Il lavoro a chiamata è una forma di contratto introdotta in Italia con al legge Biagi (D. Lgs. n. 276/2003) e che sta prendendo sempre più piede su tutto il territorio nazionale.
Il lavoro a chiamata o intermittente prevede che il lavoratore sia disponibile a prestazioni lavorative saltuare e a seguito della chiamata del datore di lavoro che in quel momento necessita personale.
Si puó quindi trattare di prestazioni di lavoro sporadiche e discontinue e di chiamate prefissate per determinati periodi del mese o dell’anno a seconda delle esigenze del business dello specifico datore di lavoro.
Proprio per queste sue caratteristiche si adatta particolarmente ai settori del commercio e del turismo, nello specifico per ristorazione o ambito alberghiero, dal momento che sono fortemente soggetti alla stagionalitá e possono avere necessitá di incrementare o diminuire il personale nei diversi periodi dell’anno.Ad esempio per il settore del commercio esistono molte offerte di lavoro a Bergamo e provincia che adottano questa tipologia di contratto, oppure legate al turismo nell’area di Venezia.
Consentono ad ogni lavoratore di poter intraprendere più contratti a chiamata e quindi di coprire anche un intero anno, ma resta la preoccupazione da parte dei sindacati e di chi ritiene che comunqe favorire la diffusione di questo tipo di rapporto lavorativo corrisponda al tempo stesso ad incentivare il precariato.
Si tratta infatti di un tipo di contratto che porta la moliplicarsi delle opportunitá di lavoro, ma d’altro canto non si puó negare che siano posizioni temporanee non in grado quindi di garantire un futuro lavorativo stabile.
giovedì 30 giugno 2011
Il contratto di lavoro a chiamata
mercoledì 29 giugno 2011
Finalmente le quote rosa nei CdA.
Sì definitivo e bipartisan del Parlamento alla legge che introduce le quote rosa nei Consigli di Amministrazione delle aziende quotate in Borsa e delle società a partecipazione pubblica. Dopo questa approvazione i CdA dovranno essere composti da un quinto di donne a partire 2012 (20% nel primo mandato) ed un terzo dal 2015 (il 33% nel secondo mandato). Le nuove regole entreranno a pieno regime nel triennio 2015 2018.
Vediamo i punti salienti del testo normativo, che è stato particolarmente atteso dall'universo femminile, le nuove norme consentono alle donne di entrare in uno dei punti centrali più esclusivi del potere maschile, i consigli di amministrazione delle grandi società.
I Consigli di Amministrazione e gli organi di controllo delle società quotate e delle controllate pubbliche non quotate dovranno essere composti da un quinto di donne a partire dal 2012 e da un terzo dal 2015.
Vediamo le sanzioni previste: in caso di inadempienza ci sarà una diffida da parte della Consob a reintegrare il CdA o i collegi entro quattro mesi; in caso di ulteriore inadempienza scatteranno un'ulteriore diffida di tre mesi e le sanzioni pecuniarie: da 100 mila a 1 milione di euro per i CdA e da 20 mila a 200 mila per i collegi sindacali. Qualora le società non si dovessero adeguare entro i sette mesi concessi dalle due diffide scatterà la decadenza del Consiglio di Amministrazione o degli organi di controllo.
L'entrata in vigore della legge avverrà a 12 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, quindi la prossima tornata di assemblee della primavera 2012 non è interessata dalla nuova normativa, ma sarà già un'occasione per le aziende per andare verso il cambiamento che porterà alla fine dei 9 anni, come previsto della legge, ad avere 700 donne in più nei CdA rispetto ai numeri attuali e 200 nei collegi sindacali.
Vediamo i punti salienti del testo normativo, che è stato particolarmente atteso dall'universo femminile, le nuove norme consentono alle donne di entrare in uno dei punti centrali più esclusivi del potere maschile, i consigli di amministrazione delle grandi società.
I Consigli di Amministrazione e gli organi di controllo delle società quotate e delle controllate pubbliche non quotate dovranno essere composti da un quinto di donne a partire dal 2012 e da un terzo dal 2015.
Vediamo le sanzioni previste: in caso di inadempienza ci sarà una diffida da parte della Consob a reintegrare il CdA o i collegi entro quattro mesi; in caso di ulteriore inadempienza scatteranno un'ulteriore diffida di tre mesi e le sanzioni pecuniarie: da 100 mila a 1 milione di euro per i CdA e da 20 mila a 200 mila per i collegi sindacali. Qualora le società non si dovessero adeguare entro i sette mesi concessi dalle due diffide scatterà la decadenza del Consiglio di Amministrazione o degli organi di controllo.
