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domenica 24 giugno 2012

ISTAT: lavoro a tempo determinato, quasi 1mln over 34

Il lavoro a tempo determinato non riguarda solo i giovani: ha un impiego con un contratto determinato quasi un milione di dipendenti tra i 35 e i 64 anni. E' quanto emerge dai dati Istat sul primo trimestre 2012. Si tratta di 969 mila dipendenti senza posto fisso: un numero così elevato non si registrava dal primo trimestre 2004. Dal 2004 il rialzo è del 43,8%, quando il numero di dipendenti a termine si fermava a 674 mila. L’evento tra gli over 34 è in aumento anche rispetto allo scorso anno (+3,3%).
La precarietà avanza anche tra le fasce di lavoratori più adulti, con l'Istat che nei primi tre mesi dell'anno conta quasi un milione di dipendenti over 34 senza posto fisso.

Un fatto certo la flessibilità ormai non è più un tabù tra gli adulti. Nel dettaglio tra gli over 34 i dipendenti a termine nel primo trimestre del 2012 sono 969 mila, così ripartiti tra le diverse face d'età: 541 mila per 35-44enni, 317 mila per 45-54enni e 111 mila per i 55-64enni.
In Italia non si era mai registrato un numero così alto, almeno da quando il dato è fruibile, ovvero dal 2004.

Da allora, in base a confronti tendenziali, la crescita dell'occupazione 'a scadenza' tra chi non è più un ragazzo è salita del 43,8%, a un ritmo più accelerato rispetto al dato complessivo (+30,2%). Quindi non solo la maggior parte delle nuove assunzioni avviene attraverso un rapporto a termine, ma spesso chi entra precario resta nella stessa condizione per un lungo periodo e magari si ritrova nell'età matura, quando di solito si hanno anche figli, senza un posto a tempo indeterminato. Di certo la flessibilità ormai non è più un tabù tra gli adulti. Nel dettaglio tra gli over 34 i dipendenti a termine nel primo trimestre del 2012 sono 969 mila, così ripartiti tra le diverse face d'età: 541 mila per 35-44enni, 317 mila per 45-54enni e 111 mila per i 55-64enni. La schiera dei giovani (under 35) a tempo resta comunque più folta, annoverando nelle sue fila ben 1 milione 251 mila persone (56% sul totale). Guardando al totale, in tutto i lavoratori subordinati con un contratto che prima o poi si esaurirà sono circa 2,2 milioni.

Per il numero complessivo dei senza posto fisso le serie storiche dell'Istat vanno molto indietro nel tempo e il risultato è un nuovo record: si tratta del livello più alto dal primo trimestre del 1993. Ecco che in Italia la quota di lavoratori a tempo determinato sul totale dei dipendenti (13%) si conferma sempre più prossima alla media europea, anche se rimangono molto distanti i livelli toccati da Spagna, Polonia e Portogallo, dove circa uno su quattro è senza contratto di lavoro a indeterminato.

Negli ultimi anni l'aumento dell'occupazione a tempo non si è mai arrestato, se si esclude la piccola pausa del 2009. E fin qui si è tenuto solo conto dei dipendenti a tempo, la principale forma di lavoro atipico ma non l'unica. Tra i precari ci sono anche i collaboratori, le cosiddette false partite Iva o le associazioni in partecipazione truccate e tanti altri tipi di rapporti flessibili che farebbero lievitare la platea di chi non possiede una posizione stabile.

mercoledì 20 giugno 2012

ISTAT: aprile 2012 nero per gli ordini dell'industria


Fatturato ed ordinativi dell'industria italiana in netta flessione. Il fatturato  cala dello 0,5% rispetto a marzo, trascinato in basso dall'estero, e del 4,1% (corretto per effetti calendario) su base annua. Lo rileva l'Istat. Sulla performance tendenziale pesa invece l'andamento registrato sul mercato interno. Gli ordinativi dell'industria ad aprile scendono dell'1,9% su marzo, risentendo dell'andamento sull'estero, e calano del 12,3% su base annua (dato grezzo), con una diminuzione più evidente per il mercato interno.

La diminuzione congiunturale degli ordinativi deriva da una flessione dello 0,3% sul mercato nazionale e da una caduta del 4% all'estero. Mentre il risultato tendenziale è frutto di una diminuzione del 15,3% delle commesse interne e del un calo del 7,3% degli ordini esteri. Analizzando i diversi comparti, l'indice su base annua segna ribassi in tutti i settori. Nel dettaglio, la riduzione più rilevante riguarda la fabbricazione di mezzi di trasporto (-16,5%).

L'unico aumento si registra per i beni strumentali (+7,5%). L'incremento tendenziale maggiore del fatturato si registra per il settore della fabbricazione di mezzi di trasporto (+22,7%, dovuto essenzialmente al forte aumento registrato nell'industria cantieristica), mentre la diminuzione più marcata riguarda l'estrazione di minerali da cave e miniere (-12,3%). Per gli ordinativi tutti i settori risultano in calo. La diminuzione tendenziale maggiore si osserva per la fabbricazione di mezzi di trasporto (-16,5%).

La diffusione del comunicato stampa dell'Istat su fatturato e ordinativi di aprile è avvenuta nonostante lo stato di agitazione proclamato da 42 ricercatori e tecnologi dell'Istituto vincitori di un concorso per cui non vedono riconosciuta la loro posizione. E' quanto fanno sapere i ricercatori stessi, in attesa per il secondo anno, intervenendo in sala stampa in occasione del briefing. "L'espressione dello stato di disagio causato da questa situazione si paleserà anche attraverso la partecipazione ad iniziative di protesta e mobilitazioni, interne ed esterne all'Istat, che potranno anche mettere in discussione le uscite dei prossimi comunicati stampa", sottolineano.

domenica 10 giugno 2012

Lavoro, cresce la disoccupazione diminuisce il reddito

Stando ai dati forniti dall'Istat e da Bankitalia disoccupazione giovanile sale del 7,8% e diminuisce il reddito degli operai  meno 3,2%.

