Come tutti gli anni in questo periodo dove si avvicinano le festività per i lavoratori d'altro canto arrivano dalle agenzie per il lavoro le offerte della grande distribuzione per gli impieghi legati al momento caldo che parte con il Natale e finisce con l'anno nuovo e la Befana. Si cercano in questo periodo di feste soprattutto commessi, magazzinieri, responsabili di negozio, addetti ai banchi di gastronomia in genere. I contratti generalmente sono a tempo determinato o con prestazione occasionale, ma a volte, e soprattutto se ha “retto” il mercato e le sue richieste sono state soddisfacenti, si possono poi trasformare a contratto a tempo indeterminato.
Vediamo l’aspetto retributivo durante il periodo delle festività. Il lavoratore dipendente, esso ha diritto alla retribuzione per i giorni di festività goduti come riposo. Nel caso in cui presta invece il lavoro festivo ha diritto alla retribuzione con una percentuale di maggiorazione. Il lavoratore subordinato ha diritto a giorni di riposo dalla propria attività lavorativa, dallo svolgimento del proprio orario di lavoro contrattuale. Sono riposi previsti dalla legge. Oltre alle ferie, ai permessi e agli altri casi di riposo, il lavoratore ha diritto anche a fruire della sospensione dal lavoro durante le festività. Il lavoratore durante queste ricorrenze festive, ha diritto ad astenersi dal lavoro ed a ricevere la retribuzione per tali giornate. Il diritto al riposo nei giorni festivi non è considerato dall’ordinamento assoluto, poiché non è espressamente sancito dalla Costituzione accanto al diritto al riposo settimanale e alle ferie che sono previsti dall’art. 36 Costituzione.
Analizziamo i casi più rilevanti di lavoro durante il periodo delle festività. Nel caso in cui una festività cade in un giorno della settimana previsto come lavorativo, il lavoratore ha diritto ad esimersi dal lavoro percependo la relativa retribuzione, salvo diverso accordo con il datore di lavoro o diversa previsione del contratto collettivo nazionale di riferimento. In relazione alla retribuzione occorre distinguere se la paga prevista è fissa oppure varia in base al numero di ore effettivamente lavorate nell’arco del mese di riferimento. Nel primo caso il lavoratore riceverà lo stesso stipendio e quindi la giornata festiva non lavorata non dovrà essere decurtata. Nel secondo caso, invece, il giorno festivo dovrà essere retribuito, per cui il lavoratore avrà diritto a percepire la retribuzione oltre che per le ore di lavoro effettivamente prestate anche per le ore che avrebbe lavorato durante la giornata festiva. Occorre distinguere tra lavoratori pagati a stipendio fisso e lavoratori pagati a ore anche nel caso in cui la festività cade nel giorno di riposo infrasettimanale. Nel primo caso, infatti, non si percepisce alcuna retribuzione aggiuntiva, nel secondo caso invece la festività deve essere pagata in aggiunta alla retribuzione relativa alle ore effettivamente lavorate.
La retribuzione durante le festività è differente a seconda che il lavoratore non presti la propria attività godendo quindi del riposo o che invece lavori. Qualora il lavoratore goda della festività, è necessario distinguere ulteriormente:
i lavoratori retribuiti in misura fissa hanno diritto alla normale retribuzione globale di fatto giornaliera: quindi il compenso dovuto mensilmente rimane inalterato a prescindere dai giorni festivi che ricorrono nello stesso mese;
i lavoratori pagati a ore con busta paga hanno diritto alla normale retribuzione globale di fatto giornaliera compreso ogni accessorio e riproporzionata ad 1/6 dell’orario settimanale di lavoro (o 1/5 nel caso di adozione della settimana corta)
I lavoratori che prestano la propria attività durante una giornata festiva hanno diritto ad una maggiorazione del compenso. Tale maggiorazione è di regola stabilita dai CCNL.
La retribuzione per il giorno di festività non lavorato, e quindi goduto come riposo, è calcolata in maniera differente tra i lavoratori retribuiti in maniera stabile e quelli retribuiti invece ad ore in busta paga. Ai primi spetta la normale retribuzione. Di fatto la retribuzione mensile rimane inalterata, in quanto calcolata su tutte le giornate lavorative del mese, e la festività retribuita come un giorno lavorato, quindi non riduce il numero di giorni retribuiti. La retribuzione è quella globale di fatto, vale a dire tutti gli elementi retributivi percepiti con continuità nel tempo.
