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domenica 24 giugno 2012

Riforma del mercato del 2012 le ultime notizie dal Ministro

Stretta di mano e sorrisi tra il ministro del Welfare e il presidente di Confindustria che aveva definito «boiata» la riforma del lavoro.

''Ieri il presidente Squinzi ha detto che non è ancora del tutto convinto, io sono invece convinta che ci siano in questa riforma molte cose positive anche per le imprese''. Così il ministro del lavoro Elsa Fornero rispondendo al numero uno di Confindustria. ''Con il mondo delle imprese - ha ricordato il ministro - abbiamo già iniziato un colloquio''.

Oltre che per le imprese, Fornero si è detta convinta che il Ddl sul mercato del lavoro contenga ''cose positive per le giovani generazioni. Questa - ha concluso - è la preoccupazione forse maggiore del governo: evitare di avere una generazione a cui non diamo nessuna o pochissime opportunità ''.
''Abbiamo tutta la determinazione per esaminare il problema con grande attenzione'', ha detto il ministro del lavoro, Elsa Fornero. ''C'e' sempre la richiesta di un numero, a questo numero siccome ci sono persone ancora al lavoro, non e' facile da definire. Si tratta di trovare delle soluzioni che siano ispirate a equità e anche a sostenibilità nel tempo'', ha concluso Fornero.

Fornero "si tratta di vedere come queste norme entrino ad operare e di capire quali possono essere migliorate, anche in corso di applicazione e monitoraggio". Monitoraggio, ha sottolineato il ministro, che "certamente dovrà essere impostato con grande serietà e determinazione".

A margine dell'assemblea di Federmeccanica, il ministre Elsa Fornero   ha sostenuto che "Noi ci dobbiamo fidare di voi e voi dovete fidarvi di noi. Voi siete preoccupati" delle ultime modifiche alla riforma mentre "io ho motivo di preoccuparmi che non ne abuserete. E tutti dobbiamo avere fiducia che i giudici faranno seriamente il loro lavoro". Comunque non c'é l' intenzione di fare passi indietro "ma solo passi in avanti" nel caso il governo italiano si presentasse al prossimo consiglio europeo senza la riforma del lavoro approvata dal Parlamento.

Sulla riforma del lavoro «È chiaro che non sono convintissimo, però sono disponibile al dialogo», ha detto Squinzi . «Lei è stata veramente molto brillante - ha detto ai giornalisti - ha detto che mi avrebbe convinto, io non ne sono così convinto di farmi convincere, però sono disponibile ad ascoltare». I correttivi alla riforma, aveva detto il presidente di Confindustria nel suo intervento, «a nostro giudizio e, probabilmente, anche a giudizio delle organizzazioni sindacali, vanno introdotti subito, senza aspettare, come suggerisce il governo, gli esiti di una fase di sperimentazione». «In secondo luogo il perdurare della crisi ben oltre ogni previsione impone una riflessione sulla necessità di differire l'entrata in vigore delle nuove norme in materia di ammortizzatori sociali. Ciò del resto, appare ancora più necessario se si considera che uno dei profili più deboli della riforma è quello relativo alle politiche attive».

L'Italia «non può rassegnarsi al declino, deve resistere con tutte le sue forze, deve recuperare capacità di creare valore aggiunto e benessere» ha affermato da parte sua Fornero. «Vorrei che tutta l'Italia fosse l'Italia del lavoro - ha aggiunto - è drammatico che mi si chieda sempre come gestire riduzioni di posti di lavoro. C'è una crisi drammatica, ma c'è anche qualcosa di più, che sta nel nostro modo di essere e nella struttura economica. Bisogna capirlo e ripartire da qui».

mercoledì 20 giugno 2012

Riforma delle pensioni 2012. Fornero contro tutti


Fumata nera dopo la prima convocazione nelle aule parlamentari di Elsa Fornero, chiamata a rispondere degli errori di gestione sulla questione esodati e sulla guerra di cifre: il ministro del Lavoro ha negato tutto, dagli errori sulle stime a quelli sul decreto salvaguardati, che salva solo 65mila lavoratori lasciati senza stipendio né assegno previdenziale dopo la riforma delle pensioni.
“Non c'è ministro o rappresentante istituzionale che approvi il suo modus operandi. Così saccente ed autocentrata che risulta antipatica proprio a tutti, fatta eccezione per Mario Monti, vista l'amicizia di lunga data che li lega”.

Il giudizio emesso su di lei non ammette repliche: "La superficialità, per non dire l'indifferenza, con cui il ministro Fornero si sta occupando della drammatica questione degli esodati merita una presa di posizione netta da parte del Parlamento. Non c'è forza politica o sociale che non abbia sottolineato l'inadeguatezza del ministro Fornero. È ora di passare dalle parole ai fatti". Senza contare i battibecchi con il sottosegretario Polillo, con Patroni Griffi sui licenziamenti degli statali e l'antipatia che si è guadagnata con il ministro Giarda.

L'ex ministro del Lavoro Saccon  sul suo sito  ha scritto alla fornero, proponendo tre linee guida sul tema della flessibilità previdenziale e del lavoro.
"L’azzeramento senza uguali di ogni gradualità nel cambiamento dei requisiti di accesso e calcolo della pensione, si giustificò implicitamente anche con il disegno – in linea teorica condivisibile – di modificare la composizione della spesa sociale, spostando risorse dalla previdenza alla protezione sociale"."Operazione in corso di realizzazione con la riforma degli ammortizzatori sociali che tuttavia, nel tempo della grande crisi, sottrae a molti non solo la pensione, ma anche l’ indennità di mobilità. Ora il nodo degli “esodati” rivela il più ampio problema di una significativa area di persone – calcolabili tra 500 e 700 mila in base alla serie dei pensionamenti di anzianità – a rischio di povertà, perché potrebbero rimanere privi di salario, sussidio, pensione nei prossimi anni. Penso in particolare a donne oggi ultracinquantenni, cui è stata improvvisamente innalzata l’età di pensione di cinque anni con l’esito di un differenziale di ben dieci anni rispetto al più generoso sistema previdenziale tedesco", ha scritto Sacconi.

