domenica 31 luglio 2011

Disoccupazione: al Sud allarme per i giovani

Un Sud che arranca, pur lasciandosi alle spalle la recessione più grave dal dopoguerra, con Abruzzo, Sardegna e Calabria che guidano la ripresa. Un Sud dove le famiglie hanno difficoltà a spendere, e il tasso di disoccupazione effettivo volerebbe al 25%, considerando chi il lavoro lo vuole ma non sa dove cercarlo.
Il Rapporto Svimez 2011 sull’economia del Mezzogiorno che sarà presentato il 27 settembre 2011 ha già fornito una fotografia puntuale della difficile situazione dell’economia italiana e del mercato del lavoro.
L’allarme lanciato dal rapporto Svimez. Nel Sud è emergenza giovani: 2 su 3 sono senza un'occupazione, e oltre il 30% dei laureati under 34 non lavora e non studia. Il Rapporto Svimez  rileva anche come nel Sud Italia 1 persona su 3 non lavori, se si considerano anche i cassintegrati e gli scoraggiati. Nel 2010 - si legge nello studio - il tasso di disoccupazione nel Sud è stato del 13,4% (contro il 12% del 2008), più del doppio del Centro-Nord (6,4%)
"La questione generazionale italiana – ha segnalato la Svimez - diventa quindi emergenza e allarme sociale nel Mezzogiorno". Aumentano, inoltre, i giovani con alto livello di istruzione. Quasi un terzo dei diplomati ed oltre il 30% dei laureati meridionali under 34 non lavora e non studia. "Sono circa 167 mila i laureati meridionali fuori dal sistema formativo e del mercato del lavoro, con situazioni critiche in Basilicata e Calabria. Uno spreco di talenti inaccettabile". In sette anni (2003-2010), al Sud, gli inattivi (né occupati né disoccupati), sono aumentati di oltre 750mila unità.
Nel Sud Italia una persona su quattro non lavora, se consideriamo anche i lavoratori in cassa integrazione e gli scoraggiati. Nel 2010 il tasso di disoccupazione nel Sud è stato del 13,4% (contro il 12% del 2008), più del doppio del Centro-Nord (6,4%, ma nel 2008 era il 4,5%). Se consideriamo tra i non occupati anche i lavoratori che usufruiscono della Cig e che cercano lavoro non in modo attivo, il tasso di disoccupazione corretto salirebbe al 14,8%, a livello nazionale, dall'11,6% del 2008, con punte del 25,3% nel Mezzogiorno (quasi 12 punti in più del tasso ufficiale) e del 10,1% nel Centro-Nord.
Negli ultimi due anni il tasso di occupazione è sceso al Sud dal 46% del 2008 al 43,9% del 2010, e al Centro-Nord dal 65,7% al 64%. Su 533 mila posti di lavoro in meno in tutto il Paese dal 2008 al 2010, ben 281 mila sono stati nel Mezzogiorno. Con meno del 30% degli occupati italiani, al Sud si concentra dunque il 60% della perdita di posti di lavoro. L'occupazione è in calo in tutte le regioni meridionali, con l'eccezione della Sardegna. Particolarmente forte è la diminuzione in Basilicata (dal 48,5 al 47,1%) e Molise (dal 52,3 al 51,1%). Valori drammaticamente bassi e in ulteriore riduzione si registrano in Campania, dove lavora meno del 40% della popolazione in età da lavoro, in Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%). Il tasso d'occupazione si riduce anche nelle regioni del Centro-Nord con l'eccezione di Valle d'Aosta, Friuli e Trentino Alto Adige, che presenta il valore più alto (68,5%). Particolarmente intensa è la flessione in Emilia Romagna (-2,8 punti percentuali, dal 70,2% al 67,4%) e in Toscana (dal 65,4 al 63,8%).
E sempre sul fronte occupazionale c'é il pericolo che al rientro dalle ferie 76 mila tra operai ed impiegati possano restare senza lavoro. Infatti per la Cgia di Mestre anche se la situazione, sta lentamente migliorando. Il tasso di disoccupazione medio nel 2011 si dovrebbe attestare all'8,2%. Rispetto al 2010, la riduzione potrebbe essere dello 0,2%".