Ai lavoratori che sono retribuiti ad ore spetta per la giornata di festività la retribuzione normale giornaliera compreso ogni elemento accessorio, ragguagliata ad un sesto dell’orario settimanale di lavoro.
sabato 24 novembre 2012
Lavorare durante le festività 2012 la retribuzione
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Lavoro: 4 milioni in area disagio
Sono oltre 4 milioni i lavoratori che nel 2012 si trovano in "area del disagio", dipendenti cioè a tempo determinato e occupati stabili a tempo parziale non per scelta ma perché non hanno trovato di meglio. Sono in aumento di 718.000 unità (+21,4%) rispetto al 2008 E' quanto emerge da una ricerca Ires Cgil su dati Istat riferiti al primo semestre di ogni anno.
"Un quadro drammatico quello che emerge dalla ricerca - afferma la Cgil - considerando anche che dal primo semestre 2008 al primo semestre 2012, l'occupazione è notevolmente calata in valori assoluti, passando da 23 milioni 376 mila a 22 milioni 919 mila (- 45 mila, pari a -2%), nonostante il numero delle persone in età di lavoro sia aumentata di circa 500 mila unità. "Questi numeri spiegano il costante e davvero preoccupante peggioramento delle condizioni di lavoro. Anche chi è occupato, ha rilevato lo studio dell'Ires - lavora meno di quanto vorrebbe e a condizioni diverse da quelle auspicate. Altro che choosy". I dipendenti stabili a tempo pieno calano di 544 mila unità (-4,2%) e gli autonomi a tempo pieno di 305 mila (- 6,1%).
Se si aggiunge il calo dei tempo parziale stabili volontari (-215 mila) si supera il milione di persone. Aumentano invece i lavori involontari, quelli che si è costretti ad accettare. Del resto anche i dati delle comunicazioni obbligatorie parlano chiaro, nel 2012 solo il 17,2% delle nuove assunzioni è a tempo indeterminato.
"Meno lavoro, peggioramento delle condizioni e diminuzione delle ore lavorate sono la realtà che emerge dall'indagine" hanno commentato il presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni e il segretario nazionale della Cgil, con delega sul mercato del lavoro, Serena Sorrentino. "Un dato molto grave – hanno aggiunto - che mette fine alla propaganda sulla cosiddetta scelta personale dei lavoratori è che il 93,2% dei lavoratori a termine e dei collaboratori dichiara che vorrebbe un lavoro stabile, mentre come è ovvio tutti i lavoratori a tempo parziale involontari vorrebbero un tempo pieno. All'area del mancato lavoro (disoccupati, scoraggiati e cassaintegrati) si aggiunge, quindi, quella del disagio nel lavoro. Un bacino enorme di persone, una fotografia purtroppo realistica e drammatica della realtà". Secondo Fammoni e Sorrentino, questo quadro "é sicuramente determinato dalla crisi, ma anche e in modo evidente delle scelte sbagliate fatte per contrastarla che producono effetti insopportabilmente negativi sull'occupazione. E' la conferma, basata su dati di fatto, di un giudizio severo e negativo sull'operato del governo". "E la legge 92/2012 di riforma del mercato del lavoro - aggiungono - , in particolare su precarietà ed ammortizzatori sociali, è del tutto inadeguata ed ancor più paradossale appare il taglio che si annuncia nella legge di stabilità degli ammortizzatori sociali: due fattori che aumenteranno ulteriormente quest'area di disagio".
"Un quadro drammatico quello che emerge dalla ricerca - afferma la Cgil - considerando anche che dal primo semestre 2008 al primo semestre 2012, l'occupazione è notevolmente calata in valori assoluti, passando da 23 milioni 376 mila a 22 milioni 919 mila (- 45 mila, pari a -2%), nonostante il numero delle persone in età di lavoro sia aumentata di circa 500 mila unità. "Questi numeri spiegano il costante e davvero preoccupante peggioramento delle condizioni di lavoro. Anche chi è occupato, ha rilevato lo studio dell'Ires - lavora meno di quanto vorrebbe e a condizioni diverse da quelle auspicate. Altro che choosy". I dipendenti stabili a tempo pieno calano di 544 mila unità (-4,2%) e gli autonomi a tempo pieno di 305 mila (- 6,1%).
