giovedì 16 aprile 2015

Lavoro le competenze più importanti per il 2015. Inglese professionale



Quali sono le competenze richieste ad un diplomato affinché trovi un lavoro anche senza una laurea? A questa difficile domanda ha provato a rispondere il rapporto Excelsior Unioncamere dal titolo “Il lavoro dopo gli studi” che, nella sua stesura riguardante l’andamento del mercato del lavoro, può contare su una vasta sezione dedicata proprio a coloro che trovano un impiego conseguendo solamente il diploma.

In tempo di crisi la ricerca di un lavoro può diventare una vera e propria impresa. Tuttavia esistono competenze che possono fare la differenza quando si è alla ricerca di un'occupazione.

Per le imprese, oltre ad una buona formazione di base, per cui ai diplomati è richiesto di essere effettivamente capaci e ferrati, nel loro campo, sono alla ricerca di profili che abbiano una serie di caratteristiche. In primis è necessario avere:

La conoscenza di una lingua straniera (richiesta a tre diplomati su dieci)

Conoscenze informatiche (richieste addirittura al 32% dei diplomati)

Una pregressa esperienza di lavoro (richiesta a 6 diplomati su dieci) con le conseguenti abilità pratiche che questa comporta.

La partecipazione ad un corso post-diploma, anello conclusivo della formazione senza laurea che, tra l’altro, ha il vantaggio di offrire l’alternanza scuola lavoro richiesta dalle aziende nel momento in cui preferiscono assumere un diplomato con esperienza.

Allora è bene leggere i risultati di uno studio condotto dalla National Association for Colleges and Employers, ente che mette in contatto gli uffici di placement delle università con le imprese, sulle competenze che ricercano le aziende nei neolaureati nel 2015.

Dai risultati di questa indagine, emerge come i titoli di studio acquistano importanza soltanto se accompagnati dalle giuste competenze: quindi per i laureati in ingegneria, informatica ed economia ci saranno sì maggiori offerte di lavoro, ma senza le competenze giuste tali occasioni potrebbero venire sprecate.

Siamo sepolti da pop up, incollati allo smartphone, in coda ai career centre... L'italiano si è riempito di anglicismi, ma quanti conoscono l'inglese dove serve davvero - e cioè, nella vita lavorativa? Ancora pochi: solo nel 2013, secondo Almalaurea, appena il 21% dei laureati italiani padroneggiava «fluentemente» una lingua che si dà quasi per scontato nel mercato occupazionale: «La conoscenza media dell'inglese corrisponde a quella che io chiamo “conoscenza da fast food”: posso ordinare qualcosa al ristorante, posso viaggiare, ma il mio livello non è affatto adeguato a quello atteso dagli standard delle multinazionali. Basti pensare alla concorrenza che fanno i ragazzi tedeschi e del nord Europa...», spiega Francesca Contardi, amministratore delegato di Page Personnel Italia.

Se poi le lingue richieste sono due o tre, il bilancio si aggrava. Senza scomodare cinese, russo o hindi, le aziende fanno fatica a trovare candidati con un livello sufficiente di tedesco: «Le aziende ci chiedono sempre candidati germanofoni, e paradossalmente facciamo fatica a coprire le posizioni che si aprono - spiega Lorenzo Selmi, manager di Technical Hunters -. Per non parlare di cinesi, hindi e tutti gli idiomi richiesti per i mercati emergenti».

Ecco l’elenco delle competenze richieste ai neolaureati nel 2015: capacità di lavorare in team, abilità di prendere decisioni e risolvere problemi, capacità di comunicare con le persone dentro e fuori l’azienda, capacità di pianificare, organizzare e stabilire priorità nel lavoro, possibilità di ottenere ed elaborare informazioni.

Per trovare lavoro, quindi, più che mettere in risalto titoli di studio o precedenti esperienze lavorative, occorre evidenziare bene le proprie competenze, soprattutto quelle che sono viste di buon occhio dai selezionatori.

L’uscita del rapporto aggiornato sullo stato dell’impiego in Linux per il 2015, stilato da Linux Foundation e Dice, rivela una ulteriore crescita della richiesta di professionisti certificati per il 2015, che però aumenta molto più velocemente rispetto al numero di profili disponibili.