L'entrata in vigore della legge avverrà a 12 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, quindi la prossima tornata di assemblee della primavera 2012 non è interessata dalla nuova normativa, ma sarà già un'occasione per le aziende per andare verso il cambiamento che porterà alla fine dei 9 anni, come previsto della legge, ad avere 700 donne in più nei CdA rispetto ai numeri attuali e 200 nei collegi sindacali.
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Intesa su contratti e rappresentanza sindacale
L’intesa fra sindacati CGI,L CISL e UIL e Confidustria stabilisce che se un accordo aziendale viene approvato dalla maggioranza delle rappresentanze unitarie (RSU) o dalle rappresentanze sindacali aziendali (RSA) le norme approvate e firmate sono efficaci per tutto il personale in forza dell’azienda e perciò vincolano tutte le organizzazioni sindacali che hanno firmato l’intesa.
Nel caso degli accordi siglati dalle Rsa è comunque previsto un referendum abrogativo. Questo sicuramente è stato uno dei punti più delicati della trattativa, insieme all'aspetto delle possibile modifiche che può contenere il contratto aziendale rispetto a quello nazionale.
Il contratto collettivo nazionale ha la funzione di garantire la certezza dei trattamenti economici normativi comuni per tutti i lavoratori del settore ovunque impiegati nel territorio nazionale. La contrattazione aziendale si esercita nelle materie delegate dal contratto nazionale di lavoro di categorie o dalla legge.
Vediamo cosa prevede il protocollo d’intesa. Il protocollo inserisce oltre all'esigibilità degli accordi aziendali approvati a maggioranza dalle Rsu e Rsa, anche il principio di tregua sindacale, con il principio di evitare che una volta approvata l'intesa ci sia qualche sigla che proclama gli scioperi. Saranno i contratti aziendali a definire le clausole di tregua sindacale per garantire l'esigibilità delle intese stesse. L'effetto sarà vincolante per le organizzazioni sindacali che hanno firmato l'intesa e non per i singoli lavoratori.
Il protocollo affronta anche la questione della rappresentatività delle sigle sindacali. Infatti, il numero delle deleghe viene certificato dall’INPS e trasmesso al Cnel, il quale dovrà ponderarlo con i voti delle RSU. Per poterlo legittimare è necessario che il dato della rappresentatività per ogni organizzazione superi il 5% del totale dei lavoratori, quindi il peso dei sindacati verrà certificato dall’Inps che dovrà contare formalmente il numero degli iscritti alle varie organizzazioni (ponderato con i voti presi alle elezioni delle Rsu).
Il sì della Cgil, sicuramente rafforza la leadership della Camusso, all'accordo Confindustria sindacati su rappresentanza sindacale ed efficacia dei contratti e segna la svolta del ritorno ad una intesa unitaria nelle relazioni sindacali in Italia, che mancava da quattro anni. "Si chiude la stagione delle divisioni", hanno detto la leader della Cgil Susanna Camusso, e la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Il nodo del confronto con il Lingotto si riaccende ora nel dibattito interno alla Cgil: il testo dell'accordo sui contratti (che tocca punti al centro dello scontro tra Fiom e Fiat sugli accordi firmati dalle altre organizzazioni sindacali per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco) verrà ora portato da Susanna Camusso all'approvazione del direttivo della CGIL, dove dovrà confrontarsi con il no della Fiom. Sarà battaglia.
Soddisfazione dalle sigle sindacali Cisl, Uil, e Ugl. L'accordo raggiunto ha un grande, grande valore in un momento difficile per l'economia, ed è il miglior contributo che i sindacati potevamo dare ai lavoratori, questa è "una occasione di rilancio del movimento sindacale", dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni. Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, é stato firmato "un accordo molto importante" che permette "di superare i conflitti e le lacerazioni degli ultimi tempi" e incentivando la contrattazione di secondo livello "apre una nuova frontiera": basta con le "regole scritte lontano dai posti di lavoro". Mentre l'Ugl, con Giovanni Centrella, sottolinea che "con la firma dell’intesa si è posto un tassello importante per recuperare il tempo perso con accordi separati o polemiche inutili". Per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti è arrivato, con una nota, un “grazie a Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia. Per il presidente di Confidustria l'accordo "é un risultato frutto del lavoro e dell'autonomia delle parti, di una discussione tra di noi" e che "quello dell'autonomia è un valore che Confindustria e la Cgil condividono".
Auguriamoci una nuova stagione fra Aziende e sindacati che operino a favore dei lavoratori.
Nel caso degli accordi siglati dalle Rsa è comunque previsto un referendum abrogativo. Questo sicuramente è stato uno dei punti più delicati della trattativa, insieme all'aspetto delle possibile modifiche che può contenere il contratto aziendale rispetto a quello nazionale.
