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lunedì 8 dicembre 2014

Esodati - salvaguardati: chi e come fare domanda entro il 5 gennaio 2015



Secondo l’esecutivo la vicenda esplosa dopo la riforma Fornero, quando l’Inps quantificò in 328.650 i lavoratori che rischiavano di restare senza lavoro e senza pensione per effetto dell’improvviso aumento dei requisiti, si è chiusa con i sei «decreti di salvaguardia» approvati finora, che consentono a 170mila lavoratori di andare in pensione con le regole vigenti prima della riforma.

Secondo i comitati degli esodati ci sarebbero invece almeno altre 50 mila posizioni da sanare. Al di là di questo braccio di ferro, che riguarda comunque persone che hanno perso il lavoro prima della riforma Fornero, va affrontato il tema dei lavoratori anziani che stanno perdendo o perderanno il lavoro senza essere coperti dagli ammortizzatori sociali fino al raggiungimento della pensione. Di qui il tema della flessibilità in uscita: stabilire cioè regole che consentano, in determinati casi, di andare in pensione prima. Oltre alla minipensione anticipata sotto forma di prestito a se stessi, altre ipotesi prevedono la possibilità di lasciare il lavoro qualche anno prima ma con una pensione più bassa o attraverso penalizzazioni per ogni anno di anticipo o con il calcolo dell’assegno col metodo contributivo, cioè sulla base dei versamenti effettuati durante tutta la vita lavorativa.

Le istruzioni INPS per gli esodati della sesta salvaguardia: ecco chi deve fare domanda alla DTL entro il 5 gennaio, i moduli e le modalità di presentazione.

Con il Messaggio n. 9305/2014 l’INPS ha chiarito le modalità con le quali i lavoratori esodati - salvaguardati possono presentare domanda di accesso alla sesta salvaguardia dalla Riforma delle Pensioni Fornero (D.L. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 2011).

Chi non deve fare domanda
Più in particolare l’Istituto precisa che gli esodati esclusi dalla quarta salvaguardia (art 11 bis della legge n. 124 del 2013) per esaurimento del plafond sono esonerati dal dover ripresentare la domanda di accesso entro il 5 gennaio 2015. Si tratta dei lavoratori che sono in possesso di un provvedimento di accoglimento della Direzione Territoriale per il Lavoro, ma non hanno ricevuto la certificazione del diritto alla salvaguardia perché esclusi dal contingente numerico.

Chi deve fare domanda
La scadenza del 5 gennaio riguarda invece i lavoratori che non hanno presentato alla DTL competente la domanda di accesso alla quarta salvaguardia, o l’hanno presentata ma non hanno ricevuto alcun provvedimento di accoglimento da parte della DTL stessa.

Come fare domanda
L’istanza va presentata utilizzando moduli e istruzioni forniti dal Ministero e contenuti nella Circolare 27/2014. Ricordiamo che le modalità di presentazione delle istanze cambiano per le diverse categorie di salvaguardati:

i lavoratori cessati in base ad accordi devono presentare l’istanza presso la DTL davanti alla quale sono stati sottoscritti gli accordi;

in tutti gli altri casi, la domanda va presentata alla DTL competente in base alla residenza del lavoratore.

Le istanze possono essere trasmesse:

agli indirizzi PEC (Posta Elettronica Certificata) della DTL;

alla email dedicata;

via raccomandata A/R.

Dopo 30 giorni dalla presentazione delle domande, la DTL ne decide l’ammissibilità  motivando un eventuale parere contrario. Il lavoratore esodato ha altri 30 giorni per presentare ricorso. Nel proprio Messaggio l’Istituto precisa, inoltre, che nella lettera di certificazione viene indicata anche la data di apertura della cosiddetta “finestra di accesso” e, quindi, la prima data utile dalla quale l’assicurato può ottenere la pensione. La domanda di pensione in salvaguardia potrà poi essere presentata in qualsiasi momento successivo all’apertura della finestra al pari di tutti gli altri assicurati.



domenica 6 luglio 2014

Pensioni per la scuola si avvicina la quota 96


Quota 96 con almeno 60 anni di età. Ovvero ci vogliono 60 anni di età e 36 di contributi ma salgono a 61 se gli anni di contributi sono solo 35. Una volta raggiunti i requisiti per avere l'assegno bisogna aspettare ancora 12 mesi previsti dalla nuova finestra mobile arrivando quindi almeno a 61 anni.

I lavoratori autonomi andranno in pensione di anzianità con quota 97 e almeno 61 anni di età.  A questi requisiti va aggiunta un'attesa di 18 mesi previsti dalla finestra mobile prevista dalla manovra di luglio. Quindi per i lavoratori autonomi sono necessari almeno 62 anni e mezzo (regola che vale anche per i collaboratori a progetto).

Sale il numero degli esodati, salvaguardati e si prospettano soluzioni anche i Quota 96 della scuola: novità approvate e cosa potrebbe arrivare nei prossimi giorni.