“La richiesta di talenti Linux continua a ritmo sostenuto, e sta diventando sempre più importante per i datori di lavoro essere in grado di verificare che i candidati abbiano le qualifiche di cui essi hanno bisogno“, ha precisato Jim Zemlin, direttore esecutivo della Linux Foundation. “La formazione e le certificazioni sono un modo fondamentale di individuare talenti qualificati, e dato che sempre più persone si uniscono alla comunità Linux, sarà sempre più necessario per i professionisti mostrare di poter emergere in mezzo alla folla.”

Il Linux Jobs Report analizza le risposte di più di 1.000 responsabili del personale di aziende più o meno grandi e oltre 3.400 professionisti del mondo Linux, per fornire una panoramica della situazione del mercato per le carriere con Linux. Il punto saliente del Linux Jobs Report 2015 è la certificazione: chi assume è caccia di titoli di formazione e certificazione per identificare potenziali candidati qualificati.

Vediamo le 5 competenze più difficili da trovare.

Inglese fluente
In Italia ancora si fatica a parlare in modo fluente l’inglese. Colpa di insegnamenti scolastici spesso superficiali o fini a se stessi o dell’abitudine tipicamente italiana a tradurre i film in lingua originale (a differenza, ad esempio, dei Paesi del nord Europa dove la visione dei film in lingua originale aiuta l’apprendimento della lingua inglese), fatto sta che una percentuale ancora troppo bassa di italiani è in grado di parlare la lingua straniera più importante per il mercato occupazionale in maniera professionale.
Secondo Almalaurea nel 2013 solo il 21% dei laureati italiani era in grado di padroneggiare fluentemente la lingua.
Il bilancio peggiora quando ad essere richiesta è la conoscenza di più lingue straniere.

Competenze digitali
Altro tallone d’Achille tipicamente italiano è quello che riguarda le competenze digitali e informatiche, attese soprattutto dai neolaureati. Questo nonostante il settore dell’Ict sia in forte crescita e la ricerca si concentri su figure sempre più specifiche.
L’Italia, a dimostrazione della carenza appena citata, registra la percentuale più bassa nell’Ue di giovani assunti nell’Ict: si tratta dell’11,6% del totale contro la media europea del 16%.

 Esperienze extracurricolari
In un mercato del lavoro dove l’offerta di laureati è crescente, la necessità di differenziarsi anche attraverso esperienze di stage durante il periodo di studi è reale.

Sempre più spesso, infatti, per sbaragliare la concorrenza non sono sufficienti ottimi voti e studi in corso, ma sono richieste esperienze che dimostrino l’intraprendenza e la voglia di apprendimento del candidato.

Propensione alla mobilità nazionale e internazionale
In un mercato del lavoro sempre più dinamico ciò che viene richiesto e che non sempre è facile trovare nei candidati è la propensione alla mobilità sia su territorio nazionale ma, anche e soprattutto, su quello internazionale.

Capacità di muoversi tra gli annunci sul web
Ultima ma non ultima per importanza è la capacità di riuscire a giostrarsi tra i diversi annunci di lavoro presenti sul web. Tale capacità, infatti, secondo le agenzie denota una spinta all’innovazione e familiarità con il flusso di dati fornito dalla rete.



martedì 14 aprile 2015

730 precompilato online dal 15 aprile si parte



Pronti, via. Mercoledì 15 aprile è il grande giorno del 730 precompilato. Il fisco metterà a disposizione la dichiarazione precompilata a circa 20 milioni di contribuenti italiani. Si accede solo online e quindi non arriverà niente a casa o per posta.

Dal 15 aprile 2015, in via sperimentale, l'Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei titolari di redditi di lavoro dipendente e assimilati, il modello 730 precompilato. Modello che può essere accettato o modificato.

La dichiarazione dei redditi, per 20 milioni di contribuenti tra lavoratori dipendenti e pensionati, sarà facilitata dalla novità del Modello 730 precompilato. Il nuovo modello è infatti disponibile online da oggi. L’Agenzia delle Entrate consente infatti di consultare un cassetto fiscale dedicato, la cui chiave d’accesso è una password personalizzata, un Pin individuale (solo 4 milioni hanno già l’accesso diretto al sistema telematico). Si potrà scegliere anche di presentare il modello ordinario. E' stato sgombrato il campo sulle informazioni che vi saranno contenute - come le spese sanitarie - e sulle scadenze, sia per quanto riguarda il modello precompilato che quello ordinario.

