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sabato 1 giugno 2013

Inps: messaggio del 30 maggio del 2013 Estratto Conto Integrato (E.C.I.)

Con il messaggio 8822 del 30 maggio del 2013, l’INPS ha costituito l’estensione del servizio estratto conto integrato.

L’Estratto Conto Integrato, che estende il servizio ad un campione di un milione di lavoratori ripartiti tra gli Enti previdenziali in proporzione al numero di iscritti. Del campione fanno parte circa 650mila lavoratori iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, fondi sostitutivi e gestione separata, 150mila iscritti alla gestione dipendenti pubblici, 20mila lavoratori dello spettacolo e altri 180mila iscritti presso altri enti previdenziali.

Grazie all’estratto conto integrato è stata costituita l’anagrafe generale delle posizioni assicurative degli iscritti alle forme di previdenza obbligatoria, denominata Casellario Centrale dei lavoratori attivi (di seguito Casellario), che raccoglie per ciascun lavoratore l’intera storia lavorativa indipendentemente dall’Ente previdenziale di riferimento. In un unico archivio informatico vengono raccolti per ciascun iscritto tutti i periodi con contribuzioni accreditate presso una o più gestioni previdenziali. La consultazione di tale anagrafe consente al cittadino di verificare i dati relativi alla sua posizione contributiva complessiva presso i diversi Enti previdenziali.

L’E.C.I. contiene le informazioni relative ai periodi assicurativi esposte in ordine cronologico. Se per uno stesso periodo sono presenti contributi versati presso diversi Enti di previdenziali, l’E.C.I. ne riporta l’elencazione senza eseguire sommatorie.

Si segnalano inoltre le seguenti caratteristiche nell’identificazione dei dati:

i periodi da ricongiunzione e da riscatto non attribuibili ad uno specifico periodo temporale sono riportati in testa all’elenco dei periodi contributivi

è indicato il Riepilogo dei periodi, contenuto in un’apposita tabella, che riporta la somma dei dati presenti a sistema. Attualmente non sono riportati i riepiloghi delle gestioni INPS;
è indicato uno specifico prospetto di “Riepilogo.

Così la situazione previdenziale si estende a un milione di lavoratori che hanno versato i contributi a più enti la possibilità di vedere riassunta la propria posizione in un unico archivio.

La modalità di accesso al servizio, condivisa con tutti gli enti coinvolti nel progetto, prevede che l’interessato acceda attraverso il portale dell’ente presso cui ha il periodo di iscrizione più recente, previo riconoscimento dell’identità tramite i codici di accesso riservati (Pin).
Il beneficio immediato per gli utenti è la facilità di accesso ai servizi telematici  offerti dal Casellario utilizzando le credenziali già in uso nel dominio dell’Ente previdenziale di riferimento. Tale scelta consente all’Ente di riferimento di mantenere la titolarità dei contatti con l’iscritto per le informazioni previdenziali che lo riguardano ed evita, nel contempo, la ridondanza dei dati.
Il sistema di consultazione consente sia la visualizzazione dell’ECI sia la gestione condivisa delle segnalazioni inviate dagli assicurati a seguito della consultazione.

Collegandosi al sito internet dell'ente a cui ci si è iscritti più di recente, ogni lavoratore coinvolto nell'iniziativa può prendere visione dei contributi che risultano versati nel corso del tempo e nelle varie gestioni. C'è anche la possibilità di segnalare errori tra quanto al lavoratore risulta dovrebbe essere versato e quanto riportato nel prospetto. Dopo l'avvio del progetto avvenuto a fine 2011, coinvolgendo 10mila persone, in questa fase l'estratto conto integrato sarà accessibile a circa 650mila persone attualmente iscritte all'assicurazione generale obbligatoria, ai fondi sostitutivi o alla gestione separata dell'Inps, 150mila iscritti alla gestione dipendenti pubblici, 20mila lavoratori dello spettacolo e 180mila iscritti ad altri enti previdenziali.

sabato 2 febbraio 2013

Lavoro: aziende con le mani legate per assumere

Allarme rosso per l'assunzione di lavoratori licenziati e disoccupati. La legge di stabilità ha tagliato i fondi, azzerando gli incentivi necessari a dare lavoro agli ex dipendenti di imprese con meno di 15 addetti: le aziende che offrono occupazione si trovano di fatto con le mani legate perché non possono usufruire degli sgravi contributivi, riservati agli iscritti alle liste di mobilità. Liste precluse a chi è licenziato da un'impresa con meno di 15 addetti. Lo denuncia Unimpresa che ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio, Monti,e al ministro del Lavoro, Fornero. Sollecitando una immediata azione affinché si ristabilisca il principio di uguaglianza tra lavoratori ed aziende e affinché il Governo attivi ogni urgente iniziativa per ripristinare le disposizioni della legge 236/93 (articolo 4).

”La legge di stabilità per il 2013 non ha rifinanziato le agevolazioni, legate all’iscrizione nella lista di mobilità, per le aziende che assumono lavoratori licenziati in forma individuale e in gran parte provenienti da piccole aziende” ha spiegato il delegato alle relazioni industriali di Unimpresa, Paolo Stern. Secondo il responsabile delle relazioni industriali di Unimpresa “la mancata possibilità di fruire dei benefici della mobilità determina, per le aziende che vogliono assumere nuovo personale, un aggravio di costi contributivi di circa il 20%. Sono proprio le PMI quelle maggiormente penalizzate dalla mancata proroga del beneficio perché lo stesso incide pesantemente  in quel bacino occupazionale di riferimento. Infatti generalmente la mobilità infra-aziendale del personale avviene per categorie di imprese omogenee e quindi le piccole imprese ricercano spesso personale che abbia maturato esperienza in ambiti simili ai propri. Oggi l’assunzione di questo tipo di personale non è più incentivata”.

