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domenica 23 novembre 2014

Tredicesima 2014 più ricca secondo la Cgia ma non grazie al bonus




I lavoratori dipendenti percepiranno quest'anno una tredicesima più consistente rispetto al 2013. Lo ha comunicato la Cgia, precisando che l'aumento non deriva dal bonus degli 80 euro introdotti dall'esecutivo la scorsa primavera. La Cgia stima che oltre 33 milioni di pensionati e dipendenti pubblici e privati percepiranno quest'anno quasi 38 miliardi di euro di tredicesima. L'importo delle 13esime porterà all'erario un gettito di oltre 9,7 miliardi. "Nello specifico, si tratta di 12 euro in più per un operaio specializzato, di 13 euro per un impiegato, e di 20 euro in più per un capo ufficio",ha detto il segretario Cgia, Giuseppe Bortolussi.

Sarà una mensilità tredicesima ‘più pesante’ per i poco meno di 16.600.000 pensionati e quasi 16.800.000 lavoratori dipendenti che la riceveranno il prossimo mese: È è il risultato che emerge dalla stima realizzata dalla Cgia di Mestre. L’ufficio studi Cgia che ha fatto i conti in tasca a tre importanti categorie di lavoratori dipendenti presenti nel nostro Paese: quella degli operai, quella degli impiegati e quella dei quadri/capo ufficio, tutti occupati nel settore privato. Ritocchi – sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia – riconducibili al fatto che gli aumenti contrattuali sono stati superiori alla crescita dell’inflazione registrata quest’anno”.

Secondo i calcoli della Cgia, un operaio specializzato, con una retribuzione lorda annua di poco superiore ai 21.500 euro, quest’anno porterà a casa una tredicesima pari a 1.283 euro netti: 15 euro nominali in più rispetto alla tredicesima percepita nel 2013. Se, però, teniamo conto dell’andamento dell’ inflazione e degli aumenti contrattuali registrati quest’anno, l’aumento reale, rispetto al 2013, si attesterà sui 12 euro. Per un impiegato con una retribuzione lorda annua che sfiora i 26.200 euro, la tredicesima sarà di 1.445 euro netti: 16 euro nominali in più rispetto al 2013. Tenendo conto dell’andamento dell’inflazione e degli aumenti contrattuali avvenuti nel 2014, l’aumento reale, rispetto l’anno scorso, sarà di 13 euro. Per un capo ufficio con una retribuzione lorda annua di quasi 50mila euro, la mensilità aggiuntiva che percepirà a dicembre sarà di 2.544 euro netti: 26 euro nominali in più del 2013. Depurando tale importo dagli effetti dell’inflazione e dagli incrementi contrattuali, l’aumento reale, rispetto al 2013, si ridurrà a 20 euro. Niente 80 euro, però: il bonus degli 80 euro introdotti dal Governo nella primavera scorsa per i redditi medio-bassi non è applicato alla tredicesima mensilità.




lunedì 6 gennaio 2014

Tasse sul lavoro sopra la media europea





La tassazione sul lavoro in Italia è al top dell’Eurozona e sopra la media Ue. L’incidenza del prelievo fiscale e contributivo sui redditi da lavoro, misurata con l’aliquota implicita, è stata infatti nel 2011 seconda solo al Belgio: 42,3% contro il 42,8%. E contro il 37,7% dell’Eurozona e il 35,8% dell’Ue-27. È quanto emerge da una nota del Centro studi Confindustria, indicando con l’aliquota implicita (data dal rapporto tra il gettito fiscale e la relativa base imponibile) l’onere medio effettivamente pagato.

I più importanti partner europei hanno registrato valori molto inferiori all’Italia: Francia 38,6%, Germania 37,1%, Spagna 33,2%, Regno Unito 26,0%. In Italia ai contributi sociali più elevati che altrove e legati all’ingente spesa pensionistica, sottolinea il Csc, si aggiunge a carico delle imprese anche la quota di Irap calcolata sul costo del lavoro. Ciò determina un onere per le imprese che, nel 2011, è stato pari al 10,7% del Pil, inferiore solo a quello registrato in Francia (12,9%) ed Estonia (11,2%); con un aumento in Italia del 2,2% nel periodo 1995-2011. Mentre a carico dei lavoratori, sempre nel 2011, è stato pari all’8,4% (+0,7%).