Il vantaggio fondamentale per il contribuente (oltre a quello relativo all'ulteriore semplificazione nella compilazione del modello) è legato ai controlli. Infatti, se il 730 precompilato viene presentato senza effettuare modifiche, direttamente oppure al sostituto d’imposta, non saranno effettuati i controlli documentali sulle spese comunicate all'Agenzia dai soggetti che erogano mutui fondiari e agrari, dalle imprese di assicurazione e dagli enti previdenziali (interessi passivi, premi assicurativi e contributi previdenziali). Se il 730 precompilato viene presentato, con o senza modifiche, al Caf o al professionista abilitato, i controlli documentali saranno effettuati nei confronti di questi ultimi.

Quindi entro il 15 aprile 2015 sarà inviato a pensionati, dipendenti pubblici e privati il 730/2015 compilato con i dati forniti dal sostituto d'imposta (stipendio o pensione), dall'anagrafe tributaria (familiari a carico e rendite immobiliari) e soggetti terzi (banche, assicurazioni, ecc.). Dal 2016 saranno indicate anche le spese sanitarie note. Entro il 7 luglio 2015 il contribuente potrà accettare la dichiarazione così come gli perviene oppure integrarla presentandola tramite CAF e intermediari.

In casi particolari è necessario presentare le dichiarazioni con il Modello Unico: questo vale per coloro che possiedono, oltre al reddito di lavoro dipendente, anche redditi di impresa e derivanti dall’esercizio di arti o professioni. Inoltre, non tutti i soggetti sopra citati sono tenuti a presentare tale dichiarazione.

Sono invece del tutto esonerati dalla dichiarazione dei redditi coloro che possiedono esclusivamente i redditi derivanti da:

Abitazione principale;
Lavoro dipendente o pensione;
Lavoro dipendente o pensione con abitazione principale;
Rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;

Alcuni redditi esenti (ad esempio, pensioni di guerra, alcune borse di studio, ecc…).
Oppure possiedono esclusivamente redditi soggetti a:
imposta sostitutiva
ritenuta alla fonte a titolo di imposta.

In tutti i casi sopra indicati, l’esenzione scatta soltanto alle seguenti condizioni:
Redditi corrisposti da un unico sostituto d’imposta obbligato ad effettuare le ritenute di acconto oppure corrisposti da più sostituti, purché certificati dall’ultimo che ha effettuato il conguaglio;
Le detrazioni per coniuge e familiari a carico sono spettanti e non sono dovute le addizionali regionale e comunale

L’esenzione può scattare anche per motivi di minimo reddituale, ossia per tutti coloro che possiedono esclusivamente determinati redditi, entro specifiche soglie, e sempre solo a particolari condizioni. Il reddito da lavoro, pensione, terreni o mantenimento, al netto dell’abitazione principale e relative pertinenze, deve essere inferiore a:

8.000 euro per chi ha meno di 75 anni;

7.750 euro per chi ha più di 75 anni a condizione che il periodo di pensione non sia inferiore a 365 giorni;

7.500 euro per i pensionati a condizione che il periodo di pensione non sia inferiore a 365 giorni;

4.800 euro per attività non esercitate abitualmente o da lavoratori autonomi (Redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e altri redditi per i quali la detrazione prevista non è rapportata al periodo di lavoro.);
500 euro per i redditi di terreni e fabbricati a condizione che il periodo di lavoro non sia inferiore a 365 giorni;

7.500 (pensione) + 185,92 (terreni) a condizione che il periodo di lavoro/pensione non sia inferiore a 365 giorni;

7.500 euro per l’assegno periodico corrisposto dal coniuge + altre tipologie di reddito (è escluso l’assegno per il mantenimento dei figli)

28.158,28 euro di compensi per attività sportive.

Istruzioni: che cosa si deve fare
Una volta stabilito a chi spetta o meno presentare tale modulo, il Modello 730 può essere consegnato a due soggetti distinti:

Al proprio sostituto d’imposta (datore di lavoro o ente pensionistico), solo se questi ha comunicato di prestare assistenza fiscale per quell'anno. In questo caso, il modello 730 deve essere già stato compilato e il 730-1 (relativo alla scelta per la destinazione dell’Otto per mille e del Cinque per Mille dell’Irpef) va consegnato in busta chiusa.

