgil: "Aumenterà conflitto sociale e incertezza persone".

I sindacati, si dicono convinti che l'uscita dalla crisi sia possibile attraverso un'unica via: basta annunci (e "bugie"), il governo deve agire. "Di annunci si può anche morire", avverte il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, parlando dal palco in piazza del Popolo a Roma, dopo il corteo che attraversa il centro della capitale. "Siamo 200 mila", dicono gli stessi organizzatori. E, in coro, i leader di Cgil, Cisl e Uil avvisano il governo Monti: "Risposte" e "nuova agenda subito" o "torneremo presto in piazza". A scandire l'ultimatum sono tutti e tre, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti. Le loro parole sono del tutto assonanti, perché - assicurano - "non ci rassegniamo". "La verità è che chi ci governa non sta facendo tutto quello che è necessario e utile per far sì che questo Paese esca dalla crisi", è l'affondo di Angeletti al "governo dei tecnici, dei professori" che, invece, "deve fare": "A forza di annunci sulla crescita, su piani faraonici, siamo precipitati nella recessione". Di annunci ne abbiamo "sentiti troppi in questi mesi", attacca Camusso: il punto è che "non servono cose roboanti, servono cose concrete". Bonanni accusa il governo anche di aver messo da parte la concertazione: "Senza confronto, senza concertazione le lobby fanno quello che vogliono e i poteri forti e le loro forme di giornali e tv fanno oscuramento delle emergenze sociali" Ma, assicura, "faremo resistenza a questo modo di procedere. Continueremo la nostra battaglia". Il leader della Cisl chiede, quindi, dialogo ed equità. E al termine parla di manifestazione "grandiosa", di fronte alla quale "il governo mediti e cambi spartito". Manifesto della mobilitazione (che mercoledì 20 proseguirà con quella unitaria dei sindacati dei pensionati) è l'articolo uno della Costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Il problema, invece, è che oggi "si sta distruggendo il lavoro", dice Angeletti. Di qui la richiesta, unanime, di un "cambiamento dell'agenda politica: senza non ci sono prospettive per il Paese", avverte ancora Camusso.

Bisogna ripartire sull'occupazione (le riforme, a partire da pensioni e lavoro, "non hanno cambiato la condizione delle persone, anzi in molti casi l'hanno peggiorata") e sulla crescita. E il fisco "non è un modo di fare cassa". Mentre sugli esodati bisogna smetterla con le "bugie", le "chiacchiere", dicono ancora i tre leader, suggerendo al governo ed in particolare al ministro del Welfare, Elsa Fornero, di approntare una norma che consenta a tutta la platea interessata (oltre i 65 mila salvaguardati) di andare in pensione con le vecchie regole. "Ci vuole subito, non fra qualche mese, un'altra politica economica", ora "iniqua" e con troppo "rigore", continua Camusso. Che si rivolge anche al ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, perché dia risposte alle crisi aziendali. Insomma, oggi "é solo l'inizio. Nelle prossime settimane proclameremo altre iniziative di mobilitazione", assicura Angeletti, così come Bonanni e Camusso, chiudendo i rispettivi interventi dal palco della manifestazione. Manifestazione aperta con l'inno di Mameli e chiusa con l'Internazionale.

venerdì 1 giugno 2012

Aprile 2012: emergenza per l'occupazione giovanile


Ultima fotografia dell'ISTAT sulla disoccupazione. Il tasso di disoccupazione ad aprile è al 10,2%, in rialzo di 0,1 punti percentuali su marzo e di 2,2 punti su base annua.

Il tasso di disoccupazione viaggia sopra il 10% ormai da due mesi, marzo (10,1%) e aprile (10,2%).
E' quanto rileva l'ISTAT (dati provvisorie e destagionalizzati). E' stata così superata la soglia psicologica del 10% e guardando ai dati grezzi di aprile il tasso di disoccupazione è addirittura superiore, pari all'11,1%. I tecnici dell'Istat parlano di una fotografia "preoccupante".