Tra il 2008 e il 2011 la disoccupazione giovanile è cresciuta di 7,8 punti percentuali nella fascia tra 15 e 24 anni. È quanto emerge dalle tabelle dell'Istat, contenute nel rapporto 2012. I dati dell'Istituto di statistica evidenziano che sono stati i giovani soprattutto a pagare il difficile momento economico, il tasso di disoccupazione per gli under 24, tra il 2008 e il 2011, è passato dal 21,3% al 29,1%, con un incremento quattro volte superiore rispetto al dato medio, che ha fatto registrare un calo di 1,7 punti percentuali (si è passati dal 6,7% all'8,4%). Secondo le tabelle dell'Istituto di statistica il part time involontario ha registrato addirittura un incremento di quasi 20 punti. Il dato medio ha registrato, dal 2008 al 2011, un incremento di 1,2 punti, passando al 14,3% degli occupati totali al 15,5%; di questi gli involontari erano il 34,1% all'inizio della crisi e sono diventati il 53,3% lo scorso anno (+19,2). Negativi anche i dati che riguardano la trasformazione da lavoro atipico a lavoro standard, che scendono dal 29,2% al 23,4% (-5,8). Secondo l'Istat dall'inizio della crisi al 2011 l'occupazione nella fascia 15-64 anni è scesa di 1,8 punti percentuali, passando dal 58,7% al 56,9%. Ha colpito soprattutto gli uomini, che sono passati dal 70,3% di occupati al 67,5% (-2,8); mentre per le donne il calo è stato più contenuto: dal 47,2% al 46,5% (-0,7). All'interno di questa fascia si è registrato invece un incremento delle donne occupate single (+0,7) che passano dall'81% all'81,7%. Le donne che non hanno figli sono passate da un tasso di occupazione del 69,5% al 67,9% (-1,6), mentre le donne occupate con figli sono passate passati dal 54,9% al 53%. Infine forte il calo di occupazione tra gli stranieri, che passano dal 67,1% del 2008 al 62,3% dello scorso anno (-4,8).

Mentre dalla relazione annuale di Bankitalia emerge che il reddito reale delle famiglie italiane è cresciuto tra il 2000 e il 2010 appena del 6,2% (da 18.358 a 19.495 euro) ma mentre nei nuclei con capofamiglia lavoratore autonomo il reddito è cresciuto del 15,7%, nelle famiglie di operai, apprendisti e commessi il reddito è diminuito nel decennio del 3,2%. Nello stesso periodo il reddito reale equivalente disponibile delle famiglie di dirigenti è cresciuto dell'8% mentre in quelle di pensionati del 9,8%. Se però si guarda al periodo della crisi il calo è consistente non solo per il reddito reale disponibile delle famiglie di operai (da 14.485 euro del 2006 a 13.249 del 2010 con un -8,5%) ma anche per quello delle famiglie di dirigenti (passate da 35.229 euro del 2000 a 43.825 del 2006 e a 38.065 del 2010 con un calo negli ultimi quattro anni considerati del 13,1%) e dei lavoratori autonomi (da 28.721 a 26.136 euro con una riduzione del 9%). Hanno tenuto dal 2006 al 2010 i redditi reali delle famiglie di impiegati, quadri e insegnanti (da 21.344 euro a 21.311) mentre hanno avuto un lieve avanzamento i redditi dei nuclei con capofamiglia pensionato (da 18.579 a 19.194 e un +3,3%). Il reddito medio disponibile delle famiglie era nel 2010 di 22.758 euro in media nel Centro Nord e di 13.321 euro nel Sud e nelle Isole. Se si guarda solo alle retribuzioni reali nette mensili dei lavoratori dipendenti nel 2010 si attestavano su 1.439 euro, sostanzialmente stabili rispetto ai 1.410 euro medi del 2000 e in calo rispetto ai 1.489 euro del 2006. (1.503 euro nel Centro Nord, 1.276 nel Sud e nelle Isole). Lievemente migliore la situazione delle retribuzioni reali nette dei lavoratori dipendenti a tempo pieno passate dai 1.483 euro mensili del 2000 (valori a prezzi 2010) a 1.543 euro nel 2010 (1.606 euro nel Centro Nord, 1.380 nel Sud e nelle Isole). Il dato del totale dei lavoratori dipendenti risente della crescita in questi anni del part time (che abbassa la media delle retribuzioni complessive perchè basate su meno ore di lavoro).

venerdì 1 giugno 2012

Aprile 2012: emergenza per l'occupazione giovanile


Ultima fotografia dell'ISTAT sulla disoccupazione. Il tasso di disoccupazione ad aprile è al 10,2%, in rialzo di 0,1 punti percentuali su marzo e di 2,2 punti su base annua.

Il tasso di disoccupazione viaggia sopra il 10% ormai da due mesi, marzo (10,1%) e aprile (10,2%).
E' quanto rileva l'ISTAT (dati provvisorie e destagionalizzati). E' stata così superata la soglia psicologica del 10% e guardando ai dati grezzi di aprile il tasso di disoccupazione è addirittura superiore, pari all'11,1%. I tecnici dell'Istat parlano di una fotografia "preoccupante".

Per la Camusso, senza lotta alla recessione sarà' sempre più difficile. "E' la conseguenza di un Paese che é in recessione e di scelte politiche che non fanno nulla per contrastare gli effetti recessivi sul Paese". Così Susanna Camusso, segretario generale della Cgil ha commentato i dati sulla disoccupazione dell'Istat, a margine del festival dell'economia di Trento. "Non ci si può limitare a delle politiche di rigore che continuano ad alimentare la recessione. Bisogna cominciare a creare lavoro, sennò i dati saranno, mese dopo mese, sempre peggio", ha aggiunto.

I dati Istat "relativi al mese di aprile sono in ulteriore pesante peggioramento rispetto alla già grave situazione precedente". E' quanto ha sostenuto in una nota il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini, commentando i dati ISTAT su occupati e disoccupati. "Tutti gli indicatori sono negativi", sottolinea Santini, a a partire da "un aumento della disoccupazione ormai stabilmente al di sopra del 10%". Per il sindacalista "la disoccupazione giovanile resta il problema più acuto, stabilmente al di sopra del 35%, con un aumento di quasi 8 punti su base annua". Ecco che, aggiunge, "si profila con contorni sempre più netti in tutto il Paese una vera e propria emergenza che in alcune aree del Sud è ormai a livelli di dramma socialmente insostenibile". Secondo Santini "non ci può rassegnare al declino che rischia di essere sempre più rapido se il Governo non metterà in campo politiche mirate ed efficaci per la crescita e per il lavoro".

Vediamo alcuni dei dati ISTAT in modo più analitico.

Per i disoccupati +1,5% su marzo Il numero dei disoccupati ad aprile è di 2 milioni 615 mila. Il rialzo è dell'1,5% su marzo (+38 mila unità). Su base annua l'aumento è del 31,1%, ovvero 621 mila unità.
Tra i 15-24enni, rileva l'Istat, le persone in cerca di lavoro sono 611mila. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni (l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca) è pari al 35,2%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto a marzo ma in aumento di 7,9 punti su base annua.
Gli inattivi tra 15 e 64 anni diminuiscono dello 0,1% rispetto al mese precedente. In confronto a marzo, il tasso di inattività risulta invariato e si mantiene al 36,6 per cento.
Donne occupate: +1,2% nei 12 mesi. Ad aprile (dati provvisori) l'occupazione maschile segna una variazione negativa sia in termini congiunturali (-0,2%) sia su base annua (-0,6%). L'occupazione femminile resta sostanzialmente invariata rispetto al mese precedente mentre aumenta dell'1,2% nei dodici mesi.
Diminuiscono gli occupati a tempo pieno Nel trimestre gli occupati a tempo pieno, rileva l'Istat, accentuano la dinamica riduttiva (-2,1%, pari a -415.000 unità). La caduta tendenziale, settorialmente diffusa, riguarda sia l'occupazione dipendente a carattere permanente sia quella autonoma a tempo pieno.