“Da non sottovalutare – aggiunge Stern – la circostanza che per i lavoratori espulsi nell’ambito di procedure collettive il regime della mobilità persisterà fino a tutto il 2016. Ancora una volta le imprese più piccole ed i loro occupati subiscono un trattamento di sfavore che rischia di far disperdere patrimoni di alta professionalità in un periodo in cui il Paese non può permettersi di perdere nemmeno un ulteriore posto di lavoro”.

domenica 25 novembre 2012

Contributi 2013 ricongiunzione da INPDAP a INPS

La ricongiunzione dei contributi è quell’istituto che permette, a chi ha posizioni assicurative in gestioni previdenziali diverse, di riunire, mediante trasferimento, tutti i periodi contributivi presso un’unica gestione, allo scopo di ottenere una sola pensione. In Italia i lavoratori, dal 1979 è possibile ricongiungere in un solo fondo i contributi versati a diverse casse previdenziali.

I contributi in questione possono riferirsi all’assicurazione generale obbligatoria o alle gestioni speciali per i lavoratori autonomi (gestite dall’Inps) o riferibili all’assicurazione generale vincolante per i lavoratori.

La manovra del governo ha dimenticato la ricongiunzione dei contributi, che rimangono a titolo oneroso. Il decreto legge tuttavia, prevede delle novità in materia di totalizzazione, abolendo il requisito minimo dei tre anni di contributi, prima necessari per effettuare questa operazione nella singola gestione. In questo modo, la totalizzazione risulta più accessibile rispetto alla ricongiunzione. Se questa opzione non comporta oneri diretti, va ricordato che l'assegno di norma è più leggero. In generale, poi, non ci sono limiti: ciascun lavoratore può accedere all'una o all'altra opzione.

Stabilito che, tutti i periodi contribuitivi valgono ai fini del raggiungimento dei requisiti minimi per la pensione, resta inteso, che, in molti casi, può risultare conveniente riunire la propria posizione contributiva presso un solo ente. I periodi ricongiunti verranno infatti adoperati come se provenissero dal fondo in cui sono stati unificati e pertanto, daranno diritto alla pensione in funzione dei requisiti previsti dal fondo medesimo.

Ricordiamo che questo procedimento era a carico delle gestioni, e quindi totalmente gratuita per gli iscritti, che avevano l’onere di trasferire nel Fondo i contributi riguardanti i periodi ricongiunti, oltre agli interessi (ad un tasso annuo pari al 4,50 per cento).

Dal 1 Luglio 2010 la legge è cambiata mentre prima prevedeva che la ricongiunzione dei contributi previdenziali da Inpdap (ente previdenziale dei dipendenti della pubblica amministrazione) a Inps divenisse onerosa. Onerosa sta a significare che chi vuole cumulare nell’Inps i propri contributi, avendo versato inizialmente a Inpdap e successivamente all’Inps, deve versarli nuovamente e con interessi.

In molti speravano che il decreto Salva Italia sanasse questa situazione di iniquità. La nuova manovra invece non ha affrontato il problema. Le uniche modifiche riguardano la soluzione alternativa alla ricongiunzione, ossia la totalizzazione. Per capire se sia conveniente una soluzione piuttosto che un'altra occorre valutare caso per caso. Con il passaggio dalla ricongiunzione a titolo gratuito a quella a pagamento si è voluto evitare che le lavoratrici dipendenti del settore pubblico aggirassero l'ostacolo dell'innalzamento dell'età pensionabile prevista per la loro categoria (61 anni dal 2010 e 65 anni dal 2012, ora divenuti 66 per effetto del decreto legge 201/2011, in legge 214) trasferendo i propri contributi all'Inps. Con questa mossa l'Istituto avrebbe pagato la pensione al compimento del 60esimo anno di età.

Quindi ai lavoratori che hanno versato i contributi previdenziali in diverse casse, gestioni o fondi previdenziali – e ai quali ora si chiedono migliaia di euro per la ricongiunzione contributiva - l’unica soluzione accettabile è quella di optare per la totalizzazione, acquisendo gratuitamente il diritto ad un’unica pensione di vecchiaia o di anzianità, seppure rinunciando ai vantaggi ai fini pensionistici che avrebbe comportato il ricongiungimento, gratuito fino al 2010 ma ormai un miraggio per tutti visti i costi stellari.

La ricongiunzione dei contributi previdenziali di casse diverse a pagamento è considerata uno scandalo da molti, ma non dal Ministro Elsa Fornero, che difende la legge 122/2010 sostenendo che «l’imposizione di un onere risponde a criteri di equità tra le categorie».

La totalizzazione rappresenta una soluzione diversa dalla ricongiunzione dei contributi, in primo luogo perché la totalizzazione risulta completamente gratuita, mentre la ricongiunzione può arrivare a costare anche molto caro. In questo caso, però, i contributi non possono essere ricongiunti ad altra cassa o fondo di previdenza.
Un'alternativa alla ricongiunzione è la totalizzazione (Dlgs 42/06) che con la manovra Monti è stata estesa a tutti i periodi contributivi compresi quelli inferiore a tre anni. Le gestioni previdenziali interessate dalla totalizzazione, ciascuna per la parte di propria competenza, determineranno il trattamento pensionistico pro quota in rapporto ai rispettivi periodi di iscrizione sulla base della disciplina del sistema contributivo puro (Dlgs 180/97). Come hanno spiegato Inps e Inpdap, se il lavoratore che effettua la totalizzazione ha già maturato in una delle gestioni previdenziali i requisiti minimi richiesti per il diritto a una pensione autonoma, questo pro quota di pensione sarà calcolato con il sistema di computo previsto nella gestione (retributivo o misto) e, pertanto, non necessariamente con il sistema contributivo.