Il livello dell’imposizione sul lavoro in Italia da metà degli anni 90 «si è innalzato in modo netto al di sopra di quello dei principali partner europei, aprendo così un divario sostanziale, in termini di costo del lavoro, che ha effetti negativi sulla competitività delle imprese», evidenzia il Centro studi.

Con l’insorgere della crisi, l’aliquota implicita sul lavoro è cresciuta ancora, toccando il picco del 42,9% nel 2008, per poi tornare nel 2011 al livello del 2007. Negli altri principali paesi europei e in media nell’Eurozona, nel 2011 l’aliquota implicita era invece ad un livello inferiore a quello registrato nel 2007: «Ciò significa che il divario tra l’Italia e gli altri paesi, con la crisi, si è ampliato, seppure le tendenze più recenti sembrino indicare una convergenza».

In Italia l’economia sommersa nel 2012 era pari al 21,6% del Pil, il valore più elevato dell’Eurozona (dopo Estonia e Cipro), secondo la stima dell’economista Friedrich Shneider. «Considerando questa entità di sommerso la pressione fiscale effettiva che grava sui contribuenti onesti in Italia sarebbe pari al 56,2% del Pil».

L'inasprimento del fisco ha colpito il 95% delle aziende presenti in Italia. Lo rileva la Cgia di Mestre secondo la quale la pressione fiscale su queste aziende oscilla tra il 53 e il 63%.

Per le microimprese, ribadisce l'associazione, si è appena concluso un anno caratterizzato dall'ennesimo aumento delle tasse. Rispetto al 2012, le attività fino ai 10 addetti hanno subito un aggravio che va dai 270 ai 1.000 euro. Importi non particolarmente pesanti, che tuttavia si sono aggiunti ad un carico fiscale complessivo che per le attività di questa dimensione si attesta, secondo gli Artigiani di Mestre, attorno a un dato medio che oscilla tra il 53 e il 63%. Un livello che in passato non era mai stato raggiunto.

«Se nel 2013 una parte delle famiglie italiane ha beneficiato di un lieve calo della tassazione - osserva il segretario Giuseppe Bortolussi - per le piccolissime imprese le cose sono andate diversamente. L'inasprimento fiscale ha interessato tutte le aziende con meno di 10 addetti che, ricordo, costituiscono il 95% delle imprese presenti nel nostro Paese».

Un artigiano che lavora da solo (reddito annuo di 35.000 euro) con una pressione fiscale che nel 2013 si è attestata al 53%, rispetto al 2012 ha pagato 319 euro in più. Complessivamente ha versato allo Stato e agli Enti locali 18.564 euro. Anche per il 2014 le tasse sono destinate ad aumentare: nel pagherà 154 euro in più e rispetto al 2011 (ultimo anno di applicazione dell'Ici) l'aggravio sarà di ben 1.216 euro.

Un commerciante senza dipendenti (reddito annuo di 30.000 euro) con una pressione fiscale che nel 2013 ha quasi raggiunto la soglia del 53%, rispetto al 2012 ha versato 329 euro in più. Tra tasse, imposte e contributi ha pagato complessivamente 15.882 euro. Nel 2014 il peso fiscale è destinato ad aumentare di altri 184 euro. Se il confronto viene fatto tra il 2014 e il 2011, la maggiore tassazione a suo carico è di 1.362 euro.

La Cgia mette in evidenza che oltre il 70% degli artigiani e dei commercianti presenti nel nostro Paese lavora da solo. Un'impresa artigiana composta da 2 soci e 5 dipendenti (reddito annuo di 80.000 euro), con un peso fiscale che nel 2013 ha sfiorato il 59%, l'aggravio subito nel 2013 è stato di 273 euro. Complessivamente il carico di tasse e imposte versate è stato di 46.882 euro. Nel 2014 ci sarà un ulteriore incremento di 423 euro. Se il confronto viene fatto tra il 2014 e il 2011, l'inasprimento sarà di 1.191 euro Una piccola impresa con 2 soci e 10 dipendenti (reddito di 100.000 euro al lordo dei compensi degli amministratori pari a 60.000 euro), la pressione fiscale su questa attività ha toccato il 63,4%. Rispetto al 2012 ha pagato 1.022 euro in più, mentre quest'anno pagherà altri 285 euro aggiuntivi. L'ammontare delle tasse e dei contributi versati nel 2013 è stato di 63.424 euro. Tra il 2014 e il 2011, l'inasprimento è stato di 2.016 euro.


