Un sostegno forte per i lavoratori, che sta per diventare legge dello Stato. I lavoratori italiani riceveranno ogni anno una comunicazione dal proprio ente pensionistico sulla loro posizione previdenziale, nell'ambito di «un programma coordinato di iniziative di informazione e di educazione previdenziale», che vedrà coinvolti ogni anno il Ministero del Lavoro e della Politiche Sociali insieme agli enti di primo pilastro. È quanto prevede il comma 29 del'art.24 del decreto Salva Italia tratto dall’abc del Sole 24 ore.
L’importanza del comma 29 è dato dall’ introduzione per legge di un piano di diffusione della informazione previdenziale, che renda dinamico il rapporto tra il lavoratore e l’ente previdenziale di riferimento. Una comunicazione il cui contenuto è ancora da definire nei suoi dettagli, ma che in definitiva andrà a fornire indicazioni sulle prestazioni future attese per il lavoratore, in base alla contribuzione in essere.
Conoscere la propria storia dal punto di vista della propria pensione (contributi pensionistici) consentirà ai lavoratori di avere una vera cognizione della propria posizione previdenziale; prendendo le decisioni più opportune per costruirsi un servizio appropriato. Le campagne informative indicate nel decreto "Salva Italia" saranno utili anche per verificare la rilevanza di costituirsi una pensione alternativa, i fondi pensione.
Quindi secondo quanto indicato nel decreto "Salva Italia", i lavoratori italiani riceveranno ogni anno dal loro ente previdenziale una comunicazione con informazioni della loro posizione. E come evidenziato dalla Rassegna stampa del governo. Ossia riceveranno una comunicazione che comprenderà elementi che saranno una valutazione in previsione delle prestazioni future del lavoratore, sulla linea della «busta arancione», che ricevono i lavoratori svedesi o le Statutory Money Purchase Illustrations, destinate ai lavoratori britannici.
lunedì 12 dicembre 2011
Educazione previdenziale per i lavoratori
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domenica 11 dicembre 2011
Management aziendale. Regole e disposizioni pubbliche
Il Codice per la protezione dati personali, emanato con decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ha finalmente disciplinato in modo unitario una materia, la legge sulla privacy. La gestione delle email è un aspetto essenziale in un’azienda, soprattutto quando questa azienda lavora nel campo di internet o con sei distaccate dove comunicare con un’email è naturale e più veloce.
L´email è un sistema di comunicazione importantissimo, permette di comunicare in tempi differiti, inviare dati e documenti. Per questo una azienda o un professionista deve avere una casella email professionale, sicura e capiente. Se per un attimo pensiamo al funzionamento aziendale e raffrontiamo l'uso dei fascicoli d'ufficio con le e-mail professionali, immediatamente avvertiamo una chiara differenziazione nelle modalità di impiego. I primi sono oggetto di una libera circolazione all'interno dell'azienda, salvo che contengano informazioni qualificate. Per le altre, invece, dovrebbe esistere un'aspettativa di riservatezza.
Poniamo una domanda quale potrebbe essere la nostra reazione se un collega leggesse le nostre e-mail professionali, senza autorizzazione? Probabilmente esiste una percezione di ingerenza. È vero che occorre distinguere tra contenuto professionale e personale, ma è altrettanto vero che un'aspettativa di riservatezza, sebbene più contenuta, esiste anche per le email aziendali. Il problema della conservazione e gestione della posta elettronica al fine della verifica dei processi decisionali interni, presuppone la soluzione del quesito dei vincoli di riservatezza da parte del datore di lavoro.
Vi sono posizioni non univoche da parte di giudici e del garante della privacy: da un lato, le pronunzie dei giudici civili si mantengono su posizioni garantiste, mentre i giudici penali scelgono orientamenti flessibili, più vicini alle esigenze datoriali. Dall'altro, i provvedimenti del garante sottolineano il principio costituzionale della segretezza della corrispondenza e gli obblighi di trasparenza nei confronti di mittenti e destinatari. L'aspettativa di riservatezza, infatti, riguarda non solo i lavoratori che trasmettono o ricevono email, ma anche gli altri interlocutori che possono essere estranei all'organizzazione aziendale.
Quindi come bisogna comportarsi?
