Visualizzazione post con etichetta reddito di cittadinanza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta reddito di cittadinanza. Mostra tutti i post

giovedì 28 febbraio 2019

Reddito di Cittadinanza: come diventare Navigator e cumulabilità




Con l’introduzione del Reddito di Cittadinanza nasce la figura del Navigator, una sorta di tutor chiamato ad affiancare i beneficiari del contributo nelle attività di ricerca di lavoro e riqualificazione.

Una novità prevista dal decreto legge datato 28 gennaio 2019, al centro dell’audizione al Senato che ha coinvolto anche il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro. È proprio da questi ultimi che arrivano alcune perplessità riguardo il ruolo e la figura stessa del Navigator.

Secondo i consulenti del lavoro, infatti, non è chiaro dove i Navigator verrebbero collocati e con quale modello organizzativo dovrebbero operare:

le attività connesse alla stipula del patto per il lavoro sono di pertinenza dei Centri per l’Impiego e, dove previsto, da operatori privati accreditati con proprio personale.
per la gestione dell’Assegno di ricollocazione è prevista la presenza di tutor dipendenti degli operatori stessi.

Secondo quanto affermato dal Consiglio in audizione, caratteristiche e titoli di studio richiesti ai Navigator rientrano nell’ampio plafond di competenze professionali dei consulenti del lavoro: viene pertanto avanzata la disponibilità della categoria a dare il proprio contribut attraverso propri iscritti.

Per diventare Navigator è infatti necessaria laurea quinquennale in economia, giurisprudenza, sociologia, scienze politiche, psicologia o scienze della formazione e servono anche 4 anni di esperienza nel settore della consulenza del lavoro.

Attualmente si attende il bando ufficiale dell’ANPAL che darà il via alle selezioni per assumere circa 6mila Navigator. Le Regioni, in base alla legge, dovrebbero assumerne altri 4mila attraverso dei concorsi pubblici.

Sono previste assunzioni biennali e corsi di formazione ad hoc. Retribuzione media di 1.700 euro al mese più eventuali bonus.

Il Reddito di Cittadinanza introdotto con il decreto legge n. 4/2019  dovrebbe essere erogato a partire dal mese di aprile a circa 4,9 milioni di persone, secondo il Governo, 2,9 secondo l'INPS.  In ogni caso certamente molti di questi soggetti in situazioni di difficoltà economiche sono già titolari di qualche indennità o sostegno al reddito.

Vediamo qui di seguito  quali sono i sussidi o incentivi che non impediscono di ottenere il Reddito di Cittadinanza e si possono cumulare, ricordando che la piena attuazione della misura attende alcuni decreti attuativi da parte del Ministero.

NASPI: il testo del decreto prevede espressamente la cumulabilità con l'indennità per la disoccupazione involontaria,  fino al limite mensile di 780 euro per ciascun beneficiario

DIS COLL: anche questo uno strumento di sostegno contro la disoccupazione e quindi espressamente cumulabile , sempre fino al limite mensile di 780 euro

ASSEGNO DI RICOLLOCAZIONE   Il  bonus per l'orientamento e la formazione dei lavoratori in Cassa integrazione (ADR CIGS)  è ancora attivo e viene erogato all'ente che procura un nuovo posto di lavoro  al titolare del diritto. Non  risultano controindicazioni a beneficiare di entrambi contemporaneamente. Si ricorda che invece l'assegno di ricollocazione per i percettori della

NASPI non è più richiedibile (ma per chi ne aveva fatto richiesta nel 2018 e aveva ottenuto il via libera l'iter prosegue)

BONUS RESTO AL SUD  Nelle regioni del Meridione è previsto  un incentivo per le nuove iniziative imprenditoriali di under 46 di cui 35% a fondo perduto e 65 % con finanziamento bancario tutelato che non dovrebbe  costituire un ostacolo all'erogazione del reddito di cittadinanza.

INDENNITA' INVALIDI CIVILI: Il nucleo familiare può percepire il Reddito o la Pensione di cittadinanza anche  qualora uno o più componenti siano percettori delle prestazioni destinate agli  invalidi civili. In tal caso Rdc/Pdc integrano nei limiti della soglia massima di 780 euro  l’importo di tali  prestazioni.

Ricordiamo che il Reddito di Cittadinanza avrà un importo massimo di 780 euro per un nucleo familiare di una persona tra i 18 e i 67 anni  che non ha altri redditi e verrà erogato per 18 mesi, eventualmente prolungabili dopo un mese di interruzione e  solo in cambio di un impegno ad accettare un offerta di lavoro congrua e a seguire eventuali percorsi di orientamento e formazione.