E infine Sacconi ha esposto tre linee guida per introdurre forme di flessibilità previdenziale onerosa nei percorsi lavorativi: "una disciplina più equa delle totalizzazioni contributive e dei versamenti volontari, utilizzando anche il TFR; una regolazione del riscatto dei periodi di laurea che lo consenta variabile oltre una determinata soglia; la estensione – per arco temporale e soggetti – della possibilità di pensionamento anticipato a determinati requisiti e sulla base del meno conveniente calcolo contributivo".

Nel 2011 ci sono stati oltre un milione e mezzo di lavoratori andati in cassa integrazione o in mobilità, e per individuare il numero dei potenziali esodati basta applicare i tassi di uscita incentivata dal lavoro (nell’industria il 14% dei lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali), a cui aggiungere i lavoratori nati dopo il 1946 che sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria dei contributi e che hanno un ultimo versamento contributivo prima del 6 dicembre 2011: circa 133mila persone.In tutto, si arriva a quota 370mila. Il che, secondo il presidente della Fondazione dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, «non lasci margini interpretativi» e impone «interventi immediati».


Solo nelle banche, gli esodati sono 20mila (ben più dei 17.710, salvaguardati dal Governo), compresi i lavoratori coperti da un Fondo di Solidarietà (banche, poste, ferrovie, monopoli).
Secondo le stime ABI risultano infatti 13mila i titolari di assegno straordinario del credito al 4 dicembre 2011 e circa 7mila i potenziali percettori di assegno da data successiva. La salvaguardia del decreto è dunque insufficiente a coprire il fabbisogno del settore. La situazione, spiega il responsabile della commissione sindacale, Francesco Micheli, «comporta gravi ripercussioni sia in ordine di attuazione dei piani di ristrutturazione aziendali sia per quanto concerne le tutele reddituali di soggetti privi, al momento, di forme di sostegno economico».
L’ABI sollecita anche l’attivazione presso l’INPS di procedure per gli ingressi al Fondo di solidarietà successivi al 4 dicembre 2011, tenendo conto che ci sono già state cessazione di rapporto di lavoro per circa 900-1000 persone, ma le domande sono state rigettate in attesa del decreto. Senza contare che l’innalzamento a 62 anni della permanenza nel fondo determina un nuovo aggravio economico per le imprese.

lunedì 18 giugno 2012

Riforma del lavoro ed esodati 2012. Sindacati in piazza: 'di annunci si muore'


Sindacati uniti in piazza per chiedere un'inversione di rotta, una "nuova agenda" politica ed economica su lavoro, crescita, welfare (esodati in testa) e fisco (a partire dalla riduzione delle tasse su lavoratori dipendenti e pensionati). Rivendicazioni su più fronti per uscire davvero - dicono Cgil, Cisl e Uil - dalla crisi. Perché - sostengono - anche le riforme in campo, quella del lavoro compresa, non danno le risposte necessarie. Il governo respinge le accuse ed il premier Mario Monti spinge proprio sul ddl lavoro: "Devo arrivare al Consiglio europeo con la legge sul mercato del lavoro altrimenti l'Italia perde punti. Mi scuso per questo appello unificato alle Camere", dice parlando a 'Repubblica delle idee': "Credo - aggiunge - che presto verrà rivalutata anche da coloro che, pur avendola confezionata partecipando alle consultazioni, ora la criticano". Gli replica la Cgil: "Aumenterà conflitto sociale e incertezza persone".

I sindacati, si dicono convinti che l'uscita dalla crisi sia possibile attraverso un'unica via: basta annunci (e "bugie"), il governo deve agire. "Di annunci si può anche morire", avverte il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, parlando dal palco in piazza del Popolo a Roma, dopo il corteo che attraversa il centro della capitale. "Siamo 200 mila", dicono gli stessi organizzatori. E, in coro, i leader di Cgil, Cisl e Uil avvisano il governo Monti: "Risposte" e "nuova agenda subito" o "torneremo presto in piazza". A scandire l'ultimatum sono tutti e tre, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti. Le loro parole sono del tutto assonanti, perché - assicurano - "non ci rassegniamo". "La verità è che chi ci governa non sta facendo tutto quello che è necessario e utile per far sì che questo Paese esca dalla crisi", è l'affondo di Angeletti al "governo dei tecnici, dei professori" che, invece, "deve fare": "A forza di annunci sulla crescita, su piani faraonici, siamo precipitati nella recessione". Di annunci ne abbiamo "sentiti troppi in questi mesi", attacca Camusso: il punto è che "non servono cose roboanti, servono cose concrete". Bonanni accusa il governo anche di aver messo da parte la concertazione: "Senza confronto, senza concertazione le lobby fanno quello che vogliono e i poteri forti e le loro forme di giornali e tv fanno oscuramento delle emergenze sociali" Ma, assicura, "faremo resistenza a questo modo di procedere. Continueremo la nostra battaglia". Il leader della Cisl chiede, quindi, dialogo ed equità. E al termine parla di manifestazione "grandiosa", di fronte alla quale "il governo mediti e cambi spartito". Manifesto della mobilitazione (che mercoledì 20 proseguirà con quella unitaria dei sindacati dei pensionati) è l'articolo uno della Costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Il problema, invece, è che oggi "si sta distruggendo il lavoro", dice Angeletti. Di qui la richiesta, unanime, di un "cambiamento dell'agenda politica: senza non ci sono prospettive per il Paese", avverte ancora Camusso.