Gli occupati a tempo parziale continuano a crescere, e in misura eccezionalmente forte (+9,6%, pari a 334.000 unità), ma si tratta quasi esclusivamente di tempo parzale involontario.

domenica 20 maggio 2012

Lavoro e imprenditoria giovanile

ISTAT, calo record degli ordini industriali Guido Corbetta, professore ordinario di Strategia aziendale e titolare della cattedra AIdAF ha spiegato che «L’allarmismo non aiuta nessuno. Sta di fatto che i dati fotografano una situazione reale. E celano grandi problemi di liquidità. Gli ordinativi si stanno riducendo per una difficoltà ad accettare ordini di cui non c’è la certezza dei pagamenti».

E’ nato su iniziativa del Dipartimento della Gioventù e finanziato attraverso il Fondo delle Politiche Giovanili, il sito on line Giovane Impresa, è il portale per gli under 35 con un'idea imprenditoriale vincente che ha l’obiettivo di diffondere, consolidare e sviluppare la cultura d’impresa tra i giovani, presupposto indispensabile per incentivare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e creare nuove opportunità di lavoro.  

Ed è strutturato in 6 aree che vanno a creare un percorso informativo in grado di accompagnare il giovane nelle fasi fondamentali della vita di un'impresa, dalla nascita al successivo sviluppo. E' già ricco di contenuti, più di 1000 pagine, con oltre 200 documenti disponibili tra modulistica, allegati e gli innovativi seminari web.
Parliamo del lavoro e del suo futuro. E’ su questo tema che le Università si confrontano con i soggetti che concorrono per lo sviluppo economico, parlando di opportunità d’impresa, bandi, agevolazioni finanziarie. Il Simposio sull’Imprenditorialità organizzato congiuntamente dall’Entrepreneurial Laboratory (E-Lab) dell’Università di Bergamo e dal Dipartimento di Studi in Impresa, Governo e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata”.

Il risultato del Simposio è chi ha intenzione di lavorare in proprio deve saper misurare le azioni e definire le strategie adeguate al raggiungimento degli obiettivi prefissati. La categoria in sette anni si è quasi dimezzata (- 42%, fonte Istat), contrazione che scoraggia chi comincia da zero un’avventura aziendale, perciò è bene impadronirsi di tutti gli strumenti che occorrono a raccogliere le sfide - sempre più ardue - del mercato italiano, senza escludere le opportunità offerte da quello europeo. I termini usati sono stati: ‘pre-incubazione’: pacchetto servizi integrati che consentono di beneficiare di un costante sostegno nella risoluzione dei problemi legati all’ avvio di una nuova attività. Si parla di ‘formazione’, che permette di individuare i punti di forza e debolezza e verificarne la fattibilità fino a realizzare il ‘business plan’, ovvero il percorso dall’idea all’impresa per prevedere la possibilità di successo sul mercato.

sabato 19 maggio 2012

Lavoro: rapporto CGIA più opportunità di lavoro se ingegneri

Nonostante la crisi economica e l'aumento della disoccupazione giovanile, nel 2011 oltre 45.000 posti di lavoro sono rimasti non occupati. Tra i colletti bianchi spiccano gli ingegneri, gli addetti alla segreteria e i cassieri di banche ed assicurazioni. Tra i colletti blu (i giovani), invece, gli addetti alla pulizia, i facchini e gli autisti. Sono queste le principali professioni e mestieri che nel 2011,anno di dura crisi economica,hanno offerto i maggiori sbocchi occupazionali tra i giovani under 35. L'analisi è della Cgia di Mestre su dati Istat.

L'obiettivo dell'elaborazione è stato di calcolare il tasso di crescita degli ambiti professionali che, nel 2011, hanno offerto il maggior numero di assunzioni tra gli under 35.

La Cgia ha segnalato anche l'elevato numero di posti di lavoro offerti agli esperti di gestione e controllo delle aziende private; agli spedizionieri e agli agenti di commercio; ai ragionieri contabili e a quelli interni di cassa.
Figure che hanno registrato tassi di crescita ben superiori al 10%. Tra i mestieri, invece, la Cgia evidenzia la crescita molto sostenuta tra i macellai, i panettieri, i pastai e i gelatai. Di rilevo anche gli installatori di impianti e i riparatori di apparecchiature informatiche.

Secondo il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi "mai come in questo momento è necessario recuperare la svalutazione culturale che ha subito in questi ultimi decenni il lavoro artigiano”.

mercoledì 2 maggio 2012

Il tasso di disoccupazione sale ancora a marzo di 0,2% punti percentuali rispetto ai dati del mese di febbraio, portandosi al 9,8%, ai massimi dal gennaio 2004 (data di inizio delle serie storiche mensili) e dal terzo trimestre 2000, guardando alle serie storiche trimestrali. Lo comunica l'Istat che ha anche rivisto al rialzo il dato di febbraio, al 9,6% dal 9,3%. In aumento anche il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni): a marzo è al 35,9%, due punti in più di febbraio. E' il tasso più alto dal gennaio 2004 (inizio delle serie storiche mensili). Il numero dei disoccupati è aumentato di 476 mila unità su base annua.

Gli occupati sono calati di 35 mila unità rispetto a febbraio scendendo a quota 22.947 mila. Mentre su base annua sono scesi di 88mila unità. Pesa soprattutto il calo dell'occupazione maschile.  Il tasso di disoccupazione maschile cresce di 0,3 punti percentuali su febbraio, portandosi al 9,0%; quello femminile segna un aumento di 0,1 punti e si attesta all'11,0%. Rispetto all'anno precedente, quindi, il tasso di disoccupazione maschile sale di 1,6 punti percentuali e quello femminile di 1,9 punti.

Vola la disoccupazione giovanile e la fascia 15-24 anni a marzo 2012 segna un aumento di due punti su febbraio e arriva al 35,9%. Quindi, risulta disoccupato oltre un giovane su tre tra i 15-24 enni attivi, ossia coloro che hanno un lavoro o lo cercano, la forza lavoro.