Anche se non si può parlare di una riforma delle pensioni Renzi in senso strutturale, gli interventi in materia previdenziale sono stati parecchi, dall'abolizione del trattenimento in servizio alla sesta salvaguardia per gli esodati. E il caso delle pensioni Quota 96 scuola? In effetti sembra essere l'ultimo tema "caldo" lasciato completamente senza soluzione ma la notizia è che sembra che il governo abbia intenzione di discutere in tempi brevi e probabilmente risolvere anche la loro vertenza. Buone notizie? Forse è ancora presto per dirlo, ma analizziamo quali sono state le dichiarazioni.

Ad intervenire sul caso delle pensioni Quota 96 scuola è stato Francesco Boccia del PD che ha dichiarato di avere l'intenzione di inserire come emendamento al DL sulla Pubblica Amministrazione alcuni elementi del disegno di legge Ghizzoni/Marzana, fermo da mesi in Parlamento per mancanza di copertura economica.

Nell'ambito di quella che possiamo definire riforma delle pensioni Renzi, un primo tentativo di inserire un emendamento a favore delle pensioni Quota 96 scuola c'era stato nella discussione parlamentare sulla misura per gli esodati. In quel caso era arrivata la bocciatura da parte della maggioranza parlamentare, la motivazione era l'estraneità della materia.

Come ben sapranno tutti i docenti e il personale ATA coinvolto nel caso delle pensioni Quota 96 scuola, la Marzana del M5S è stata una delle più attive in Parlamento in vista della risoluzione. In un intervento di questi ultimi giorni, i deputati M5S, dopo che l'emendamento è stato ammesso alla discussione, hanno dichiarato: 'Grazie a un ordine del giorno della deputata Maria Marzana il tema dei Quota 96, e la risoluzione di questa travagliata vicenda, verrà affrontato nel decreto Pa, prossimo ad arrivare alla Camera. Siamo soddisfatti ed ora aspettiamo il governo alla prova dei fatti'.

Insomma, si respira un'aria di cauto ottimismo per una vicenda, quella dei Quota 96, che assomiglia sempre di più ad un paradosso tutto italiano. E intanto sembra sempre di più che si stia formando un cantiere per una riforma delle pensioni Renzi complessiva e strutturale.

E’ salito a 170.230 unità, dal 160mila, il numero degli esodati salvaguardati grazie all’approvazione del nuovo emendamento nato dall’accordo tra Cesare Damiano e ministro del Lavoro Poletti. In tutto sono 32mila lavoratori esodati: 24 mila posizioni sono state recuperate dai provvedimenti precedenti e 8 mila sono del tutto nuove.

Il nuovo emendamento propone una soluzione, più contenuta nei numeri rispetto alla proposta della Commissione Lavoro, che permette di allungare di un anno, cioè al 6 gennaio 2016, la tutela pensionistico per accedere alle regole vigenti prima dell’arrivo della legge Fornero. A questa nuova platea di lavoratori si aggiunge anche quella dei ‘cessati’, coloro che sono stati i licenziati da un lavoro a tempo determinato.

Per definire questa salvaguardia è stata utilizzata una parte dei risparmi, avanzati, della seconda e della quarta salvaguardia, cui saranno aggiunte altre risorse che deriveranno dal Fondo per l’occupazione. In tutto le risorse ammontano ad 11 miliardi di euro. E si tratta di soldi che dovranno essere utilizzati esclusivamente per i lavoratori rimasti senza reddito dopo l’entrata in vigore della legge Fornero che ha decisamente commesso gravi errori.

Una soluzione dovrebbe arrivare presto anche per i quota 96 della scuola, visto che il presidente della commissione Bilancio della Camera Boccia ha annunciato parla di un emendamento già pronto al dl sulla Pa, che riporta anche le necessarie coperture, novità che consentirebbe di risolvere la situazione per 4 mila insegnanti in attesa della pensione.

mercoledì 29 maggio 2013

Esodati: pubblicato il decreto del 22 aprile 2013


E' stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (28 maggio 2013, n. 123) il decreto interministeriale 22 aprile 2013 che disciplina le modalità di attuazione dell'art. 1, co. 231 e 233, della L. 24  dicembre  2012,  n. 228 (cd. Legge di stabilità 2013), individuando il limite massimo di lavoratori e la ripartizione dei soggetti interessati alla concessione dei benefici. Comunque resta fermo il possesso dei requisiti utili al trattamento pensionistico.

Il contingente numerico di 10.130 lavoratori concernente la terza salvaguardia in materia pensionistica trova tra le categorie interessate, i lavoratori cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e collocati in mobilità ordinaria o in deroga a seguito di accordi governativi o non governativi, registrati entro il 31 dicembre 2011, che abbiano perfezionato i requisiti utili al trattamento pensionistico entro il periodo di godimento dell’indennità (in ogni caso entro il 31 dicembre 2014) sono tenuti,  entro 120 giorni, e cioè entro il 25 settembre, a presentare un’istanza alla Direzione territoriale del lavoro competente territorialmente, per poter acquisire la pensione secondo le direttive ante-riforma Monti-Fornero.

I lavoratori salvaguardati da questo decreto possono andare in pensione con le regole precedenti alla Riforma delle Pensioni (contenuta nel Salva Italia, Dl 201/2011).

