domenica 8 settembre 2013

L'esodo incentivato sì ai prepensionamenti

Ancora nessuna novità per quanto riguarda i Quota 96 del comparto scuola, mentre arriva il si definitivo per i pensionamenti statali anticipati dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche.

È previsto, secondo quanto contenuto nel decreto legge 101 del 31 agosto 2013 che detta le disposizioni urgenti per il proseguimento degli obiettivi di razionalizzazione nella pubblica amministrazione, l'allungamento per i dipendenti pubblici, dei requisiti in vigore prima dell'approvazione della Riforma Fornero fino al 2015.

Il recente decreto sui precari della pubblica amministrazione ha diramato alcune istruzioni chiave per favorire l’uscita dal lavoro di quei dipendenti prossimi alla pensione e, insieme, raggiungere le quote di esuberi introdotte con le leggi recenti, su tutte la spending review 2012 di montiana memoria.

Ha trovato quindi tutte le regole applicative la procedura di esodo incentivato di lavoratori dipendenti prevista dalla legge 92/2012, che può essere usata da qualsiasi datore di lavoro con più di 15 dipendenti. Il ministero del Lavoro ha diffuso infatti le circolari 24/2013 e 33/2013, alle quali l'Inps ha fatto seguire la circolare 119 del 1° agosto 2013. A questo punto, le imprese hanno la concreta possibilità di valutare se sia conveniente sostenere il costo di un sostanziale pensionamento anticipato dei lavoratori più anziani, dirigenti compresi.

L'esodo incentivato può essere utilizzato nel quadro di una ristrutturazione aziendale coerente con l'obiettivo di concentrare l'attività in particolari settori. O ancora, nel medio termine, può rendere possibile, attraverso un ricambio generazionale, un più efficace utilizzo del personale.

Una serie di accordi collettivi tra le parti produce la cessazione del rapporto per i lavoratori che matureranno i requisiti minimi di pensione entro 48 mesi. Questi lavoratori, a partire dal mese successivo all'ultima retribuzione e fino alla data della pensione, riceveranno dall'Inps, ma con onere a carico del datore di lavoro, una indennità mensile e l'accredito della contribuzione figurativa fino alla data della pensione. Al maturare della pensione, la persona interessata incasserà una rata di pensione che rispetto alla prestazione prima a carico del datore di lavoro, risulterà più alta, per i contributi figurativi accreditati nel frattempo.

Il primo passo da fare, per le aziende, è la stesura degli accordi. Questi possono essere di tre tipi.

Il datore di lavoro può trovare un'intesa preliminare con le maggiori sigle sindacali aziendali per operai, impiegati e quadri, ovvero per il personale dirigente, con uno dei sindacati che hanno firmato il Ccnl. Questi due tipi di accordi sulla riduzione del personale sono la premessa dell'accordo individuale tra datore di lavoro e lavoratore, con cui si ha la risoluzione consensuale del contratto di lavoro e l'esodo volontario del lavoratore dipendente. Se un lavoratore decide di non firmare o non ha i requisiti di pensionabilità, l'accordo collettivo è senza effetto nei suoi confronti, ma resta valido per i lavoratori aderenti.

Il terzo tipo di accordo, che dà luogo a un esodo obbligatorio, è inserito nella procedura di licenziamento collettivo con le regole della mobilità, in base agli articoli 4 e 24 della legge 223/91. Questa procedura seguirà il suo iter naturale, con l'unica differenza che il licenziamento non darà luogo alla mobilità, ma alla corresponsione della prestazione di importo pari al trattamento di pensione maturato fino a quel momento. Va segnalato, tra l'altro, che se il singolo lavoratore non ha i requisiti di pensionabilità, l'accordo ex mobilità, che in teoria dovrebbe decadere, resta in vita per quanti sono in possesso dei requisiti (si esprime in questo senso la circolare del ministero del Lavoro 33/2013). L'incentivo all'esodo risulta alternativo anche all' Aspi e il datore di lavoro, già soggetto all'onere dell'esodo, non deve versare all'Inps il contributo di licenziamento.