Per la Camusso, senza lotta alla recessione sarà' sempre più difficile. "E' la conseguenza di un Paese che é in recessione e di scelte politiche che non fanno nulla per contrastare gli effetti recessivi sul Paese". Così Susanna Camusso, segretario generale della Cgil ha commentato i dati sulla disoccupazione dell'Istat, a margine del festival dell'economia di Trento. "Non ci si può limitare a delle politiche di rigore che continuano ad alimentare la recessione. Bisogna cominciare a creare lavoro, sennò i dati saranno, mese dopo mese, sempre peggio", ha aggiunto.

I dati Istat "relativi al mese di aprile sono in ulteriore pesante peggioramento rispetto alla già grave situazione precedente". E' quanto ha sostenuto in una nota il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini, commentando i dati ISTAT su occupati e disoccupati. "Tutti gli indicatori sono negativi", sottolinea Santini, a a partire da "un aumento della disoccupazione ormai stabilmente al di sopra del 10%". Per il sindacalista "la disoccupazione giovanile resta il problema più acuto, stabilmente al di sopra del 35%, con un aumento di quasi 8 punti su base annua". Ecco che, aggiunge, "si profila con contorni sempre più netti in tutto il Paese una vera e propria emergenza che in alcune aree del Sud è ormai a livelli di dramma socialmente insostenibile". Secondo Santini "non ci può rassegnare al declino che rischia di essere sempre più rapido se il Governo non metterà in campo politiche mirate ed efficaci per la crescita e per il lavoro".

Vediamo alcuni dei dati ISTAT in modo più analitico.

Per i disoccupati +1,5% su marzo Il numero dei disoccupati ad aprile è di 2 milioni 615 mila. Il rialzo è dell'1,5% su marzo (+38 mila unità). Su base annua l'aumento è del 31,1%, ovvero 621 mila unità.
Tra i 15-24enni, rileva l'Istat, le persone in cerca di lavoro sono 611mila. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni (l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca) è pari al 35,2%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto a marzo ma in aumento di 7,9 punti su base annua.
Gli inattivi tra 15 e 64 anni diminuiscono dello 0,1% rispetto al mese precedente. In confronto a marzo, il tasso di inattività risulta invariato e si mantiene al 36,6 per cento.
Donne occupate: +1,2% nei 12 mesi. Ad aprile (dati provvisori) l'occupazione maschile segna una variazione negativa sia in termini congiunturali (-0,2%) sia su base annua (-0,6%). L'occupazione femminile resta sostanzialmente invariata rispetto al mese precedente mentre aumenta dell'1,2% nei dodici mesi.
Diminuiscono gli occupati a tempo pieno Nel trimestre gli occupati a tempo pieno, rileva l'Istat, accentuano la dinamica riduttiva (-2,1%, pari a -415.000 unità). La caduta tendenziale, settorialmente diffusa, riguarda sia l'occupazione dipendente a carattere permanente sia quella autonoma a tempo pieno.

Gli occupati a tempo parziale continuano a crescere, e in misura eccezionalmente forte (+9,6%, pari a 334.000 unità), ma si tratta quasi esclusivamente di tempo parzale involontario.