Per le persone di oltre 67 anni  che vivono soli o in famiglie composte esclusivamente di over 67, il sussidio prende il nome di Pensione di cittadinanza e non comporta obblighi di lavoro.



martedì 16 giugno 2015

Reddito minimo over 55: cosa avviene in Europa


Uno dei maggiori argomenti di discussione nello scenario politico italiano è il reddito minimo, soprattutto con riferimento alla proposta di legge avanzata dal M5S. Tuttavia sono diverse le forze politiche che hanno avanzato proposte per realizzare l’introduzione di un’indennità a tempo indeterminato a favore delle fasce più povere.

L’Italia deve affrontare per uscire dalla crisi ma anche sostegno ai lavoratori che hanno perso il lavoro, faticando a trovarne un altro e senza i requisiti pensionistici: per gli over 55 (lavoratori compresi nella fascia di età tra 55 e 65 anni) prende forma il Piano INPS sul reddito minimo garantito, come anticipato dal presidente dell’istituto previdenziale, Tito Boeri.

Il ragionamento di Boeri parte dalla considerazione che, negli ultimi sei anni, le famiglie italiane che vivono sotto la soglia di povertà sono aumentate di un terzo, passando da 11 a 15 milioni. Sono dati che, secondo Boeri, fanno dell'introduzione di misure di lotta alla povertà la vera priorità del paese. In quest'ottica si inserisce il progetto, più volte sostenuto dal presidente dell'Inps, dell'introduzione di un reddito minimo garantito un incremento che si spiega col fatto che, chi perde il lavoro dopo i 55 anni, difficilmente riesce a ricollocarsi. Un reddito minimo che possa accompagnare queste persone alla pensione potrebbe svolgere una fondamentale funzione di assistenza.

In Francia, Germania, Regno Unito o Svezia sono previsti sussidi per supportare la ricerca di lavoro di una persona ed evitare di far precipitare nella povertà il disoccupato, con la possibilità di avere un reddito anche in caso di occupazioni saltuarie. Ecco come funziona il sostegno del reddito fornito ai senza lavoro o gli assegni di disoccupazione nei principali Paesi europei. L’Italia continua ad avere un sistema di tutela dalla disoccupazione più simile a quello della Grecia.

In Germania esiste ormai da dieci anni il reddito minimo garantito, che si chiama Arbeitlosgeld II, ovvero secondo assegno di disoccupazione. Quando una persona perde il lavoro riceve per un anno un assegno di disoccupazione, che poi si trasforma, riducendosi nell’importo, nell’indennità Hartz IV.

Chi invece non ha diritto all’assegno di disoccupazione può fare domanda per ottenere il sostegno al reddito garantito da Hartz IV. L’importo di riferimento erogato a un single è di 399 euro mensili, che devono coprire tutte le spese mensili di una persona con l’eccezione di affitto e riscaldamento, che vengono pagati dai comuni di residenza. Un beneficiario di Hartz IV con figli riceve un importo aggiuntivo compreso tra i 234 e i 320 euro. Questo sistema di tutela del reddito è stato criticato in Germania perché avrebbe introdotto la povertà per legge, visto il basso importo del sussidio. Hartz IV è un assegno che viene vincolato alla ricerca di lavoro, e i beneficiari sono sottoposti a controlli costanti che possono portare a corpose riduzioni dell’erogazione nel caso in cui si accerti la volontà di non trovare una nuova occupazione.

La Svezia ha un articolato sistema di tutela del reddito per chi non ha più un’occupazione, piuttosto simile alla Germania anche se ancora più orientato verso le politiche attive del lavoro. L’assegno di disoccupazione è suddiviso in tre programmi, Fas 1, Fas 2 e Fas 3, che coprono la persona alla ricerca di nuova occupazione. Nei primi 200 giorni il senza lavoro riceve un normale assegno di disoccupazione, con un importo pari al massimo all’80% del reddito medio dell’ultimo anno di lavoro. Questa prima fase scade dopo poco più di 6 mesi e scatta Fas 2. In questo periodo il disoccupato riceve ancora l’indennità normale di disoccupazione, che scende però ad un massimo del 70% del reddito medio dell’ultimo anno di lavoro, ma deve frequentare corsi di formazione, stage e seminari per l’avvio di una propria piccola impresa.