sabato 16 novembre 2013

Tredicesime 2013 al palo, rischi per le pmi



Gli imprenditori, in difficoltà per le scadenze fiscali e la scarsa liquidità, potrebbero rimandarne il pagamento. L'auspicio è che i 37 miliardi di euro di tredicesime vengano spesi per rilanciare i consumi.

Tredicesime invariate rispetto all'anno scorso, a rischio i dipendenti di aziende privati. La previsione arriva dalla Cgia di Mestre. "Se il costo della vita è cresciuto dell'1,3 per cento - sostiene il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - l'indice di rivalutazione contrattuale Istat è salito dell'1,4 per cento. Pertanto, rispetto allo stesso periodo del 2012, il potere d'acquisto dei lavoratori è rimasto pressoché invariato".

Secondo le simulazioni della Cgia, un operaio specializzato con un reddito lordo annuo di poco superiore ai 21.000 euro (pari a uno stipendio mensile di 1.255 euro) riceverà appena un euro in più per la tredicesima di dicembre, chi ne guadagna oltre 25.600 euro (pari a una busta paga netta di 1.419 euro) 2 euro in e chi ha un reddito lordo annuo di quasi 50.000 euro (stipendio mensile netto di 2.545 euro) non beneficerà di alcun aumento.

L'importo delle tredicesime dovrebbe essere pari a 37 miliardi di euro, garantirà alle casse dell'Erario oltre 9,5 miliardi di euro, e l'auspicio è che vengano spesi per rilanciare i consumi interni.

"Mai come in questo - spiega Bortolussi - gli artigiani e i commercianti hanno bisogno di veder ripartire la domanda interna. Ricordo che per molte attività le vendite nel periodo natalizio incidono fino al 30/40 per cento del fatturato annuale".

La stima del numero di persone destinatarie della tredicesima mensilità si aggirerebbe indicativamente attorno ai 33 milioni.

Per i pensionati non dovrebbero esserci problemi, la stessa cosa non può essere affermata per i lavoratori dipendenti del settore privato. Molti imprenditori infatti potrebbero trovarsi in difficoltà nel pagare le tredicesime, dato che a dicembre sono molte le scadenze fiscali e contributive.

"E' possibile - secondo Bortolussi - considerata la scarsa liquidità a disposizione, che molti decidano di onorare gli impegni con il fisco e di posticipare il pagamento della tredicesima, o di una parte di essa, mettendo in difficoltà, loro malgrado, le famiglie dei propri dipendenti".



domenica 24 febbraio 2013

Lavoro con partiva IVA crescono per i giovani under 35


Nel 2012 sono state circa 549mila le nuove aperture di partite Iva (+2,2% rispetto al 2011) e oltre la metà fanno capo a under 35. Gli aumenti maggiori, secondo il ministero dell'Economia, si si registrano nella scuola, nei trasporti e nella sanità. Per la Cgil "i giovani sono costretti ad aprire una partita Iva per poter lavorare. Basta pensare che il 14% dei contratti a progetto negli ultimi mesi è stato trasformato in incarico a partita Iva che è di più facile utilizzo per le aziende".

Forte crescita nel 2012 delle partite Iva: ne sono state aperte 549.000 (+2,2% sul 2011), e il 38,5% del totale, pari a 211.500 (+8,1%), sono ascrivibili a giovani con meno di 35 anni. L'incremento maggiore, secondo l'analisi della Cgia di Mestre su dati del ministero dell'Economia e delle Finanze - Dipartimento delle Finanze, tra gli under 35 è stato al Sud (37,8% del totale). L'aumento del numero delle partite Iva in capo alle donne under 35 è stato del 10,1%.

