Meno di due assunzioni su dieci sono a tempo indeterminato. In Italia la crisi si vede anche da questo: i contratti senza la data di scadenza diventano sempre più rari. A dirlo è un'indagine di Unioncamere e ministero del Lavoro sul terzo trimestre di quest'anno. E nel periodo luglio-settembre le assunzioni stabili previste sono appena il 19,8% su un totale di quasi 159 mila. Nello stesso periodo dello scorso anno la percentuale di assunzioni previste era tra il 27 e il 34%.
Nello specifico, si avranno 42 contratti atipici ogni 100 contratti di assunzione diretti (25,8 nel 2° trimestre) e 25 contratti di lavoro «non dipendente» ogni 100 contratti di lavoro dipendente (diretti o interinali), quasi il doppio rispetto ai 13 del trimestre precedente.
Le stime del terzo trimestre confermano in qualche misura il dato dei tre mesi precedenti, mentre nei quattro trimestri precedenti la quota era compresa fra il 27% e il 34%. Il calo dei posti fissi messi a disposizione dalle imprese è stato forte e più brusco. Basti pensare che nello stesso periodo dello scorso anno le assunzioni previste a tempo indeterminato rappresentavano il 28,3%. Il trend in discesa viene confermato anche tenendo conto della stagionalità. Nel bollettino sui programmi occupazionali delle imprese viene evidenziato che, escludendo le assunzioni stagionali, i contratti stabili si attestano al 35,8%, mentre nei precedenti cinque trimestri la loro quota oscillava fra il 41% e il 43% circa. Inoltre, sottolinea l'indagine, se si rapportano "i contratti a tempo indeterminato a tutti i contratti di lavoro o di collaborazione che le imprese prevedono di stipulare nel periodo (inclusi quindi quelli 'atipici'), si scende dal 16 al 14% circa".
Un terzo dei nuovi assunti per il terzo trimestre dell'anno saranno giovani: queste le previsioni di Unioncamere, in particolare contenute nel sistema informativo Excelsior in collaborazione con il Ministero del Lavoro. «Per il terzo trimestre - si legge in uno studio - le imprese assegnano ai giovani fino a 29 anni, tra il personale da assumere, una quota del 32,7% del totale, un punto percentuale in più rispetto al trimestre scorso. Questo incremento, in termini relativi, delle opportunità per i giovani si avrà però solo nel settore dei servizi, dove nel corso del trimestre il ricambio, sia pure parziale, della popolazione lavorativa, si accompagnerà anche a un maggiore 'ringiovanimentò dei lavoratori in ingresso
Secondo l’elaborazione sui dati della relazione annuale di Bankitalia. Dall'inizio del nuovo millennio la busta paga dei dipendenti è praticamente ferma. Dal 2000 al 2010 le retribuzioni medie reali nette sono aumentate solo di 29 euro, passando da 1.410 a 1.439 euro (+2%). Palazzo Koch ha spiegato che, proprio a causa dell'espansione del lavoro a tempo parziale, le retribuzioni nette medie per il totale dei lavoratori dipendenti sono diminuite dello 0,2%, riflettendo esclusivamente il calo del mezzogiorno.
domenica 22 luglio 2012
Lavoro: il posto fisso resta un miraggio
Etichette:
assunzioni,
busta paga,
contratto di lavoro,
lavoro,
lavoro precario,
Ministero del Lavoro,
tempo indeterminato,
tempo parziale,
Unioncamere
sabato 14 luglio 2012
Lavoro in tempo di crisi economica boom della cassa integrazione
Più di mezzo miliardo di ore di cassa integrazione negli ultimi sei mesi del 2012. La richiesta di cassa integrazione supera il mezzo miliardo di ore, in deciso aumento sullo stesso periodo dello scorso anno, collocando in cassa a zero ore oltre 500 mila lavoratori con un taglio del reddito per oltre 2 miliardi di euro, quasi 4.000 euro per ogni singolo lavoratore. E' quanto emerge dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps. Questa la fotografia della crisi di imprese e occupazione in Italia scattata nel rapporto di giugno dell'Osservatorio Cig della Cgil Nazionale, in cui sono stati elaborati i dati rilevati dall'Inps.
