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sabato 3 novembre 2012

Fiat: il reintegro del posto di lavoro dipende dal mercato


Si è tinto di giallo il comunicato di Fiat sulla vicenda del reintegro del posto di lavoro a Pomigliano dei 19 lavoratori iscritti alla Fiom e di altrettanti da mandare in mobilità. Due diverse note sono state infatti diramate da Fabbrica Italia a distanza di un quarto d'ora l'una dall'altra. In casa Fiat parlano, in riferimento al primo comunicato, di "una bozza diffusa per un errore tecnico" e prontamente "annullata" e sostituita con quella buona. Nel secondo testo sono scomparse 8 righe. Queste contenevano un giudizio sui 19 da reintegrare dopo la sentenza della Corte d'Appello e il calendario della messa in mobilità degli altri 19.

"Nessuna urgenza" sulla mobilità dei 19 operai di Pomigliano per permettere il reintegro degli iscritti alla Fiom, come stabilito dalla magistratura. Il giorno dopo l'invito del governo a "soprassedere" e le polemiche dei sindacati, pronti a presentare nuovi ricorsi, la Fiat, sotto il fuoco incrociato di politici e sindacalisti, frena sull'urgenza di mettere alla porta i dipendenti di Pomigliano per far posto ai metalmeccanici della Cgil.

Il Lingotto, in una nota, ha ricordato che "per consentire ai soggetti preposti e alle organizzazioni sindacali di esaminarne le motivazioni, "la procedura di mobilità ha un iter e dei tempi tecnici prestabiliti". "Nessuna iniziativa può essere avviata prima della conclusione della procedura, ovvero come minimo 45 giorni dall'avvio, e cioè dal 31 ottobre scorso". Fiat ricorda inoltre che "i 19 ricorrenti sono titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con Fiat Group Automobiles, che non si è mai interrotto, e attualmente fruiscono come altri più di 1.000 dipendenti del comprensorio di trattamento di cassa integrazione, oggetto di specifico accordo sindacale firmato il 6 luglio 2011".

"Il rientro al lavoro degli oltre 1.000 dipendenti attualmente in cassa integrazione di Fabbrica Italia Pomigliano con passaggio alla newco – ha spiegato Fiat -  "é unicamente condizionato dalla domanda del mercato dell'auto italiano ed europeo, attualmente molto al di sotto delle previsioni".

"E' un lapsus, un retropensiero che c'è in Fiat e che non va bene,che va contro la Costituzione del nostro Paese". Lo ha detto il segretario generale della Fiom, Landini, intervistato in merito al "giallo" dei due comunicati diffusi  da Fiat (nel primo era presente un duro attacco ai lavoratori della Fiom definiti "oppositori", scomparso nel secondo comunicato). E' "una conferma che c'è stata una discriminazione, come ha riconosciuto la sentenza della Corte d'Appello di Roma", aggiunto Landini.

sabato 20 ottobre 2012

Cgil in piazza a Roma per il lavoro : fallita la politica del rigore


"La politica dell'austerità non solo è fallita ma è la grande colpevole delle difficoltà di questo Paese".Lo dice la leader Cgil,Camusso. "Se il governo con la legge di stabilità pensa di condizionare l'Italia -continua- glielo impediremo". E' un governo, ha detto, che"fa provvedimenti che non guardano al lavoro e non rispondono al lavoro,-aggiunge-si è scelto di investire nella finanza invece che nella produzione e nell'industria. La responsabilità è di chi dice che non debba esserci un intervento pubblico". Le bandiere rosse della piazza sono"segnate a lutto perché ieri la centesima donna è stata uccisa" ha ricordato la Camusso.

"Torneremo in piazza il 14 novembre, con tutto il sindacato europeo". Così il segretario Cgil ha invitato Cisl e Uil ad aderire alla giornata di mobilitazione europea prevista per il prossimo 14 novembre contro le politiche di austerità e rigore varate dai governi dell'unione valutaria. La Cgil propone di usare le risorse stanziate per la produttività (1,6mld) "per defiscalizzare l'assunzione a tempo indeterminato". Conclude dicendo che "la luce in fondo al tunnel c'è se ogni giorno curiamo e difendiamo il lavoro, altrimenti il Paese non si salva". A chi le fa notare che in alcuni Paesi è stata indetta in quella giornata anche uno sciopero, replica: 'Discuteremo con Cisl e Uil per vedere" la forma dell'iniziativa italiana.

Sono tanti i lavoratori del Credito presenti a piazza San Giovanni, un settore che rischia di contare ben 35 mila esuberi. I manifestantnti vedono in pericolo il loro posto di lavoro in una piccola banca del territorio, Fonspa. L'azienda dopo cinque anni sarebbe stata venduta a due società non bancarie di ''scarso spessore'' e per questo i dipendenti temono ''grosse ricadute occupazionali''. Eppure si tratta di una ''banca che esiste da più di cento anni e che era di proprietà di una delle più importanti realtà finanziarie mondiali, la Morgan Stanley''. A rischio sarebbero 150 lavoratori e la loro età media è di 50 anni, quindi per loro sarebbe molto difficile trovare una nuova occupazione.

Ministero del lavoro e Inps continua la guerra sul numero degli esodati

"Gli esodati salvaguardati sono all'incirca 220 mila". Lo ha affermato il presidente dell'Inps, Mastrapasqua, a Rai Radio 1. Il presidente ha detto che la copertura "è garantita per i 65.000 lavoratori inclusi nel "Salva Italia", per altri 65.000 da due provvedimenti successivi, per 9.000 aggiunti pochi giorni fa dal ministro Fornero e, ovviamente, per gli 80mila che sono riusciti ad andare in pensione entro il 31 dicembre 2012.

Ogni sede Inps sta rifacendo i conti. Il 21 novembre avremo i dati definitivi".
«La platea degli esodati da salvaguardare si estenderà, per il biennio 2013-2014, ad altri 8.900 casi per un costo di 440,8 milioni». Lo riferisce il presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, citando i dati Inps avuti ieri dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso di un colloquio a Montecitorio. Si tratta dei lavoratori che matureranno il diritto ad essere salvaguardati in base ai paletti fissati dalla riforma delle pensioni.

«La cifra indicata dal Ministro – ha puntualizzato Moffa - non considera i licenziamenti individuali o l'uscita dal lavoro in base ad accordi territoriali. Dati che l'Istituto previdenziale - sottolinea il presidente della Commissione citando Fornero - , non è tuttora in grado di fornire». Fonti interne all'istituto sottolineano tuttavia che, per quanto riguarda gli accordi territoriali, molto dipende dalla collaborazione delle Regioni, che attualmente non raggiunge livelli adeguati. «Il Governo - conclude Moffa - dovrà inoltre individuare la copertura per questi ulteriori esodati».

La Cgil a Roma a piazza San Giovanni: per discutere sulle scelte strategiche di politica industriale, misure di sostegno per i lavoratori di natura fiscale, interventi per arginare la crisi che investe i lavoratori e per salvaguardare i precari. Insomma, ricordare al governo di mettere «Il lavoro prima di tutto!» Sono queste alcune delle riflessioni per le quali la Cgil ha deciso di darsi appuntamento a Roma a piazza San Giovanni.

Molti contenziosi aperti con il governo. Tra questi, la CGIL si dice pronto a discutere con il governo di scuola ma non può accettare un aumento unilaterale delle ore di lezione degli insegnanti Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Tutti pensiamo che la scuola debba arricchirsi, ma non puoi dire a uno che deve lavorare sei ore in più e non lo paghi per quelle ore perché tu hai deciso che così gli organici si possono tagliare ancora un po'. Dicci che progetto hai sulla scuola e discutiamo e costruiamo anche le soluzioni».

