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lunedì 4 giugno 2018

Pensioni quota 100 cosa c'è da sapere




Pensioni quota 100, in pratica è la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell'età anagrafica e quella degli anni di contributi versati dal lavoratore è almeno pari a 100 (ad esempio: si potrà uscire dal lavoro con 36 anni di contributi e 64 anni d'età). L'espressione si riferisce alla somma di età anagrafica e contributiva che potrebbe essere necessaria per andare in pensione“. Le pensioni a quota 100 (uscita con un mix di età anagrafica, partendo da almeno 64 anni, e contributiva) e quota 41 anni (a prescindere dall'anzianità contributiva) da estendere a tutti i lavoratori a differenza di quanto previsto attualmente con la possibilità di uscita anticipata per il soli “precoci”.

Questo sistema conviene soprattutto a chi ha accumulato molti anni di contributi, perché gli consentirà di andare in pensione prima rispetto a quanto ora previsto con la legge Fornero.

Ma in cosa consiste quota 100 e come funziona? Si tratta della possibilità per i lavoratori di andare in pensione quando la somma dell'età anagrafica e degli anni di contributi versati è pari almeno a 100. Possono poi essere previsti dei paletti riguardo all'età minima di uscita e a un minimo di anni di contribuzione.
Nel contratto pentaleghista c'è l'impegno a "provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. 'Fornero', stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse".
"Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro - si legge nel testo - quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti".
Nel contratto si parla anche della necessità di "riordinare il sistema del welfare prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza". "Prorogheremo - scrivono 5S e Lega - la misura sperimentale 'opzione donna' che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo".
Sui costi della riforma pensionistica lanciata da 5 Stelle e Lega è intervenuto nelle scorse settimane il presidente dell'InpsTito Boeri. Permettere di andare in pensione con quota 100 tra età e contributi, come previsto dal contratto di governo, avrebbe un costo, secondo la stima di Boeri, di 15 miliardi per il primo anno e di un massimo di 20 miliardi all'anno per i successivi.

“L’idea è di mandare in pensione chi ha almeno 64 anni con 36 di contributi, oppure 41 anni e mezzo di contributi”. Alberto Brambilla, esperto di previdenza e già sottosegretario al Welfare nei governi Berlusconi tra il 2001 e il 2005, ha scritto la parte del contratto di governo Lega-M5s sul “superamento della legge Fornero”. In breve, la «quota 100» si raggiunge con la somma di 36 anni di contributi e almeno 64 anni di anzianità. Se invece si hanno 41 anni di contributi versati, la soglia minima di età per andare in pensi ne non viene considerata. Tutto questo, come da contratto, verrebbe portato avanti «tenuto conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti». Il riferimento è all’Ape sociale, che permette di andare in pensione a 63 o addirittura a 62 anni, e che quindi non dovrebbe essere toccata.

I canali di uscita saranno due. Il primo, la cosiddetta quota 100, richiederà che l'interessato abbia maturato contemporaneamente un requisito di età e uno di contribuzione, il cui totale in anni deve appunto dare 100. Ma proprio per limitare le uscite è previsto un requisito minimo di età a 64 anni. Quindi 64 più 36 di contributi, ma non 63+37: eventualmente potrebbe essere prevista anche la possibilità di lasciare con 65+35, considerando che 35 anni di contribuzione è il limite minimo sempre richiesto anche per la pensione di anzianità prima della Fornero.



giovedì 29 gennaio 2015

False Partite IVA dal 2015 cosa accadrà?



False Partite Iva, a partire dal prossimo 1 gennaio scatteranno le verifiche previste dalla Riforma Fornero dopo due anni dalla sua entrata in vigore. Di fatto, con il nuovo anno gli ispettori del lavoro potranno applicare alle partite Iva la presunzione di collaborazione coordinata e continuativa: ecco, quindi, soggetti interessati, sanzioni ed eccezioni.

Quindi scaduti i due anni dalla Riforma del Lavoro Fornero per i controlli sulla genuinità dei rapporti autonomi, per stanare le false partite IVA: cosa succede dal 2015.

Le norme contro il fenomeno delle false partita IVA sono contenute nella Riforma del Lavoro Fornero dell’estate 2012 ma, di fatto, iniziano a produrre risultati concreti sul fronte dei controlli a partire dal 2015. È infatti scaduto anche l’ultimo termine per la completa applicabilità della norma, il 31 dicembre 2014, per valutare l’eventuale monocommittenza, uno dei paletti contro le false Partite IVA. Quindi i controlli possono ora verificare a 360 gradi la genuinità o meno del rapporto di lavoro autonomo.

Il riferimento legislativo è il comma 26 dell’articolo 1 della legge 92/2012, che introduce la norma, che in base alla quale scatta automaticamente la presunzione di subordinazione se il contratto a partita IVA e prevede almeno due delle seguenti caratteristiche:

collaborazione con il medesimo committente di durata complessiva superiore a otto mesi annui per due anni consecutivi;

il corrispettivo, anche se fatturato a più soggetti riconducibili al medesimo centro d’imputazione di interessi, costituisce almeno l’80% del totale annuo percepito dal collaboratore nell'arco di due anni solari consecutivi;

postazione fissa di lavoro presso una delle sedi del committente.

Attenzione: gli otto mesi vanno calcolati in base a ciascun anno civile (quindi, dal primo gennaio al 31 dicembre). Lo prevede specificamente la circolare applicativa del Ministero del Lavoro (circolare 32/2012).

Considerando che la durata convenzionale di un mese è 30 giorni, significa che la collaborazione è durata per almeno 241 giorni nel corso del 2013 e altrettanti nel 2014. Visto che la legge è entrata in funzione a metà 2012, il primo anno civile utile per questo parametro è stato il 2013.

Per quanto riguarda invece il parametro economico (almeno l’80% delle Entrate dei due anni), il riferimento diventa invece l’anno solare, quindi si calcolano due periodi consecutivi di 365 giorni. Esempio: un collaboratore che il 31 marzo 2016 volesse far valere la presunzione di subordinazione, deve dimostrare che gli introiti hanno rappresentato l’80% delle sue entrate per l’anno dal 31 marzo 2014 alla stessa data del 2015 e per il successivo, dal 31 marzo 2015 alla stessa data 2016.

Qui, c’è un’ulteriore precisazione: per un ricorrente che volesse far coincidere la condizione legata alla durata della prestazione (otto mesi per due anni) e quella economica (l’80% dei compensi per due anni), il Ministero ritiene che «il criterio dell’anno civile attragga» quello reddituale. In pratica, in questo 2015 si considerano i due anni dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2014.

Ricordiamo brevemente cosa prevede la legge nei casi in cui, alla fine, si riscontri che la partita IVA è effettivamente falsa: immediatamente gli ispettori considerano la prestazione come una collaborazione a progetto oppure, se non sussistono le condizioni per la collaborazione a progetto, come un contratto da dipendente a tempo indeterminato.