L'anno scorso le nuove iscrizioni tra le giovani donne hanno superato le 79.100 unità (pari al 37,4% del totale under 35). Il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, interpreta così questi risultati: "L'aumento del numero delle partite Iva in capo ai giovani lascia presagire,u nonostante le misure restrittive introdotte dalla riforma del ministro Fornero, che questi nuovi autonomi lavorano prevalentemente per un solo committente.

Visto che questo boom di nuove iscrizioni ha interessato in particolar modo gli agenti di commercio/intermediari presenti nel settore del commercio all'ingrosso, le libere professioni e l'edilizia riteniamo che la nostra chiave di lettura non si discosti moltissimo dalla realtà".
Secondo Bortolussi, i tre settori che hanno registrato il maggior numero di aperture tra gli under 35 sono stati: il commercio all'ingrosso e al dettaglio (51.721 pari al 24,4% del totale nuove partite Iva aperte dai giovani); le attività professionali (45.654 pari al 21,5% del totale); le costruzioni (20.298 pari al 9,6% del totale).

sabato 3 novembre 2012

Tredicesime 2012 più leggere per i lavoratori dipendenti


La tredicesima di quest'anno sarà per i lavoratori dipendenti più leggera di quella del 2011. I calcoli, realizzati dalla Cgia di Mestre, dicono che un operaio specializzato, con un reddito lordo annuo di poco superiore ai 20.600 euro, si troverà con una tredicesima decurtata di 21 euro. Un impiegato, con un imponibile Irpef annuo leggermente superiore ai 25.100 euro, perderà 24 euro.

Un capo ufficio, invece, con un reddito lordo annuo di quasi 49.500 euro, percepirà una tredicesima più leggera di 46 euro. I motivi di questa limatura delle tredicesime, spiega il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia, vanno ricercati nella crescita dell'inflazione, cresciuta nel 2012 più del doppio rispetto agli aumenti retributivi medi maturati con i rinnovi contrattuali.

"Se nei primi 9 mesi di quest'anno il costo della vita è cresciuto del 3,1%, - ha osservato Bortolussi - l'indice di rivalutazione contrattuale Istat è salito solo dell'1,4%. Pertanto, nei primi 9 mesi di quest'anno, rispetto allo stesso periodo del 2011, il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti è diminuito". "Dopodiché – ha proseguito Bortolussi - il valore delle tredicesime riferite al 2012 è stato deflazionato, utilizzando l'indice generale dei prezzi al consumo delle famiglie di operai e impiegati cresciuto, secondo l'Istat, del + 3,1%".

Non essendo ancora disponibile la variazione annua riferita a tutto il 2012, la Cgia ha calcolato questi due indici sulla base del confronto tra i primi 9 mesi 2012 e lo stesso periodo del 2011. Per far recuperare un po' di potere d'acquisto alle famiglie, ha sostenuto Bortolussi, bisognerebbe che il Governo, "e sarebbe un bel regalo di Natale", detassasse una quota parte della tredicesima.

"E' vero che le risorse sono poche, - ammette il segretario Cgia - ma un taglio del 30% dell'Irpef potrebbe costare alle casse dello Stato tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro. Un mancato gettito che, probabilmente, potrebbe essere coperto attraverso un'attenta razionalizzazione della spesa pubblica. Per contenere ancor più la spesa, si potrebbe concentrare la detassazione solo sui redditi più bassi".

Secondo le stime effettuate dalla Cgia, un eventuale taglio del 30% dell'Irpef che grava sulle tredicesime lascerebbe nelle tasche di un operaio 115 euro in più, 130 euro in quelle di un impiegato e oltre 315 euro in quelle di un capo ufficio.

domenica 14 ottobre 2012

Pensioni e assegni d'invalidità con sopratassa


Vi sono state delle novità “nascoste” presenti nella legge di stabilità. Si è parlato di tagli all'Irpef e aumento dell'Iva.

L'Irpef verrà applicato sulle pensioni di guerra e su quelle di invalidità per i contribuenti che hanno redditi superiori ai 15.000 euro.