Un commento a distanza è arrivato dal ministro del Lavoro Elsa Fornero. «Ho rispetto per la manifestazione dei lavoratori. Lavoratori e sindacati, tutti coloro che vogliono parlare sanno che non mi sono mai tirata indietro. Il lavoro è la mia prima preoccupazione».

lunedì 15 ottobre 2012

Alitalia: crisi dell'occupazione la Cassa Integrazione prende il sopravvento


"Il fatto che, con una possibile nuova tranche, altri lavoratori Alitalia possano finire in Cassa Integrazione è la dimostrazione del fallimento dell'Azienda e ci chiediamo come faccia il Governo a continuare a concederla". E' il giudizio di Andrea Cavola, Segretario Nazionale Usb Trasporto aereo, in vista dell'incontro di martedi 16 ottobre tra i sindacati e Alitalia Cai nel corso del quale i vertici della compagnia illustreranno il nuovo piano industriale con il rischio che, secondo indiscrezioni, altri dipendenti possano finire in Cig accanto ai 700 già in cassa da marzo scorso. Intanto, da domani, 4.200 dipendenti di Alitalia Spa in amministrazione straordinaria, dopo 4 anni di cassa Integrazione, entreranno in mobilità.

"Ci chiediamo – ha aggiunto Cavola - su cosa verterà il Piano Industriale considerando che per la linea di crescita, che fu impostata dall'ex Ad Sabelli, non si stanno rispettando gli impegni presi. Quanto alla Cig, Usb porrà la massima attenzione su ogni virgola della procedura: ci aspettiamo che anche il Governo faccia la sua parte con un atteggiamento in linea con il rigore che sta scaricando sui lavoratori di tutti i settori. Nel silenzio totale degli altri sindacati, già nei giorni scorsi noi abbiamo attuato assemblee informative con i lavoratori a Fiumicino ed alla Magliana considerando il rischio che centinaia di persone possano essere licenziate. Oltre ad una procedura di raffreddamento, valuteremo, in base all'evolversi della situazioni, eventuali prossime azioni".

Anche la Fit Cisl, per voce del Segretario Regionale con delega al Trasporto aereo, Francesco Sorrentino esprime "preoccupazioni in vista della presentazione del nuovo piano industriale: ci sono delle partite aperte e si rincorrono interrogativi sulla sorte di molti lavoratori e su voci di cessioni di parti importanti del settore manutenzione e carrelli". "Inoltre - sostiene il sindacalista - prima di chiedere una nuova Cig, sarebbe bene, ribadiamo, prima che Alitalia si confrontasse con i sindacati sul piano industriale e sul rinnovo del contratto di lavoro. Comunque, in merito ad eventuali iniziative, aspettiamo intanto cosa accadrà martedi prossimo".

I soci di Cai, dopo l’investimento iniziale, non hanno più messo un euro nella compagnia – ha detto Claudio Di Berardino, della Cgil -, serve un piano di investimenti. Non vorremmo che a gennaio, se andranno via gli azionisti italiani, la Cai finisce completamente in mano ad Air France che potrebbe decidere di coprire da sola l’aumento di capitale con tagli selvaggi sul costo del lavoro. Per questo sabato 20 la manifestazione nazionale della Cgil a Roma sarà dedicata anche al caso Alitalia».

Ricordiamo che  da venerdì 12 ottobre è finita la Cassa Integrazione per 3500 dipendenti della vecchia compagnia, ormai fallita: sono entrati in mobilità, anticamera del licenziamento. E per i lavoratori della nuova compagnia, l'Alitalia Cai, sono in arrivo altri tagli: è prevista la cassa integrazione per 1000 impiegati (che si aggiungerebbero ai 700 di marzo di 2012.

Dopo 13 trimestri su 14 con i conti in rosso, il capitale sociale si è eroso da 1,1 miliardi a circa 4 milioni. Perdite su perdite. In questo contesto l’azienda presenterà il nuovo piano industriale ai sindacati: si parla di altri 1000 lavoratori in Cassa Integrazione, che si andrebbero ad aggiungere ai 700 messi a riposo forzato dal marzo scorso su un totale di 14.500 lavoratori. I dettagli del piano non sono ancora noti, ma secondo le indiscrezioni i tagli dovrebbero colpire perlopiù gli impiegati addetti ai settori commerciale, elaborazione dati e amministrazione, le cui attività potrebbero subire anche una parziale esternalizzazione.

venerdì 21 settembre 2012

Mercato del lavoro e produttività: incontro Squinzi-Camusso

Giorgio Squinzi, il presidente di Confindustria e il leader Cgil  Susanna Camusso si sono incontrati nella foresteria dell'Associazione degli industriali. Tema del colloquio è stato la produttività. Nei giorni scorsi il governo aveva sollecitato le parti sociali a trovare un accordo in tempi brevi. Nel pomeriggio, era stato lo stesso Squinzi ad annunciare che i colloqui sull'argomento sono in corso e a dire: "Occorre stringere i tempi al massimo" e che l'intesa deve arrivare presto.

Squinzi ha confermato "tempi brevi" indicando il termine del 18 ottobre, quando "Monti deve andare in Europa". "Sto vedendo tutti i leader dei sindacati ed anche tutti i leader politici. Sul tavolo il tentativo di trovare in tempi stretti un'intesa tra le parti sociali sulla produttività, come chiesto con forza dal governo.

"Abbiamo iniziato ma non siamo ancora entrati nel vivo-vivo, ma ritengo ci siano gli spazi per poter arrivare ad una posizione comune, a posizioni che vadano nella direzione giusta". Squinzi sottolinea che "sicuramente è una cosa da fare in tempi brevi. Il 18 ottobre - dice - Monti deve andare in Europa a presentare il piano di quello che intende fare nei prossimi mesi". Ad una intesa tra imprese e sindacati sulla produttività, continua il presidente di Confindustria, "bisogna che ci arriviamo prima di quella data, almeno alcuni giorni prima".

Il 2013? A differenza di quanto detto da Monti, che ha parlato di "una ripresa" nel 2013, Squinzi ha affermato "L'anno prossimo non sarà l'anno della ripartenza, sarà ancora un anno di riflessione, e spero che la situazione non vada anche a peggiorare". Squinzi ha avvertito: "bisogna avere fiducia, bisogna mettercela tutta"."Purtroppo - dice il presidente di Confindustria - le previsioni sul Pil che il nostro Centro studi aveva indicato già da maggio-giugno, quelle di un calo del pil del 2,4%, sono state confermate. E non avevamo dubbi". Di fronte a queste prospettive anche di evoluzione della crisi, il leader degli industriali invita a reagire con fiducia. "Come dico io da ciclista non bisogna mai smettere di pedalare, bisogna andare avanti". Tra imprese e sindacati, ha detto Squinzi, ci sono "gli spazi per poter arrivare ad una posizione comune" sulla produttività.

Intanto, nel II trimestre dell'anno,al netto degli effetti di calendario,le ore lavorate per dipendente diminuiscono del 2,6% su base annua. Secondo l'Istat, nell'industria le ore lavorate mostrano un calo tendenziale del 3,2% (-3,4% nell' industria in senso stretto,-1,9% nel settore delle costruzioni); -1,8% nei servizi (la più marcata, nel commercio con un -2,5%). L'incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni è pari a 37,9 ore ogni mille lavorate,con un +10,3 ore sul secondo trimestre 2011.

domenica 16 settembre 2012

I tagli delle Poste Italiane in 2mila rischiano il posto di lavoro


Per anni sono andati in giro con una scritta sulla schiena: “Stiamo consegnando corrispondenza per conto di Poste Italiane”, ovvero “non siamo postini”. Sono i lavoratori degli appalti postali e il loro posto è a rischio, perché Poste italiane ha cominciato a “razionalizzare” e “reinternalizzare”. Questa fantomatica razionalizzazione tocca più di duemila tecnicamente “non-postini”.