Bisogna ripartire sull'occupazione (le riforme, a partire da pensioni e lavoro, "non hanno cambiato la condizione delle persone, anzi in molti casi l'hanno peggiorata") e sulla crescita. E il fisco "non è un modo di fare cassa". Mentre sugli esodati bisogna smetterla con le "bugie", le "chiacchiere", dicono ancora i tre leader, suggerendo al governo ed in particolare al ministro del Welfare, Elsa Fornero, di approntare una norma che consenta a tutta la platea interessata (oltre i 65 mila salvaguardati) di andare in pensione con le vecchie regole. "Ci vuole subito, non fra qualche mese, un'altra politica economica", ora "iniqua" e con troppo "rigore", continua Camusso. Che si rivolge anche al ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, perché dia risposte alle crisi aziendali. Insomma, oggi "é solo l'inizio. Nelle prossime settimane proclameremo altre iniziative di mobilitazione", assicura Angeletti, così come Bonanni e Camusso, chiudendo i rispettivi interventi dal palco della manifestazione. Manifestazione aperta con l'inno di Mameli e chiusa con l'Internazionale.

giovedì 14 giugno 2012

Esodati il duello Fornero-Camusso continua



Crescono i toni della polemica sugli esodati esplosa dopo la diffusione della relazione dell'Inps che calcola in 390.200 la platea di coloro che rischiano di restare per anni senza lavoro e senza pensione. Lo scontro si accende sul fronte sindacale ma anche politico. Va in scena un nuovo duello tra il leader della Cgil, Susanna Camusso, ed il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Che sulla questione riferirà martedì 19 giugno in Aula al Senato e nella stessa giornata o al massimo mercoledì in Aula alla Camera. Entrambe ospiti della Conferenza internazionale del lavoro dell'Ilo a Ginevra, prima il segretario generale della Cgil accusa il ministro di aver avuto una "reazione intollerabile". Fornero, dice Camusso, "avrebbe dovuto arrabbiarsi perché ci abbiamo messo sette mesi a sapere quanti erano" gli esodati. "Non devo necessariamente copiare i comportamenti altrui", replica secca il ministro: "Mi sembra di ricordare, anche se io sono un politico tecnico, che un buon comportamento di un politico sia parlare all'estero di cose che riguardano l'economia internazionale e parlare in Italia di cose prevalentemente italiane. Quindi - afferma Fornero - io sono contenta di seguire una regola che mi pare di corretto comportamento". Intanto la versione definitiva del decreto interministeriale (Lavoro ed Economia) - firmato e in attesa di essere pubblicato in Gazzetta ufficiale - sui lavoratori salvaguardati rispetto alle nuove regole per il pensionamento conferma in 65.000 la platea dei beneficiari per una spesa superiore ai 5 miliardi di euro (5,070 miliardi), dal 2013 al 2019. Una platea di salvaguardati, appunto, da molti considerata insufficiente.

I lavoratori salvaguardati rispetto all'aumento dell'età pensionabile sono 65.000 per un costo complessivo di 5 miliardi e 70 milioni (dal 2013 al 2019). E' quanto prevede il testo definitivo del decreto firmato nei giorni scorsi dal ministro del Lavoro e da quello dell'Economia, ancora non pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Il decreto fissa i criteri di salvaguardia degli esodati, contabilizzandoli anche per le diverse categorie. In base al decreto potranno andare in pensione con le vecchie regole 25.590 persone che erano già in mobilità ordinaria il 4 dicembre e che raggiungano i requisiti (con le vecchie regole) entro i tre anni dall'inizio del beneficio (quattro nel Sud) mentre per la mobilità lunga si prevede che i beneficiari siano 3.460. Anche questi dovranno essere già usciti dal lavoro verso la mobilità entro il 4 dicembre 2011. Per i fondi di solidarietà (a partire da quello del credito) i beneficiari saranno 17.710 (ma è previsto che restino a carico dei fondi fino al compimento dei 62 anni) mentre i prosecutori volontari previsti sono 10.250. Saranno salvaguardati i prosecutori volontari che raggiungono i requisiti per la pensione con le vecchie regole entro il 2013 purché non abbiano ripreso l'attività lavorativa e abbiano almeno un contributo accreditato o accreditabile all'entrata in vigore del Decreto Salva Italia. I lavoratori esonerati dal servizio che potranno andare in pensione con le vecchie regole sono 950 (esonerati alla data del 4 dicembre 2011) mentre i genitori in congedo per assistere figli disabili che saranno salvaguardati sono 150 (con perfezionamento entro 24 mesi dalla data di inizio del congedo del requisito contributivo per accedere alla pensione indipendentemente dall'età anagrafica). Per accordi di incentivo all'esodo (senza ammortizzatori) saranno salvaguardate 6.890 persone (che siano uscite dal lavoro entro il 31 dicembre 2011). Gli accordi devono essere stati comunicati alla direzione territoriale del lavoro o a soggetti equipollenti e i requisiti dovranno essere raggiunti entro il 2013. Il limite del fabbisogno complessivo è individuato nella legge di conversione del decreto Salva-Italia ed è pari a 5.070 milioni di euro, così suddiviso: 240 milioni per l'anno 2013; 630 milioni per il 2014; 1.040 milioni per il 2015; 1.220 milioni per il 2016; 1.030 milioni per il 2017; 610 milioni per il 2018 e 300 milioni per il 2019. La spesa per i lavoratori salvaguardati parte dal 2013 perché nel 2012 stanno andando in pensione quei lavoratori che hanno raggiunto i requisiti nel 2011 (quindi prima dell'entrata in vigore del decreto Salva Italia) e hanno dovuto attendere i 12-18 mesi di decorrenza previsti dalla finestra mobile 2011.

lunedì 11 giugno 2012

La riforma delle pensioni 2012 ed il numero degli esodati

L' Inps ha inviato una relazione alla Fornero indicando a 390.200 i lavoratori in uscita. Gli esodati, ossia i  lavoratori che hanno stipulato un accordo di prepensionamento con l'azienda prima che il sistema previdenziale venisse cambiato e che ora si trovano senza un lavoro e senza i requisiti per ritirarsi dallo stesso.

Quindi i lavoratori esodati che potrebbero avere diritto ad andare in pensione sulla base delle vecchie regole secondo il decreto Salva Italia e il Milleproroghe sono 390.200: è quanto emerge dalla Relazione Inps al ministero del Lavoro inviata prima della firma del decreto che fissa a 65.000 la quota dei salvaguardati.

Penso che con buona determinazione riusciremo a condurre in porto" la riforma del lavoro, "sicuramente prima dell'estate". Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero concludendo l'assemblea degli industriali a Novara.
"Spero che questo disegno di legge diventi legge nel più breve tempo possibile - ha aggiunto Fornero - e con i minori cambiamenti possibili. Con il Senato abbiamo lavorato molto bene, senza pregiudizi. Mi auguro che questo percorso virtuoso si ripeta alla Camera, ma non ho motivo per pensare che la Camera sia meno virtuosa del Senato". "Tutti - ha detto ancora il ministro - ricordano che venivamo da un periodo di contrapposizione politica forte, aver avuto quella situazione in Senato credo sia una delle cose positive su cui far leva in termini politici".

