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domenica 18 agosto 2013
Spending review, Mastrapasqua: sistemare spesa per non tagliare gli statali
«Trovare le risorse per gli stipendi degli statali, bloccati da 7 anni, è possibile. Anzi auspicabile. Si può fare tagliando gli sprechi e le inefficienze. Ci stiamo già lavorando e a settembre faremo il punto con i sindacati».
Gianpiero D’Alia, ministro della Pubblica amministrazione, è ben consapevole dei sacrifici fatti finora dai travet. E proprio per questo ha in mente un piano da attuare a settembre.
Il presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua – nel corso di un’intervista al Messaggero – ne traccia brevemente i lineamenti della nuova politica economica e sociale- i primi segni di ripresa dell’economia: da tre mesi sono in calo costante le domande di cassa integrazione da parte delle aziende
Il massimo dirigente dell’istituto di previdenza sociale afferma: “Personalmente non credo nei tagli lineari, sono invece un fautore della vera spending review. E sono convinto che un miglior utilizzo delle risorse umane, oltre a rendere più facile la vita ai cittadini aiuterebbe la crescita del Pil”. Mastrapasqua ne è sicuro: “Probabilmente questi lavoratori – le risorse umane – li abbiamo spesso impiegati in amministrazioni non sempre utili e non sempre efficienti”.
Come valuta l’idea del governo di prepensionare fino a 200 mila dipendenti pubblici con lo scopo di recuperare 2 miliardi in tre anni?
«Se questa sarà la volontà del governo, l’Inps si muoverà di conseguenza. Personalmente non credo nei tagli lineari, sono invece un fautore della vera spending review. E sono convinto che un miglior utilizzo delle risorse umane, oltre a rendere più facile la vita ai cittadini aiuterebbe la crescita del Pil».
Non pochi sostengono che gli oltre 3 milioni di statali sono un numero esagerato, che una sforbiciata sarebbe perciò salutare.
«Preferisco non entrare nel merito delle polemiche. Mi limito a osservare che non è dell’Italia il record di dipendenti pubblici. Francia e Germania ne hanno più di noi, e non solo nel settore previdenza e assistenza, dove peraltro i 32mila dipendenti Inps si confrontano con i 110 mila dell’istituzione omologa in Francia e i 65 mila in Germania».
«Il punto è che probabilmente questi lavoratori li abbiamo spesso impiegati in amministrazioni non sempre utili e non sempre efficienti. In Italia ci sono 30mila enti dichiarati inutili, forse è lì che si dovrebbero cercare i risparmi. Comunque, ogni piano concordato con le parti sociali è un contributo importante alla crescita».
Per rendere più efficiente la Pubblica amministrazione e definire tempi certi entro i quali il cittadino può avere risposte, di recente lei ha fatto una proposta shock: silenzio assenso entro cinque giorni dalla richiesta.
«Perché no. Una norma così perentoria renderebbe superato ogni provvedimento anticorruzione, cancellando in un sol colpo le occasioni di clientele o amicizie interessate all’interno dei sistemi di Pa. Uno shock che costringerebbe anche le amministrazioni a riorganizzarsi e a dare prova di efficienza, sottoponendosi alla valutazione più credibile: quella del merito, misurato direttamente dall’utente».
Perché ciò sia possibile è però necessario informatizzare in breve tempo tutta la Pubblica amministrazione.
«Sicuro. D’altro canto è una sfida alla quale l’Italia non può sottrarsi. Pensi che da quando l’invio dei certificati medici è stato reso obbligatorio in via telematica, nell’aprile 2010, ne sono stati emessi quasi 60 milioni. Ciò vuole dire che i cittadini, che erano costretti a inviare due raccomandate, una all’Inps e una al datore di lavoro, hanno speso circa 600 milioni di euro in meno».
È dal 1996 che gli italiani attendono informazioni sul nuovo regime pensionistico. Che fine ha fatto la busta arancione?
«Un’osservazione preliminare: in Svezia, dove nasce il modello della busta arancione, la previdenza deriva dalla fiscalità generale e i cittadini sono 9 milioni, come la sola Lombardia. E’ evidente che in un contesto simile tutto è più semplice. Comunque, noi siamo pronti: l’operazione busta arancione potrebbe partire già entro l’autunno».
Anche al tempo del ministro Elsa Fornero l’operazione sembrava imminente, poi però tutto è finito nel congelatore.
