Per imparare una lingua ma soprattutto per rendersi più interessanti nel mercato del lavoro, ampliare i propri orizzonti professionali uscendo da prospettive e comportamenti eccessivamente localistici, è importante arricchire la propria formazione in contesti più ampi, europei. Questo modo di vedere riesce a dare una ampia visuale sul mercato del lavoro e avere uno sguardo verso la mobilità internazionale, ed aiuta a fare esperienza che non deve essere solo di apprendimento, ma più in generale di vita, al fine di avvicinasi alla cultura europea e ad avere un atteggiamento nuovo nei confronti del lavoro e delle scelte professionali.
Analizziamo alcune indicazioni per orientarsi sulle opportunità della mobilità internazionale.
La struttura europea che favorisce la mobilità lavorativa è l’EURES, che come si può leggere nel sito: aiuta i lavoratori ad attraversare le frontiere. EURES (European Employment Services - Servizi europei per l'impiego) è una rete di cooperazione per facilitare la libera circolazione dei lavoratori all'interno dello Spazio economico europeo, a cui partecipa anche la Svizzera. Fra i partner della rete ci sono servizi pubblici per l'impiego, sindacati ed organizzazioni dei datori di lavoro. La rete è coordinata dalla Commissione europea.
I suoi principali obiettivi sono:
informare, orientare e consigliare i lavoratori candidati alla mobilità sulle possibilità di lavoro e sulle condizioni di vita e di lavoro nello Spazio economico europeo
assistere i datori di lavoro che intendono assumere lavoratori di altri paesi;
fornire informazioni e assistenza a chi cerca e offre lavoro nelle regioni appartenenti all’Unione Europea.
I servizi che presta sono di tre tipi: informazione, consulenza e assunzione e/o collocamento (incontro domanda e/o offerta).
EURES è una rete di cooperazione che collega la Commissione europea e i servizi pubblici per l'impiego dei paesi appartenenti allo Spazio economico europeo (i paesi dell’UE più la Norvegia, Islanda e Lichtenstein), la Svizzera e altre organizzazioni partner. Le risorse congiunte dei membri EURES e delle organizzazioni partner fornisce una base solida che permette alla rete EURES di offrire servizi di qualità elevata a lavoratori e datori di lavoro.
Nel sito dell’Eures è stato inserito Eures CV, un database in cui le persone interessate alla mobilità in un altro paese appartenenti allo Spazio economico europeo possono inserire il proprio curriculum vitae.
domenica 3 luglio 2011
sabato 2 luglio 2011
Pensioni rosa 2011, l'età salirà dal 2020
Aumento sì, ma molto graduale l'età pensionabile delle lavoratrici private a partire soltanto dal 2020 per arrivare a quota 65 anni nel 2030 o più probabilmente nel 2032. Attualmente il requisito anagrafico è di 60 anni. Per il progressivo innalzamento per arrivare a regime a 65 anni, ha preso quota l’ipotesi di farlo partire gradualmente dal 2020, anziché dal 2015 o da ancora prima come pareva in un primo tempo. L’adeguamento a 65 anni, in entrambi i casi, avverrebbe in un arco di tempo piuttosto lungo, circa 10 anni.
L'intervento sulle pensioni rosa prevede quindi un aumento della soglia di vecchiaia delle donne nel settore privato di un mese l'anno dal 2020 per poi salire a sei mesi l'anno dal 2025.
Vediamo le altre voci del pacchetto previdenziale, confermati l'anticipo al 2014 (dal 2015) delle meccanismo di aggancio del momento dell'effettivo pensionamento alla speranza di vita e lo stop alla rivalutazione automatica delle pensioni d'oro. E’ previsto il blocco della rivalutazione che scatterà nel 2012 e sarà totale per gli assegni superiori cinque volte il minimo Inps (30.500 euro lordi l'anno) e parziale (al 45%) per quelli compresi tra tre (18.300 euro annui) e cinque volte il minimo.
E’ certa la misura pensionistica anti-badante che introduce un taglio agli assegni di reversibilità.
