martedì 4 marzo 2014

Jobs act e il sussidio di disoccupazione




Potrebbe concretizzarsi in due tempi la riforma del lavoro targata Matteo Renzi: potrebbe arrivare un quadro di norme sul mercato del lavoro come il contratto di inserimento e l'allungamento della durata per i contratti a termine senza bisogno di causale (da uno a tre anni), modifiche che non hanno bisogno di risorse, e in un secondo tempo gli interventi che hanno bisogno di copertura finanziaria come il taglio al cuneo fiscale e l'estensione del sussidio di disoccupazione ai collaboratori.

Già i sindacati hanno messo le mani avanti su un intervento solo normativo e sul tipo di iniziativa che il Governo potrebbe avere in mente. La Cgil si è detta disponibile a discutere di un sussidio di disoccupazione universale ma non a rinunciare a ammortizzatori in caso di sospensione delle ore lavorate lo stesso universali (quindi cig per tutti e non solo per l'industria e per le grandi imprese ma pagata, dice la Cgil, con i contributi di tutti i lavoratori e tutte le imprese), sistema questo che aumenterebbe il costo del lavoro in una situazione nella quale invece si vuole ridurlo. ''Le normative non creano posti di lavoro", ha detto il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, "servono solo a regolare meglio il mercato". "Temo - ha detto a proposito delle risorse necessarie su cuneo e debiti P.A - si facciano promesse che non si possono mantenere''. "Abbassare le tasse è il primo passo necessario per ridurre la disoccupazione - ha avvertito il leader Uil, Luigi Angeletti - tutto il resto sono parole".

"Nessuno deve stare con le mani in mano, inutile a sé, inutile agli altri - ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti - stiamo pensando soprattutto al tema delle politiche attive, ossia far in modo che tutti abbiano un'opportunità, che si tratti di formazione, creare una piccola azienda, a cominciare a lavorare''. Poletti ha spiegato che il Governo lavora a uno ''strumento che abbia valenza universale" per quanto riguarda la protezione contro la disoccupazione. ''Abbiamo una serie di lavoratori - ha detto -che hanno un elemento di difesa di fronte alla crisi mentre altri che sono completamente senza nulla. Abbiamo un obbligo nei confronti di tutti i lavoratori e quindi dobbiamo trovare uno strumento adeguato che abbia valenza universale".

Al momento l'Aspi introdotto dalla legge Fornero sul lavoro può essere chiesto solo da lavoratori dipendenti (non quindi dai collaboratori) che perdano involontariamente il lavoro. Per il 2014 la durata massima è di 8 mesi per gli under 50 (salirà a 10 mesi nel 2015), 12 mesi per le persone tra i 50 e i 55 anni e 14 per quelli over 55.

Il «Jobs act» punta a introdurre un sussidio universale della durata massima di due anni, esteso anche ai collaboratori. Anche la Cgil e il ministro Poletti, ieri, 3 marzo, hanno sottolineato l'importanza della misura, che secondo le stime del gruppo di lavoro di tecnici ingaggiati da Filippo Taddei e Marianna Madia costerebbe circa 9,5 miliardi l'anno. Si utilizzerebbero i 7,1 miliardi erogati per le prestazioni Aspi e mini-Aspi e i 2,4 miliardi spesi annualmente per gli ammortizzatori in deroga, di cui si accelererebbe la cancellazione (la legge Fornero aveva fissato la dead-line al 2016, per sostituirli con i fondi di solidarietà). Il sussidio universale ipotizzato nel «Jobs act» sarebbe strutturato in base ai contributi, prevedendo anche requisiti di accesso più elastici (attualmente per l'Aspi è fissato il requisito contributivo in almeno un anno di contribuzione contro la disoccupazione nel biennio precedente l'inizio del periodo di disoccupazione). Ci sarà una graduale riduzione della cig in deroga, sottolinea l'economista dell'università di Milano, Marco Leonardi, «visto che è diventata un sussidio improprio di disoccupazione». La cig ordinaria verrà riportata all'obiettivo iniziale: quello di sostenere le aziende in difficoltà temporanee.