Il contratto collettivo nazionale ha la funzione di garantire la certezza dei trattamenti economici normativi comuni per tutti i lavoratori del settore ovunque impiegati nel territorio nazionale. La contrattazione aziendale si esercita nelle materie delegate dal contratto nazionale di lavoro di categorie o dalla legge.
Vediamo cosa prevede il protocollo d’intesa. Il protocollo inserisce oltre all'esigibilità degli accordi aziendali approvati a maggioranza dalle Rsu e Rsa, anche il principio di tregua sindacale, con il principio di evitare che una volta approvata l'intesa ci sia qualche sigla che proclama gli scioperi. Saranno i contratti aziendali a definire le clausole di tregua sindacale per garantire l'esigibilità delle intese stesse. L'effetto sarà vincolante per le organizzazioni sindacali che hanno firmato l'intesa e non per i singoli lavoratori.
Il protocollo affronta anche la questione della rappresentatività delle sigle sindacali. Infatti, il numero delle deleghe viene certificato dall’INPS e trasmesso al Cnel, il quale dovrà ponderarlo con i voti delle RSU. Per poterlo legittimare è necessario che il dato della rappresentatività per ogni organizzazione superi il 5% del totale dei lavoratori, quindi il peso dei sindacati verrà certificato dall’Inps che dovrà contare formalmente il numero degli iscritti alle varie organizzazioni (ponderato con i voti presi alle elezioni delle Rsu).
Il sì della Cgil, sicuramente rafforza la leadership della Camusso, all'accordo Confindustria sindacati su rappresentanza sindacale ed efficacia dei contratti e segna la svolta del ritorno ad una intesa unitaria nelle relazioni sindacali in Italia, che mancava da quattro anni. "Si chiude la stagione delle divisioni", hanno detto la leader della Cgil Susanna Camusso, e la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Il nodo del confronto con il Lingotto si riaccende ora nel dibattito interno alla Cgil: il testo dell'accordo sui contratti (che tocca punti al centro dello scontro tra Fiom e Fiat sugli accordi firmati dalle altre organizzazioni sindacali per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco) verrà ora portato da Susanna Camusso all'approvazione del direttivo della CGIL, dove dovrà confrontarsi con il no della Fiom. Sarà battaglia.
Soddisfazione dalle sigle sindacali Cisl, Uil, e Ugl. L'accordo raggiunto ha un grande, grande valore in un momento difficile per l'economia, ed è il miglior contributo che i sindacati potevamo dare ai lavoratori, questa è "una occasione di rilancio del movimento sindacale", dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni. Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, é stato firmato "un accordo molto importante" che permette "di superare i conflitti e le lacerazioni degli ultimi tempi" e incentivando la contrattazione di secondo livello "apre una nuova frontiera": basta con le "regole scritte lontano dai posti di lavoro". Mentre l'Ugl, con Giovanni Centrella, sottolinea che "con la firma dell’intesa si è posto un tassello importante per recuperare il tempo perso con accordi separati o polemiche inutili". Per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti è arrivato, con una nota, un “grazie a Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia. Per il presidente di Confidustria l'accordo "é un risultato frutto del lavoro e dell'autonomia delle parti, di una discussione tra di noi" e che "quello dell'autonomia è un valore che Confindustria e la Cgil condividono".
Auguriamoci una nuova stagione fra Aziende e sindacati che operino a favore dei lavoratori.
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sabato 18 giugno 2011
Iscrizione Gestione separata INPS on line: dal 1 giugno 2011 si cambia
A partire dal 1 giugno 2011 la presentazione delle domande d’iscrizione alla Gestione separata dovrà avvenire on line ed esclusivamente attraverso uno dei seguenti canali:
tramirìte Web, ossia servizi telematici accessibili direttamente dal lavoratore tramite PIN o senza PIN attraverso il portale dell’INPS;
contact center multicanale attraverso il numero verde 803164, tramite PIN o senza PIN;
intermediari dell’INPS attraverso i consueti servizi telematici.