Da inizio anno a giugno il totale di ore di cassa integrazione è stato pari a 523.761.036, con un incremento sui primi sei mesi del 2011 pari a +3,16%, e con un impennata della cassa integrazione ordinaria (+41%) ''segnale inequivocabile di come il sistema produttivo non si attenda a breve una ripresa produttiva'', come osserva il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada. Nel fare un bilancio di questo primo semestre dell'anno, la dirigente sindacale osserva: ''C'è un inquietante assestamento della crisi su livelli estremamente negativi, peggiori di quelli dello scorso anno, con un trend nella richiesta di ore che mira al miliardo anche per il 2012''. Inoltre, ''ciò che desta estrema preoccupazione è l'impennata nella richiesta di ore di cassa integrazione ordinaria: segno evidente di come il sistema produttivo non si attenda nei prossimi mesi una ripresa produttiva''. Per questi motivi ''non è più eludibile l'adozione di una strategia di politica industriale: serve un deciso cambio di rotta, in netto contrasto con le politiche rigoriste e recessive fin qui adottate''.
Quanto alle causali prosegue a giugno la riduzione del numero di aziende che fanno ricorso ai decreti di cigs. Da gennaio sono state 2.886 per un -24,57% sullo stesso periodo del 2011 e riguardano 5.075 unita' aziendali (-11,18%). Diminuisce il ricorso per crisi aziendale (1.595 decreti per un -32,21%) ma rappresenta il 55,27% del totale dei decreti, cosi' come frena il ricorso al fallimento (165 domande per un -31,54%). Aumentano le domande di ristrutturazione aziendale (135 per un +14,53%), pari al 4,64% del totale, mentre le domande di riorganizzazione aziendale sono 146, ovvero il 5,06% del totale. Insomma, sottolinea il rapporto, ''i percorsi di reinvestimento e di rinnovamento strutturale migliorano leggermente ma continuano ad essere una percentuale bassa'', solo il 9,70% del totale dei decreti.
A livello locale è la Lombardia la regione che registra il ricorso più alto alla cassa integrazione. L'analisi della Cgil segnala infatti che sono 120.625.807 le ore registrate da inizio anno, che corrispondono a 115.986 lavoratori (prendendo in considerazione le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il Piemonte con 67.100.884 ore di cig autorizzate per 64.520 lavoratori. Terza, e ovviamente prima per le regioni del centro, c'è il Lazio con 45.736.701 ore che coinvolgono 43.978 lavoratori. Infine per il Mezzogiorno è la Campania la regione dove si segna il maggiore ricorso alla cig con 30.203.130 ore per 29.041 lavoratori.
Quanto ai settori la meccanica si conferma il settore in cui si riscontra ancora una volta il ricorso più alto a questo strumento. Secondo il rapporto della Cgil, infatti, sul totale da inizio anno, la meccanica pesa per 165.407.469 ore, coinvolgendo 159.046 lavoratori (prendendo come riferimento le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il settore del commercio con 76.471.086 ore per 73.530 lavoratori coinvolti e l'edilizia con 56.914.826 ore e 54.726 persone.
Considerando un ricorso medio alla cig, pari cioè al 50% del tempo lavorabile globale (13 settimane), sono coinvolti da inizio anno 1.007.233 lavoratori in cigo, cigs e in cigd. Se invece si considerano i lavoratori equivalenti a zero ore, pari a 26 settimane lavorative, si determina un'assenza completa dall'attività produttiva per 503.616 lavoratori, di cui 170 mila in cigs e 165 mila in cigd. Continua cosi' a calare il reddito per migliaia di cassintegrati: dai calcoli dell'Osservatorio cig, si rileva come i lavoratori parzialmente tutelati dalla cig abbiano perso nel loro reddito oltre 2 miliardi di euro, pari a 3.988 euro per ogni singolo lavoratore.