Ci sono deroghe ed eccezioni: resta sempre possibile un rapporto a partita con professionisti iscritti all'Albo, lavoratori con competenze teoriche elevate o particolari capacità tecnico-pratiche, titolari di reddito annuo da lavoro autonomo non inferiore a 1,25 volte il livello minimo imponibile previdenziale (19.395 euro per il 2014).

I soggetti che potranno subire questi controlli da parte degli ispettori del lavoro sono i lavoratori autonomi (non imprese) titolari di partita Iva.

Ma che succede se la partita Iva è trasformata in collaborazione?
La co.co.co per essere legittima deve avere un “progetto”: se questo manca, scatterà la sanzione della conversione in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Se, invece, il progetto c’è la collaborazione darà vita a una “co.co.pro con Partita Iva”.

In ogni caso, il meccanismo della “presunzione” non riguarda due tipologie ben precise:

le partite Iva riferite a prestazioni con elevate competenze tecnico-pratiche, svolte da soggetti con reddito annuo da lavoro autonomo non inferiore a 1,25 volte il minimale contributivo di artigiani e commercianti;

e prestazioni lavorative relative ad attività professionali per le quali è prevista l’iscrizione a ordini, registri o albi.



martedì 4 febbraio 2014

Inps, nel 2014 rosso per 12 miliardi. Crolla il numero delle nuove pensioni



Effetto Fornero, crollo nuovi assegni -43%. A fine 2012 il patrimonio dell’Inps era positivo per 21.875 miliardi (e per oltre 41 miliardi nel 2011 prima dell’unificazione con l’Inpdap) a fine 2013 il patrimonio era 7,4 miliardi. La situazione appare comunque, anche a causa della crisi e del calo della contribuzione, soprattutto dei lavoratori pubblici con il blocco del turn over, abbastanza delicata. Nel 2013 si è cominciato a risentire dell’effetto Fornero, ovvero dell’entrata in vigore della riforma con la «stretta» sulle pensioni di anzianità (fino a fine 2012 si usciva ancora con la finestra mobile e i vecchi requisiti). Il numero dei nuovi assegni liquidati nel complesso è calato del 43% tra il 2012 e il 2013 passando da 1,14 milioni a 649.000 pensioni (comprese tutte, previdenziali e assistenziali).

Nel 2013 sono stati state liquidate 649.621 nuove pensioni con un calo del 43% rispetto ai 1.146.340 di nuovi assegni liquidati nel 2012. E' quanto emerge dal confronto tra il bilancio preventivo Inps per il 2014 (nel quale sono contenuti i dati 2013 assestati che risentono della riforma Fornero) e il bilancio sociale dell'Istituto per il 2012.

A fronte di 649.621 nuovi assegni liquidati nel 2013, secondo il bilancio di previsione per il 2014 a breve all'esame del Civ Inps - sono state eliminate 742.195 pensioni. Di fatto quindi le pensioni vigenti a fine 2013 sono quasi 100.000 in meno di quelle vigenti a fine 2012 (18.518.301 nel 2013 e 18.607.422 a fine 2012). Il divario dovrebbe aumentare ancora nel 2014 con 596.556 nuove pensioni previste e 739.924 assegni che si prevede di eliminare. Tra il 2013 e il 2014 si prevede un crollo dei nuovi trattamenti di anzianità. Nel 2013 secondo i dati assestati sono stati nel complesso 170.604 (tra questi quasi 133.000 le pensioni di anzianità liquidate ai lavoratori dipendenti) mentre nel 2014 si stima che scendano a quota 80.457 (57.891 delle quali ai lavoratori dipendenti) con un calo del 52,8%.

Inps: in 2014 rosso per 12 miliardi - Nel 2014 l'Inps prevede un risultato di esercizio negativo per 11.997 milioni di euro, un dato che fa scendere il patrimonio (a 7.468 milioni a fine 2013) a -4.529 milioni alla fine di quest'anno. Il dato contenuto nel bilancio di previsione per il 2014 che sarà esaminato a breve dal Civ non tiene conto dell'intervento tecnico contabile contenuto nella legge di stabilità per neutralizzare la pregressa passività patrimoniale ex-Inpdap, pari a circa 25,2 miliardi di euro. Nel documento si sottolinea che a fronte del trasferimento definitivo delle anticipazioni concesse dallo Stato fino all'esercizio 2011 pari a 25.198 milioni di euro di cui 21.698 per anticipazioni di bilancio e 3.500 per anticipazioni di tesoreria previsto dalla legge di stabilità il risultato economico di esercizio nel 2014 passa da un disavanzo di 11.997 milioni a un avanzo di esercizio di 13.201 milioni. Il patrimonio netto a fronte di questo cambiamento risalirebbe a quota 20.669 milioni (da -4.529 milioni senza l'intervento della legge di stabilità).

Il risultato d'esercizio dell'Inps per il 2013 sarà negativo per 14,4 miliardi. Lo si legge nel preventivo dell'Istituto per il 2014. Con questo passivo il 2013 si chiude con un patrimonio netto di appena 7.478 milioni. Per il 2014 si prevede un ulteriore passivo di 11.997 milioni in attesa di chiarire però se lo Stato si accollerà in via definitiva l'onere delle pensioni dei dipendenti pubblici dal 2012 in poi (anno della confluenza dell'Inpdap nell'Inps).

La spesa pensionistica finanziata in via principale dei contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro nel 2014 ammonterà a 243,4 miliardi (+1,1% sul 2013) e sarà pari al 15,19% del pil. E' quanto prevede l'Inps nel bilancio di previsione 2014 che sarà a breve all'esame del Civ. Nel documento si sottolinea che la spesa pensionistica complessiva comprese le pensioni erogate per conto dello Stato (come quelle sociali o agli invalidi civili) ammonterà a 255,5 miliardi, pari al 15,94% del pil (16,21% nel 2013).
 Soffrono soprattutto le gestioni dei lavoratori pubblici con 8,8 miliardi di rosso nel 2013 e 11,48 previsti per il 2014 (il patrimonio è a -26,2 miliardi a fine 2013 e a -37,7 nel 2014) mentre la gestione dei parasubordinati registra un risultato economico di esercizio positivo per 8,8 miliardi nel 2013 e 7,7 previsti per il 2014 (il patrimonio accumulato è di oltre 89 miliardi nel 2014 e dovrebbe superare i 96 nel 2014). Il fondo pensioni lavoratori dipendenti registra un risultato negativo per il 2013 per 1,4 miliardi e oltre 120 miliardi di passivo per il patrimonio. Resta in forte attivo il patrimonio delle gestioni temporanee ai lavoratori dipendenti (178,9 miliardi nel 2013) nonostante il rosso registrato nell’anno per 558 milioni.

domenica 8 settembre 2013

L'esodo incentivato sì ai prepensionamenti

Ancora nessuna novità per quanto riguarda i Quota 96 del comparto scuola, mentre arriva il si definitivo per i pensionamenti statali anticipati dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche.

È previsto, secondo quanto contenuto nel decreto legge 101 del 31 agosto 2013 che detta le disposizioni urgenti per il proseguimento degli obiettivi di razionalizzazione nella pubblica amministrazione, l'allungamento per i dipendenti pubblici, dei requisiti in vigore prima dell'approvazione della Riforma Fornero fino al 2015.