Della cosiddetta totalizzazione dei contributi possono beneficiare lavoratori dipendenti, autonomi artigiani, commercianti e coltivatori diretti, liberi professionisti, ma soprattutto lavoratori parasubordinati iscritti alla gestione separata.

gli autonomi possono sommare i contributi versati nelle gestioni speciali dei lavoratori autonomi con quelli versati all’INPS come lavoratori dipendenti per attività lavorativa subordinata;

chi ha lavorato all’estero può sommare i contributi versati in paesi dell’Unione Europea o convenzionati con
quelli versati all’INPS;

gli occupati in data successiva al 31.12.1995 possono sommare i contributi INPS con quelli di due o più gestioni;

possono totalizzare i periodi assicurativi, per ottenere un’unica pensione i titolari di posizione assicurativa all’INPGI e all’INPS per altra attività lavorativa subordinata;

chi ha effettuato versamenti all’INPS e all’ENPAL può godere della totalizzatone prevista dalla convenzione stipulata tra i due Enti.

Comunque per richiedere la totalizzazione è necessario: un’anzianità contributiva pari ad almeno tre anni, tranne per i contributivi esteri che però devono rispettare il minimale di contribuzione previsto dalla normativa comunitaria (1 anno) o dalle singole Convenzioni bilaterali;

non aver richiesto e accettato la ricongiunzione dei periodi assicurativi ai sensi della legge 7 febbraio 1979, n. 29 e 5 marzo 1990, n. 45 in data successiva all’entrata in vigore del decreto legislativo n. 42 del 2 febbraio 2006;

non essere titolare di un trattamento pensionistico erogato da una delle gestioni destinatarie della normativa della totalizzazione.

sabato 3 novembre 2012

Fiat: il reintegro del posto di lavoro dipende dal mercato


Si è tinto di giallo il comunicato di Fiat sulla vicenda del reintegro del posto di lavoro a Pomigliano dei 19 lavoratori iscritti alla Fiom e di altrettanti da mandare in mobilità. Due diverse note sono state infatti diramate da Fabbrica Italia a distanza di un quarto d'ora l'una dall'altra. In casa Fiat parlano, in riferimento al primo comunicato, di "una bozza diffusa per un errore tecnico" e prontamente "annullata" e sostituita con quella buona. Nel secondo testo sono scomparse 8 righe. Queste contenevano un giudizio sui 19 da reintegrare dopo la sentenza della Corte d'Appello e il calendario della messa in mobilità degli altri 19.

"Nessuna urgenza" sulla mobilità dei 19 operai di Pomigliano per permettere il reintegro degli iscritti alla Fiom, come stabilito dalla magistratura. Il giorno dopo l'invito del governo a "soprassedere" e le polemiche dei sindacati, pronti a presentare nuovi ricorsi, la Fiat, sotto il fuoco incrociato di politici e sindacalisti, frena sull'urgenza di mettere alla porta i dipendenti di Pomigliano per far posto ai metalmeccanici della Cgil.

Il Lingotto, in una nota, ha ricordato che "per consentire ai soggetti preposti e alle organizzazioni sindacali di esaminarne le motivazioni, "la procedura di mobilità ha un iter e dei tempi tecnici prestabiliti". "Nessuna iniziativa può essere avviata prima della conclusione della procedura, ovvero come minimo 45 giorni dall'avvio, e cioè dal 31 ottobre scorso". Fiat ricorda inoltre che "i 19 ricorrenti sono titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con Fiat Group Automobiles, che non si è mai interrotto, e attualmente fruiscono come altri più di 1.000 dipendenti del comprensorio di trattamento di cassa integrazione, oggetto di specifico accordo sindacale firmato il 6 luglio 2011".

"Il rientro al lavoro degli oltre 1.000 dipendenti attualmente in cassa integrazione di Fabbrica Italia Pomigliano con passaggio alla newco – ha spiegato Fiat -  "é unicamente condizionato dalla domanda del mercato dell'auto italiano ed europeo, attualmente molto al di sotto delle previsioni".

"E' un lapsus, un retropensiero che c'è in Fiat e che non va bene,che va contro la Costituzione del nostro Paese". Lo ha detto il segretario generale della Fiom, Landini, intervistato in merito al "giallo" dei due comunicati diffusi  da Fiat (nel primo era presente un duro attacco ai lavoratori della Fiom definiti "oppositori", scomparso nel secondo comunicato). E' "una conferma che c'è stata una discriminazione, come ha riconosciuto la sentenza della Corte d'Appello di Roma", aggiunto Landini.

mercoledì 31 ottobre 2012

Fiat: procedura in mobilità per 19 dipendenti per far posto ai 19 Fiom

La Fiat ha avviato la procedura di messa in mobilità per la riduzione di personale di 19 lavoratori nello stabilimento di Pomigliano. La decisione è stata presa in seguito all'ordinanza della Corte d'Appello di Roma del 19 ottobre scorso che ha obbligato la società ad assumere 19 dipendenti di Fiat group automobiles iscritti alla Fiom che hanno presentato ricorso per presunta discriminazione". E' quanto scrive l'azienda in una nota. "L'azienda -si spiega- ha da tempo sottolineato che la sua attuale struttura è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo". Quindi la Fiat metterà in mobilità nella fabbrica di Pomigliano 19 lavoratori per assumere i 19 dipendenti sospesi dal lavoro.