E' previsto anche un taglio sui permessi per i disabili o per la cura di parenti con handicap, ossia chi usufruisce della legge 104. In questo caso è dimezzata la retribuzione per i 3 giorni, a meno che i permessi non siano fruiti per le patologie del dipendente stesso della P.a o per l'assistenza a figli o a coniuge. Quindi, non sono calcolati i permessi per i genitori: quei giorni saranno pagati al 50%.

A questo si aggiungono i calcoli sugli effetti dello sconto Irpef e dell'aumento Iva. Il primo, sostiene il Caf Cisl, vale al massimo 280 euro l'anno. L'Iva invece tassa i consumi e potrebbe erodere tra i 273 euro (calcoli Codacons) e i 500 euro (Coldiretti): l'aumento di un punto delle aliquote intermedia (dal 10 all'11%) e alta (dal 21 al 22%) colpisce l'acquisto di quasi tutti i beni, con l'esclusione di quelli considerati essenziali come il pane o la pasta. La futura aliquota dell'11%, ad esempio, si applicherà sui libri di scuola e sul latte, sui medicinali e sulle carni, sull'energia elettrica e sul cinema. Di fatto a perderci, nello scambio Irpef-Iva sono le famiglie che consumano più di quanto risparmiano, quelle cioè a reddito medio basso. Ma ci rimettono anche i commercianti. È vero che c'è un aumento dei prezzi (forse 8 decimi di punto) ma questo non dà più guadagni, bensì frena i consumi, sostiene Confcommercio.
Per le pensioni e le indennità di accompagnamento per gli invalidi, le pensioni di guerra di ogni genere, gli assegni previdenziali reversibili, le tredicesime e le indennità dei ciechi civili, le pensioni privilegiate dei militari, quelle connesse alle decorazioni all'Ordine militare, e perfino i "soprassoldi" (così ancora si chiamano gli assegni mensili) legati alle medaglie al Valor militare. Tutte queste prestazioni non saranno più esentasse, come oggi, ma sottoposte all'imposizione progressiva dell'Irpef per tutti i contribuenti che dichiarano oltre 15 mila euro annui lordi.
Le prestazioni dell'Inps legate all'invalidità sono 2 milioni e 733 mila. L'importo medio è piuttosto modesto, 404 euro mensili, ma le cifre in ballo sono impressionanti: pensioni e assegni di invalidità costano 3,8 miliardi di euro l'anno, le indennità di accompagnamento raggiungono addirittura i 12,9 miliardi di euro l'anno. Ed è proprio lì che i tagli (e i conseguenti risparmi) saranno più consistenti. Mentre le pensioni e gli assegni sono già commisurati al reddito, l'indennità di accompagnamento, anche questa esentasse, viene concessa agli invalidi che non possono camminare o hanno bisogno di assistenza per le attività quotidiane a prescindere dal reddito percepito. D'ora in poi chi beneficia di queste prestazioni e ha già redditi superiori ai 15 mila euro dovrà inserire gli assegni nella dichiarazione Irpef e sottoporli all'imposta.
L'effetto combinato meno Irpef più Iva penalizzerà le persone in gravi difficoltà economiche: i pensionati al minimo, i titolari di assegno sociale e i cassaintegrati subiranno l'aumento dell'Iva ma
nessun beneficio dalla riduzione delle aliquote Irpef". Lo afferma la Cgia di Mestre che ha svolto un'indagine. A regime, spiega lo studio, "questi aumenti potranno raggiungere i 75 euro all'anno.
Ha commentato Giuseppe Bortolussi della Cgia di Mestre - che in questa  fase di crisi profonda non si possono certo penalizzare i pensionati al minimo, i disoccupati o i cassaintegrati che, nella stragrande maggioranza dei casi, rientrano nell'area di esenzione fiscale e quindi non potranno godere della diminuzione delle aliquote dell'Irpef prevista dalla legge di stabilità".
Secondo l'elaborazione della Cgia di Mestre un pensionato al minimo di 66 anni con un reddito annuo di 7.321 euro "se manterrà gli stessi consumi del 2012, nel 2013 si ritroverà a pagare 22,75 euro in più di Iva, mentre nel 2014 l'aumento salirà a 45,50 euro". Prendendo invece ad esempio un pensionato titolare di assegno sociale con un reddito annuo di 5.577 euro questo, "se manterrà gli stessi consumi del 2012, nel 2013 pagherà 16,2 euro in più e nel 2013 subirà un aggravio di 32,4 euro". Ancora peggiori le conseguenze che subirà un cassaintergrato con moglie e un figlio a carico con un'indennità di circa 900 euro al mese: "Se questo nucleo familiare terrà gli stessi consumi del 2012, nel 2013 l'aggravio dovuto all'aumento dell'Iva sarà di 35 euro, mentre nel 2014 il maggior carico fiscale sarà di 71 euro.