Affianco al nuovo sussidio universale ci dovrà essere, sempre nelle intenzioni del Pd, un rafforzamento delle politiche attive. Ciò partira da subito con il piano europeo per gli under25 «Garanzia giovani» che porta in dote all'Italia 1,5 miliardi da spendere per garantire un'offerta di lavoro o di formazione ai ragazzi entro quattro mesi dalla disoccupazione o dall'uscita della scuola. Il precedente ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha curato tutta l'istruttoria e ora per partire si aspetta la firma degli accordi con le regioni.

Altro punto forte del «Jobs act» è il contratto a tempo indeterminato a tutele progressive, con la sterilizzazione dell'articolo 18 (o meglio della tutela reale) per i primi tre anni del rapporto. La soluzione produrrà eventuali effetti anche sul contratto a termine. Una generalizzazione delle tutele progressive probabilmente non farebbe modificare i contratti a termine (che resterebbero così come sono). Mentre se si mettessero paletti al contratto a tutele crescenti, si ipotizza una estensione dell'acausalità da 12 a 36 mesi.


domenica 2 marzo 2014

Jobs Act 2014 cosa prevede il piano



Renzi tenta di fare l’americano o meglio un uomo politico statunitense, in fatti il nome della legge “Jobs Act , passata al Congresso USA con voto di tutte le forze politiche per incoraggiare il finanziamento delle piccole imprese attraverso l’allentamento di una serie di regole. Ma la parola Jobs, che in lingua inglese significa posti di lavoro in questo caso specifico è un acronimo e, nonostante punti a fare un gioco di parole, sta in realtà per Jumpstart Our Business Startups, ossia la legge per avviare le nostre società.

Il piano costerà 1,6 miliardi in più di quanto oggi si spende per i sussidi, dunque 8,8 miliardi in tutto. Ma assicurerà protezione anche a quel milione e 200 mila lavoratori, ora per diversi motivi totalmente senza rete, in caso di disoccupazione. E potrebbe essere finanziata con uno spostamento di risorse dalla Cig in deroga, che vale 2,5-3 miliardi annui.

Per arrivare ad un buon risultato si punta ad un sblocco dei debiti P. a., interventi sull'edilizia, taglio al cuneo fiscale e ai costi dell'energia: misure essenziali per stimolare le aziende all'assunzione. Ma anche riduzione della giungla di contratti (almeno 40) oggi esistenti e passaggio al contratto unico a tempo indeterminato e a tutele crescenti per i tanti, troppi giovani a spasso. E poi nuovo codice del lavoro e Agenzia unica federale, come polo di coordinamento dei centri per l'impiego attuali. Ma soprattutto l'atteso e annunciato assegno universale per chi perde il lavoro, con obbligo di seguire un corso di formazione e di non rifiutare più di una proposta d'impiego.

Vi è in cantiere l’ipotesi di una Nuova Aspi, il sussidio introdotto dall'ex ministro Fornero, che sostituirà Aspi e mini-Aspi La Naspi spetterà a tutti coloro che perdono il posto e hanno lavorato almeno tre mesi. Durerà più a lungo: al massimo due anni per i lavoratori dipendenti, anziché uno o uno e mezzo (come ora l'Aspi, per chi è sotto o sopra i 55 anni) e al massimo sei mesi per gli atipici, come i cocopro. L'entità del sussidio sarà per tutti al massimo di 1.100-1.200 euro mensili all'inizio del periodo di copertura e planerà verso i 700 euro alla fine, così come prevedono le regole Fornero in vigore (75% della retribuzione dell'ultimo periodo con i tetti citati, percentuale che scende del 15% ogni sei mesi). Dunque l'importo è lo stesso, ma la durata no. Più lunga quella della Naspi, sia rispetto all'Aspi che alla mini-Aspi. E pari alla metà del numero di settimane contributive negli ultimi quattro anni.