domenica 4 settembre 2011

Art 8 contratti aziendali e territoriali più forti

I contratti di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale "operano anche in deroga alle disposizioni di legge" e "alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali". E' quanto esplicita un emendamento alla manovra, presentato dalla maggioranza e approvato dalla Commissione Bilancio del Senato. Tra le materie per le quali è possibile la deroga dalla legge e dai contratti nazionali figura anche il licenziamento. Salve solo la "Costituzione nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro".
Quindi si potrà licenziare con il sì dei sindacati.
Saranno possibili deroghe alle leggi nazionali sul contratto di lavoro per gli accordi aziendali e territoriali, comprese quelle sui licenziamenti. L'emendamento riguarda anche il capitolo licenziamenti, quindi le deroghe all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Un altro emendamento prevede che l'accordo interconfederale del 28 giugno tra le parti sociali venga recepito nell'articolo 8 della tanto sofferta manovra. Pertanto l'efficacia delle intese sottoscritte a livello aziendale o territoriale riguarda «tutti i lavoratori interessati a condizione di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relative alle predette rappresentanze sindacali». Nelle intese aziendali o territoriali valide erga omnes, per misurare la rappresentatività del sindacato basta anche il criterio «territoriale». Si aggiunge la parola «territoriale» quando si parla delle «associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative»: viene così esplicitato «sul piano nazionale o territoriale».
Più tutele anche per le neo mamme: che saranno i soggetti che non possono essere licenziati in deroga alle leggi. Le intese a livello aziendale o territoriale sottoscritte dalle associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale possono decidere su diverse materie mansioni, contratti a termine, orario di lavoro, tra le quali anche il recesso dal rapporto di lavoro. Quindi  non rientrano nella disponibilità delle parti che fanno intese aziendali o territoriali: «il licenziamento della lavoratrice in concomitanza del matrimonio, il licenziamento della lavoratrice dall'inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione al lavoro, nonché fino ad un anno di età del bambino, il licenziamento causato dalla domanda o dalla fruizione del congedo parentale e per la malattia del bambino da parte della lavoratrice o del lavoratore ed il licenziamento in caso di adozione o affidamento».
"Le modifiche della maggioranza di governo all'articolo 8 indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l'articolo 18, in violazione dell'articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama". Così il leader della Cgil, Susanna Camusso, sul nuovo art.8 della manovra che esplicita per gli accordi aziendali e territoriali la possibilità di derogare alla legge ed ai contratti nazionali, anche sul licenziamento.

E' decisamente diverso il giudizio della Cisl e della Uil che giudicano un fatto positivo che la nuova formulazione" dell'art.8 della manovra "precisi che solo i sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale e territoriale possano siglare intese a livello aziendale". Questo il parere della  Cisl sugli emendamenti approvati dalla Commissione Bilancio. Anche il segretario confederale Uil Pirani ritiene che con l'art.8 si recepisce l'accordo interconfederale del 28 giugno e si evita la costituzione di sindacati di comodo.

giovedì 4 agosto 2011

Crisi economica e parti sociali serve unità d’intenti

Il premier Silvio Berlusconi, al termine dell'incontro con le parti sociali che hanno presentato i sei punti dicendo che il momento è grave e va affrontato con massima determinazione e senza scuse o scappatoie. Le parti sociali hanno chiesto il pareggio di bilancio nel 2014, taglio dei costi della politica, sblocco degli investimenti, liberalizzazioni e privatizzazioni, semplificazioni e pubblica amministrazione, mercato del lavoro.
Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia ha sostenuto che l‘Agenda del governo riprende i nostri punti. Mentre il ministro dell’economia Tremonti pensa ad un percorso più ampio, internazionale con l 'Unione Europea , Ocse e Fmi.
Il momento è grave e pieno di pericoli e deve essere affrontato con la massima determinazione. E’ in sintesi quanto hanno scritto le parti sociali nel documento comune presentato al Governo, con proposte articolate su sei capitoli: dare credibilità all'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014, tagliare i costi della politica, liberalizzazioni e privatizzazioni, sbloccare gli investimenti, semplificazioni e pubblica amministrazione, mercato del lavoro. Occorre un drastico programma per rilanciare la crescita.
Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha spiegato che comunque le parti si sono presentate al tavolo con un documento comune su 5 punti che elenca "interventi e proposte per la crescita da attuare subito". C'é bisogno di dare una sterzata" è quanto ha detto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, bisogna lavorare subito sul fisco, sulle municipalizzate, le infrastrutture e l'energia. Bisogna superare la logica dei veti che ha bloccato lo sviluppo del paese. Anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha indicato che le parti sociali dovranno agire e muoversi per la crescita è fare gli investimenti nel mondo del lavoro fino ad oggi rallentati o impediti da troppe regole. La fiducia deve essere l'ultima cosa che dobbiamo smarrire.
Comunque sarà necessario portare avanti la riforma fiscale e assistenziale contrastando l’evasione fiscale, e poi puntare sulla modernizzazione delle relazioni industriali per dare nuova linfa al mercato del lavoro sia nel settore pubblico che privato. E dare impulso alla diffusione di nuove tecnologie.
Tutti uniti ma con ragione per affrontare la crisi di metà estate, forse si è aperta una nuova stagione che si dovrà fondare su una significativa condivisione delle responsabilità.

