Via libera dall'Ufficio di presidenza della Camera dei deputati ai tagli per gli stipendi, maggiorati di un 10% per quanto riguarda le figure apicali. "Si tratta di decisioni definitive e ad effetto immediato" ha spiegato il vicepresidente Rocco Buttiglione al termine della riunione.
L'Ufficio di Presidenza della Camera ha approvato definitivamente il regolamento applicativo del nuovo sistema previdenziale dei deputati e dei dipendenti della Camera.
Il taglio degli stipendi sarà i 1.300 euro lordi il taglio alle indennità dei parlamentari mentre il netto dovrebbe essere intorno ai 700 euro netti. Stabilito inoltre che per i vitalizi si passa al sistema contributivo, che varrà anche per i dipendenti. In realtà, il taglio è stato deciso per evitare che, nel passaggio al nuovo sistema previdenziale, l’indennità dei parlamentari potesse subire un aumento a causa di un diverso trattamento fiscale
"Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della C. di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle P.A. In nessun caso l'ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite". E' quanto si legge nel comunicato di Palazzo Chigi.
L'Ufficio di Presidenza della Camera ha approvato definitivamente il regolamento applicativo del nuovo sistema previdenziale dei deputati e dei dipendenti della Camera. Sul nuovo regolamento, che segna il passaggio dai vitalizi al calcolo contributivo per l'ottenimento dell'assegno pensionistico, c'è stato il parere contrario dell'Idv e della Lega Nord.
Obbligo di rendicontare il 50% delle spese per i portaborse.
Dovrà essere rendicontato il 50% dei rimborsi a titolo di contributo delle spese per l'esercizio del mandato. Lo ha deciso l'Ufficio di Presidenza della Camera che ha così modificato i rimborsi ora spettanti ai deputati per i cosiddetti portaborse. La misura modifica quello che è attualmente definito il contributo eletto-elettori.
Allo studio c'è una proposta di per uniformare i contratti dei collaboratori e farli durare al massimo per il tempo di una legislatura. A prima vista sembra una misura a favore dei precari "portaborse", ma c'è chi sostiene sia una misura di tutela nei confronti dei parlamentari: una durata certa del contratto (coincidente con la legislatura) renderebbe impossibile il ricorso al giudice del lavoro da parte del dipendente in caso di mancata rielezione del parlamentare.
Anche il Senato procederà con una taglio ai costi della politica, intervenendo, tra le altre cose, sul taglio dei vitalizi con il passaggio al sistema contributivo.
Il taglio degli stipendi dei parlamentari sembra che sia stata decisa per evitare che, nel passaggio al nuovo sistema previdenziale, l’indennità dei parlamentari potesse subire un aumento a causa di un diverso trattamento fiscale. Il passaggio dal vitalizio al contributivo comporta l’emersione di una quota di reddito, in quanto i versamenti previdenziali non sono tassati mentre lo erano le trattenute per i vitalizi.
Attendiamo se è vero il taglio degli stipendi o un modo per evitare i veri costi per i parlamentari.
lunedì 30 gennaio 2012
domenica 29 gennaio 2012
Mercato del lavoro e proposte di riforma 2012
"I negoziati soprattutto sul tema del lavoro è difficile che partano in discesa, perché altrimenti non dovrebbero avere luogo, ma io sono certamente fiducioso". Queste le parole del premier Mario Monti.
"Occorre che la protezione delle persone nel mercato del lavoro non diminuisca, ma diventi più equilibrata e con una protezione meno concentrata sul singolo posto di lavoro e più concentrata sul singolo lavoratore, quindi con una esigenza di mobilità nel tempo".
Monti, sul negoziato in materia di lavoro, afferma: "Ci sono diverse esigenze che dobbiamo rendere compatibili, ma io credo che sia possibile:
1) per creare occupazione in Italia, occorre che produrre in Italia diventi una cosa più competitiva;
2) occorre che la protezione delle persone nel mercato del lavoro non diminuisca ma diventi più equilibrata e con una protezione meno concentrata sul singolo posto di lavoro e più concentrata sul singolo lavoratore, quindi con una esigenza di mobilità nel tempo. Quindi c'è un obiettivo di efficienza ed un obiettivo di maggiore equità sociale".
Vediamo le proposte in campo per la riforma del mercato del lavoro. La riforma del lavoro: apprendistato per i giovani, il reinserimento per gli over 50, gli ammortizzatori sociali, i contratti, la flessibilità in uscita (ovvero l'articolo 18). Sono questi i temi fondamentali su cui si gioca la riforma del mercato del lavoro italiano.
Le proposte per la riforma del lavoro sono queste.
La prima è quella di Tito Boeri, Piero Garibaldi e Paolo Nerozzi che prevede un contratto unico di inserimento a tempo indeterminato anche se per i premi tre anni viene sospesa quella parte dell'articolo 18 che prevede il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa ed è previsto però l’eventuale risarcimento con una indennità economica.
La proposta del giuslavorista Pietro Ichino si basa sul concetto di "flexicurity" modello danese: tutti i lavoratori, non solo i giovani, accettano un contratto di lavoro a tempo indeterminato ma reso più flessibile perché al temine di un periodo di prova di sei mesi, il lavoratore viene assunto perde la protezione totale dell'articolo 18. Solo per il licenziamento per motivi economici o organizzativi, il lavoratore incassa un'indennità che può arrivare fino a un massimo di 18 mesi di stipendio. Viene però creata anche un'assicurazione contro la disoccupazione che porta l'assegno del senza lavoro a un livello simile a quelli scandinavi. Le imprese si assumono il costo dell'assicurazione.
La terza proposta è quella dell'apprendistato: sul suo rafforzamento sono d'accordo sia Confindustria che sindacati. In prativa prevede una momentanea sospensione dell'articolo 18 nei primi tre anni di lavoro che è sostanzialmente un periodo di formazione e prova. Secondo i sindacati per rendere più appetibile e accessibile questo strumento bisogna introdurre forti bonus fiscali e contributivi. Per i sindacati il nuovo sistema dovrà basarsi su due strumenti finalizzati ala salvaguardia del reddito dei lavoratori: il primo in caso di sospensione per situazioni di crisi temporanee o strutturali dell’impresa (CIG), e il seconda caso di risoluzione del rapporto di lavoro (indennità di mobilità e disoccupazione).
La posizione della Confindustria è di non toccare in questa fase di recessione, quindi per almeno i prossimi due anni, l’attuale sistema degli ammortizzatori sociali, vista le difficoltà che le imprese dovranno affrontare sul versate dell’occupazione. Sulla flessibilità in entrata siamo in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea, sul tema degli ammortizzatori sociali ci sono solo alcune modifiche da fare, ma il sistema ha funzionato. E’ quanto ha sostenuto Emma Mracegaglia
Quindi si riparte da quattro tavoli: forme contrattuali, formazione, flessibilità e ammortizzatori sociali. Sono questi i punti chiave della riforma del mercato del lavoro.
"Occorre che la protezione delle persone nel mercato del lavoro non diminuisca, ma diventi più equilibrata e con una protezione meno concentrata sul singolo posto di lavoro e più concentrata sul singolo lavoratore, quindi con una esigenza di mobilità nel tempo".
Monti, sul negoziato in materia di lavoro, afferma: "Ci sono diverse esigenze che dobbiamo rendere compatibili, ma io credo che sia possibile:
1) per creare occupazione in Italia, occorre che produrre in Italia diventi una cosa più competitiva;
2) occorre che la protezione delle persone nel mercato del lavoro non diminuisca ma diventi più equilibrata e con una protezione meno concentrata sul singolo posto di lavoro e più concentrata sul singolo lavoratore, quindi con una esigenza di mobilità nel tempo. Quindi c'è un obiettivo di efficienza ed un obiettivo di maggiore equità sociale".
Vediamo le proposte in campo per la riforma del mercato del lavoro. La riforma del lavoro: apprendistato per i giovani, il reinserimento per gli over 50, gli ammortizzatori sociali, i contratti, la flessibilità in uscita (ovvero l'articolo 18). Sono questi i temi fondamentali su cui si gioca la riforma del mercato del lavoro italiano.
Le proposte per la riforma del lavoro sono queste.
La prima è quella di Tito Boeri, Piero Garibaldi e Paolo Nerozzi che prevede un contratto unico di inserimento a tempo indeterminato anche se per i premi tre anni viene sospesa quella parte dell'articolo 18 che prevede il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa ed è previsto però l’eventuale risarcimento con una indennità economica.
La proposta del giuslavorista Pietro Ichino si basa sul concetto di "flexicurity" modello danese: tutti i lavoratori, non solo i giovani, accettano un contratto di lavoro a tempo indeterminato ma reso più flessibile perché al temine di un periodo di prova di sei mesi, il lavoratore viene assunto perde la protezione totale dell'articolo 18. Solo per il licenziamento per motivi economici o organizzativi, il lavoratore incassa un'indennità che può arrivare fino a un massimo di 18 mesi di stipendio. Viene però creata anche un'assicurazione contro la disoccupazione che porta l'assegno del senza lavoro a un livello simile a quelli scandinavi. Le imprese si assumono il costo dell'assicurazione.
La terza proposta è quella dell'apprendistato: sul suo rafforzamento sono d'accordo sia Confindustria che sindacati. In prativa prevede una momentanea sospensione dell'articolo 18 nei primi tre anni di lavoro che è sostanzialmente un periodo di formazione e prova. Secondo i sindacati per rendere più appetibile e accessibile questo strumento bisogna introdurre forti bonus fiscali e contributivi. Per i sindacati il nuovo sistema dovrà basarsi su due strumenti finalizzati ala salvaguardia del reddito dei lavoratori: il primo in caso di sospensione per situazioni di crisi temporanee o strutturali dell’impresa (CIG), e il seconda caso di risoluzione del rapporto di lavoro (indennità di mobilità e disoccupazione).
La posizione della Confindustria è di non toccare in questa fase di recessione, quindi per almeno i prossimi due anni, l’attuale sistema degli ammortizzatori sociali, vista le difficoltà che le imprese dovranno affrontare sul versate dell’occupazione. Sulla flessibilità in entrata siamo in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea, sul tema degli ammortizzatori sociali ci sono solo alcune modifiche da fare, ma il sistema ha funzionato. E’ quanto ha sostenuto Emma Mracegaglia
Quindi si riparte da quattro tavoli: forme contrattuali, formazione, flessibilità e ammortizzatori sociali. Sono questi i punti chiave della riforma del mercato del lavoro.
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Lavoro e professioni con internet
Nel mondo di internet molti progetti validi che permetterebbero di lavorare e guadagnare online non riescono ad essere portati avanti a causa del ritardo di sviluppo delle nuove professioni.
Per riuscire a sviluppare un vera idea di business online è necessario trovare degli esperti competenti in tutti gli ambiti, che riescano a svolgere nel migliore dei modi i compiti e le funzioni che il nuovo business comporta: quali specialisti di rete internet; esperti dell’informazione; specialisti di tecnologie informatiche; webmaster (progettisti e realizzatori di siti web ); esperti di web marketing e di vendita online.
Esaminiamo le professioni che confluiscono al mondo del lavoro di internet:
La figura del project manager sovrintende alla realizzazione di tutte le applicazioni tecnico-tecnologiche e commerciali e compete a lui trasformare le idee in vere opportunità di lavoro visto come produttività.
Il redattore online deve progettare il sito dal punto di vista editoriale predisponendone i testi da utilizzare nelle pagine web. Ed è sua cura provvedere alla corrispondenza dell’impaginazione e della veste grafica con i testi che scrive.
La figura di Grafico web ha il compito di progettare, realizzare immagine e grafici, nonché fare l’animazione che deve essere l’anima del sito web.
Pubblicitario web ha il compito di realizzare la pubblicità che deve comporre nel web e deve sviluppare e gestire gli interventi di web marketing che sono necessari e deve essere un esperto della promozione via internet. E’ opportuno che il datore di lavoro configuri ai lavoratori online delle ipotesi di contratto di lavoro che possono andare da una attività a tempo parziale, o ad una forma di prestazione lavorativa con contratto di lavoro occasionale o con un contratto di lavoro a progetto.
In questo momento i Social Network sono diventati elementi importanti del nuovo mercato del lavoro e rappresentano sempre più spesso canali complementari per contattare nuovi candidati, ottimizzando i tempi di networking quindi bisogna curare la propria immagine su Facebook LinkedIn, e Twitter.
Ad utilizzare i social network per trovare e monitorare nuovi candidati possono essere le aziende ed i selezionatori, che grazie a community come Facebook riescono ad avere informazioni, che a volte sono positive ed altre negative, sugli eventuali futuri candidati.
Per riuscire a sviluppare un vera idea di business online è necessario trovare degli esperti competenti in tutti gli ambiti, che riescano a svolgere nel migliore dei modi i compiti e le funzioni che il nuovo business comporta: quali specialisti di rete internet; esperti dell’informazione; specialisti di tecnologie informatiche; webmaster (progettisti e realizzatori di siti web ); esperti di web marketing e di vendita online.