L'azienda, afferma in una nota, «ha da tempo sottolineato che la sua attuale struttura è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo da mesi in forte flessione e che, di conseguenza, ha già dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per un totale di venti giorni. Altri dieci sono programmati per fine novembre. Peraltro la società - prosegue la nota - è consapevole della situazione di forte disagio che si è determinata all'interno dello stabilimento, sfociata in una raccolta di firme con la quale moltissimi lavoratori hanno manifestato la propria comprensibile preoccupazione».

L'impegno dell'azienda, scrive Fiat, è quello di «individuare la soluzione che consenta di eseguire l'ordinanza creando il minor disagio possibile a tutti quei dipendenti che hanno condiviso il progetto e, con grande entusiasmo e spirito di collaborazione, sono stati protagonisti del lancio della Nuova Panda. Fabbrica Italia Pomigliano non può esimersi dall'eseguire quanto disposto dall'ordinanza e, non essendoci spazi per l'inserimento di ulteriori lavoratori, è costretta a predisporre nel rispetto dei tempi tecnici gli strumenti necessari per provvedere alla riduzione di altrettanti lavoratori operanti in azienda».

Per quanto riguarda gli aspetti del rilancio dell’azienda. Il pareggio delle attività in Europa non potrà essere raggiunto dal gruppo Fiat prima del 2015, ma nessuno stabilimento sarà chiuso in Italia. Ai sindacati Sergio Marchionne confermerà gli investimenti che consentiranno di dare lavoro a tutti i dipendenti: non dà cifre né date, ma l'avvio è imminente a Melfi per produrre i Suv. Poi toccherà a Cassino dove si faranno modelli con Chrysler e a Mirafiori dove oltre alla Alfa Mito arriveranno famiglie di vetture di alta gamma. Negli impianti italiani saranno prodotti in tutto 17 nuovi modelli tra il 2013 e il 2016. Per il rilancio il Lingotto punta non più sulle utilitarie, ma sui modelli di alta gamma Alfa Romeo e Maserati. Il marchio Lancia, invece, "ha un appeal limitato" e sarà ridimensionato. Sono queste le linee guida del nuovo piano del gruppo Fiat, illustrato da Sergio Marchionne nella conference call sui conti del terzo trimestre.

lunedì 15 ottobre 2012

Alitalia: crisi dell'occupazione la Cassa Integrazione prende il sopravvento


"Il fatto che, con una possibile nuova tranche, altri lavoratori Alitalia possano finire in Cassa Integrazione è la dimostrazione del fallimento dell'Azienda e ci chiediamo come faccia il Governo a continuare a concederla". E' il giudizio di Andrea Cavola, Segretario Nazionale Usb Trasporto aereo, in vista dell'incontro di martedi 16 ottobre tra i sindacati e Alitalia Cai nel corso del quale i vertici della compagnia illustreranno il nuovo piano industriale con il rischio che, secondo indiscrezioni, altri dipendenti possano finire in Cig accanto ai 700 già in cassa da marzo scorso. Intanto, da domani, 4.200 dipendenti di Alitalia Spa in amministrazione straordinaria, dopo 4 anni di cassa Integrazione, entreranno in mobilità.

"Ci chiediamo – ha aggiunto Cavola - su cosa verterà il Piano Industriale considerando che per la linea di crescita, che fu impostata dall'ex Ad Sabelli, non si stanno rispettando gli impegni presi. Quanto alla Cig, Usb porrà la massima attenzione su ogni virgola della procedura: ci aspettiamo che anche il Governo faccia la sua parte con un atteggiamento in linea con il rigore che sta scaricando sui lavoratori di tutti i settori. Nel silenzio totale degli altri sindacati, già nei giorni scorsi noi abbiamo attuato assemblee informative con i lavoratori a Fiumicino ed alla Magliana considerando il rischio che centinaia di persone possano essere licenziate. Oltre ad una procedura di raffreddamento, valuteremo, in base all'evolversi della situazioni, eventuali prossime azioni".

Anche la Fit Cisl, per voce del Segretario Regionale con delega al Trasporto aereo, Francesco Sorrentino esprime "preoccupazioni in vista della presentazione del nuovo piano industriale: ci sono delle partite aperte e si rincorrono interrogativi sulla sorte di molti lavoratori e su voci di cessioni di parti importanti del settore manutenzione e carrelli". "Inoltre - sostiene il sindacalista - prima di chiedere una nuova Cig, sarebbe bene, ribadiamo, prima che Alitalia si confrontasse con i sindacati sul piano industriale e sul rinnovo del contratto di lavoro. Comunque, in merito ad eventuali iniziative, aspettiamo intanto cosa accadrà martedi prossimo".

I soci di Cai, dopo l’investimento iniziale, non hanno più messo un euro nella compagnia – ha detto Claudio Di Berardino, della Cgil -, serve un piano di investimenti. Non vorremmo che a gennaio, se andranno via gli azionisti italiani, la Cai finisce completamente in mano ad Air France che potrebbe decidere di coprire da sola l’aumento di capitale con tagli selvaggi sul costo del lavoro. Per questo sabato 20 la manifestazione nazionale della Cgil a Roma sarà dedicata anche al caso Alitalia».