Tra le altre novità previdenziali l'iscrizione obbligatoria alle casse pensionistiche privatizzate di tutti quei pensionati che percepiscono un reddito derivante da attività professionale. Questi pensionati-lavoratori saranno obbligati anche a versare contributi con un'aliquota minima non inferiore al 50% di quella ordinaria prevista dagli altri iscritti agli stessi enti. Un'ulteriore misura riguarda i risparmi generati dall'aumento dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche. Somme che dovevano confluire nel Fondo strategico per l'economia reale e che sarebbero servite anche per finanziare politiche attive per il sostegno dell'occupazione femminile come la conciliazione o il cofinanziamento degli asili nido. Ebbene dall'anno prossimo quel Fondo verrà definanziato per una quota di 252 milioni, per salire progressivamente fino a 592 milioni per l'anno 2015 e via a seguire fino al 2020 (con un taglio di quasi 250 milioni).
Per le casalinghe arrivano invece i bonus contributivi legati alla spesa per beni domestici e che potranno essere versati al Fondo attivo da 15 anni all'Inps ma che finora ha stentato a decollare.
Sulle casse previdenziali privatizzate arriva la vigilanza rafforzata. Al fianco del ministero del Lavoro, sulle gestioni patrimoniali e gli investimenti finanziari arrivano le ispezioni della Covip la Commissione di vigilanza sui fondi pensione; verifiche sulla cui base il ministro potrà poi disporre direttive sia sugli investimenti futuri sia sui limiti da non superare sotto il profilo dei conflitti d'interesse che si possono verificare con le banche o gli intermediari finanziari. Il ministro Maurizio Sacconi, parlando di questo intervento è tornato ad auspicare possibili accorpamenti tra alcune casse previdenziali. La Covip assorbirà poi buona parte delle funzioni del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale e parte delle risorse assegnate a quest'ultimo organismo che non viene più soppresso ma limitato ai soli compiti di osservazione, monitoraggio e analisi della spesa pensionistica.
L'intervento sulle pensioni rosa prevede quindi un aumento della soglia di vecchiaia delle donne nel settore privato di un mese l'anno dal 2020 per poi salire a sei mesi l'anno dal 2025.
Vediamo le altre voci del pacchetto previdenziale, confermati l'anticipo al 2014 (dal 2015) delle meccanismo di aggancio del momento dell'effettivo pensionamento alla speranza di vita e lo stop alla rivalutazione automatica delle pensioni d'oro. E’ previsto il blocco della rivalutazione che scatterà nel 2012 e sarà totale per gli assegni superiori cinque volte il minimo Inps (30.500 euro lordi l'anno) e parziale (al 45%) per quelli compresi tra tre (18.300 euro annui) e cinque volte il minimo.
E’ certa la misura pensionistica anti-badante che introduce un taglio agli assegni di reversibilità.
Tra le altre novità previdenziali l'iscrizione obbligatoria alle casse pensionistiche privatizzate di tutti quei pensionati che percepiscono un reddito derivante da attività professionale. Questi pensionati-lavoratori saranno obbligati anche a versare contributi con un'aliquota minima non inferiore al 50% di quella ordinaria prevista dagli altri iscritti agli stessi enti. Un'ulteriore misura riguarda i risparmi generati dall'aumento dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche. Somme che dovevano confluire nel Fondo strategico per l'economia reale e che sarebbero servite anche per finanziare politiche attive per il sostegno dell'occupazione femminile come la conciliazione o il cofinanziamento degli asili nido. Ebbene dall'anno prossimo quel Fondo verrà definanziato per una quota di 252 milioni, per salire progressivamente fino a 592 milioni per l'anno 2015 e via a seguire fino al 2020 (con un taglio di quasi 250 milioni).
Per le casalinghe arrivano invece i bonus contributivi legati alla spesa per beni domestici e che potranno essere versati al Fondo attivo da 15 anni all'Inps ma che finora ha stentato a decollare.