E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal quarto trimestre 1992. Ai massimi dal 2004 anche il tasso medio di disoccupazione, al 9,8% ed in rialzo di 0,2 punti su febbraio e di 1,7 punti su base annua. Il numero dei disoccupati a marzo è di 2 milioni e 506 mila, in rialzo del 2,7% su febbraio, con un aumento boom su base annua di 476 mila unità (+23,4%) e su base mensile di 66 mila.

sabato 7 aprile 2012

Lavoro giovani sotto i 35 anni 1 milione di occupati in meno in 3 anni


Sono i dati riportati dall’Istat, che evidenziano che nel 2011 i giovani occupati, tra i 15 e i 34 anni, sono diminuiti di oltre un milione di unità rispetto al 2008, passando da 7,1 milioni a 6 milioni e 56.000 nel 2011 (-14,8%). E' quanto emerge dal confronto dei dati Istat sulla media dello scorso anno. Il paragone con tre anni prima ben rileva gli effetti della crisi sulle nuove generazioni. Nel dettaglio, passando dal 2008 al 2011 si contano un milione e 54 mila giovani in meno al lavoro. Si è trattato di una discesa progressiva, seguita alla crisi. Se si considerano gli occupati italiani 15-34enni, in un solo anno, tra il 2011 e il 2010, la riduzione è stata di 233 mila unità. Se poi si guarda alla fascia d'età tra i 15 e i 24 anni, in proporzione la discesa degli occupati tra il 2011 e il 2008 e' stata ancora più forte, ed è pari al -20,5% (303 mila unità in meno).

La tendenza era già conosciuta ma i dati impressionano lo stesso.

Secondo i dati Istat gli occupati nella classe d'età tra i 55 e i 64 anni sono invece aumentati del 15% nell'arco di tre anni, dal 2008 al 2011. Nel dettaglio, gli occupati più adulti (55-64 anni) sono saliti di 376 mila unità, passando da 2 milioni 466 mila del 2008 a 2 milioni 842 mila del 2011.

lunedì 2 aprile 2012

Lavoro: dati ISTAT disoccupazione 2012

Il tasso di disoccupazione a febbraio 2012 si è attestato al 9,3%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su gennaio e di 1,2 punti su base annua. È il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). E’ quanto ha rilevato l'Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie.

Il numero dei disoccupati a febbraio é di 2,354 milioni. Si tratta del numero più alto dall'inizio delle serie storiche mensili, da gennaio del 2004. Se si fa riferimento alle serie trimestrali diventa il più alto dal terzo trimestre del 2000.

Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a febbraio è al 31,9%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4,1 punti su base annua. Lo rileva l'Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie, aggiungendo che è il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Nel quarto trimestre del 2011 il tasso di disoccupazione dei 15-24enni tocca un picco del 49,2% per le giovani donne del Mezzogiorno. Lo rileva l'Istat in base a dati non destagionalizzati.

A febbraio tra le donne il numero di occupate scende di 44 mila unità rispetto a gennaio, quindi in un solo mese. Lo rileva l'Istat in base a dati provvisori e destagionalizzati, aggiungendo che nel complesso si contano a febbraio, su base mensile, 29 mila occupati in meno. Infatti, il calo riguarda solo la componente femminile.

L'occupazione preoccupa tutti: il 99% della popolazione italiana, con scale diverse, per la "tenuta" del proprio posto di lavoro. Un vero e proprio incubo, secondo un sondaggio Confesercenti-Ispo, secondo cui i più preoccupati si contano tra i residenti in piccoli centri con meno di 5.000 abitanti (72%), i lavoratori con qualifiche meno elevate (72%), gli studenti (73%) e, ovviamente, i disoccupati (82 per cento).

Ma anche in Europa il numero totale di disoccupati ha raggiunto livelli mai censiti prima, sia nell'area euro che
nell'intera Unione europea a 27. Lo precisano da Eurostat, in merito ai dati sulla disoccupazione di febbraio.

Nell'area euro l'ente di statistica comunitario ha contato 17 milioni 134 mila disoccupati a febbraio, nell'l'Unione europea a 27 invece 24 milioni 550 mila: in entrambi i casi si tratta di nuovi record, ha spiegato un tecnico di Eurostat. Quanto al tasso di disoccupazione, il 10,8 per cento registrato sull'area euro rappresenta un massimo dal giugno del 1997, e quindi anche un massimo dal lancio effettivo della valuta unica. Per l'Unione europea a 27 il 10,2 per cento raggiunto dalla disoccupazione è invece un nuovo record assoluto: non si era mai registrato un valore così elevato nelle tabelle di Eurostat.

sabato 10 marzo 2012

Allarme lavoro: l’ 8 marzo 2012 e le donne

L'8 Marzo, nell’anno della crisi economica per le donne è vera emergenza lavoro. Per le donne italiane, i numeri sull'occupazione sono allarmanti (lavorano meno della metà, prendono il 20% in meno in busta paga rispetto agli uomini) e il confronto europeo è veramente drammatico (solo la piccola isola, lo stato di Malta sta peggio dell’Italia). Le donne occupate sono il 46,1% (2010), il Sud è al 30,5% (56,1% al Nord); significativo è il tasso di non occupazione (non attività), o meglio coloro che non cercano più un lavoro) che secondo le stime ufficiali è al 48,9% contro il 35,5% europeo, differenza significativa. Nel mese di dicembre 2011, la disoccupazione femminile è cresciuta del 3,2% rispetto al 2010. E quando si diventa mamme, una su tre lascia il lavoro.
Questo deve essere un motivo per sperare che ci sia per le donne una tendenza diversa un cambio: quindi è augurabile che bisogna investire sul lavoro delle donne, anche per uscire dalla crisi e rilanciare il paese. ''La situazione delle donne nel mercato del lavoro è peggiorata con la crisi, quantitativamente e qualitativamente, partendo da una situazione già grave'' come ha sostenuto Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento statistiche sociali e ambientali dell'Istat. Infatti in due anni, dal 2008 al 2010 l'occupazione femminile è diminuita di 103 mila unità (-1,1%); e si è anche ridotta l'occupazione qualificata (-270 mila), mentre si è sviluppata quella non qualificata (+218 mila). Ovviamente cresce il contratto di lavoro a tempo parziale  e si accentuano le disparità. Favorire l' occupazione femminile vuol dire anche intervenire sul lavoro di cura e servizi per le donne:''O si redistribuisce il lavoro di cura fra i generi - osserva Sabbadini - sviluppando la rete dei servizi e il lavoro flessibile o difficilmente potrà esserci futuro per l'occupazione femminile.
Occupazione e tempi di cura sono temi fra loro legati anche per Maria Teresa Roghi, responsabile pari opportunità dell'Ugl, per la quale ''non c'è niente da festeggiare''. ''Tuttora, infatti - ha osservato - le donne hanno difficoltà a trovare un'occupazione, e se la ottengono devono combattere per riuscire a conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro. Senza contare le forti discriminazioni che ancora esistono a livello economico e professionale".