«Non certo per responsabilità dell’Inps. In ogni caso, il confronto è ripartito con il ministro Giovannini. Il governo vuole opportunamente condividere la responsabilità delle informazioni diffuse su una materia tanto delicata, dove i giovani lavoratori devono simulare il loro futuro per poter avere un calcolo o una proiezione credibile. Non possiamo permetterci errori».
Riforma Fornero: quale parte andrebbe riformata?
«Trovo sbagliato parlare di riforma o di controriforma. E’ giusto parlare di manutenzione intelligente, non di stravolgimento. Del resto, la riforma stessa prevedeva l'apertura di un tavolo di monitoraggio. Ed è in questo quadro che va inserito il problema esodati. Il ministro Giovannini ha già comunicato al Parlamento che a settembre se ne riparlerà. Credo che un confronto con i sindacati sarebbe utile. Ma il margine di intervento deve essere contenuto nei termini del problema reale».
A proposito di esodati, basterà a risolvere il problema il terzo decreto in via di gestazione?
«Non sta a me dirlo. In ogni caso, il premier Letta ha assicurato che il governo farà la sua parte fino in fondo».
In tema di welfare la parola tagli ricorre spesso. Davvero c’è ancora qualcosa da tagliare?
«Premesso che l’Italia non spende più della media Ue, anzi è in linea con il 29% del Pil, il problema è come spende. Prima di parlare di tagli bisognerebbe valutare come riallocare la spesa. Per esempio, si spende troppo poco per le politiche attive per il lavoro. Naturalmente è anche un problema di efficienza dei centri per l'impiego, che in Italia intermediano poco più del 3% dell'occupazione contro il 10% della Germania, il 30% del Regno Unito e il 41% della Svezia».
Insomma, basta tagli e in cambio una spesa più razionale.
«Sicuro. Dobbiamo cominciare a vedere nel welfare un motore di sviluppo, non solo un centro di costo. E poi, perché tutto deve essere gratis per tutti? Perché chi ha redditi alti deve avere prestazioni come chi ha meno disponibilità? Penso ai ricoveri ospedalieri, penso all’indennità di accompagnamento per gli invalidi civili. Diamo di più a chi ha meno togliendo qualche beneficio a chi può contare su più risorse proprie».
Sul fronte della previdenza, pubblico e privato spesso confliggono tra loro. Proprio non è possibile trovare spazi di collaborazione?
«Al contrario, deve però cadere la prevenzione negativa che circonda i temi del welfare e della previdenza. Il paese ha bisogno di integrazione delle risorse. Naturalmente ciascuno secondo le proprie responsabilità e obiettivi, ma senza pregiudizi. Io credo che con la giusta educazione previdenziale, e la busta arancione aiuterà molto, questo obiettivo diventerà possibile».
Mi risulta che a livello di governo si vorrebbe rimettere mano ad alcune norme sulla previdenza integrativa per renderla più facile, conveniente e competitiva. Ne ha sentito parlare?
«Sì, e sarebbe una cosa giusta. Ma senza demonizzare quella obbligatoria mettendo in circolo leggende inverosimili. La pensione ci sarà e sarà commisurata ai versamenti».
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venerdì 28 dicembre 2012
INPS e pensioni dal 2013 in aumento le minime
Nel 2012 continua a calare il numero delle pensioni Inps liquidate nello stesso anno: gli ultimi dati, riferiti al mese di novembre, confermano l'andamento fotografato dalle precedenti rilevazioni. Nei primi 11 mesi dell'anno, infatti, sono state liquidate complessivamente 186.800 pensioni, mentre nello stesso periodo del 2011 le nuove pensioni erano 230.500, con una diminuzione pari al -18,5% .Sono i dati resi noti dall'Inps. I dati confermano anche la crescita dell'età media di pensionamento, che si attesta su 61 anni e 3 mesi.
Il calo delle pensioni liquidate dall'Inps,con un rallentamento deciso per i trattamenti di anzianità, è "una buona notizia per i pensionati italiani, anche quelli futuri". E' il commento del presidente dell'Inps Mastrapasqua secondo cui i nuovi dati testimoniano come i conti dell'istituto siano così "messi in sicurezza".
