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venerdì 28 settembre 2012

Lavoro a chiamata si ferma il 18 luglio 2013


Il lavoro a chiamata che starà in vita per altri 10 mesi è il contratto con il quale il lavoratore si mette a disposizione del datore di lavoro che ricorre alla sua prestazione soltanto quando ne abbia effettivamente bisogno. Ed è entrato nel mondo del lavoro in quella fattispecie di nuovi contratti di lavoro che sono stati introdotti dalla riforma Biagi con il preciso obiettivo di regolarizzare la prassi diffusa del cosiddetto lavoro a fattura, utilizzato per lo svolgimento di lavori autonomi non occasionali ma caratterizzati da una certa continuità e al tempo stesso a cadenza intermittente.

Con la riforma del lavoro voluta dal ministro Fornero ai contratti flessibili toccano anche il lavoro a chiamata. Le novità apportate si muovono lungo due linee guida: in primo luogo sono state riscritte le regole che consentono il ricorso a questa fattispecie contrattuale, poi sono state disciplinate - con carattere innovativo - particolari modalità sull'uso di questa prestazione lavorativa, con l'intento di arginare i possibili abusi.

Le ipotesi soggettive secondo cui è possibile instaurare contratti di lavoro a chiamata o job-on-call, senza limitazioni sulle attività di impiego, sono state individuate in capo a due tipologie di soggetti.

La prima riguarda i giovani di età inferiore a 24 anni: in questa ipotesi, dall'entrata in vigore della riforma (18 luglio 2012) è - di fatto - possibile dar corso solo a rapporti di lavoro a termine, poiché la prestazione si deve esaurire entro il venticinquesimo anno di età.

Il contratto di lavoro a chiamata si può stipulare poi con soggetti di età superiore a cinquantacinque anni, anche pensionati. Rimangono in vita le ipotesi oggettive: per le prestazioni di carattere discontinuo o intermittente, secondo le esigenze determinate dai contratti collettivi nazionali di lavoro.

La riforma del lavoro ha abrogato la possibilità di utilizzo del lavoro a chiamata per periodi predeterminati nell'arco della settimana, del mese o dell'anno: nella precedente disciplina era infatti possibile il ricorso nei periodi del fine settimana, delle ferie estive o delle vacanze natalizie e pasquali indipendentemente dal tipo di attività, da lavoratori con meno di 25 anni di età o di più di 45.

Con le norme attuali, l'uso di questo istituto nei periodi "predeterminati" è possibile solo laddove questi siano stati individuati dai Ccnl (e pertanto dal 18 luglio questa declinazione non è più stipulabile se non espressamente prevista nei contratti collettivi).
I contratti di lavoro a chiamata in corso all'entrata in vigore della legge 92/2012 che non siano conformi alle nuove disposizioni (si pensi a un contratto stipulato con un soggetto quarantacinquenne, prima ammesso), sia a tempo determinato che indeterminato, si dovranno concludere il 18 luglio 2013, altrimenti cesseranno per forza maggiore.
Secondo le indicazioni del Ministero del Lavoro (circolare n. 18 del 2012), l'eventuale prosecuzione della prestazione sarà considerata "in nero", poiché vietata: le conseguenze possono essere pesanti perché farebbero scattare le sanzioni previste per questa condotta. I contratti attivati in assenza delle condizioni legittimanti la stipulazione saranno considerati a tempo pieno e tempo indeterminato: in questa ipotesi, in sede di accertamento da parte dell'Inps, si potrebbe profilare la pretesa contributiva con riferimento al minimale giornaliero, anche per i periodi non lavorati.

La riforma Fornero si occupa delle modalità di svolgimento della prestazione: dal 18 luglio scorso, i datori di lavoro sono obbligati a comunicare preventivamente l'inizio della prestazione o di un ciclo integrato di prestazioni non superiore a trenta giorni.

È bene ricordare che il ricorso al contratto intermittente è vietato per sostituire i lavoratori in sciopero, in unità produttive nelle quali si sia proceduto a licenziamenti collettivi o a sospensioni/riduzione dell'attività con ricorso a integrazioni salariali (per lavoratori adibiti alle medesime mansioni), o nel caso di aziende non in regola con la valutazione dei rischi.

lunedì 3 settembre 2012

Lavoro: parla la Camusso: "Detassare le tredicesime con i soldi recuperati agli evasori"


"Io penso che serva innanzitutto dare un segnale di discontinuità, per dare un pò di soldi ai lavoratori e per rilanciare i consumi. E si può realizzare detassando le tredicesime fino a 150.000 euro di reddito".

Ad affermarlo è stato il segretario della Cgil, Susanna Camusso, in un'intervista a Repubblica, spiegando che:  "i costi dipenderanno da come si interverrà. Per la copertura si potranno utilizzare i proventi della lotta all'evasione fiscale perché sarebbe una misura congiunturale e non strutturale.

In merito all'idea del nuovo patto per la produttività, la Camusso è abbastanza scettica: "Non vorrei che si riaprisse una stagione nella quale si moltiplicano gli annunci per poi finire inesorabilmente con la fatidica frase: non ci sono le risorse. E' per questo - aggiunge - che sono un pò preoccupata quando sento ministri che sollecitano, invitano, suggeriscono alle parti sociali cosa fare anziché dire loro cosa intendono fare".

"Prima di parlare di riduzione del cuneo fiscale bisogna ridurre le tasse su lavoratori e pensionati". E'  un' altra richiesta  rilasciata dalla Leader Cgil e ha criticato il ministro Fornero: che "Parla di lavoro senza sapere cos'è", perchè "non è intensificando lo sfruttamento che si risolvono i problemi:basta guardare quello che accade in Fiat" Senza risposte "dal governo ci sarà lo sciopero generale-aggiunge- e spero anche con Cisl e Uil". Un assaggio il 28 settembre con lo sciopero nella P.A.