Esaminiamo le professioni che confluiscono al mondo del lavoro di internet:
La figura del project manager sovrintende alla realizzazione di tutte le applicazioni tecnico-tecnologiche e commerciali e compete a lui trasformare le idee in vere opportunità di lavoro visto come produttività.
Il redattore online deve progettare il sito dal punto di vista editoriale predisponendone i testi da utilizzare nelle pagine web. Ed è sua cura provvedere alla corrispondenza dell’impaginazione e della veste grafica con i testi che scrive.
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Pubblicitario web ha il compito di realizzare la pubblicità che deve comporre nel web e deve sviluppare e gestire gli interventi di web marketing che sono necessari e deve essere un esperto della promozione via internet. E’ opportuno che il datore di lavoro configuri ai lavoratori online delle ipotesi di contratto di lavoro che possono andare da una attività a tempo parziale, o ad una forma di prestazione lavorativa con contratto di lavoro occasionale o con un contratto di lavoro a progetto.
In questo momento i Social Network sono diventati elementi importanti del nuovo mercato del lavoro e rappresentano sempre più spesso canali complementari per contattare nuovi candidati, ottimizzando i tempi di networking quindi bisogna curare la propria immagine su Facebook LinkedIn, e Twitter.
Ad utilizzare i social network per trovare e monitorare nuovi candidati possono essere le aziende ed i selezionatori, che grazie a community come Facebook riescono ad avere informazioni, che a volte sono positive ed altre negative, sugli eventuali futuri candidati.
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sabato 28 gennaio 2012
EURES, il portale per lavorare e cercare lavoro all’estero
EURES (European Employment Services - Servizi europei per l'impiego) è una rete creata per facilitare la libera circolazione dei lavoratori all'interno dello Spazio economico europeo, a cui partecipa anche la Svizzera. La rete è coordinata dalla Commissione europea, Eures che è un portale finanziato dall’Unione Europea che funziona come una vera e propria banca dati per chi cerca una occupazione all’estero. Eures si rivolge sia alle aziende che ai potenziali candidati, raccogliendo offerte di lavoro e curricula provenienti da tutta Europa. Il servizio è totalmente gratuito.
Attraverso il portale EURES è possibile avere accesso alle informazioni relative alla mobilità professionale, agli strumenti per la ricerca di lavoro e ad un notevole numero di consulenti. Per farlo basta andare nella sezione riservata ed interesse.
E cliccando sulla finestra Cercare un lavoro è possibile avere accesso a offerte di lavoro. Gli annunci si lavoro sono aggiornati in tempo reale e arrivano da ben trentuno Paesi. Oltre all’Unione Europea, infatti, hanno aderito al progetto anche Norvegia, Liechtenstein, Islanda e Svizzera.
Inoltre registrandosi gratuitamente su My EURES per i candidati alla ricerca di un lavoro all’estero è possibile creare il proprio CV e renderlo disponibile ai datori di lavoro registrati e ai consulenti EURES, aiutando i datori di lavoro a trovare candidati idonei. E con un account personale il portale permette di pubblicare annunci e Cv, fornire informazioni sul proprio profilo e ricevere risposte via email. I candidati possono creare i profili di ricerca e ricevere un avvertimento via e-mail quando si presenta un lavoro che corrisponde a uno di quei profili. Il servizio CV On-line di EURES, disponibile in tutte le lingue dell'Unione europea, dà la possibilità di pubblicare il proprio CV e di renderlo visibile ai consulenti EURES e ai datori di lavoro registrati. Aprendo un account My EURES, i datori di lavoro possono cercare tra i CV dei candidati, creare e memorizzare profili di ricerca e ricevere avvisi via e-mail.
Mentre accedendo alla sezione Vita e lavoro è possibile trovare tutte le informazioni necessarie per essere informato al meglio sul mercato dell'occupazione e le condizioni di vita e di lavoro nei paesi aderenti allo Spazio economico europeo. E scoprire quali sono le università straniere più adatte per continuare uno specifico corso di studi.
I principali obiettivi di EURES sono: informare, orientare e consigliare i lavoratori candidati alla mobilità sulle possibilità di lavoro e sulle condizioni di vita e di lavoro nello Spazio economico europeo;assistere i datori di lavoro che intendono assumere lavoratori di altri paesi; fornire informazioni e assistenza a chi cerca e offre lavoro nelle regioni transfrontaliere.
Tra le azioni europee per far fronte alla crisi e aiutare gli Stati in difficoltà, sono previsti per il 2012-2013 nuovi finanziamenti ad Eures per facilitare l’assunzione di 5.000 ragazzi in Paesi diversi dal proprio. I fondi supporteranno il programma «Il tuo primo posto di lavoro Eures», nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Opportunità per i Giovani. Per saperne di più su Eures si coniglia di visitare il salone Io Lavoro che si terrà il 16 e 17 marzo a Torino nel il sito http://www.iolavoro.org/.
I consiglieri EURES sono specialisti che offrono i tre servizi fondamentali di EURES, informazione, assistenza e collocamento, a chi cerca lavoro e ai datori di lavoro interessati al mercato professionale europeo. Essi hanno acquisito un'esperienza specializzata in questioni pratiche, giuridiche e amministrative legate alla mobilità a livello nazionale e transfrontaliero. I consulenti lavorano nei servizi pubblici per l'impiego di ciascun paese o in seno ad altre organizzazioni partner della rete EURES.
Attraverso il portale EURES è possibile avere accesso alle informazioni relative alla mobilità professionale, agli strumenti per la ricerca di lavoro e ad un notevole numero di consulenti. Per farlo basta andare nella sezione riservata ed interesse.
E cliccando sulla finestra Cercare un lavoro è possibile avere accesso a offerte di lavoro. Gli annunci si lavoro sono aggiornati in tempo reale e arrivano da ben trentuno Paesi. Oltre all’Unione Europea, infatti, hanno aderito al progetto anche Norvegia, Liechtenstein, Islanda e Svizzera.
Inoltre registrandosi gratuitamente su My EURES per i candidati alla ricerca di un lavoro all’estero è possibile creare il proprio CV e renderlo disponibile ai datori di lavoro registrati e ai consulenti EURES, aiutando i datori di lavoro a trovare candidati idonei. E con un account personale il portale permette di pubblicare annunci e Cv, fornire informazioni sul proprio profilo e ricevere risposte via email. I candidati possono creare i profili di ricerca e ricevere un avvertimento via e-mail quando si presenta un lavoro che corrisponde a uno di quei profili. Il servizio CV On-line di EURES, disponibile in tutte le lingue dell'Unione europea, dà la possibilità di pubblicare il proprio CV e di renderlo visibile ai consulenti EURES e ai datori di lavoro registrati. Aprendo un account My EURES, i datori di lavoro possono cercare tra i CV dei candidati, creare e memorizzare profili di ricerca e ricevere avvisi via e-mail.
Mentre accedendo alla sezione Vita e lavoro è possibile trovare tutte le informazioni necessarie per essere informato al meglio sul mercato dell'occupazione e le condizioni di vita e di lavoro nei paesi aderenti allo Spazio economico europeo. E scoprire quali sono le università straniere più adatte per continuare uno specifico corso di studi.
I principali obiettivi di EURES sono: informare, orientare e consigliare i lavoratori candidati alla mobilità sulle possibilità di lavoro e sulle condizioni di vita e di lavoro nello Spazio economico europeo;assistere i datori di lavoro che intendono assumere lavoratori di altri paesi; fornire informazioni e assistenza a chi cerca e offre lavoro nelle regioni transfrontaliere.
Tra le azioni europee per far fronte alla crisi e aiutare gli Stati in difficoltà, sono previsti per il 2012-2013 nuovi finanziamenti ad Eures per facilitare l’assunzione di 5.000 ragazzi in Paesi diversi dal proprio. I fondi supporteranno il programma «Il tuo primo posto di lavoro Eures», nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Opportunità per i Giovani. Per saperne di più su Eures si coniglia di visitare il salone Io Lavoro che si terrà il 16 e 17 marzo a Torino nel il sito http://www.iolavoro.org/.
I consiglieri EURES sono specialisti che offrono i tre servizi fondamentali di EURES, informazione, assistenza e collocamento, a chi cerca lavoro e ai datori di lavoro interessati al mercato professionale europeo. Essi hanno acquisito un'esperienza specializzata in questioni pratiche, giuridiche e amministrative legate alla mobilità a livello nazionale e transfrontaliero. I consulenti lavorano nei servizi pubblici per l'impiego di ciascun paese o in seno ad altre organizzazioni partner della rete EURES.
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domenica 22 gennaio 2012
“Ora riforma del mercato del lavoro. L’art 18 non deve essere tabù”
"Per anni si sono rispettati gli interessi delle singole categorie, che però hanno dato luogo a una gabbia che danneggia il Paese, che sprofonda". Lo ha detto il premier Mario Monti alla trasmissione di Lucia Annunziata a "1/2 Ora", su Rai Tre. Il premier ha parlato anche di mercato del lavoro, "bisogna riformarlo a favore dei giovani", e l'articolo 18, "non deve essere un tabù". Monti si è soffermato poi sullo scorporo della Snam, su cui "non si è mai osato andare avanti", e sulle semplificazioni, che "migliorano la condizione delle imprese".
Per Monti, liberalizzazioni e lavoro sono legati - "C'é un legame stretto tra l'operazione decisa venerdì e quello che avvieremo domattina a Palazzo Chigi". "L'Italia sta o non sta nel mercato internazionale per la sua capacità di collocare i suoi prodotti. Nel determinare il costo dei prodotti entrano tante cose, il lavoro in modo importante". Monti, con semplificazioni migliora condizione imprese - Varato il decreto concorrenza-infrastrutture e "avere la prossima settimana le semplificazioni vuol dire che la condizione delle imprese è destinata a migliorare: risparmieranno sui costi".
Sul problema del mercato del lavoro ha detto il premier che bisogna riformalo a favore dei giovani - "Dobbiamo riformare il mercato del lavoro a favore dei giovani". "Tutto si lega. Più agiamo su altre cose meno dobbiamo agire sul lavoro che però è quota molto grande dei costi delle imprese".
In questi ultimi anni e grazie anche alla legge Biagi, il mercato del lavoro è diventato sempre più flessibile: è l’effetto è stato che molte più persone lavorano. Ma Il problema del mercato del lavoro è che la flessibilità del lavoro è stata raggiunta imponendo un costo considerevole ai giovani, mentre i lavoratori più anziani continuano ad essere protetti da contratti a tempo indeterminato. E, se occupati in imprese con più di quindici dipendenti preservati dall’ articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che ne sancisce la difficoltà di licenziare. E se poi la loro azienda è in difficoltà li soccorre la cassa integrazione, un istituto estraneo alla gran maggioranza dei giovani.
Per Monti, liberalizzazioni e lavoro sono legati - "C'é un legame stretto tra l'operazione decisa venerdì e quello che avvieremo domattina a Palazzo Chigi". "L'Italia sta o non sta nel mercato internazionale per la sua capacità di collocare i suoi prodotti. Nel determinare il costo dei prodotti entrano tante cose, il lavoro in modo importante". Monti, con semplificazioni migliora condizione imprese - Varato il decreto concorrenza-infrastrutture e "avere la prossima settimana le semplificazioni vuol dire che la condizione delle imprese è destinata a migliorare: risparmieranno sui costi".
Sul problema del mercato del lavoro ha detto il premier che bisogna riformalo a favore dei giovani - "Dobbiamo riformare il mercato del lavoro a favore dei giovani". "Tutto si lega. Più agiamo su altre cose meno dobbiamo agire sul lavoro che però è quota molto grande dei costi delle imprese".
In questi ultimi anni e grazie anche alla legge Biagi, il mercato del lavoro è diventato sempre più flessibile: è l’effetto è stato che molte più persone lavorano. Ma Il problema del mercato del lavoro è che la flessibilità del lavoro è stata raggiunta imponendo un costo considerevole ai giovani, mentre i lavoratori più anziani continuano ad essere protetti da contratti a tempo indeterminato. E, se occupati in imprese con più di quindici dipendenti preservati dall’ articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che ne sancisce la difficoltà di licenziare. E se poi la loro azienda è in difficoltà li soccorre la cassa integrazione, un istituto estraneo alla gran maggioranza dei giovani.
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mercato del lavoro
sabato 21 gennaio 2012
Imprenditoria giovanile e mercato del lavoro. Ecco la Srl semplificata
Con il decreto «Cresci-Italia» viene istituita una nuova figura di società per l'imprenditoria giovanile e in modo particolare per i giovani sotto i 35 anni: la società semplificata a responsabilità limitata. Per aprirla basterà un euro di capitale e non sarà necessario l’intervento del notaio ma solo la comunicazione unica telematica al Registro delle imprese.
La società semplificata a responsabilità limitata, è una nuova una forma giuridica che può permettere ai giovani di età non superiore ai 35 anni di avviare una nuova attività imprenditoriale fruendo di un regime agevolato. Questo è quanto prevede una delle norme contenute nelle decreto sulle liberalizzazioni. Il regime agevolato, in particolare, è rappresentato sia da un alleggerimento delle formalità di costituzione della società semplificata a responsabilità limitata, sia dalla possibilità di costituire la nuova impresa con un capitale sociale che parte da un minimo di appena un euro.