sabato 3 marzo 2012

Disoccupazione Italia 2012 un giovane su tre è disoccupato

L'Istat ha comunicato che il tasso di disoccupazione è salito ancora dello 0,2% rispetto a dicembre, portandosi così a gennaio 2012 al 9,2%.
Il 2012 inizia in modo negativo sul fronte lavoro, con la disoccupazione che tocca nuovi record: il tasso dei senza posto raggiunge quota 9,2%, il valore massimo dall'inizio del 2004, ovvero da quando sono cominciate le serie statistiche storiche mensili. Lo stesso vale per il numero dei disoccupati, un esercito di oltre 2,3 milioni di persone, che, guardando ancora più indietro, risulta essere il livello maggiore dal terzo trimestre del 2000. A pagare il prezzo più alto sono ancora una volta i giovani, per loro il tasso di disoccupazione è pari al 31,1%.
Ha riportato l’Istat: che il tasso di occupazione è pari al 57,0%, in aumento nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e di 0,2 punti in termini tendenziali. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuiscono dello 0,4% (-63 mila unità) rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività si posiziona al 37,3%, con una flessione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti su base annua.
Tuttavia a gennaio, insieme alla cifra di chi è alla ricerca di un impiego, sale anche il numero degli occupati. Un recupero dietro a cui, con tutta probabilità, si nasconde la mancata uscita degli over 55, che, soprattutto a causa del cosiddetto effetto finestra, sono costretti a restare più a lungo sul posto di lavoro. Insomma, a fronte di un sensibile aumento della disoccupati (in crescita del 2,8%, ovvero di 64 mila unità, su dicembre e del 14,1%, ovvero di ben 286 mila persone, su base annua) c'é stato un modesto rialzo dell'occupazione (in aumento dello 0,1%, circa 18 mila lavoratori, e di 40 mila rispetto a gennaio 2011).
Quindi, il quadro è sicuramente peggiorato; l'unica nota positiva potrebbe essere rappresentata dal calo dell'inattività, cioè di coloro che né hanno né cercano un impiego (-63 mila in un mese). Mentre il tasto più dolente riguarda le nuove generazioni, il tasso di disoccupazione tra gli sotto i 25 anni ormai si colloca sopra quota 30% da 5 mesi, ovvero da settembre. E a gennaio ha di poco sfiorato il record raggiunto a novembre 2011 (31,2%). Oltre che per i giovani gennaio risulta un mese cupo anche per la componente maschile, con il tasso degli uomini senza lavoro che tocca una quota record (8,7%). Nonostante i continui rialzi il tasso di disoccupazione in Italia si mantiene sotto la media del Vecchio continente, pari al 10,7% nella zona euro, dove tocca la percentuale più alta dall'ottobre del 1997, e al 10,1% nell'Intera Ue. Il presidente della Commissione Ue José Barroso ha asserito di livelli altamente drammatici, sottolineando come ora la priorità "sia creare occupazione". Il quadro, però, cambia se si restringe il campo ai soli giovani: la quota dei senza lavoro sotto i 25 anni nella Penisola è ampiamente al di sopra del dato medio registrato sia per l'area euro (21,6%) che per l'Ue a 27 (22,4%).
Tra i sindacati e le associazioni del mondo imprenditoriale i nuovi dati dell'Istat non fanno che riaccendere i timori per l'emergenza lavoro. Per la Cgil i numeri sui senza posto mostrano "che il problema dovrebbe essere fermare i licenziamenti e non facilitare la flessibilità in uscita". I dati sulla disoccupazione diffusi dall'Istat «sono preoccupanti, ma non basta preoccuparsi con le chiacchiere, bisogna reagire». Lo sottolinea il leader della Cisl, Raffaele Bonanni a margine della chiusura della campagna elettorale per il rinnovo delle Rsu funzione pubblica della Cisl Lombardia.
Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha espresso molta preoccupazione: "Siamo al 9,2% è il peggior dato dal 2004. Certo dobbiamo fare equilibrio di bilancio ma se non ricominciamo a crescere i problemi saranno molto forti".

domenica 5 febbraio 2012

Lavoro: 47% giovani hanno un contratto a tempo determinato

È il risultato uscito dalle elaborazioni Istat sulla media dell’anno 2010. I giovani dai 15 ai 24 anni, risultati dipendenti a tempo determinato sono pari al 46,7% del totale dei dipendenti occupati in quella stessa fascia d'età. E' quanto emerso da elaborazioni su dati Istat relativi alla media annua del 2010. Prendendo in considerazione i dipendenti sopra i 35 anni, solo l'8% di questi è risultato con contratto a tempo determinato. Nel dettaglio, guardando ad ognuna delle diverse fasce d'età individuate dall'Istat, emerge che, se tra i dipendenti under 25 quasi il 47% è impiegato a tempo determinato, la quota si abbassa al 18% per coloro di età compresa tra i 25 e 35 anni. E ancora scende all'8,3% per chi ha tra i 35 e 54 anni, per finire al 6,3% considerando chi ha più di 55 anni.
In Italia ci sono 2,364 milioni di dipendenti a tempo determinato e 385 mila collaboratori.. In tutto si tratta, quindi, di 2,749 milioni di persone a cui manca il posto fisso, ovvero i cosiddetti lavoratori atipici. Continua, così, a crescere il numero dei dipendenti a termine, che segna un rialzo del 7,6% (+166.000 unità) su base annua. Un aumento che coinvolge per circa due terzi gli under 35, fascia nella quale l'incidenza del lavoro a termine sul totale degli occupati raggiunge quota 10,3%. Quanto ai collaboratori, invece, si registra un piccolo passo indietro rispetto al terzo trimestre del 2010 (-2,1%, ovvero -8 mila unità).
Un aumento che coinvolge per circa due terzi per chi ha meno di 35 anni. Ecco che l'incidenza del lavoro a termine sul totale degli occupati raggiunge quota 10,3%. Quanto ai collaboratori con contratto a progetto, invece, si registra un piccolo passo indietro rispetto al terzo trimestre del 2010 (-2,1%, ovvero -8 mila unità). Sono questi i dati Istat su occupati dipendenti a termine e sui collaboratori, ma il mondo della flessibilità in entrata è molto più vario. C'é, infatti, un folto sottobosco, basti pensare alle cosiddette "false partire Iva". Ecco che ottenere una stima ufficiale sul "precariato" è difficile, anche se possiamo immaginare sia più ampia della cifra "base" pari a 2,7 milioni.