C’è chi da marzo del 2012 non riceve lo stipendio, chi è già in cassa integrazione e chi ha i giorni contati per entrarci. “Siamo a rischio estinzione”, hanno denunciato più volte nei loro appelli su internet e durante lo sciopero nazionale indetto il 2 luglio scorso dalla Cgil.

Ricordiamo che è dal 1999 che Poste Italiane ha deciso di affidare a società esterne alcuni servizi: all’epoca l’amministratore delegato della società era l’attuale ministro dello Sviluppo Corrado Passera.

Vediamo come funziona questo lavoro in appalto. Si svolge su tre binari: ci sono quelli che lavorano e lavoreranno in futuro con le nuove gare, una volta assegnate; ci sono i lavoratori che manterranno il posto di lavoro sino a scadenza proroga, e quelli che sono in cassa integrazione.

Il recapito della corrispondenza, soprattutto per i "civici ad alto traffico" - ad esempio quelli delle grandi amministrazioni pubbliche che ricevono centinaia di comunicazioni e raccomandate ogni giorno - è da sempre gestito da operatori privati, spesso società ex concessionarie. Con un aggravio nei costi e una filiera così non controllata a dovere (è la versione di Poste Italiane), ma «una migliore qualità del servizio per capillarità e puntualità» (è la tesi delle imprese del settore, alcune di loro ora riunitesi sotto il cappello della Cna, la confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola media e impresa).

Nel 2007, la presunta svolta che sembrava aver risolto l'impasse: l'accordo firmato da Poste Italiane e le organizzazioni sindacali di categoria, con il quale l'ex monopolista di Stato otteneva la garanzia di "internalizzare" il recapito della corrispondenza (in modo da razionalizzare i costi date le ingenti perdite in un settore non più "core") e al tempo stesso affidava "quote di attività aziendali" alle imprese appaltanti «diverse dalla consegna delle raccomandate».

Una logica di scambio tesa a garantire determinati livelli di occupazione. Quell'accordo, però, non è mai stato esplicitato a dovere, ed è rimasto una lettera morta e pesando sull'indotto dei corrieri espresso. Ha detto Valter Recchia, referente Cna per le agenzie di recapito, che ora «la soluzione per salvare i posti di lavoro sarebbe quella di attivare una nuova partnership tra Poste Italiane e le imprese del settore, prevedendo la consegna non solo delle raccomandate, ma anche - perché no - dei farmaci, nelle sedi periferiche, nelle aree più svantaggiate del Paese, nelle comunità montane, dove il servizio universale non è redditizio».

Su questa vertenza si è sovrapposta un'altra, che riguarda gli esuberi interni a Poste Italiane, dopo il piano di razionalizzazione degli uffici postali previsto dalla spending review (si parla di 1.152 uffici in tutta Italia). Lo sciopero unitario di tutte le sigle sindacali del settore previsto per il 12 ottobre per scongiurare il "piano di ristrutturazione" di Poste Italiane potrebbe però svuotare la chiamata alla mobilitazione dei lavoratori in subappalto, perché è il segnale che la coperta è davvero corta e ogni tentativo di perdere altro tempo nei loro confronti rischierebbe di essere pura demagogia.

domenica 9 settembre 2012

Lavoro, rapporto IRES-CGIL per quasi 4,5 milioni "in sofferenza lavoro"


Quasi 4 milioni e mezzo di italiani si trovano nell'area della "sofferenza occupazionale". Emerge da un'analisi dell'Ires, il centro studi della Cgil. L'inattività è un fenomeno molto più diffuso nel nostro Paese rispetto al resto dell'Europa,dentro al quale si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non riconosciuti come disoccupati. La "vera sofferenza" vede sommati i disoccupati, i cassaintegrati e i cosiddetti "scoraggiati" disponibili a lavorare. "Le motivazioni dell'inattività sono molteplici, ma la forza lavoro potenziale è di oltre 3 milioni di persone", hanno detto Minelli (Ires) e Fammoni (Fondazione Di Vittorio).

E' quanto sostiene la Cgil spiegando che nel secondo trimestre ai 2,7 milioni di disoccupati censiti dall'Istat vanno aggiunti 1.687.000 persone tra 'scoraggiati'(coloro che non cercano lavoro poiché pensano di non trovarlo) e cassaintegrati.

Secondo la Cgil nello stesso periodo del 2007, quindi nel periodo prima della crisi, si trovavano nell'area del disagio occupazionale circa 2.475.000 persone. L'aumento negli ultimi 5 anni è stato del 77%. Il dato emerge da uno studio dell'Ires che sottolinea come nel nostro Paese l'inattività sia un fenomeno molto più diffuso rispetto al resto dell'Europa. Dentro quest'area - si legge nella ricerca - "si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non formalmente riconosciuti come disoccupati. Sarebbe altrimenti inspiegabile un tasso di disoccupazione nella media e un tasso di occupazione molto più basso di quello europeo". "Le motivazioni dell'inattività sono molteplici – hanno spiegato Raffaele Minelli, presidente dell'Ires e Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio - ma la forza lavoro potenziale rilevabile al suo interno è appunto di oltre tre milioni di persone". "E' una simulazione molto realistica e prudenziale della vera area di disagio occupazionale - affermano - e rappresenta l' immagine, purtroppo più vera e drammatica, di come la crisi ha colpito il lavoro. A questi milioni di persone non si può dire che la prospettiva di essere travolti dalla crisi si è allontanata. E' evidente che il lavoro è il principale fattore non affrontato dal Governo per uscire dalla crisi".

Tra gennaio e luglio del 2012 i disoccupati in Italia sono aumentati di 292.000 unità passando dai 2.472.000 a 2.764.000 unità. Nello stesso periodo l'Ue nel complesso ha registrato 881.000 disoccupati in più: è quanto risulta da elaborazioni della Cgil su dati Istat e Eurostat secondo le quali l'aumento dei disoccupati in Italia nel periodo "ha rappresentato un terzo dell'intero incremento complessivo europeo. "Si è a lungo sostenuto - affermano Raffaele Minelli, presidente dell'Ires Cgil e Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio - basandosi solo sui dati dei disoccupati 'formalmente riconosciuti' e non tenendo in alcun conto l'enorme area della inattività, che l'Italia si trovava in una situazione di vantaggio rispetto all'Europa. Questa differenza è ormai superata e come si vede l'aumento dei disoccupati in Italia è ora molto più forte della media europea". "Risulta evidente – hanno aggiunto Minelli e Fammoni - come l'andamento della crisi e le scelte fatte per contrastarla producano in Italia un netto peggioramento, con effetti insopportabilmente negativi sull'occupazione. Dato che comporta un primo giudizio severo e negativo.

lunedì 3 settembre 2012

Carbonsulcis: stop occupazione miniera


Sospesa la protesta a -373 metri dei minatori fondamentale la decisione di non chiudere entro l'anno. Il 4 settembre la miniera riapre, ma lo stato di agitazione resta". Lo hanno annunciato i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil dei lavoratori della miniera Carbosulcis di Nuraxi Figus riuniti in assemblea.

L'occupazione, iniziata una settimana fa, verrà tolta già in mattinata. Rimane la mobilitazione iniziata per ottenere garanzie sul rilancio della miniera. In particolare si chiedono certezze sul progetto carbone-central Sulcis. Il governo ha chiesto alla Regione di rimodularlo per renderlo economicamente sostenibile.