L'incentivo è composto da due parti. La prima è quella che la legge e le circolari chiamano «prestazione»: sul piano fiscale, è una indennità sostitutiva della retribuzione che viene meno per la cessazione del rapporto di lavoro. Come tale, questa prestazione ha natura retributiva ed è soggetta a tassazione ordinaria (in base all'articolo 2, comma 6 del Tuir); non è reversibile, ma genera una pensione indiretta per i superstiti. Di fatto, invece, la «prestazione» è una pensione anticipata, perché il suo ammontare è pari al trattamento di pensione che sarebbe maturato alla data di cessazione del rapporto di lavoro. La seconda componente dell'incentivo all'esodo è la contribuzione figurativa che il datore di lavoro, mese per mese e fino alla data in cui l'esodato consegue i requisiti minimi di pensione, versa all'Inps o al Fondo previdenziale di appartenenza. La base imponibile sulla quale sono calcolati i contributi, in base all'aliquota contributiva prevista (il 33%), è la media delle retribuzioni mensili degli ultimi due anni prima della cessazione del rapporto di lavoro: il calcolo considera gli elementi continuativi e non continuativi e le mensilità aggiuntive.

Le indicazioni della spending review sul personale in sovrannumero negli enti pubblici specificavano che il 20% dei dirigenti e il 10% del personale andasse inserito nelle liste in eccesso, alle quali potevano essere riconosciuti i vecchi requisiti in termini di età pensionabile.
La data limite di questo adempimento, era fissata, per tutti coloro che rientrassero nel computo del personale in oggetto, al 31 dicembre 2014. C’è, però, un aspetto da tenere in considerazione: quello della finestra di 12 mesi, che rende possibile il rinvio alla fine del 2014.
Secondo il decreto precari nella pubblica amministrazione, dunque, l’obbligo per gli enti in grado di dare vita ai piani di allontanamento dei lavoratori più longevi, è quello del licenziamento dei diretti interessati che siano in possesso dei requisiti ante riforma Fornero entro la fine, appunto, del 2014.

Un altro aspetto innovativo del decreto precari, in riferimento ai prepensionamenti, riguarda l’applicazione dei minimi per accedere alla pensione – sempre pre riforma – a coloro che avessero le credenziali in regola al 31 dicembre 2011.

venerdì 30 agosto 2013

Doppio stipendio stop dalla Ragioneria dello Stato



Basta ai doppi stipendi per ministri e sottosegretari. Anche per quelli non parlamentari. La Ragioneria Generale dello Stato ha infatti stabilito con una circolare che non sarà più possibile avere il doppio introito. La circolare indica come dal 20 luglio scatti il divieto di cumulo tra stipendio pubblico e indennità di governo

Lo stop al doppio stipendio è stato deciso dal governo Letta con il decreto legge del 21 maggio scorso. Il decreto ha ricordato la Ragioneria nella circolare, la quale ha disposto che i componenti del Parlamento che assumono le funzioni di membri del governo non possono cumulare il trattamento previsto dalla legge 212 del 1952 - cioè stipendio e indennità integrativa spettante ai ministri e ai sottosegretari - con l'indennità parlamentare sancita dalla legge 1261 del 1965 o con il trattamento economico per il quale abbiano eventualmente optato come dipendenti pubblici. In sede di conversione, il divieto di cumulo è stato esteso anche ai componenti del governo non parlamentari.

Di conseguenza, ha chiarito ancora la Ragioneria, lo stipendio e l’indennità da ministro e sottosegretario vanno sospese con decorrenza 22 maggio 2013 (data di entrata in vigore del dl) per i membri della compagine governativa parlamentari e con decorrenza 20 luglio 2013 (data di entrata in vigore della relativa legge di conversione) per quelli non parlamentari.