Sulle casse previdenziali privatizzate arriva la vigilanza rafforzata. Al fianco del ministero del Lavoro, sulle gestioni patrimoniali e gli investimenti finanziari arrivano le ispezioni della Covip la Commissione di vigilanza sui fondi pensione; verifiche sulla cui base il ministro potrà poi disporre direttive sia sugli investimenti futuri sia sui limiti da non superare sotto il profilo dei conflitti d'interesse che si possono verificare con le banche o gli intermediari finanziari. Il ministro Maurizio Sacconi, parlando di questo intervento è tornato ad auspicare possibili accorpamenti tra alcune casse previdenziali. La Covip assorbirà poi buona parte delle funzioni del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale e parte delle risorse assegnate a quest'ultimo organismo che non viene più soppresso ma limitato ai soli compiti di osservazione, monitoraggio e analisi della spesa pensionistica.
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giovedì 30 giugno 2011
Il contratto di lavoro a chiamata
Il lavoro a chiamata è una forma di contratto introdotta in Italia con al legge Biagi (D. Lgs. n. 276/2003) e che sta prendendo sempre più piede su tutto il territorio nazionale.
Il lavoro a chiamata o intermittente prevede che il lavoratore sia disponibile a prestazioni lavorative saltuare e a seguito della chiamata del datore di lavoro che in quel momento necessita personale.
Si puó quindi trattare di prestazioni di lavoro sporadiche e discontinue e di chiamate prefissate per determinati periodi del mese o dell’anno a seconda delle esigenze del business dello specifico datore di lavoro.
Proprio per queste sue caratteristiche si adatta particolarmente ai settori del commercio e del turismo, nello specifico per ristorazione o ambito alberghiero, dal momento che sono fortemente soggetti alla stagionalitá e possono avere necessitá di incrementare o diminuire il personale nei diversi periodi dell’anno.Ad esempio per il settore del commercio esistono molte offerte di lavoro a Bergamo e provincia che adottano questa tipologia di contratto, oppure legate al turismo nell’area di Venezia.
Consentono ad ogni lavoratore di poter intraprendere più contratti a chiamata e quindi di coprire anche un intero anno, ma resta la preoccupazione da parte dei sindacati e di chi ritiene che comunqe favorire la diffusione di questo tipo di rapporto lavorativo corrisponda al tempo stesso ad incentivare il precariato.
Si tratta infatti di un tipo di contratto che porta la moliplicarsi delle opportunitá di lavoro, ma d’altro canto non si puó negare che siano posizioni temporanee non in grado quindi di garantire un futuro lavorativo stabile.
Il lavoro a chiamata o intermittente prevede che il lavoratore sia disponibile a prestazioni lavorative saltuare e a seguito della chiamata del datore di lavoro che in quel momento necessita personale.
Si puó quindi trattare di prestazioni di lavoro sporadiche e discontinue e di chiamate prefissate per determinati periodi del mese o dell’anno a seconda delle esigenze del business dello specifico datore di lavoro.
Proprio per queste sue caratteristiche si adatta particolarmente ai settori del commercio e del turismo, nello specifico per ristorazione o ambito alberghiero, dal momento che sono fortemente soggetti alla stagionalitá e possono avere necessitá di incrementare o diminuire il personale nei diversi periodi dell’anno.Ad esempio per il settore del commercio esistono molte offerte di lavoro a Bergamo e provincia che adottano questa tipologia di contratto, oppure legate al turismo nell’area di Venezia.
Consentono ad ogni lavoratore di poter intraprendere più contratti a chiamata e quindi di coprire anche un intero anno, ma resta la preoccupazione da parte dei sindacati e di chi ritiene che comunqe favorire la diffusione di questo tipo di rapporto lavorativo corrisponda al tempo stesso ad incentivare il precariato.
Si tratta infatti di un tipo di contratto che porta la moliplicarsi delle opportunitá di lavoro, ma d’altro canto non si puó negare che siano posizioni temporanee non in grado quindi di garantire un futuro lavorativo stabile.
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