mercoledì 25 giugno 2014
Alitalia, trovato l'accordo: Etihad acquisirà 49% capitale
Alitalia ed Etihad Airways confermano di aver «trovato un accordo sui termini e condizioni dell'operazione con la quale Etihad Airways acquisirà una partecipazione azionaria del 49 percento in Alitalia». Lo si legge in un comunicato congiunto, in cui si precisa che «le due Compagnie aeree procederanno già dai prossimi giorni alla finalizzazione della documentazione contrattuale, che includerà le condizioni concordate. Il perfezionamento dell'operazione è soggetto alle approvazioni delle competenti autorità Antitrust».
Intanto il ministro dei trasporti Maurizio Lupi in una nota rivela che «su Alitalia-Etihad ieri sera c'è stato un importante incontro con le banche e con i principali azionisti, in un clima positivo e nel quale si sono fatti passi avanti decisivi». «È sempre più chiaro - aggiunge il ministro - che questo matrimonio s'ha da fare, perché è ormai evidente a tutti che si tratta di un forte investimento industriale con concrete prospettive di sviluppo per la nostra compagnia».
«Presto con il ministro del lavoro Poletti incontreremo i sindacati per fare il punto sulla vicenda esuberi. Sono sempre stato e continuo a essere fiducioso nel buon esito dell'operazione», ha aggiunto Lupi. La scadenza rimane quella di metà luglio per chiudere la trattativa sugli esuberi e affrontare il tema del piano industriale.
La Commissione europea non entra nell'immediato in una valutazione della validità dell'operazione Alitalia-Etihad sotto il profilo della proprietà e del controllo della compagnia, ma si aspetta che le autorità italiane conducano le verifiche necessarie, salvo poi intervenire in una seconda fase se dovesse essere necessario. Lo ha detto oggi Helen Kearns, portavoce del commissario Ue ai trasporti, Siim Kallas. «La compagnia aerea deve rimanere con una proprietà e un controllo a maggioranza europei. Sta alle autorità italiane in prima battuta fare la prima valutazione. Quindi, se necessario, la Commissione potrebbe prendere ulteriori iniziative per assicurarsi che le regole siano state applicate correttamente,» ha detto la portavoce rispondendo ad una domanda sugli sviluppi della operazione Alitalia-Etihad.
Ma oggi il gruppo Lufthansa, in riferimento all'operazione Alitalia-Etihad, puntualizza all'Adnkronos: «E' vitale che l'Unione europea e le autorità dei Paesi membri pongano fine alla concorrenza sleale da parte dell'aviazione sussidiata dallo Stato e proibisca l'aggiramento delle regole europee in materia sussidi».
Nella saga interminabile della trattativa e degli annunci tra Alitalia e Etihad, le due compagnie hanno annunciato di aver trovato un accordo per l'ingresso degli emiratini con il 49% nell'Alitalia. Mancano però ancora due pilastri fondamentali: l'intesa tra Alitalia e sindacati sugli esuberi (sono 2.251 quelli richiesti da Alitalia e Etihad) e il consenso delle banche a cancellare 560 milioni di euro di debiti finanziari di Alitalia.
Queste sono due condizioni poste da tempo proprio dalla compagnia degli Emirati Arabi Uniti, come premessa indispensabile al suo ingresso con il 49% nell'Alitalia. Allora è inevitabile chiedersi: cosa significa l'annuncio congiunto delle due compagnie? Può darsi che si tratti di un passaggio legale, una sorta di scambio di lettere per dire che vengono accettate le condizioni della trattativa, ma il contratto finale è tutto ancora da scrivere. La prima impressione, quindi, è che nella sostanza questo annuncio sia un'offensiva mediatica per rassicurare le parti, compresi i passeggeri che comprano biglietti di una compagnia, Alitalia, che tra pochi mesi potrebbe fallire se non riceverà una nuova iniezione di capitali. Del resto, in questa partita finora c'è stata poca trasparenza. Gli emiratini guidati dallo spavaldo James Hogan non hanno quasi mai fatto dichiarazioni, salvo lasciar trapelare una sorta di insofferenza per l'attesa di decisioni che dovevano (e devono ancora) essere prese nello schieramento italiano.