Adesso vediamo chi sono e cosa devono fare:

numero 2.560 lavoratori cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e collocati in mobilità ordinaria o in  deroga a seguito di accordi, governativi o non governativi, stipulati entro il 31 dicembre 2011, e che abbiano perfezionato i requisiti per il pensionamento entro la fine della mobilità, e comunque entro il 31 dicembre 2014: questi lavoratori devono presentare istanza alla DTL (direzione territoriale del lavoro) competente per territorio, corredata dell’accordo di mobilità, entro il 25 settembre 2013, indicando la data di cessazione del rapporto di lavoro. Se il lavoratore non è in grado di produrre l’accordo di mobilità, la Dtl lo acquisirà presso il datore di lavoro o la competente Pubblica Amministrazione. La Dtl trasmette l’istanza all’Inps entro 45 giorni dal ricevimento;

numero 1.590 lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione entro il 4 dicembre 2011, con almeno  un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data di entrata in vigore della riforma delle pensioni, ossia il 6 dicembre 2011. Questo lavoratori possono aver svolto, dopo il 4 dicembre 2011, qualsiasi attività, ma non riconducibile a un rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, e a condizione che il reddito annuo lordo conseguito dopo il 4 dicembre 2011 sia al massimo pari a 7mila 500 euro. Questi lavoratori devono aver conseguito il diritto alla pensione entro il dicembre 2014 (lettera b, comma 231: presentano domanda all’Inps entro il 25 settembre 2013;

numero 5.130 lavoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 30 giugno 2012, in ragione di accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo stipulati dalle organizzazioni più rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011. Possono avere svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attività non  riconducibile a rapporto di lavoro a tempo indeterminato, a condizione che il reddito annuo lordo conseguito dopo il 30 giugno 2012 sia al massimo pari a  7.500 euro. Anche qui, il perfezionamento dei requisiti per la pensione deve essere conseguito entro il dicembre 2014 (lettera c, comma 231): questi lavoratori devono presentare domanda alla DTL davanti alla quale sono stati sottoscritti gli accordi di incentivo all’esodo o a quella competente per territorio, entro il 25 settembre 2013. E' obbligo che alla domanda va allegato l’accordo.

numero 850 lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione entro il 4 dicembre 2011 e collocati  in mobilità ordinaria alla predetta data, che devono attendere il termine della mobilità per poter effettuare  il versamento volontario. Devono perfezionare i requisiti pensionistico entro il dicembre 2014 (lettera d, comma 231): presentano domanda all’Inps entro il 25 settembre 2013.

Riassumendo la salvaguardia vale per i lavoratori che hanno risolto il rapporto lavorativo entro il 30 giugno 2012 per effetto di accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo stipulati entro il 31 dicembre 2011, a condizione che non siano stati riassunti a tempo indeterminato, che abbiano guadagnato un reddito annuo lordo complessivo non superiore a 7.500 euro e che giungano a perfezionare i requisiti necessari all’accesso pensionistico entro dicembre 2014.

Sono ammessi alla salvaguardia anche i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria dei contributi entro il 4 dicembre 2011 e con un contributo accreditato o accreditabile entro il 6 dicembre  2011 benché abbiano svolto, dopo il 4 dicembre 2011, ogni tipo di attività riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato a seguito dell’ottenuta autorizzazione. Anche in questo caso l’ammissione è valida a patto che i suddetti lavoratori abbiamo conseguito un reddito annuo lordo non superiore a 7.500 euro e maturino i requisiti che consentono l’accesso al pensionamento entro il mese di dicembre 2014. In questo caso, l’istanza dovrà essere presentata direttamente all’Inps.

Beneficiati dalla salvaguardia sono infine anche i prosecutori volontari collocati in mobilità ordinaria, i quali rientrano nella manovra di ‘tutela’ soltanto avendo però perfezionato i requisiti di accesso entro il termine precedentemente indicato. L’ente preposto al vaglio ed al controllo delle singole domande è l’Inps.




mercoledì 23 gennaio 2013

Esodati 2013 continua la polemica e la guerra dei dati per i salvaguardati

Il lavoratori  italiani sono rassegnati a lavorare più a lungo e sembrano molto preoccupati per la propria vecchiaia sul fronte economico. E' il quadro che emerge da uno studio del Censis commissionato dalla Covip presentato oggi secondo il quale circa un lavoratore su tre vorrebbe andare in pensione prima dei 60 anni, a fronte di appena il 3,7% che ritiene che sia possibile un'uscita così precoce dal lavoro.

Il 24,7%  dei lavoratori paventa che dovrà aspettare di compiere 70 anni prima di andare in pensione (oltre l'80% ritiene che dovrà aspettare almeno di avere 64 anni) a fronte di oltre il 72% degli intervistati che vorrebbe andare entro i 60. L'84% degli intervistati è convinto che le regole sulla previdenza cambieranno ancora mentre appena l'8,1% pensa che "finalmente" ci siano regole stabili. Quasi la metà dei lavoratori (il 46%) prevede una vecchiaia di ristrettezze con assegni pensionistici di poco superiori alla metà dello stipendio e "senza grandi risorse da spendere". mentre solo l'8,2% pensa che potrà avere una vecchiaia serena dal punto di vista economico grazie a buoni redditi. il 24,5% pensa che non potrà vivere nell'agiatezza, anche se qualche sfizio potrà toglierselo mentre il 21,5% afferma che la situazione è molto incerta e non riesce a immaginare come sarà la propria vecchiaia.