Se si aggiunge il calo dei tempo parziale stabili volontari (-215 mila) si supera il milione di persone. Aumentano invece i lavori involontari, quelli che si è costretti ad accettare. Del resto anche i dati delle comunicazioni obbligatorie parlano chiaro, nel 2012 solo il 17,2% delle nuove assunzioni è a tempo indeterminato.
"Meno lavoro, peggioramento delle condizioni e diminuzione delle ore lavorate sono la realtà che emerge dall'indagine" hanno commentato il presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni e il segretario nazionale della Cgil, con delega sul mercato del lavoro, Serena Sorrentino. "Un dato molto grave – hanno aggiunto - che mette fine alla propaganda sulla cosiddetta scelta personale dei lavoratori è che il 93,2% dei lavoratori a termine e dei collaboratori dichiara che vorrebbe un lavoro stabile, mentre come è ovvio tutti i lavoratori a tempo parziale involontari vorrebbero un tempo pieno. All'area del mancato lavoro (disoccupati, scoraggiati e cassaintegrati) si aggiunge, quindi, quella del disagio nel lavoro. Un bacino enorme di persone, una fotografia purtroppo realistica e drammatica della realtà". Secondo Fammoni e Sorrentino, questo quadro "é sicuramente determinato dalla crisi, ma anche e in modo evidente delle scelte sbagliate fatte per contrastarla che producono effetti insopportabilmente negativi sull'occupazione. E' la conferma, basata su dati di fatto, di un giudizio severo e negativo sull'operato del governo". "E la legge 92/2012 di riforma del mercato del lavoro - aggiungono - , in particolare su precarietà ed ammortizzatori sociali, è del tutto inadeguata ed ancor più paradossale appare il taglio che si annuncia nella legge di stabilità degli ammortizzatori sociali: due fattori che aumenteranno ulteriormente quest'area di disagio".
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Lavorare in Europa con gli stage: guida al manuale Isfol
Vediamo una guida pratica per chi vuole fare un tirocinio all’estero, il "Manuale dello stage in Europa" dell’ISFOL.
Innanzitutto mettiamo in evidenza un dato: nell'Unione europea ben l'87% degli studenti olandesi vanta da più di un decennio esperienze di stage contro appena il 22% degli studenti italiani. L'Isfol ha presentato il nuovo "Manuale dello stage in Europa", che contiene 31 schede paese, in cui si forniscono dettagliate indicazioni su come muoversi per cercare uno stage, contattare le aziende, preparare la documentazione, trovare un alloggio, conoscere il luogo di destinazione. Insomma un vademecum ideale per trarre il meglio dalle esperienze di tirocinio in Europa.
Per affrontare un tirocinio in Europa è necessario informarsi sulle diverse opportunità e sulle fonti disponibili, dai programmi europei Erasmus Placement e Leonardo da Vinci alle organizzazioni internazionali, dalle associazioni studentesche internazionali ai siti web specializzati.
Nel manuale pubblicato dall’ISFOL si sottolinea l´importanza di preparare "uno stage su misura". Da un lato è necessario informarsi sulle diverse opportunità e sulle fonti disponibili dall'altro è indispensabile preparare in maniera impeccabile i propri "biglietti da visita": la lettera di presentazione nello stile del Paese scelto e/o dell'azienda individuata e l'Europass Curriculum Vitae, corredato di certificati (anche linguistici), diplomi e via dicendo. Il tutto allo scopo di non farsi trovare impreparati per l'eventuale colloquio di selezione, l´intervista telefonica o l´assessment center.
Per quel che riguarda, invece, le schede paese, sono state arricchite di nuove informazioni sia sulle caratteristiche e le tipologie dei diversi tipi di stage offerti, sia sui possibili contatti a cui rivolgersi, in particolare per quanto riguarda le aziende e le associazioni che le rappresentano. Il Manuale, inoltre, offre anche alcuni esempi di grandi aziende internazionali che da anni utilizzano lo stage come principale metodo di selezione, nonché testimonianze di giovani italiani che hanno già fatto un tirocinio in Europa. E’ stata inoltre introdotta una nuova sezione dedicata alle imprese italiane presenti in ciascun paese esaminato, all’interno delle quali potrebbe essere strategico fare uno stage per poi essere presi maggiormente in considerazione una volta rientrati in Italia.