Si cercherà di risolvere almeno due problemi. Il primo, quello dei lavoratori a tempo indeterminato che dal 2016 per effetto della Fornero perderanno l'indennità di mobilità. Avranno la Naspi. Il secondo, quello dei lavoratori non protetti - precari. Cioè i 900 mila dipendenti a termine, somministrati, interinali,i quali sono stati messi fuori dalla legge Fornero per i requisiti troppo rigorosi. Ovvero contributi da almeno due anni e aver lavorato negli ultimi dodici mesi. Ma soprattutto i collaboratori a progetto con almeno tre mesi di busta paga, dunque l'80% circa di 400 mila persone, secondo gli ultimi, oggi privati persino della mini-Aspi e impossibilitati ad aggiudicarsi l'indennità di fine lavoro, anche qui per i requisiti quasi impossibili". In totale, un milione e 200 mila lavoratori potenziali disoccupati senza rete.

Quindi il piano prevede:

Assegno di disoccupazione, allungamento dei tempi dell’attuale strumento di sostegno al reddito, l’Aspi introdotta dalla riforma Fornero, ed un’estensione della platea dei beneficiari;

Agenzia unica federale che coordini i centri per l’impiego che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.

Creazione di nuovi posti di lavoro per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g)Manifattura

Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.


mercoledì 26 febbraio 2014

Contratti di lavoro pubblico impiego : in 8,5mln aspettano rinnovo



Due dipendenti su tre sono in attesa del rinnovo del contratto collettivo di lavoro per un totale di 8,5 milioni di lavoratori. Si tratta della quota più alta dal 2008 e coinvolge il 66,2% degli impiegati.

I contratti in attesa di rinnovo a gennaio sono 51 e riguardano circa 8,5 milioni di dipendenti, corrispondenti al 66,2% del totale. Lo rileva l'Istat, spiegando che si tratta della quota più alta dal gennaio del 2008. In pratica due dipendenti su tre stanno aspettando.

La categoria più numerosa è quella che rientra nel contratto del commercio e tocca 2 milioni di dipendenti. A febbraio sono state ratificate alcune ipotesi di accordo che toccano 4 dei 51 contratti scaduti e interessano 500 mila dipendenti. "E' una beffa che si proponga continuamente la riduzione del cuneo fiscale e poi non si rinnovino nemmeno i contratti, persino quelli dei dipendenti pubblici" tuona il Codacons.

Solo il pubblico impiego, d'altra parte, pesa per 2,9 milioni di lavoratori e 15 contratti. Guardando nel dettaglio quanto accaduto a gennaio, alla fine del mese a fronte del recepimento di un accordo (gomma e materie plastiche) ne sono scaduti ben cinque (agricoltura operai, servizio smaltimento rifiuti privati, servizio smaltimento rifiuti municipalizzati, commercio e Rai). Quel che ha fatto balzare il numero dei dipendenti in attesa si rinnovo, spiega l'Istat, è il contratto del commercio, che include ad esempio i commessi e tocca circa due milioni di dipendenti. Comunque a febbraio già sono state ratificate delle ipotesi di accordo, che toccano quattro dei 51 contratti scaduti, per un totale di circa 500 mila dipendenti (tessili, pelli e cuoio, gas e acqua e turismo-strutture ricettive).

Balzo retribuzioni, +0,6% a gennaio +1,4% annuo - Le retribuzioni contrattuali orarie a gennaio segnano un balzo dello 0,6% su dicembre, mentre sono salite dell'1,4% su base annua. Lo rileva l'Istat, spiegando come il rialzo mensile sia dovuto allo scatto di miglioramenti economici previsti per alcuni contratti in vigore. Aumenti che di solito partono proprio a inizio anno. Si allarga ancora la forbice con l'inflazione, ferma nello stesso mese allo 0,7%. In pratica i salari crescono il doppio dei prezzi, ma il divario è quasi esclusivamente dovuto alla frenata dei listini.


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