sabato 16 luglio 2011

Ferie: diritti del lavoratore e piano ferie

Il piano delle ferie matura durante tutto l’arco dell’anno. Il piano ferie ha lo scopo di consentire al lavoratore l’effettivo recupero delle energie dal lavoro.
Tutti i lavoratori dipendenti hanno il diritto ad usufruire di un periodo di riposo per ricostituire le energie fisiche e intellettuali in base all’ art. 36 della Costituzione e alla disciplina dell’art. 10 D.lgs. 66 del 2003 ed al lavoro prodotto durante l’anno trascorso.
L’art. 10 del d. lgs 66 del 2003 ha previsto che ogni lavoratore abbia diritto ad un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a 4 settimane, limite che può essere derogato dalla contrattazione collettiva, solo in senso migliorativo. E dunque è possibile fissare un periodo inferiore alle due settimane di ferie che, per legge, dovrebbero essere fruite nel corso dell'anno. A patto che siano rispettate le garanzie costituzionalmente riconosciute ai lavoratori.
Ulteriori modifiche a quanto stabilito dal D. lgs 66 del 2003 sono state apportate dal D lgs 213 del 2004.
Delle quattro settimane di ferie, il lavoratore ha diritto a godere almeno di due settimane consecutive nel corso dell’anno di maturazione. Il periodo, salvo quanto previsto dalla contrattazione collettiva, va fruito per almeno due settimane, consecutive in caso di richiesta del lavoratore, nel corso dell'anno di maturazione e, per le restanti due settimane, nei 18 mesi successivi al termine dell'anno di maturazione. Per ulteriori informazioni si consiglia di visitare la pagina di Mondo-Lavoro.com.
I lavoratori hanno diritto di assentarsi dal lavoro per un periodo di ferie annue retribuite, per recuperare le energie psico-fisiche. Il periodo minimo di ferie annue è pari a quattro settimane per ogni lavoratore. Il diritto alle ferie è irrinunciabile e non può essere sostituito da indennità economiche eccetto nei casi di cessazione di rapporto di lavoro: solo in tali casi le ferie non godute vengono monetizzate e convertite in quote di retribuzione giornaliera.
La metà delle ferie deve essere fruito obbligatoriamente entro l'anno, la restante parte di ferie non godute nei successivi 18 mesi successivi al termine dell'anno di maturazione. In caso contrario il datore di lavoro è passibile di sanzioni.
Il lavoratore può richiedere le ferie in qualunque momento dell'anno. La richiesta di ferie, ancorché soggetta a valutazione del datore di lavoro in merito alle esigenze di aziendali, deve essere presentata con congruo anticipo. L'eventuale malattia insorta durante il periodo di ferie ne interrompe il godimento e dà diritto al recupero dei giorni di ferie non godute.
A meno che le esigenze dell’azienda lo richiedono, il datore di lavoro e il lavoratore possono decidere per un piano ferie composto da più periodi di ferie divisi.
Tempi e modalità diversi del piano ferie possono essere stabiliti dai CCNL; i quali si basano su un esame tra le rappresentanze sindacali per determinare il piano delle ferie e le relative modalità di calcolo.