Ricordiamo che dal 2009 è possibile l’iscrizione on line alla Gestione Separata: ma a partire dal 1° giugno 2011 la modalità telematica diventerà esclusiva. A titolo di informazione i potenziali beneficiari, continueranno ad essere garantite anche le altre modalità di presentazione delle domande ossia posta e sportello della sede INPS di appartenenza
Come deve essere presentata la domanda:
Il servizio è disponibile sul sito internet dell’INPS, nella sezione Servizi Online attraverso i seguenti percorsi:
1) Al servizio del cittadino – Autenticazione con PIN/Autenticazione con CNS;
2) Elenco di tutti i servizi oppure per tipologia di utente oppure per tipologia di accesso oppure per tipologia di servizio
Al servizio del cittadino – Autenticazione con PIN/Autenticazione con Carta Nazionale dei Servizi;
Lavoratori parasubordinati: iscrizione (accesso con PIN OnLine);
Lavoratori parasubordinati: iscrizione (accesso senza autenticazione);
Le prime due opzioni consentono l’iscrizione con autenticazione con PIN o autenticazione con la Carta Nazionale dei Servizi, l’ultima senza PIN con il solo utilizzo del Codice Fiscale, ma in questo caso il Contact Center provvederà a richiamare l’interessato per la conferma dei dati. La possibilità di iscrizione senza PIN sarà disponibile sino al 30 settembre 2011 e contestualmente alla conferma dei dati l’operatore attiverà il percorso per l’assegnazione del PIN al soggetto; dal 1 ottobre non potranno più essere accettate iscrizioni da soggetti non identificabili tramite PIN.
Può usufruire del servizio anche il richiedente intermediario abilitato con le funzioni che consentono la trasmissione telematica delle domande.
Gli intermediari abilitati possono accedere utilizzando il seguente percorso:
Servizi on line/Elenco di tutti i servizi o Per tipologia di utente o Per tipologia di accesso o Per tipologia di servizio /Lavoratori parasubordinati: iscrizione (accesso riservato ad aziende e consulenti).
Per l’accesso al servizio è sempre richiesta l’autenticazione tramite PIN, rilasciato dall’INPS, CNS (Carta Nazionale dei Servizi), rilasciata da una Pubblica amministrazione ai sensi del DPR 117/04, o altro dispositivo (smart card, chiavetta USB) contenente ”certificato digitale di autenticazione personale” rilasciato da apposito ente certificatore rispondente agli standard definiti perla Carta Nazionale dei Servizi.
La Carta Nazionale dei Servizi (CNS) è un documento informatico, rilasciato da una Pubblica Amministrazione, con la finalità di identificare in rete il titolare della carta. E' utilizza una carta a microprocessore che deve essere in grado di registrare in modo protetto le informazioni necessarie per l’autenticazione in rete. La CNS non è un documento di riconoscimento come la Carta di Identità elettronica (CIE) perché non contiene la foto del titolare e non richiede particolari caratteristiche e requisiti per il supporto grafico. Grazie comunque al microchip e al software, identici a quelli della CIE, dà accesso agli stessi servizi e consente modalità più flessibili e veloci di produzione e diffusione, anche attraverso canali di distribuzione alternativi rispetto a quelli istituzionali della CIE.
tramirìte Web, ossia servizi telematici accessibili direttamente dal lavoratore tramite PIN o senza PIN attraverso il portale dell’INPS;
contact center multicanale attraverso il numero verde 803164, tramite PIN o senza PIN;
intermediari dell’INPS attraverso i consueti servizi telematici.
Ricordiamo che dal 2009 è possibile l’iscrizione on line alla Gestione Separata: ma a partire dal 1° giugno 2011 la modalità telematica diventerà esclusiva. A titolo di informazione i potenziali beneficiari, continueranno ad essere garantite anche le altre modalità di presentazione delle domande ossia posta e sportello della sede INPS di appartenenza
Come deve essere presentata la domanda:
Il servizio è disponibile sul sito internet dell’INPS, nella sezione Servizi Online attraverso i seguenti percorsi:
1) Al servizio del cittadino – Autenticazione con PIN/Autenticazione con CNS;
2) Elenco di tutti i servizi oppure per tipologia di utente oppure per tipologia di accesso oppure per tipologia di servizio
Al servizio del cittadino – Autenticazione con PIN/Autenticazione con Carta Nazionale dei Servizi;
Lavoratori parasubordinati: iscrizione (accesso con PIN OnLine);
Lavoratori parasubordinati: iscrizione (accesso senza autenticazione);
Le prime due opzioni consentono l’iscrizione con autenticazione con PIN o autenticazione con la Carta Nazionale dei Servizi, l’ultima senza PIN con il solo utilizzo del Codice Fiscale, ma in questo caso il Contact Center provvederà a richiamare l’interessato per la conferma dei dati. La possibilità di iscrizione senza PIN sarà disponibile sino al 30 settembre 2011 e contestualmente alla conferma dei dati l’operatore attiverà il percorso per l’assegnazione del PIN al soggetto; dal 1 ottobre non potranno più essere accettate iscrizioni da soggetti non identificabili tramite PIN.