Dal 2013, poi,"ci saranno "ulteriori aggiustamenti" grazie agli effetti della riforma Monti-Fornero, e quindi ci si attende un nuovo calo nei primi 3 mesi"
Ricordiamo che dal 1° gennaio scattano gli aumenti del 3% per adeguare le pensioni al costo della vita, ma anche il prossimo anno la rivalutazione non sarà valida per le pensioni superiori tre volte la minima. Lo ricorda lo Spi-Cgil, precisando che il blocco, per effetto della riforma Fornero,riguarderà 6 milioni di pensionati, che nel biennio 2012-2013 si ritroveranno con un 1.135 euro in meno. Con la rivalutazione prevista, una pensione minima passerà da 481 euro a 495,43.mentre una da 1.000 euro arriverà a quota 1.025 euro. Il blocco – ha segnalato il sindacato pensionati della Cgil - riguarderà soprattutto pensionati che hanno un reddito mensile di 1.217 euro netti (1.486 euro lordi). Un pensionato che si trova in questa fascia ha già perso 363 euro nel 2012 e ne perderà 776 nel 2013. Un pensionato con un reddito mensile di 1.576 euro netti (2.000 lordi) nel 2012 ha perso invece 478 euro e nel 2013 ne perderà 1.020.
''In questo anno - ha detto il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone - abbiamo assistito a un accanimento senza precedenti sui pensionati, che più di tutti hanno dovuto pagare sulla propria pelle il conto della crisi. L'aumento annuale delle pensioni che scatterà nei prossimi giorni - ha continuato Cantone - è risibile e non garantisce il pieno recupero del loro potere d'acquisto. Oltretutto da questo meccanismo automatico sono stati estromessi per decreto sei milioni di pensionati, la maggior parte dei quali non possono di certo essere considerati ricchi o privilegiati. Il governo - conclude - ha scelto deliberatamente di colpire la categoria dei pensionati lasciandone in pace tante altre che potevano e dovevano contribuire al risanamento dei conti, ed e' per questo che per noi la cosiddetta Agenda Monti non può di certo essere la ricetta giusta per la crescita e lo sviluppo del Paese''.
Il calo delle pensioni liquidate dall'Inps,con un rallentamento deciso per i trattamenti di anzianità, è "una buona notizia per i pensionati italiani, anche quelli futuri". E' il commento del presidente dell'Inps Mastrapasqua secondo cui i nuovi dati testimoniano come i conti dell'istituto siano così "messi in sicurezza".
Dal 2013, poi,"ci saranno "ulteriori aggiustamenti" grazie agli effetti della riforma Monti-Fornero, e quindi ci si attende un nuovo calo nei primi 3 mesi"
Ricordiamo che dal 1° gennaio scattano gli aumenti del 3% per adeguare le pensioni al costo della vita, ma anche il prossimo anno la rivalutazione non sarà valida per le pensioni superiori tre volte la minima. Lo ricorda lo Spi-Cgil, precisando che il blocco, per effetto della riforma Fornero,riguarderà 6 milioni di pensionati, che nel biennio 2012-2013 si ritroveranno con un 1.135 euro in meno. Con la rivalutazione prevista, una pensione minima passerà da 481 euro a 495,43.mentre una da 1.000 euro arriverà a quota 1.025 euro. Il blocco – ha segnalato il sindacato pensionati della Cgil - riguarderà soprattutto pensionati che hanno un reddito mensile di 1.217 euro netti (1.486 euro lordi). Un pensionato che si trova in questa fascia ha già perso 363 euro nel 2012 e ne perderà 776 nel 2013. Un pensionato con un reddito mensile di 1.576 euro netti (2.000 lordi) nel 2012 ha perso invece 478 euro e nel 2013 ne perderà 1.020.
''In questo anno - ha detto il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone - abbiamo assistito a un accanimento senza precedenti sui pensionati, che più di tutti hanno dovuto pagare sulla propria pelle il conto della crisi. L'aumento annuale delle pensioni che scatterà nei prossimi giorni - ha continuato Cantone - è risibile e non garantisce il pieno recupero del loro potere d'acquisto. Oltretutto da questo meccanismo automatico sono stati estromessi per decreto sei milioni di pensionati, la maggior parte dei quali non possono di certo essere considerati ricchi o privilegiati. Il governo - conclude - ha scelto deliberatamente di colpire la categoria dei pensionati lasciandone in pace tante altre che potevano e dovevano contribuire al risanamento dei conti, ed e' per questo che per noi la cosiddetta Agenda Monti non può di certo essere la ricetta giusta per la crescita e lo sviluppo del Paese''.