Gli assegni previdenziali sono bassi con oltre il 35% dei pensionati di vecchiaia con importi inferiori a 1.000 euro (quattro milioni di persone). I lavoratori italiani considerano che quando andranno in pensione riceveranno un assegno pari in media al 55% del proprio reddito attuale. I giovani (18-34 anni) si aspettano un importo pari al 53,6% del proprio reddito mentre coloro che ora hanno tra i 55 e i 64 anni si aspettano che l'assegno pensionistico arrivi al 60,1% del loro reddito da lavoro. I dipendenti pubblici sono chiaramente più ottimisti rispetto al proprio reddito da pensione e si aspettano un assegno pari al 62% del loro reddito a fronte del 55% atteso dai dipendenti privati e il 51% dagli autonomi. L'insicurezza, sottolinea il Censis, riguarda anche il percorso previdenziale personale: il 34% dei lavoratori (percentuale che sale al 41% tra i dipendenti privati) teme di perdere il lavoro e di rimanere senza contribuzione, il 25% di dover affrontare una fase di precarietà con una contribuzione intermittente, il 19% di avere difficoltà a costruirsi, oltre la pensione pubblica, fonti integrative di reddito, come ad esempio la previdenza complementare.

La paura di perdere il lavoro si estende anche ai lavoratori pubblici (il 21,4% degli intervistati). Nella crisi la previdenza, come sistema e come percorso personale, catalizza paure e incertezze, creando ansia piuttosto che sicurezza. Come fonte di reddito per integrare la pensione pubblica,sottolinea ancora il Censis, il 70% dei lavoratori indica forme di risparmio diverse dalla previdenza complementare (acquisto diretto di strumenti finanziari, investimenti immobiliari, polizze assicurative) mentre solo il 16,5% dichiara di preferire una forma di previdenza complementare. La previdenza complementare, poco conosciuta, non suscita tra i lavoratori la fiducia necessaria a far sì che vi investano i loro risparmi. Tra i motivi della scelta di non aderire alla previdenza complementare, si legge nella ricerca, al primo posto emergono quelli economici: il 41% dichiara di non poterselo permettere, il 28% non si fida degli strumenti di previdenza complementare, il 19% si ritiene troppo giovane per pensare alla pensione, il 9% preferisce lasciare il Tfr in azienda.

Mentre sul problema degli esodati. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, "non è stato informato" su eventuali nuovi esodati, così come pubblicato dal quotidiano  Il Messaggero. Il quale ha sostenuto che, secondo alcuni calcoli dell'Inps, oltre ai 140 mila salvaguardati dal governo rispetto alle nuove regole della riforma Fornero, ci sarebbero altri 150 mila esodati per i quali cercare una soluzione. "E' una fonte Inps, dovete chiedere all'Inps - ha detto Fornero - visto che ci sono conti dei quali il ministro ancora una volta non viene informato". A maggio l'Inps aveva inviato una lettera al ministero nella quale si calcolava in 390 mila il totale dei lavoratori che, avendo perso o lasciato il lavoro, con la riforma Fornero si sarebbe potuto trovare per un periodo senza stipendio e senza pensione. "Per conto mio - ha detto Fornero - abbiamo salvaguardato 140 mila persone". L'Inps dovrebbe mandare nei prossimi giorni le prime lettere di salvaguardia alle persone che rientrano nel decreto sui primi 65 mila salvaguardati. Dopo questi, è previsto che si lavorino le domande per il decreto appena pubblicato in Gazzetta ufficiale, che prevede altri 55 mila salvaguardati. Oltre questi, ci sono 10 mila posti per gli esodati della riforma Sacconi e 10 mila per i quali sono stati inseriti fondi nella legge di stabilità. Per questi 140 mila esodati da salvaguardare sono previsti nel complesso 9,3 miliardi.

La vicenda inizia nel dicembre del 2011. Approvando una drastica riforma delle pensioni, che per molti lavoratori spostava in avanti il traguardo anche di 4-5 anni, l’esecutivo tecnico si era posto il problema di tutelare coloro che avevano lasciato il lavoro facendo conto sui requisiti precedentemente in vigore e che si trovavano in mobilità oppure versavano contributi volontari. Non si fissava un numero ma venivano stanziate risorse finanziarie per 5,1 miliardi complessivi, tra il 2013 e il 2019, sufficienti a salvare 65 mila persone.

Poco tempo dopo i criteri erano stati poi allargati, senza però modificare la copertura. Quindi in luglio, con la cosiddetta “spending review”, la platea è stata decisamente allargata - in particolare a coloro che a dicembre 2011 non avevano ancora lasciato il lavoro - e di conseguenza sono stati resi disponibili altri 4,1 miliardi tra 2014 e 2020. Venivano quindi aggiunte, in modo esplicito, altre 55 mila persone.