Primo: rendere la casella di posta lavorativa non personale. Quanto maggiore è la riferibilità dell'indirizzo elettronico alla persona, tanto maggiore è l'aspettativa di riservatezza del contenuto, anche professionale, della e-mail. Un primo passo potrebbe essere nel modificare l'indirizzo email da «nome.cognome@azienda.it» in «direzione.acquisti@azienda.it» rendendolo meno personale.
Secondo: riportare un'informativa in calce che avverta della libera circolazione del testo del messaggio all'interno dell'azienda. Questo per consentire agli interlocutori di essere consapevoli dell'uso aziendale che sarà fatto della loro comunicazione.
Terzo: considerare l'assegnazione delle email personali. Occorre tener presente che il lavoratore non perde la propria dimensione per il solo fatto di entrare in azienda. La possibilità di consentire anche comunicazioni personali, entro limiti di ragionevolezza e adoperando canali trasmissivi distinti da quelli professionali (ovvero servendosi dei servizi postali disponibili in modo gratuito su internet), può facilitare la gestione lavorativa della casella postale per esigenze di lavoro.
Quarto: diffondere le regole aziendali. Il lavoratore deve essere consapevole di che cosa sia permesso e che cosa sia vietato, e deve essere informato dell'eventuale riserva dell'azienda di accedere ai contenuti delle email professionali, della possibilità di controlli sulle stesse e delle relative modalità. Occorre competenza e proporzionalità: soluzioni maldestre rischiano di fare entrare in gioco sanzioni per i controlli a distanza e violazioni della privacy.
L´email è un sistema di comunicazione importantissimo, permette di comunicare in tempi differiti, inviare dati e documenti. Per questo una azienda o un professionista deve avere una casella email professionale, sicura e capiente. Se per un attimo pensiamo al funzionamento aziendale e raffrontiamo l'uso dei fascicoli d'ufficio con le e-mail professionali, immediatamente avvertiamo una chiara differenziazione nelle modalità di impiego. I primi sono oggetto di una libera circolazione all'interno dell'azienda, salvo che contengano informazioni qualificate. Per le altre, invece, dovrebbe esistere un'aspettativa di riservatezza.
Poniamo una domanda quale potrebbe essere la nostra reazione se un collega leggesse le nostre e-mail professionali, senza autorizzazione? Probabilmente esiste una percezione di ingerenza. È vero che occorre distinguere tra contenuto professionale e personale, ma è altrettanto vero che un'aspettativa di riservatezza, sebbene più contenuta, esiste anche per le email aziendali. Il problema della conservazione e gestione della posta elettronica al fine della verifica dei processi decisionali interni, presuppone la soluzione del quesito dei vincoli di riservatezza da parte del datore di lavoro.
Vi sono posizioni non univoche da parte di giudici e del garante della privacy: da un lato, le pronunzie dei giudici civili si mantengono su posizioni garantiste, mentre i giudici penali scelgono orientamenti flessibili, più vicini alle esigenze datoriali. Dall'altro, i provvedimenti del garante sottolineano il principio costituzionale della segretezza della corrispondenza e gli obblighi di trasparenza nei confronti di mittenti e destinatari. L'aspettativa di riservatezza, infatti, riguarda non solo i lavoratori che trasmettono o ricevono email, ma anche gli altri interlocutori che possono essere estranei all'organizzazione aziendale.
Quindi come bisogna comportarsi?
Primo: rendere la casella di posta lavorativa non personale. Quanto maggiore è la riferibilità dell'indirizzo elettronico alla persona, tanto maggiore è l'aspettativa di riservatezza del contenuto, anche professionale, della e-mail. Un primo passo potrebbe essere nel modificare l'indirizzo email da «nome.cognome@azienda.it» in «direzione.acquisti@azienda.it» rendendolo meno personale.
Secondo: riportare un'informativa in calce che avverta della libera circolazione del testo del messaggio all'interno dell'azienda. Questo per consentire agli interlocutori di essere consapevoli dell'uso aziendale che sarà fatto della loro comunicazione.
Terzo: considerare l'assegnazione delle email personali. Occorre tener presente che il lavoratore non perde la propria dimensione per il solo fatto di entrare in azienda. La possibilità di consentire anche comunicazioni personali, entro limiti di ragionevolezza e adoperando canali trasmissivi distinti da quelli professionali (ovvero servendosi dei servizi postali disponibili in modo gratuito su internet), può facilitare la gestione lavorativa della casella postale per esigenze di lavoro.
