sabato 12 gennaio 2013
Assenze per malattia procedura ed indennità uguale per il settore pubblico e privato
La procedura per l'invio online dei certificati di malattia riguarda tutti i lavoratori dipendenti, sia privati che pubblici, con esclusione dei dipendenti del settore pubblico disciplinati da propri ordinamenti (forze armate e di polizia, vigili del fuoco, ecc.).
Con la nuova procedura, il medico invia il certificato di malattia online direttamente all'INPS (anche se il lavoratore è iscritto a un altro ente previdenziale) e comunica al lavoratore il numero di protocollo del certificato trasmesso. Al lavoratore, ove richiesto, resta l'obbligo di comunicare al proprio datore di lavoro il numero di protocollo del certificato.
Durante la visita, il lavoratore comunica al medico il codice fiscale e l'indirizzo presso il quale sarà reperibile (qualora diverso dalla residenza o dal domicilio abituale), ricevendo dal medico il numero di protocollo del certificato inviato online.
L'invio online effettuato dal medico soddisfa l'obbligo del lavoratore di recapitare o inviare l'attestazione di malattia al proprio datore di lavoro e il certificato all'INPS. Rimane l'obbligo per il lavoratore di informare il proprio datore di lavoro dell'assenza e dell'indirizzo presso il quale sarà reperibile per gli eventuali controlli medico-fiscali. Inoltre, qualora espressamente richiesto, il lavoratore dovrà comunicare al datore di lavoro il numero di protocollo del certificato che gli è stato rilasciato dal medico.
Utilizzando il proprio codice fiscale e il numero di protocollo, il lavoratore può visualizzare e stampare l'attestato di malattia in qualsiasi momento collegandosi al sito web www.inps.it, ovvero verificarne l'avvenuto invio telefonando al contact center dell'INPS al 803.164.
Con l'integrazione disposta dal Dl 179/2012 al decreto legislativo 165/2001, il medico (o la struttura sanitaria) invia telematicamente la certificazione all'indirizzo di posta elettronica personale del lavoratore, se questo ne fa espressa richiesta, fornendo l'indirizzo. Al lavoratore, se previsto, resta l'obbligo di comunicare al datore di lavoro il numero di protocollo del certificato.
L'invio online effettuato dal medico soddisfa l'obbligo del lavoratore di recapitare o inviare l'attestazione di malattia al proprio datore di lavoro e il certificato all'Inps. Rimane l'obbligo per il lavoratore di informare il proprio datore di lavoro dell'assenza e dell'indirizzo presso il quale sarà reperibile per gli eventuali controlli medico-fiscali. Con questo sistema, il datore di lavoro non può più richiedere ai propri dipendenti di presentare la copia cartacea dell'attestato di malattia relativo a un certificato inviato online dal medico, ma può prenderne visione esclusivamente tramite i servizi dell'Inps.
Il datore di lavoro del settore privato può comunque chiedere ai propri dipendenti di comunicare il numero di protocollo del certificato online.
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Economia la crisi del lavoro continuerà nel 2013
Gli italiani sono sempre più scettici sull'uscita rapida dalla crisi del mercato lavoro. Per i prossimi dodici mesi, solo il 16% vede in arrivo un miglioramento per l'economia del Paese, mentre il restante 84% pensa che il 2013 non porterà alcun progresso, ma addirittura un ulteriore peggioramento. E' il quadro che emerge da un sondaggio Confesercenti-Swg sulle prospettive economiche dell'Italia per il 2013.
La salute dell'economia in Italia è giudicata negativamente dall'87% degli intervistati. Il 36% la ritiene inadeguata, mentre il 51%, la maggioranza, addirittura pessima. A promuoverla solo il 13%, che la segnala come discreta (11%, in aumento del 3% sullo scorso anno) o buona (2%, in calo dell'1%). Anche sulle prospettive si registra una grave sfiducia. Solo il 16% degli intervistati vede una svolta (lo scorso anno erano esattamente il doppio (32%). Ad avere una visione più positiva sono i giovani sotto i 24 anni (22,9% di ottimisti) e chi vive nelle Isole (22,2%). Il 40% degli italiani ritiene invece che la situazione resterà la stessa del 2012: anche in questo caso, i valori massimi si registrano nella fascia d'età tra 18 e 24 anni, dove si registra un picco del 42,9%. Se per l'Italia ci si aspetta un ulteriore peggioramento, le prospettive per la propria famiglia e la situazione personale sono solo un po' meno negative. L'84% degli intervistati non crede in un miglioramento. Il 52% ritiene che la situazione rimarrà la stessa, in aumento del 5% sullo scorso anno.
Calano gli ottimisti, che passano dal 17 al 14 per cento, così come i pessimisti, che scendono al 34% dal 36% dello scorso anno. Per il 2013, la maggioranza degli italiani (il 59%) vuole far leva sul nuovo esecutivo per porre alla sua attenzione l'emergenza lavoro, scelta dal 31% degli intervistati a causa del forte sentimento d'insicurezza sul futuro. Gli italiani chiedano di abbassare le tasse e di ridurre i costi della politica (il 23% del campione in entrambi i casi). Ovvero meno spese e meno sprechi per liberare risorse utili a tagliare l'insostenibile pressione fiscale.
L'accento posto sulla questione lavoro nasce dalla crescente difficoltà degli italiani ad arrivare alla fine del mese con i loro guadagni. Nel 2012 il 41% degli interpellati ha dichiarato di non riuscirci, né con il proprio reddito né con quello familiare. E se nel 2010 circa il 72% del campione riusciva a far fronte alle spese della famiglia per tutto il mese, quest'anno la percentuale cala bruscamente al 59%.