L'Inps dovrebbe mandare nei prossimi giorni le prime lettere di salvaguardia alle persone che rientrano nel decreto sui primi 65 mila salvaguardati. Dopo questi, è previsto che si lavorino le domande per il decreto appena pubblicato in Gazzetta ufficiale, che prevede altri 55 mila salvaguardati. Oltre questi, ci sono 10 mila posti per gli esodati della riforma Sacconi e 10 mila per i quali sono stati inseriti fondi nella legge di stabilità.
Per questi 140 mila esodati da salvaguardare sono previsti nel complesso 9,3 miliardi.

Ricordiamo che il nodo degli esodati si era riaperto con nella legge di Stabilità, che grazie alla legge venivano stabilite tutele per ulteriori 10 mila soggetti. Alla relativa spesa si sarà fronte con 100 milioni più se necessario i risparmi derivanti dal mancato adeguamento all’inflazione, dal 2014, delle pensioni al di sopra dei 3.000 euro al mese circa (già attualmente deindicizzate). Aggiungendo al conto altri 10 mila lavoratori già tutelati rispetto alla meno dirompente riforma del 2010, quella che introduceva le cosiddette finestre di uscita di un anno, si arriva ad un totale di 140 mila salvaguardati.

domenica 11 novembre 2012

Esodati: per la Ragioneria copertura carente



Si riapre il nodo degli esodati nella legge di Stabilità . La Ragioneria avrebbe evidenziato una estensione della platea nell'emendamento dei relatori che renderebbe carente la copertura. Sul tavolo del confronto ci sarebbe quindi un sub emendamento del governo che proporrebbe l'utilizzo della stretta sulle pensioni più alte non più come clausola di salvaguardia,ma come copertura tout court da subito. Su questo tema il confronto sarebbe però ancora aperto anche se l'obiettivo è quello di arrivare concretamente ad una soluzione il prima possibile.

Tra le ipotesi una maggiore stretta sull'indice di rivalutazione di pensioni ricche. Attualmente sono disponibili 100 milioni già stanziati nella versione iniziale della legge di stabilità. Poi ci sarebbero gli eventuali risparmi che si potranno ricavare «dai 9 miliardi già stanziati per la platea dei primi 120mila salvaguardati», ha spiegato il relatore Pier Paolo Baretta (Pd). Le disposizioni della norma dovranno essere definite con decreto del ministero del Lavoro, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di stabilità

L'accordo raggiunto con fatica offre un paracadute a chi ha cessato il lavoro entro il 30 settembre 2012 e si trova in mobilità in forza di un accordo stipulato entro fine 2011. Persone che avrebbero maturato il diritto alla pensione entro il 31 dicembre 2014. L'ampliamento riguarda, sempre con la scadenza 2014, anche chi versa contributi volontari e ha svolto una attività, ma con un reddito non superiore a 7.500 euro. Tutelati anche i lavoratori licenziati entro dicembre 2011 a seguito di fallimento o di altre procedure concorsuali a patto che maturino il diritto alla pensione con le vecchie regole entro i due anni successivi.

L'emendamento stabilisce inoltre che l'Inps dovrà provvedere al monitoraggio delle domande di pensionamento inoltrate dagli interessati. Entro il 30 settembre del 2013 il governo, sulla base dei dati forniti dall'Inps, «provvede a monitorare gli esiti dell'attuazione, anche in termini di finanziamenti».

Se le risorse non saranno sufficienti entro i successivi 30 giorni, con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il ministro del Lavoro e con il ministro dell'Economia, «si provvede a individuare le necessarie risorse aggiuntive, a tal fine rimodulando nella misura necessaria l'indice di rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici di importo più elevato», indicati nello stesso decreto.

Ogni sei mesi il governo dovrà verificare con le parti sociali la situazione degli esodati o salvaguardati, al fine di »individuare idonee misure di tutela, ivi compresi gli strumenti delle politiche attive del lavoro utilizzate in applicazione» della norme vigenti in materia di salvaguardia.

Pensioni ed esodati sembra sciolto il nodo dei finanziamenti


E' stato sciolto il nodo relativo alla salvaguardia degli esodati: è stato presentato un emendamento che offre "finalmente una copertura ampia e risolutiva per l'arco di tempo di competenza della Legge di Stabilità".

«Con l'emendamento al Ddl Stabilità che abbiamo depositato - ha affermato Baretta, in commissione Bilancio - il nodo degli esodati viene risolto non solo con i 100 milioni già previsti ma anche con i risparmi che si potranno ricavare dai 9 miliardi già stanziati per la platea dei primi 120mila salvaguardati». «Viene così offerta finalmente - afferma Baretta - una copertura ampia e risolutiva per l'arco di tempo di competenza della Legge di Stabilità al delicato problema degli esodati. Noi relatori ci siamo assunti la responsabilità di chiudere una fase di discussione e di avviare finalmente la fase legislativa. Mi auguro, naturalmente, che la Camera e il Governo condividano il testo».