Il recente decreto sui precari della pubblica amministrazione ha diramato alcune istruzioni chiave per favorire l’uscita dal lavoro di quei dipendenti prossimi alla pensione e, insieme, raggiungere le quote di esuberi introdotte con le leggi recenti, su tutte la spending review 2012 di montiana memoria.

Ha trovato quindi tutte le regole applicative la procedura di esodo incentivato di lavoratori dipendenti prevista dalla legge 92/2012, che può essere usata da qualsiasi datore di lavoro con più di 15 dipendenti. Il ministero del Lavoro ha diffuso infatti le circolari 24/2013 e 33/2013, alle quali l'Inps ha fatto seguire la circolare 119 del 1° agosto 2013. A questo punto, le imprese hanno la concreta possibilità di valutare se sia conveniente sostenere il costo di un sostanziale pensionamento anticipato dei lavoratori più anziani, dirigenti compresi.

L'esodo incentivato può essere utilizzato nel quadro di una ristrutturazione aziendale coerente con l'obiettivo di concentrare l'attività in particolari settori. O ancora, nel medio termine, può rendere possibile, attraverso un ricambio generazionale, un più efficace utilizzo del personale.

Una serie di accordi collettivi tra le parti produce la cessazione del rapporto per i lavoratori che matureranno i requisiti minimi di pensione entro 48 mesi. Questi lavoratori, a partire dal mese successivo all'ultima retribuzione e fino alla data della pensione, riceveranno dall'Inps, ma con onere a carico del datore di lavoro, una indennità mensile e l'accredito della contribuzione figurativa fino alla data della pensione. Al maturare della pensione, la persona interessata incasserà una rata di pensione che rispetto alla prestazione prima a carico del datore di lavoro, risulterà più alta, per i contributi figurativi accreditati nel frattempo.

Il primo passo da fare, per le aziende, è la stesura degli accordi. Questi possono essere di tre tipi.

Il datore di lavoro può trovare un'intesa preliminare con le maggiori sigle sindacali aziendali per operai, impiegati e quadri, ovvero per il personale dirigente, con uno dei sindacati che hanno firmato il Ccnl. Questi due tipi di accordi sulla riduzione del personale sono la premessa dell'accordo individuale tra datore di lavoro e lavoratore, con cui si ha la risoluzione consensuale del contratto di lavoro e l'esodo volontario del lavoratore dipendente. Se un lavoratore decide di non firmare o non ha i requisiti di pensionabilità, l'accordo collettivo è senza effetto nei suoi confronti, ma resta valido per i lavoratori aderenti.

Il terzo tipo di accordo, che dà luogo a un esodo obbligatorio, è inserito nella procedura di licenziamento collettivo con le regole della mobilità, in base agli articoli 4 e 24 della legge 223/91. Questa procedura seguirà il suo iter naturale, con l'unica differenza che il licenziamento non darà luogo alla mobilità, ma alla corresponsione della prestazione di importo pari al trattamento di pensione maturato fino a quel momento. Va segnalato, tra l'altro, che se il singolo lavoratore non ha i requisiti di pensionabilità, l'accordo ex mobilità, che in teoria dovrebbe decadere, resta in vita per quanti sono in possesso dei requisiti (si esprime in questo senso la circolare del ministero del Lavoro 33/2013). L'incentivo all'esodo risulta alternativo anche all' Aspi e il datore di lavoro, già soggetto all'onere dell'esodo, non deve versare all'Inps il contributo di licenziamento.

L'incentivo è composto da due parti. La prima è quella che la legge e le circolari chiamano «prestazione»: sul piano fiscale, è una indennità sostitutiva della retribuzione che viene meno per la cessazione del rapporto di lavoro. Come tale, questa prestazione ha natura retributiva ed è soggetta a tassazione ordinaria (in base all'articolo 2, comma 6 del Tuir); non è reversibile, ma genera una pensione indiretta per i superstiti. Di fatto, invece, la «prestazione» è una pensione anticipata, perché il suo ammontare è pari al trattamento di pensione che sarebbe maturato alla data di cessazione del rapporto di lavoro. La seconda componente dell'incentivo all'esodo è la contribuzione figurativa che il datore di lavoro, mese per mese e fino alla data in cui l'esodato consegue i requisiti minimi di pensione, versa all'Inps o al Fondo previdenziale di appartenenza. La base imponibile sulla quale sono calcolati i contributi, in base all'aliquota contributiva prevista (il 33%), è la media delle retribuzioni mensili degli ultimi due anni prima della cessazione del rapporto di lavoro: il calcolo considera gli elementi continuativi e non continuativi e le mensilità aggiuntive.

Le indicazioni della spending review sul personale in sovrannumero negli enti pubblici specificavano che il 20% dei dirigenti e il 10% del personale andasse inserito nelle liste in eccesso, alle quali potevano essere riconosciuti i vecchi requisiti in termini di età pensionabile.
La data limite di questo adempimento, era fissata, per tutti coloro che rientrassero nel computo del personale in oggetto, al 31 dicembre 2014. C’è, però, un aspetto da tenere in considerazione: quello della finestra di 12 mesi, che rende possibile il rinvio alla fine del 2014.
Secondo il decreto precari nella pubblica amministrazione, dunque, l’obbligo per gli enti in grado di dare vita ai piani di allontanamento dei lavoratori più longevi, è quello del licenziamento dei diretti interessati che siano in possesso dei requisiti ante riforma Fornero entro la fine, appunto, del 2014.

Un altro aspetto innovativo del decreto precari, in riferimento ai prepensionamenti, riguarda l’applicazione dei minimi per accedere alla pensione – sempre pre riforma – a coloro che avessero le credenziali in regola al 31 dicembre 2011.

sabato 20 luglio 2013

Stagisti: 24 luglio 2013 scadenza del termine per le linee guida


Ricordiamo che la riforma del lavoro Fornero ha previsto la revisione della disciplina dei tirocini formativi, anche in relazione alla valorizzazione di altre forme contrattuali a contenuto formativo. Ed  è stato introdotto anche il riconoscimento di una “congrua indennità” anche in forma forfettaria in relazione alla prestazione svolta, e il mancato rispetto sarà punito con sanzioni ingenti da un minimo di mille a un massimo di 6mila euro. Gli stage dovranno essere retribuiti.

Entro il 24 luglio le Regioni sono chiamate a recepire le nuove “Linee guida per la regolamentazione dei tirocini”, ma non tutte rispondono all'invito. Si tratta di una cruciale scadenza che arriva dopo una lunga mobilitazione contro gli stage truffa. L’uso tipico degli stage è di contrastare l'uso improprio dei tirocini, favorire l'inserimento lavorativo e garantire una indennità minima per gli stagisti. Le Linee guida per la regolamentazione dei tirocini", chiamati anche stage, approvate dalla conferenza Stato Regioni lo scorso gennaio, così come previsto dalla riforma Fornero.