sabato 7 gennaio 2012

Antitrust: liberalizzare per crescita e lavoro

Andare avanti sulla strada delle liberalizzazioni e realizzare "un circolo virtuoso" superando "egoismi di parte" e "resistenze degli interessi consolidati" nell'interesse del Paese.
L'Antitrust ha ribadito in una segnalazione a Governo e Parlamento, firmata dal presidente Giovanni Pitruzzella, i settori da aprire per "fare ripartire al più presto la crescita", ma avverte che questo processo deve essere accompagnato da "interventi che garantiscano l'equità sociale e che favoriscano, anche attraverso le opportune riforme del diritto del lavoro, nuove opportunità di inserimento per i soggetti che ne uscissero particolarmente penalizzati".
Secondo l'Antitrust la legge annuale sulla concorrenza è lo strumento con il quale procedere: per vincere ostacoli e resistenze dei gruppi che si sentono danneggiati, "occorre infatti recuperare la dimensione dell'interesse generale e la sua prevalenza sui vari egoismi di categoria, procedendo con interventi di ampia portata che contestualmente sciolgano i nodi anticoncorrenziali su mercati diversi e con attori economico-sociali differenti".
L'Antitrust ha consapevolezza che per superare le numerose "incrostazioni corporative e le resistenze dei grandi attori economici ad un'effettiva apertura del mercato, la politica di liberalizzazioni dovrà inevitabilmente essere una sorta di work in progress; ma l'urgenza della crisi richiede di non indugiare e di attuare gli interventi di immediata applicazione". Allo stesso tempo, però, "non vanno sottovalutati i costi sociali sottesi, nel brevissimo periodo, alle liberalizzazioni". Per questo l'Autorità invita istituzioni e forze politiche a garantire l'equità sociale e a favorire nuove opportunità di lavoro "per i soggetti che a causa dei complessi processi di ristrutturazione economica, lo hanno perduto o corrono il rischio di perderlo".
E’ bene ricordare gli ultimi dati esposti dall’ISTAT,  che sono elementi molti preoccupanti. Sono i giovani e le donne i più penalizzati dalla crisi economica che ha colpito duramente il mercato del lavoro. Un giovane su tre, di età compresa tra i 15 e i 24 anni, non ha un'occupazione. E si tratta solo di coloro che cercano attivamente un posto. La situazione, poi, si fa ancora più grave per le giovani donne del Mezzogiorno: quasi quattro su dieci sono disoccupate. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a novembre e' al 30,1%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a ottobre e di 1,8 punti su base annua. E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Il tasso di disoccupazione a novembre é all'8,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a ottobre e di 0,4 punti su base annua.
È dunque preoccupante la fotografia scattata dall'Istat sull'occupazione nel mese di novembre. Dai dati emerge in modo evidente che la mancata uscita degli occupati più adulti (+168mila unità nella classe con almeno 55 anni), soprattutto di quelli con contratto a tempo indeterminato, ha più che compensato il calo su base annua di quelli più giovani (-157mila unità nella classe fino a 34 anni). Ma a colpire è anche il fatto che torna a crescere la disoccupazione di lunga durata. Il tasso di disoccupazione di coloro che cercano lavoro da almeno 12 mesi, infine, raggiunge il 52,6%: si tratta del livello più elevato dal terzo trimestre del 1993.

sabato 24 dicembre 2011

Retribuzioni ferme a novembre, divario salari-prezzi record da 1997

I lavoratori con busta paga e non solo si ritrovano a fare i conti con budget sempre più' stretti: gli stipendi non crescono, rimangono al palo, e, invece, i prezzi continuano la loro corsa. In altre parole il potere d'acquisto si assottiglia, perdendo pezzi di mese in mese. L'Istat ha certificato per novembre retribuzioni ferme rispetto ad ottobre e in aumento solo dell'1,5% a confronto con lo scorso anno. Un rialzo troppo basso, che si riallinea al peggior dato del 2010, che riportava indietro di dodici anni. Nello stesso mese l'inflazione e' salita del 3,3%, ovvero a un ritmo più' che doppio. Inevitabile, quindi, l'allargamento della forbice tra caro vita e buste paga, che aggiorna il precedente record, salendo ai massimi dal 1997.
L'immobilità delle retribuzioni si spiega così: sono ancora 30 gli accordi contrattuali da rinnovare tra i quali 16 appartengono alla Pubblica amministrazione), e si riferiscono a circa 4,1 milioni di dipendenti (circa 3 milioni nel pubblico impiego). Ciascuno in media dovrà attendere quasi due anni per vederselo aggiornare. Guardando categoria per categoria, nessun settore vanta un aumento retributivo maggiore dell'inflazione. I dipendenti che se la cavano meglio sono gli occupati nel comparto della lavorazione della gomma e i vigili del fuoco (+3,1%). Non si tratta solo di freddi numeri: anche il sondaggio, condotto, sempre dall'Istat, sul clima di fiducia dei consumatori, registra un crollo, con l'indice che scivola da 96,1 a 91,6. Un'avanzata di pessimismo che non si registrava, anche in questo caso, dai tempi pre-euro, dal lontano 1996.
A preoccupare i lavoratori sono le condizioni generali dell'economia, in particolare le aspettative negative sulle possibilità di risparmio, con i timori di prezzi in crescita. Come se non bastasse, peggiorano anche le aspettative di disoccupazione. D'altra parte l'Istituto di statistica, sempre oggi, ha diffuso ulteriori dati che suonano come campanelli d'allarme. Nel terzo trimestre di quest'anno le ore lavorate per dipendente si sono ridotte dello 0,2% su base annua, nonostante l'incidenza della cassa integrazione sia scesa. Ecco che i rischi di recessione si fanno sempre più' concreti e tangibili. Dai sindacati, infatti, arriva la richiesta di interventi urgenti sul mondo del lavoro, per la Cisl serve ''una politica dei redditi'' e secondo l'Ugl occorre ''cambiare rotta'' in fretta.

lunedì 12 dicembre 2011

Retribuzione 2011 mai così bassa dal 2009. Dati ISTAT

Buste paga più leggere: è quanto emerge dai dati Istat del terzo trimestre del 2011.
Nel terzo trimestre del 2011 le retribuzioni lorde, per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno al netto degli effetti stagionali, registrano nel complesso di industria e servizi un incremento dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. La variazione sul terzo trimestre 2010, misurata base annua  è del +1,4%
Nel terzo trimestre del 2011, all’interno del settore industriale, le retribuzioni segnano l’incremento tendenziale più evidenziato (+4,1%) nel settore dell’estrazione di minerali da cave e miniere, a causa, tra l’altro, dell’erogazione di consistenti incentivi all’esodo in alcune grandi aziende. All’interno del terziario, l’aumento tendenziale più ampio riguarda il settore delle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+3,5%); si registra, invece, un calo nel settore del trasporto e magazzinaggio (-1,8%), per effetto del rinvio di alcuni premi di risultato solitamente pagati da alcune grandi aziende nel terzo trimestre dell’anno.
Al netto degli effetti stagionali, gli oneri sociali per Unità di lavoro segnano una crescita congiunturale dello 0,3% nel totale, con un incremento dello 0,3% nell’industria e dello 0,2% nei servizi. Nell’insieme dei settori dell’industria e dei servizi l’aumento tendenziale degli oneri sociali per Unità di lavoro nel terzo trimestre 2011 è del 2,2%; l’incremento è’ del 2,6% nell’industria e del 2,0% nei servizi. La crescita è maggiore nell’industria (+2,3%) che nei servizi (+1,1%).
La crescita dell’+1,4% è la più bassa del terzo trimestre dal 2009, mentre a livello congiunturale il +0.3 %  è il valore minimo del primo trimestre 2009. A confermare la riduzione delle buste paga basta vedere l’incremento dell’inflazione, che sull’anno è cresciuta il doppio +2,8%.
L’Istat ha precisato che la rilevazione riguarda salari, stipendi e competenze accessorie, corrisposte ai lavoratori dipendenti con carattere periodico, secondo quanto stabilito dai contratti di lavoro, dagli accordi aziendali e individuali.

sabato 12 novembre 2011

ISTAT: rapporto sulla occupazione dati degli inattivi

Vediamo una fotografia dell’occupazione e della mancata occupazione, dati pubblicati dall’ISTAT.