La nuova disposizione ha l'obiettivo di favorire l’imprenditoria giovanile mediante la partecipazione a strutture associative libere dai rigorosi limiti previsti per le società di capitali, come la soglia del capitale minimo e le spese notarili necessarie per la costituzione mediante atto pubblico. La Srl semplificata è infatti assoggettata ad un regime agevolato sia per quanto riguardo l’ammontare del capitale sociale, previsto nella misura simbolica di un euro a fronte dei 10.000 euro richiesti per la costituzione della Srl ordinaria, sia per quanto riguarda le formalità di costituzione, che non contemplano più la redazione dell’atto pubblico, e quindi l’ intervento del notaio Occorre, inoltre, che la denominazione sociale rechi l’espressa indicazione di «Società semplificata a responsabilità limitata».
La Srl semplificate, inoltre, è soggetta all’Ires e favoriscono la integrale deducibilità delle spese di formazione professionale che rappresentano un obbligo deontologico a volte gravoso dal punto di vista finanziario, soprattutto per i più giovani ovviamente.
La società semplificata a responsabilità limitata può essere costituita con contratto o atto unilaterale da persone fisiche che non abbiano compiuto i trentacinque anni di età alla data della costituzione. L'atto costitutivo deve essere redatto per scrittura privata e deve indicare:
il cognome, il nome, la data, il luogo di nascita, il domicilio, la cittadinanza di ciascun socio;
la denominazione sociale contenente l'indicazione di società semplificata a responsabilità limitata e il Comune ove sono poste la sede della società e le eventuali sedi secondarie;
l'ammontare del capitale sociale non inferiore a un euro sottoscritto e interamente versato alla data della costituzione. Il conferimento deve farsi in denaro.
L'atto costitutivo deve essere depositato a cura degli amministratori entro quindici giorni presso l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale, allegando i documenti comprovanti la sussistenza delle condizioni previste dall'articolo 2329 codice civile.
L'iscrizione è - effettuata con unica comunicazione esente da diritti di bollo e di segreteria nella quale si dichiara il possesso dei requisiti di cui al presente articolo. L'ufficiale del registro deve accertare la sussistenza dei requisiti richiesti e procedere all'iscrizione entro il termine perentorio di quindici giorni. Si applica l'articolo 2189 codice civile. Decorso inutilmente il termine indicato per l'iscrizione, il giudice del registro, su richiesta degli amministratori, verificata la sussistenza dei presupposti, ordina l'iscrizione con decreto.
La società semplificata a responsabilità limitata, è una nuova una forma giuridica che può permettere ai giovani di età non superiore ai 35 anni di avviare una nuova attività imprenditoriale fruendo di un regime agevolato. Questo è quanto prevede una delle norme contenute nelle decreto sulle liberalizzazioni. Il regime agevolato, in particolare, è rappresentato sia da un alleggerimento delle formalità di costituzione della società semplificata a responsabilità limitata, sia dalla possibilità di costituire la nuova impresa con un capitale sociale che parte da un minimo di appena un euro.
La nuova disposizione ha l'obiettivo di favorire l’imprenditoria giovanile mediante la partecipazione a strutture associative libere dai rigorosi limiti previsti per le società di capitali, come la soglia del capitale minimo e le spese notarili necessarie per la costituzione mediante atto pubblico. La Srl semplificata è infatti assoggettata ad un regime agevolato sia per quanto riguardo l’ammontare del capitale sociale, previsto nella misura simbolica di un euro a fronte dei 10.000 euro richiesti per la costituzione della Srl ordinaria, sia per quanto riguarda le formalità di costituzione, che non contemplano più la redazione dell’atto pubblico, e quindi l’ intervento del notaio Occorre, inoltre, che la denominazione sociale rechi l’espressa indicazione di «Società semplificata a responsabilità limitata».
La Srl semplificate, inoltre, è soggetta all’Ires e favoriscono la integrale deducibilità delle spese di formazione professionale che rappresentano un obbligo deontologico a volte gravoso dal punto di vista finanziario, soprattutto per i più giovani ovviamente.
La società semplificata a responsabilità limitata può essere costituita con contratto o atto unilaterale da persone fisiche che non abbiano compiuto i trentacinque anni di età alla data della costituzione. L'atto costitutivo deve essere redatto per scrittura privata e deve indicare:
il cognome, il nome, la data, il luogo di nascita, il domicilio, la cittadinanza di ciascun socio;
la denominazione sociale contenente l'indicazione di società semplificata a responsabilità limitata e il Comune ove sono poste la sede della società e le eventuali sedi secondarie;
l'ammontare del capitale sociale non inferiore a un euro sottoscritto e interamente versato alla data della costituzione. Il conferimento deve farsi in denaro.
L'atto costitutivo deve essere depositato a cura degli amministratori entro quindici giorni presso l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale, allegando i documenti comprovanti la sussistenza delle condizioni previste dall'articolo 2329 codice civile.
L'iscrizione è - effettuata con unica comunicazione esente da diritti di bollo e di segreteria nella quale si dichiara il possesso dei requisiti di cui al presente articolo. L'ufficiale del registro deve accertare la sussistenza dei requisiti richiesti e procedere all'iscrizione entro il termine perentorio di quindici giorni. Si applica l'articolo 2189 codice civile. Decorso inutilmente il termine indicato per l'iscrizione, il giudice del registro, su richiesta degli amministratori, verificata la sussistenza dei presupposti, ordina l'iscrizione con decreto.
Assunzioni 2012 il lavoro fisso resta un miraggio
L'assunzione a tempo indeterminato resta un miraggio anche nel 2012 è quanto emerge dalle stime Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, le aziende prevedono nel complesso circa 270mila nuove entrate ma tra queste solo 66 mila saranno con un contratto a tempo indeterminato quindi solo il 24%. Ed entro il mese di marzo 2012 le aziende italiane dovrebbero assumere circa 152 mila persone a fronte di 227 mila uscite, con un saldo negativo di 75 mila unità.
Le 152 mila nuove forze lavoro programmate dalle aziende industriali e di servizi sono circa 60 mila in più di quelle rilevate per l'ultimo trimestre dello scorso anno (erano 92 mila tra ottobre e dicembre 2011) ma che si tratta in larga parte di riattivazioni di contratti in scadenza a fine 2011 o di assunzioni in sostituzione di analoghe figure che hanno interrotto il loro rapporto di lavoro.
La “croce” di questo saldo occupazionale negativo colpisce soprattutto l'occupazione nelle piccole imprese, il Mezzogiorno e i contratti a tempo determinato. Tra le aziende che assumono il 44% lo fa per sostituire dipendenti in uscita o per stabilizzare personale che già ha. Per il 12% le assunzioni riguardano attività stagionali mentre per il 32% l'assunzione è motivata dal picco di domanda.
Su 152 mila assunzioni programmate 125.700 saranno a carattere non stagionale mentre 26.400 saranno stagionali. Il 34% delle assunzioni totali dovrebbe esser fatto da aziende industriali (51.700 unità) mentre il 66% dovrebbe riguardare i servizi (100.400 unità). L'industria recupera rispetto ai trimestre precedenti quando registrava meno di un quarto delle assunzioni totali.
Secondo le stime di Unioncamere a oltre 66 mila neo assunti (il 34% del totale) verrebbe proposto un contratto a tempo indeterminato mentre i contratti a termine riguarderebbero il 56% delle entrate previste (85.600 assunzioni). L'apprendistato sarebbe proposto a 10 mila lavoratori (il 6,4% delle entrate). Oltre un terzo delle assunzioni (52 mila pari al 34,2% del totale) sono esplicitamente indirizzate verso i giovani under 30 ma a questi se ne potrebbero aggiungere molti altri tra le 60 mila richieste senza limiti di età.
I conti che riguardano i posti di lavoro in Italia non tornano mai.
Lo dimostra anche la previsione del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro che per i primi tre mesi del 2012 mette sul piatto più uscite di personale che assunzioni.
Le 152 mila nuove forze lavoro programmate dalle aziende industriali e di servizi sono circa 60 mila in più di quelle rilevate per l'ultimo trimestre dello scorso anno (erano 92 mila tra ottobre e dicembre 2011) ma che si tratta in larga parte di riattivazioni di contratti in scadenza a fine 2011 o di assunzioni in sostituzione di analoghe figure che hanno interrotto il loro rapporto di lavoro.
La “croce” di questo saldo occupazionale negativo colpisce soprattutto l'occupazione nelle piccole imprese, il Mezzogiorno e i contratti a tempo determinato. Tra le aziende che assumono il 44% lo fa per sostituire dipendenti in uscita o per stabilizzare personale che già ha. Per il 12% le assunzioni riguardano attività stagionali mentre per il 32% l'assunzione è motivata dal picco di domanda.
Su 152 mila assunzioni programmate 125.700 saranno a carattere non stagionale mentre 26.400 saranno stagionali. Il 34% delle assunzioni totali dovrebbe esser fatto da aziende industriali (51.700 unità) mentre il 66% dovrebbe riguardare i servizi (100.400 unità). L'industria recupera rispetto ai trimestre precedenti quando registrava meno di un quarto delle assunzioni totali.
Secondo le stime di Unioncamere a oltre 66 mila neo assunti (il 34% del totale) verrebbe proposto un contratto a tempo indeterminato mentre i contratti a termine riguarderebbero il 56% delle entrate previste (85.600 assunzioni). L'apprendistato sarebbe proposto a 10 mila lavoratori (il 6,4% delle entrate). Oltre un terzo delle assunzioni (52 mila pari al 34,2% del totale) sono esplicitamente indirizzate verso i giovani under 30 ma a questi se ne potrebbero aggiungere molti altri tra le 60 mila richieste senza limiti di età.
I conti che riguardano i posti di lavoro in Italia non tornano mai.
Lo dimostra anche la previsione del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro che per i primi tre mesi del 2012 mette sul piatto più uscite di personale che assunzioni.
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lunedì 16 gennaio 2012
Studi di settore e redditi
I tassisti hanno un reddito medio annuo di impresa di 14.200 euro, gli esercenti degli stabilimenti balneari 13.600, i baristi 15.800, gli orafi 12.300. E' quanto risulta dalle ultime statistiche fiscali sugli studi di settore pubblicate dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia
A puntare un faro sui guadagni legati alle attività degli studi di settore è il Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia che ha reso pubbliche le ultime statistiche fiscali (quelle relative all'anno di imposta 2009) di tutte le attività d'impresa. Le aziende che pagano le tasse attraverso gli studi di settore sono state toccate nel 2009, come tutte le attività di impresa, dalla crisi economica: il 37% delle aziende italiane, infatti, ha il bilancio in rosso mentre aumentano i fallimenti.
Dai dati compare una lunga schiera di autonomi e professionisti che dichiara meno di operai e impiegati. Tra coloro che vendono le barche, per esempio, il reddito medio di impresa o di lavoro autonomo è di 14.400 euro l'anno. I pasticceri se la passano meglio con 19.000 euro di reddito. Per gli istituti di bellezza il reddito medio è di appena 5.300 euro l'anno. Accanto alla casella degli esercizi alberghieri e affittacamere appare un reddito di soli 11.900 euro, mentre le lavanderie avrebbero - almeno secondo quanto emerge dalle dichiarazioni dei redditi - un giro d'affari mediamente pari a 8.800 euro. Ricavi sotto i 18.000 euro anche per i giocattolai (11.900 euro l'anno), gli autosaloni (12.000 euro), i giornalai, appunto a 18.000. I fiorai hanno un reddito di impresa poco superiore ai 12.000 euro l'anno e non cambia molto se hanno il negozio (12.600 euro) e se vendono fiori e piante sulla bancarella (12.300 euro). Tra i professionisti - anche loro al centro del provvedimento sulle liberalizzazioni - si registrano redditi di impresa mediamente più alti: per gli avvocati 58.200 euro l'anno, per gli architetti 30.500, per gli studi medici 68.300, solo per citare alcune categorie lavorative.
A puntare un faro sui guadagni legati alle attività degli studi di settore è il Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia che ha reso pubbliche le ultime statistiche fiscali (quelle relative all'anno di imposta 2009) di tutte le attività d'impresa. Le aziende che pagano le tasse attraverso gli studi di settore sono state toccate nel 2009, come tutte le attività di impresa, dalla crisi economica: il 37% delle aziende italiane, infatti, ha il bilancio in rosso mentre aumentano i fallimenti.