sabato 6 ottobre 2012

Lavoro, imprese e fisco: la Cgia con il governo dei tecnici +5,5 miliardi di tasse



Le imprese italiane si troveranno a pagare nel triennio 2012-2014 5,5 miliardi di euro in più. Lo ha  affermato la Cgia di Mestre che ha messo a confronto gli effetti economici che andranno ad aggravare il carico fiscale e contributivo delle imprese con quelli che invece ne alleggeriranno il peso. A ciò, spiega l'associazione degli artigiani, si arriva sottraendo dai 19mld di tasse e contributi introdotti dal governo Monti, i circa 13,6mld di euro di alleggerimento fiscale che l'esecutivo praticherà nel prossimo triennio.

Il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi dice che "le più penalizzate dal pacchetto di misure introdotte dal Governo Monti saranno le micro imprese: in particolar modo quelle senza dipendenti che non potranno avvalersi degli sgravi Irap previsti per i dipendenti e dell'Ace (aiuto alla crescita economica), visto che per le aziende in contabilità semplificata non potranno applicare quest'ultima misura. Se si considera che il 75% degli imprenditori individuali lavora da solo, si può affermare che gli artigiani e i commercianti che non hanno dipendenti subiranno dei forti aumenti di tassazione non ammortizzati dagli sgravi previsti dal Salva Italia".

Con l'Imu, rispetto all'Ici, il prelievo medio per i negozi e i laboratori risulta mediamente raddoppiato, sottolinea la Cgia. Mentre per i capannoni si registrano incrementi di imposta che superano il 60%. Oltre all'Imu, nel 2012 sono aumentate del 1,3% anche le aliquote contributive Inps a carico degli artigiani e dei commercianti.

Nel 2013, entrambi i prelievi subiranno ulteriori aumenti. Rispetto all'Ici, con l'Imu il prelievo sui capannoni aumenterà di circa l'80%. Le aliquote previdenziali, invece, subiranno un ulteriore aumento dello 0,45% sino a portare nel giro di qualche anno l'aliquota di questi lavoratori autonomi al 24%. Le cattive notizie, purtroppo, non finiscono qui. Sempre nel 2013 le imprese faranno i conti con la riduzione della deducibilità dei costi per le auto aziendali che il fisco non riconoscerà più nella misura del 40%, ma solo del 27,5%. Sono circa 7 milioni gli automezzi interessati da questa misura.

Messe tutte in fila le tasse alle imprese, la Cgia stima che queste misure valgano circa 5 miliardi di euro nel 2012, che diventano quasi 6,7 mld nel 2013 e salgono a 7,3 mld nel 2014. Pertanto, nel triennio 2012-2014 le maggiori tasse e contributi a carico delle imprese saranno pari a poco più di 19 miliardi di euro.

"Pur riconoscendo che questo Governo ha dimostrato in più di una occasione di avere una certa sensibilità nei confronti delle piccole imprese - conclude la Cgia - la situazione generale è tale che difficilmente le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, potranno superare questo triennio con un carico fiscale aggiuntivo di questa portata. Non possiamo sperare di rilanciare l'occupazione e in generale l'economia se penalizziamo soprattutto le piccole imprese che costituiscono il tessuto connettivo della nostra economia".

sabato 29 settembre 2012

Squinzi: stiamo morendo di fisco, rinunciamo a incentivi


Il presidente di Confindustria interviene al Lingotto, agli Stati generali del Nord, organizzati dalla Lega.