Entro tale data vanno recepite le regole sui tirocini stabiliti dalla conferenza Stato Regioni. Nella maggior parte dei casi è stata introdotta una indennità minima di 400 euro, ma c'è grande diversità sulla durata massima degli stage. In questo panorama lavorativo  dovrebbero far tirare un sospiro di sollievo a 300 mila stagisti e ai tanti giovani che si affacciano al mondo del lavoro.

Nel merito delle decisioni assunte, si rileva come la maggior parte delle regioni ha introdotto una indennità minima di 400 euro, salvo il Piemonte con 600 euro rimodulabili a seconda dell'impegno orario e il Veneto che ha preferito optare per 300 euro comprensivi di buono pasto in alternativa ai 400. L'indennità, inoltre, è a carico dell'azienda ospitante, salvo l'eventuale cofinanziamento della Regione. In alcune Regioni poi sono stati previsti incentivi alle assunzioni per chi ha terminato il tirocinio e misure di controllo e monitoraggio sulla qualità dei tirocini. Le normative regionali infine si discostano tra di loro sulla durata massima dei tirocini di inserimento (6 o 12 mesi) e sul numero minimo di dipendenti necessario per ospitare un tirocinante.

Non hanno ancora risposto all'appello regioni come l'Umbria, il Friuli Venezia Giulia, la Valle D'Aosta e la Sicilia.

domenica 5 maggio 2013

Dall'Aspi allo smaltimento ferie, tutti i chiarimenti sulla riforma del lavoro Fornero

Tante le delucidazioni sulla riforma del lavoro emerse durante l'ottava edizione del Forum Lavoro del Sole 24 ore.

Niente sanzioni sulla detassazione dei premi di produttività, inserimento tra le somme agevolate dello smaltimento ferie connesso a risultati quantitativi o di efficientamento aziendale, nessun accertamento sul lavoro accessorio se si limita a 2mila euro il compenso del committente, sede legale delle aziende come parametro per l'individuazione delle norme in materia di apprendistato da applicare negli accertamenti sulle realtà multilocalizzate. Ecco alcuni chiarimenti emersi durante l'ottava edizione del Forum lavoro, l'evento organizzato dal Sole 24 Ore, dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e dalla Fondazione studi di categoria.

L'edizione 2013, che ha visto 100 sedi collegate e 4.500 utenti che hanno seguito l'evento in streaming, è stata l'occasione per approfondire i contenuti della legge 92/2012 di riforma del mercato del lavoro. Sono emerse perplessità sulla forte rigidità in entrata, e sul peso eccessivo con cui la burocrazia zavorra i principali istituti giuslavoristici, una burocrazia che la stessa legge 92 – secondo i consulenti – ha ulteriormente aumentato.

Dieci sono state le relazioni che hanno permesso di analizzare tutti i principali aspetti di attualità relativi alle questioni di lavoro: dalle regole per detassare i salari di produttività, ai nuovi contratti flessibili previsti dalla legge Fornero, dal nuovo articolo 18 sui licenziamenti nelle imprese con più di 15 dipendenti alla disciplina sulla solidarietà negli appalti.

Collegandosi all'indirizzo www.ilsole24ore.com/forumlavoro è ancora possibile vedere la registrazione del convegno, consultare gli articoli di approfondimento su Aspi, apprendistato, contratti a termine, lavoro accessorio, tirocini e responsabilità solidale negli appalti. In più, sempre nel minisito dedicato al Forum Lavoro 2013, si possono consultare le risposte fornite dagli esperti della Fondazione studi dei consulenti del lavoro ai quesiti inviati dai lettori.

venerdì 4 gennaio 2013

Stage e tirocini dal 2013 retribuiti con congrua indennità


La riforma del lavoro ha previsto la revisione della disciplina dei tirocini formativi, anche in relazione alla valorizzazione di altre forme contrattuali a contenuto formativo. Infatti, è stato introdotto anche il riconoscimento di una “congrua indennità” anche in forma forfettaria in relazione alla prestazione svolta, e il mancato rispetto sarà punito con sanzioni ingenti da un minimo di mille a un massimo di 6mila euro. Gli stage dovranno essere retribuiti.

Quindi si pone fine ai tirocini e agli stage non retribuiti per chi ha terminato la formazione universitaria e nelle scuole di specializzazione. Per queste figure le aziende sono tenute a proporre forme contrattuali remunerate. Per chi ha terminato il proprio percorso formativo è possibile attivare contratti di apprendistato e, se si sono superati i 29 anni, contratti di inserimento lavorativo.

L’apprendista, all’interno dell’azienda, sarà seguito da un tutor.

Vedendo la legge di riforma la normativa non prevede alcun tetto sulle somme da percepire somme per chi fa un tirocinio. Però gli stagisti vi sarà una retribuzione minima di 400 euro al mese e tetto massimo per tutto il periodo del tirocinio. Quello che fino a poco tempo fa si limitava a un’esperienza molto semplice e spesso di dubbia utilità.

Ricordiamo che una volte su due, in Italia, lo stage non prevedeva nemmeno un rimborso spese. Il compenso è pari a euro zero nel 52,4% dei casi, secondo l'ultimo studio curato dall'Isfol, l'Istituto per lo sviluppo della formazione dei lavoratori, e dalla «Repubblica degli stagisti», una rivista on line tutta dedicata. Adesso, se la legge di riforma del lavoro verrà attuta le cose dovrebbero cambiare con una soglia minima di 400 euro lordi al mese.

La novità è prevista dalla bozza delle linee guida sui tirocini che il ministero del Lavoro ha definito e sarebbe una rivoluzione. Oggi non esiste uno «stipendio» minimo per gli stagisti. Non a livello nazionale almeno, anche se alcune Regioni hanno fissato un livello base valido solo nel loro territorio.

Un primo passo era stato fatto con la riforma del mercato del lavoro approvata a luglio 2012: dice la legge Fornero che per gli stage va riconosciuta una «congrua indennità, anche in forma forfettaria, in relazione alla prestazione svolta». E aggiunge che la somma va fissata entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge con un documento che metta d'accordo governo e Regioni. I 180 giorni scadono alla fine di gennaio e l'intesa sulle linee guida sembra a buon punto. Il via libera da parte della Conferenza Stato-Regioni dovrebbe arrivare nella prima riunione dopo le feste, probabilmente il 24 gennaio.

L'impianto del documento va bene c'è solo qualche dettaglio da mettere a punto» ha sostenuto Gianfranco Simoncini, assessore alle Attività produttive della Toscana e coordinatore della commissione Lavoro per la conferenza delle Regioni. Rispetto alla bozza iniziale un punto è già stato cambiato: non c'è più il limite massimo al rimborso mensile.

La regola era stata pensata con l'obiettivo di evitare un uso distorto dello stage che a volte può mascherare un contratto sottopagato. Ma è stata tolta per non mettere fuori legge quei tirocini più ricchi dove il compenso supera i 750 euro al mese.