I 100 milioni necessari per finanziare la salvaguardia degli esodati arriveranno dalle risorse già stanziate ma che non saranno utilizzate per le precedenti "tranche" di intervento. E' quanto stabilisce l'emendamento dei relatori al Ddl di Stabilità che fissa anche un monitoraggio da effettuare entro il 30 settembre 2013 per evidenziare l'esigenza di ulteriore risorse. Ulteriori verifiche, poi, saranno fatte con scadenza semestrale tra governo e parti sociali.

sabato 20 ottobre 2012

Ministero del lavoro e Inps continua la guerra sul numero degli esodati

"Gli esodati salvaguardati sono all'incirca 220 mila". Lo ha affermato il presidente dell'Inps, Mastrapasqua, a Rai Radio 1. Il presidente ha detto che la copertura "è garantita per i 65.000 lavoratori inclusi nel "Salva Italia", per altri 65.000 da due provvedimenti successivi, per 9.000 aggiunti pochi giorni fa dal ministro Fornero e, ovviamente, per gli 80mila che sono riusciti ad andare in pensione entro il 31 dicembre 2012.

Ogni sede Inps sta rifacendo i conti. Il 21 novembre avremo i dati definitivi".
«La platea degli esodati da salvaguardare si estenderà, per il biennio 2013-2014, ad altri 8.900 casi per un costo di 440,8 milioni». Lo riferisce il presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, citando i dati Inps avuti ieri dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso di un colloquio a Montecitorio. Si tratta dei lavoratori che matureranno il diritto ad essere salvaguardati in base ai paletti fissati dalla riforma delle pensioni.

«La cifra indicata dal Ministro – ha puntualizzato Moffa - non considera i licenziamenti individuali o l'uscita dal lavoro in base ad accordi territoriali. Dati che l'Istituto previdenziale - sottolinea il presidente della Commissione citando Fornero - , non è tuttora in grado di fornire». Fonti interne all'istituto sottolineano tuttavia che, per quanto riguarda gli accordi territoriali, molto dipende dalla collaborazione delle Regioni, che attualmente non raggiunge livelli adeguati. «Il Governo - conclude Moffa - dovrà inoltre individuare la copertura per questi ulteriori esodati».

La Cgil a Roma a piazza San Giovanni: per discutere sulle scelte strategiche di politica industriale, misure di sostegno per i lavoratori di natura fiscale, interventi per arginare la crisi che investe i lavoratori e per salvaguardare i precari. Insomma, ricordare al governo di mettere «Il lavoro prima di tutto!» Sono queste alcune delle riflessioni per le quali la Cgil ha deciso di darsi appuntamento a Roma a piazza San Giovanni.

Molti contenziosi aperti con il governo. Tra questi, la CGIL si dice pronto a discutere con il governo di scuola ma non può accettare un aumento unilaterale delle ore di lezione degli insegnanti Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Tutti pensiamo che la scuola debba arricchirsi, ma non puoi dire a uno che deve lavorare sei ore in più e non lo paghi per quelle ore perché tu hai deciso che così gli organici si possono tagliare ancora un po'. Dicci che progetto hai sulla scuola e discutiamo e costruiamo anche le soluzioni».

Un commento a distanza è arrivato dal ministro del Lavoro Elsa Fornero. «Ho rispetto per la manifestazione dei lavoratori. Lavoratori e sindacati, tutti coloro che vogliono parlare sanno che non mi sono mai tirata indietro. Il lavoro è la mia prima preoccupazione».

sabato 13 ottobre 2012

Lavoro: il ministro Fornero torna a parlare di esodati e salvaguardati


''Per quanto riguarda gli esodati il governo ha cominciato a considerare salvaguardie che hanno interessato finora 120.000 persone alle quali se ne possono aggiungere altre 10.000". L'Inps sta verificando le posizioni,"ma molti ancora non hanno ricevuto notifica". Lo ha detto il ministro del Lavoro Elsa Fornero a Maria Latella su Sky Tg24.

Il governo non era al corrente dei numeri sugli accordi collettivi o individuali che sono obiettivamente molto difficili da monitorare -ha spiegato Fornero - per cui ci siamo trovati o davanti a un fenomeno molto ampio e diffuso. Si tratta di individuare non categorie, ma persone con nome e cognome. - ha concluso il ministro - Ora vogliamo dare certezza a chi poteva andare in pensione nel 2013 e 2014, sono le salvaguardie che ci sembrano più urgenti e dovrebbero essere 120mila». Ci siamo trovati o davanti a un fenomeno molto ampio e diffuso, abbiamo cominciato a considerare le salvaguardie che hanno interessato finora 120.000 persone alle quali se ne possono aggiungere altre 10.000 per effetto della finestra mobile del ministro Sacconi. Ora circa 130.000 hanno la salvaguardia".

Fornero ha nuovamente ribadito che la riforma delle pensioni non prevederà eccezioni per intere categorie, riferendosi all'emendamento al decreto sanità che consentirebbe una deroga alla riforma pensionistica per i lavoratori della sanità. "Noi abbiamo fatto una riforma che riguarda tutti i lavoratori - ha spiegato - è una riforma abbastanza severa ma giusta, soprattutto per quanto riguarda le giovani generazioni e non credo che sia opportuno ora cominciare con riservare le vecchie regole ad alcune categorie di lavoratori, significherebbe innescare una rincorsa perché una volta che si inizia con una categoria non si vede perché un'altra categoria non possa accedere a requisiti più favorevoli".

sabato 6 ottobre 2012

Esodati o salvaguardati firmato il decreto n. 2 per 55mila

Il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, ha firmato il secondo decreto sugli esodati, che salvaguarda 55 mila lavoratori, tra cui circa 600 dipendenti allo stabilimento Fiat di Termini Imerese. E' quanto ha fatto sapere l'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, a conclusione del tavolo al ministero dello Sviluppo economico sullo stabilimento siciliano.