L'Ufficio statistico dell'Unione europea (Eurostat) ha recentemente concordato con i paesi dell'Unione Europea la diffusione di alcuni indicatori aggiuntivi al classico tasso di disoccupazione.
Vediamo i risultati del rapporto. Nel 2010 gli inattivi che non cercano un impiego ma sono disponibili a lavorare sono pari a 2 milioni 764 mila unità (1 milione 64 mila uomini e 1 milione 700 mila donne). Questo gruppo di inattivi è pari all'11,1% delle forze di lavoro. Il fenomeno, fortemente caratterizzato dallo scoraggiamento, risulta tre volte più elevato della media europea (3,5%). Gli inattivi che cercano un impiego ma non sono disponibili a lavorare nel 2010 sono 126 mila unità (55 mila uomini e 71 mila donne). Si tratta dello 0,5% delle forze di lavoro (l'1% nell'Ue).
Il fenomeno degli inattivi è più ampio di quello rappresentato dai disoccupati per l'Istat è pari a 2 milioni e 102.000 unità corrispondente ad un tasso di disoccupazione dell'8,4%, più contenuto del 9,6% denunciato dall'Europa. Sommando dunque l'esercito degli inattivi a quello dei disoccupati si ottiene la reale fotografia di quanti potenzialmente sarebbero impiegabili in un processo produttivo in Italia: circa 5 milioni di persone nella media 2010.
E nel l’ultimo periodo crescono anche i sottoccupati con contratto di lavoro a tempo parziale che rappresentano, nel 2010 l'1,7% delle forze di lavoro, con una incidenza più contenuta per gli uomini rispetto alle donne, come riflesso della maggiore diffusione dell'occupazione a tempo parziale tra le lavoratrici.
Evidenti sono le differenze territoriali: gli individui che non cercano ma vorrebbero comunque lavorare equivalgono nel Mezzogiorno a circa un quarto delle forze di lavoro; un risultato di oltre 6 volte maggiore a quello del Nord. In calo invece, negli ultimi due anni, i lavoratori che cercano un impiego ma non sono subito disponibili a lavorare: dalle 165.000 unità del 2004 alle 126.000 del 2010. Un gruppo “di scarsa numerosità” che resta sempre al di sotto dell'1% delle forze lavoro.

giovedì 16 giugno 2011

Lavoro domestico: approvata intesa

Parliamo di lavoro domestico, l'Assemblea dell'organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha approvato a Ginevra una convenzione storica sui diritti fondamentali dei lavoratori domestici. Il testo è stato approvato con un'ampia maggioranza dalla 100/esima assemblea dell'Ilo, che riunisce ogni anno rappresentanti dei governi, dei datori di lavoro e dei lavoratori dei 183 paesi membri dell'Assemblea. Per il direttore generale dell'Ilo, Juan Somavia, si tratta di "un passo importante per fare del lavoro domestico un lavoro dignitoso".
L’intesa ha risposto alla domanda di riconoscimento sociale, di dignità e di parità di diritti sul lavoro per circa 100 milioni, nel mondo, di lavoratori domestici, per l'83% donne, in numero consistente migranti. L’intesa stabilisce per i lavoratori domestici gli stessi diritti fondamentali degli altri lavoratori, definisce orari di lavoro accettabili e’ l'obbligo del riposo settimanale, limita e regola il pagamento in natura, stabilisce chiare regole di assunzione e di condizioni di lavoro, riconosce il diritto all'organizzazione sindacale e alla contrattazione collettiva. Introduce particolare attenzione ai diritti e alle condizioni di lavoro dei migranti e assegna ai servizi di ispezione del lavoro la possibilità di monitorare il rispetto dei diritti lavorativi anche per questa categoria di lavoratori.
I nuovi standard fissati dall’Ilo stabiliscono che i lavoratori domestici che si prendono cura delle famiglie devono avere in tutto il mondo gli stessi diritti fondamentali degli altri lavoratori: orari ragionevoli di lavoro, riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, un limite sul pagamento in natura, informazioni chiare su termini e condizioni di impiego, nonché il rispetto dei principi fondamentali e diritti sul lavoro, compresa la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva.
L'approvazione del’intesa conferma l'importante ruolo dell'ILO come agenzia dell'ONU con il mandato di definire le norme internazionali del lavoro, applicabili a tutti gli stati. Mentre la Raccomandazione è immediatamente operativa, la Convenzione deve essere ratificata dai diversi stati.
In tre casi su quattro (76,2%) il lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne. Dato che è  emerso dai dati Istat, riferiti al 2008-2009, diffusi alla Conferenza nazionale della famiglia. Il dato è di poco più basso di quello registrato nel 2002-2003 che era 77,6%. Per l'Istituto centrale di statistica, persiste  una forte disuguaglianza di genere nella divisione del carico di lavoro familiare tra i partner, ma questo deriva dall’impegno lavorativo della coppia.

sabato 14 maggio 2011

Cgil: meno CIG ma 460mila ancora ne usufruiscono

Quindi meno Cassa Integrazione Guadagni (CIG). La richiesta di ore di cassa integrazione cala ad aprile, secondo l'Istat, ma sono 460mila le persone, assenti dal lavoro da inizio anno, che hanno subito un taglio salariale pari a 2.600 euro in meno in busta paga. "Segno evidente dell'andamento altalenante della situazione economica". dice un esponente della Cgil. Le 92.11.109 ore autorizzate lo scorso mese evidenziano un calo su marzo del -10,1%, rileva il rapporto statistico. Il rapporto ricordiamo che ripercorre i dati sulla CIG di aprile sottolineando in modo evidente un andamento discontinuo.
E' nel nord che si è ricorso maggiormente alla CIG, con la Lombardia in testa, e nel settore meccanico.
Questi sono dati che emergono dalle elaborazioni e dalle rilevazioni dell’Inps da parte dell'Osservatorio CIG del dipartimento Settori produttivi della Cgil Nazionale nel rapporto del di aprile.
Nei primi quattro mesi dell'anno le ore totali di cassa integrazione sono state 325.482.937 in ribasso del -21,4% sullo stesso periodo dello scorso anno. Nel dettaglio dell'analisi della Cgil, il ricorso alla Cassa Integrazione Ordinaria (CIGO) ad aprile registra 19.248.252 ore per una diminuzione sul mese precedente del -17,1%. Da gennaio ad aprile le ore di CIGO sono state 79.966.471 con un calo del -47% sullo stesso periodo del 2010. Per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria le ore registrate lo scorso mese sono state 42.350.372 con una variazione negativa minima rispetto a marzo pari a -0,03%.