mercoledì 29 giugno 2011

Intesa su contratti e rappresentanza sindacale

L’intesa fra sindacati CGI,L CISL e UIL e Confidustria stabilisce che se un accordo aziendale viene approvato dalla maggioranza delle rappresentanze unitarie (RSU) o dalle rappresentanze sindacali aziendali (RSA) le norme approvate e firmate sono efficaci per tutto il personale in forza dell’azienda e perciò vincolano tutte le organizzazioni sindacali che hanno firmato l’intesa.
Nel caso degli accordi siglati dalle Rsa è comunque previsto un referendum abrogativo. Questo sicuramente è stato uno dei punti più delicati della trattativa, insieme all'aspetto delle possibile modifiche che può contenere il contratto aziendale rispetto a quello nazionale.
Il contratto collettivo nazionale ha la funzione di garantire la certezza dei trattamenti economici normativi comuni per tutti i lavoratori del settore ovunque impiegati nel territorio nazionale. La contrattazione aziendale si esercita nelle materie delegate dal contratto nazionale di lavoro di categorie o dalla legge.
Vediamo cosa prevede il protocollo d’intesa. Il protocollo inserisce oltre all'esigibilità degli accordi aziendali approvati a maggioranza dalle Rsu e Rsa, anche il principio di tregua sindacale, con il principio di evitare che una volta approvata l'intesa ci sia qualche sigla che proclama gli scioperi. Saranno i contratti aziendali a definire le clausole di tregua sindacale per garantire l'esigibilità delle intese stesse. L'effetto sarà vincolante per le organizzazioni sindacali che hanno firmato l'intesa e non per i singoli lavoratori.
Il protocollo affronta anche la questione della rappresentatività delle sigle sindacali. Infatti, il numero delle deleghe viene certificato dall’INPS e trasmesso al Cnel, il quale dovrà ponderarlo con i voti delle RSU. Per poterlo legittimare è necessario che il dato della rappresentatività per ogni organizzazione superi il 5% del totale dei lavoratori, quindi il peso dei  sindacati verrà certificato dall’Inps che dovrà contare formalmente il numero degli iscritti alle varie organizzazioni (ponderato con i voti presi alle elezioni delle Rsu).
Il sì della Cgil, sicuramente rafforza la leadership della Camusso, all'accordo Confindustria sindacati su rappresentanza sindacale ed efficacia dei contratti  e segna la svolta del ritorno ad una intesa unitaria nelle relazioni sindacali in Italia, che mancava da quattro anni. "Si chiude la stagione delle divisioni", hanno detto la leader della Cgil Susanna Camusso, e la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Il nodo del confronto con il Lingotto si riaccende ora nel dibattito interno alla Cgil: il testo dell'accordo sui contratti (che tocca punti al centro dello scontro tra Fiom e Fiat sugli accordi firmati dalle altre organizzazioni sindacali per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco) verrà ora portato da Susanna Camusso all'approvazione del direttivo della CGIL, dove dovrà confrontarsi con il no della Fiom. Sarà battaglia.
Soddisfazione dalle sigle sindacali Cisl, Uil, e Ugl. L'accordo raggiunto ha un grande, grande valore in un momento difficile per l'economia, ed è il miglior contributo che i sindacati potevamo dare ai lavoratori, questa è "una occasione di rilancio del movimento sindacale", dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni. Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, é stato firmato "un accordo molto importante" che permette "di superare i conflitti e le lacerazioni degli ultimi tempi" e incentivando la contrattazione di secondo livello "apre una nuova frontiera": basta con le "regole scritte lontano dai posti di lavoro". Mentre l'Ugl, con Giovanni Centrella, sottolinea che "con la firma dell’intesa si è posto un tassello importante per recuperare il tempo perso con accordi separati o polemiche inutili". Per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti è arrivato, con una nota, un “grazie a Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia. Per il presidente di Confidustria l'accordo "é un risultato frutto del lavoro e dell'autonomia delle parti, di una discussione tra di noi" e che "quello dell'autonomia è un valore che Confindustria e la Cgil condividono".
Auguriamoci una nuova stagione fra Aziende e sindacati che operino a favore dei lavoratori.