Nello schieramento italiano il principale esternatore è stato il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, il quale svariate volte ha annunciato accordi imminenti tra i due vettori (fin da quando diceva «entro il mese di marzo»), accordi che solo ora hanno trovato un punto di condivisione. E' Lupi che ha annunciato un (leggero) aumento dei voli intercontinentali di Alitalia da Fiumicino e da Malpensa in caso di accordo con Etihad, ma il piano industriale non è mai stato reso pubblico, neppure nel confronto con i sindacati sui tagli. Eppure è trapelato, senza smentite, che nell'immediato l'intesa con Etihad prevede, oltre al taglio dei posti di lavoro, tagli anche dei voli e della flotta, con la messa a terra di 11 aerei di Alitalia a medio raggio, della famiglia Airbus 320. L'ipotizzato incremento dei voli intercontinentali avverrà con gradualità, a quanto si sa il primo nuovo collegamento intercontinentale sarebbe da Malpensa a Shanghai durante l'Expo 2015. A condizione, naturalmente, che i ritardi dei lavori e le tangenti non facciano saltare l'Expo.
Alitalia e Etihad affermano che «procederanno già dai prossimi giorni alla finalizzazione della documentazione contrattuale, che includerà le condizioni concordate». Ma prima di concludere l'accordo definitivo bisognerà definire l'intesa sugli esuberi. L'ultimo incontro con i sindacati c'è stato il 20 giugno con il muro contro muro. In particolare la Filt-Cgil ha detto che «sono inaccettabili 2.251 licenziamenti». Etihad vuole che gli esuberi lascino definitivamente la compagnia, non accetta i contratti di solidarietà o la cigs a rotazione, ammortizzatori che al termine del periodo di crisi prevedono il riassorbimento dei lavoratori nell'azienda. Lupi ha detto che incontrerà i sindacati la prossima settimana insieme al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Eventuali sviluppi della vertenza sono legati anche a questo prossimo passaggio.
Con le banche la partita è ancora aperta. In particolare, Popolare di Sondrio e Mps si sono finora opposte al piano di sacrifici cui sembrano invece disponibili le due banche più esposte e anche azioniste di Alitalia, cioè Intesa Sanpaolo e Unicredit. Più volte le banche si sono incontrate, anche con il governo, senza arrivare a un'intesa. Anche su questo punto c'è da chiedersi: le banche cosa chiedono al governo come contropartita al sacrificio richiesto?
Finché non ci saranno intese formali su questi due punti, parlare di accordi tra Alitalia e Etihad è velleitario. Il negoziato finale per scrivere il contratto potrebbe durare un mese. Uno degli azionisti più interessati alla vicenda, Atlantia, perché oltre che di Alitalia è anche azionista di maggioranza di Aeroporti di Roma e Alitalia incide per il 45% sul traffico di Fiumicino, ha detto di recente con l'a.d. Giovanni Castellucci che l'accordo si dovrà concludere «per forza» entro luglio. Alitalia e Etihad hanno davanti un mese ancora molto caldo.
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domenica 22 giugno 2014
Lavoro in somministrazione fondamentale un testo unico
L'istituto della somministrazione di lavoro ha sostituito la precedente disciplina del lavoro interinale. La somministrazione di lavoro è un istituto simile, ma non uguale, al lavoro interinale.
La somministrazione di lavoro è definita dalla legge come il contratto avente oggetto la fornitura professionale di manodopera, a tempo indeterminato o a termine.
Nella somministrazione i soggetti coinvolti nel rapporto di lavoro sono tre:
il somministratore, un’agenzia per il lavoro autorizzata dal Ministero del Lavoro;
l’utilizzatore, un’impresa pubblica o privata;
il lavoratore.
Tra questi tre soggetti vengono stipulati due diversi contratti:
il contratto commerciale di somministrazione di lavoro, concluso tra l’Agenzia per il lavoro e l’impresa utilizzatrice;
il contratto di lavoro concluso tra l’agenzia per il lavoro ed il lavoratori
Non sono pochi i dubbi interpretativi che stanno guidando la prima fase d'attuazione del decreto lavoro. L'attenzione di operatori ed esperti si è concentrata sui problemi applicativi della nuova disciplina del contratto a termine e dell'apprendistato.