Le imprese stanno morendo di fisco. A lanciare l'allarme è il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che da Torino, dove partecipa agli Stati generali del Nord, organizzati dalla Lega. Il numero uno degli industriali lancia una proposta: sì a uno stop agli incentivi per le imprese senza futuro, ma il denaro risparmiato va utilizzato per ridurre il carico fiscale sulle spalle delle aziende. Secondo il rapporto Giavazzi - ricorda Squinzi - su 30 miliardi di incentivi, alle imprese private ne arrivano solo tre: «Sono il primo a dire toglietele in cambio di una sensibile riduzione del carico fiscale».

E' la richiesta del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che concorda con la proposta della Lega di eliminare i sussidi alle imprese decotte. Squinzi ha ricordato il recente rapporto di Confindustria, secondo il quale "l'incidenza della pressione fiscale sulle imprese è del 57% mentre in Germania è venti punti a meno". Il leader degli industriali critica in modo particolare l'Irap, "imposta maledetta che colpisce chi mette più cervello nel suo lavoro" facendo riferimento all'imposizione su ricerca e innovazione. Non sono d'accordo sui contratti territoriali proposti dalla Lega, il contratto nazionale è ancora importante perché recepisce specificità e autonomia di categorie diverse".

Ancora una flessione della produzione industriale a settembre, con un -5,6% rispetto allo stesso mese del 2011 ed un -0,3% rispetto ad agosto. Nel terzo trimestre, si legge nell'indagine rapida del Centro Studi di Confindustria, il calo è stato dello 0,9% rispetto al secondo. "Il livello dell'attività industriale è molto basso e lontano da quello precrisi", spiega il Csc, sottolineando come comunque "i cali su base trimestrale si sono andati attenuando dall'inizio del 2012". "Il Csc - si legge - rileva un calo della produzione industriale dello 0,3% in settembre su agosto, quando è stata stimata una variazione nulla sul mese precedente. In base a tali stime nel terzo trimestre l'attività é diminuita dello 0,9% sul secondo. Il trascinamento al quarto é di -0,2%". Un quadro non positivo, ma, sottolinea il centro studi degli industriali, "i cali su base trimestrale si sono andati attenuando dall'inizio del 2012 e, se le stime del CSC verranno confermate dai dati ufficiali, la variazione durante l'estate sarà la meno negativa da un anno". Il calo su base mensile "é calcolato sui dati corretti per i giorni lavorativi che quest'anno sono risultati due in meno non solo rispetto all'anno precedente ma anche rispetto al normale calendario. Ciò può avere artificiosamente alzato la statistica dell'attività in settembre e, conseguentemente, potrebbe influenzare in negativo quella di ottobre". Anche gli ordini in volume "sono stimati in decremento: -0,6% su agosto e -1,3% sui dodici mesi. Il mese scorso erano diminuiti dello 0,9% su luglio e dell'1,0% annuo". Infine, anche se "i recenti indicatori anticipatori hanno smesso di peggiorare", restano comunque "sui minimi dall'inizio del 2009".


Quasi un milione di nuovi poveri; 1.247.000 disoccupati in più; 421.000 nuovi cassa integrati: sono i numeri che hanno allargato l'area del disagio sociale ed economico presente in Italia. La causa, segnala la Cgia di Mestre che ha curato l'analisi, è la crisi economica che, a partire dal 2007, ha aumentato a dismisura la povertà assoluta, i senza lavoro e i cassa integrati a zero ore, con un effetto fortemente negativo sui consumi delle famiglie, in calo del 4.4%. Oltre a peggiorare le condizioni di vita delle fasce sociali più deboli del Paese, questa situazione di difficoltà ha fatto aumentare la spesa pubblica a sostegno di queste persone e diminuire i consumi. Tra il 2007 e l'anno in corso, i consumi reali delle famiglie italiane, al netto dell'inflazione, hanno registrato una flessione del 4,4%. Una contrazione che, chiaramente, ha avuto delle ripercussioni negative sui bilanci economici dei piccoli commercianti e degli artigiani. "Visto che nel 2012 è prevista una contrazione del Pil attorno al 2,5%, mentre nel 2013 la caduta dovrebbe attestarsi attorno allo 0,2% - osserva il segretario degli Artigiani di Mestre Giuseppe Bortolussi - è evidente che l'area del disagio socio-economico è destinata ad allargarsi, soprattutto nel Mezzogiorno che, sino adesso, è stata la ripartizione geografica che ha subito maggiormente gli effetti negativi della crisi". "Cosi come ci segnala sovente l'Istat - conclude Bortolussi - la povertà assoluta tende ad aumentare nelle famiglie monoreddito con un alto numero di figli o in quelle dove la persona di riferimento non risulta occupata. Visto che ci troviamo di fronte ad una crisi che è legata in particolar modo al calo dei consumi, se non verranno prese delle misure che consentiranno di lasciare più soldi in tasca alle famiglie italiane, difficilmente potranno ripartire gli acquisti, la produzione industriale e di riflesso l'occupazione". Dalla Cgia fanno notare che i dati relativi alla povertà assoluta si riferiscono al periodo che va dal 2007 al 2011.