Le linee guida prevedono anche dei limiti temporali: il tirocinio standard non potrà durare più di sei mesi; quello di reinserimento, riservato a disoccupati e cassaintegrati, non più di un anno; quello riservato ai disabili non più di due anni. Tutti limiti che non sono prorogabili. Non sarà possibile fare più di uno stage presso lo stesso datore di lavoro e ci sarà anche un tetto al numero di stagisti a seconda delle dimensioni dell'azienda: al massimo uno stagista per le aziende fino a cinque dipendenti e così via a salire. Mentre le imprese senza dipendenti potranno avere tirocinanti solo se appartengono al settore dell'artigianato artistico, anche se su questo punto c'è ancora da lavorare.

Per quanto riguarda la retribuzione mensile non sarà possibile scendere sotto i 400 euro, che sarà vincolante dopo l'intesa della Conferenza Stato-Regioni.

Il legislatore comunque ha rimandato alla Conferenza Stato-Regioni il compito di indicare le linee guida in materia di tirocini e stage. La Riforma individua, però, alcuni principi da seguire per riordinare l’impianto vigente: revisione della disciplina dei tirocini formativi; prevenzione e arginamento dell’uso distorto di questo strumento; individuazione degli elementi qualificanti. Importante novità è l’introduzione del riconoscimento di una “indennità” in relazione alla prestazione svolta, la cui mancanza sarà punita con sanzioni fino a 6mila euro.

sabato 13 ottobre 2012

Lavoro: il ministro Fornero torna a parlare di esodati e salvaguardati


''Per quanto riguarda gli esodati il governo ha cominciato a considerare salvaguardie che hanno interessato finora 120.000 persone alle quali se ne possono aggiungere altre 10.000". L'Inps sta verificando le posizioni,"ma molti ancora non hanno ricevuto notifica". Lo ha detto il ministro del Lavoro Elsa Fornero a Maria Latella su Sky Tg24.

Il governo non era al corrente dei numeri sugli accordi collettivi o individuali che sono obiettivamente molto difficili da monitorare -ha spiegato Fornero - per cui ci siamo trovati o davanti a un fenomeno molto ampio e diffuso. Si tratta di individuare non categorie, ma persone con nome e cognome. - ha concluso il ministro - Ora vogliamo dare certezza a chi poteva andare in pensione nel 2013 e 2014, sono le salvaguardie che ci sembrano più urgenti e dovrebbero essere 120mila». Ci siamo trovati o davanti a un fenomeno molto ampio e diffuso, abbiamo cominciato a considerare le salvaguardie che hanno interessato finora 120.000 persone alle quali se ne possono aggiungere altre 10.000 per effetto della finestra mobile del ministro Sacconi. Ora circa 130.000 hanno la salvaguardia".

Fornero ha nuovamente ribadito che la riforma delle pensioni non prevederà eccezioni per intere categorie, riferendosi all'emendamento al decreto sanità che consentirebbe una deroga alla riforma pensionistica per i lavoratori della sanità. "Noi abbiamo fatto una riforma che riguarda tutti i lavoratori - ha spiegato - è una riforma abbastanza severa ma giusta, soprattutto per quanto riguarda le giovani generazioni e non credo che sia opportuno ora cominciare con riservare le vecchie regole ad alcune categorie di lavoratori, significherebbe innescare una rincorsa perché una volta che si inizia con una categoria non si vede perché un'altra categoria non possa accedere a requisiti più favorevoli".

sabato 22 settembre 2012

Fiat incontro Monti-Marchionne



Grande attesa per l'incontro a Palazzo Chigi tra i vertici Fiat e il governo, dopo le polemiche degli ultimi giorni. All'incontro parteciperanno l'ad e il presidente della Fiat, Marchionne e Elkann, e il presidente del Consiglio Monti con i ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro, Passera e Fornero. L'ad del Lingotto ribadirà la sua linea: l'azienda continuerà ad operare in Italia, anche se per il mercato dell'auto europeo i numeri non sono incoraggianti. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Catricalà si è detto "cautamente ottimista" per l'incontro.

"Sono ottimista per definizione" ma "ho il timore che il vertice di oggi a Palazzo Chigi" sulla Fiat "non produca nulla di concreto",dichiara il leader Uil, Luigi Angeletti. Per Marchionne Fiat sta bene? "Sta complessivamente bene -afferma Angeletti- tranne che in Italia dove purtroppo utilizza gli impianti e soprattutto i lavoratori al 50% delle sue potenzialità". Sui sostegni pubblici dice: "Credo non ci sia alcun bisogno". E rifiuta lo scambio tra non chiudere gli stabilimenti e gli ammortizzatori sociali.

"Il clima non è buono o cattivo: Marchionne aveva detto che non voleva più incentivi, ora dice che per continuare a produrre in Italia occorrono incentivi. Quindi spero che oggi riesca a chiarire la sua posizione". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Clini, a margine della Reunion 2012 della Luiss. Clini ha ricordato che alla fine degli anni '80 fu finanziato un progetto speciale, chiamato Elasis, per il sistema motoristico-elettronico per lo sviluppo di auto ibride: la Fiat prima approfittò del progetto poi però si ritirò.

"La Fiat sta bene". Così l'ad del Lingotto, Marchionne, durante una visita al campus Luigi Einaudi di Torino inaugurato oggi dal ministro dell'Istruzione, Profumo e dal vicepresidente del Csm, Vietti. Un centinaio di studenti e di autonomi dei centri sociali "Askatasuna" e "Verdi 15" si sta muovendo in corteo intorno al complesso, presidiato dalle forze dell'ordine."Profumo in un call center" è uno degli slogan gridati, insieme a "Profumo, Fornero, Fassino da tagliare c'è solo l'austerity".

Le mogli dei cassintegrati Fiat di Pomigliano esortano tutte le donne alla "mobilitazione a fianco degli operai", "tutte, come compagne, come mamme, come mogli, perché questa è una lotta esemplare e di tutti"."Quello che succederà a Pomigliano ricadrà sulle nostre famiglie e sui nostri figli", dicono dal comitato delle mogli, annunciando la presenza all'assemblea pubblica di lunedì.
"L'incontro-farsa di oggi a Roma" tra governo e Fiat "serve per imbastire nuove favole per gonzi", aggiungono. "Non è più tollerabile tutto questo. Noi, con i nostri figli e le nostre famiglie siamo costrette a fare i conti e a vivere con 750 euro al mese".

domenica 19 agosto 2012

Il ritorno della Fornero: salvato paese, ora imprese investano

"Il governo ha salvato il Paese. Ora tocca alle imprese". Così il ministro del Lavoro, Fornero, in una intervista a La Stampa. Il ministro non ha dubbi: "credo che il nostro Paese sia in grado di vincere la scommessa della ripresa". Modifica dell'art.18, liberalizzazioni, pacchetto sviluppo e semplificazione sono per Fornero "tasselli che possono contribuire a migliorare la situazione macroeconomica, dalla quale dipendono l'aumento della domanda e una maggiore competitività dell'attività produttiva", ha affermato il ministro.

La sfida ora è favorire lo sviluppo. Secondo il ministro “essenziale è la riforma del mercato del lavoro, a partire dalla necessità di arginare la precarietà. Ma non esiste una bacchetta magica, occorre agire su diversi fronti: modifica dell’articolo 18 e maggiore flessibilità delle imprese.