Il dialogo con le parti sociali é durato tre mesi, è stato utile e molto istruttivo ma mi sarei aspettata di vedere più coesione. Invece ho trovato molta diffidenza tra le parti, contrapposizione di interessi". E' il rammarico espresso dal ministro del Lavoro. "La riforma del lavoro è stata fatta con il dialogo e non con la concertazione, non ce la potevamo permettere. Se un medico deve amputare una gamba non più fare tanti conciliaboli, deve agire".

Sull'articolo 18 "non c'é dogmatismo né ideologia. Abbiamo avuto lo Statuto dei Lavoratori e l'articolo 18 per quarant'anni, adesso abbiamo la modifica del 18, ma le cose cambiano e se non funzionano come noi auspichiamo tra qualche anno potrebbero esserci altre modifiche", ha affermato Fornero.
"L'aumento dei salari può avvenire solamente dall'aumento della produttività", ha sottolineato il ministro. "Noi con queste riforme, compresa quella del mercato del lavoro - ha aggiunto - poniamo le basi per un aumento della produttività e da questo può venire un aumento dei salari che a sua volta serve ad aumentare la domanda di consumi e quindi le imprese possono vendere anche sul mercato interno".
 La riforma del mercato del lavoro "non va in porto, piace solo a Monti e alla Fornero, passa solo se mettono la fiducia". Lo ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti nel corso della trasmissione "Un giorno da pecora", secondo quanto si legge su Twitter.

Ricordiamo che il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, aveva assicurato che il decreto presentato al governo avrebbe garantito una soluzione per 65mila persone, ed effettivamente un numero ai minimi sulla realtà, viste che le stime dell'Inps parlavano di 130mila esodati e la Cgil ne contava 300mila. Ma un numero che diventa drammaticamente insufficiente in riferimento alla relazione Inps presentata  al ministero del Lavoro: le persone che rischiano di non poter usufruire del cosiddetto "scalino" sono ben 390.200.















sabato 28 aprile 2012

Lavoro e art 18 va ampliata protezione

"Sulla flessibilità in uscita è vero che stiamo tagliando qualcosa, una garanzia che impediva il licenziamento perché attribuiva al giudice l'immediato reintegro del lavoratore licenziato, ma non abbiamo smantellato l'articolo 18". Così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ad un convegno sul welfare. Fornero spiega che l'obiettivo è quello di distribuire meglio la protezione,che lasciava fuori giovani e donne, su "una platea più vasta". Poi cita l'incontro di con i lavoratori dell'Alenia: "E' stata una prova di democrazia". Infine sostiene:
"L'assistenza va separata dalla previdenza e va finanziata con tassazione progressiva".
"Stiamo togliendo qualcosa all'articolo 18, ossia la garanzia che impediva il licenziamento consentendo al giudice di reintegrare il lavoratore, ma non lo abbiamo smantellato".

"Abbiamo cercato - ha aggiunto la Fornero - di fare un ragionamento sull'area della gestione economica dell'impresa, che può avere un motivo economico vero per licenziare una persona e indennizzarla senza potere di reintegro del giudice". "Inoltre - ha concluso - l'articolo 18 è una cittadella riservata a pochi lavoratori e da cui sono stati esclusi sistematicamente i giovani e spesso le donne".

"La vera rivoluzione per l'Italia sarebbe una modifica del sistema di ammortizzatori sociali in cui non va protetto il posto di lavoro, ma il lavoratore nel mercato del lavoro". "Abbiamo preso - ha aggiunto Fornero - uno schema di assicurazione sociale per l'impiego, in cui il disoccupato si deve attivare per trovare una nuova occupazione ma lo Stato non lo lascia solo con politiche di riqualificazione, formazione e servizi per l'impiego".

domenica 22 aprile 2012

Riforma del mercato del lavoro e il nodo degli esodati


Potrebbero tornare al lavoro una parte degli esodati, quei lavoratori che oggi, in base a accordi stipulati entro il 4 dicembre 2011, stanno godendo di trattamenti d'integrazione al reddito in vista di una pensione che la riforma previdenziale ha spostato però più in là rispetto al previsto.

E' quanto ha ipotizzato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nella lettera in cui ha invitato i sindacati a fissare la data di un incontro sul tema, come essi stessi avevano chiesto qualche giorno fa. Obiettivo: fugare «ogni dubbio» e «trovare soluzioni condivise», si legge nella missiva recapitata ieri sera a Cgil, Cisl, Uil e Ugl.
Nella lettera il ministro del Lavoro fornisce anche una indicazione sulla cura del problema: «Ove il lasso temporale che separa il lavoratore dalla pensione anche secondo le previgenti disposizioni sia ampio», è da confidare che «non si debba ipotizzare il ricorso solo ad un accesso al trattamento pensionistico piuttosto che di prolungamento di integrazione salariale, quanto lavorare anche nella prospettiva di offrire nuove opportunità occupazionali in funzione dell'auspicata ripresa economica, così da evitare di disperdere professionalità utili».
Si è aperto un dibattito sulla possibilità, a cui accenna la lettera del ministro, che per gli esodati (chi ha lasciato il lavoro ma, per gli effetti della riforma previdenziale, allo scadere degli ammortizzatori sociali non potrà' accedere alla pensione) si possa puntare anche su ''nuove opportunità occupazionali'' eventualmente legate ''all'auspicata ripresa economica''.

Vediamo la reazione dei sindacati alla nuova lettera del ministro Fornero.

''Tanto tuonò che piovve'', è il commento del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: ''Spero - dice dopo la lettera del ministro - che adesso si chiarisca la vicenda e che l'incontro si faccia subito perché non abbiamo ancora la data e la vorremmo avere''.