mercoledì 2 febbraio 2011

Disoccupazione: i primi dati del 2011

Sicuramente i primi dati del 2011 sono molto preoccupanti. Il tasso di disoccupazione giovanile ha segnato un nuovo record, altamente negativo e preoccupante, salendo a quota 29%, a memoria d’uomo è il livello più alto dall'inizio delle serie storiche mensili dell'Istat ( gennaio del 2004).
A conseguenza di questi dati possiamo dire che un ragazzosotto25 anni su tre non ha un posto.
Stando alle parole del personale tecnico dell'Istat, se si esclude la crescita di chi tra i 15 e i 24 anni non ha un posto, a chiusura del 2010 le condizioni del mercato del lavoro sono apparse un po' più serene, infatti da l’autunno scorso l'occupazione ha smesso di scendere e la disoccupazione nell'ultimo bimestre (novembre e dicembre) ,è calata. Andando a guardare più da vicino i dati espressi dall’ISTAT si osserva su base mensile una diminuzione delle persone alla ricerca di un posto, parliamo sempre di cifre importanti (11.000 unità). Un piccolo - lieve miglioramento, visto che il numero dei disoccupati resta sopra i due milioni, dovuto esclusivamente al calo delle donne senza lavoro circa 27.000).
La crisi ha tagliato la ricchezza degli italiani. Nel 2009, secondo il rapporto dell'Istat sul Reddito disponibile delle famiglie nelle Regioni, si è registrato un calo del 2,7% del reddito disponibile, che ha segnato così la prima flessione dal 1995 ( 15 anni). La recessione ha portato a "un progressivo ridursi del tasso di crescita del reddito disponibile nazionale", che nel 2006, cioè prima dell'esplosione della crisi finanziaria, aveva mostrato una crescita del 3,5%.

Passiamo agli annunci.
La Cisl svolgerà l'11 febbraio una manifestazione in tutti i capoluoghi di regione, per sollecitare un nuovo impulso per le riforme necessarie e per affrontare i problemi più urgenti del Paese, con il concorso di tutte le forze di governo e di opposizione. Raffaele Bonanni ha spiegato il significato del la mobilitazione e ha aggiunto: "Non ci metteremo nel gioco dello scontro politico da una parte o dall'altra. La Cisl è una grande forza responsabile e autonoma dagli schieramenti politici".

La disoccupazione giovanile in Italia è "una vera e propria emergenza anche se di carattere strutturale, che viene da lontano. E'un dato cronico". E’ quanto ha affermato Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. Due i motivi di questo fenomeno, per il ministro una forte protezione per gli adulti, che si è realizzata con una regolamentazione del lavoro e gli ammortizzatori che si sono rivolti ai "capi famiglia". Sacconi ha annunciato che il governo punterà sui contratti di apprendistato.

Possibile soluzione
Comunque, per aiutare a far scendere la percentuale dei disoccupati, bisogna aumentare la produttività delle azienda e fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori. Tutto ciò deve fare in modo che si crei un giusto connubio tra datore di lavoro e i dipendenti che miri sia al benessere dell’individuo che ad una nuova visione dei rapporti tra sindacati ed impresa. Forse è un primo passo. 

lunedì 1 novembre 2010

TASSO DI DISOCCUPAZIONE: DOBBIAMO PREOCCUPARCI?

Disoccupazione secondo l'Istat
Guardiamo insieme, lo so che può essere noioso, i dati ISTAT di fine settembre in cui si registra che la nostra inflazione su base annua sta sull'1,7%, segnando un incremento dello 0,2 %, mentre il tasso di disoccupazione si trova all'8,3%, e la disoccupazione giovanile, nello stesso periodo, si è attestata al 26,4%.

Dati che mettono i giovani non specializzati e soprattutto i neolaureati di fronte ad un reale problema d'impiego futuro nel mercato del lavoro.

Se pensiamo alle parole del premio nobel Nobel per l'economia 2010 Dale T. Mortensen in cui sostiene che, per quanto riguarda la disoccupazione, “La soluzione non è semplice, il punto sarà capire come funziona questo processo, perché qualche volta non c'è abbastanza lavoro e altre volte non ci sono abbastanza lavoratori. Spesso bisogna sperare che chi si occupa di questo, i politici, ci pensino davvero. Non c'è una soluzione magica al problema della disoccupazione".

Comunque il dato meno incoraggiante è la disoccupazione giovanile, in quanto è la fascia della popolazione alla quale appartiene la maggioranza dei disoccupati, avendo ben il 55% di essi un’età compresa tra i 25 e 35 anni.

Proviamo a trovare delle soluzioni, forse apparenti, in quanto il vero indirizzo politico-economico per uscire da questo tormentato momento sociale la deve dare la classe politica tutta.

Partiamo dal concetto incontrovertibile che i giovani sono i soggetti più colpiti e più deboli del un mercato del lavoro. Una causa la si può  trovare nella nuova normativa occupazionale e nella flessibilità del lavoro. Ma ciò non significa inoccupazione, ma deve significare da parte delle imprese un nuovo approccio verso il mondo del lavoro. Quindi negli anni si è passati da contratti di lavoro che possiamo definire tipici ( a tempo indeterminato e a tempo determinato a contratti a tipici (a progetto, occasionale etc).

Una soluzione per incentivare l’occupazione giovanile potrebbe essere da parte delle imprese l'attivazione di strumenti di orientamento per favorire le personali e professionali che diano soddisfazione alla persona, scelte   
che si devono realizzare in contesti economici di ampio riferimento, con forte attenzione alle tecniche di ricerca per l’inserimento nel vero mercato del lavoro.

Imprese che producono lavoro, qualità del lavoro e progetti di lavoro. Certo questi concetti devono essere aiutati da un indirizzo politico in cui le azioni devono essere guidate dalla politica, dalle parti sociali e dagli organismi economici (Confindustria, giovani imprenditori etc.).

L'Ansa nei giorni scorsi ha riportato che: La disoccupazione reale in Italia, secondo la Cgia di Mestre, supera in termini assoluti di 528mila unità i numeri censiti ufficialmente dall'Istat. In Campania la disoccupazione reale sarebbe così al 20,1% (5,8 punti in più rispetto al dato ufficiale calcolato dall'Istat).

Come ho già scritto nei giorni scorsi  un primo passo è aumentare la produttività delle imprese ed il secondo fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori.
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