Ricordiamo che  da venerdì 12 ottobre è finita la Cassa Integrazione per 3500 dipendenti della vecchia compagnia, ormai fallita: sono entrati in mobilità, anticamera del licenziamento. E per i lavoratori della nuova compagnia, l'Alitalia Cai, sono in arrivo altri tagli: è prevista la cassa integrazione per 1000 impiegati (che si aggiungerebbero ai 700 di marzo di 2012.

Dopo 13 trimestri su 14 con i conti in rosso, il capitale sociale si è eroso da 1,1 miliardi a circa 4 milioni. Perdite su perdite. In questo contesto l’azienda presenterà il nuovo piano industriale ai sindacati: si parla di altri 1000 lavoratori in Cassa Integrazione, che si andrebbero ad aggiungere ai 700 messi a riposo forzato dal marzo scorso su un totale di 14.500 lavoratori. I dettagli del piano non sono ancora noti, ma secondo le indiscrezioni i tagli dovrebbero colpire perlopiù gli impiegati addetti ai settori commerciale, elaborazione dati e amministrazione, le cui attività potrebbero subire anche una parziale esternalizzazione.

sabato 6 ottobre 2012

Esodati o salvaguardati firmato il decreto n. 2 per 55mila

Il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, ha firmato il secondo decreto sugli esodati, che salvaguarda 55 mila lavoratori, tra cui circa 600 dipendenti allo stabilimento Fiat di Termini Imerese. E' quanto ha fatto sapere l'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, a conclusione del tavolo al ministero dello Sviluppo economico sullo stabilimento siciliano.

Il decreto ministeriale, che prevede la salvaguardia di circa 55mila lavoratori, è già stato firmato dal ministro del lavoro Elsa Fornero e ha già ricevuto il via libera della Ragioneria dello Stato sulla copertura finanziaria.

Si tratta del secondo decreto esodati, mentre il primo ne salvaguardava 65mila. La stima dei lavoratori interessati previsti dal decreto Milleproroghe 2012 è di 40mila lavoratori in mobilità ordinaria e lunga, 7.400 prosecutori volontari e 6mila lavoratori cessati al 31 dicembre 2012 , a cui vanno aggiunti 1.600 a carico dei fondi di solidarietà.

«Un'altra buona notizia. Abbiamo con questo le premesse per salvaguardare 120mila persone». Così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, a margine della conferenza nazionale sul volontariato, ha commentato la firma da parte del ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, del decreto sugli esodati. «Ricordo - ha aggiunto Fornero - che il Governo francese ne ha salaguardati 100mila. Noi siamo disponibili a soluzioni ispirate all'equità e di buon senso. Le soluzioni che cercano di ottenere tutto non sono né di buon senso, né eque ma solo velleitarie ed elettoralistiche« ha concluso.

domenica 16 settembre 2012

I tagli delle Poste Italiane in 2mila rischiano il posto di lavoro


Per anni sono andati in giro con una scritta sulla schiena: “Stiamo consegnando corrispondenza per conto di Poste Italiane”, ovvero “non siamo postini”. Sono i lavoratori degli appalti postali e il loro posto è a rischio, perché Poste italiane ha cominciato a “razionalizzare” e “reinternalizzare”. Questa fantomatica razionalizzazione tocca più di duemila tecnicamente “non-postini”.

C’è chi da marzo del 2012 non riceve lo stipendio, chi è già in cassa integrazione e chi ha i giorni contati per entrarci. “Siamo a rischio estinzione”, hanno denunciato più volte nei loro appelli su internet e durante lo sciopero nazionale indetto il 2 luglio scorso dalla Cgil.

Ricordiamo che è dal 1999 che Poste Italiane ha deciso di affidare a società esterne alcuni servizi: all’epoca l’amministratore delegato della società era l’attuale ministro dello Sviluppo Corrado Passera.

Vediamo come funziona questo lavoro in appalto. Si svolge su tre binari: ci sono quelli che lavorano e lavoreranno in futuro con le nuove gare, una volta assegnate; ci sono i lavoratori che manterranno il posto di lavoro sino a scadenza proroga, e quelli che sono in cassa integrazione.

Il recapito della corrispondenza, soprattutto per i "civici ad alto traffico" - ad esempio quelli delle grandi amministrazioni pubbliche che ricevono centinaia di comunicazioni e raccomandate ogni giorno - è da sempre gestito da operatori privati, spesso società ex concessionarie. Con un aggravio nei costi e una filiera così non controllata a dovere (è la versione di Poste Italiane), ma «una migliore qualità del servizio per capillarità e puntualità» (è la tesi delle imprese del settore, alcune di loro ora riunitesi sotto il cappello della Cna, la confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola media e impresa).

Nel 2007, la presunta svolta che sembrava aver risolto l'impasse: l'accordo firmato da Poste Italiane e le organizzazioni sindacali di categoria, con il quale l'ex monopolista di Stato otteneva la garanzia di "internalizzare" il recapito della corrispondenza (in modo da razionalizzare i costi date le ingenti perdite in un settore non più "core") e al tempo stesso affidava "quote di attività aziendali" alle imprese appaltanti «diverse dalla consegna delle raccomandate».

Una logica di scambio tesa a garantire determinati livelli di occupazione. Quell'accordo, però, non è mai stato esplicitato a dovere, ed è rimasto una lettera morta e pesando sull'indotto dei corrieri espresso. Ha detto Valter Recchia, referente Cna per le agenzie di recapito, che ora «la soluzione per salvare i posti di lavoro sarebbe quella di attivare una nuova partnership tra Poste Italiane e le imprese del settore, prevedendo la consegna non solo delle raccomandate, ma anche - perché no - dei farmaci, nelle sedi periferiche, nelle aree più svantaggiate del Paese, nelle comunità montane, dove il servizio universale non è redditizio».