Dai dati compare una lunga schiera di autonomi e professionisti che dichiara meno di operai e impiegati. Tra coloro che vendono le barche, per esempio, il reddito medio di impresa o di lavoro autonomo è di 14.400 euro l'anno. I pasticceri se la passano meglio con 19.000 euro di reddito. Per gli istituti di bellezza il reddito medio è di appena 5.300 euro l'anno. Accanto alla casella degli esercizi alberghieri e affittacamere appare un reddito di soli 11.900 euro, mentre le lavanderie avrebbero - almeno secondo quanto emerge dalle dichiarazioni dei redditi - un giro d'affari mediamente pari a 8.800 euro. Ricavi sotto i 18.000 euro anche per i giocattolai (11.900 euro l'anno), gli autosaloni (12.000 euro), i giornalai, appunto a 18.000. I fiorai hanno un reddito di impresa poco superiore ai 12.000 euro l'anno e non cambia molto se hanno il negozio (12.600 euro) e se vendono fiori e piante sulla bancarella (12.300 euro). Tra i professionisti - anche loro al centro del provvedimento sulle liberalizzazioni - si registrano redditi di impresa mediamente più alti: per gli avvocati 58.200 euro l'anno, per gli architetti 30.500, per gli studi medici 68.300, solo per citare alcune categorie lavorative.
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domenica 15 gennaio 2012
Estate 2012. Come cercare lavoro nei parchi divertimento
Nei parchi di divertimento o parchi giochi, soprattutto nel periodo compreso tra maggio e settembre in cui sono visitati da migliaia di frequentatori e sono praticati orari di apertura più ampi, vengono assunti lavoratori stagionali (con contratti a tempo determinato o con prestazione occasionale) per far fronte ai maggiori carichi di lavoro. Lavorare in un parco divertimenti prevede innanzitutto il contatto continuo con famiglie e gruppi di visitatori, un impegno che comporta uno spiccato spirito di adattamento ed una notevole disinvoltura. Inoltre al lavoratore si richiede di sorridere sempre e a chiunque, ed essere sempre cordiale e paziente anche quando le condizioni non lo favoriscono.
La retribuzione generalmente varia tra 500 e 1.000 euro al mese ed inoltre si offre vitto, alloggio e spese di viaggio. I prescelti saranno impegnati per 40 ore alla settimana facendo turni distribuiti su tre porzioni della giornata.
L'obbiettivo principale che viene assegnato ai dipendenti dalla direzione dei parchi divertimento è quello di cooperare con i colleghi per rendere l'atmosfera del parco sempre magica e gioiosa. Infatti, in alcune occasioni, per i Cast Members (così vengono definiti i dipendenti dei parchi) può diventare estremamente difficile infondere serenità, cordialità ed efficienza negli ospiti del parco. E' il caso, per esempio, delle giornate di sovraffollamento quando possono verificarsi delle proteste da parte dei visitatori per le lunghe attese o altri problemi. Spesso è anche difficile, per il Cast Member, dare una giustificazione che soddisfi il visitatore, il quale si sente onnipotente solo perché ha pagato un biglietto d'entrata.
Le figure cercate per i parchi divertimento sono: capi villaggio, capi animazione, personale per piano bar, animatori, hostess, responsabili e addetti mini club, istruttori di ballo ed altre.
Vediamo in modo particolare alcune strutture.
Gardaland. Attualmente le figure professionali ricercate sono: addetti ristorazione e viene richiesta precedente esperienza in ambito ristorativo/alberghiero e rappresenta titolo preferenziale Diploma Alberghiero; addetti attrazioni Il candidato ideale deve essere in possesso di Diploma di tipo Tecnico;
addetti accoglienza, informazioni. Sono richieste capacità relazionali molto accentuate per potersi e la conoscenza di almeno una lingua straniera;
animatori giovani, dinamici divertenti da inserire nel cast animazione.
Chi è interessato può inviare un'email direttamente alla Direzione del Personale, scrivendo a dpe@gardaland.it
Mirabilandia offre diverse possibilità di lavoro circa 60 figure professionali compilando un modulo on line che si trova nella pagina lavora con noi.
Zoo marine per il momento nel settore marketing si ricercano addetti vendita ed addetti all’organizzazione eventi in possesso di diploma di laurea in Scienze della comunicazione. E serve anche personale nei ristoranti, nei negozi, nelle biglietterie e nell’area dedicata a giostre e piscine. Chi è interessato può inviare il curriculum vitae a risorse umane@zoomarine.it.
Sul sito Parchi online si trovano le strutture che ospitano i parchi giochi.
La retribuzione generalmente varia tra 500 e 1.000 euro al mese ed inoltre si offre vitto, alloggio e spese di viaggio. I prescelti saranno impegnati per 40 ore alla settimana facendo turni distribuiti su tre porzioni della giornata.
L'obbiettivo principale che viene assegnato ai dipendenti dalla direzione dei parchi divertimento è quello di cooperare con i colleghi per rendere l'atmosfera del parco sempre magica e gioiosa. Infatti, in alcune occasioni, per i Cast Members (così vengono definiti i dipendenti dei parchi) può diventare estremamente difficile infondere serenità, cordialità ed efficienza negli ospiti del parco. E' il caso, per esempio, delle giornate di sovraffollamento quando possono verificarsi delle proteste da parte dei visitatori per le lunghe attese o altri problemi. Spesso è anche difficile, per il Cast Member, dare una giustificazione che soddisfi il visitatore, il quale si sente onnipotente solo perché ha pagato un biglietto d'entrata.
Le figure cercate per i parchi divertimento sono: capi villaggio, capi animazione, personale per piano bar, animatori, hostess, responsabili e addetti mini club, istruttori di ballo ed altre.
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addetti accoglienza, informazioni. Sono richieste capacità relazionali molto accentuate per potersi e la conoscenza di almeno una lingua straniera;
animatori giovani, dinamici divertenti da inserire nel cast animazione.
Chi è interessato può inviare un'email direttamente alla Direzione del Personale, scrivendo a dpe@gardaland.it
Mirabilandia offre diverse possibilità di lavoro circa 60 figure professionali compilando un modulo on line che si trova nella pagina lavora con noi.
Zoo marine per il momento nel settore marketing si ricercano addetti vendita ed addetti all’organizzazione eventi in possesso di diploma di laurea in Scienze della comunicazione. E serve anche personale nei ristoranti, nei negozi, nelle biglietterie e nell’area dedicata a giostre e piscine. Chi è interessato può inviare il curriculum vitae a risorse umane@zoomarine.it.
Sul sito Parchi online si trovano le strutture che ospitano i parchi giochi.
Nel 2012 le prospettive sull’articolo 18 Statuto dei lavoratori
La non attuazione dell’ articolo 18 dello statuto dei lavoratori alle piccole e medie aziende che si uniscano, superando così i 15 dipendenti, «può essere un’opportunità per le imprese per concorrere alla crescita». È la posizione netta espressa da Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) al ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nell’incontro sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali.
Ed è proprio le modifiche relative all’articolo 18 che ha portato i tre maggiori sindacati a trovare una unità di vedute sulla riforma del mercato del lavoro.
Abbiamo chiesto al ministro del Lavoro che si agisca presto per ottenere una maggiore flessibilità del lavoro — ha spiegato Marco Venturi, presidente di turno di Rete Imprese Italia—e una riduzione dei costi. Siamo inoltre favorevoli all’estensione degli ammortizzatori sociali ai settori che oggi ne sono sprovvisti. Da parte del ministro c’è stata disponibilità all’ascolto: niente di più per ora». La stessa disponibilità riscontrata dalle Acli, l’associazione dei lavoratori cattolici, che ha illustrato al ministro la sua proposta di «contratto prevalente» che prevede un periodo di ingresso di tre anni, durante il quale si può risolvere il rapporto di lavoro, e poi la stabilizzazione. Sarebbe rimasto invece fuori da tutti i confronti il tema dell’articolo 18: Fornero non avrebbe nemmeno fornito spiegazioni sulla genesi della norma che sarebbe inserita nel provvedimento sulle liberalizzazioni e che riguarderebbe le Pmi.
E’ giusto ricordare che il governo dei tecnici intende modificare l’articolo 18, passando per il decreto sulle liberalizzazioni, ed in una delle bozze, ce n’è una che modifica la norma dello Statuto dei lavoratori che stabilisce l’obbligo di reintegro per i licenziati senza giusta causa. In caso di fusione tra due o più mini imprese, la soglia delle aziende alle quali si applica l’articolo 18 - stando alla bozza - dovrebbe salire dagli attuali 15 dipendenti a 30. O a 50, a seconda della versione. Misura tutto sommato di buon senso e meno radicale rispetto alle alternative che ci vorrebbe dettare l’Europa. L'articolo 3 della bozza del decreto, che s'intitola "Sviluppo delle imprese e flessibilità del lavoro", interviene direttamente sull'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, numero 300, ossia sul cardine dello Statuto dei lavoratori. All'articolo 1 dell'articolo 18 viene aggiunto un comma 1 bis, che recita: "In caso di incorporazione o di fusione di due o più imprese che occupano alle proprie dipendenze alla data del 31 gennaio 2012 un numero di prestatori d'opera pari o inferiore a 15 dipendenti, il numero di prestatori di cui al comma precedente è elevato a cinquanta". La premessa di Monti è semplice: se piccole imprese si aggregano e il numero di dipendenti sale a causa della fusione, comunque non scatta l'obbligo di reintegro fino a 50 dipendenti. L'articolo 18, per inciso, impone al datore di lavoro che ha licenziato senza giusta causa, che viene stabilita da un tribunale, di reintegrare il dipendente se la sua azienda ha più di 15 dipendenti.
Vediamo alcuni aspetti dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Lo statuto dei lavoratori nasce nel 1970 con la legge n. 300 e prevede la reintegrazione del lavoratore al proprio posto, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato. In assenza di questi presupposti, il giudice dichiara l'illegittimità dell'atto e ordina la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. La norma dispone che il giudice “annulla il licenziamento intimato senza giusta causa e “ordina al datore di lavoro il reintegro del dipendente licenziato. La reintegrazione deve avvenire riammettendo il dipendente nel medesimo posto che occupava prima del licenziamento, salva la possibilità di procedere al trasferimento in un secondo momento, se ricorrono apprezzabili esigenze tecnico-organizzative o in caso di soppressione dell’unità produttiva cui era addetto il lavoratore licenziato.
Ed è proprio le modifiche relative all’articolo 18 che ha portato i tre maggiori sindacati a trovare una unità di vedute sulla riforma del mercato del lavoro.
Abbiamo chiesto al ministro del Lavoro che si agisca presto per ottenere una maggiore flessibilità del lavoro — ha spiegato Marco Venturi, presidente di turno di Rete Imprese Italia—e una riduzione dei costi. Siamo inoltre favorevoli all’estensione degli ammortizzatori sociali ai settori che oggi ne sono sprovvisti. Da parte del ministro c’è stata disponibilità all’ascolto: niente di più per ora». La stessa disponibilità riscontrata dalle Acli, l’associazione dei lavoratori cattolici, che ha illustrato al ministro la sua proposta di «contratto prevalente» che prevede un periodo di ingresso di tre anni, durante il quale si può risolvere il rapporto di lavoro, e poi la stabilizzazione. Sarebbe rimasto invece fuori da tutti i confronti il tema dell’articolo 18: Fornero non avrebbe nemmeno fornito spiegazioni sulla genesi della norma che sarebbe inserita nel provvedimento sulle liberalizzazioni e che riguarderebbe le Pmi.
E’ giusto ricordare che il governo dei tecnici intende modificare l’articolo 18, passando per il decreto sulle liberalizzazioni, ed in una delle bozze, ce n’è una che modifica la norma dello Statuto dei lavoratori che stabilisce l’obbligo di reintegro per i licenziati senza giusta causa. In caso di fusione tra due o più mini imprese, la soglia delle aziende alle quali si applica l’articolo 18 - stando alla bozza - dovrebbe salire dagli attuali 15 dipendenti a 30. O a 50, a seconda della versione. Misura tutto sommato di buon senso e meno radicale rispetto alle alternative che ci vorrebbe dettare l’Europa. L'articolo 3 della bozza del decreto, che s'intitola "Sviluppo delle imprese e flessibilità del lavoro", interviene direttamente sull'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, numero 300, ossia sul cardine dello Statuto dei lavoratori. All'articolo 1 dell'articolo 18 viene aggiunto un comma 1 bis, che recita: "In caso di incorporazione o di fusione di due o più imprese che occupano alle proprie dipendenze alla data del 31 gennaio 2012 un numero di prestatori d'opera pari o inferiore a 15 dipendenti, il numero di prestatori di cui al comma precedente è elevato a cinquanta". La premessa di Monti è semplice: se piccole imprese si aggregano e il numero di dipendenti sale a causa della fusione, comunque non scatta l'obbligo di reintegro fino a 50 dipendenti. L'articolo 18, per inciso, impone al datore di lavoro che ha licenziato senza giusta causa, che viene stabilita da un tribunale, di reintegrare il dipendente se la sua azienda ha più di 15 dipendenti.
Vediamo alcuni aspetti dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Lo statuto dei lavoratori nasce nel 1970 con la legge n. 300 e prevede la reintegrazione del lavoratore al proprio posto, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato. In assenza di questi presupposti, il giudice dichiara l'illegittimità dell'atto e ordina la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. La norma dispone che il giudice “annulla il licenziamento intimato senza giusta causa e “ordina al datore di lavoro il reintegro del dipendente licenziato. La reintegrazione deve avvenire riammettendo il dipendente nel medesimo posto che occupava prima del licenziamento, salva la possibilità di procedere al trasferimento in un secondo momento, se ricorrono apprezzabili esigenze tecnico-organizzative o in caso di soppressione dell’unità produttiva cui era addetto il lavoratore licenziato.