L’assegno di disoccupazione viene pagato su base giornaliera, per un massimo di cinque giorni a settimana ed è composto da un’indennità calcolata sul reddito da lavoro e da un ulteriore sussidio sociale. Se dopo 450 giorni dalla perdita del lavoro il disoccupato non ha trovato una nuova collocazione, scatta il controverso programma Fas 3, che il nuovo governo socialdemocratico di Stefan Löfven vorrebbe modificare. Fas 3 è un programma statale che paga le aziende per assumere disoccupati di lungo periodo, che però in numerosi casi ottengono retribuzioni con cui è difficile sopravvivere. In Svezia l’assicurazione contro la disoccupazione si finanzia in modo volontario, e i beneficiari di Fas che non hanno versato contributi a questo fondo possono ricevere solo i ben più bassi sussidi sociali.

In Francia esiste un sistema simile a quello della Germania e complessivamente più generoso. Chi perde il lavoro ha diritto all’assegno di disoccupazione, che si chiama Allocation d’aide au retour à l’emploi. Per accedere a questo beneficio bisogna aver perso il lavoro in modo involontario, esser iscritti alle liste di collocamento e rispettare il piano d’azione individuale per il ritorno al lavoro. Chi guadagna meno di 2042 euro lordi mensili ottiene il 40,4% del suo SJR, a cui si aggiungono 11,64 euro al giorno. Chi invece ha una retribuzione superiore ottiene il 57% del SJR. Il sussidio di disoccupazione  non può mai essere inferiore ai 28,38 euro al giorno, e non può essere mai superiore al 75% della retribuzione giornaliera. Chi invece ha esaurito il diritto alla disoccupazione, non vi può accedere vista la mancanza di versamenti contributivi oppure ha un reddito troppo basso può beneficiare del Revenu de solidarité active (RSA), il reddito di solidarietà attiva. RSA è un sussidio simile al tedesco Hartz IV, anche se meno severo nelle condizioni per ottenerlo – non ci sono riduzioni per chi non cerca lavoro in modo costante – e più generoso a livello economico. L’importo di riferimento per un persona single senza bambini è 510 euro al mese, che salgono a 916 euro al mese per chi ha 2 bambini.

Nel Regno Unito esiste un reddito minimo garantito e un assegno di disoccupazione che corrispondono ai due tipi di Jobseeker’s Allowance(JSA), l’indennità per chi è in cerca di lavoro, letteralmente. JSA (C) è un assegno di disoccupazione classico, finanziato dai contributi sociali. Vi può accedere chi ha versato per almeno due anni i contributi alla National Insurance, l’assicurazione nazionale del ministero del Lavoro britannico. L’importo di JSA (C) è determinato dai contributi versati, oltre alla situazione patrimoniale del beneficiario e da altri sussidi sociali ricevuti. Questo sussidio di disoccupazione ha un margine temporale limitato, solo 182 giorni, ovvero 6 mesi. Se invece una persona non ha versato contributi ed è in cerca di lavoro può beneficiare di JSA (IB), un reddito minimo garantito a cui si può accedere normalmente solo se si hanno risparmi inferiori alle 16 mila sterline. Sotto questo limite, per ogni 250 sterline di risparmi superiori alle 6 mila sterline il sussidio sociale viene ridotto di una sterlina a settimana. L’ammontare dell’assegno è di 87 euro a settimana per chi ha un’età compresa tra i 16 e i 24 anni o 69 euro per chi invece ha più di 25 anni. Come per JSA (C) l’erogazione di reddito dura 182 giorni per ogni periodo di disoccupazione e non può essere prolungata in modo automatico.

Difesa a spada tratta quindi del reddito minimo, seppur riservato ad alcune fasce: "La recessione è stata lo stress test per i nostri sistemi di protezione sociale. Non è affatto vero che quando ci sono degli shock così pesanti la povertà inevitabilmente debba aumentare", spiega Boeri, evidenziando che "dalla povertà ci si può tutelare con strumenti di protezione sociale, come il reddito minimo". La proposta fatta dagli uomini di Grillo è sicuramente la più conosciuta ed è stato il cavallo di battaglia dei pentastellati alle politiche di due anni fa. Originariamente, nella proposta redatta nel 2013, si prevedevano almeno 600 euro netti al mese che potevano crescere progressivamente in presenza di familiari a carico. La proposta presentata ora alza l’importo a 780 euro al mese, corrispondenti alla soglia di povertà certificata dall’Istat. Se il cittadino percepisce invece un reddito inferiore a tale importo, può richiedere un’integrazione fino al raggiungimento della soglia. A carico dei beneficiari sussiste l’obbligo di seguire percorsi di formazione professionale; l’indennità viene revocata in caso di rifiuto di almeno 3 proposte di lavoro ritenute congrue al profilo e alle competenze dell’interessato.



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
BlogItalia - La directory italiana dei blog