Può usufruire del servizio anche il richiedente intermediario abilitato con le funzioni che consentono la trasmissione telematica delle domande.
Gli intermediari abilitati possono accedere utilizzando il seguente percorso:
Servizi on line/Elenco di tutti i servizi o Per tipologia di utente o Per tipologia di accesso o Per tipologia di servizio /Lavoratori parasubordinati: iscrizione (accesso riservato ad aziende e consulenti).
Per l’accesso al servizio è sempre richiesta l’autenticazione tramite PIN, rilasciato dall’INPS, CNS (Carta Nazionale dei Servizi), rilasciata da una Pubblica amministrazione ai sensi del DPR 117/04, o altro dispositivo (smart card, chiavetta USB) contenente ”certificato digitale di autenticazione personale” rilasciato da apposito ente certificatore rispondente agli standard definiti perla Carta Nazionale dei Servizi.
La Carta Nazionale dei Servizi (CNS) è un documento informatico, rilasciato da una Pubblica Amministrazione, con la finalità di identificare in rete il titolare della carta. E' utilizza una carta a microprocessore che deve essere in grado di registrare in modo protetto le informazioni necessarie per l’autenticazione in rete. La CNS non è un documento di riconoscimento come la Carta di Identità elettronica (CIE) perché non contiene la foto del titolare e non richiede particolari caratteristiche e requisiti per il supporto grafico. Grazie comunque al microchip e al software, identici a quelli della CIE, dà accesso agli stessi servizi e consente modalità più flessibili e veloci di produzione e diffusione, anche attraverso canali di distribuzione alternativi rispetto a quelli istituzionali della CIE.
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giovedì 16 giugno 2011
Lavoro domestico: approvata intesa
Parliamo di lavoro domestico, l'Assemblea dell'organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha approvato a Ginevra una convenzione storica sui diritti fondamentali dei lavoratori domestici. Il testo è stato approvato con un'ampia maggioranza dalla 100/esima assemblea dell'Ilo, che riunisce ogni anno rappresentanti dei governi, dei datori di lavoro e dei lavoratori dei 183 paesi membri dell'Assemblea. Per il direttore generale dell'Ilo, Juan Somavia, si tratta di "un passo importante per fare del lavoro domestico un lavoro dignitoso".
L’intesa ha risposto alla domanda di riconoscimento sociale, di dignità e di parità di diritti sul lavoro per circa 100 milioni, nel mondo, di lavoratori domestici, per l'83% donne, in numero consistente migranti. L’intesa stabilisce per i lavoratori domestici gli stessi diritti fondamentali degli altri lavoratori, definisce orari di lavoro accettabili e’ l'obbligo del riposo settimanale, limita e regola il pagamento in natura, stabilisce chiare regole di assunzione e di condizioni di lavoro, riconosce il diritto all'organizzazione sindacale e alla contrattazione collettiva. Introduce particolare attenzione ai diritti e alle condizioni di lavoro dei migranti e assegna ai servizi di ispezione del lavoro la possibilità di monitorare il rispetto dei diritti lavorativi anche per questa categoria di lavoratori.
I nuovi standard fissati dall’Ilo stabiliscono che i lavoratori domestici che si prendono cura delle famiglie devono avere in tutto il mondo gli stessi diritti fondamentali degli altri lavoratori: orari ragionevoli di lavoro, riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, un limite sul pagamento in natura, informazioni chiare su termini e condizioni di impiego, nonché il rispetto dei principi fondamentali e diritti sul lavoro, compresa la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva.
L'approvazione del’intesa conferma l'importante ruolo dell'ILO come agenzia dell'ONU con il mandato di definire le norme internazionali del lavoro, applicabili a tutti gli stati. Mentre la Raccomandazione è immediatamente operativa, la Convenzione deve essere ratificata dai diversi stati.
In tre casi su quattro (76,2%) il lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne. Dato che è emerso dai dati Istat, riferiti al 2008-2009, diffusi alla Conferenza nazionale della famiglia. Il dato è di poco più basso di quello registrato nel 2002-2003 che era 77,6%. Per l'Istituto centrale di statistica, persiste una forte disuguaglianza di genere nella divisione del carico di lavoro familiare tra i partner, ma questo deriva dall’impegno lavorativo della coppia.