La Uil ricorda che era stato chiesto ''un tavolo proprio per trovare la soluzione migliore per migliaia di lavoratori e - commenta il segretario confederale Domenico Proietti - finalmente il ministro del lavoro ha capito che il confronto con il sindacato e' utile per risolvere i problemi'': per il sindacato di Luigi Angeletti ''la via maestra e' applicare a tutti gli esodati le regole di accesso alla pensione in
vigore prima dei provvedimenti Fornero'' ma un tavolo servirà ''anche a valutare altre possibilità'''.
Per evitare che ci siano solo lamentele bisogna avere la disponibilità a comprendere ed accettare le proposte degli altri quando sono ragionevoli". E sull'ipotesi di ritorno all'occupazione per gli esodati lanciata da Fornero,Angeletti frena: "No alle soluzioni miracolistiche, bisogna prima vedere se ci sono posti di lavoro nelle aziende. Ci si dimentica che quei lavoratori non sono andati via volontariamente".

Per il segretario della CGIL Susanna Camusso su Twitter: ha scritto che è “un modo per prendere tempo.” La Cgil è critica sulla lettera inviata ai sindacati dalLa lettera della Fornero, ha affermato il segretario generale, «è senza data. Temo sia un modo per prendere ulteriore tempo invece che per dare risposte».

«Siamo pronti a dialogare per trovare soluzioni» ha invece commentato il segretario dell'Ugl, Giovanni Centrella.

A preoccupare i sindacati non ci sono soltanto i 65mila ''salvaguardati'' calcolati dal ministero del Lavoro, e per i quali è atteso a un decreto per una soluzione ma anche i lavoratori di una seconda area, dai contorni più indefiniti. Sono tutti quei lavoratori che hanno lasciato il lavoro con un percorso di accompagnamento alla pensione - come cassa integrazione e mobilità - ma che per gli effetti della riforma previdenziale dovranno affrontare un periodo nel quale verranno meno tutte le tutele sul reddito e non potranno ancora accedere alla pensione e per i quali il ministro Fornero ha parlato anche della "'prospettiva di offrire nuove opportunità' occupazionali''.

domenica 15 aprile 2012

Riforma del mercato del lavoro: la guerra dei numeri

Sessantacinquemila per il Ministero del Lavoro, 130 mila per l'Inps, oltre 300 mila per i sindacati: sul numero degli esodati - coloro che rischiano di restare senza reddito e senza pensione, alla luce della riforma previdenziale che ha innalzato l'età pensionabile e che avevano già raggiunto accordi per essere accompagnati alla pensione sulla base delle vecchie regole - le stime differiscono perché partono da criteri di inquadramento della platea diversi.

Il balletto sulle cifre degli esodati continua. E probabilmente in questa guerra dei numeri non sono stati calcolati coloro che sono usciti dal lavoro per accordi individuali e collettivi: circa 10 mila seguendo la linea del ministero, che si ferma al periodo 2012 – 2013, ed almeno 70 mila se si guarda al prossimo quadriennio. E sei si calcola a pieno il numero di coloro che sono stati autorizzati a pagare contributi volontari: 1,4 milioni secondo i dati pubblicati dall’Inps. La possibilità di sottoscrivere accordi individuali – prevista dal Codice di procedura civile all’articolo 410 sul tentativo di conciliazione, nonché all’articolo 411 sul processo verbale di conciliazione e all’articolo 412-ter sulle modalità di conciliazione e arbitrato previste dalla contrattazione collettiva – interessa però molti altri lavoratori esodati.

Per poter usufruire dei ai trattamenti pensionistici prima della riforma Fornero è necessario aver maturato i requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2011.
C’è poi la questione delle risorse economiche, poiché il decreto prevede che le misure per i lavoratori che sviluppano i requisiti successivamente al 31 dicembre 2011 sono vincolare alle risorse economiche dello Stato, che verranno specificate mediante D.M., entro il 30 giugno 2012. Nel caso in cui il Governo reperisca risorse sufficienti, risulteranno esenti dalla riforma Fornero anche i lavoratori che maturino i requisiti anagrafici e contributivi successivamente al 31 dicembre 2011, ma solo se onorano i seguenti vincoli:

essere in mobilità, sulla base di accordi sindacali firmati prima del 4 dicembre 2011, solo impiegati in imprese con più di 15 dipendenti ed con licenziamenti che riguardano almeno 5 lavoratori;

essere in mobilità lunga per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 4 dicembre 2011, o titolari alla stessa data di una prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore;

essere stati autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione prima del 4 dicembre 2011 o essere dipendenti pubblici che abbiano chiesto di essere esonerati dal servizio.

Alla luce di tali vincoli, risultano comunque esclusi i lavoratori delle imprese sotto i 15 dipendenti. A rischio anche coloro che non entrino in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi entro il 2012, facendo scattare la pensione entro il 2013, secondo la vecchia disciplina previdenziale.

Con un comunicato,  il Ministero del Lavoro ha diffuso i dati a conclusione dell'analisi compiuta dal tavolo tecnico istituito tra lo stesso ministero, il ministero dell'Economia-Ragioneria dello Stato e l'Inps sugli esodati. Viene indicato il numero di circa 65 mila persone "complessivamente interessate". Nella nota si definiscono 'salvaguardati' e si fa riferimento ai lavoratori "in prossimità del pensionamento". Ossia - come spiegato da fonti tecniche - a coloro che entro due anni matureranno i requisiti per la pensione con le vecchie regole. E che hanno già lasciato il lavoro al 31 dicembre 2011. Mentre ad un successivo intervento normativo è affidata la possibilità - come affermato dallo stesso Ministero del Lavoro - di far rientrare "per specifiche situazioni e con criteri analoghi" i lavoratori interessati da "accordi collettivi stipulati in sede governativa entro il 2011", comunque beneficiari di ammortizzatori sociali per l'accompagnamento alla pensione. Tra questi, ad esempio, Termini Imerese, che al momento è fuori: il primo dicembre scorso è stato firmato l'accordo per l'accompagnamento alla pensione di 640 lavoratori dell'ex stabilimento Fiat, con due anni di cassa integrazione straordinaria e quattro anni di mobilità.