"Questa è la decisione che sta prendendo corpo. Ma -sottolineano i sindacati resteremo in stato di agitazione fino a quando non avremo garanzie che il nuovo piano integrato,che comprende anche una centrale elettrica, non avrà il via di governo, regione e Ue"."Dobbiamo ripartire ma la discarica rimarrà chiusa".

Produttività imprese, il modello tedesco dei contratti aziendali


A giugno 2012 l'occupazione nelle grandi imprese al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) segna (in termini destagionalizzati) una diminuzione dello 0,2% rispetto a maggio.

Al netto dei dipendenti in Cig si registra una riduzione dello 0,6%. Lo ha comunicato l'Istat. Al netto degli effetti di calendario, il numero di ore lavorate per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) registra una diminuzione, rispetto a giugno 2011, dello 0,5%.

L'incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni utilizzate è pari a 38,0 ore ogni mille ore lavorate, con un aumento rispetto a giugno 2011 di 8,9 ore ogni mille.

A giugno la retribuzione lorda per ora lavorata (dati destagionalizzati) registra un aumento dell'1% rispetto al mese precedente. In termini tendenziali l'indice grezzo aumenta dell'1,1%. Lo ha comunicato l'Istat. Rispetto a giugno 2011 la retribuzione lorda per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) cresce dell'1,9%; la medesima variazione si registra anche per il costo del lavoro. Considerando la sola componente continuativa la retribuzione lorda per dipendente aumenta, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, dell'1,9%.

Politiche mirate che favoriscano l'innovazione e la ricerca, che insieme alle semplificazioni sono «fattori strategici» per la competitività delle imprese. Anche utilizzando la leva fiscale. Ma soprattutto definendo regole certe e stabili nel tempo, che diano un'indicazione compiuta delle politiche economiche che il Governo intende perseguire anche sui temi della produttività.

Sono queste le priorità individuate da Confindustria che, in vista dell'incontro del 5 settembre con il premier Mario Monti sull'attuazione dell'Agenda della crescita, rilancia il pacchetto di proposte messe a punto con Abi, Ania, Alleanza delle Coop, Rete Imprese Italia e Confagricoltura.

Per Cgil, Cisl, Uil e Ugl servono interventi sui temi della crescita, dell'occupazione e di «un fisco più equo». Piuttosto scettica sulle reali intenzioni del Governo è Susanna Camusso, che sollecita «un grande piano del lavoro» e propone che i proventi dalla lotta all'evasione vengano utilizzati per rendere più pesanti le tredicesime. «Non abbiamo bisogno che sia il Governo a dire alle parti sociali cosa devono fare sulla produttività – afferma la leader della Cgil –. Ci piacerebbe dal Governo un cambio dell'agenda, riparta dal tema del fisco, dalla necessità di ridare risorse al lavoro e alle pensioni, facendo riavviare i consumi».

Mentre il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, considera un primo successo la convocazione a Palazzo Chigi, avendo da tempo sollecitato l'avvio del tavolo in vista di un patto per la crescita. Per favorire la ripresa della produttività, secondo Bonanni vanno incentivati ulteriormente gli accordi aziendali, inoltre bisogna intervenire sul cuneo fiscale. Al Governo la Cisl propone di individuare i settori in cui tagliare, destinando le risorse alla riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti, pensionati e imprese che investono.

Vediamo il modello tedesco  che consente al contratto aziendale di sostituire - in tutto o in parte - il contratto nazionale per meglio aderire alle specifiche condizioni produttive. La via del modello tedesco è quella della partecipazione dei lavoratori alle decisioni strategiche dell’impresa, un elemento qualificante che nei grandi gruppi è basato appunto sulla cogestione che in Germania garantisce ai dipendenti i poteri decisionali attraverso una rappresentanza in specifici organismi aziendali e una partecipazione  ai risultati economici e alla redistribuzione degli utili. In particolar modo si tratta di un diritto presente nella Costituzione italiana che all’art. 46 riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

Lavoro: parla la Camusso: "Detassare le tredicesime con i soldi recuperati agli evasori"


"Io penso che serva innanzitutto dare un segnale di discontinuità, per dare un pò di soldi ai lavoratori e per rilanciare i consumi. E si può realizzare detassando le tredicesime fino a 150.000 euro di reddito".

Ad affermarlo è stato il segretario della Cgil, Susanna Camusso, in un'intervista a Repubblica, spiegando che:  "i costi dipenderanno da come si interverrà. Per la copertura si potranno utilizzare i proventi della lotta all'evasione fiscale perché sarebbe una misura congiunturale e non strutturale.

In merito all'idea del nuovo patto per la produttività, la Camusso è abbastanza scettica: "Non vorrei che si riaprisse una stagione nella quale si moltiplicano gli annunci per poi finire inesorabilmente con la fatidica frase: non ci sono le risorse. E' per questo - aggiunge - che sono un pò preoccupata quando sento ministri che sollecitano, invitano, suggeriscono alle parti sociali cosa fare anziché dire loro cosa intendono fare".

"Prima di parlare di riduzione del cuneo fiscale bisogna ridurre le tasse su lavoratori e pensionati". E'  un' altra richiesta  rilasciata dalla Leader Cgil e ha criticato il ministro Fornero: che "Parla di lavoro senza sapere cos'è", perchè "non è intensificando lo sfruttamento che si risolvono i problemi:basta guardare quello che accade in Fiat" Senza risposte "dal governo ci sarà lo sciopero generale-aggiunge- e spero anche con Cisl e Uil". Un assaggio il 28 settembre con lo sciopero nella P.A.


Poi la leader della Cgil avverte: "Non vorrei che si riaprisse una stagione nella quale si moltiplicano gli annunci per poi finire inesorabilmente con la fatidica frase: non ci sono le risorse. È per questo che sono un po' preoccupata quando sento ministri che sollecitano, invitano, suggeriscono alle parti sociali cosa fare anziché dire loro cosa intendono fare. Mi pare, come sempre, un rovesciamento dei problemi".

domenica 19 agosto 2012

Il ritorno della Fornero: salvato paese, ora imprese investano

"Il governo ha salvato il Paese. Ora tocca alle imprese". Così il ministro del Lavoro, Fornero, in una intervista a La Stampa. Il ministro non ha dubbi: "credo che il nostro Paese sia in grado di vincere la scommessa della ripresa". Modifica dell'art.18, liberalizzazioni, pacchetto sviluppo e semplificazione sono per Fornero "tasselli che possono contribuire a migliorare la situazione macroeconomica, dalla quale dipendono l'aumento della domanda e una maggiore competitività dell'attività produttiva", ha affermato il ministro.

La sfida ora è favorire lo sviluppo. Secondo il ministro “essenziale è la riforma del mercato del lavoro, a partire dalla necessità di arginare la precarietà. Ma non esiste una bacchetta magica, occorre agire su diversi fronti: modifica dell’articolo 18 e maggiore flessibilità delle imprese.

Mentre la Camusso: ha affermato che lo Stato intervenga anche comprando quote di aziende.
''Ci si deve dire con onestà che Paese vogliamo essere. Siamo sempre la seconda economia industriale in Europa: vogliamo rimanerlo? Se sì serve salvaguardare il nostro patrimonio industriale. E, visto che per la crisi investimenti esteri non ce ne sono e molti imprenditori italiani stanno scappando dal Paese, io credo che sia meglio decidere che sia direttamente lo Stato ad investire''. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, lo afferma in un'intervista a 'l'Unità'.''Ad esempio attraverso la Cassa depositi e prestiti -continua Camusso- per comprare quote di società, per poi ricollocarle sul mercato a crisi passata. Oppure finanziando direttamente progetti industriali che ci consentano di mantenere in Italia settori fondamentali''.

domenica 29 luglio 2012


Secondo il dossier della Cgil, salgono a 131 i tavoli di crisi aziendale aperti al Ministero dello Sviluppo dove sono coinvolti 163.152 lavoratori, e «gli ammortizzatori non bastano».