Mentre la Camusso: ha affermato che lo Stato intervenga anche comprando quote di aziende.
''Ci si deve dire con onestà che Paese vogliamo essere. Siamo sempre la seconda economia industriale in Europa: vogliamo rimanerlo? Se sì serve salvaguardare il nostro patrimonio industriale. E, visto che per la crisi investimenti esteri non ce ne sono e molti imprenditori italiani stanno scappando dal Paese, io credo che sia meglio decidere che sia direttamente lo Stato ad investire''. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, lo afferma in un'intervista a 'l'Unità'.''Ad esempio attraverso la Cassa depositi e prestiti -continua Camusso- per comprare quote di società, per poi ricollocarle sul mercato a crisi passata. Oppure finanziando direttamente progetti industriali che ci consentano di mantenere in Italia settori fondamentali''.

venerdì 13 luglio 2012

Riforma del lavoro 2012: le novità sulle Partite Iva e il lavoro stagionale


È accordo sul pacchetto di modifiche alla riforma del merato del lavoro.
Le richieste di modifica sono diventate 11, mentre erano 10; si conferma l'allentamento della stretta sulle partite Iva e sui contratti a tempo determinato (specie per il lavoro stagionale); si generalizza la possibilità per le agenzie di somministrazione di ricorrere al contratto di apprendistato.
Mentre sul fronte degli ammortizzatori sociali salta lo slittamento di un anno per l'introduzione dell'Aspi, sollecitato dalla maggioranza: per l'Assicurazione sociale per l'impiego l'entrata in vigore resta confermata al 1° gennaio 2013. Marcia indietro del governo sull'indennità di mobilità; la fase transitoria "a requisiti massimi" (dal 2017 sarà assorbita dall'Aspi) viene allungata di un anno, dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2014.
Con un beneficio in maggio misura per i lavoratori meridionali e per chi ha più di 50 anni del Centro Nord che potranno così fruire di sei mesi in più di erogazione dell'indennità di mobilità. Con la riforma Fornero, infatti, un lavoratore sopra i 50 anni del Centro Nord nel 2014 avrebbe percepito il sussidio per 30 mesi, mentre grazie allo slittamento di un anno previsto dall'emendamento, avrà diritto a sei mesi in più, arrivando quindi a 36 mesi complessivi di ammortizzatore. Stesso discorso per i lavoratori del Sud che, a seconda dell'età (fino a 39 anni, da 40 a 49 anni e oltre i 50) potranno godere in tutti e tre i casi di sei mesi in più di mobilità. Entro il 31 ottobre 2014 è previsto un monitoraggio da parte del ministero del Lavoro, insieme alle parti sociali, per verificare la sostenibilità della misura e, conti pubblici permettendo, vedere se esistono le condizioni per nuovi interventi.
L'emendamento rinvia di un anno l'aumento contributivo a carico di partite Iva e parasubordinati iscritti alla Gestione separata Inps previsto dalla riforma Fornero. L'attuale aliquota al 27% rimarrà in vigore nel 2013 e salirà al 28% nel 2014. Ma per bilanciare gli effetti finanziari di questa misura si interviene, in via speculare, sull'aumento contributivo degli assicurati iscritti anche ad altri forme pensionistiche che salirà in modo più spedito: l'aliquota nel 2013 sarà al 20% (anzichè 19% come previsto dalla riforma Fornero). Per le partite Iva la verifica di regolarità su reddito e durata della prestazione si spalma nell'arco di 2 anni consecutivi e non più su uno solo.
La riscrittura degli emendamenti sul lavoro ha cancellato la norma che aumentava le tutele ai parasubordinati in caso di mancati versamenti contributivi dei datori di lavoro, attraverso l'estensione dell'articolo 2116 Codice civile.

Gli altri emendamenti alla riforma del mercato del lavoro confermano le richieste esposte dalla maggioranza governativa. Ossia, gli intervalli nei contratti a tempo (60 o 90 giorni) si potranno ridurre a 20-30 giorni per le attività stagionali (e in ogni altro caso previsto dai Ccnl), inoltre un cassintegrato potrà fare lavori accessori (con voucher fino a 3mila euro). Viene salvata la Cigs per le aziende ammesse a procedura concorsuale. A patto che l'impresa abbia prospettive di ripresa e tutela, anche parziale, dell'occupazione.

mercoledì 4 luglio 2012

Fornero resta ministro del lavoro non è stata esodata dalla Camera dei deputati


Respinte le mozioni presentate da Idv e Lega. L'Aula della Camera ha confermato la fiducia al ministro del Lavoro Elsa Fornero bocciando le mozioni. I voti a favore sono stati 88, 435 i contrari, 18 gli astenuti.

Nonostante il balletto dei numeri e le danze delle cifre il ministro Fornero non è stata esodata dalla Camera dei deputati.

«Mi ha creato sofferenza, però lo abbiamo superato e ora continuerò a lavorare come prima»: così il ministro del Lavoro risponde, al termine del voto della Camera che le ha confermato la fiducia, ai cronisti. Il ministro del Lavoro uscendo dall'Aula di Montecitorio si intrattiene brevemente prima con alcuni deputati e poi con i cronisti. A chi le chiede se si sia sentita «infastidita» dalla richiesta di mozione di sfiducia replica come questo «non sia il termine adatto» e spiega infatti di aver piuttosto provato «sofferenza». «A chi mi accusa voglio dire che non ho mai mentito. Non è mia abitudine»: al termine del voto della Camera che le ha confermato la fiducia.

"Sarò sobrio nella mia dichiarazione di voto sulla sfiducia al ministro Fornero, e lo farò mordendomi la lingua perché ho rispetto sia del suo ruolo sia del fatto che sia una donna": così Antonio Di Pietro apre il suo intervento nell'Aula della Camera sulla sfiducia a Elsa Fornero che è dovuta "a ragioni di merito e di metodo". "Il ministro ha commesso un imbroglio gravissimo affermando il falso mentendo sapendo di mentire", ha detto l'ex pm. "Il ministro - spiega - ha mentito sul numero degli esodati: sapeva che il dato da lei riferito era falso e lo ha fornito comunque". Di Pietro ha poi contestato "l'arroganza del ministro nel violare l'articolo 1 della Costituzione: è gravemente offensivo per gli italiani". "Con arroganza e supponenza ha violato la Costituzione. Chiediamo la sfiducia per i suoi atti e comportamenti individuali che non meritano di essere rappresentati in questa Aula. Come fa un ministro in carica a dire che il sommerso, ovvero una illegalità, è un rischio che la sua riforma può determinare ricorda quel ministro della prima repubblica che diceva che la mafia era un rischio con cui bisognava convivere", prosegue Di Pietro, sostenendo che "il fatto che Monti dica di condividerne le scelte è un'aggravante e non un'attenuante".

"In quest'aula il ministro Fornero non gode di alcuna stima, considerazione e fiducia. Non è il ministro del Lavoro ma della disoccupazione. Lei non può fare a meno della propria sedia, ma il Paese può fare benissimo a meno di lei", afferma in Aula il capogruppo della Lega Giampaolo Dozzo.