L’intesa ha risposto alla domanda di riconoscimento sociale, di dignità e di parità di diritti sul lavoro per circa 100 milioni, nel mondo, di lavoratori domestici, per l'83% donne, in numero consistente migranti. L’intesa stabilisce per i lavoratori domestici gli stessi diritti fondamentali degli altri lavoratori, definisce orari di lavoro accettabili e’ l'obbligo del riposo settimanale, limita e regola il pagamento in natura, stabilisce chiare regole di assunzione e di condizioni di lavoro, riconosce il diritto all'organizzazione sindacale e alla contrattazione collettiva. Introduce particolare attenzione ai diritti e alle condizioni di lavoro dei migranti e assegna ai servizi di ispezione del lavoro la possibilità di monitorare il rispetto dei diritti lavorativi anche per questa categoria di lavoratori.
I nuovi standard fissati dall’Ilo stabiliscono che i lavoratori domestici che si prendono cura delle famiglie devono avere in tutto il mondo gli stessi diritti fondamentali degli altri lavoratori: orari ragionevoli di lavoro, riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, un limite sul pagamento in natura, informazioni chiare su termini e condizioni di impiego, nonché il rispetto dei principi fondamentali e diritti sul lavoro, compresa la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva.
L'approvazione del’intesa conferma l'importante ruolo dell'ILO come agenzia dell'ONU con il mandato di definire le norme internazionali del lavoro, applicabili a tutti gli stati. Mentre la Raccomandazione è immediatamente operativa, la Convenzione deve essere ratificata dai diversi stati.
In tre casi su quattro (76,2%) il lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne. Dato che è emerso dai dati Istat, riferiti al 2008-2009, diffusi alla Conferenza nazionale della famiglia. Il dato è di poco più basso di quello registrato nel 2002-2003 che era 77,6%. Per l'Istituto centrale di statistica, persiste una forte disuguaglianza di genere nella divisione del carico di lavoro familiare tra i partner, ma questo deriva dall’impegno lavorativo della coppia.
domenica 12 giugno 2011
Imprenditoria femminile: boom delle imprenditrici straniere.
Parliamo del rapporto tra le donne ed il lavoro ed in modo particolare dell’imprenditoria femminile.
Quindi donne al lavoro, non solo colf e badanti: il 70% lavora nel settore di terziario, il 5% lavora presso imprese e nei settori del noleggio e delle agenzie viaggio, il 15% lavora nel settore del commercio e ristorazione. Questi dati sono stati rilevati dall'osservatorio sull'evoluzione dell'imprenditoria femminile straniera nel terziario redatta da Confcommercio e Censis. Indicando che sono quasi 100mila le imprenditrici straniere attive in Italia: la maggior parte cinesi con il 15% nella ristorazione. Seguono le romene (7,6%), le svizzere (7,3%), le marocchine (6,7%) e le tedesche (6,3).
Il 16% delle straniere è di nazionalità cinese. Il 24% delle donne imprenditrici è laureata. Il mondo delle imprenditrici sta cambiando, dice l'analisi del Censis e Terziario Donna Confcommercio, e sono molto interessanti almeno tre aspetti qualitativi che emergono dall'Osservatorio, diminuiscono le giovani, tra 2009 e 2010 cala del 2% il numero delle under 30 (l'8,6% del totale) mentre aumentano del 2,1% le donne tra i 50 e 70 anni (sono il 32% del totale) e del 4,7% quelle oltre i 70; è aumentato il livello di istruzione: la quota di imprenditrici laureate passa dall'11,2% del 2004 al 24,1% del 2010; è aumentato il fabbisogno di conciliazione: la quota di imprenditrici con figli passa dal 56,4% del 2004 al 66,2% del 2010.
Vediamo come la dell'imprenditorialità femminile di Parma da incentivi all’imprenditoria femminile. Si parla di mille euro e dell'opportunità d'un tirocinio di tre mesi in Camera di Commercio. Questo è il premio che andrà alla miglior tesi di laurea sull'imprenditoria femminile grazie a un concorso che ha il fine di promuovere l’imprenditorialità femminile e stimolare la ricerca e gli studi sulle materie nel legate alla presenza delle donne nel mondo dell'impresa. Per informazioni si consiglia di visitare la pagina http://www.parmadaily.it/. Per presentare la domanda c'è tempo fino al 7 aprile 2012.
La regione dell'Umbria è la seconda regione in Italia per crescita dell'’imprenditoria femminile nel terziario, con un +1% che supera il dato medio nazionale che si attesta allo 0,4%.
Vediamo alcuni aspetti che devono essere delle regole per le Camere di Commercio e in modo particolare per la Promozione dell'imprenditorialità femminile. Devono creare degli stimoli per valorizzare e sostenere le attività imprenditoriali delle donne sul territorio regionale, ed esprimere importanti segnali di apertura alla verso una volontà di integrazione con attività ed iniziative già realizzate da altri; bisognerebbe fare una politica imprenditoriale femminile per un'attuazione originale ed innovativa per la progettazione di nuove esperienze.