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sabato 14 gennaio 2012
Mercato del lavoro: accordo sindacale
I vertici di Cgil, Cisl e Uil hanno raggiunto un accordo con il quale presentarsi al confronto con il Governo Monti per quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro. I sindacati sono pronti discussione vera. Bisognerà vedere se il governo è pronto per affrontare il tema della riforma del mercato del lavoro.
I sindacati danno al confronto con il governo la forza di una posizione armonica. Limate le divergenze, i leader dei tre sindacati di riferimento Cgil, Cisl e Uil hanno trovato l'intesa per una linea con una voce sola, a partire da una piattaforma comune sulla riforma del lavoro, per poi spingere il governo a trattare anche su sviluppo e liberalizzazioni, e a riaprire il dossier pensioni. Che tanto fa soffrire.
Due i messaggi chiari lanciati da Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti al governo Monti. Sul tema del lavoro non metta sul tavolo il nodo dell'articolo 18 se non vuole un blocco del dialogo. E apra un confronto vero con proposte ufficiali e chiare per sgomberare il campo dalle indiscrezioni che stanno animando un dibattito che è ancora senza un vero luogo di discussione.
"Un confronto serio governo-sindacati non tollera furbizie o colpi di mano", dice la Cgil, Susanna Camusso, della norma sull'articolo 18 comparsa in una bozza del decreto sulle liberalizzazioni. "Quando non c'é dialogo si istiga la rivolta", avverte il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, accennando all'esempio "lampante" dei taxi: il governo, dice, "non deve aver paura di discutere". E non bastano "semplici audizioni", dice il segretario della Uil Luigi Angeletti: la strada per fare le riforme non può essere quella "di sospendere la partecipazione, quindi la democrazia", altrimenti "questo governo rischia di essere un treno che pian piano si impantana".
I sindacati hanno fatto il loro passo, con un accordo che può aiutare il governo a chiudere la trattativa sul mercato del lavoro in tempi brevi. "Noi siamo assolutamente responsabili", sottolineano, attendendo ora dall'esecutivo la convocazione di un tavolo formale di confronto, con tutte le parti dopo il primo round di incontri bilaterali informali voluto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. L'accordo raggiunto dai leader della Cgil, della Cisl e della Uil traccia un percorso poi condiviso anche da Giovanni Centrella per l'Ugl.
Si tradurrà presto in un documento tecnico: una piattaforma sul mercato del lavoro che sarà martedì sul tavolo della segreteria unitaria Cgil-Cisl-Uil. E che parte dai contratti, incentivando apprendistato per i giovani e reingresso per gli over-50, e arriva agli ammortizzatori sociali di cui si chiede l'estensione della garanzia a tutti i lavoratori e dei costi a tutte le imprese. Categorico il no dei sindacati a interventi sull'articolo 18. "Ci auguriamo che il governo non voglia il fallimento prima della discussione. Ancora per quanto riguarda i problemi del mercato del lavoro si tratta prima di ogni cosa, di andare ad una drastica riduzione delle forme contrattuali che oggi sono 46. Il sindacato propone di passare ad un massimo di 5 forme contrattuali. Altro punto importante del confronto con il Governo e quindi della piattaforma unitaria sarà quello delle pensioni, un tema molto importante e delicato, non solo perché mette in gioco i diritti, ma anche perché ha un impatto diretto anche sul fronte economico.
I sindacati danno al confronto con il governo la forza di una posizione armonica. Limate le divergenze, i leader dei tre sindacati di riferimento Cgil, Cisl e Uil hanno trovato l'intesa per una linea con una voce sola, a partire da una piattaforma comune sulla riforma del lavoro, per poi spingere il governo a trattare anche su sviluppo e liberalizzazioni, e a riaprire il dossier pensioni. Che tanto fa soffrire.
Due i messaggi chiari lanciati da Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti al governo Monti. Sul tema del lavoro non metta sul tavolo il nodo dell'articolo 18 se non vuole un blocco del dialogo. E apra un confronto vero con proposte ufficiali e chiare per sgomberare il campo dalle indiscrezioni che stanno animando un dibattito che è ancora senza un vero luogo di discussione.
"Un confronto serio governo-sindacati non tollera furbizie o colpi di mano", dice la Cgil, Susanna Camusso, della norma sull'articolo 18 comparsa in una bozza del decreto sulle liberalizzazioni. "Quando non c'é dialogo si istiga la rivolta", avverte il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, accennando all'esempio "lampante" dei taxi: il governo, dice, "non deve aver paura di discutere". E non bastano "semplici audizioni", dice il segretario della Uil Luigi Angeletti: la strada per fare le riforme non può essere quella "di sospendere la partecipazione, quindi la democrazia", altrimenti "questo governo rischia di essere un treno che pian piano si impantana".
I sindacati hanno fatto il loro passo, con un accordo che può aiutare il governo a chiudere la trattativa sul mercato del lavoro in tempi brevi. "Noi siamo assolutamente responsabili", sottolineano, attendendo ora dall'esecutivo la convocazione di un tavolo formale di confronto, con tutte le parti dopo il primo round di incontri bilaterali informali voluto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. L'accordo raggiunto dai leader della Cgil, della Cisl e della Uil traccia un percorso poi condiviso anche da Giovanni Centrella per l'Ugl.
Si tradurrà presto in un documento tecnico: una piattaforma sul mercato del lavoro che sarà martedì sul tavolo della segreteria unitaria Cgil-Cisl-Uil. E che parte dai contratti, incentivando apprendistato per i giovani e reingresso per gli over-50, e arriva agli ammortizzatori sociali di cui si chiede l'estensione della garanzia a tutti i lavoratori e dei costi a tutte le imprese. Categorico il no dei sindacati a interventi sull'articolo 18. "Ci auguriamo che il governo non voglia il fallimento prima della discussione. Ancora per quanto riguarda i problemi del mercato del lavoro si tratta prima di ogni cosa, di andare ad una drastica riduzione delle forme contrattuali che oggi sono 46. Il sindacato propone di passare ad un massimo di 5 forme contrattuali. Altro punto importante del confronto con il Governo e quindi della piattaforma unitaria sarà quello delle pensioni, un tema molto importante e delicato, non solo perché mette in gioco i diritti, ma anche perché ha un impatto diretto anche sul fronte economico.
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Tasso di disoccupazione e il lavoro. Anzi i senza lavoro
Se per per i dati esposti dall'Istat il tasso di disoccupazione ha raggiunto nel novembre scorso la soglia dell'8,6%, quello reale, invece, ha superato il 10%". Ad affermarlo è il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che spiega come il dato sia il frutto della somma tra i disoccupati censiti dall'Istat e i cosiddetti sfiduciati. Ovvero, coloro che in questi ultimi 3 anni di crisi economica sono usciti dalle statistiche ufficiali perché hanno deciso di non cercare più un nuovo posto di lavoro.
Pertanto, sommando ai 2 milioni e 142mila disoccupati questi nuovi 438mila sfiduciati, il tasso di disoccupazione reale si attesta al 10,1%: 1,5 punti percentuali in più rispetto al dato ufficiale fornito la settimana scorsa dall'Istat. "Tra le 438.000 persone che in questi ultimi 3 anni di profonda crisi hanno deciso di non cercare più un lavoro - conclude Giuseppe Bortolussi - risiede in buona parte nelle regioni del Mezzogiorno. E' evidente che una gran parte di queste persone è andata ad alimentare l'abusivismo ed il lavoro nero creando gravi danni a quelle aziende che, nonostante le difficoltà economiche, sono rimaste in attività".
E poi ricordiamo che da fonte sindacale. Ci sono mezzo milione di lavoratori in cassa integrazione a zero ore, costretti a rinunciare a 8 mila euro in busta paga, pari a un taglio complessivo di 3 miliardi e 650 milioni. E' quanto ha calcolato la Cgil relativamente al 2011, aggiungendo che oltre 4 milioni di lavoratori (un terzo degli assicurati all'Inps) hanno percepito ammortizzatori sociali.
Sul fronte lavoro, dei senza lavoro, le persone coinvolte lo scorso anno a vario titolo dalla percezione di ammortizzatori sociali sono state oltre 4 milioni su 12 milioni e mezzo di assicurati all'Inps, pari a un terzo dei lavoratori. Il numero complessivo di ore di cassa registrate nel 2011, così come la mole di lavoratori coinvolti, ''ci dicono che siamo arrivati ad un punto limite della tenuta del sistema rispetto all'andamento della crisi, come dimostrano le vicende drammatiche alla ribalta in questi primi giorni dell'anno, per tutte Alcoa e Fincantieri''.
mercoledì 11 gennaio 2012
Mercato del lavoro e l’art 18. E’ un anomalia l’istituto del reintegro
La riforma del mercato del lavoro è un tema molto sentito dalle imprese e bisogna dimostrare il problema di competitività che esiste. Lo ha detto la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, al termine del direttivo, spiegando che Confindustria ha preparato «un documento di benchmark con i Paesi europei su tre temi: flessibilità in entrata, ammortizzatori sociali, flessibilità in uscita. I dati dimostrano alcune anomalie con l'Europa. Emma Marcegaglia anticipa che presenterà al ministro del Lavoro Elsa Fornero un confronto tra il mercato del lavoro in Italia e gli altri Paesi. Confindustria non affronta il tema ''in modo ideologico'',spiega: dai dati emergono ''anomalie nel sistema italiano'' sulle flessibilità in uscita, ''il reintegro in altri paesi europei non viene utilizzato''. ''Noi ci sediamo a questo tavolo senza ideologia, con grande senso di responsabilità, con grande apertura''. Lo dice il leader di Confindustria, Emma Marcegaglia, dopo il confronto con il ministro del Lavoro, Elsa Fornero: ''Il nostro atteggiamento deve essere ed è produttivo, ci aspettiamo che anche le altre parti sociali abbiano lo stesso''.
Quindi non ci sono eccessi di flessibilità in entrata, ma in uscita sì. Ed è onesto il nostro sistema di ammortizzatori sociali Dal quadro stilato da Confindustria emerge che «non c'e un eccesso di flessibilità in entrata» nel mondo del lavoro. E che «il nostro sistema degli ammortizzatori sociali tutto sommato è buono». Mentre sulla flessibilità in uscita dai dati di Confindustria emerge «un benchmark europeo dove si evidenzia che il tema del reintegro esiste formalmente in altri paesi europei ma sostanzialmente non viene quasi mai utilizzato. Ci sono quindi alcune anomalie sul sistema italiano. Il reintegro in altri paesi europei non viene utilizzato».
Quello dell'articolo 18 è «un tema molto ideologico» e, garantisce la leader degli industriali, Confindustria guarda al confronto che si apre sul mercato del lavoro senza alcuna intenzione di «affrontarlo in modo ideologico: portiamo i dati per fare un confronto con gli altri paesi», spiega. Quanto agli altri due temi sul tavolo, dai dati che Confindustria presenterà oggi al ministro emerge «che non c'e un eccesso di flessibilità in entrata in termini di forme contrattuali, soprattutto nell'industria, la Cgil ne ha contate 46, non è assolutamente così, le forme sono 15 o 16. Quindi su questo tema bisogna essere cauti». Sono «dati in linea con l'Europa» guardando anche ai «paesi europei a maggior tutela sociale», dimostrano quindi che «non abbiamo un problema di eccesso di flessibilità in entrata. e soprattutto nell'industria; se c'e un problema è nella pubblica amministrazione ed in alcune aree dei servizi».
Mentre «il nostro sistema degli ammortizzatori sociali è tutto sommato buono, i dati dimostrano che le imprese si sono sostanzialmente autofinanziata Cig, Cig straordinaria, e mobilità. Abbiamo un sistema assicurativo per l'industria, pagato dalle imprese, che funziona. Quindi anche su questo, sicuramente siamo disponibili a ragionare per vedere se ci sono eccessi o anomalie, ma è un sistema interessante».
Vediamo alcuni aspetti del reintegro del posto del lavoro ch è visto, a volte, come rimedio "normale ed esclusivo" in caso di licenziamento valutato come illegittimo dal giudice esiste nell'Unione europea oltre che in Italia solo in Austria e in Portogallo. E' quanto si legge nella scheda sui licenziamenti nell'Ue contenuta nel libro "I licenziamenti individuali in Italia e nell'Unione europea".
In Italia la legge n 604 del 1966 prevede che il licenziamento individuale possa avvenire solo per giusta causa o giustificato motivo. L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (l. n 300 del 1970) prevede che il giudice che valuti il licenziamento illegittimo "ordini" al datore di lavoro (nelle aziende con oltre 15 dipendenti) il reintegro del dipendente nel posto di lavoro. Il dipendente può scegliere in alternativa il risarcimento pari a 15 mensilità. Nelle aziende più piccole il lavoratore illegittimamente licenziato ha diritto solo a un risarcimento (da 2,5 a 14 mensilità).
Mentre in Francia non esiste il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Si ha diritto a un risarcimento del danno pari a 6 mesi di retribuzione più una quota delle retribuzione per ogni anno di anzianità aziendale.