Su questa vertenza si è sovrapposta un'altra, che riguarda gli esuberi interni a Poste Italiane, dopo il piano di razionalizzazione degli uffici postali previsto dalla spending review (si parla di 1.152 uffici in tutta Italia). Lo sciopero unitario di tutte le sigle sindacali del settore previsto per il 12 ottobre per scongiurare il "piano di ristrutturazione" di Poste Italiane potrebbe però svuotare la chiamata alla mobilitazione dei lavoratori in subappalto, perché è il segnale che la coperta è davvero corta e ogni tentativo di perdere altro tempo nei loro confronti rischierebbe di essere pura demagogia.

sabato 1 settembre 2012

Alcoa, nessun rinvio chiusura per i lavoratori


La multinazionale svizzera Glencore è interessata a subentrare ad Alcoa nell'impianto sardo, ma non ha al momento presentato alcun impegno scritto. E' quanto emerge da un comunicato del ministero dello Sviluppo economico. La Glencore ha chiesto una settimana di tempo per esaminare meglio il caso. L'appuntamento è fissato al prossimo 5 settembre. Il ministero dello Sviluppo economico ha anche assicurato che i dipendenti di Alcoa e quelli dell'indotto saranno tutelati con appositi ammortizzatori sociali.

"L'avvio delle procedure di spegnimento non è significativo per la produzione e noi speriamo che nei prossimi due mesi si arrivi a un accordo". "Ora - ha aggiunto - aspettiamo questa settimana chiesta da Glencore per sciogliere la riserva. Il 3 settembre intanto incontriamo di nuovo i vertici della società svizzera" Sul vertice con il ministro Passera, ha detto: "E' durato più di due ore. Si è parlato delle strategie per il Sulcis".

L'Alcoa avrebbe detto no alla proposta di rinvio della data di chiusura dello stabilimento. I vertici dell'Azienda avrebbero rifiutato la richiesta di proroga avanzata dal presidente della Regione Sardegna, Cappellacci. Il 3 settembre partiranno come previsto le procedure di arresto della produzione che dovrebbero concludersi il 31 dicembre. La notizia era già stata anticipata dallo stesso Cappellacci, per il quale però non era ancora stata confermata.

Intanto sembra calata la tensione nella miniera di carbone a Nuraxi Figus. Nel corso dell'assemblea generale sarà deciso lo scioglimento del presidio e lo stop all'occupazione dei pozzi a meno 373 metri. Nel corso di un'informativa con i lavoratori i delegati della Rsu Carbosulcis hanno illustrato quanto appreso ieri notte nella riunione col presidente della Regione Ugo Cappellacci, l'assessore dell'Industria Alessandra Zedda e il presidente della Provincia Salvatore Cherchi. "E' stato fatto un passo avanti e c'é una speranza - ha detto Stefano Meletti, Rsu Uil - il progetto che non si doveva più fare dovrà essere rimodulato. Noi staremo attenti, Meletti ha aggiunto che "non ce la sentiamo più di mantenere questo stato di allerta". Giancarlo Sau, altro componente della Rsu, ha spiegato che "l'operato della Rsu sarà quello di una marcatura a uomo e un pressing con le istituzioni affinché ci siano tempi certi". Davanti all'ingresso della miniera ha espresso fiducia anche Luigi Marotto, Rsu Cisl: "Mercoledi non avevamo nulla, oggi c'é una speranza". Nel corso dell'informativa i delegati della Rsu hanno annunciato che una delegazione "porterà un saluto all'assemblea Alcoa in programma a Portovesme". Oggi, intanto, gli operai hanno riaperto il cancello della discenderia che era stato saldato ieri. "Lunedì mattina ci sarà l'assemblea generale - ha spiegato Sau - e quindi si deciderà tutti assieme la ripresa della produzione".

sabato 18 agosto 2012

Cassa integrazione per i lavoratori Wind Jet

«Tutti i dipendenti della Windjet stanno firmando la cassa integrazione a tempo indeterminato, perché la compagnia potrebbe anche bluffare e magari sta prendendo tempo perché spera ci sia qualche acquirente», ha detto Alessandro Grasso, responsabile Trasporto aereo della Filt Cgil, mentre nell'aeroporto di Catania continua il presidio dei dipendenti della compagnia, dopo lo stop ai voli deciso dalla compagnia low cost.

Nei prossimi giorni, anche i piloti, i tecnici e gli assistenti di volo di Wind Jet entreranno nella richiesta di cassa integrazione straordinaria. La procedura e' stata già avviata solo per gli impiegati amministrativi della compagnia. I dipendenti della low cost catanese sono in tutto 504. Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le loro federazioni di categoria "terranno altissima l'attenzione nelle prossime ore e nei prossimi giorni affinché tutti i lavoratori dipendenti vengano tutelati soprattutto se il prossimo passaggio sarà la newco e tutti i lavoratori dovranno esserne coinvolti", si legge in una nota. Venerdì 24 agosto, intanto, dovrebbe esserci un ulteriore incontro al ministero con le segreterie nazionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl, che per quella data si attendono dal governo comunicazioni circa lo stato di avanzamento delle iniziative per la continuità aziendale annunciate da Wind Jet. I sindacati chiedono alla compagnia "chiarimenti rispetto a come intende procedere, con quali partner e con quali garanzie per i 504 lavoratori dipendenti". Sabato 25 agosto nell'aeroporto di Catania si svolgerà un'assemblea dei lavoratori di Wind Jet per valutare le risposte di azienda e governo. I lavoratori, che intanto mantengono il loro presidio nello scalo di Fontanarossa, decideranno poi sulle iniziative da intraprendere.