sabato 9 luglio 2011

INPS: pensioni on line

Durante il corso della vita lavorativa l’istituto di previdenza, l’Inps provvede ad accreditare ad ogni singolo lavoratore (dipendente e collaboratore a progetto) tutti i contributi versati nelle varie gestioni. E in qualsiasi momento, si può richiedere presso gli uffici di competenza dell’Inps o presso gli sportelli automatici (self-service), l’estratto conto, che riassume in una tabella composta da più voci, tutti i contributi che risultano registrati negli archivi dell’Inps a favore degli assicurati.
Inoltre, gli assicurati possono chiedere il proprio estratto contributivo e ottenere il calcolo della pensione, sulla base dei contributi versati e della simulazione dei contributi previsti collegandosi al sito INPS. Il servizio on line è attualmente disponibile per tutti gli utenti dotati di PIN (numero di identificazione personale): cittadini, patronati, Centri di Assistenza Fiscale e Comuni. Per entrare nel servizio on line è necessario registrarsi. L’Inps fornisce agli utenti un PIN composto da una prima parte (otto caratteri), rilasciata al momento della richiesta. La seconda parte è recapitata a domicilio soprattutto per ragioni di privacy e di sicurezza.
Se il lavoratore è vicino alla pensione, può chiedere l’estratto conto certificativo, che è un documento che consente di conoscere in modo dettagliato tutti i contributi accreditati. L' estratto contributivo è un riepilogo dei contributi che risultano registrati negli archivi dell'Inps a favore del lavoratore fin dall'inizio della sua vita assicurativa (nell'estratto sono compresi i contributi da lavoro, figurativi e da riscatto). Ne possono fare richiesta tutti i lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all'Inps. L'estratto consente al lavoratore di verificare l'esattezza delle registrazioni che lo riguardano e di segnalare per tempo eventuali discordanze o inesattezze al datore di lavoro.
L'estratto che cosa contiene
Un estratto sintetico che indica, per tipo di contribuzione (lavoro dipendente, contributi figurativi, disoccupazione, malattia, lavoro agricolo dipendente etc.), le settimane utili per il diritto alla pensione; un estratto analitico dei periodi contributivi registrati negli archivi dell'Inps alla data di richiesta dell'estratto da parte dell'interessato, e quindi: i contributi registrati negli archivi (giorni, settimane, mesi); le settimane utili per il raggiungimento del diritto alla pensione; le settimane utili per il calcolo della pensione; la retribuzione o il reddito; e le note.
I dipendenti pubblici INPDAP possono consultare on line la propria posizione assicurativa, stamparla e richiedere eventuali modifiche o integrazioni. Un servizio che è utile in ogni fase della vita lavorativa: consente agli iscritti più giovani di avere un’idea di quella che sarà la propria pensione e quindi di pianificare per tempo le scelte più convenienti e a chi invece è vicino alla pensione di verificare l’esattezza della propria posizione assicurativa.

giovedì 7 luglio 2011

Infortuni sul lavoro 2011. Rapporto INAIL

Presentato dall’ INAIL il proprio “Rapporto annuale 2010 con analisi dell’andamento infortunistico” , l’istituto ogni anno traccia un bilancio ed una prospettiva immediata del proprio lavoro e fornendo al tempo un’analisi, una propria valutazione dello stato in cui si trova il mondo del lavoro italiano, ed in modo particolare la Salute, sicurezza, e gli infortuni sui luoghi di lavoro. Questo è un rapporto dedicato alla prevenzione degli incidenti sul lavoro, alla presa in carico totale del lavoratore infortunato.
Il calo degli infortuni si è concentrato in agricoltura (-4,8%), industria (-4,7%), edilizia (-12,4%). In crescita invece gli infortuni nel comparto servizi (+0,4%). Il trend ha interessato l’Italia intera dal Nord al Sud (-1,3% Nord-Ovest, 1,6% Nord-Est, -1,8% del Centro, -3,2% del Mezzogiorno). Regioni “virtuose”: Campania (-6,5%), Piemonte (-3,6%),Veneto (-2,5%).
Distinguiamo le modalità in cui avviene l’infortunio:
in occasione di lavoro sono i casi avvenuti all’interno del luogo di lavoro, nell’esercizio effettivo dell’attività;
in itinere sono invece quelli accaduti al di fuori del luogo di lavoro, nel percorso casalavoro-casa e causati nella maggior parte dei casi, ma non esclusivamente, dalla circolazione stradale.
Parlando di  sulla sicurezza sul lavoro, la prevenzione e gli infortuni,  i dati relativi alle malattie professionali. Sono state contate da INAIL una quantità di denunce pari al 22% in più rispetto a quelle del 2009. Un dato significativo e positivo, che indica come stia salendo la consapevolezza dei lavoratori e dei datori di lavoro sul tema sulla sicurezza dl lavoro, grazie all’ informazione, promozione, sensibilizzazione condotte dall’ INAIL.
Quindi ancora in calo gli incidenti sul lavoro. Nel 2010, il numero dei decessi è sceso per la prima volta sotto la soglia dei mille: sono stati 980, registrando un calo del 6,9% rispetto ai 1.053 del 2009 e toccando un nuovo minimo storico dal dopoguerra (riferimento per le statistiche). In diminuzione anche gli infortuni nel complesso: lo scorso anno sono stati 775 mila (775.374 per la precisione) in calo dell'1,9% rispetto ai 790.112 del 2009. I dati sono contenuti nel rapporto annuale dell'INAIL. Non è in proprio sostenere che il 2010 sia l'anno in cui per la prima volta dal dopoguerra, il numero di morti sul lavoro è sceso sotto i mille casi  ed è sicuramente un segnale positivo che comunque i datori di lavoro devono porre come obiettivo per la sicurezza dei lavoratori nel luogo di lavoro.