In Germania il reintegro è teoricamente previsto ma il giudice su richiesta delle parti può non disporlo.
In Gran Bretagna il reintegro esiste in teoria ma il datore di lavoro può rifiutare la reintegrazione pagando un compenso aggiuntivo. L'indennità risarcitoria può essere pari al massimo a 90.000 euro.
In Spagna non esiste il reintegro nel posto di lavoro mentre è prevista una quota di risarcimento sulla retribuzione legata agli anni di anzianità fino a un massimo di 42 mesi di salario.
Quindi non ci sono eccessi di flessibilità in entrata, ma in uscita sì. Ed è onesto il nostro sistema di ammortizzatori sociali Dal quadro stilato da Confindustria emerge che «non c'e un eccesso di flessibilità in entrata» nel mondo del lavoro. E che «il nostro sistema degli ammortizzatori sociali tutto sommato è buono». Mentre sulla flessibilità in uscita dai dati di Confindustria emerge «un benchmark europeo dove si evidenzia che il tema del reintegro esiste formalmente in altri paesi europei ma sostanzialmente non viene quasi mai utilizzato. Ci sono quindi alcune anomalie sul sistema italiano. Il reintegro in altri paesi europei non viene utilizzato».
Quello dell'articolo 18 è «un tema molto ideologico» e, garantisce la leader degli industriali, Confindustria guarda al confronto che si apre sul mercato del lavoro senza alcuna intenzione di «affrontarlo in modo ideologico: portiamo i dati per fare un confronto con gli altri paesi», spiega. Quanto agli altri due temi sul tavolo, dai dati che Confindustria presenterà oggi al ministro emerge «che non c'e un eccesso di flessibilità in entrata in termini di forme contrattuali, soprattutto nell'industria, la Cgil ne ha contate 46, non è assolutamente così, le forme sono 15 o 16. Quindi su questo tema bisogna essere cauti». Sono «dati in linea con l'Europa» guardando anche ai «paesi europei a maggior tutela sociale», dimostrano quindi che «non abbiamo un problema di eccesso di flessibilità in entrata. e soprattutto nell'industria; se c'e un problema è nella pubblica amministrazione ed in alcune aree dei servizi».
Mentre «il nostro sistema degli ammortizzatori sociali è tutto sommato buono, i dati dimostrano che le imprese si sono sostanzialmente autofinanziata Cig, Cig straordinaria, e mobilità. Abbiamo un sistema assicurativo per l'industria, pagato dalle imprese, che funziona. Quindi anche su questo, sicuramente siamo disponibili a ragionare per vedere se ci sono eccessi o anomalie, ma è un sistema interessante».
Vediamo alcuni aspetti del reintegro del posto del lavoro ch è visto, a volte, come rimedio "normale ed esclusivo" in caso di licenziamento valutato come illegittimo dal giudice esiste nell'Unione europea oltre che in Italia solo in Austria e in Portogallo. E' quanto si legge nella scheda sui licenziamenti nell'Ue contenuta nel libro "I licenziamenti individuali in Italia e nell'Unione europea".
In Italia la legge n 604 del 1966 prevede che il licenziamento individuale possa avvenire solo per giusta causa o giustificato motivo. L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (l. n 300 del 1970) prevede che il giudice che valuti il licenziamento illegittimo "ordini" al datore di lavoro (nelle aziende con oltre 15 dipendenti) il reintegro del dipendente nel posto di lavoro. Il dipendente può scegliere in alternativa il risarcimento pari a 15 mensilità. Nelle aziende più piccole il lavoratore illegittimamente licenziato ha diritto solo a un risarcimento (da 2,5 a 14 mensilità).
Mentre in Francia non esiste il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Si ha diritto a un risarcimento del danno pari a 6 mesi di retribuzione più una quota delle retribuzione per ogni anno di anzianità aziendale.
In Germania il reintegro è teoricamente previsto ma il giudice su richiesta delle parti può non disporlo.
In Gran Bretagna il reintegro esiste in teoria ma il datore di lavoro può rifiutare la reintegrazione pagando un compenso aggiuntivo. L'indennità risarcitoria può essere pari al massimo a 90.000 euro.
In Spagna non esiste il reintegro nel posto di lavoro mentre è prevista una quota di risarcimento sulla retribuzione legata agli anni di anzianità fino a un massimo di 42 mesi di salario.
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domenica 8 gennaio 2012
Offerte di lavoro gennaio 2012
La sfida principale per il 2012 e per le politiche per il lavoro, deve essere in maggior misura per le strutture interessate (agenzie per il lavoro) quella di accompagnare la persona attraverso un percorso che attualmente è poco lineare, che sta diventando sempre più incerto e precario. Probabilmente è legato al momento storico ed economico. Le agenzie di lavoro devono rispondere sempre ed in modo più intransigente ad una duplice esigenza: da parte delle aziende, di fruire di lavoro interinale- provvisorio), e da parte dei lavoratori, di trovare un impiego adatto, per mansioni e retribuzione, alle proprie competenze, rimanendo in un contesto di flessibilità del lavoro.
Vediamo alcune offerte di lavoro per gennaio 2012
Veratour che è uno dei principali tour operator attualmente presenti sul territorio nazionale è pronto a fare piena occupazione e mettere sul mercato del lavoro molti contratti di lavoro per giovani e meno giovani. Le nuove forze lavoro ed i nuovi contratti di lavoro andranno a rinforzare il personale di strutture alberghiere in modo particolare in Sardegna. I profili ricercati sono: camerieri, receptionist, capi partita, chef: per queste figure sono pronti 300 contratti stagionali per un periodo che va da 5 a 7 mesi. Chiaramente spazio anche per gli animatori con esperienza i quali dovranno dare una disponibilità minima di tre mesi.
I settori che interessano alla Veratour sono: Servizio alberghiero; Animazione e Sport; Servizio assistenza Sede operativa e si può accedere alla pagina del sito Veratour lavora con noi.
Data entry amministrazione in Sulbiate per attività di archivio e inserimento dati, indispensabile esperienza; product engineer settore automotive nella metalmeccanica la funzione ricercata e quella di technical & engineering , la risorsa è un neolaureato con laurea quinquennale (laurea specialistica) in ambito meccanico o aerospaziale per ulteriori informazioni si può visitare la pagina del sito della Ranstad cerca lavoro.
Sky tv Italia in vista delle olimpiadi 2012 che si svolgeranno a Londra la prossima estate il gruppo teklevusivo ha deciso di inserire un elevato numero di stagisti. I settori interessati sono comunicazione e marketing e si ricercano laureati in discipline economiche ed umanistiche con ottima conoscenza ndella lingua inglese e l'uso dei programmi office. Inoltre sono aperte le opportunità nell'area della direzione broadcasting, agenti direzione business e altre posizioni che si possono consultare nella pagina lavora con noi.
L'azienda Computers di Udine cerca personale Segreteria, Staff, Call center per mansioni di front office e segreteria con precedente esperienza, conoscenza pacchetto office, buona conoscenza inglese, esperienza anche minima bollettazione e fatturazione. Richiesta disponibilità immediata anche a tempo parziale con obiettivo assunzione a tempo pieno. Per ulteriori informazioni si consiglia di visitare il sito Ial web nella pagina dedicata alle offerte di lavoro.
Addetta vendite lingue cinese e inglese per la zona di zona di Firenze nel settore del Commercio al dettaglio Titolo di studio richiesto Diploma di laurea o laurea breve/Laurea triennale, Agente di commercio junior ed altre tipologie di offerte di lavoro che si possono trovare sul sito Lavoro.doc Agenzia per il lavoro
Vediamo alcune offerte di lavoro per gennaio 2012
Veratour che è uno dei principali tour operator attualmente presenti sul territorio nazionale è pronto a fare piena occupazione e mettere sul mercato del lavoro molti contratti di lavoro per giovani e meno giovani. Le nuove forze lavoro ed i nuovi contratti di lavoro andranno a rinforzare il personale di strutture alberghiere in modo particolare in Sardegna. I profili ricercati sono: camerieri, receptionist, capi partita, chef: per queste figure sono pronti 300 contratti stagionali per un periodo che va da 5 a 7 mesi. Chiaramente spazio anche per gli animatori con esperienza i quali dovranno dare una disponibilità minima di tre mesi.
I settori che interessano alla Veratour sono: Servizio alberghiero; Animazione e Sport; Servizio assistenza Sede operativa e si può accedere alla pagina del sito Veratour lavora con noi.
Data entry amministrazione in Sulbiate per attività di archivio e inserimento dati, indispensabile esperienza; product engineer settore automotive nella metalmeccanica la funzione ricercata e quella di technical & engineering , la risorsa è un neolaureato con laurea quinquennale (laurea specialistica) in ambito meccanico o aerospaziale per ulteriori informazioni si può visitare la pagina del sito della Ranstad cerca lavoro.
Sky tv Italia in vista delle olimpiadi 2012 che si svolgeranno a Londra la prossima estate il gruppo teklevusivo ha deciso di inserire un elevato numero di stagisti. I settori interessati sono comunicazione e marketing e si ricercano laureati in discipline economiche ed umanistiche con ottima conoscenza ndella lingua inglese e l'uso dei programmi office. Inoltre sono aperte le opportunità nell'area della direzione broadcasting, agenti direzione business e altre posizioni che si possono consultare nella pagina lavora con noi.
L'azienda Computers di Udine cerca personale Segreteria, Staff, Call center per mansioni di front office e segreteria con precedente esperienza, conoscenza pacchetto office, buona conoscenza inglese, esperienza anche minima bollettazione e fatturazione. Richiesta disponibilità immediata anche a tempo parziale con obiettivo assunzione a tempo pieno. Per ulteriori informazioni si consiglia di visitare il sito Ial web nella pagina dedicata alle offerte di lavoro.
Addetta vendite lingue cinese e inglese per la zona di zona di Firenze nel settore del Commercio al dettaglio Titolo di studio richiesto Diploma di laurea o laurea breve/Laurea triennale, Agente di commercio junior ed altre tipologie di offerte di lavoro che si possono trovare sul sito Lavoro.doc Agenzia per il lavoro
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sabato 7 gennaio 2012
Eurostat rapporto sul lavoro: 3 su 4 lo chiedono ai sindacati
In Italia 3 persone su 4 in cerca di un lavoro bussano alla porta di amici, parenti o sindacati. L'aiuto di un intermediario risulta lo strumento preferito per trovare un impiego. Ricorrere a chi si conosce già è, così, la prima strada che si percorre per trovare un posto.
Lo riferisce uno studio di Eurostat (Istituto europeo di statistica). Nel dettaglio, in Italia, nel secondo trimestre del 2011, le persone alla ricerca di un posto di lavoro che si sono rivolte ad amici, parenti o sindacati sono il 76,9%, sopra la media dei 17 Paesi dell'Ue (68,9%) e circa il doppio rispetto alla Germania (40,2%). E' quanto emerge da tabelle Eurostat (rapporto Methods used for seeking work).
Dai dati del rapporto emerge che nell'Unione europea si fa molta pubblicità del proprio curriculum, del proprio percorso di studi, (68,8% Ue 17 e 71,5% Ue 27), una modalità che viene anche seguita in Italia ma con una percentuale abbastanza inferiore (63,9%), tra le più basse, in particolare a confronto con Irlanda e Slovenia, dove quello che Eurostat definisce come lo Study advertisement è praticato da più di nove persone su dieci in cerca di lavoro.
Tornado alle preferenze degli italiani, la seconda via scelta per trovare un'occupazione consiste nel chiedere direttamente al datore di lavoro, sempre secondo le tabelle di Eurostat oltre sei persone su dieci in cerca si rivolge al principale. Molto probabilmente si tratta di una modalità favorita dalla struttura produttiva del Paese, con tantissime piccole e medie aziende, dove, quindi, è più facile entrare in rapporto con i dirigenti.
Vediamo la situazione dell’occupazione nell’Unione europea.
Male i paesi dell'area mediterranea. Spagna al 23 per cento, Francia mai così disoccupata. Ma la Germania cresce, mezzo milione di nuovi posti di lavoro nel 2011. Si parla di euro a due velocità, ma per il momento la divisione principale riguarda il mondo del lavoro. Sì perché, statistiche alla mano, l’Europa appare divisa tra paesi in cui la disoccupazione aumenta e altri in cui rimane stabile o addirittura è in diminuzione. Nel primo gruppo troviamo Spagna, Grecia, Portogallo e, purtroppo, l’Italia. Tra i secondi Germania, Austria e Olanda. Sotto accusa le misure di austerità messe in atto in molti stati, specie nell’area mediterranea.
Lo riferisce uno studio di Eurostat (Istituto europeo di statistica). Nel dettaglio, in Italia, nel secondo trimestre del 2011, le persone alla ricerca di un posto di lavoro che si sono rivolte ad amici, parenti o sindacati sono il 76,9%, sopra la media dei 17 Paesi dell'Ue (68,9%) e circa il doppio rispetto alla Germania (40,2%). E' quanto emerge da tabelle Eurostat (rapporto Methods used for seeking work).