A luglio è salito a 131 il numero delle vertenze che vengono discusse con maggiore frequenza al Ministero dello Sviluppo economico (erano 109 a gennaio 2011) per un totale di 163.152 lavoratori coinvolti (135.839 a gennaio 2011), secondo i dati riportati dallo stesso Mise.

Questo quanto emerge dal dossier.
''Cifre - ha spiegato la Cgil - che stanno crescendo vertiginosamente, se si considerano gli innumerevoli altri casi di crisi aziendali non ancora giunte al Ministero, ma già avviate a livello territoriale che contribuiscono a mettere in ginocchio il tessuto industriale ed occupazionale di intere Regioni''.
Per la Cgil ''occorre risolvere, al più presto i singoli casi di crisi presenti a partire dai tavoli aperti al Ministero dello sviluppo economico, che non possono concludersi con il solo intervento degli ammortizzatori sociali''.
Quindi non solo grandi crisi e grossi nomi come Alcoa, Eurallumina, Fiat, Ilva: a luglio è salito a 131 il numero delle vertenze che vengono discusse con maggiore frequenza al ministero dello Sviluppo economico.

Numeri «che stanno crescendo vertiginosamente, se si considerano gli innumerevoli altri casi di crisi aziendali non ancora giunte al Ministero - si legge nel dossier - ma già avviate a livello territoriale che contribuiscono a mettere in ginocchio il tessuto industriale ed occupazionale di intere Regioni». Per la Cgil «occorre risolvere, al più presto i singoli casi di crisi presenti a partire dai tavoli aperti al Ministero dello sviluppo economico, che non possono concludersi con il solo intervento degli ammortizzatori sociali».

Sono oltre 30mila le imprese che hanno chiuso i cancelli dal 2009. «Siamo ormai al quarto anno di Cassa integrazione, un ammortizzatore sociale del quale ad oggi usufruiscono circa 500mila lavoratori che, in media, hanno visto diminuire il proprio reddito di circa 4mila euro». Si tratta, afferma la Cgil, di «un quadro decisamente preoccupante sotto tutti i punti di vista e che rende necessario e urgente un disegno di politica industriale con al centro gli investimenti e l'innovazione» senza il quale «c'è solo il perdurare della recessione».


sabato 14 luglio 2012

Lavoro in tempo di crisi economica boom della cassa integrazione


Più di mezzo miliardo di ore di cassa integrazione negli ultimi sei mesi del 2012. La richiesta di cassa integrazione supera il mezzo miliardo di ore, in deciso aumento sullo stesso periodo dello scorso anno, collocando in cassa a zero ore oltre 500 mila lavoratori con un taglio del reddito per oltre 2 miliardi di euro, quasi 4.000 euro per ogni singolo lavoratore. E' quanto emerge dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps. Questa la fotografia della crisi di imprese e occupazione in Italia scattata nel rapporto di giugno dell'Osservatorio Cig della Cgil Nazionale, in cui sono stati elaborati i dati rilevati dall'Inps.

Da inizio anno a giugno il totale di ore di cassa integrazione è stato pari a 523.761.036, con un incremento sui primi sei mesi del 2011 pari a +3,16%, e con un impennata della cassa integrazione ordinaria (+41%) ''segnale inequivocabile di come il sistema produttivo non si attenda a breve una ripresa produttiva'', come osserva il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada. Nel fare un bilancio di questo primo semestre dell'anno, la dirigente sindacale osserva: ''C'è un inquietante assestamento della crisi su livelli estremamente negativi, peggiori di quelli dello scorso anno, con un trend nella richiesta di ore che mira al miliardo anche per il 2012''. Inoltre, ''ciò che desta estrema preoccupazione è l'impennata nella richiesta di ore di cassa integrazione ordinaria: segno evidente di come il sistema produttivo non si attenda nei prossimi mesi una ripresa produttiva''. Per questi motivi ''non è più eludibile l'adozione di una strategia di politica industriale: serve un deciso cambio di rotta, in netto contrasto con le politiche rigoriste e recessive fin qui adottate''.

Quanto alle causali prosegue a giugno la riduzione del numero di aziende che fanno ricorso ai decreti di cigs. Da gennaio sono state 2.886 per un -24,57% sullo stesso periodo del 2011 e riguardano 5.075 unita' aziendali (-11,18%). Diminuisce il ricorso per crisi aziendale (1.595 decreti per un -32,21%) ma rappresenta il 55,27% del totale dei decreti, cosi' come frena il ricorso al fallimento (165 domande per un -31,54%). Aumentano le domande di ristrutturazione aziendale (135 per un +14,53%), pari al 4,64% del totale, mentre le domande di riorganizzazione aziendale sono 146, ovvero il 5,06% del totale. Insomma, sottolinea il rapporto, ''i percorsi di reinvestimento e di rinnovamento strutturale migliorano leggermente ma continuano ad essere una percentuale bassa'', solo il 9,70% del totale dei decreti.

A livello locale è la Lombardia la regione che registra il ricorso più alto alla cassa integrazione. L'analisi della Cgil segnala infatti che sono 120.625.807 le ore registrate da inizio anno, che corrispondono a 115.986 lavoratori (prendendo in considerazione le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il Piemonte con 67.100.884 ore di cig autorizzate per 64.520 lavoratori. Terza, e ovviamente prima per le regioni del centro, c'è il Lazio con 45.736.701 ore che coinvolgono 43.978 lavoratori. Infine per il Mezzogiorno è la Campania la regione dove si segna il maggiore ricorso alla cig con 30.203.130 ore per 29.041 lavoratori.

Quanto ai settori la meccanica si conferma il settore in cui si riscontra ancora una volta il ricorso più alto a questo strumento. Secondo il rapporto della Cgil, infatti, sul totale da inizio anno, la meccanica pesa per 165.407.469 ore, coinvolgendo 159.046 lavoratori (prendendo come riferimento le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il settore del commercio con 76.471.086 ore per 73.530 lavoratori coinvolti e l'edilizia con 56.914.826 ore e 54.726 persone.

Considerando un ricorso medio alla cig, pari cioè al 50% del tempo lavorabile globale (13 settimane), sono coinvolti da inizio anno 1.007.233 lavoratori in cigo, cigs e in cigd. Se invece si considerano i lavoratori equivalenti a zero ore, pari a 26 settimane lavorative, si determina un'assenza completa dall'attività produttiva per 503.616 lavoratori, di cui 170 mila in cigs e 165 mila in cigd. Continua cosi' a calare il reddito per migliaia di cassintegrati: dai calcoli dell'Osservatorio cig, si rileva come i lavoratori parzialmente tutelati dalla cig abbiano perso nel loro reddito oltre 2 miliardi di euro, pari a 3.988 euro per ogni singolo lavoratore.

lunedì 2 luglio 2012

Disoccupazione giovanile l'allarme continua


Continua a crescere la disoccupazione giovanile nel 2012. Secondo i dati provvisori dell'Istat, a maggio, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni ha toccato un record storico salendo al 36,2%. Si tratta del dato più alto sia dall'inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004) sia trimestrali (quarto trimestre 1992). E' disoccupato più di un giovane su tre di coloro che partecipano attivamente al mercato del lavoro.
I giovani tra i 15 e i 24 anni senza lavoro sono cresciuti a maggio di 0,9 punti percentuali, raggiungendo così il record del 36,2%: quasi 4 su 10 degli attivi. E' una percentuale storica, rispetto alle serie negative mensili iniziate nel 2004 e in confronto al 4°trimestre del 1992. Lo rileva l'Istat.
Il tasso di disoccupazione a maggio è al 10,1%, in lieve calo (-0,1 punti percentuali) a confronto con aprile, quando tocco' un massimo dall'inizio della serie storica mensile (2004). Mentre sale di 1,9 punti su base annua.