domenica 18 marzo 2012

Busta paga più leggera a marzo 2012

Iniziano a farsi vedere i primi effetti del decreto "Salva Italia. Nella busta paga di marzo i lavoratori con busta paga si vedranno detrarre l' addizionale regionale Irpef riferita al 2011 comprensiva degli aumenti retroattivi istituiti dalla manovra finanziaria. L'aliquota passa dallo 0.9% all'1,23%.

Oltre alla addizionale regionale a marzo scatta anche il pagamento dell'acconto del 30% dell'addizionale comunale Irpef. Anche quest'imposta ha subito aumenti per effetto dello sblocco delle aliquote varato dalla manovra Tremonti dello scorso agosto. Moltissimi comuni  non appena deliberato lo sblocco hanno subito operato al rialzo sulle aliquote, portando l'imposta da circa 129 euro a 177 euro pro capite. E hanno tempo fino a giugno per deliberare ulteriori ritocchi.
Le addizionali Irpef incidono più pesantemente sulle buste paga perché non ci sono detrazioni. Il loro importo si riferisce all'imponibile puro, a differenza della tassazione Irpef nazionale che gode particolari detrazioni e viene calcolata su un importo, di conseguenza, ridotto.

Il salasso del fisco si abbatterà anche sulle imprese che tra Iva, trattenute Irpef e tassa sui libri sociali dovranno versare oltre 14 miliardi nelle casse dell'erario. Ma all'orizzonte non si prospetta nulla di buono: grazie alle novità fiscali introdotte con le ultime manovre (l'ultima del 2011 del precedente Governo e il Salva-Italia dell'attuale) saranno i dipendenti e i cittadini a pagare  il conto più salato. Così con le nuove addizionali si troveranno con una busta paga più leggera il prossimo 27 marzo; poi dovranno iniziare a preoccuparsi della nuova Imu (c'é tempo fino a giugno). E in prospettiva (neanche troppo lontana) potrebbero dover fronteggiare una nuova mazzata  di tutto rispetto: l'aumento di due punti delle aliquote Iva.

Ha ricordato la Cgia –che  arriveranno nelle casse dello Stato 14,6 miliardi di euro, tra ritenute Irpef, Iva e vidimazione dei libri sociali. La maxi scadenza fiscale riguarderà oltre 5 milioni di persone, tra titolari unici di società e piccoli imprenditori. Per questi si aggiungeranno anche i contributi previdenziali per collaboratori e dipendenti. Si tratta, sintetizza la Cgia, di 4,9 miliardi di ritenute Irpef, relative ai dipendenti, 9,3 miliardi di Iva e 400 milioni di euro di tasse per la vidimazione dei libri sociali, obbligo che spetta alle società di capitali. Questa scadenza - commenta il segretario della Cgia Guido Bortolussi - "rischia di essere un vero e proprio stress test che misurerà la tenuta finanziaria del nostro sistema produttivo". Sistema che però come noto è già alle prese con una preoccupante carenza di liquidità. Una situazione che Confesercenti sintetizza così: Una batosta per le Pmi fino a 5.100 euro annui. Ammesso che lo stress-test di cui parla Bortolussi non faccia vittime non pochi effetti potrebbero riscontrarli i dipendenti sulle prossime buste paga: c'é da fare i conti con l'addizionale regionale Irpef, sbloccata sempre dal decreto Salva-Italia.
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