Quarto: diffondere le regole aziendali. Il lavoratore deve essere consapevole di che cosa sia permesso e che cosa sia vietato, e deve essere informato dell'eventuale riserva dell'azienda di accedere ai contenuti delle email professionali, della possibilità di controlli sulle stesse e delle relative modalità. Occorre competenza e proporzionalità: soluzioni maldestre rischiano di fare entrare in gioco sanzioni per i controlli a distanza e violazioni della privacy.
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sabato 10 dicembre 2011
Lavori usuranti, modello per il pensionamento per le aziende
Vediamo il decreto ministeriale del 20 settembre 2011(che indica le modalità operative per l'accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti.
Il testo contiene le semplificazioni procedurali che erano state chieste dalle aziende e dalle organizzazioni sindacali prevedendo, tra l'altro, l'utilizzo di un solo modello informatico, disponibile sul sito del ministero del Lavoro, da utilizzare per registrare sia le comunicazioni obbligatorie e sanzionabili sia le comunicazioni necessarie per la procedura di monitoraggio e rilevazione dei lavoratori che svolgono attività usurante.
Il testo pubblicato oggi prevede poi la possibilità di introdurre, tramite convenzioni da stipulare con gli enti previdenziali, ulteriori elementi di semplificazione delle incombenze di comunicazione utilizzando la comunicazione per via informatica.
Con il messaggio n. 22647 dell’ INPS sono state illustrate le tipologie di lavori particolarmente faticosi e pesanti e il periodo minimo di svolgimento delle suddette lavorazioni richiesto ai fini del riconoscimento del beneficio pensionistico in questione; è stata altresì precisata la misura del suddetto beneficio pensionistico sia per il periodo transitorio fino al 2013 che da tale anno in poi. Sono state precisate le modalità di presentazione della domanda di riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti per coloro che hanno maturato o maturino i requisiti pensionistici agevolati entro il 31 dicembre 2011.
Il datore di lavoro dovrà rispettare il termine di trenta giorni per mettere a disposizione una copia della documentazione necessaria per la presentazione della domanda di pensionamento del lavoratore. Il pensionamento anticipato per gli usuranti, a regime dal 2013, prevede un ritiro con un'età anagrafica inferiore di tre anni rispetto ai lavoratori ordinari.
Per il periodo di maturazione dei requisiti che va dal 2008 al 2012, l'anticipo rispetto a quanto previsto per i lavoratori dipendenti in via ordinaria, varia invece tra uno e tre anni in riferimento all'età anagrafica e tra uno e due in relazione al valore della quota pensione.
Solo con riferimento ai lavoratori che svolgono impieghi notturni è prevista una graduazione del beneficio in base alle notti effettive lavorate nel corso dell'anno. È stabilito che la riduzione del requisito dell'età anagrafica non può comunque superare l'anno per i lavoratori che prestano lavoro notturno per un numero di giorni lavorativi annui da 64 a 71 e i due anni per coloro che svolgono lavoro notturno per un numero di giorni lavorativi annui da 72 a 77. Il beneficio pieno dei tre anni di anticipo è dunque accordato solo a coloro che svolgono almeno 78 notti di lavoro all'anno.
In particolare la domanda, presentata all'ente previdenziale presso il quale il lavoratore interessato è iscritto, deve secondo il decreto legislativo del 21 aprile 2011 n. 67:
indicare la volontà di avvalersi, per l'accesso al pensionamento, del beneficio;
specificare i periodi per i quali è stata svolta ciascuna delle attività lavorative.
Quali sono le attività usuranti secondo l’INPS .
Lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti sono:
Lavoratori dipendenti notturni decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66 che possano far valere una permanenza minima nel periodo notturno.
Lavoratori addetti alla cosiddetta linea catena che, all'interno di un processo produttivo in serie, contraddistinto da un ritmo collegato a lavorazioni o a misurazione di tempi di produzione con mansioni organizzate in sequenze di postazioni, svolgano attività caratterizzate dalla ripetizione costante dello stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale, che si spostano a flusso continuo o a scatti con cadenze brevi determinate dall'organizzazione del lavoro o dalla tecnologia, con esclusione degli addetti a lavorazioni collaterali a linee di produzione, alla manutenzione, al rifornimento materiali e al controllo di qualità.
Conducenti di veicoli pesanti adibiti a servizi pubblici di trasporto di persone.