mercoledì 4 maggio 2011

Fiat ex Bertone è una svolta storica


I sindacati Fim, Uilm e Fismic uniti hanno  voltato pagina dopo molti anni di difficoltà è in fopndo il commento positivo dei sindacti dopo la firma all'accordo per la ex Bertone che darà avvio all'investimento previsto dal piano Fiat, Fabbrica Italia. Il commento altrettanto positivo è stato anche quello dell'a.d. di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne: "Noi siamo partiti per fare del bene ai lavoratori:l'allineamento sindacale non ci interessa. Gli operai hanno parlato e questo è espressione di democrazia" e ora-ha aggiunto Marchionne "ascoltiamo la maggioranza dei lavoratori".
L'accordo consentirà l'investimento della Fiat alla ex Bertone, oggi Officine Automobilistiche Grugliasco. L'intesa, che prevede l'applicazione del contratto di primo livelllo di Pomigliano, é stata sottoscritta da Fim, Uilm e Fismic, mentre per la Fiom hanno firmato le Rsu.
L'intesa, siglata a Torino,prevede che dal 1° gennaio 2012 anche alle Officine di Grugliasco, si applichi il contratto collettivo di primo livello siglato lo scorso 29 dicembre a Pomigliano. L'intesa è stata sottoscritta da Fim, Uilm e Fismic, mentre per la Fiom hanno firmato le Rsu. Il sì all'accordo arriva all'indomani del referendum alla ex Bertone in cui i sì sono stati l'88,9%.
La leader della CGIL Susanna Camusso ha giudicato  positivo il comportamento della Rsu Fiom "Trovo positivo il comportamento delle Rsu. Alla loro scelta responsabile deve corrispondere una scelta della Fiat di discutere con quelle RSU delle condizioni di lavoro alla ex Bertone". Così la leader della Cgil, Susanna Camusso ha risposto ad una domanda se considerasse più giusto la scelta delle Rsu di firmare l'intesa con la Fiat o quella della Fiom di non farlo.
Si è una svolta storica per i lavoratori e per l’obiettivo raggiunto dell'unità sindacale.

 

martedì 3 maggio 2011

Fiat: ex Bertone, passa il si' al referendum, più di mille lavoratori hanno vinto.

La maggioranza dei lavoratori dell'ex Bertone ha detto sì all'investimento. E' stato  un plebiscito che ha sfiorato il 90% dei consensi. E’ la vittoria della Camusso e dei lavoratori. Forse è la fine delle lotte sindacali.

Ossia si è verificata una schiacciante vittoria del sì al referendum alla ex Bertone, oggi officine automoblistiche Grugliasco, acquistate da Fiat nel 2009. Questa volta, dopo diverse battaglie sindacali, i delegati Fiom si sono schierati per il sì. E stata una vittoria di Napolitano, è stata una vittoria del leader della CGIL ed in maggior misura è stata una vittoria dei lavoratori e del piano  proposto da Sergio Marchionne.

Quale è il risultato raggiunto?

Le Rsu (i sindacati) delle officine automobilistiche Grugliasco firmeranno il piano Marchionne che porterà in fabbrica (ricordiamo in cassa integrazione da circa sei anni) uno stanziamento di oltre 550 milioni di euro e soprattutto la produzione della Maserati destinato ai mercati internazionali. L'obiettivo è arrivare a una produzione, a regime, fino a 50mila vetture l'anno. Nello stabilimento è previsto il reimpiego di tutti i 1.100 dipendenti. La proposta della Fiat, è stata illustrata ai sindacati il 15 febbraio, prevede l’applicazione a Grugliasco dello stesso contratto di Pomigliano, con il massimo utilizzo degli impianti, il graduale passaggio ai 18 turni, fino a 120 ore di straordinario ulteriori rispetto a quelle del contratto, la governabilità dello stabilimento con regole per contenere l’assenteismo e per l’esigibilità degli accordi.