martedì 5 luglio 2011

INPS: cassa integrazione (cig) in calo

Rispetto al 2010 vi è stata una forte frenata per le richieste di cassa integrazione (Cig) nel mese di giugno. Con 82,4 milioni di ore autorizzate si registra una diminuzione di circa il 20,1% rispetto al mese di maggio 2011 (quando furono 103,2 mln) e un calo analogo del 20% anche rispetto al mese di giugno 2010 (103,1 milioni). E’ quanto ha comunicato l'Inps sottolineando che la flessione nelle richieste di cassa integrazione (Cig) si conferma anche nel I semestre del 2011: le domande si sono fermate a 511,1mln, registrando un calo del 19,3% rispetto ai primi sei mesi del 2010.
Tutte le categorie di cassa integrazione risultano in netta flessione, precisa l'Inps. Nel dettaglio in giugno sono state autorizzate 18,7 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria (Cigo), 33,7 milioni di cassa integrazione straordinaria (Cigs) e 30 milioni di cassa integrazione in deroga (Cigd).
Rispettivamente il calo rispetto al mese di maggio 2011 - è stato del 5,9% (per la Cigo), del 34,7 (Cigs) e del 5,4% (Cigd). Anche la diminuzione tendenziale - rispetto al mese di giugno 2010 - riguarda tutte le tipologie di cassa integrazione: -31,4% per la Cigo, -6,1% per la Cigs, -24,9% per la Cigd. Nel periodo la cigo è calata del 44,3%. Le richieste di Cigs sono scese del 9,4%. Le domande di Cigd sono diminuite del 2,8%. "Il segnale è univoco e forte - commenta il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua - sia rispetto al mese precedente, sia rispetto all'anno scorso, le richieste di cassa integrazione sono sensibilmente diminuite nel mese di giugno. Il dato è coerente con la ripresa del pagamento dei contributi da parte delle aziende. E' ripresa l'attività produttiva. Solo il monitoraggio successivo potrà dirci se si tratta di un segnale continuo".
Nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno si segnalano i più decisivi segni di calo delle richieste di Cig rispettivamente del -25% e del -22,3% rispetto a maggio 2011. Per quanto riguarda i settori produttivi il segnale più forte di rientro dalle domande di Cig proviene dall'industria che segnala un -21,6% rispetto a maggio 2011. I dati delle domande di disoccupazione e mobilità sono come sempre relativi al mese precedente a quello dell'ultima rilevazione di Cig. Nei primi cinque mesi dell'anno (gennaio-maggio) le domande di disoccupazione sono calate del 3,8% (con un lieve rimbalzo nel mese di maggio: +2,1%). Diminuiscono invece dell'11,9% le richieste di mobilità del periodo (scese del 32,8% anche nel mese di maggio).

domenica 3 luglio 2011

Unione europea, mobilità internazionale

Per imparare una lingua ma soprattutto per rendersi più interessanti nel mercato del lavoro, ampliare i propri orizzonti professionali uscendo da prospettive e comportamenti eccessivamente localistici, è importante arricchire la propria formazione in contesti più ampi, europei. Questo modo di vedere riesce a dare una ampia visuale sul mercato del lavoro e avere uno sguardo verso la mobilità internazionale, ed aiuta a fare esperienza che non deve essere solo di apprendimento, ma più in generale di vita, al fine di avvicinasi alla cultura europea e ad avere un atteggiamento nuovo nei confronti del lavoro e delle scelte professionali.
Analizziamo alcune indicazioni per orientarsi sulle opportunità della mobilità internazionale.
La struttura europea che favorisce la mobilità lavorativa è l’EURES, che come si può leggere nel sito: aiuta i lavoratori ad attraversare le frontiere. EURES (European Employment Services - Servizi europei per l'impiego) è una rete di cooperazione per facilitare la libera circolazione dei lavoratori all'interno dello Spazio economico europeo, a cui partecipa anche la Svizzera. Fra i partner della rete ci sono servizi pubblici per l'impiego, sindacati ed organizzazioni dei datori di lavoro. La rete è coordinata dalla Commissione europea.
I suoi principali obiettivi sono:
 informare, orientare e consigliare i lavoratori candidati alla mobilità sulle possibilità di lavoro e sulle condizioni di vita e di lavoro nello Spazio economico europeo
assistere i datori di lavoro che intendono assumere lavoratori di altri paesi;
fornire informazioni e assistenza a chi cerca e offre lavoro nelle regioni appartenenti all’Unione Europea.
I servizi che presta sono di tre tipi: informazione, consulenza e assunzione e/o collocamento (incontro domanda e/o offerta).
EURES è una rete di cooperazione che collega la Commissione europea e i servizi pubblici per l'impiego dei paesi appartenenti allo Spazio economico europeo (i paesi dell’UE più la Norvegia, Islanda e Lichtenstein), la Svizzera e altre organizzazioni partner. Le risorse congiunte dei membri EURES e delle organizzazioni partner fornisce una base solida che permette alla rete EURES di offrire servizi di qualità elevata a lavoratori e datori di lavoro.
Nel sito dell’Eures è stato inserito Eures CV, un database in cui le persone interessate alla mobilità in un altro paese appartenenti allo Spazio economico europeo possono inserire il proprio curriculum vitae.