Con riferimento ai membri del governo non parlamentari, la Ragioneria specifica quindi che l’importo lordo dell’indennità rideterminato dal primo gennaio scorso è di 9.566 euro.I ministri non parlamentari, ma con stipendio pubblico, del governo Letta sono Fabrizio Saccomanni (già direttore generale di Bankitalia), Enrico Giovannini (ex presidente dell’Istat), Flavio Zanonato (sindaco di Padova), Anna Maria Cancellieri (prefetto prima di essere nominata ministro per la prima volta nel governo Monti), Graziano Del Rio (ex presidente dell’Anci), Carlo Trigilia (professore universitario).


Lavoro: attività estate 2013 dalla chiusura per ferie alla chiusura per cessata attività



Cosa sta accadendo nel mercato del lavoro?

Dopo la Firem di Modena e la Dometic di Forlì adesso tocca ai lavoratori della Hydronic lift
di Pero trovare l'azienda chiusa non per ferie ma per cessata attività all'insaputa dei lavoratori dipendenti in questo caso 32 operai.

L'Hydronic lift di Pero produce componenti idraulici e meccanici per ascensori, la Fiom ha denunciato: "L'azienda non era in crisi. I 32 operai si sono salutati il 2 agosto e non c'era nessun segnale di problemi con la dirigenza".

L'estate del 2013 si trova con medesimo indirizzo aziendale ossia si chiude per la pausa estiva per non riaprire più, con i lavoratori in vacanza e all’oscuro delle decisioni aziendali.

Stando alle notizie i dipendenti si sono salutati il 2 agosto, dandosi appuntamento al 26, come ogni anno. La settimana di ferragosto però hanno ricevuto una lettera, datata 9 agosto, con cui l’azienda li informava di aver avviato una procedura di cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività. E il 26 agosto, alla riapertura della attività hanno trovato i cancelli chiusi con tanto di catene e lucchetti.

Durante le ferie si sono ritrovati di fatto senza lavoro. Una lettera infatti, arrivata il 9 agosto, ha annunciato ai lavoratori dipendenti la chiusura dell'azienda per riorganizzazione delle attività e la cassa integrazione straordinaria per cessazione delle attività.

Pare – si legge in una nota della Fiom – che lo sport in voga tra gli imprenditori in questa estate del 2013 sia trasformare la chiusura per ferie in chiusura definitiva, senza alcun preavviso e approfittando dell’assenza dei lavoratori: quando si dice capitani coraggiosi”.

Un portavoce dell’azienda presente in sede ha spiegato che "il sito di Pero è chiuso per una riorganizzazione interna aziendale", mentre "altri siti sono aperti", senza però volerne specificare l’ubicazione. Dal sito internet risulta che, oltre all’impianto di Pero, l’azienda dispone di uno stabilimento a Mc Kinney in Texas

La vicenda della Hydronic allunga la lista di aziende che approfittano dello stop estivo per chiudere i battenti, senza informare nessuno. A partire dalla Firem, l’azienda emiliana che durante le vacanze ha fatto sparire macchinari e merci, li ha caricati su un camion e li ha messi in viaggio verso la Polonia, senza dire una parola a lavoratori e istituzioni. Per arrivare fino alla Dometic di Forlì. Anche qui, secondo quanto riferiscono i sindacati, nella notte del 23 agosto un gruppo di dirigenti, composto dall’amministratore, Marco Grimandi, il responsabile europeo della produzione, Hakan Ekberg, e un terzo dirigente svedese della multinazionale, ha cercato di spedire i generatori e i macchinari degli stabilimenti fuori dall’Italia, ma sono stati fermati dai lavoratori e le forze dell’ordine.

Per ora, gli impianti alla sede dell’Hydronic di via Amerigo Vespucci ci sono ancora tutti. Sono stati smantellati solo alcuni uffici. Ma da martedì 27 i lavoratori staranno comunque davanti allo stabilimento giorno e notte per monitorare e controllare che niente venga portato via.


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
BlogItalia - La directory italiana dei blog