E’ bisogna offrire spazi di rappresentanza per esigenze e fabbisogni dell'imprenditoria femminile sul territorio, e creare occasioni di confronto tra le diverse modalità di conciliare lavoro e vita familiare, fornendo uno stimolo alla creazione di informazioni, servizi e opportunità per le donne ideatrici d'impresa.
Quindi donne al lavoro, non solo colf e badanti: il 70% lavora nel settore di terziario, il 5% lavora presso imprese e nei settori del noleggio e delle agenzie viaggio, il 15% lavora nel settore del commercio e ristorazione. Questi dati sono stati rilevati dall'osservatorio sull'evoluzione dell'imprenditoria femminile straniera nel terziario redatta da Confcommercio e Censis. Indicando che sono quasi 100mila le imprenditrici straniere attive in Italia: la maggior parte cinesi con il 15% nella ristorazione. Seguono le romene (7,6%), le svizzere (7,3%), le marocchine (6,7%) e le tedesche (6,3).
Il 16% delle straniere è di nazionalità cinese. Il 24% delle donne imprenditrici è laureata. Il mondo delle imprenditrici sta cambiando, dice l'analisi del Censis e Terziario Donna Confcommercio, e sono molto interessanti almeno tre aspetti qualitativi che emergono dall'Osservatorio, diminuiscono le giovani, tra 2009 e 2010 cala del 2% il numero delle under 30 (l'8,6% del totale) mentre aumentano del 2,1% le donne tra i 50 e 70 anni (sono il 32% del totale) e del 4,7% quelle oltre i 70; è aumentato il livello di istruzione: la quota di imprenditrici laureate passa dall'11,2% del 2004 al 24,1% del 2010; è aumentato il fabbisogno di conciliazione: la quota di imprenditrici con figli passa dal 56,4% del 2004 al 66,2% del 2010.
Vediamo come la dell'imprenditorialità femminile di Parma da incentivi all’imprenditoria femminile. Si parla di mille euro e dell'opportunità d'un tirocinio di tre mesi in Camera di Commercio. Questo è il premio che andrà alla miglior tesi di laurea sull'imprenditoria femminile grazie a un concorso che ha il fine di promuovere l’imprenditorialità femminile e stimolare la ricerca e gli studi sulle materie nel legate alla presenza delle donne nel mondo dell'impresa. Per informazioni si consiglia di visitare la pagina http://www.parmadaily.it/. Per presentare la domanda c'è tempo fino al 7 aprile 2012.
La regione dell'Umbria è la seconda regione in Italia per crescita dell'’imprenditoria femminile nel terziario, con un +1% che supera il dato medio nazionale che si attesta allo 0,4%.
Vediamo alcuni aspetti che devono essere delle regole per le Camere di Commercio e in modo particolare per la Promozione dell'imprenditorialità femminile. Devono creare degli stimoli per valorizzare e sostenere le attività imprenditoriali delle donne sul territorio regionale, ed esprimere importanti segnali di apertura alla verso una volontà di integrazione con attività ed iniziative già realizzate da altri; bisognerebbe fare una politica imprenditoriale femminile per un'attuazione originale ed innovativa per la progettazione di nuove esperienze.
E’ bisogna offrire spazi di rappresentanza per esigenze e fabbisogni dell'imprenditoria femminile sul territorio, e creare occasioni di confronto tra le diverse modalità di conciliare lavoro e vita familiare, fornendo uno stimolo alla creazione di informazioni, servizi e opportunità per le donne ideatrici d'impresa.
sabato 4 giugno 2011
Lavoro estate 2011
E’ possibile far fruttare l’estate con opportunità di lavoro, ovviamente sono contratti stagionali, contratti di lavoro a chiamata e contratti di lavoro occasionale di tipo accessorio, comunque è un modo per strutturare le proprie risorse fisiche e psiche lavorando in un ambiente nuovo e fare esperienza anche all’estero. Con il lavoro estate è possibile esplorare diverse possibilità di lavoro estivo. Infatti chi ha una vera intenzione di svolgere un'attività lavorativa saltuaria nel periodo estivo, può essere retribuito attraverso i buoni lavoro, dei vaucher erogati in caso di contratto di lavoro occasionale di tipo accessorio.
Per quanto riguarda le offerte lavoro nel periodo estivo si possono trovare richieste per Direttore e assistente per centri vacanza, educatori per centri vacanza in Italia, accompagnatori ragazzi in centri vacanze, campi di volontariato internazionale, e offerte di lavoro per animatori.