Poi la leader della Cgil avverte: "Non vorrei che si riaprisse una stagione nella quale si moltiplicano gli annunci per poi finire inesorabilmente con la fatidica frase: non ci sono le risorse. È per questo che sono un po' preoccupata quando sento ministri che sollecitano, invitano, suggeriscono alle parti sociali cosa fare anziché dire loro cosa intendono fare. Mi pare, come sempre, un rovesciamento dei problemi".

sabato 14 aprile 2012

Riforma mercato del lavoro e il problema degli esodati

Lettera al Sole 24 Ore : varietà di stime non è colpa del ministero. Non ritengo che si possa accusare il ministro, né il ministero,della varietà di stime che ha caratterizzato le ultime settimane, alimentando la legittima preoccupazione delle persone. Né sarebbe stato appropriato,in attesa della valutazione ufficiale, correggere le cifre" Così il ministro del Lavoro Fornero nella lettera al direttore deal "Sole 24 ore".

Il ministro del Lavoro, Fornero, torna sulle polemiche relative al balletto di numeri sugli "esodati". Precisa che le cifre ufficiali sono quelle date dal ministero. E nella consapevolezza di persone che rischiano di trovarsi senza lavoro e senza pensione, dice: "Ho promesso che mi impegnerò poiché la norma non poteva contenere tutti". Poi sulle critiche di Bonanni: "Guardiamo all'interesse generale", non alle "battute". La crisi? "Il governo non ha bacchette magiche. Stiamo lavorando sul fronte della stabilizzazione finanziaria" e sul fronte liberalizzazioni. Quanto alla riforma del lavoro "ha un suo equilibrio", ma "non è intoccabile".

La riforma del lavoro non è intoccabile, ma ha un suo equilibrio. «Nessuno dice che la riforma così come è stata presentata è intoccabile ma io - ha rimarcato la Fornero facendo riferimento alla riforma del mercato del lavoro - rivendico il fatto che questa riforma ha un suo equilibrio e una sua valenza generale perché guarda a molti aspetti del mercato, non a uno soltanto, non solo alla possibilità di licenziare ma riguarda anche l'ingresso meno precario nel mondo del lavoro, dare qualcosa a chi il lavoro lo ha perso. Questa riforma la vediamo non come una rivoluzione ma come una riforma che ha contenuti molto equilibrati nelle sue diverse parti. Poi - ha detto infine il ministro - se c'è qualcuno che ha dei suggerimenti per migliorarla, non ci tireremo indietro. Una riforma così complessa non è intoccabile rispetto al modo in cui viene presentata».

Il ministro a Bonanni: siamo attenti all'interesse del Paese, non alle battute. «Le battute facili le lascio a quelli che ne hanno molte. Io non ne ho, sono piemontese e sono abituata a lavorare anche e a dispetto delle battute facili e magari sprezzanti che vengono fatte». Così Fornero, ha risposto alla battuta del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, che aveva detto che il governo nasconde la testa sotto la sabbia. «Fino a quando saremo al governo - ha proseguito il ministro- il nostro impegno sarà quello di lavorare non per alcuni ma guardando all'interesse generale del Paese. Possibilmente per dargli un po’ di futuro».

Ma questa interpretazione (utilizzata per restringere il campo a 65.000 unità e quindi le risorse necessarie) lascia fuori coloro che pur avendo firmato l'accordo sono ancora in azienda (come i lavoratori di Termini Imerese ancora in cassa integrazione) e quelli con un percorso di mobilità verso la pensione di 4 anni. Nel complesso, secondo quanto dichiarato dal direttore generale dell'Inps Mauro Nori solo due giorni fa in una audizione la platea di coloro che è uscita dal lavoro sulla base di accordi collettivi o individuali e raggiunge i requisiti per la pensione con le vecchie regole nei prossimi quattro anni raggiunge le 130.000 unità.

A confermare l'operazione in più tappe è di fatto anche il sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo. «È ovvio che ci sono più esodati dei 65mila stimati, ma sono scaglionati nel tempo - ha detto Polillo a SkyTg24 -. Ci sono quelli che rimarranno senza stipendio e senza pensione nel 2013, altri nel 2014 e via dicendo. Anno per anno si provvederà. Non possiamo risolvere il problema tutto subito - ha proseguito il sottosegretario - perché dovremmo mettere a bilancio una cifra spropositata che ci farebbe saltare tutti gli equilibri finanziari».

Si parte dunque dalla platea di 65mila lavoratori confermata dalla ricognizione dei tecnici di Lavoro, Inps e Ragioneria generale dello Stato. Un dato che, secondo l'Inps, «non è in contraddizione» con quello dei 130mila esodati citato alla Camera dal direttore generale dell'Istituto, Mauro Nori, perché questo numero «si riferiva alla stima delle platee dei potenziali lavoratori coinvolti nei prossimi quattro anni, in procedure di mobilità, in esodi individuali incentivati ed alle altre categorie previste», mentre quello del tavolo tecnico riguarda «tutti i lavoratori - precisa ancora l'Inps con una nota - che ad oggi risultano già cessati ed estromessi dai processi produttivi per effetto di procedure di mobilità o per dimissioni individuali al 31 dicembre 2011 sulla base di accordi individuali o collettivi». I criteri e le priorità di pensionamento di questi 65mila lavoratori «salvaguardati», saranno fissati dal decreto interministeriale (compresa la documentazione necessaria) che il ministro Fornero conta di emanare già a maggio.
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