Le potenzialità di questo strumento non sono state ancora del tutto sfruttate in Italia. Infatti, a fronte di un tasso di disoccupazione giovanile al 35%, si riscontra un’insufficiente diffusione del tirocinio come parte integrante delle politiche del lavoro. come abbiamo ricordato sopra l’87% degli studenti olandesi vanta esperienze di stage contro il 22% di quelli italiani. Tuttavia, negli ultimi anni si riscontra anche da in Italia una maggior propensione a fare un’esperienza all’estero per arricchire le proprie opportunità professionali: basti ricordare che nel 2011 oltre 8.000 giovani hanno partecipato ad uno stage con i Programmi europei, oltre 6.000 con Leonardo da Vinci e più di 2.000 con Erasmus Placement.
Lo stage deve rappresentare un vero investimento per il futuro dei giovani, poiché non solo è una straordinaria occasione di crescita personale e professionale, ma è anche e soprattutto il miglior biglietto da visita per entrare nel mondo del lavoro.
Innanzitutto mettiamo in evidenza un dato: nell'Unione europea ben l'87% degli studenti olandesi vanta da più di un decennio esperienze di stage contro appena il 22% degli studenti italiani. L'Isfol ha presentato il nuovo "Manuale dello stage in Europa", che contiene 31 schede paese, in cui si forniscono dettagliate indicazioni su come muoversi per cercare uno stage, contattare le aziende, preparare la documentazione, trovare un alloggio, conoscere il luogo di destinazione. Insomma un vademecum ideale per trarre il meglio dalle esperienze di tirocinio in Europa.
Per affrontare un tirocinio in Europa è necessario informarsi sulle diverse opportunità e sulle fonti disponibili, dai programmi europei Erasmus Placement e Leonardo da Vinci alle organizzazioni internazionali, dalle associazioni studentesche internazionali ai siti web specializzati.
Nel manuale pubblicato dall’ISFOL si sottolinea l´importanza di preparare "uno stage su misura". Da un lato è necessario informarsi sulle diverse opportunità e sulle fonti disponibili dall'altro è indispensabile preparare in maniera impeccabile i propri "biglietti da visita": la lettera di presentazione nello stile del Paese scelto e/o dell'azienda individuata e l'Europass Curriculum Vitae, corredato di certificati (anche linguistici), diplomi e via dicendo. Il tutto allo scopo di non farsi trovare impreparati per l'eventuale colloquio di selezione, l´intervista telefonica o l´assessment center.
Per quel che riguarda, invece, le schede paese, sono state arricchite di nuove informazioni sia sulle caratteristiche e le tipologie dei diversi tipi di stage offerti, sia sui possibili contatti a cui rivolgersi, in particolare per quanto riguarda le aziende e le associazioni che le rappresentano. Il Manuale, inoltre, offre anche alcuni esempi di grandi aziende internazionali che da anni utilizzano lo stage come principale metodo di selezione, nonché testimonianze di giovani italiani che hanno già fatto un tirocinio in Europa. E’ stata inoltre introdotta una nuova sezione dedicata alle imprese italiane presenti in ciascun paese esaminato, all’interno delle quali potrebbe essere strategico fare uno stage per poi essere presi maggiormente in considerazione una volta rientrati in Italia.
Le potenzialità di questo strumento non sono state ancora del tutto sfruttate in Italia. Infatti, a fronte di un tasso di disoccupazione giovanile al 35%, si riscontra un’insufficiente diffusione del tirocinio come parte integrante delle politiche del lavoro. come abbiamo ricordato sopra l’87% degli studenti olandesi vanta esperienze di stage contro il 22% di quelli italiani. Tuttavia, negli ultimi anni si riscontra anche da in Italia una maggior propensione a fare un’esperienza all’estero per arricchire le proprie opportunità professionali: basti ricordare che nel 2011 oltre 8.000 giovani hanno partecipato ad uno stage con i Programmi europei, oltre 6.000 con Leonardo da Vinci e più di 2.000 con Erasmus Placement.
Lo stage deve rappresentare un vero investimento per il futuro dei giovani, poiché non solo è una straordinaria occasione di crescita personale e professionale, ma è anche e soprattutto il miglior biglietto da visita per entrare nel mondo del lavoro.
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