martedì 14 agosto 2012

Lettera dei lavoratori di Wind Jet


"Il dossier con Wind Jet non si può riaprire". Lo ha detto l'ad di Alitalia, Andrea Ragnetti, entrando al Ministero dello sviluppo economico. "Con loro non c'é più nessuna possibilità di ricominciare alcun tipo di dialogo". Ragnetti ha respintoe ogni accusa rivolta in questi giorni ad Alitalia: "Soltanto un ingenuo - ha detto - può pensare che Alitalia abbia cercato scientemente di far fallire Wind Jet, che invece è fallita o fallirà semplicemente per cattiva capacità gestionale".

Noi non ci arrendiamo. Continuiamo a lottare perché con noi non si ferma solo Wind Jet, ma un intero aeroporto e tutte le imprese che grazie a lei sono nate e cresciute". E' un passo di un volantino distribuito nell'aeroporto di Catania dai lavoratori della Wind Jet che continuano a protestare nello scalo dopo lo stop ai voli della compagnia low cost. "Chiediamo la vostra solidarietà - continuano nel volantino i lavoratori della Wind Jet - perché vi abbiamo portato con noi ovunque, perché e c on noi che la Sicilia ha iniziato a volare. Vogliamo continuare a farlo oggi e domani". " Wind Jet e Alitalia - conclude il volantino - lasciano tutti a terra: le famiglie di migliaia di siciliani senza più futuro e tutti voi passeggeri senza più i vantaggi di una compagnia low cost".

Il Codacons ha diffidato tutti i principali circuiti di pagamento delle carte di credito, Visa, Diners, Mastercard, American Express, Abi e le associazioni di categoria delle agenzie di viaggio, Fiavet, Assotravel e Assoviaggi a non riversare alla compagnia aerea Wind Jet il denaro incassato dai consumatori per l'acquisto dei biglietti di viaggio. "Essendo i voli bloccati, infatti, rigirare i soldi a Wind Jet per il pagamento di tali biglietti configurerebbe il reato di appropriazione indebita e truffa aggravata", dice il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. Il Codacons ha annunciato fin d'ora che, se la diffida non sarà recepita, denuncerà per appropriazione indebita e truffa ogni singola agenzia di viaggio o gestore di carta di credito che riverserà a Wind Jet le somme incassate dai consumatori dopo, e nonostante, il blocco dei voli.

sabato 14 luglio 2012

Lavoro in tempo di crisi economica boom della cassa integrazione


Più di mezzo miliardo di ore di cassa integrazione negli ultimi sei mesi del 2012. La richiesta di cassa integrazione supera il mezzo miliardo di ore, in deciso aumento sullo stesso periodo dello scorso anno, collocando in cassa a zero ore oltre 500 mila lavoratori con un taglio del reddito per oltre 2 miliardi di euro, quasi 4.000 euro per ogni singolo lavoratore. E' quanto emerge dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps. Questa la fotografia della crisi di imprese e occupazione in Italia scattata nel rapporto di giugno dell'Osservatorio Cig della Cgil Nazionale, in cui sono stati elaborati i dati rilevati dall'Inps.

Da inizio anno a giugno il totale di ore di cassa integrazione è stato pari a 523.761.036, con un incremento sui primi sei mesi del 2011 pari a +3,16%, e con un impennata della cassa integrazione ordinaria (+41%) ''segnale inequivocabile di come il sistema produttivo non si attenda a breve una ripresa produttiva'', come osserva il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada. Nel fare un bilancio di questo primo semestre dell'anno, la dirigente sindacale osserva: ''C'è un inquietante assestamento della crisi su livelli estremamente negativi, peggiori di quelli dello scorso anno, con un trend nella richiesta di ore che mira al miliardo anche per il 2012''. Inoltre, ''ciò che desta estrema preoccupazione è l'impennata nella richiesta di ore di cassa integrazione ordinaria: segno evidente di come il sistema produttivo non si attenda nei prossimi mesi una ripresa produttiva''. Per questi motivi ''non è più eludibile l'adozione di una strategia di politica industriale: serve un deciso cambio di rotta, in netto contrasto con le politiche rigoriste e recessive fin qui adottate''.

Quanto alle causali prosegue a giugno la riduzione del numero di aziende che fanno ricorso ai decreti di cigs. Da gennaio sono state 2.886 per un -24,57% sullo stesso periodo del 2011 e riguardano 5.075 unita' aziendali (-11,18%). Diminuisce il ricorso per crisi aziendale (1.595 decreti per un -32,21%) ma rappresenta il 55,27% del totale dei decreti, cosi' come frena il ricorso al fallimento (165 domande per un -31,54%). Aumentano le domande di ristrutturazione aziendale (135 per un +14,53%), pari al 4,64% del totale, mentre le domande di riorganizzazione aziendale sono 146, ovvero il 5,06% del totale. Insomma, sottolinea il rapporto, ''i percorsi di reinvestimento e di rinnovamento strutturale migliorano leggermente ma continuano ad essere una percentuale bassa'', solo il 9,70% del totale dei decreti.