La disoccupazione giovanile quindi sale ancora, aumentando di 0,9 punti percentuali su aprile e così mettendo a segno un record storico (finora mai era stato registrato un tasso più alto). Ecco che a maggio oltre uno su tre dei giovani "attivi" è in cerca di un lavoro. Mentre se si rapporta il dato dei disoccupati tra i 15 e i 24 anni sul totale della popolazione nella stessa fascia d'età risulta in cerca di un impiego più di uno su dieci anni, il 10,5%.

A maggio gli occupati sono 23 milioni e 34 mila, in aumento dello 0,3% rispetto ad aprile, ovvero di 60 mila unità, con la crescita dell'occupazione che riguarda sia gli uomini sia le donne. Rispetto a maggio 2011 gli occupati crescono dello 0,4%, cioè di 98 mila unità. Lo rileva l'Istat (dati provvisori e destagionalizzati).

Il numero dei disoccupati a maggio, pari a 2 milioni e 584 mila, diminuisce dello 0,7% rispetto ad aprile, con un calo di 18 mila unità. La flessione riguarda sia gli uomini sia le donne. Invece su base annua si registra una crescita del 26%, ovvero di 534 mila unità. Lo rileva l'Istat (dati provvisori e destagionalizzati).

I dati provvisori forniti dall'Istat sulla disoccupazione giovanile a maggio rappresentano "una drammatica emergenza nazionale". Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino. Per la sindacalista le cifre sulla disoccupazione degli under 25 sommate "alla quantità di lavoro precario", sono "una priorità da affrontare con un piano per il lavoro". Secondo Sorrentino serve quindi "un cambio urgente della rotta per quanto riguarda le scelte di politica economica".
Mentre nel  maggio 2012, nella Unione Europea a 27 c'erano 5,517 milioni di giovani sotto i 25 anni senza un lavoro (pari ad un tasso del 22,7%), di cui 3,412 milioni nella zona dell'euro (22,6%). Rispetto al maggio 2011, il numero dei giovani disoccupati è aumentato di 282 mila nella Ue-27 e di 245 mila nella zona euro. Nel maggio 2011, i tassi di disoccupazione erano rispettivamente del 21% e del 20,5%. Il record negativo spetta a Grecia (dato di marzo) e Spagna, entrambe con un picco del 52,1%.

Il tasso di disoccupazione all'11,1% in maggio nell'area dei 17 paesi della moneta unica è il più alto registrato dalla nascita dell'euro. Da mesi, è un susseguirsi di record negativi: in marzo, per la prima volta, il tasso dei senza lavoro aveva raggiunto la soglia dell'11%. Con maggio, è il tredicesimo mese consecutivo che viene passato il tetto del 10% nella zona dell'euro. E' record negativo anche nella Ue a 27 dove in maggio il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 10,3% (10,2% in aprile).

lunedì 18 giugno 2012

Riforma del lavoro ed esodati 2012. Sindacati in piazza: 'di annunci si muore'


Sindacati uniti in piazza per chiedere un'inversione di rotta, una "nuova agenda" politica ed economica su lavoro, crescita, welfare (esodati in testa) e fisco (a partire dalla riduzione delle tasse su lavoratori dipendenti e pensionati). Rivendicazioni su più fronti per uscire davvero - dicono Cgil, Cisl e Uil - dalla crisi. Perché - sostengono - anche le riforme in campo, quella del lavoro compresa, non danno le risposte necessarie. Il governo respinge le accuse ed il premier Mario Monti spinge proprio sul ddl lavoro: "Devo arrivare al Consiglio europeo con la legge sul mercato del lavoro altrimenti l'Italia perde punti. Mi scuso per questo appello unificato alle Camere", dice parlando a 'Repubblica delle idee': "Credo - aggiunge - che presto verrà rivalutata anche da coloro che, pur avendola confezionata partecipando alle consultazioni, ora la criticano". Gli replica la Cgil: "Aumenterà conflitto sociale e incertezza persone".

I sindacati, si dicono convinti che l'uscita dalla crisi sia possibile attraverso un'unica via: basta annunci (e "bugie"), il governo deve agire. "Di annunci si può anche morire", avverte il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, parlando dal palco in piazza del Popolo a Roma, dopo il corteo che attraversa il centro della capitale. "Siamo 200 mila", dicono gli stessi organizzatori. E, in coro, i leader di Cgil, Cisl e Uil avvisano il governo Monti: "Risposte" e "nuova agenda subito" o "torneremo presto in piazza". A scandire l'ultimatum sono tutti e tre, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti. Le loro parole sono del tutto assonanti, perché - assicurano - "non ci rassegniamo". "La verità è che chi ci governa non sta facendo tutto quello che è necessario e utile per far sì che questo Paese esca dalla crisi", è l'affondo di Angeletti al "governo dei tecnici, dei professori" che, invece, "deve fare": "A forza di annunci sulla crescita, su piani faraonici, siamo precipitati nella recessione". Di annunci ne abbiamo "sentiti troppi in questi mesi", attacca Camusso: il punto è che "non servono cose roboanti, servono cose concrete". Bonanni accusa il governo anche di aver messo da parte la concertazione: "Senza confronto, senza concertazione le lobby fanno quello che vogliono e i poteri forti e le loro forme di giornali e tv fanno oscuramento delle emergenze sociali" Ma, assicura, "faremo resistenza a questo modo di procedere. Continueremo la nostra battaglia". Il leader della Cisl chiede, quindi, dialogo ed equità. E al termine parla di manifestazione "grandiosa", di fronte alla quale "il governo mediti e cambi spartito". Manifesto della mobilitazione (che mercoledì 20 proseguirà con quella unitaria dei sindacati dei pensionati) è l'articolo uno della Costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Il problema, invece, è che oggi "si sta distruggendo il lavoro", dice Angeletti. Di qui la richiesta, unanime, di un "cambiamento dell'agenda politica: senza non ci sono prospettive per il Paese", avverte ancora Camusso.

Bisogna ripartire sull'occupazione (le riforme, a partire da pensioni e lavoro, "non hanno cambiato la condizione delle persone, anzi in molti casi l'hanno peggiorata") e sulla crescita. E il fisco "non è un modo di fare cassa". Mentre sugli esodati bisogna smetterla con le "bugie", le "chiacchiere", dicono ancora i tre leader, suggerendo al governo ed in particolare al ministro del Welfare, Elsa Fornero, di approntare una norma che consenta a tutta la platea interessata (oltre i 65 mila salvaguardati) di andare in pensione con le vecchie regole. "Ci vuole subito, non fra qualche mese, un'altra politica economica", ora "iniqua" e con troppo "rigore", continua Camusso. Che si rivolge anche al ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, perché dia risposte alle crisi aziendali. Insomma, oggi "é solo l'inizio. Nelle prossime settimane proclameremo altre iniziative di mobilitazione", assicura Angeletti, così come Bonanni e Camusso, chiudendo i rispettivi interventi dal palco della manifestazione. Manifestazione aperta con l'inno di Mameli e chiusa con l'Internazionale.

giovedì 14 giugno 2012

Lavoro e premio di produzione Cgil contro Poste Italiane


« Non dà il premio di produzione alle donne in gravidanza» Lettera del sindacato di categoria contro l'accordo appena firmato dall'azienda. Niente premio di produzione alle lavoratrici incinte o ai lavoratori malati di cancro: è l’accusa rivolta dalla Cgil a Poste Italiane. Il sindacato lo ha denunciato in una lettera al ministro del Lavoro Elsa Fornero.