Non meno rilevanti sono i temi da approfondire rispetto alla somministrazione: un istituto centrale nel funzionamento di moderni mercati del lavoro incentrati su logiche di specializzazione produttiva e di cooperazione tra imprese, che tuttavia ancora non decolla per mancanza di visione e strategia di lungo periodo.
La riflessione sui nodi interpretativi può essere l'occasione per modernizzarne il quadro che dovrebbe regolare portando a definitiva attuazione il disegno avviato con il pacchetto Treu e perfezionato con la legge Biagi.
In effetti nel corso degli ultimi dieci anni il sistema normativo, le parti sociali e la giurisprudenza hanno troppo spesso confuso la somministrazione a tempo determinato e il lavoro a termine, finendo per nascondere la diversa funzione che svolgono questi strumenti contrattuali e le specificità che li caratterizzano.
Anche la contrattazione collettiva di settore ha faticato a recepire le aspettative di innovazione che uno strumento come la somministrazione genera nel mercato del lavoro, ma si è concentrata soprattutto nella ricerca di regole vincolanti e, in alcuni casi, eccessivamente burocratiche.
Un'occasione importante per invertire questo orientamento poteva essere colta con la direttiva comunitaria 104 del 2008, che ha dato centralità al lavoro tramite Agenzia, configurato come forma di flessibilità di assoluto valore per il mercato del lavoro; questa occasione, purtroppo, non è stata colta del tutto, in quanto l'ordinamento italiano ha dato un'attuazione limitata e incompleta ai principi della direttiva.
Anche lo staff leasing fatica ad essere compreso dal mercato del lavoro e dalle parti sociali, nonostante sia uno strumento utile per contrastare fenomeni di occupazione irregolare e, allo stesso tempo, modernizzare l'organizzazione del lavoro.
Una nuova occasione per riaprire la discussione sulle regole della somministrazione viene offerta dal progetto di riforma del mercato del lavoro presentato dal Governo Renzi, nella parte in cui ipotizza il riordino delle forme contrattuali di lavoro flessibile.
Per dare un contributo concreto a tale discussione, Adapt vuole aprire un confronto pubblico con uomini e donne d'azienda, operatori del mercato del lavoro, consulenti legali, ricercatori e cultori della materia che sono tutti invitati a unirsi a noi attraverso una piattaforma di cooperazione ad accesso riservato; altrettanto faremo con le parti sociali e con i soci di Adapt.
La raccolta dei pareri durerà sino al 30 settembre 2014, in modo da elaborare il testo definitivo in autunno: chi volesse contribuire al lavoro è pregato di inviare una mail di adesione a silvia.spattini@adapt.it.
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lunedì 16 giugno 2014
Bonus 80 euro: il panorama degli esclusi:: pensionati e non solo
Per chiarire chi sono gli esclusi dal beneficio. Oltre ai pensionati, restano fuori dall’agevolazione, i cosiddetti incapienti, ossia i contribuenti che hanno IRPEF pari a zero per effetto delle detrazioni; più esattamente, la norma dispone che il credito viene riconosciuto quando l’imposta lorda calcolata sui redditi che danno diritto al bonus supera la detrazione per lavoro dipendente, cioè la “no tax area”. Fortunatamente, non rilevano le eventuali detrazioni per carichi di famiglia e quelle per oneri (ad esempio, le spese mediche, gli interessi passivi sul mutuo,ecc.). Perciò, se non si paga IRPEF, ciò non vuol dire necessariamente che il bonus non spetta: se infatti l’imposta è azzerata non dalla detrazione per lavoro dipendente ma da altre detrazioni (per esempio, quella per il coniuge a carico), il credito spetta ugualmente.
Dal "bonus 80 euro" sono esclusi i pensionati, mentre i redditi determinati da forme di previdenza complementare rientrano tra quelli che danno diritto all'agevolazione. L'incongruenza, contenuta nel decreto legge 66/2014 che ha introdotto il bonus Irpef, viene evidenziata dalla circolare della Fondazione studi dei consulenti del lavoro dedicata al bonus. «Lascia perplessi – si legge nel documento – la circostanza che sono destinatari del credito anche coloro che siano titolari di una prestazione pensionistica di cui al Dlgs 124/1993 – anche senza necessariamente svolgere o aver svolto nel corso del 2014 un'attività di lavoro – atteso che per espressa volontà legislativa e politica sono stati esclusi dal credito i titolari di reddito da pensione in genere».