"Voteremo contro la mozione di sfiducia al ministro Fornero. Lo facciamo con un voto che non è solo del gruppo parlamentare ma impegna l'intera forza politica che non cede ai populismi", ha annunciato nell'Aula della Camera Luigi Muro di Fli.

martedì 19 giugno 2012

Fornero e il numero degli esodati, anzi salvaguardati. In aula al Senato 18 giugno 2012


“Dati Inps parziali e forvianti, da salvaguardare non sono 400mila lavoratori”.

I lavoratori che saranno salvaguardati sono 65.000 unità. Lo ha ribadito il ministro del Lavoro Elsa Fornero parlando al in aula al Senato. Fornero afferma che si sono voluti salvaguardare lavoratori già usciti dal lavoro e quindi più a rischio di rimanere senza reddito e senza pensione. Oltre a questi, aggiunge il ministro, sono da salvaguardare altri 55.000 lavoratori. Tra questi ultimi, 40.000 sono quelli in mobilità. Alla fine, ecco i numeri dei nuovi esodati.

«Sono circa 55mila i nuovi soggetti da tutelare, oltre i 65mila già individuati»». Il ministro del lavoro non cita mai il termine («la definizione corretta è quella di lavoratori che meritano di essere salvaguardati dagli effetti dal recente inasprimento dei requisiti per l'accesso alla pensione»). Quindi si passa dal punto di vista terminologico da esodati a  salvaguardati.

I dati contenuti nella Relazione dell'Inps al ministero sui lavoratori esodati, anzi salvaguardati,   (390.200 la platea di coloro che rischiano di restare senza lavoro e senza pensione) sono "parziali e fuorvianti", è quanto ha affermato il ministro del Lavoro, parlando al Senato. Il numero dei lavoratori da salvaguardare non è di 400.000 persone e il documento dell'Istituto - ha affermato Fornero - "ha impropriamente alimentato le polemiche".

I lavoratori di Termini Imerese in cassa integrazione straordinaria che hanno i requisiti per la pensione con le vecchie regole entro i due anni di cigs e i 4 di mobilità saranno salvaguardati dal nuovo provvedimento che il Governo intende adottare. E' quanto emerge dall'informativa del ministro del Lavoro.

La verità ha detto la Fornero, è che il governo sapeva di un'altra platea di lavoratori interessati, ma «la non imminenza del problema che riguarda coloro che andranno in pensione dal 2014, e l'assenza di risorse finanziarie per un bilancio già messo a dura prova - ha spiegato - ci hanno fatto ritenere si potesse affrontare il problema dei lavoratori che usciranno dal lavoro nei mesi successivi con criteri di equità e sostenibilità finanziaria».
Sulle possibili soluzioni per risolvere il problema, il ministro ha puntualizzato: «Sono allo studio diverse ipotesi su cui il governo vuole confrontarsi con le parti sociali e il Parlamento». Poi gli esempi: «Si potrebbe pensare ad una norma per estendere il contributivo pieno anche agli uomini - ha spiegato - oltre che per le donne, come opzione di scelta da demandare a lavoratore e all'azienda».

Un'altra ipotesi potrebbe essere «una deroga alla nuova disciplina pensionistica». Saranno comunque privilegiati coloro che sono interessati da accordi collettivi di uscita dall'impresa e coloro che maturano il diritto alla pensione entro il 2014 o hanno superato una certa soglia di età. Per i più giovani, invece, il governo potrebbe estendere il trattamento di disoccupazione o pensare alla partecipazione a lavori di pubblica utilità. Entro la fine dell'anno, comunque, ha tenuto a precisare la Fornero «sarà istituita una commissione per verificare le forme di gradualità nell'accesso al pensionamento: su questo - ha assicurato - ci sarà il massimo impegno nel corso dei prossimi mesi». 

Per far fronte al problema dei lavoratori esodati, salvaguardati, il Governo potrebbe estendere il trattamento di disoccupazione o pensare alla partecipazione a lavori di pubblica utilità, afferma il ministro del Lavoro.
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venerdì 8 giugno 2012

Lavoro sui licenziamenti: nuovo scontro Camusso Fornero


"Il ministro Fornero ha una passione per i licenziamenti che dimostra una non particolare sensibilità per i problemi della crisi". Così il segretario della Cgil, Camusso, spiegando che sullo sviluppo c'è la sensazione che "il governo abbia scelto la linea di tanti microinterventi. Sembra di trovarci di fronte ad una Tremonti quater, ma già la ter non andava bene". Camusso ha parlato anche di fisco: "Non si fa una cosa fondamentale: la tassazione delle rendite sui grandi patrimoni".

Fornero, ministro del Lavoro, ha replicato in modo indiretto alla Camusso, leader della Cgil: "Vogliamo un mercato del lavoro che porti dentro,con contratti di flessibilità, quelli che sono ai margini del mercato". E spiega: "Non è dal gusto per il licenziamento che nasce la riforma ma dalla volontà di creare un mercato del lavoro dinamico, che dia migliori performance per tutti". E a chi le chiede un commento diretto a Camusso che l'ha accusata di avere "la passione di licenziare" dice:"Non commento frasi che si commentano da sole".

L'attacco arriva dal segretario della Cgil a margine di un convegno alla Camera dei Deputati. La Camusso - interpellata dai giornalisti sul riequilibrio delle norme sul lavoro tra il settore pubblico e quello privato a margine della presentazione dei «Discorsi parlamentari» di Giulio Pastore, il segretario Cgil ha risposto: «Ogni volta che il ministro del Welfare parla del lavoro pubblico si dimentica che il datore di lavoro pubblico e il datore di lavoro privato non sono gli stessi e che loro dovrebbero intervenire per modificare l'insieme delle norme fatte dal governo precedente che hanno sottoposto nuovamente  il rapporto di lavoro pubblico alla politicizzazione invece che all'essere un contratto di lavoro effettivo». Immediata la replica del ministro: «Non mi sembra di dover commentare una frase che si commenta da sola» ha detto Elsa Fornero.

Quanto sta avvenendo in tema di lavoro pubblico, ha continuato il numero uno del sindacato di corso d'Italia «dimostra che questo governo, invece di affrontare le emergenze e adottare strategie utili per la crescita, preferisce seguire gli attacchi qualunquistici che stanno investendo i lavoratori pubblici. Un atteggiamento irresponsabile che contrasta con le esigenze che derivano dai necessari processi di riforma della pubblica amministrazione, a partire dal fornire risposte serie ai tanti lavoratori precari». Per Camusso «il dualismo del mercato del lavoro che il ministro del Lavoro Fornero dice a parole di non volere perseguire in realtà è quello che rischia di manifestarsi sui temi del lavoro se, come sta avvenendo, il governo non manterrà l'impegno assunto con l'accordo del 3 maggio e la conseguente adozione della legge delega. Se dovesse proseguire questo inspiegabile e inaccettabile ritardo si aprirà, di certo più celermente, un ulteriore fronte di scontro con il governo», ha concluso.

martedì 29 maggio 2012

Esodati nuovo scontro Fornero-Camusso

Sugli esodati "non possiamo pensare che tutto si riapra, altrimenti vuol dire fare la riforma e poi disfarla" dice il ministro del Lavoro, Fornero, rispondendo al presidente Inps, Mastrapasqua, che presentando il rapporto annuale dell'Istituto aveva chiesto una soluzione "per tutti". "Abbiamo un decreto che è pronto" spiega il ministro. "E' una soluzione parziale", "lo sappiamo"."Gli esodati sono un costo della riforma delle pensioni. Le riforme costano,non sono a costo zero". Poi aggiunge:"Il governo non è né cieco né sordo ai problemi del Paese".