Quindi in presenza della firma dell’accordo e della esistenza delle condizioni applicative necessarie, la Fiat dovrà provvedere a dare il via libera al piano di investimenti previsti dal progetto Marchionne.

In questo referendum  ha prevalso il senso di responsabilità dei lavoratori e verso i lavoratori.

E importante ricordare le parole di Susanna Camusso a margine della manifestazione del primo maggio a Marsala. La leader della CGIL ha sostenuto - che senza il lavoro e senza i lavoratori la storia del nostro paese sarebbe stata molto diversa. E  non solo, per la Camusso l'unità del paese richiama l'unità del lavoro ed ha anche ripreso le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il problema è la creazione di lavoro e contrastare la disoccupazione crescente in particolare tra i giovani di questo paese.

Forse siamo ad una svolta. Forse si può tornare a parlare di unità di intenti per i sindacati e non porsi ad ostacolo verso i lavoratori. Che sono coloro che effettivamente pagano queste lotte intersindacali, probabilmente più di mille dipendenti torneranno a lavorare.

Comunque, per i lavoratori tutti,  ringraziamo il nuovo corso della CGIL-FIOM.

sabato 30 aprile 2011

Primo maggio al Quirinale: la lezione ai sindacati


I temi del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano sono stati il mezzogiorno e la disoccupazione soprattutto giovanile celebrando il primo maggio al Quirinale. Il presidente Napolitano, ha ricevuto al Quirinale i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella, prima dell'inizio della cerimonia ufficiale per la celebrazione della Festa del lavoro del primo maggio.

Serve più coesione nazionale. Troppe volte i richiami di Napolitano sono stati  accolti dall'ipocrisia delle istituzioni ed ha dato una lezione ai sindacati sostenendo che : La rottura dell’unità può portare solo al peggio dal punto di vista del peso e del ruolo del lavoro e delle sue rappresentanze. Vi è “una preoccupazione crescente dinanzi al tradursi di contrasti che tra voi possono sempre sorgere e di motivi di competizione, che non debbono stupire, in contrapposizioni di principio, in reciproche animosità e diffidenze, in irriducibili ostilità".

Ovviamente quello che più allarma sono i dati relativi ai giovani tra 15 e 29 anni. Il dato dei quasi due milioni di giovani fuori da ogni tipo di occupazione, ormai fuori dal ciclo educativo e non coinvolti nemmeno in attività di formazione o addestramento.

Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ha evidenziato i compiti e gli indirizzi politici da assolvere. Bisognai offrire più opportunità alle persone, soprattutto in termini di accesso alle competenze, e più capacità di autoregolazione alle parti sociali affinché, adattandosi reciprocamente, condividano fatiche e risultati nelle imprese. Ogni comportamento meramente assistenziale, oltretutto incompatibile con il contemporaneo vincolo della stabilità di bilancio, risulterebbe al contrario e deresponsabilizzante e porterebbe al declino economico e finanziario.

Un paese con aspettative future e lungimiranti deve progettare percorsi di istruzione e formazione di qualità; creare prospettive di stabilità occupazionale puntando sulle competenze. questi dovrebbero essere gli obiettivi, per procedere alla riforma dell'apprendistato facendone lo strumento tipico dell'ingresso nel mercato del lavoro.

Comunque in vista del primo maggio bisogna ricordare che la crisi economica ha avuto effetti consistenti sull'occupazione ma soprattutto sulla mappa del mercato del lavoro. Negli ultimi due anni, secondo quanto emerge dai dati Istat sulla media del 2010, in Italia sono stati persi 533.000 posti di lavoro, da 22.405.000 occupati a 21.872.000, con un vero e proprio tonfo nell'industria (-80%). La metà dei posti persi rispetto al 2008 è al Sud. In due anni 330.000 occupati stranieri in più mentre gli occupati italiani sono diminuiti di 863.000 unità.

Speriamo che il primo maggio serva da stimolo e dia uno spirito di ottimismo verso l’occupazione ed sia uno stimolo per il mercato del lavoro.

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