Il direttore generale dell'Inps, Mauro Nori, ha indicato cifre che non presentano "alcuna contraddizione" con quelle del Ministero del Lavoro. Si tratta di una platea potenziale di 130 mila nei prossimi quattro anni: circa 45 mila che entreranno in mobilità sulla base di accordi fatti entro dicembre 2011; altri 13-15.000 lavoratori che sono nel fondo di solidarietà del credito; 70.000 usciti dal lavoro sulla base di accordi volontari.

Per i sindacati il numero di tutti gli esodati è invece superiore a 300 mila. Cgil, Cisl, Uil e Ugl contestano al governo di aver indicato solo una parte della platea e nel conteggio considerano anche quanti hanno fatto accordi collettivi e individuali entro il 2011, ma lasciano il lavoro dopo e maturano i requisiti per la pensione oltre i due anni stabiliti dal Milleproroghe.

domenica 4 marzo 2012

Riforma del lavoro. Ecco la lettera del Ministro

La Fornero illustra con una lettera al quotidiano La Stampa la riforma del lavoro tanto attesa dai non occupati, dai lavoratori dipendenti e da coloro che hanno un regime lavorativo poco chiaro.
Sulla riforma del lavoro bisogna "Agire insieme, ma facciamo presto" è quanto ha scritto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero. "Senza una riforma complessiva del mercato del lavoro, che renda il mercato stesso funzionale e dinamico, il sistema produttivo italiano non riuscirà a risollevarsi", rileva Fornero, secondo cui "due sono i requisiti essenziali: un adeguato grado di buona flessibilità nell'utilizzo del lavoro stesso da parte delle imprese e e un adeguato sistema di strumenti sia assicurativi che assistenziali - che servano ai lavoratori e alle imprese di gestire il cambiamento e il rinnovamento strutturale che serve in questo momento. «L'Italia sta dimostrando di voler rapidamente superare le condizioni di debolezza strutturale che ne hanno fortemente frenato lo sviluppo nel corso negli ultimi decenni» è il messaggio di fiducia del ministro. «Senza una riforma complessiva del mercato del lavoro, però, che renda il mercato stesso funzionale e dinamico il sistema produttivo italiano non riuscirà a risollevarsi».
In altre parole, occorre "adeguare il sistema di ammortizzatori e ricondurre, nel contempo, la necessaria flessibilità del lavoro, senza trasformarla in precarietà". Il ministro menziona il caso della Germania. "Le riforme tedesche - ricorda - hanno interessato tutti gli aspetti del mercato del lavoro e del welfare", e hanno consentito al paese di tornare a registrare "significativi ritmi di crescita". "L'innovazione radicale è fonte di timori comprensibili, ancor più in fasi di profonda crisi economica e di perdita di fiducia", osserva Fornero. "Vi sono segnali di una ripresa della domanda mondiale a partire dal prossimo anno, o forse addirittura nell'ultima parte del 2012, ma occorre che il Paese - sottolinea - sia in grado di recuperare, in tempi rapidi, la fiducia dei mercati internazionali affinché, normalizzandosi le condizioni sul mercato del credito, si sia in grado di beneficiarne appieno. E occorre non farsi sfuggire la prossima onda positiva".

domenica 19 febbraio 2012

Quote rosa estese anche a società a controllo pubblico

Il ministro Elsa Fornero, ha annunciato l'intenzione di estendere le quote rosa ai consigli di amministrazione delle società a controllo pubblico. "Stiamo mettendo a punto un regolamento perché le stesse regole vengano applicate anche alle società a controllo pubblico e possibilmente alle istituzioni politiche", ha detto il ministro parlando in una deliberazione pubblica agli altri ministri del Welfare europei riuniti a Bruxelles.
L'Unione europea è fortemente unita nel ritenere che bisogna agire per aumentare la presenza delle donne nei consigli d'amministrazione delle società europee, ma l'ipotesi di imporre a livello Ue quote rosa obbligatorie accoglie tiepidi consensi.
Durante il dibattito pubblico, pochi paesi (Francia, Austria e Italia) si sono dichiarati a favore di azioni vincolanti, mentre la maggioranza (incluso Gran Bretagna, Slovacchia, Lituania e Lettonia) si è rilevata contro quote rosa obbligatorie. In Italia, le donne presenti nei board delle società quotate rappresentano solo l'8%, ''ma le cose cambieranno e anche presto'': ha detto Elsa Fornero, all'audizione pubblica del consiglio lavoro Ue.
La legge che introduce le quote rosa nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa e delle società a partecipazione pubblica, è stata adottata in via definitiva il 28 giugno dello scorso anno. In base a questa legge, i Cda dovranno essere composti da un quinto di donne a partire dal 2012 (20% nel primo mandato) e da un terzo dal 2015 (il 33,3% nel secondo mandato). Le nuove regole entreranno quindi a pieno regime nel triennio del mandato 2015-2018.
Tuttavia le cose cambieranno e anche rapidamente, perché, grazie a un'iniziativa trasversale delle forze politiche ed alla mobilitazione delle organizzazioni che si occupano del tema "il Parlamento ha approvato una legge che porterà rapidamente le donne a rappresentare il 20% nei posti chiave e molto rapidamente un terzo.

sabato 4 febbraio 2012

Flessibilità sul lavoro ipotesi al vaglio e la “flessibilità buona”


Probabilmente il significato della flessibilità sul lavoro, lavoro flessibile cambierà con la Riforma del mercato del lavoro.
E con molta probabilità il lavoratore si dovrà accontentare di un indennità economica in sostituzione del reintegro deciso dal giudice. Un ipotesi verosimile al vaglio è quella che prevede la sospensione della tutela secondo l’art 18 dello statuto dei lavoratori solo per i nuovi assunti e per i primi tre anni di rapporto di lavoro. Passato questo periodo se l’azienda vuole ancora quel lavoratore, lo deve assumere a tempo indeterminato con la tutela dell’ art 18.

Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero ha parlato sui programmi del governo per lavoro e previdenza. Ospite di Maria Latella a SkyTg24, Fornero ha ribadito l'intenzione dell'esecutivo di distinguere tra flessibilità e precarietà: "Il mio modello è la capacità di avere nel sistema economico una flessibilità che sia buona", ha detto, "Abbiamo imparato che si può avere una flessibilità cattiva che si traduce in precarietà. Abbiamo fatto le liberalizzazioni e anche questo per molte categorie è stata vista come una cattiveria del governo, ma l'idea era introdurre elementi di flessibilità. Non bisogna demonizzare il posto fisso che resta un'importante aspirazione per molti, ma se non lo possiamo fare per tutti l'importante è che per chi accetta la flessibilità non sia precarietà". Ha spiegato la Fornero: "Questo governo è tecnico, non ha parti della società italiana che vuole favorire o partiti cui è particolarmente legato. Si dialoga, però questo governo ha l'ambizione di fare politiche per il Paese, per il futuro del Paese. Può essere un'ambizione eccessiva ma è questa".

Flessibilità in uscita. Nessuno mai può licenziare per motivi di discriminazione, però può volere dire che in alcune circostante non è una soluzione ottimale cercare di tenere stretto a tutti i costi il lavoratore all'azienda. L'importante è chi perde il posto di lavoro deve essere aiutato a trovarne un altro, anche dall'azienda stessa". Per il ministro "se il datore trova che la flessibilità è un elemento positivo un po’ la deve pagare. Quello che si deve rompere - ha spiegato - è il meccanismo per cui il lavoro flessibile è quello che costa meno, quindi dobbiamo dire che la flessibilità è qualcosa che vale ma si deve pagare. Le imprese sanno che se hanno la possibilità di usare la flessibilità devono pagarla un po’ di più e non meno". Ma il ministro ha anche specificato: "Nessuno, mai, potrà licenziare per motivi di discriminazione: questo è inaccettabile in qualunque Paese civile. E quindi deve essere inaccettabile anche in Italia che è un Paese civile".

sabato 14 gennaio 2012

Mercato del lavoro: accordo sindacale

I vertici di Cgil, Cisl e Uil hanno raggiunto un accordo con il quale presentarsi al confronto con il Governo Monti per quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro. I sindacati sono pronti discussione vera. Bisognerà vedere se il governo è  pronto per affrontare il tema della riforma del mercato del lavoro.
I sindacati danno al confronto con il governo la forza di una posizione armonica. Limate le divergenze, i leader dei tre sindacati di riferimento Cgil, Cisl e Uil hanno trovato l'intesa per una linea con una voce sola, a partire da una piattaforma comune sulla riforma del lavoro, per poi spingere il governo a trattare anche su sviluppo e liberalizzazioni, e a riaprire il dossier pensioni. Che tanto fa soffrire.
Due i messaggi chiari lanciati da Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti al governo  Monti. Sul tema del lavoro non metta sul tavolo il nodo dell'articolo 18 se non vuole un blocco del dialogo. E apra un confronto vero con proposte ufficiali e chiare per sgomberare il campo dalle indiscrezioni che stanno animando un dibattito che è ancora senza un vero luogo di discussione.
"Un confronto serio governo-sindacati non tollera furbizie o colpi di mano", dice la Cgil, Susanna Camusso, della norma sull'articolo 18 comparsa in una bozza del decreto sulle liberalizzazioni. "Quando non c'é dialogo si istiga la rivolta", avverte il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, accennando all'esempio "lampante" dei taxi: il governo, dice, "non deve aver paura di discutere". E non bastano "semplici audizioni", dice il segretario della Uil Luigi Angeletti: la strada per fare le riforme non può essere quella "di sospendere la partecipazione, quindi la democrazia", altrimenti "questo governo rischia di essere un treno che pian piano si impantana".
I sindacati hanno fatto il loro passo, con un accordo che può aiutare il governo a chiudere la trattativa sul mercato del lavoro in tempi brevi. "Noi siamo assolutamente responsabili", sottolineano, attendendo ora dall'esecutivo la convocazione di un tavolo formale di confronto, con tutte le parti dopo il primo round di incontri bilaterali informali voluto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. L'accordo raggiunto dai leader della Cgil, della Cisl e della Uil traccia un percorso poi condiviso anche da Giovanni Centrella per l'Ugl.
Si tradurrà presto in un documento tecnico: una piattaforma sul mercato del lavoro che sarà martedì sul tavolo della segreteria unitaria Cgil-Cisl-Uil. E che parte dai contratti, incentivando apprendistato per i giovani e reingresso per gli over-50, e arriva agli ammortizzatori sociali di cui si chiede l'estensione della garanzia a tutti i lavoratori e dei costi a tutte le imprese. Categorico il no dei sindacati a interventi sull'articolo 18. "Ci auguriamo che il governo non voglia il fallimento prima della discussione. Ancora per quanto riguarda i problemi del mercato del lavoro si tratta prima di ogni cosa, di andare ad una drastica riduzione delle forme contrattuali che oggi sono 46. Il sindacato propone di passare ad un massimo di 5 forme contrattuali. Altro punto importante del confronto con il Governo e quindi della piattaforma unitaria sarà quello delle pensioni, un tema molto importante e delicato, non solo perché mette in gioco i diritti, ma anche perché ha un impatto diretto anche sul fronte economico.