La Slc Cgil (il sindacato di categoria per le comunicazioni) accusa Poste Italiane di non voler riconoscere il premio di produzione di circa 140 euro alle donne che nell’ultimo anno erano in congedo di maternità obbligatoria. Il bonus, sostiene Cgil, non sarebbe stato assegnato neppure ai dipendenti assenti per malattie estremamente invalidanti, come i tumori.

Nella lettera, secondo quanto ha riportato il Corriere della Sera, la Cgil chiede al ministro di prendere provvedimenti contro Poste Italiane, a cui proprio il ministero del Lavoro nel 2007 conferì il bollino rosa perché considerate rispettose delle politiche di genere. Ecco gli strali della Slc Cgil, il sindacato di categoria per le comunicazioni, contro la decisione della maggiore azienda del Paese per il numero dei lavoratori coinvolti (145mila, il 53% donne) di non riconoscere il premio di produzione di circa 140 euro alle donne che nell'ultimo anno erano in congedo di maternità obbligatoria (i cinque mesi pre e post-partum). Non solo. Il bonus non sarebbe stato riconosciuto neanche ai dipendenti assenti a causa di malattie.

Comunque è un accordo firmato da quattro sigle sindacali (minoritarie in termini di rappresentanza sindacale, perché «tutelerebbero» soltanto il 22% dei dipendenti) come la Uil Poste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom e non condiviso né dalla Cgil, tanto meno dalla cisl che in poste italiane ha tradizionalmente un fortissimo seguito. la cgil guidata in prima persona da Susanna Camusso sembrerebbero voler persino andare oltre e hanno già invocato la «battaglia di genere», recapitando la missiva alle deputate e alle senatrici presenti in Parlamento per incoraggiarle a contrastare questi accordi aziendali.

Non si è fatta attendere la replica di Poste Italiane che in una nota ha spiegato come «con l'accordo si è voluto introdurre uno specifico istituto con l’obiettivo di valorizzare e riconoscere in modo particolare il contributo prestato da ben 32.000 lavoratrici e lavoratori che effettuano la loro attività senza alcun tipo di assenza». E anzi contrattacca alle accuse del sindacato affermando come il sostegno alle politiche familiari si concretizzi con «l'integrazione della indennità previste per legge in caso di congedo per maternità che consente di erogare il 100% della retribuzione a fronte del 80% riconosciuto dalla legge».

Esodati il duello Fornero-Camusso continua



Crescono i toni della polemica sugli esodati esplosa dopo la diffusione della relazione dell'Inps che calcola in 390.200 la platea di coloro che rischiano di restare per anni senza lavoro e senza pensione. Lo scontro si accende sul fronte sindacale ma anche politico. Va in scena un nuovo duello tra il leader della Cgil, Susanna Camusso, ed il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Che sulla questione riferirà martedì 19 giugno in Aula al Senato e nella stessa giornata o al massimo mercoledì in Aula alla Camera. Entrambe ospiti della Conferenza internazionale del lavoro dell'Ilo a Ginevra, prima il segretario generale della Cgil accusa il ministro di aver avuto una "reazione intollerabile". Fornero, dice Camusso, "avrebbe dovuto arrabbiarsi perché ci abbiamo messo sette mesi a sapere quanti erano" gli esodati. "Non devo necessariamente copiare i comportamenti altrui", replica secca il ministro: "Mi sembra di ricordare, anche se io sono un politico tecnico, che un buon comportamento di un politico sia parlare all'estero di cose che riguardano l'economia internazionale e parlare in Italia di cose prevalentemente italiane. Quindi - afferma Fornero - io sono contenta di seguire una regola che mi pare di corretto comportamento". Intanto la versione definitiva del decreto interministeriale (Lavoro ed Economia) - firmato e in attesa di essere pubblicato in Gazzetta ufficiale - sui lavoratori salvaguardati rispetto alle nuove regole per il pensionamento conferma in 65.000 la platea dei beneficiari per una spesa superiore ai 5 miliardi di euro (5,070 miliardi), dal 2013 al 2019. Una platea di salvaguardati, appunto, da molti considerata insufficiente.

I lavoratori salvaguardati rispetto all'aumento dell'età pensionabile sono 65.000 per un costo complessivo di 5 miliardi e 70 milioni (dal 2013 al 2019). E' quanto prevede il testo definitivo del decreto firmato nei giorni scorsi dal ministro del Lavoro e da quello dell'Economia, ancora non pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Il decreto fissa i criteri di salvaguardia degli esodati, contabilizzandoli anche per le diverse categorie. In base al decreto potranno andare in pensione con le vecchie regole 25.590 persone che erano già in mobilità ordinaria il 4 dicembre e che raggiungano i requisiti (con le vecchie regole) entro i tre anni dall'inizio del beneficio (quattro nel Sud) mentre per la mobilità lunga si prevede che i beneficiari siano 3.460. Anche questi dovranno essere già usciti dal lavoro verso la mobilità entro il 4 dicembre 2011. Per i fondi di solidarietà (a partire da quello del credito) i beneficiari saranno 17.710 (ma è previsto che restino a carico dei fondi fino al compimento dei 62 anni) mentre i prosecutori volontari previsti sono 10.250. Saranno salvaguardati i prosecutori volontari che raggiungono i requisiti per la pensione con le vecchie regole entro il 2013 purché non abbiano ripreso l'attività lavorativa e abbiano almeno un contributo accreditato o accreditabile all'entrata in vigore del Decreto Salva Italia. I lavoratori esonerati dal servizio che potranno andare in pensione con le vecchie regole sono 950 (esonerati alla data del 4 dicembre 2011) mentre i genitori in congedo per assistere figli disabili che saranno salvaguardati sono 150 (con perfezionamento entro 24 mesi dalla data di inizio del congedo del requisito contributivo per accedere alla pensione indipendentemente dall'età anagrafica). Per accordi di incentivo all'esodo (senza ammortizzatori) saranno salvaguardate 6.890 persone (che siano uscite dal lavoro entro il 31 dicembre 2011). Gli accordi devono essere stati comunicati alla direzione territoriale del lavoro o a soggetti equipollenti e i requisiti dovranno essere raggiunti entro il 2013. Il limite del fabbisogno complessivo è individuato nella legge di conversione del decreto Salva-Italia ed è pari a 5.070 milioni di euro, così suddiviso: 240 milioni per l'anno 2013; 630 milioni per il 2014; 1.040 milioni per il 2015; 1.220 milioni per il 2016; 1.030 milioni per il 2017; 610 milioni per il 2018 e 300 milioni per il 2019. La spesa per i lavoratori salvaguardati parte dal 2013 perché nel 2012 stanno andando in pensione quei lavoratori che hanno raggiunto i requisiti nel 2011 (quindi prima dell'entrata in vigore del decreto Salva Italia) e hanno dovuto attendere i 12-18 mesi di decorrenza previsti dalla finestra mobile 2011.

venerdì 8 giugno 2012

Lavoro sui licenziamenti: nuovo scontro Camusso Fornero


"Il ministro Fornero ha una passione per i licenziamenti che dimostra una non particolare sensibilità per i problemi della crisi". Così il segretario della Cgil, Camusso, spiegando che sullo sviluppo c'è la sensazione che "il governo abbia scelto la linea di tanti microinterventi. Sembra di trovarci di fronte ad una Tremonti quater, ma già la ter non andava bene". Camusso ha parlato anche di fisco: "Non si fa una cosa fondamentale: la tassazione delle rendite sui grandi patrimoni".