Al CAF o ai professionisti iscritti all’albo dei commercialisti, esperti contabili e consulenti del lavoro. Il modulo può essere loro consegnato già compilato oppure se ne chiede assistenza per la compilazione, sotto compenso. In busta chiusa va sempre consegnato anche il modello 730-1 per la scelta (o meno) della destinazione dell’8 e del 5 per mille.

Una volta completata questa procedura, non è necessario che il contribuente consegni il modulo all’Agenzia delle Entrate poiché questo adempimento spetta o al datore di lavoro, all'ente pensionistico o al CAF (e gli altri intermediari abilitati). In caso di rimborso dell’imposta o di saldo a debito da parte del contribuente, le somme rinvenute vengono versate o trattenute a luglio direttamente dalla busta paga o dalla pensione, a meno che non si richieda esplicitamente che il corrispettivo venga inviato direttamente al contribuente dall'Agenzia delle Entrate. Se, in caso di verifica, dovesse essere riscontrato un errore nel Modello 730 consegnato, è possibile rettificare con un modulo integrativo e rivolgendosi a un intermediario (CAF, professionista), anche se nella compilazione precedente ci si era rivolti ad un altro soggetto. Oppure si può presentare un Modello Unico per persone fisiche entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta successivo.

Scadenza
Il Modello 730/2015 si potrà consegnare integrato entro il 7 luglio. In attesa di istruzioni precise, si consiglia, in ogni caso, di monitorare le scadenze fiscali divise per mese sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

l modello 730 precompilato è a disposizione di lavoratori e pensionati che abbiano presentato il 730 2014 per i redditi 2013 e che abbiano ricevuto dal sostituto di imposta il modello CU che sostituisce il CUD. Il modello è compilato direttamente dall'Agenzia delle entrate, che utilizza i dati contenuti nel CU, i dati degli interessi passivi sui mutui, dei premi assicurativi e dei contributi previdenziali, oltre ad alcuni dati contenuti nella dichiarazione dei redditi dell'anno precedente e presenti nell'anagrafe tributaria.

Resta ferma la possibilità di presentare la dichiarazione dei redditi autonomamente compilata con le modalità ordinarie (730 ordinario o modello Unico PF).



Le tasse prosciugano gli stipendi: un terzo finisce in imposizioni fiscali



Tassazione sempre più pesante sui salari in Italia. Secondo il rapporto Taxing Wages dell'Ocse, il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti è ormai alle soglie del 50%. Nel 2014 la differenza tra il costo totale del lavoro e il salario netto in busta paga per un single con una retribuzione media ha infatti raggiunto il 48,2%, in incremento di 0,4 punti rispetto al 2013. Il dato supera di oltre 12 punti la media Ocse che è del 36% (+0,1 punti sull'anno precedente) e l'aumento deriva dalle imposte sul reddito, mentre non emergono variazioni nell'incidenza dei contributi sociali.

Secondo i dati del rapporto ‘Taxing wages’ dell’Ocse, nel 2014 il peso della tassazione su una famiglia monoreddito con due figli è stato del 39%, 0,5 punti percentuali in più del 2013, e il quarto più elevato tra i Paesi dell’organizzazione. Per i single, il cuneo è aumentato di 0,37 punti al 48,2%, collocando l’Italia al sesto posto per pressione fiscale tra i Paesi Ocse. Nel 2013, il cuneo fiscale per le famiglie monoreddito era invece calato, sempre di 0,5 punti, e l’Italia era così scesa al 5/o posto della graduatoria tra i Paesi Ocse, superata dall’Austria, che nel 2014 scende invece al 6/o posto.

Il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato a febbraio di 3,3 miliardi rispetto a gennaio, salendo a 2.169,2 miliardi e raggiungendo il massimo storico, sopra il precedente picco di 2.167,7 miliardi del luglio 2014.  Con riferimento alla ripartizione per sotto settori il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 3,7 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,4 miliardi e quello degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. Lo comunica Bankitalia nel supplemento al Bollettino statistico: ‘Finanza pubblica, fabbisogno e debito’.