A livello locale è la Lombardia la regione che registra il ricorso più alto alla cassa integrazione. L'analisi della Cgil segnala infatti che sono 120.625.807 le ore registrate da inizio anno, che corrispondono a 115.986 lavoratori (prendendo in considerazione le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il Piemonte con 67.100.884 ore di cig autorizzate per 64.520 lavoratori. Terza, e ovviamente prima per le regioni del centro, c'è il Lazio con 45.736.701 ore che coinvolgono 43.978 lavoratori. Infine per il Mezzogiorno è la Campania la regione dove si segna il maggiore ricorso alla cig con 30.203.130 ore per 29.041 lavoratori.

Quanto ai settori la meccanica si conferma il settore in cui si riscontra ancora una volta il ricorso più alto a questo strumento. Secondo il rapporto della Cgil, infatti, sul totale da inizio anno, la meccanica pesa per 165.407.469 ore, coinvolgendo 159.046 lavoratori (prendendo come riferimento le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il settore del commercio con 76.471.086 ore per 73.530 lavoratori coinvolti e l'edilizia con 56.914.826 ore e 54.726 persone.

Considerando un ricorso medio alla cig, pari cioè al 50% del tempo lavorabile globale (13 settimane), sono coinvolti da inizio anno 1.007.233 lavoratori in cigo, cigs e in cigd. Se invece si considerano i lavoratori equivalenti a zero ore, pari a 26 settimane lavorative, si determina un'assenza completa dall'attività produttiva per 503.616 lavoratori, di cui 170 mila in cigs e 165 mila in cigd. Continua cosi' a calare il reddito per migliaia di cassintegrati: dai calcoli dell'Osservatorio cig, si rileva come i lavoratori parzialmente tutelati dalla cig abbiano perso nel loro reddito oltre 2 miliardi di euro, pari a 3.988 euro per ogni singolo lavoratore.

martedì 19 giugno 2012

Fornero e il numero degli esodati, anzi salvaguardati. In aula al Senato 18 giugno 2012


“Dati Inps parziali e forvianti, da salvaguardare non sono 400mila lavoratori”.

I lavoratori che saranno salvaguardati sono 65.000 unità. Lo ha ribadito il ministro del Lavoro Elsa Fornero parlando al in aula al Senato. Fornero afferma che si sono voluti salvaguardare lavoratori già usciti dal lavoro e quindi più a rischio di rimanere senza reddito e senza pensione. Oltre a questi, aggiunge il ministro, sono da salvaguardare altri 55.000 lavoratori. Tra questi ultimi, 40.000 sono quelli in mobilità. Alla fine, ecco i numeri dei nuovi esodati.

«Sono circa 55mila i nuovi soggetti da tutelare, oltre i 65mila già individuati»». Il ministro del lavoro non cita mai il termine («la definizione corretta è quella di lavoratori che meritano di essere salvaguardati dagli effetti dal recente inasprimento dei requisiti per l'accesso alla pensione»). Quindi si passa dal punto di vista terminologico da esodati a  salvaguardati.

I dati contenuti nella Relazione dell'Inps al ministero sui lavoratori esodati, anzi salvaguardati,   (390.200 la platea di coloro che rischiano di restare senza lavoro e senza pensione) sono "parziali e fuorvianti", è quanto ha affermato il ministro del Lavoro, parlando al Senato. Il numero dei lavoratori da salvaguardare non è di 400.000 persone e il documento dell'Istituto - ha affermato Fornero - "ha impropriamente alimentato le polemiche".

I lavoratori di Termini Imerese in cassa integrazione straordinaria che hanno i requisiti per la pensione con le vecchie regole entro i due anni di cigs e i 4 di mobilità saranno salvaguardati dal nuovo provvedimento che il Governo intende adottare. E' quanto emerge dall'informativa del ministro del Lavoro.

La verità ha detto la Fornero, è che il governo sapeva di un'altra platea di lavoratori interessati, ma «la non imminenza del problema che riguarda coloro che andranno in pensione dal 2014, e l'assenza di risorse finanziarie per un bilancio già messo a dura prova - ha spiegato - ci hanno fatto ritenere si potesse affrontare il problema dei lavoratori che usciranno dal lavoro nei mesi successivi con criteri di equità e sostenibilità finanziaria».
Sulle possibili soluzioni per risolvere il problema, il ministro ha puntualizzato: «Sono allo studio diverse ipotesi su cui il governo vuole confrontarsi con le parti sociali e il Parlamento». Poi gli esempi: «Si potrebbe pensare ad una norma per estendere il contributivo pieno anche agli uomini - ha spiegato - oltre che per le donne, come opzione di scelta da demandare a lavoratore e all'azienda».

Un'altra ipotesi potrebbe essere «una deroga alla nuova disciplina pensionistica». Saranno comunque privilegiati coloro che sono interessati da accordi collettivi di uscita dall'impresa e coloro che maturano il diritto alla pensione entro il 2014 o hanno superato una certa soglia di età. Per i più giovani, invece, il governo potrebbe estendere il trattamento di disoccupazione o pensare alla partecipazione a lavori di pubblica utilità. Entro la fine dell'anno, comunque, ha tenuto a precisare la Fornero «sarà istituita una commissione per verificare le forme di gradualità nell'accesso al pensionamento: su questo - ha assicurato - ci sarà il massimo impegno nel corso dei prossimi mesi». 

Per far fronte al problema dei lavoratori esodati, salvaguardati, il Governo potrebbe estendere il trattamento di disoccupazione o pensare alla partecipazione a lavori di pubblica utilità, afferma il ministro del Lavoro.
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