Fornero, ministro del Lavoro, ha replicato in modo indiretto alla Camusso, leader della Cgil: "Vogliamo un mercato del lavoro che porti dentro,con contratti di flessibilità, quelli che sono ai margini del mercato". E spiega: "Non è dal gusto per il licenziamento che nasce la riforma ma dalla volontà di creare un mercato del lavoro dinamico, che dia migliori performance per tutti". E a chi le chiede un commento diretto a Camusso che l'ha accusata di avere "la passione di licenziare" dice:"Non commento frasi che si commentano da sole".

L'attacco arriva dal segretario della Cgil a margine di un convegno alla Camera dei Deputati. La Camusso - interpellata dai giornalisti sul riequilibrio delle norme sul lavoro tra il settore pubblico e quello privato a margine della presentazione dei «Discorsi parlamentari» di Giulio Pastore, il segretario Cgil ha risposto: «Ogni volta che il ministro del Welfare parla del lavoro pubblico si dimentica che il datore di lavoro pubblico e il datore di lavoro privato non sono gli stessi e che loro dovrebbero intervenire per modificare l'insieme delle norme fatte dal governo precedente che hanno sottoposto nuovamente  il rapporto di lavoro pubblico alla politicizzazione invece che all'essere un contratto di lavoro effettivo». Immediata la replica del ministro: «Non mi sembra di dover commentare una frase che si commenta da sola» ha detto Elsa Fornero.

Quanto sta avvenendo in tema di lavoro pubblico, ha continuato il numero uno del sindacato di corso d'Italia «dimostra che questo governo, invece di affrontare le emergenze e adottare strategie utili per la crescita, preferisce seguire gli attacchi qualunquistici che stanno investendo i lavoratori pubblici. Un atteggiamento irresponsabile che contrasta con le esigenze che derivano dai necessari processi di riforma della pubblica amministrazione, a partire dal fornire risposte serie ai tanti lavoratori precari». Per Camusso «il dualismo del mercato del lavoro che il ministro del Lavoro Fornero dice a parole di non volere perseguire in realtà è quello che rischia di manifestarsi sui temi del lavoro se, come sta avvenendo, il governo non manterrà l'impegno assunto con l'accordo del 3 maggio e la conseguente adozione della legge delega. Se dovesse proseguire questo inspiegabile e inaccettabile ritardo si aprirà, di certo più celermente, un ulteriore fronte di scontro con il governo», ha concluso.

domenica 3 giugno 2012

2 giugno 2012 i sindacati nei luoghi colpiti dal sisma per una ripresa dell’economia e del lavoro

Al centro i temi del lavoro, fisco, crescita e welfare.

I segretari di Cgil, Cisl e Uil, hanno visitato alcuni dei luoghi più colpiti dal Sisma. In mattinata nella sede operativa della protezione civile di Marzaglia hanno incontrato il presidente della Regione Vasco Errani e il capo della protezione civile Franco Gabrielli. Dopo il terremoto che ha colpito l'Emilia, dalla Cgil arriverà ''tutto lo sforzo possibile per sostenere il mantenimento dell'attività produttiva, avere gli strumenti di emergenza e le deroghe sugli ammortizzatori sociali che servono subito perchè i lavoratori siano protetti''. Lo ha assicurato il segretario della Cgil Susanna Camusso che, insieme a Angeletti e Bonanni, ha visitato i luoghi colpiti dal terremoto. I tre segretari, dopo un incontro alla sede operativa della protezione civile di Marzaglia con il presidente della Regione Vasco Errani e il capo della protezione civile Franco Gabrielli, hanno visitato alcuni dei luoghi più colpiti. ''Lo sforzo più grande - ha detto la Camusso - sarà quello di dare il messaggio che si potrà continuare a lavorare qui, non si devono delocalizzare le imprese, è già stata fatta una prima intesa, si sta continuando una discussione sulle norme che permettano di intervenire per la messa in sicurezza con le norme vigenti e per farlo in tempi ragionevoli''. Questioni che, secondo la leader Cgil, vanno affrontati ''nella massima trasparenza con l'attenzione dovuta affinché rimanga nella legalità da un lato e nella rapidità dall' altro''.

Il presidente della Regione Emilia-Romagna, dopo l'incontro con i sindacati ha detto ''Lavoreremo per far sì che quelle imprese che hanno bisogno di fare produzione subito si possano sposare con un accordo tra sindacati e imprenditori per garantire quella produzione e non perdere il cliente e nello stesso tempo ristrutturare. Vogliamo provarci e siamo convinti di farcela''. E sull'ipotesi di uno spostamento provvisorio delle aziende danneggiate dal sisma'', Errani ha detto "Abbiamo già ottenuto - ha detto -un fondo di rotazione a tasso zero per tutte le imprese che serva per un investimento immediato a riattivare, ristrutturare o ricostruire il proprio impianto: questo è il primo punto che diventerà operativo nei prossimi giorni e consentirà di costruire un ponte fra il riconoscimento dei danni e l'avvio del lavoro. C'è poi il tema delle imprese che vogliono trovare soluzioni alternative in attesa di ricostruire, per garantire il cliente e garantire l'attivita'''. Rassicurazioni sono arrivate anche per le imprese del biomedicale che attendono da lunghissimo tempo pagamenti dalle amministrazioni pubbliche.

sabato 12 maggio 2012

Notizie sul lavoro fonte Cgil: 470.000 in Cig, -2.600 euro in busta paga

Nei primi quattro mesi del 2012 sono state utilizzate dalle aziende 322 milioni di ore di cassa integrazione per una media di 470.000 lavoratori in cassa a tempo pieno. In media sono stati persi per ogni lavoratore 2.600 euro in busta paga per un totale di 1,2 miliardi di euro. Lo sottolinea la Cgil sulla base dei dati Inps sulla cig nel 2012. Dopo il dato record del 2011, anche nell’anno in corso le ore di cassa integrazione utilizzate dalle aziende si aggireranno intorno al miliardo.

Anche per questo 2012 il quarto anno consecutivo di crisi, “la cassa integrazione si avvia ad attestarsi attorno al miliardo di ore autorizzate”, esamina il segretario confederale, responsabile Industria, Elena Lattuada – si continuano a registrare dati negativi che indicano uno stato di profondissima crisi e di inesorabile declino del settore industriale. Senza ripresa – avverte – questi dati peggioreranno tirandosi dietro disoccupazione e desertificazione industriale. Bisogna dare risposte al profondo malessere sociale rimettendo al centro il lavoro”.

Ad aprile – ha sottolineato la Cgil nella sua elaborazione dei dati Inps diffusi nei giorni scorsi – sono stati chiesti 86 milioni di ore (-13,6% su marzo). Nel primo quadrimestre sono state autorizzate 322,8 milioni di ore in linea con lo stesso periodo del 2011. “Le ore di cig – afferma la Cgil – azzerano dall’inizio dell’anno 470.000 posizioni di lavoro ma coinvolgono mediamente 940 mila persone con un’incidenza di cig per occupato nell’industria pari a 46 ore per dipendente”.

Infine la cassa integrazione in deroga (cigd) con 110,9 milioni di ore autorizzate (+3,79%) risulta lo strumento più usato. I settori che presentano un maggiore volume di ricorso alla cigs in questi quattro mesi sono quello del commercio con (39,9 milioni e +31,16%) e il settore meccanico (21,9 milioni ma con un -31,88%). Le regioni maggiormente esposte con la cassa in deroga da inizio anno sono la Lombardia con 20,5 milioni di ore (+19,70%), l’Emilia Romagna con 12,5 milioni (+15,19%) e il Lazio con 11,7 milioni di ore (+154,18%).
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