La salute dell'economia in Italia è giudicata negativamente dall'87% degli intervistati. Il 36% la ritiene inadeguata, mentre il 51%, la maggioranza, addirittura pessima. A promuoverla solo il 13%, che la segnala come discreta (11%, in aumento del 3% sullo scorso anno) o buona (2%, in calo dell'1%). Anche sulle prospettive si registra una grave sfiducia. Solo il 16% degli intervistati vede una svolta (lo scorso anno erano esattamente il doppio (32%). Ad avere una visione più positiva sono i giovani sotto i 24 anni (22,9% di ottimisti) e chi vive nelle Isole (22,2%). Il 40% degli italiani ritiene invece che la situazione resterà la stessa del 2012: anche in questo caso, i valori massimi si registrano nella fascia d'età tra 18 e 24 anni, dove si registra un picco del 42,9%. Se per l'Italia ci si aspetta un ulteriore peggioramento, le prospettive per la propria famiglia e la situazione personale sono solo un po' meno negative. L'84% degli intervistati non crede in un miglioramento. Il 52% ritiene che la situazione rimarrà la stessa, in aumento del 5% sullo scorso anno.
Calano gli ottimisti, che passano dal 17 al 14 per cento, così come i pessimisti, che scendono al 34% dal 36% dello scorso anno. Per il 2013, la maggioranza degli italiani (il 59%) vuole far leva sul nuovo esecutivo per porre alla sua attenzione l'emergenza lavoro, scelta dal 31% degli intervistati a causa del forte sentimento d'insicurezza sul futuro. Gli italiani chiedano di abbassare le tasse e di ridurre i costi della politica (il 23% del campione in entrambi i casi). Ovvero meno spese e meno sprechi per liberare risorse utili a tagliare l'insostenibile pressione fiscale.
L'accento posto sulla questione lavoro nasce dalla crescente difficoltà degli italiani ad arrivare alla fine del mese con i loro guadagni. Nel 2012 il 41% degli interpellati ha dichiarato di non riuscirci, né con il proprio reddito né con quello familiare. E se nel 2010 circa il 72% del campione riusciva a far fronte alle spese della famiglia per tutto il mese, quest'anno la percentuale cala bruscamente al 59%.
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venerdì 11 gennaio 2013
Emergenza lavoro in area Euro: idea salario minimo europeo
Jean Claude Juncker: «Lavoro, sì al salario minimo europeo». La situazione della disoccupazione "è drammatica, avevamo detto che l'euro avrebbe riequilibrato la società e invece la disoccupazione aumenta" ha detto il presidente dell'Eurogruppo Juncker al Parlamento Ue. "Nell'area euro - ha continuato - supera l'11%, e non ce lo possiamo permettere. E' una tragedia che stiamo sottovalutando". Per questo, ha aggiunto, "dobbiamo realizzare politiche più attive per il mercato del lavoro".
Serve salario minimo su tutta l'Eurozona. "Bisogna ritrovare la dimensione sociale dell'unione economica e monetaria, con misure come il salario minimo in tutti i Paesi della zona euro, altrimenti perderemmo credibilità' e approvazione della classe operaia, per dirla con Marx.".
Ha quindi lanciato un appello affinché si ritrovi "la dimensione sociale dell'unione economica e monetaria, con misure come il salario minimo in tutti i Paesi della zona euro, altrimenti perderemmo credibilità e approvazione della classe operaia, per dirla con Marx". Infine ha annunciato che sarà una donna francese a dirigere il meccanismo unico di sorveglianza sulle banche europee.
Il salario minimo è una soglia di paga base oraria che i datori di lavoro devono corrispondere a impiegati e operari. Ha fatto il suo esordio in Australia e Nuova Zelanda, ma in Europa non esiste una legislazione comune sul tema. In Francia, c'è lo "Smic", introdotto nel 1950, e che ora viene calcolato in base a un mix tra potere d'acquisto e altri fattori (nel 2010 vale circa 1.343 euro lordi al mese). In Spagna il salario minimo è disciplinato nello statuto dei lavoratori. Il salario minimo è previsto per legge in molti altri Paesi. Mentre altri Stati, come i paesi scandinavi, Germania, Italia, Austria e Cipro, non hanno un salario minimo imposto per legge, ma delegano alla contrattazione fra le parti sociali tale decisione.
"'La discussione sul Salario Minimo per Legge a livello Europeo quale strumento necessario per tutelare meglio i redditi dei lavoratori , contrastare le diseguaglianze ed introdurre maggiori elementi di equita' dovrebbe uscire dal solito schema polemico o di contrapposizione e guardare invece al merito ed ai contenuti delle scelte proposte e indicate''. Lo ha dichiarato in una nota il Segretario Confederale Cisl, Luigi Sbarra.
''L' Italia è uno dei pochi paesi europei a non avere un salario minimo di legge. Ma lo è a ragione - spiega Sbarra -, in virtù di una forte copertura contrattuale esercitata attraverso i contratti nazionali di
categoria , circa 500 , che coprono praticamente tutti i settori del lavoro presenti nel paese. Anche se non esiste un erga omnes di legge di fatto i CCNL vengono applicati a tutti i lavoratori. Il nostro sistema di minimi salariali definito dai contratti nazionali di lavoro si colloca ad un livello più elevato di retribuzione e di maggiore tutele del potere di acquisto dei redditi dei lavoratori, rispetto alla media dei minimi salariali definiti per legge nei paesi europei''.
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