Dai dati del rapporto emerge che nell'Unione europea si fa molta pubblicità del proprio curriculum, del proprio percorso di studi, (68,8% Ue 17 e 71,5% Ue 27), una modalità che viene anche seguita in Italia ma con una percentuale abbastanza inferiore (63,9%), tra le più basse, in particolare a confronto con Irlanda e Slovenia, dove quello che Eurostat definisce come lo Study advertisement è praticato da più di nove persone su dieci in cerca di lavoro.
Tornado alle preferenze degli italiani, la seconda via scelta per trovare un'occupazione consiste nel chiedere direttamente al datore di lavoro, sempre secondo le tabelle di Eurostat oltre sei persone su dieci in cerca si rivolge al principale. Molto probabilmente si tratta di una modalità favorita dalla struttura produttiva del Paese, con tantissime piccole e medie aziende, dove, quindi, è più facile entrare in rapporto con i dirigenti.
Vediamo la situazione dell’occupazione nell’Unione europea.
Male i paesi dell'area mediterranea. Spagna al 23 per cento, Francia mai così disoccupata. Ma la Germania cresce, mezzo milione di nuovi posti di lavoro nel 2011. Si parla di euro a due velocità, ma per il momento la divisione principale riguarda il mondo del lavoro. Sì perché, statistiche alla mano, l’Europa appare divisa tra paesi in cui la disoccupazione aumenta e altri in cui rimane stabile o addirittura è in diminuzione. Nel primo gruppo troviamo Spagna, Grecia, Portogallo e, purtroppo, l’Italia. Tra i secondi Germania, Austria e Olanda. Sotto accusa le misure di austerità messe in atto in molti stati, specie nell’area mediterranea.
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Antitrust: liberalizzare per crescita e lavoro
Andare avanti sulla strada delle liberalizzazioni e realizzare "un circolo virtuoso" superando "egoismi di parte" e "resistenze degli interessi consolidati" nell'interesse del Paese.
L'Antitrust ha ribadito in una segnalazione a Governo e Parlamento, firmata dal presidente Giovanni Pitruzzella, i settori da aprire per "fare ripartire al più presto la crescita", ma avverte che questo processo deve essere accompagnato da "interventi che garantiscano l'equità sociale e che favoriscano, anche attraverso le opportune riforme del diritto del lavoro, nuove opportunità di inserimento per i soggetti che ne uscissero particolarmente penalizzati".
Secondo l'Antitrust la legge annuale sulla concorrenza è lo strumento con il quale procedere: per vincere ostacoli e resistenze dei gruppi che si sentono danneggiati, "occorre infatti recuperare la dimensione dell'interesse generale e la sua prevalenza sui vari egoismi di categoria, procedendo con interventi di ampia portata che contestualmente sciolgano i nodi anticoncorrenziali su mercati diversi e con attori economico-sociali differenti".
L'Antitrust ha consapevolezza che per superare le numerose "incrostazioni corporative e le resistenze dei grandi attori economici ad un'effettiva apertura del mercato, la politica di liberalizzazioni dovrà inevitabilmente essere una sorta di work in progress; ma l'urgenza della crisi richiede di non indugiare e di attuare gli interventi di immediata applicazione". Allo stesso tempo, però, "non vanno sottovalutati i costi sociali sottesi, nel brevissimo periodo, alle liberalizzazioni". Per questo l'Autorità invita istituzioni e forze politiche a garantire l'equità sociale e a favorire nuove opportunità di lavoro "per i soggetti che a causa dei complessi processi di ristrutturazione economica, lo hanno perduto o corrono il rischio di perderlo".
E’ bene ricordare gli ultimi dati esposti dall’ISTAT, che sono elementi molti preoccupanti. Sono i giovani e le donne i più penalizzati dalla crisi economica che ha colpito duramente il mercato del lavoro. Un giovane su tre, di età compresa tra i 15 e i 24 anni, non ha un'occupazione. E si tratta solo di coloro che cercano attivamente un posto. La situazione, poi, si fa ancora più grave per le giovani donne del Mezzogiorno: quasi quattro su dieci sono disoccupate. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a novembre e' al 30,1%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a ottobre e di 1,8 punti su base annua. E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Il tasso di disoccupazione a novembre é all'8,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a ottobre e di 0,4 punti su base annua.
È dunque preoccupante la fotografia scattata dall'Istat sull'occupazione nel mese di novembre. Dai dati emerge in modo evidente che la mancata uscita degli occupati più adulti (+168mila unità nella classe con almeno 55 anni), soprattutto di quelli con contratto a tempo indeterminato, ha più che compensato il calo su base annua di quelli più giovani (-157mila unità nella classe fino a 34 anni). Ma a colpire è anche il fatto che torna a crescere la disoccupazione di lunga durata. Il tasso di disoccupazione di coloro che cercano lavoro da almeno 12 mesi, infine, raggiunge il 52,6%: si tratta del livello più elevato dal terzo trimestre del 1993.
L'Antitrust ha ribadito in una segnalazione a Governo e Parlamento, firmata dal presidente Giovanni Pitruzzella, i settori da aprire per "fare ripartire al più presto la crescita", ma avverte che questo processo deve essere accompagnato da "interventi che garantiscano l'equità sociale e che favoriscano, anche attraverso le opportune riforme del diritto del lavoro, nuove opportunità di inserimento per i soggetti che ne uscissero particolarmente penalizzati".
Secondo l'Antitrust la legge annuale sulla concorrenza è lo strumento con il quale procedere: per vincere ostacoli e resistenze dei gruppi che si sentono danneggiati, "occorre infatti recuperare la dimensione dell'interesse generale e la sua prevalenza sui vari egoismi di categoria, procedendo con interventi di ampia portata che contestualmente sciolgano i nodi anticoncorrenziali su mercati diversi e con attori economico-sociali differenti".
L'Antitrust ha consapevolezza che per superare le numerose "incrostazioni corporative e le resistenze dei grandi attori economici ad un'effettiva apertura del mercato, la politica di liberalizzazioni dovrà inevitabilmente essere una sorta di work in progress; ma l'urgenza della crisi richiede di non indugiare e di attuare gli interventi di immediata applicazione". Allo stesso tempo, però, "non vanno sottovalutati i costi sociali sottesi, nel brevissimo periodo, alle liberalizzazioni". Per questo l'Autorità invita istituzioni e forze politiche a garantire l'equità sociale e a favorire nuove opportunità di lavoro "per i soggetti che a causa dei complessi processi di ristrutturazione economica, lo hanno perduto o corrono il rischio di perderlo".
E’ bene ricordare gli ultimi dati esposti dall’ISTAT, che sono elementi molti preoccupanti. Sono i giovani e le donne i più penalizzati dalla crisi economica che ha colpito duramente il mercato del lavoro. Un giovane su tre, di età compresa tra i 15 e i 24 anni, non ha un'occupazione. E si tratta solo di coloro che cercano attivamente un posto. La situazione, poi, si fa ancora più grave per le giovani donne del Mezzogiorno: quasi quattro su dieci sono disoccupate. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a novembre e' al 30,1%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a ottobre e di 1,8 punti su base annua. E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Il tasso di disoccupazione a novembre é all'8,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a ottobre e di 0,4 punti su base annua.
È dunque preoccupante la fotografia scattata dall'Istat sull'occupazione nel mese di novembre. Dai dati emerge in modo evidente che la mancata uscita degli occupati più adulti (+168mila unità nella classe con almeno 55 anni), soprattutto di quelli con contratto a tempo indeterminato, ha più che compensato il calo su base annua di quelli più giovani (-157mila unità nella classe fino a 34 anni). Ma a colpire è anche il fatto che torna a crescere la disoccupazione di lunga durata. Il tasso di disoccupazione di coloro che cercano lavoro da almeno 12 mesi, infine, raggiunge il 52,6%: si tratta del livello più elevato dal terzo trimestre del 1993.
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mercoledì 4 gennaio 2012
Lavoro: cassa integrazione in forte calo
Nel 2011 l'Inps ha autorizzato alle aziende 953 milioni di ore di cassa integrazione con un calo del 20,8% rispetto al 2010. E’ quanto ha comunicato l’Istituto di previdenza che ha precisato come a dicembre le ore di cig ossia la cassa integrazione guadagni autorizzate sono state 60,8 milioni con un calo del 29,7% rispetto a dicembre 2010. Aumentano invece le richieste di indennità di disoccupazione a novembre: l'Inps ne ha ricevute 123mila con un incremento del 2,7% rispetto allo stesso mese 2010. Calano,sempre a novembre, del 19,6% le domande di mobilità.
Nel 2010 le aziende hanno chiesto 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione (cig), con un aumento rispetto al 2009 del 31,7% (erano state 914 milioni). Lo rileva l'Inps precisando che il consumo effettivo delle ore nel corso dell'anno è stato però sostanzialmente identico a quello del 2009 poiché il «tiraggio» è stato di circa il 50% a fronte di un 70% nel 2009. Nel 2010, inoltre, seimila aziende italiane hanno fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria
Nel 2010 le imprese italiane hanno chiesto 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione (cig), con un aumento rispetto al 2009 del 31,7% (erano state 914 milioni). Lo rileva l'Inps precisando che il consumo effettivo delle ore nel corso dell'anno è stato però sostanzialmente identico a quello del 2009 poiché il «tiraggio» è stato di circa il 50% a fronte di un 70% nel 2009. Nel 2010, inoltre, seimila aziende italiane hanno fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria.
Allo stesso tempo, l'Inps ha rilevato che un forte della cig a dicembre (-16,4% su base annua). Nel dettaglio, la flessione a dicembre (86,5 milioni di ore autorizzate di cig contro i 103,4 del dicembre 2009) - sottolinea l'Inps - è stata particolarmente accentuata per la cassa integrazione ordinaria (cigo). Nel mese appena passato infatti sono stati autorizzati 21,4 milioni di ore di ordinaria a fronte dei 51,7 milioni di ore del dicembre 2009 (-58,5%). Rispetto a novembre l'ordinaria ha segnato un lieve aumento (+3%).
Comunque i dati della cig di dicembre 2011 – ha affermato il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua - confermano quella diminuzione delle richieste di autorizzazione manifestatasi già in novembre. Si tratta del quarto mese in cui si registra una flessione congiunturale delle autorizzazioni e per il secondo mese consecutivo si mostra invece addirittura un calo tendenziale delle autorizzazioni. Mi pare che la fine del 2010 fornisca dati interessanti per chi cerca segnali di reazione positiva da parte del mercato e del mercato del lavoro in particolare». La ripresa del mercato del sta iniziando: per la prima volta abbiamo non solo un calo sul mese precedente, ma sullo stesso mese dell'anno precedente
Nel novembre 2010 le domande di disoccupazione arrivate all'Inps sono state 120.000, sostanzialmente stabili rispetto a novembre 2009. Lo fa sapere lo stesso istituto di previdenza sottolineando che le domande di mobilità nel mese sono state seimila, in calo del 17,3% rispetto alle 6.800 del novembre 2009.
Riguardo al mercato del lavoro ha spiegato Claudio Treves della CGIL che ci sono: Sono 46 le modalità contrattuali che permettono l'accesso al mondo del lavoro, ed una ''eccessiva flessibilità in entrata che potrebbe limitarsi a 5 tipologie''. La Cgil ha ribadito la sua posizione elencando ''una ad una'' le diverse tipologie contrattuali, con uno studio del dipartimento Mercato del Lavoro del sindacato di Corso Italia.In questo quadro, 'su 100 assunzioni soltanto 18 sono a tempo indeterminato.
Nel 2010 le aziende hanno chiesto 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione (cig), con un aumento rispetto al 2009 del 31,7% (erano state 914 milioni). Lo rileva l'Inps precisando che il consumo effettivo delle ore nel corso dell'anno è stato però sostanzialmente identico a quello del 2009 poiché il «tiraggio» è stato di circa il 50% a fronte di un 70% nel 2009. Nel 2010, inoltre, seimila aziende italiane hanno fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria
Nel 2010 le imprese italiane hanno chiesto 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione (cig), con un aumento rispetto al 2009 del 31,7% (erano state 914 milioni). Lo rileva l'Inps precisando che il consumo effettivo delle ore nel corso dell'anno è stato però sostanzialmente identico a quello del 2009 poiché il «tiraggio» è stato di circa il 50% a fronte di un 70% nel 2009. Nel 2010, inoltre, seimila aziende italiane hanno fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria.
Allo stesso tempo, l'Inps ha rilevato che un forte della cig a dicembre (-16,4% su base annua). Nel dettaglio, la flessione a dicembre (86,5 milioni di ore autorizzate di cig contro i 103,4 del dicembre 2009) - sottolinea l'Inps - è stata particolarmente accentuata per la cassa integrazione ordinaria (cigo). Nel mese appena passato infatti sono stati autorizzati 21,4 milioni di ore di ordinaria a fronte dei 51,7 milioni di ore del dicembre 2009 (-58,5%). Rispetto a novembre l'ordinaria ha segnato un lieve aumento (+3%).