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sabato 20 ottobre 2012
Ministero del lavoro e Inps continua la guerra sul numero degli esodati
"Gli esodati salvaguardati sono all'incirca 220 mila". Lo ha affermato il presidente dell'Inps, Mastrapasqua, a Rai Radio 1. Il presidente ha detto che la copertura "è garantita per i 65.000 lavoratori inclusi nel "Salva Italia", per altri 65.000 da due provvedimenti successivi, per 9.000 aggiunti pochi giorni fa dal ministro Fornero e, ovviamente, per gli 80mila che sono riusciti ad andare in pensione entro il 31 dicembre 2012.
Ogni sede Inps sta rifacendo i conti. Il 21 novembre avremo i dati definitivi".
«La platea degli esodati da salvaguardare si estenderà, per il biennio 2013-2014, ad altri 8.900 casi per un costo di 440,8 milioni». Lo riferisce il presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, citando i dati Inps avuti ieri dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso di un colloquio a Montecitorio. Si tratta dei lavoratori che matureranno il diritto ad essere salvaguardati in base ai paletti fissati dalla riforma delle pensioni.
«La cifra indicata dal Ministro – ha puntualizzato Moffa - non considera i licenziamenti individuali o l'uscita dal lavoro in base ad accordi territoriali. Dati che l'Istituto previdenziale - sottolinea il presidente della Commissione citando Fornero - , non è tuttora in grado di fornire». Fonti interne all'istituto sottolineano tuttavia che, per quanto riguarda gli accordi territoriali, molto dipende dalla collaborazione delle Regioni, che attualmente non raggiunge livelli adeguati. «Il Governo - conclude Moffa - dovrà inoltre individuare la copertura per questi ulteriori esodati».
La Cgil a Roma a piazza San Giovanni: per discutere sulle scelte strategiche di politica industriale, misure di sostegno per i lavoratori di natura fiscale, interventi per arginare la crisi che investe i lavoratori e per salvaguardare i precari. Insomma, ricordare al governo di mettere «Il lavoro prima di tutto!» Sono queste alcune delle riflessioni per le quali la Cgil ha deciso di darsi appuntamento a Roma a piazza San Giovanni.
Molti contenziosi aperti con il governo. Tra questi, la CGIL si dice pronto a discutere con il governo di scuola ma non può accettare un aumento unilaterale delle ore di lezione degli insegnanti Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Tutti pensiamo che la scuola debba arricchirsi, ma non puoi dire a uno che deve lavorare sei ore in più e non lo paghi per quelle ore perché tu hai deciso che così gli organici si possono tagliare ancora un po'. Dicci che progetto hai sulla scuola e discutiamo e costruiamo anche le soluzioni».
Un commento a distanza è arrivato dal ministro del Lavoro Elsa Fornero. «Ho rispetto per la manifestazione dei lavoratori. Lavoratori e sindacati, tutti coloro che vogliono parlare sanno che non mi sono mai tirata indietro. Il lavoro è la mia prima preoccupazione».
Ogni sede Inps sta rifacendo i conti. Il 21 novembre avremo i dati definitivi".
«La platea degli esodati da salvaguardare si estenderà, per il biennio 2013-2014, ad altri 8.900 casi per un costo di 440,8 milioni». Lo riferisce il presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, citando i dati Inps avuti ieri dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso di un colloquio a Montecitorio. Si tratta dei lavoratori che matureranno il diritto ad essere salvaguardati in base ai paletti fissati dalla riforma delle pensioni.
«La cifra indicata dal Ministro – ha puntualizzato Moffa - non considera i licenziamenti individuali o l'uscita dal lavoro in base ad accordi territoriali. Dati che l'Istituto previdenziale - sottolinea il presidente della Commissione citando Fornero - , non è tuttora in grado di fornire». Fonti interne all'istituto sottolineano tuttavia che, per quanto riguarda gli accordi territoriali, molto dipende dalla collaborazione delle Regioni, che attualmente non raggiunge livelli adeguati. «Il Governo - conclude Moffa - dovrà inoltre individuare la copertura per questi ulteriori esodati».