Con riguardo ai lavoratori che sono stati impegnati in “lavori nelle cave: mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale” nonché in “lavori in galleria cava o miniera: mansioni svolte con carattere di prevalenza e continuità”, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con circolare n. 25 del 2011, ha chiarito che i lavoratori di segheria del marmo possono farsi rientrare nelle predette categorie purché dette attività siano state svolte comunque nell’ambito del ciclo produttivo all’interno delle cave.
Il testo contiene le semplificazioni procedurali che erano state chieste dalle aziende e dalle organizzazioni sindacali prevedendo, tra l'altro, l'utilizzo di un solo modello informatico, disponibile sul sito del ministero del Lavoro, da utilizzare per registrare sia le comunicazioni obbligatorie e sanzionabili sia le comunicazioni necessarie per la procedura di monitoraggio e rilevazione dei lavoratori che svolgono attività usurante.
Il testo pubblicato oggi prevede poi la possibilità di introdurre, tramite convenzioni da stipulare con gli enti previdenziali, ulteriori elementi di semplificazione delle incombenze di comunicazione utilizzando la comunicazione per via informatica.
Con il messaggio n. 22647 dell’ INPS sono state illustrate le tipologie di lavori particolarmente faticosi e pesanti e il periodo minimo di svolgimento delle suddette lavorazioni richiesto ai fini del riconoscimento del beneficio pensionistico in questione; è stata altresì precisata la misura del suddetto beneficio pensionistico sia per il periodo transitorio fino al 2013 che da tale anno in poi. Sono state precisate le modalità di presentazione della domanda di riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti per coloro che hanno maturato o maturino i requisiti pensionistici agevolati entro il 31 dicembre 2011.
Il datore di lavoro dovrà rispettare il termine di trenta giorni per mettere a disposizione una copia della documentazione necessaria per la presentazione della domanda di pensionamento del lavoratore. Il pensionamento anticipato per gli usuranti, a regime dal 2013, prevede un ritiro con un'età anagrafica inferiore di tre anni rispetto ai lavoratori ordinari.
Per il periodo di maturazione dei requisiti che va dal 2008 al 2012, l'anticipo rispetto a quanto previsto per i lavoratori dipendenti in via ordinaria, varia invece tra uno e tre anni in riferimento all'età anagrafica e tra uno e due in relazione al valore della quota pensione.
Solo con riferimento ai lavoratori che svolgono impieghi notturni è prevista una graduazione del beneficio in base alle notti effettive lavorate nel corso dell'anno. È stabilito che la riduzione del requisito dell'età anagrafica non può comunque superare l'anno per i lavoratori che prestano lavoro notturno per un numero di giorni lavorativi annui da 64 a 71 e i due anni per coloro che svolgono lavoro notturno per un numero di giorni lavorativi annui da 72 a 77. Il beneficio pieno dei tre anni di anticipo è dunque accordato solo a coloro che svolgono almeno 78 notti di lavoro all'anno.
In particolare la domanda, presentata all'ente previdenziale presso il quale il lavoratore interessato è iscritto, deve secondo il decreto legislativo del 21 aprile 2011 n. 67:
indicare la volontà di avvalersi, per l'accesso al pensionamento, del beneficio;
specificare i periodi per i quali è stata svolta ciascuna delle attività lavorative.
Quali sono le attività usuranti secondo l’INPS .
Lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti sono:
Lavoratori dipendenti notturni decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66 che possano far valere una permanenza minima nel periodo notturno.
Lavoratori addetti alla cosiddetta linea catena che, all'interno di un processo produttivo in serie, contraddistinto da un ritmo collegato a lavorazioni o a misurazione di tempi di produzione con mansioni organizzate in sequenze di postazioni, svolgano attività caratterizzate dalla ripetizione costante dello stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale, che si spostano a flusso continuo o a scatti con cadenze brevi determinate dall'organizzazione del lavoro o dalla tecnologia, con esclusione degli addetti a lavorazioni collaterali a linee di produzione, alla manutenzione, al rifornimento materiali e al controllo di qualità.
Conducenti di veicoli pesanti adibiti a servizi pubblici di trasporto di persone.
Con riguardo ai lavoratori che sono stati impegnati in “lavori nelle cave: mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale” nonché in “lavori in galleria cava o miniera: mansioni svolte con carattere di prevalenza e continuità”, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con circolare n. 25 del 2011, ha chiarito che i lavoratori di segheria del marmo possono farsi rientrare nelle predette categorie purché dette attività siano state svolte comunque nell’ambito del ciclo produttivo all’interno delle cave.
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