Comunque i dati della cig di dicembre 2011 – ha affermato il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua - confermano quella diminuzione delle richieste di autorizzazione manifestatasi già in novembre. Si tratta del quarto mese in cui si registra una flessione congiunturale delle autorizzazioni e per il secondo mese consecutivo si mostra invece addirittura un calo tendenziale delle autorizzazioni. Mi pare che la fine del 2010 fornisca dati interessanti per chi cerca segnali di reazione positiva da parte del mercato e del mercato del lavoro in particolare». La ripresa del mercato del sta iniziando: per la prima volta abbiamo non solo un calo sul mese precedente, ma sullo stesso mese dell'anno precedente
Nel novembre 2010 le domande di disoccupazione arrivate all'Inps sono state 120.000, sostanzialmente stabili rispetto a novembre 2009. Lo fa sapere lo stesso istituto di previdenza sottolineando che le domande di mobilità nel mese sono state seimila, in calo del 17,3% rispetto alle 6.800 del novembre 2009.
Riguardo al mercato del lavoro ha spiegato Claudio Treves della CGIL che ci sono: Sono 46 le modalità contrattuali che permettono l'accesso al mondo del lavoro, ed una ''eccessiva flessibilità in entrata che potrebbe limitarsi a 5 tipologie''. La Cgil ha ribadito la sua posizione elencando ''una ad una'' le diverse tipologie contrattuali, con uno studio del dipartimento Mercato del Lavoro del sindacato di Corso Italia.In questo quadro, 'su 100 assunzioni soltanto 18 sono a tempo indeterminato.
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lunedì 2 gennaio 2012
Pensioni 2012 cosa cambia dal 1° gennaio
Estensione del contributivo pro rata per tutti, aumento dell’età di pensionamento delle donne, giro di vite sulle pensioni di anzianità e blocco della rivalutazione rispetto all’inflazione per i trattamenti superiori a tre volte il minimo: sono una parte delle novità in materia previdenziale per il 2012 previste dalla manovra di Natale 2011.
Ecco in sintesi che cosa cambierà per chi matura i requisiti per la pensione a partire dal 2012, mentre per chi li matura entro il 2011 si mantengono le regole precedenti.
Dal 1° gennaio entra in vigore la riforma delle pensioni, contenuta nel decreto legge 201 del 2011 ovvero la legge n. 214 il decreto Salva-Italia.
Pensioni di vecchiaia con requisiti più elevati, assegni determinati con il contributivo anche per coloro che avevano conservato il più vantaggioso metodo retributivo, sostanziale cancellazione per le pensioni di anzianità: sono le principali novità volute dalla riforma del ministro del Lavoro, Elsa Fornero. L'effetto delle misure previdenziali contenute nella manovra è quello di unificare l'età di uscita dal lavoro, che a regime (nel 2022) sarà per tutti di 67 anni, con la sola eccezione delle persone che hanno lavorato oltre 41-42 anni (pensione anticipata) .
Mentre dal 2012 i lavoratori con attività usuranti potranno uscire dal lavoro in anticipo rispetto all’età di vecchiaia solo con quota 97 tra età e contributi e almeno 60 anni di età. Fino al 2011 era stato possibile uscire con tre anni in meno rispetto all’età anagrafica minima (60 anni) quindi con 57 anni, ossia che potranno andare in pensione con le "vecchie" quote per le anzianità.
Secondo la disciplina vigente prima della riforma Fornero la legge n. 247del 2007, la pensione di anzianità poteva essere conseguita se − sommando età anagrafica e anzianità contributiva − si raggiungeva un coefficiente minimo detta la quota. Il valore della quota era destinato a crescere progressivamente negli anni, fino a stabilizzarsi nel 2013 a 97 (per i dipendenti) e 98 (per gli autonomi). L'unico caso in cui la pensione di anzianità poteva essere conseguita senza alcun collegamento con l'età anagrafica era quello in cui il lavoratore aveva maturato 40 anni di contribuzione.
La riforma ha modificato questo sistema pensionistico, cancellando la possibilità di andare in pensione col sistema delle quote, e introducendo la pensione anticipata, che consente di andare in pensione prima dell'età di vecchiaia solo se si superano i 41 anni e un mese di contributi (per le donne) e i 42 anni e 1 mese (per gli uomini).Il requisito è destinato a crescere di un mese nel 2013 e nel 2014 ed aumenterà con il miglioramento della speranza di vita. In ogni caso, ci sono penalizzazioni sulla pensione per chi sceglie il pensionamento anticipato prima dei 62 anni. La quota dell'assegno calcolata sui contributi accumulati entro il 2011 viene infatti tagliata dell'1% l'anno. Se si opta per andare in pensione prima dei 60 anni, la forbice sarà del 2% l'anno.
Prima della riforma, l'età per accedere alla pensione di vecchiaia era fissata a 65 anni per gli uomini, quale che fosse il settore di attività, mentre per le donne si applicava un requisito differenziato in funzione del settore lavorativo.
La riforma stabilisce che, dal 1° gennaio 2012, l'età di pensionamento è fissata per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi e per le dipendenti del settore pubblico all'età di 66 anni.
Addio alla finestra mobile. Non ci saranno più decorrenze, l’anno di finestra mobile sarà inglobato nell’età prevista per la vecchiaia e la pensione anticipata.
Dal 2012 scatta l’applicazione a tutti del metodo contributivo pro rata (anche a coloro che avendo oltre 18 anni di contributi a fine 1995 avevano mantenuto il più vantaggioso metodo retributivo) che calcola l’assegno previdenziale sulla base dei contributi versati. Questo calcolo sarà applicato solo sull’anzianità maturata a partire dall’anno prossimo.
Ecco in sintesi che cosa cambierà per chi matura i requisiti per la pensione a partire dal 2012, mentre per chi li matura entro il 2011 si mantengono le regole precedenti.
Dal 1° gennaio entra in vigore la riforma delle pensioni, contenuta nel decreto legge 201 del 2011 ovvero la legge n. 214 il decreto Salva-Italia.
Pensioni di vecchiaia con requisiti più elevati, assegni determinati con il contributivo anche per coloro che avevano conservato il più vantaggioso metodo retributivo, sostanziale cancellazione per le pensioni di anzianità: sono le principali novità volute dalla riforma del ministro del Lavoro, Elsa Fornero. L'effetto delle misure previdenziali contenute nella manovra è quello di unificare l'età di uscita dal lavoro, che a regime (nel 2022) sarà per tutti di 67 anni, con la sola eccezione delle persone che hanno lavorato oltre 41-42 anni (pensione anticipata) .
Mentre dal 2012 i lavoratori con attività usuranti potranno uscire dal lavoro in anticipo rispetto all’età di vecchiaia solo con quota 97 tra età e contributi e almeno 60 anni di età. Fino al 2011 era stato possibile uscire con tre anni in meno rispetto all’età anagrafica minima (60 anni) quindi con 57 anni, ossia che potranno andare in pensione con le "vecchie" quote per le anzianità.
Secondo la disciplina vigente prima della riforma Fornero la legge n. 247del 2007, la pensione di anzianità poteva essere conseguita se − sommando età anagrafica e anzianità contributiva − si raggiungeva un coefficiente minimo detta la quota. Il valore della quota era destinato a crescere progressivamente negli anni, fino a stabilizzarsi nel 2013 a 97 (per i dipendenti) e 98 (per gli autonomi). L'unico caso in cui la pensione di anzianità poteva essere conseguita senza alcun collegamento con l'età anagrafica era quello in cui il lavoratore aveva maturato 40 anni di contribuzione.
La riforma ha modificato questo sistema pensionistico, cancellando la possibilità di andare in pensione col sistema delle quote, e introducendo la pensione anticipata, che consente di andare in pensione prima dell'età di vecchiaia solo se si superano i 41 anni e un mese di contributi (per le donne) e i 42 anni e 1 mese (per gli uomini).Il requisito è destinato a crescere di un mese nel 2013 e nel 2014 ed aumenterà con il miglioramento della speranza di vita. In ogni caso, ci sono penalizzazioni sulla pensione per chi sceglie il pensionamento anticipato prima dei 62 anni. La quota dell'assegno calcolata sui contributi accumulati entro il 2011 viene infatti tagliata dell'1% l'anno. Se si opta per andare in pensione prima dei 60 anni, la forbice sarà del 2% l'anno.
Prima della riforma, l'età per accedere alla pensione di vecchiaia era fissata a 65 anni per gli uomini, quale che fosse il settore di attività, mentre per le donne si applicava un requisito differenziato in funzione del settore lavorativo.
La riforma stabilisce che, dal 1° gennaio 2012, l'età di pensionamento è fissata per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi e per le dipendenti del settore pubblico all'età di 66 anni.
Addio alla finestra mobile. Non ci saranno più decorrenze, l’anno di finestra mobile sarà inglobato nell’età prevista per la vecchiaia e la pensione anticipata.
Dal 2012 scatta l’applicazione a tutti del metodo contributivo pro rata (anche a coloro che avendo oltre 18 anni di contributi a fine 1995 avevano mantenuto il più vantaggioso metodo retributivo) che calcola l’assegno previdenziale sulla base dei contributi versati. Questo calcolo sarà applicato solo sull’anzianità maturata a partire dall’anno prossimo.
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Inps 2012. Stop ai contanti oltre 1.000 euro per i pensionati
L'Inps ha informato che sono state inviate circa 450 mila comunicazioni ai pensionati che percepiscono pensioni mensili di importo complessivamente superiore a mille euro, pagate in contanti, per invitarli a comunicare all'istituto di previdenza entro il mese di febbraio 2012 modalità alternative di riscossione. Come è noto, la legge n. 214 del 22 dicembre 2011 , ha stabilito che le Pubbliche Amministrazioni devono utilizzare strumenti di pagamento elettronici, disponibili presso il sistema bancario o postale, per la corresponsione di stipendi, pensioni e compensi di importo superiore a mille euro (limite che potrà essere modificato in futuro con decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze).
L'adeguamento alle nuove modalità di riscossione della pensione dovrà avvenire entro il 6 marzo 2012. L'Istituto quindi non potrà effettuare pagamenti in contanti di importo superiore a mille euro a partire dal 7 marzo 2012. I pensionati che stanno ricevendo la lettera dell'Istituto potranno comunicare entro il mese di febbraio 2012 le nuove modalità di riscossione, scegliendo tra l'accredito in conto corrente, su libretto postale o su carta ricaricabile. La richiesta di variazione della modalità di pagamento potrà essere inoltrata attraverso il sito istituzionale da parte dei soggetti in possesso di Pin, oppure direttamente ad una Struttura Territoriale dell'Istituto. In alternativa, la richiesta potrà essere fatta presso gli uffici bancari o postali, secondo le consuete modalità.
I pensionati che stanno ricevendo la lettera dell'Istituto potranno comunicare entro il mese di febbraio 2012 le nuove modalità di riscossione, scegliendo tra l'accredito in conto corrente, su libretto postale o su carta ricaricabile. La richiesta di variazione della modalità di pagamento potrà essere inoltrata attraverso il sito istituzionale da parte dei soggetti in possesso di Pin, oppure direttamente a una struttura territoriale dell'Istituto. In alternativa, la richiesta potrà essere fatta presso gli uffici bancari o postali, secondo le consuete modalità.
Quindi dal 7 marzo stop ai pagamenti in contanti come stabilito dal decreto salvaItalia. I pensionati potranno riscuotere i soldi scegliendo tra l'accredito in conto corrente, su libretto postale o su carta ricaricabile. In bocca al lupo ai pensionati la strada del pagamento si complica.
L'adeguamento alle nuove modalità di riscossione della pensione dovrà avvenire entro il 6 marzo 2012. L'Istituto quindi non potrà effettuare pagamenti in contanti di importo superiore a mille euro a partire dal 7 marzo 2012. I pensionati che stanno ricevendo la lettera dell'Istituto potranno comunicare entro il mese di febbraio 2012 le nuove modalità di riscossione, scegliendo tra l'accredito in conto corrente, su libretto postale o su carta ricaricabile. La richiesta di variazione della modalità di pagamento potrà essere inoltrata attraverso il sito istituzionale da parte dei soggetti in possesso di Pin, oppure direttamente ad una Struttura Territoriale dell'Istituto. In alternativa, la richiesta potrà essere fatta presso gli uffici bancari o postali, secondo le consuete modalità.
I pensionati che stanno ricevendo la lettera dell'Istituto potranno comunicare entro il mese di febbraio 2012 le nuove modalità di riscossione, scegliendo tra l'accredito in conto corrente, su libretto postale o su carta ricaricabile. La richiesta di variazione della modalità di pagamento potrà essere inoltrata attraverso il sito istituzionale da parte dei soggetti in possesso di Pin, oppure direttamente a una struttura territoriale dell'Istituto. In alternativa, la richiesta potrà essere fatta presso gli uffici bancari o postali, secondo le consuete modalità.
Quindi dal 7 marzo stop ai pagamenti in contanti come stabilito dal decreto salvaItalia. I pensionati potranno riscuotere i soldi scegliendo tra l'accredito in conto corrente, su libretto postale o su carta ricaricabile. In bocca al lupo ai pensionati la strada del pagamento si complica.
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