mercoledì 11 gennaio 2012

Mercato del lavoro e l’art 18. E’ un anomalia l’istituto del reintegro

La riforma del mercato del lavoro è un tema molto sentito dalle imprese e bisogna dimostrare il problema di competitività che esiste. Lo ha detto la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, al termine del direttivo, spiegando che Confindustria ha preparato «un documento di benchmark con i Paesi europei su tre temi: flessibilità in entrata, ammortizzatori sociali, flessibilità in uscita. I dati dimostrano alcune anomalie con l'Europa. Emma Marcegaglia anticipa che presenterà al ministro del Lavoro Elsa Fornero un confronto tra il mercato del lavoro in Italia e gli altri Paesi. Confindustria non affronta il tema ''in modo ideologico'',spiega: dai dati emergono ''anomalie nel sistema italiano'' sulle flessibilità in uscita, ''il reintegro in altri paesi europei non viene utilizzato''. ''Noi ci sediamo a questo tavolo senza ideologia, con grande senso di responsabilità, con grande apertura''. Lo dice il leader di Confindustria, Emma Marcegaglia, dopo il confronto con il ministro del Lavoro, Elsa Fornero: ''Il nostro atteggiamento deve essere ed è produttivo, ci aspettiamo che anche le altre parti sociali abbiano lo stesso''.
Quindi non ci sono eccessi di flessibilità in entrata, ma in uscita sì. Ed è onesto il nostro sistema di ammortizzatori sociali  Dal quadro stilato da Confindustria emerge che «non c'e un eccesso di flessibilità in entrata» nel mondo del lavoro. E che «il nostro sistema degli ammortizzatori sociali tutto sommato è buono». Mentre sulla flessibilità in uscita dai dati di Confindustria emerge «un benchmark europeo dove si evidenzia che il tema del reintegro esiste formalmente in altri paesi europei ma sostanzialmente non viene quasi mai utilizzato. Ci sono quindi alcune anomalie sul sistema italiano. Il reintegro in altri paesi europei non viene utilizzato».
Quello dell'articolo 18 è «un tema molto ideologico» e, garantisce la leader degli industriali, Confindustria guarda al confronto che si apre sul mercato del lavoro senza alcuna intenzione di «affrontarlo in modo ideologico: portiamo i dati per fare un confronto con gli altri paesi», spiega. Quanto agli altri due temi sul tavolo, dai dati che Confindustria presenterà oggi al ministro emerge «che non c'e un eccesso di flessibilità in entrata in termini di forme contrattuali, soprattutto nell'industria, la Cgil ne ha contate 46, non è assolutamente così, le forme sono 15 o 16. Quindi su questo tema bisogna essere cauti». Sono «dati in linea con l'Europa» guardando anche ai «paesi europei a maggior tutela sociale», dimostrano quindi che «non abbiamo un problema di eccesso di flessibilità in entrata. e soprattutto nell'industria; se c'e un problema è nella pubblica amministrazione ed in alcune aree dei servizi».
Mentre «il nostro sistema degli ammortizzatori sociali è tutto sommato buono, i dati dimostrano che le imprese si sono sostanzialmente autofinanziata Cig, Cig straordinaria, e mobilità. Abbiamo un sistema assicurativo per l'industria, pagato dalle imprese, che funziona. Quindi anche su questo, sicuramente siamo disponibili a ragionare per vedere se ci sono eccessi o anomalie, ma è un sistema interessante».
Vediamo alcuni aspetti del reintegro del posto del lavoro ch è visto, a volte, come rimedio "normale ed esclusivo" in caso di licenziamento valutato come illegittimo dal giudice esiste nell'Unione europea oltre che in Italia solo in Austria e in Portogallo. E' quanto si legge nella scheda sui licenziamenti nell'Ue contenuta nel libro "I licenziamenti individuali in Italia e nell'Unione europea".
In Italia la legge n 604 del 1966 prevede che il licenziamento individuale possa avvenire solo per giusta causa o giustificato motivo. L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (l. n 300 del 1970) prevede che il giudice che valuti il licenziamento illegittimo "ordini" al datore di lavoro (nelle aziende con oltre 15 dipendenti) il reintegro del dipendente nel posto di lavoro. Il dipendente può scegliere in alternativa il risarcimento pari a 15 mensilità. Nelle aziende più piccole il lavoratore illegittimamente licenziato ha diritto solo a un risarcimento (da 2,5 a 14 mensilità).
Mentre in Francia non esiste il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Si ha diritto a un risarcimento del danno pari a 6 mesi di retribuzione più una quota delle retribuzione per ogni anno di anzianità aziendale.
In Germania il reintegro è teoricamente previsto ma il giudice su richiesta delle parti può non disporlo.
In Gran Bretagna il reintegro esiste in teoria ma il datore di lavoro può rifiutare la reintegrazione pagando un compenso aggiuntivo. L'indennità risarcitoria può essere pari al massimo a 90.000 euro.
In Spagna non esiste il reintegro nel posto di lavoro mentre è prevista una quota di risarcimento sulla retribuzione legata agli anni di anzianità fino a un massimo di 42 mesi di salario.

domenica 18 dicembre 2011

Politica del Lavoro: basta precariato e servono contratti veri

Sono le parole del ministro del Welfare Elsa Fornero che ha anticipato al Corriere della Sera le prossime mosse del governo Monti: "Sull'articolo 18 non ci sono totem".
Ha sostenuto il ministro, alla domanda su come uscire da questa situazione tanto difficile del mercato del lavoro: "Penso che un ciclo di vita che funzioni è quello che permette ai giovani di entrare nel mercato del lavoro con un contratto vero, non precario. Ma un contratto che riconosca che sei all'inizio della vita lavorativa e quindi hai bisogno di formazione, e dove parti con una retribuzione bassa che poi salirà in relazione alla produttività. Insomma io vedrei bene un contratto unico, che includa le persone oggi escluse e che però forse non tuteli più al 100% il solito segmento iperprotetto".
Quindi dopo la manovra finanziaria la nuova sfida del governo Monti è la riforma del lavoro e in modo più incisivo del mercato del lavoro. Con un anno alle porte in cui è prevista una pericolosa recessione l'esecutivo dei tecnici vuole imprimere una forte sterzata per favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Il problema è molto rilevante, visto che in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è al 27,9%, ben superiore alla media considerata dell'area Ocse (16,7%).
E si è rivolta ai sindacati il ministro quando ha parlato dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori "Ora non voglio dire che non ci sia una ricetta precostituita, ma anche che non ci sono totem. E quindi invito i sindacati a fare discussioni intellettualmente oneste e aperte".
Un approccio che secondo il ministro non può scontrarsi contro posizioni precostituite, ovvero senza toccare l’articolo 18. “Sono abbastanza anziana per ricordare quello che disse una volta il leader della Cgil, Luciano Lama: "Non voglio vincere contro mia figlia”. Noi purtroppo, in un certo senso abbiamo vinto contro i nostri figli. Ora non voglio dire che ci sia una ricetta unica precostituita, ma anche che non ci sono totem e quindi invito i sindacati a dare discussioni intellettualmente oneste e aperte”.
Indubbiamente tra i fattori che compromettono la competitività dell'economia dell'Italia c’è sicuramente la scarsa flessibilità del mercato del lavoro. Ed è evidente che bisogna attuare una politica del lavoro che dia lavoro ai giovani e assuma garanzie per la flessibilità nel mercato del lavoro.
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