L'imposta sui redditi rappresenta invece il 16,7% mentre i contributi a carico del lavoratore sono pari al restante 7,2%. Il costo totale del lavoro ammonta a 53.395 dollari a parità di potere d'acquisto e vede l'Italia al sedicesimo posto nell'Ocse. Al primo c'è il Belgio con quasi 72mila dollari, davanti alla Svizzera (70.700 dollari) e alla Germania (68.700 dollari). La Francia è a 61mila dollari, l'Austria a 65.300, il Regno Unito a 56.300 e gli Usa a 55mila.

Se si esamina invece il salario lordo (ovvero quello che si vede in busta paga), il prelievo complessivo in Italia è del 31,6%, quale somma tra il 22,1% dell'imposta personale sui redditi e il 9,5% del prelievo contributivo a carico del dipendente. Il salario lordo in Italia è in media di 40.426 dollari, al 19esimo posto nella classifica capeggiata in questo caso dalla Svizzera con 66.500 dollari e chiusa dal Messico con 12.400. Traducendo il dato nella valuta nazionale, secondo i calcoli dell'Ocse la retribuzione lorda per un lavoratore medio in Italia è di 30.463 euro, con un aumento dell'1,4%, che deve poi fare i conti con lo 0,1% di inflazione e con un aumento del tasso medio di imposta personale dello 0,5%, il quarto piu' alto dell'area Ocse. La Francia è a 37.400 euro (+1,7%), la Germania 46mila (+2,8%). Anche in Irlanda i salari lordi sono superiori a quelli italiani (34.500, +4%). Dietro all'Italia invece Spagna (26.200, +0,5%), Portogallo (17.400 euro, -1,2%) e Grecia (20.200, -2,9%).

Sono state soprattutto le addizionali locali ad appesantire nel 2014 il peso della tassazione sui salari in Italia. A spiegarlo è Maurice Nettley, economista dell'Ocse responsabile del rapporto 'Taxing Wages” che per un lavoratore 'single' con una retribuzione media registra un aumento del cuneo fiscale nella Penisola al 48,2%, 0,4 punti in più del 2013. È uno dei livelli più alti tra i Paesi industrializzati. “Per due terzi l'incremento deriva dalla tassazione da parte degli enti locali, che è salita nel corso dell'anno”, spiega Nettley in un colloquio con Radiocor.

I dati Ocse non registrano invece l'impatto del bonus degli 80 euro introdotto lo scorso anni dal Governo Renzi, perché è andato a beneficio dei salari sotto la media, mentre i capitoli del rapporto diffusi oggi si concentra sulla retribuzione media. Per vederne gli effetti bisognerà quindi aspettare il resto dello studio che prenderà in considerazione anche le fasce di retribuzione sopra e sotto la media e che sarà pubblicato nelle prossime settimane. In Italia l'aumento della tassazione è ancora più visibile sulle famiglie monoreddito con due figli, con un incremento del cuneo fiscale al 39% dal 38,5%, dato quest'ultimo rivisto al rialzo dal 38,2% annunciato lo scorso anno.

Oltre che alle varie addizionali locali, l'incremento del cuneo è legato al fatto che la crescita dei salari è stata più rapida rispetto alle agevolazioni e agli sgravi fiscali, spiega Nettley. Un fattore quest'ultimo comune all'intera area Ocse, dove il cuneo fiscale medio e' salito di 0,1 punti al 36% “sebbene nessun Governo abbia aumentato l'aliquota di imposta personale sul lavoratore medio”. Nel 2014 solo 7 Paesi hanno aliquote maggiori rispetto al 2010 e sei Paesi le hanno ridotte, sottolinea Nettley.

L'aumento avvenuto nel 2014, del resto segue quelli di 0,2, 0,1 e 0,5 punti percentuali avvenuti nei tre anni dal 2010. Tra il 2007 e il 2010 invece il peso di tasse e contributi previdenziali era calato dal 36,1% al 35,1% medio nell'Ocse. «In generale le tasse sui salari stanno aumentando da quattro anni. C’è stato un calo del cuneo fiscale immediatamente dopo la crisi finanziaria, perché i Governi hanno ridotto le aliquote fiscali per stimolare l'economia, ma da allora il cuneo è risalito e ora siamo ai livelli del 2008, prima della crisi», conclude Nettley.

In effetti, nel 2008 la media Ocse era del 36,1%, esattamente come nel 2014. In Italia, invece, dall'inizio della crisi la tassazione non ha fatto che aumentare e il cuneo fiscale è passato dal 46,6% del 2008 all'attuale 48,2%.




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