Il decreto ministeriale, che prevede la salvaguardia di circa 55mila lavoratori, è già stato firmato dal ministro del lavoro Elsa Fornero e ha già ricevuto il via libera della Ragioneria dello Stato sulla copertura finanziaria.

Si tratta del secondo decreto esodati, mentre il primo ne salvaguardava 65mila. La stima dei lavoratori interessati previsti dal decreto Milleproroghe 2012 è di 40mila lavoratori in mobilità ordinaria e lunga, 7.400 prosecutori volontari e 6mila lavoratori cessati al 31 dicembre 2012 , a cui vanno aggiunti 1.600 a carico dei fondi di solidarietà.

«Un'altra buona notizia. Abbiamo con questo le premesse per salvaguardare 120mila persone». Così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, a margine della conferenza nazionale sul volontariato, ha commentato la firma da parte del ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, del decreto sugli esodati. «Ricordo - ha aggiunto Fornero - che il Governo francese ne ha salaguardati 100mila. Noi siamo disponibili a soluzioni ispirate all'equità e di buon senso. Le soluzioni che cercano di ottenere tutto non sono né di buon senso, né eque ma solo velleitarie ed elettoralistiche« ha concluso.

mercoledì 20 giugno 2012

Riforma delle pensioni 2012. Fornero contro tutti


Fumata nera dopo la prima convocazione nelle aule parlamentari di Elsa Fornero, chiamata a rispondere degli errori di gestione sulla questione esodati e sulla guerra di cifre: il ministro del Lavoro ha negato tutto, dagli errori sulle stime a quelli sul decreto salvaguardati, che salva solo 65mila lavoratori lasciati senza stipendio né assegno previdenziale dopo la riforma delle pensioni.
“Non c'è ministro o rappresentante istituzionale che approvi il suo modus operandi. Così saccente ed autocentrata che risulta antipatica proprio a tutti, fatta eccezione per Mario Monti, vista l'amicizia di lunga data che li lega”.

Il giudizio emesso su di lei non ammette repliche: "La superficialità, per non dire l'indifferenza, con cui il ministro Fornero si sta occupando della drammatica questione degli esodati merita una presa di posizione netta da parte del Parlamento. Non c'è forza politica o sociale che non abbia sottolineato l'inadeguatezza del ministro Fornero. È ora di passare dalle parole ai fatti". Senza contare i battibecchi con il sottosegretario Polillo, con Patroni Griffi sui licenziamenti degli statali e l'antipatia che si è guadagnata con il ministro Giarda.

L'ex ministro del Lavoro Saccon  sul suo sito  ha scritto alla fornero, proponendo tre linee guida sul tema della flessibilità previdenziale e del lavoro.
"L’azzeramento senza uguali di ogni gradualità nel cambiamento dei requisiti di accesso e calcolo della pensione, si giustificò implicitamente anche con il disegno – in linea teorica condivisibile – di modificare la composizione della spesa sociale, spostando risorse dalla previdenza alla protezione sociale"."Operazione in corso di realizzazione con la riforma degli ammortizzatori sociali che tuttavia, nel tempo della grande crisi, sottrae a molti non solo la pensione, ma anche l’ indennità di mobilità. Ora il nodo degli “esodati” rivela il più ampio problema di una significativa area di persone – calcolabili tra 500 e 700 mila in base alla serie dei pensionamenti di anzianità – a rischio di povertà, perché potrebbero rimanere privi di salario, sussidio, pensione nei prossimi anni. Penso in particolare a donne oggi ultracinquantenni, cui è stata improvvisamente innalzata l’età di pensione di cinque anni con l’esito di un differenziale di ben dieci anni rispetto al più generoso sistema previdenziale tedesco", ha scritto Sacconi.

E infine Sacconi ha esposto tre linee guida per introdurre forme di flessibilità previdenziale onerosa nei percorsi lavorativi: "una disciplina più equa delle totalizzazioni contributive e dei versamenti volontari, utilizzando anche il TFR; una regolazione del riscatto dei periodi di laurea che lo consenta variabile oltre una determinata soglia; la estensione – per arco temporale e soggetti – della possibilità di pensionamento anticipato a determinati requisiti e sulla base del meno conveniente calcolo contributivo".

Nel 2011 ci sono stati oltre un milione e mezzo di lavoratori andati in cassa integrazione o in mobilità, e per individuare il numero dei potenziali esodati basta applicare i tassi di uscita incentivata dal lavoro (nell’industria il 14% dei lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali), a cui aggiungere i lavoratori nati dopo il 1946 che sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria dei contributi e che hanno un ultimo versamento contributivo prima del 6 dicembre 2011: circa 133mila persone.In tutto, si arriva a quota 370mila. Il che, secondo il presidente della Fondazione dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, «non lasci margini interpretativi» e impone «interventi immediati».