Dubbi anche in merito alla possibilità di poter richiedere il bonus se nel 2014 si ha un reddito da lavoro dipendente ma non si lavora, perché il decreto legge prevede che il reddito sia rapportato al periodo di impiego nell'anno. L'ipotesi riguarda, per esempio, chi ha perso il lavoro a dicembre 2013 e nel 2014 incassa l'indennità di disoccupazione (quindi ha un reddito ma non lavora). Ma si può trovare in questa situazione anche chi incassa un risarcimento stabilito dal giudice nell'ambito di una controversia in materia di lavoro, ma quest'anno non ha impiego.
Secondo i consulenti del lavoro il dubbio a questo riguardo potrebbe essere risolto tenendo conto proprio dell'anomalia relativa ai pensionati.
Cioè se il bonus spetta al titolare di una prestazione di previdenza complementare che quindi non lavora, allora il «periodo di lavoro» a cui fa riferimento la norma non va inteso come periodo di svolgimento dell'attività ma di maturazione del reddito che dà diritto all'agevolazione.
Maggiore chiarezza, invece, si ha in merito alle voci che rientrano nella definizione di reddito complessivo, che non deve essere superiore a 26mila euro. Si considera l'importo determinato dalla somma di tutte le categorie di reddito indicate all'articolo 6 del Tuir, esclusi quelle soggette a tassazione separata, al netto dei contributi previdenziali obbligatori. Sono esclusi il reddito dell'abitazione principale e gli importi legati all'incremento di produttività.
Per quanto riguarda l'importo del bonus, secondo la circolare i sostituti d'imposta devono calcolarlo su base giornaliera. Quindi per chi ha diritto all'importo massimo di 640 euro da suddividere negli stipendi da maggio a dicembre, l'agevolazione oscillerà tra i 78,77 euro per i mesi con 30 giorni e gli 80,98 euro per i mesi con 31 giorni. Per un contratto a termine con scadenza il 31 ottobre, invece, il bonus complessivo è di 533,04 euro (640:365 moltiplicato per 304 giorni), che sarà suddiviso nei mesi da maggio a ottobre.
Gli importi sono anticipati, per conto dell'amministrazione, dal sostituto d'imposta che poi li recupera compensando con le ritenute e, nel caso, i contributi previdenziali.
Secondo i consulenti del lavoro, poiché il Dl fa riferimento alle ritenute disponibili in ciascun periodo di paga, si devono utilizzare solo le ritenute di lavoro dipendente e assimilato correnti determinate nello stesso mese in cui viene calcolato il bonus, comprese quelle operate su redditi arretrati e corrisposti nello stesso periodo di paga.
A fronte di incapienza delle ritenute, si possono utilizzare i contributi previdenziali previsti per il medesimo periodo di paga. A questo riguardo viene evidenziato che a fronte della differente determinazione degli importi tra fisco e previdenza, i bonus di maggio potranno essere compensati con i contributi da versare entro il 16 giugno e così via nei mesi successivi.
È bene tener presente che i sostituti d’imposta sono tenuti a riconoscere il bonus in via automatica sulla base delle informazioni in loro possesso. Chi non ha i presupposti per il riconoscimento del beneficio, ad esempio perché titolare di un reddito complessivo superiore a 26.000 euro derivante da ulteriori redditi, deve darne comunicazione al sostituto d’imposta e quest’ultimo recupererà le somme eventualmente già erogate (e non spettanti) dagli emolumenti corrisposti nei periodi di paga successivi a quello nel quale ha ricevuto la comunicazione da parte del lavoratore e, comunque, entro i termini delle operazioni di conguaglio di fine anno o di fine rapporto.
Se per qualche motivo ciò non dovesse accadere, l’interessato dovrà restituire il bonus in sede di dichiarazione dei redditi.
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