Etichette:
boom,
cassa integrazione,
CGIL,
CIG,
crisi economica,
INPS,
lavoratori,
ore di cassa integrazione
venerdì 13 luglio 2012
Riforma del lavoro 2012: le novità sulle Partite Iva e il lavoro stagionale
È accordo sul pacchetto di modifiche alla riforma del merato del lavoro.
Le richieste di modifica sono diventate 11, mentre erano 10; si conferma l'allentamento della stretta sulle partite Iva e sui contratti a tempo determinato (specie per il lavoro stagionale); si generalizza la possibilità per le agenzie di somministrazione di ricorrere al contratto di apprendistato.
Mentre sul fronte degli ammortizzatori sociali salta lo slittamento di un anno per l'introduzione dell'Aspi, sollecitato dalla maggioranza: per l'Assicurazione sociale per l'impiego l'entrata in vigore resta confermata al 1° gennaio 2013. Marcia indietro del governo sull'indennità di mobilità; la fase transitoria "a requisiti massimi" (dal 2017 sarà assorbita dall'Aspi) viene allungata di un anno, dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2014.
Con un beneficio in maggio misura per i lavoratori meridionali e per chi ha più di 50 anni del Centro Nord che potranno così fruire di sei mesi in più di erogazione dell'indennità di mobilità. Con la riforma Fornero, infatti, un lavoratore sopra i 50 anni del Centro Nord nel 2014 avrebbe percepito il sussidio per 30 mesi, mentre grazie allo slittamento di un anno previsto dall'emendamento, avrà diritto a sei mesi in più, arrivando quindi a 36 mesi complessivi di ammortizzatore. Stesso discorso per i lavoratori del Sud che, a seconda dell'età (fino a 39 anni, da 40 a 49 anni e oltre i 50) potranno godere in tutti e tre i casi di sei mesi in più di mobilità. Entro il 31 ottobre 2014 è previsto un monitoraggio da parte del ministero del Lavoro, insieme alle parti sociali, per verificare la sostenibilità della misura e, conti pubblici permettendo, vedere se esistono le condizioni per nuovi interventi.
L'emendamento rinvia di un anno l'aumento contributivo a carico di partite Iva e parasubordinati iscritti alla Gestione separata Inps previsto dalla riforma Fornero. L'attuale aliquota al 27% rimarrà in vigore nel 2013 e salirà al 28% nel 2014. Ma per bilanciare gli effetti finanziari di questa misura si interviene, in via speculare, sull'aumento contributivo degli assicurati iscritti anche ad altri forme pensionistiche che salirà in modo più spedito: l'aliquota nel 2013 sarà al 20% (anzichè 19% come previsto dalla riforma Fornero). Per le partite Iva la verifica di regolarità su reddito e durata della prestazione si spalma nell'arco di 2 anni consecutivi e non più su uno solo.
La riscrittura degli emendamenti sul lavoro ha cancellato la norma che aumentava le tutele ai parasubordinati in caso di mancati versamenti contributivi dei datori di lavoro, attraverso l'estensione dell'articolo 2116 Codice civile.
Gli altri emendamenti alla riforma del mercato del lavoro confermano le richieste esposte dalla maggioranza governativa. Ossia, gli intervalli nei contratti a tempo (60 o 90 giorni) si potranno ridurre a 20-30 giorni per le attività stagionali (e in ogni altro caso previsto dai Ccnl), inoltre un cassintegrato potrà fare lavori accessori (con voucher fino a 3mila euro). Viene salvata la Cigs per le aziende ammesse a procedura concorsuale. A patto che l'impresa abbia prospettive di ripresa e tutela, anche parziale, dell'occupazione.
Etichette:
ASPI,
Fornero,
lavoro stagionale,
partite IVA,
riforma del lavoro 2012,
Riforma del mercato del lavoro
Iscriviti a:
Post (Atom)