Solo nelle banche, gli esodati sono 20mila (ben più dei 17.710, salvaguardati dal Governo), compresi i lavoratori coperti da un Fondo di Solidarietà (banche, poste, ferrovie, monopoli).
Secondo le stime ABI risultano infatti 13mila i titolari di assegno straordinario del credito al 4 dicembre 2011 e circa 7mila i potenziali percettori di assegno da data successiva. La salvaguardia del decreto è dunque insufficiente a coprire il fabbisogno del settore. La situazione, spiega il responsabile della commissione sindacale, Francesco Micheli, «comporta gravi ripercussioni sia in ordine di attuazione dei piani di ristrutturazione aziendali sia per quanto concerne le tutele reddituali di soggetti privi, al momento, di forme di sostegno economico».
L’ABI sollecita anche l’attivazione presso l’INPS di procedure per gli ingressi al Fondo di solidarietà successivi al 4 dicembre 2011, tenendo conto che ci sono già state cessazione di rapporto di lavoro per circa 900-1000 persone, ma le domande sono state rigettate in attesa del decreto. Senza contare che l’innalzamento a 62 anni della permanenza nel fondo determina un nuovo aggravio economico per le imprese.

martedì 19 giugno 2012

Fornero e il numero degli esodati, anzi salvaguardati. In aula al Senato 18 giugno 2012


“Dati Inps parziali e forvianti, da salvaguardare non sono 400mila lavoratori”.

I lavoratori che saranno salvaguardati sono 65.000 unità. Lo ha ribadito il ministro del Lavoro Elsa Fornero parlando al in aula al Senato. Fornero afferma che si sono voluti salvaguardare lavoratori già usciti dal lavoro e quindi più a rischio di rimanere senza reddito e senza pensione. Oltre a questi, aggiunge il ministro, sono da salvaguardare altri 55.000 lavoratori. Tra questi ultimi, 40.000 sono quelli in mobilità. Alla fine, ecco i numeri dei nuovi esodati.

«Sono circa 55mila i nuovi soggetti da tutelare, oltre i 65mila già individuati»». Il ministro del lavoro non cita mai il termine («la definizione corretta è quella di lavoratori che meritano di essere salvaguardati dagli effetti dal recente inasprimento dei requisiti per l'accesso alla pensione»). Quindi si passa dal punto di vista terminologico da esodati a  salvaguardati.

I dati contenuti nella Relazione dell'Inps al ministero sui lavoratori esodati, anzi salvaguardati,   (390.200 la platea di coloro che rischiano di restare senza lavoro e senza pensione) sono "parziali e fuorvianti", è quanto ha affermato il ministro del Lavoro, parlando al Senato. Il numero dei lavoratori da salvaguardare non è di 400.000 persone e il documento dell'Istituto - ha affermato Fornero - "ha impropriamente alimentato le polemiche".

I lavoratori di Termini Imerese in cassa integrazione straordinaria che hanno i requisiti per la pensione con le vecchie regole entro i due anni di cigs e i 4 di mobilità saranno salvaguardati dal nuovo provvedimento che il Governo intende adottare. E' quanto emerge dall'informativa del ministro del Lavoro.

La verità ha detto la Fornero, è che il governo sapeva di un'altra platea di lavoratori interessati, ma «la non imminenza del problema che riguarda coloro che andranno in pensione dal 2014, e l'assenza di risorse finanziarie per un bilancio già messo a dura prova - ha spiegato - ci hanno fatto ritenere si potesse affrontare il problema dei lavoratori che usciranno dal lavoro nei mesi successivi con criteri di equità e sostenibilità finanziaria».
Sulle possibili soluzioni per risolvere il problema, il ministro ha puntualizzato: «Sono allo studio diverse ipotesi su cui il governo vuole confrontarsi con le parti sociali e il Parlamento». Poi gli esempi: «Si potrebbe pensare ad una norma per estendere il contributivo pieno anche agli uomini - ha spiegato - oltre che per le donne, come opzione di scelta da demandare a lavoratore e all'azienda».

Un'altra ipotesi potrebbe essere «una deroga alla nuova disciplina pensionistica». Saranno comunque privilegiati coloro che sono interessati da accordi collettivi di uscita dall'impresa e coloro che maturano il diritto alla pensione entro il 2014 o hanno superato una certa soglia di età. Per i più giovani, invece, il governo potrebbe estendere il trattamento di disoccupazione o pensare alla partecipazione a lavori di pubblica utilità. Entro la fine dell'anno, comunque, ha tenuto a precisare la Fornero «sarà istituita una commissione per verificare le forme di gradualità nell'accesso al pensionamento: su questo - ha assicurato - ci sarà il massimo impegno nel corso dei prossimi mesi». 

Per far fronte al problema dei lavoratori esodati, salvaguardati, il Governo potrebbe estendere il trattamento di disoccupazione o pensare alla partecipazione a lavori di pubblica utilità, afferma il ministro del Lavoro.
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