Per il lavoro estivo generalmente viene richiesta la cittadinanza italiana o comunitaria, la maggiore età, la conoscenza di una o più lingue straniere, la disponibilità ad impegnarsi per un periodo minimo di due-tre mesi, un requisiti che è la personalità, temperamento e determinate competenze professionali. E’ fondamentale ricordarsi che, pur se il lavoro si svolgerà in ambienti dedicati alla vacanza, sempre di lavoro si tratta e quindi dovrà sottostare ad impegni, orari, regolamenti e turni di lavoro. La vacanza è dei clienti; i lavoratori faranno la propria alla fine del periodo previsto dal loro impegno contrattuale.
Per quanto riguarda il lavoro a chiamata che è un contratto di lavoro tipicamente estivo si consiglia di visitare il sito Mondo-lavoro.com e la pagina del blog.
Per quanto riguarda le offerte lavoro nel periodo estivo si possono trovare richieste per Direttore e assistente per centri vacanza, educatori per centri vacanza in Italia, accompagnatori ragazzi in centri vacanze, campi di volontariato internazionale, e offerte di lavoro per animatori.
Per il lavoro estivo generalmente viene richiesta la cittadinanza italiana o comunitaria, la maggiore età, la conoscenza di una o più lingue straniere, la disponibilità ad impegnarsi per un periodo minimo di due-tre mesi, un requisiti che è la personalità, temperamento e determinate competenze professionali. E’ fondamentale ricordarsi che, pur se il lavoro si svolgerà in ambienti dedicati alla vacanza, sempre di lavoro si tratta e quindi dovrà sottostare ad impegni, orari, regolamenti e turni di lavoro. La vacanza è dei clienti; i lavoratori faranno la propria alla fine del periodo previsto dal loro impegno contrattuale.
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venerdì 3 giugno 2011
Quattordicesima: la retribuzione estiva
La quattordicesima mensilità è una retribuzione che determina una mensilità aggiuntiva in busta paga. E’ distribuita ai lavoratori una volta all'anno e generalmente nel periodo prima dell'estate tra la fine del mese di giugno e l'inizio del mese di luglio. La quattordicesima mensilità ha una natura contrattuale ed è disciplinata sulla base degli accordi sottoscritti tra aziende e sindacati. La contrattazione collettiva deve fissare anche la data in cui viene erogata dal datore di lavoro al lavoratore dipendente e i criteri di come verrà calcolata la mensilità aggiuntiva. La quale dispone anche in ordine alla maturazione della quattordicesima che di solito avviene per mesi interi di servizio prestato (intendendosi, nella maggior parte dei casi, per mese intero la frazione pari o superiore a 15 giorni). Nel momento che il pagamento avviene nel periodo estivo, si presuppone che il datore di lavoro fa riferimento alla maturazione riguardi dei 12 mesi precedenti.
Quattordicesima mensilità pensionati
La quattordicesima mensilità è una somma che viene aggiunta una volta l'anno alla pensione di persone che hanno compiuto 64 anni di età e che hanno un reddito complessivo non superiore ad un determinato limite, pari a una volta e mezza il trattamento minimo di pensione in vigore nell'anno. Tale somma viene erogata dagli Enti di previdenza ma viene rimborsata dallo Stato; per questo, e per il fatto che viene corrisposta solo sulle pensioni da lavoro, quindi assoggettabili all'lrpef, assume la forma di un cosiddetto rimborso fiscale piuttosto che di un aumento di tipo previdenziale. In quanto viene corrisposta insieme alla rata di pensione di luglio, quella che per legge viene indicata come “somma aggiuntiva" è la quattordicesima mensilità dei pensionati.
L'ammontare della quattordicesima è calcolato in via provvisoria, in quanto quello definitivo verrà definito, successivamente, sulla base della dichiarazione dei redditi.
Quattordicesima mensilità pensionati
La quattordicesima mensilità è una somma che viene aggiunta una volta l'anno alla pensione di persone che hanno compiuto 64 anni di età e che hanno un reddito complessivo non superiore ad un determinato limite, pari a una volta e mezza il trattamento minimo di pensione in vigore nell'anno. Tale somma viene erogata dagli Enti di previdenza ma viene rimborsata dallo Stato; per questo, e per il fatto che viene corrisposta solo sulle pensioni da lavoro, quindi assoggettabili all'lrpef, assume la forma di un cosiddetto rimborso fiscale piuttosto che di un aumento di tipo previdenziale. In quanto viene corrisposta insieme alla rata di pensione di luglio, quella che per legge viene indicata come “somma aggiuntiva" è la quattordicesima mensilità dei pensionati.
L'ammontare della quattordicesima è calcolato in via provvisoria, in quanto quello definitivo verrà definito, successivamente, sulla base della dichiarazione dei redditi.
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