sabato 2 luglio 2011

Pensioni rosa 2011, l'età salirà dal 2020

Aumento sì, ma molto graduale l'età pensionabile delle lavoratrici private a partire soltanto dal 2020 per arrivare a quota 65 anni nel 2030 o più probabilmente nel 2032. Attualmente il requisito anagrafico è di 60 anni. Per il progressivo innalzamento per arrivare a regime a 65 anni, ha preso quota l’ipotesi di farlo partire gradualmente dal 2020, anziché dal 2015 o da ancora prima come pareva in un primo tempo. L’adeguamento a 65 anni, in entrambi i casi, avverrebbe in un arco di tempo piuttosto lungo, circa 10 anni.
L'intervento sulle pensioni rosa prevede quindi un aumento della soglia di vecchiaia delle donne nel settore privato di un mese l'anno dal 2020 per poi salire a sei mesi l'anno dal 2025.
Vediamo le altre voci del pacchetto previdenziale, confermati l'anticipo al 2014 (dal 2015) delle meccanismo di aggancio del momento dell'effettivo pensionamento alla speranza di vita e lo stop alla rivalutazione automatica delle pensioni d'oro. E’ previsto il blocco della rivalutazione che scatterà nel 2012 e sarà totale per gli assegni superiori cinque volte il minimo Inps (30.500 euro lordi l'anno) e parziale (al 45%) per quelli compresi tra tre (18.300 euro annui) e cinque volte il minimo.
E’ certa la misura pensionistica anti-badante che introduce un taglio agli assegni di reversibilità.
Tra le altre novità previdenziali l'iscrizione obbligatoria alle casse pensionistiche privatizzate di tutti quei pensionati che percepiscono un reddito derivante da attività professionale. Questi pensionati-lavoratori saranno obbligati anche a versare contributi con un'aliquota minima non inferiore al 50% di quella ordinaria prevista dagli altri iscritti agli stessi enti. Un'ulteriore misura riguarda i risparmi generati dall'aumento dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche. Somme che dovevano confluire nel Fondo strategico per l'economia reale e che sarebbero servite anche per finanziare politiche attive per il sostegno dell'occupazione femminile come la conciliazione o il cofinanziamento degli asili nido. Ebbene dall'anno prossimo quel Fondo verrà definanziato per una quota di 252 milioni, per salire progressivamente fino a 592 milioni per l'anno 2015 e via a seguire fino al 2020 (con un taglio di quasi 250 milioni).
Per le casalinghe arrivano invece i bonus contributivi legati alla spesa per beni domestici e che potranno essere versati al Fondo attivo da 15 anni all'Inps ma che finora ha stentato a decollare.
Sulle casse previdenziali privatizzate arriva la vigilanza rafforzata. Al fianco del ministero del Lavoro, sulle gestioni patrimoniali e gli investimenti finanziari arrivano le ispezioni della Covip la Commissione di vigilanza sui fondi pensione; verifiche sulla cui base il ministro potrà poi disporre direttive sia sugli investimenti futuri sia sui limiti da non superare sotto il profilo dei conflitti d'interesse che si possono verificare con le banche o gli intermediari finanziari. Il ministro Maurizio Sacconi, parlando di questo intervento è tornato ad auspicare possibili accorpamenti tra alcune casse previdenziali. La Covip assorbirà poi buona parte delle funzioni del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale e parte delle risorse assegnate a quest'ultimo organismo che non viene più soppresso ma limitato ai soli compiti di osservazione, monitoraggio e analisi della spesa pensionistica.
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