La Cgil a Roma a piazza San Giovanni: per discutere sulle scelte strategiche di politica industriale, misure di sostegno per i lavoratori di natura fiscale, interventi per arginare la crisi che investe i lavoratori e per salvaguardare i precari. Insomma, ricordare al governo di mettere «Il lavoro prima di tutto!» Sono queste alcune delle riflessioni per le quali la Cgil ha deciso di darsi appuntamento a Roma a piazza San Giovanni.
Molti contenziosi aperti con il governo. Tra questi, la CGIL si dice pronto a discutere con il governo di scuola ma non può accettare un aumento unilaterale delle ore di lezione degli insegnanti Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Tutti pensiamo che la scuola debba arricchirsi, ma non puoi dire a uno che deve lavorare sei ore in più e non lo paghi per quelle ore perché tu hai deciso che così gli organici si possono tagliare ancora un po'. Dicci che progetto hai sulla scuola e discutiamo e costruiamo anche le soluzioni».
Un commento a distanza è arrivato dal ministro del Lavoro Elsa Fornero. «Ho rispetto per la manifestazione dei lavoratori. Lavoratori e sindacati, tutti coloro che vogliono parlare sanno che non mi sono mai tirata indietro. Il lavoro è la mia prima preoccupazione».
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martedì 29 maggio 2012
Esodati nuovo scontro Fornero-Camusso
Sugli esodati "non possiamo pensare che tutto si riapra, altrimenti vuol dire fare la riforma e poi disfarla" dice il ministro del Lavoro, Fornero, rispondendo al presidente Inps, Mastrapasqua, che presentando il rapporto annuale dell'Istituto aveva chiesto una soluzione "per tutti". "Abbiamo un decreto che è pronto" spiega il ministro. "E' una soluzione parziale", "lo sappiamo"."Gli esodati sono un costo della riforma delle pensioni. Le riforme costano,non sono a costo zero". Poi aggiunge:"Il governo non è né cieco né sordo ai problemi del Paese".
Ma "al momento non abbiamo il numero degli esodati né gli accantonamenti". "Nei processi di transizione - dice il presidente Inps, Mastrapasqua, presentando alla Camera il rapporto annuale dell'Istituto -, chi è colto a metà del suo passaggio non può e non deve essere dimenticato". Per gli esodati serve una "soluzione che valga per tutti, non solo per il contingente" dei 65mila lavoratori individuati dal governo. Mastrapasqua definisce, comunque, la riforma delle pensioni voluta dal governo Monti "dura, severa, equa e coraggiosa", le "criticità" non devono "oscurarla".
La soluzione in due tempi per risolvere il problema esodati, così come ribadita oggi dal ministro Fornero, è "un disprezzo nei confronti delle persone" dice il segretario della Cgil, Camusso. Il ministro "parla senza sapere di cosa parla". "Serve una soluzione per il complesso degli esodati o meglio che si sospenda la discussione sugli ammortizzatori sociali perché le misure proposte non reggerebbero il confronto". Quanto a un possibile voto di fiducia a Palazzo Madama sul Ddl lavoro, così da far arrivare a Montecitorio il testo blindato: "Più vedo la situazione più credo bisogna riflettere se è giusto fare la riforma" ha detto la Camusso.
Ma "al momento non abbiamo il numero degli esodati né gli accantonamenti". "Nei processi di transizione - dice il presidente Inps, Mastrapasqua, presentando alla Camera il rapporto annuale dell'Istituto -, chi è colto a metà del suo passaggio non può e non deve essere dimenticato". Per gli esodati serve una "soluzione che valga per tutti, non solo per il contingente" dei 65mila lavoratori individuati dal governo. Mastrapasqua definisce, comunque, la riforma delle pensioni voluta dal governo Monti "dura, severa, equa e coraggiosa", le "criticità" non devono "oscurarla".
La soluzione in due tempi per risolvere il problema esodati, così come ribadita oggi dal ministro Fornero, è "un disprezzo nei confronti delle persone" dice il segretario della Cgil, Camusso. Il ministro "parla senza sapere di cosa parla". "Serve una soluzione per il complesso degli esodati o meglio che si sospenda la discussione sugli ammortizzatori sociali perché le misure proposte non reggerebbero il confronto". Quanto a un possibile voto di fiducia a Palazzo Madama sul Ddl lavoro, così da far arrivare a Montecitorio il testo blindato: "Più vedo la situazione più credo bisogna riflettere se è giusto fare la riforma" ha detto la Camusso.
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