sabato 12 maggio 2012

Lavoro a progetto salario minimo

Le modifiche al ddl lavoro riferito ai contrati di lavoro per i co.co.pro., arriva una sorta di salario minimo o salario.

Il compenso dei collaboratori a progetto «deve essere adeguato alla quantità e qualità del lavoro eseguito e non può comunque essere inferiore, in proporzioni di durata del contratto, all'importo annuale determinato periodicamente con decreto del Ministero del Lavoro». Per raggiungere questo obiettivo, i principi previsti sono «da un lato gli emolumenti previsti per analoghe prestazioni svolte nella forma del contratto d'opera» così come previsto dal codice civile e «dall'altro la media delle retribuzioni previste dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, in riferimento a prestazioni comparabili e omogenee rese in forma di lavoro subordinato. Il decreto ministeriale è emanato sentite le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro».

Per i cosiddetti co.co.pro., viene introdotto il principio della giusta retribuzione calcolata sulla media tra le tariffe del lavoro autonomo e dei contratti collettivi di lavoro. Quindi le aziende dovranno corrispondere ai collaboratori un salario minimo in modo tale da tutelare soprattutto i giovani precari che spesso vengono “sfruttati” come si sul dire, con compensi irrisori.

Altra novità è la volonta di introdurre una indennità di disoccupazione per chi ha un contratto a progetto, anche se in una unica soluzione, guardando verso una mini Aspi. Gli emendamenti dei relatori prevedono infatti che venga rafforzata l’attuale una tantum per una fase sperimentale che durerà 3 anni al termine della quale sarà effettuata una verifica per passare ad una mini Aspi.

L’esempio fatto dai relatori è quello di un collaboratore a progetto che, avendo lavorato 6 mesi, percepirà nell’anno successivo circa 6 mila euro sotto forma di una-tantum.

Si tratta sicuramente di importanti novità nel mondo del lavoro che coinvolgeranno i lavoratori parasubordinati che in Italia, secondo i dati Isfol, sono 1 milione 422 mila. Il 46,9% (676 mila) sono collaboratori a progetto (co.co.pro.) con un reddito medio di 9.855 euro l’anno e il 35,1% di loro ha un’età inferiore ai 30 e il 28,7% tra i 30 e i 39 anni. Quindi una salario minimo e indennità di disoccupazione per i contratti di collaborazione a progetto andranno a beneficio dei giovani lavoratori.

domenica 6 maggio 2012

Lavoro a progetto indennità una tantum

L’Inps, con il messaggio n. 6762 dello scorso 19 aprile 2012, ha fornito alcuni chiarimenti in merito all’indennità una tantum riservata ai co.co.pro.
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L'indennità spetta solo ai collaboratori che hanno stipulato un regolare contratto di lavoro a progetto, co.co.pro. Sono esclusi tutti coloro che, a vario titolo, sono iscritti alla Gestione separata e il cui rapporto di lavoro non sia inquadrabile nell'ambito dell'articolo 61, comma 1 del decreto legislativo 276/2003, (per esempio i cosiddetti mini co.co.co. e i lavoratori autonomi occasionali).

In base al testo del messaggio, l’Inps pone in evidenza che i diversi rapporti di collaborazione per i quali è prevista l’indennità. Infatti, per gli effetti legislativi, l' indennità una tantum è limitata ai “collaboratori coordinati e continuativi” così come si prevede all’articolo 61, comma 1, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 e successive modificazioni.

Va comunque ricordato che per il 2012 è stata disposta la prosecuzione dell'intervento a sostegno del reddito a favore dei collaboratori coordinati e continuativi a progetto. Per i requisiti di accesso, è necessario che vi sia: monocommittenza, con riferimento all'ultimo rapporto di lavoro; dato reddituale riferito all'anno precedente; accredito contributivo di almeno una mensilità nell'anno di riferimento e di almeno tre mensilità nell'anno precedente; assenza di contratto di lavoro da almeno due mesi.

La domanda per ottenere la prestazione va presentata entro 30 giorni dalla data in cui risultano essersi verificati i requisiti. La prestazione è riferita ai soggetti non assicurati presso altre casse previdenziali. La monocommittenza implica l'aver lavorato per un unico datore; tale caratteristica deve essere riferita al periodo di tempo relativo all'ultimo rapporto di lavoro. Per gli anni di riferimento 2010, 2011 e 2012, l'accredito di mensilità non può essere inferiore a uno; mentre, nell'anno precedente il periodo in cui si è verificato l'evento "fine lavoro", devono essere presenti almeno tre mesi di contribuzione. L'assenza di contratto da due mesi è da intendersi come mancanza di lavoro al momento della domanda.

In questo modo, i lavoratori che hanno un rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione rimangono esclusi tutti coloro che abbiano stipulato rapporti di lavoro diversi dal contratto di collaborazione a progetto (ad esempio, gli assegnisti di ricerca o i partecipanti a dottorati di ricerca con borsa di studio) ovvero i soggetti che svolgano un mero rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, ai sensi dell’articolo 61, comma 2, del D.Lgs. n.276/2003.

Lavoro 2012 i mestieri che si cercano e sono “introvabili”


Vediamo il rapporto annuale di Unioncamere sui mestieri più "ricercati" dalle aziende: domanda e offerta difficilmente si incontrano. Sono 25 le categorie di mestieri di cui c'è più bisogno. E sono: cuochi, saldatori, infermieri, esperti di marketing, falegnami, ingegneri, commercialisti e fabbri. Questi i mestieri e professioni “introvabili”, di cui le aziende sono alla ricerca, nonostante i disoccupati siano sempre di più. Lo si apprende dalla classifica 2011, contenuta nel rapporto 'Excelsior" redatto da Unioncamere e Ministero del Lavoro. Si tratta di circa 100mila posti di lavoro: 31.790 nelle grandi imprese e 61.720 nelle Pmi. Almeno 25 le categorie professionali interessate che le aziende faticano a trovare. Nel contempo, Unioncamere indica, per il 2012, in 130mila i posti di lavoro che saranno persi a causa della recessione.

Fra le 25 categorie professionali, le Pmi hanno bisogno di 1.530 operai addetti ai macchinari, 960 alle macchine movimento terra, 810 operai tessili e dell'abbigliamento, 3.330 riparatori di impianti, 1.820 fabbri, 7.460 operai edili specializzati, 2.460 saldatori e carpentieri, 1.840 tecnici ingegneri, 1.100 chimici e fisici, 880 tecnici matematici, 820 falegnami, cinquecento ingegneri. Le grandi imprese cercano soprattutto 1.380 ingegneri, 1.840 manager gestionali, 1.640 esperti di marketing, 1.920 fra matematici e fisici, 1.140 commercialisti e specialisti bancari, 1.740 infermieri e paramedici, 1.640 cuochi e addetti alla ristorazione, 880 autisti, 1.310 montatori e riparatori impianti ma anche 520 saldatori, 330 operai specializzati.

Le professionalità che si fatica maggiormente a trovare coprono una fetta del 20,6% del totale delle assunzioni programmate dalla grandi aziende; poco meno per le Pmi. Errato  pensare che la laurea non serve o serve a poco per trovare lavoro. In entrambe le tipologia di imprese, il rapporto Unioncamere evidenzia che "disporre di un livello di istruzione universitario permette di accedere non solo a professioni maggiormente qualificate ma anche a retribuzioni più elevate". Nelle piccole imprese chi ha una laurea viene assunto a un livello retributivo maggiore del 16% rispetto a un diplomato e del 18% rispetto a livelli di formazione inferiore.
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