Ma "al momento non abbiamo il numero degli esodati né gli accantonamenti". "Nei processi di transizione - dice il presidente Inps, Mastrapasqua, presentando alla Camera il rapporto annuale dell'Istituto -, chi è colto a metà del suo passaggio non può e non deve essere dimenticato". Per gli esodati serve una "soluzione che valga per tutti, non solo per il contingente" dei 65mila lavoratori individuati dal governo. Mastrapasqua definisce, comunque, la riforma delle pensioni voluta dal governo Monti "dura, severa, equa e coraggiosa", le "criticità" non devono "oscurarla".

La soluzione in due tempi per risolvere il problema esodati, così come ribadita oggi dal ministro Fornero, è "un disprezzo nei confronti delle persone" dice il segretario della Cgil, Camusso. Il ministro "parla senza sapere di cosa parla". "Serve una soluzione per il complesso degli esodati o meglio che si sospenda la discussione sugli ammortizzatori sociali perché le misure proposte non reggerebbero il confronto". Quanto a un possibile voto di fiducia a Palazzo Madama sul Ddl lavoro, così da far arrivare a Montecitorio il testo blindato: "Più vedo la situazione più credo bisogna riflettere se è giusto fare la riforma" ha detto la Camusso.

sabato 12 maggio 2012

Lavoro a progetto salario minimo

Le modifiche al ddl lavoro riferito ai contrati di lavoro per i co.co.pro., arriva una sorta di salario minimo o salario.

Il compenso dei collaboratori a progetto «deve essere adeguato alla quantità e qualità del lavoro eseguito e non può comunque essere inferiore, in proporzioni di durata del contratto, all'importo annuale determinato periodicamente con decreto del Ministero del Lavoro». Per raggiungere questo obiettivo, i principi previsti sono «da un lato gli emolumenti previsti per analoghe prestazioni svolte nella forma del contratto d'opera» così come previsto dal codice civile e «dall'altro la media delle retribuzioni previste dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, in riferimento a prestazioni comparabili e omogenee rese in forma di lavoro subordinato. Il decreto ministeriale è emanato sentite le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro».

Per i cosiddetti co.co.pro., viene introdotto il principio della giusta retribuzione calcolata sulla media tra le tariffe del lavoro autonomo e dei contratti collettivi di lavoro. Quindi le aziende dovranno corrispondere ai collaboratori un salario minimo in modo tale da tutelare soprattutto i giovani precari che spesso vengono “sfruttati” come si sul dire, con compensi irrisori.

Altra novità è la volonta di introdurre una indennità di disoccupazione per chi ha un contratto a progetto, anche se in una unica soluzione, guardando verso una mini Aspi. Gli emendamenti dei relatori prevedono infatti che venga rafforzata l’attuale una tantum per una fase sperimentale che durerà 3 anni al termine della quale sarà effettuata una verifica per passare ad una mini Aspi.

L’esempio fatto dai relatori è quello di un collaboratore a progetto che, avendo lavorato 6 mesi, percepirà nell’anno successivo circa 6 mila euro sotto forma di una-tantum.

Si tratta sicuramente di importanti novità nel mondo del lavoro che coinvolgeranno i lavoratori parasubordinati che in Italia, secondo i dati Isfol, sono 1 milione 422 mila. Il 46,9% (676 mila) sono collaboratori a progetto (co.co.pro.) con un reddito medio di 9.855 euro l’anno e il 35,1% di loro ha un’età inferiore ai 30 e il 28,7% tra i 30 e i 39 anni. Quindi una salario minimo e indennità di disoccupazione per i contratti di collaborazione a progetto andranno a beneficio dei giovani lavoratori.

martedì 3 aprile 2012

Riforma del lavoro ed esodati per Angeletti: «Fornero da licenziare per giusta causa»

Riforma delle pensioni ed esodati è il tema preoccupante. Chi sono gli esodati? Sono coloro che si trovano in bilico, bordline tra l'età lavorativa e quella della pensione. Ossia, è il nodo dei patti aziendali basati sul vecchio sistema pensionistico. Il problema è che in sede INPS è emerso che gli esodati sarebbero circa 350.000 mila. E questi sono lavoratori coperti dalla legge che assicura loro di potersi avvalere delle regole in vigore prima del 2012 ma per pagare le loro pensioni i fondi non ci sono.

In sostanza la variazione più incisiva è rappresentata dal passaggio, a decorrere dal 1° gennaio 2012 e per tutti i lavoratori, al sistema contributivo.

Altre modifiche riguardano la variazione dell’età pensionabile e l’incremento dell’aliquote contributi veda versare di alcuni tipologie di lavoratori.  Tale tipo di intervento pone però il problema di un buon numero di contribuenti che si trovano proprio al limite  del passaggio tra vita lavorativa e pensione.

"La vicenda dell'articolo 18, così come la vicenda degli esodati, se posso dirla con una battuta, rappresentano un fondato motivo per un licenziamento del ministro del Lavoro Fornero, una giusta causa". Così il leader della Uil Angeletti, ospite di SkyTg24. "Dobbiamo constatare che, nel bene e nel male, l'epoca della concertazione è finita" ha aggiunto Angeletti. E ancora: "Il vero problema che abbiamo è l'eccessiva pressione fiscale sul lavoro dipendente che sta producendo certamente una generica ingiustizia sociale, ma soprattutto l'aumento della disoccupazione. Dobbiamo scendere in campo per il problema numero uno:i posti di lavoro".

Per la Uil, «ad aggravare questa situazione si aggiungono le addizionali Irpef, l'Imu e i possibili incrementi delle aliquote Iva». Mentre manca «l' emanazione di un provvedimento attuativo per la detassazione strutturale degli incrementi salariali derivanti dalla produttività», cosa che determina «decurtazione economica a danno di circa sei milioni di lavoratori».

In uno scenario che vede una riduzione «drastica» del potere di acquisto per lavoratori e pensionati che frena i consumi, la disoccupazione attesa in aumento, il Pil in frenata, «lavoro e sviluppo restano solo parole, predicate da un Governo le cui politiche economiche stanno, invece, perpetuando effetti recessivi. E ciò accade mentre i costi della politica continuano ad essere esorbitanti».

Per Uil «bisogna affrontare, poi, altri nodi importanti, a partire dalla soluzione della questione degli esodati. Si tratta di oltre trecentomila persone che hanno sottoscritto un patto, affidandosi alle leggi dello Stato, che deve essere onorato garantendo loro una continuità tra salario e pensioni».
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